Quella del governo (dimissionario) italiano sulla Siria è una posizione tanto prudente e così trasparentemente contraria al blitz militare degli Stati uniti con Gran Bretagna e Francia che persino Salvini, apertamente schierato con la Russia, deve congratularsi con Gentiloni. Anche perché, ancora una volta, il presidente del Consiglio ha trovato il modo di consultare i due partiti che sono stati premiati dalle elezioni, prima di scendere in sala stampa a palazzo Chigi per la sua dichiarazione. L’imbarazzo è casomai dei 5 Stelle, nella loro recente ansia di dimostrare fedeltà atlantica devono constatare di essere finiti in fuori gioco. Più sbilanciati verso le ragioni degli Stati uniti di quanto sia la tradizionale linea italiana di attenzione al medio oriente, che Gentiloni per biografia e stile (è stato anche ministro degli esteri durante la crisi siriana) incarna alla perfezione.

Il presidente del Consiglio esordisce riconoscendo che l’azione di Trump, May e Macron può qualificarsi come una «risposta motivata all’uso delle armi chimiche». Ribadisce naturalmente l’alleanza con Francia e Gran Bretagna e quella «molto forte e particolare» con gli Usa. Però al fronte militare anti Assad non concede nulla più di un’accorato allarme per l’impiego delle armi chimiche: «A un secolo dalla fine della prima guerra mondiale non possiamo rassegnarci all’idea che possano essere utilizzate. Sono proibite da tutte le leggi internazionali e le conseguenze umanitarie sulle vittime civili sono inaccettabili, non sono degne della nostra civiltà».
Invece Gentiloni insiste sul fatto che il raid deve restare «un’azione circoscritta e mirata. Non può e non deve diventare l’inizio di uan escalation». Spiega che l’Italia ha insistito su questo punto nei giorni scorsi «a tutti i livelli», sia nei contatti diplomatici che «nei rapporti tra le autorità militari». È noto infatti che i nostri stati maggiori sono più che scettici sulle chance di successo di blitz del genere. Gentiloni lo ha detto anche alla premier britannica May, con la quale ha parlato al telefono, dopo aver condiviso le preoccupazioni con il presidente Mattarella.

«L’Italia non ha partecipato a questo attacco militare», sottolinea con chiarezza Gentiloni. Al contrario, ha «insistito e chiarito» che il «tradizionale supporto» che garantisce ai caccia e ai droni Usa «in questo caso particolare non poteva tradursi nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria». Perché Roma resta convinta che «l’illusione di liberarsi di Assad con l’uso della forza» è, appunto, «un’illusione pericolosa». Conclusione: «Non è troppo tardi per dare centralità al dialogo e al negoziato». Una posizione, quella dell’Italia, più accorta anche rispetto a quella della Germania, altro paese che non ha partecipato al raid. Che però Merkel ha giudicato «un intervento necessario e adeguato».