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La fede e la Costituzione. La vocazione declinata nella Resistenza, in fabbrica, con eccezionale sobrietà e straordinarie intuizioni. Giovanni Nervo (1918-2013) prima ancora di essere prete o monsignore è sempre stato un uomo capace di ascoltare e, soprattutto, di spendersi almeno in ciò che poteva «rivoluzionare».
Diego Cipriani e Tiziano Vecchiato hanno curato un’originale «biografia» solo grazie ad alcuni scritti: Gemme di carità e giustizia. Il racconto di una vita (edizioni Dehoniane, pp.176, euro 15) ripercorre il testamento non solo spirituale di Nervo.

DA BAMBINO non era riuscito a completare le elementari, ma poi riceverà due lauree «sul campo». Da prete ha sempre scrutato ciò che maturava fuori dalla chiesa. Riempiva piccoli fogli di appunti, archiviando ogni riunione, incontro, dibattito. Nervo non ha mai pubblicato un libro, tuttavia al suo nome sono legate le migliori esperienze di ciò che oggi si chiama «terzo settore». Ha partecipato in Veneto alle attività antifasciste e contro l’occupazione tedesca. Dopo il 1945 si è preoccupato degli ex internati; quindi ha inventato dal nulla la Scuola superiore di servizio sociale e la Fondazione Zancan da pioniere del welfare anche per gli «ultimi». Non basta, perché nel solco di Paolo VI fondò la Caritas senza preoccuparsi troppo di alcuni vescovi.

Due episodi restituiscono a tutto tondo il profilo di Nervo. Nel 1979 c’è l’emergenza dei boat people proprio alla vigilia delle elezioni. Andreotti da palazzo Chigi si impegna a inviare la Marina miliare a patto che in Italia si trovino mille posti di accoglienza. «Monsignor Caritas» alza la cornetta e in… 10 mila sono più che disponibili. A Jesolo dopo 30 anni insieme agli italo-vietnamiti si celebrerà quella storica «missione internazionale di pace».
Nel 2008 di fronte al decreto del ministro Maroni rende esplicita la sua obiezione di coscienza così: «Come cristiani non possiamo recitare il Padre Nostro e poi mettere alla porta i nostri figli in una società che, ci piaccia o no, sarà multietnica, multiculturale e multireligiosa. Con il ’pacchetto sicurezza’, invece, assistiamo a una politica miope quanto iniqua. Presenta gli immigrati come delinquenti, nega loro diritti fondamentali alla salute, istruzione e lavoro. E propone norme di fatto non attuabili».

PER NERVO, non ci si può dire cristiani ed essere in qualche modo razzisti. La tonaca nera che pedalava dal collegio Barbarigo al monte Grappa e teneva le fila fra intellettuali e partigiani aveva già in testa la Repubblica senza discriminazioni. Pronto a dar vita senza indugi al moderno volontariato sociale, a sposare l’iniziativa di Banca Etica e a partecipare a ogni iniziativa pacifista.
Era fatto così il prete di Casalpusterlengo, che magari non diventerà mai santo, ma che da vero «dottore della chiesa» continua a rappresentare un esempio non solo per i credenti. Lo conferma anche la prefazione del vescovo di Padova Claudio Cipolla che invita a rileggere la vita di Nervo, fedele fino alla fine al Vangelo e alla Costituzione.