La presenza dei migranti in transito nella stazione Gare du Nord nel cuore di Bruxelles «ha creato una condizione sanitaria insostenibile» secondo le due aziende del trasporto pubblico, De Lijn e Stib, la prima attiva sul territorio fiammingo, nel nord del paese, la seconda nell’area urbana di Bruxelles. Le due compagnie hanno pertanto deciso di sopprimere temporaneamente le fermate degli autobus che arrivano alla stazione, uno dei principali snodi ferroviari del paese. Siamo preoccupati per «la situazione sanitaria e per le condizioni di sicurezza che giudichiamo pericolose» ha dichiarato alla stampa An Van Hamme, portavoce della società di trasporti della capitale belga. Sulla stessa lunghezza d’onda la società di trasporto fiamminga De Lijn che, con l’appoggio delle sigle sindacali fiamminghe (Aclvb, Acv e Acod), ha evocato il rischio sanitario e la possibilità, per gli autisti, di contrarre la turbecolosi. Una possibilità smentita dalla Ong Medici senza frontiere, attiva nell’assistenza sanitaria ai migranti, che pur minimizzando la possibilità di contagio per passeggeri ed autisti, ha sottolineato le condizioni precarie in cui vivono migranti e senzatetto presenti nello snodo ferroviario, puntando il dito contro l’immobilismo del governo federale.

Nell’area della stazione ci sono «dei migranti in transito ma anche dei senzatetto e tossicodipendenti in situazioni di stress e sottoposti ad alti rischi» ha sottolineato Pierre Verbeeren, direttore di Medici senza frontiere Belgium.

La Gare du nord è luogo di ritrovo dei cosiddetti migranti in transito, soprattutto sudanesi ed eritrei. Dalla stazione nord partono infatti treni e autobus internazionali diretti nelle più importanti città del Regno unito, principale destinazione di tutti i migranti presenti in Belgio. Sul posto sono attive numerose Ong che forniscono assistenza sanitaria e psicologica ai circa 200 migranti che trovano riparo nelle sale d’aspetto della stazione. Queste organizzazioni denunciano da anni l’atteggiamento delle istituzioni pubbliche, in particolare di quella federale, colpevoli di ignorare il problema. «Com’è possibile che un movimento di cittadini, con pochissimi mezzi, riesca a fornire cibo e alloggio e che lo Stato non sia capace di organizzare un centro d’accoglienza per queste persone?» si chiede Mehdi Kassou, portavoce della piattaforma cittadina, organizzazione informale della società civile, da anni attiva nella distribuzione di pasti gratuiti nei pressi della stazione.