«Benvenuti a Mompracem, una comunità ricca e generosa, cerchiamo di costruire un’isola di uomini e donne libere, una comunità plurale che prova a scrivere una geografia nuova per la sinistra». Il neoeletto minisindaco dell’VIII municipio Amedeo Ciaccheri ha neanche trent’anni, l’orecchino e il sorriso bello della Roma che ha imparato l’impegno in un centro sociale. Certo, una scuola di politica speciale come La Strada di Garbatella, la roccaforte rossa della città che in pochi mesi aveva già rimandato a casa il suo primo presidente grillino. E chi glielo avrebbe detto, a Amedeo, che ora politici navigati lo guardano come una promessa e persino un giornale non «de sinistra» come Il Foglio lo lancia come sindaco anti-Raggi, un po’ per scherzo ma anche un po’ no.

Ieri Amedeo è stato applauditissimo alla Villetta, più da figlio della storia del suo quartiere che da padrone di casa, al lancio della rete «Futura». Di cui la sua vittoria è l’esempio di scuola. «Qui nelle palestre popolari ci siamo noi, non Casapound. Qui nelle bische ci siamo noi. Per noi la sinistra è un corpo a corpo quotidiano con le persone vere, con la crisi», spiega Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della regione Lazio, anche lui figlio di Garbatella, regista della vittoria di Ciaccheri e fautore di un generale «big bang» a sinistra: «Ma cos’altro deve succedere oltre al 4 marzo, e cioè alla sconfitta senza appello di tutte le sinistre? Non si può rifondare il campo democratico senza il Pd, ma il Pd non può pensare di essere tutto il campo democratico. Ai compagni di Liberi e uguali dico ’fermatevi’, non si risponde a questa pericolosa fase storica con l’ennesima frammentazione».

Gli risponde Nicola Zingaretti, fra i papabili segretari del Pd e fautore della «rigenerazione» della sinistra: «Al mio Pd chiedo di non rifare l’errore di proporre agli altri un nuovo soggetto, stavolta dobbiamo chiamare tutti a costruire un soggetto di tutti». Ma prima c’è tutto da cambiare, e macerie da spazzare via: «Dobbiamo stare là dove c’è solitudine. Come quella dei lavoratori che debbono accettare un posto senza diritti e non ci vedono come quelli che stanno dalla loro parte». «Lo diciamo al Pd, alle forze alla sua sinistra: usciamo dai politicismi, prendiamo a modello la coalizione di Amedeo, un’alleanza progressista plurale e con una forte connotazione civica», dice nell’intervento introduttivo Marco Furfaro, dopo una mattinata di tavoli e ’agorà’. «La nostra rete aggrega esperienze civiche e politiche irregolari, chiede a tutti di smetterla di parlarsi addosso, di esasperare le divisioni».«Proverà ad essere giovane, femminista e innovativa» contro quella «vecchia, maschilista e di retroguardia». Fa l’elenco dei recenti episodi di razzismo: «C’è da fermare la barbarie reazionaria, il governo del cambiamento che invece è il governo del trasformismo».

A raccontare come si combatte la barbarie è Mimmo Lucano, sindaco di Riace (Reggio Calabria), figlio del primo segretario del Pci del suo paese. Ha inventato un tipo di accoglienza che piace ai concittadini: ha messo i migranti a vivere nelle case abbandonate e a lavorare nelle botteghe lasciate da chi si ne è andato dal paese. Il ministro Salvini lo ha definito «uno zero», lui con orgoglioso accento calabrese spiega: «Con i miei cittadini abbiamo fatto qualcosa per noi ma anche per il mondo intero».

E di un «noi» ritrovato fra i cittadini di Ostia parla anche Federica Angeli, la cronista di Repubblica che vive sotto scorta per aver testimoniato contro il potente clan Spada. «Siamo gente normale, in un mondo in cui la normalità è straordinaria», dice Giovanni Caudo, urbanista ex assessore della giunta Marino che la prossima domenica al ballottaggio proverà a vincere al III municipio. «Se la posta in gioco è la sopravvivenza della cultura progressista in questo paese, noi staremo lì: accanto ai rider, ai braccianti, alle donne a cui il nuovo governo prova a far fare un salto indietro di trent’anni», conclude Laura Boldrini.