Contrordine. Gli studenti con meno di 14 anni potranno tornare a casa da soli. Le famiglie che lo permetteranno non saranno passibili di «abbandono di minore». Dal treno in giro per l’Italia Renzi ha fiutato un interesse elettorale nella polemica creata dalla circolare del Miur che recepisce una sentenza della Cassazione sull’obbligo dei genitori di prendere i figli under 14 all’uscita da scuola. E ieri su facebook – uno dei luoghi dove un’intervista della ministra dell’Istruzione Fedeli ha creato polemiche con i genitori – ha promesso un emendamento per «lasciare libera scelta alle famiglie». Subito dopo, la ministra Fedeli che l’altro ieri aveva parlato di una generica necessità di modificare la legge ha «posto la questione in Consiglio dei ministri». La «legalità» che le aveva imposto di dire che i presidi applicano la legge e i genitori devono prendere i figli da scuola sembra un ricordo. Ora la norma potrebbe essere cambiata dal parlamento. «Bisogna venire incontro ai genitori» ha scritto Renzi. E magari tirar su anche qualche voto.

Al ministero dell’Istruzione ieri è riuscito un esercizio di equilibrismo molto più complicato di quello sull’uscita degli under 14 da scuola. La ministra Fedeli ha annunciato il via libera al «Piano nazionale per le scuole»: 8,9 milioni di euro a disposizione, 900 mila euro serviranno per l’ampliamento dell’offerta formativa, 5 milioni (fondi PON) per il coinvolgimento di 200 scuole nella creazione di una rete permanente e 3 milioni per la formazione dei docenti. In questa cornice sono state approvate le linee guida per introdurre nelle scuole il rispetto delle diversità, per contrastare violenza, bullismo e discriminazione, per superare pregiudizi e disuguaglianze. Per evitare gli attacchi di fascisti, cattolici integralisti e Vaticano, in un allegato prontamente rilanciato dalle agenzie, il Miur ha specificato che non si tratta della famigerata «ideologia no gender», oggetto della più grande campagna di disinformazione e di aggressione ai metodi e alle reti di associazioni e movimenti che sostengono l’«educazione alle differenze» nelle scuole, a cominciare dai docenti. E infatti parti politiche che tengono in vita il governo azzoppato di Gentiloni hanno espresso il proprio compiacimento su un provvedimento lanciato su twitter con l’hashtag #rispettaledifferenze.

Gli alfaniani di Alternativa popolare, ad esempio: «È un risultato importante che permette di rispettare la libertà di educazione senza interferire con lo sviluppo naturale dei nostri figli». In nome della stessa «natura» è intervenuto Massimo Gandolfini, presidente del «Family Day», soddisfatto perché è stato rispettato «il principio antropologico della differenza tra maschile e femminile ». Per finire con Ernesto Diaco (Cei) secondo il quale il testo ha ascoltato il monito di «papa Francesco che ha definito il “gender” una colonizzazione ideologica. Nascere uomini o donne è davvero la pietra angolare della nostra identità». Anche il Papa ha votato.