Trump-Kim, appuntamento con la storia: «Finalmente la Corea del Nord nel mondo reale»

Trump-Kim, appuntamento con la storia: «Finalmente la Corea del Nord nel mondo reale»
di Luca Marfé
Sabato 12 Maggio 2018, 09:24 - Ultimo agg. 13 Maggio, 09:33
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NEW YORK - Oriente e Occidente si danno appuntamento con la Storia il 12 giugno a Singapore. Ad annunciarlo è Donald Trump che, come di consueto, sceglie Twitter per tendere la mano all’oramai ex nemico giurato.

«L’incontro abbondantemente anticipato tra Kim Jong Un e me avrà luogo a Singapore il 12 giugno. Entrambi cercheremo di renderlo un momento davvero speciale per la Pace nel Mondo!».



Sono lontanissimi, insomma, i tempi in cui i due si fronteggiavano a muso duro a colpi di dichiarazioni roboanti. Dichiarazioni che, per fortuna, sono per l’appunto rimaste tali, parole e nulla più.

È la prima volta in assoluto che un presidente degli Stati Uniti in carica e un leader nordcoreano decidono di vedersi. E proprio per la straordinarietà dell’evento, oltre alla “semplice” volontà diplomatica di aprire una fase di distensione, anche la scelta del luogo finisce con l’assumere una rilevanza enorme. Se n’è discusso a lungo, infatti, con l’intento di individuare un teatro neutrale. 

«Troppo comuniste» Cina e Russia (parole del nuovo segretario di Stato Mike Pompeo), troppo a rischio la zona demilitarizzata al confine tra le due Coree che per un attimo, per l'eccezionale valore simbolico, era stata proposta dallo stesso tycoon, sempre attraverso uno dei suoi “cinguettii”.

Si era pensato poi anche alla Mongolia, ma per mere questioni logistiche la scelta è ricaduta infine su Singapore. Che ora si appresta a fare da cornice ad un colloquio che potrebbe cambiare il destino del nostro tempo.

Del resto, sia Trump che Kim non possono che trarre beneficio da questa mossa, impensabile soltanto fino a qualche mese fa e invece divenuta di colpo concreta e imminente.

Con The Donald pronto a vestire i panni del paladino della pace e tutto intento a crogiolarsi nelle sue neanche troppo velate ambizioni Nobel. E con l’ultimo della dinastia dei leader di Pyongyang che, dal canto suo, si dimostra finalmente consapevole della realtà di un Paese allo stremo delle proprie economie. Senza contare le pressioni di una Cina stanca di difendere un alleato oramai indifendibile.

Per concludere, inoltre, il Commander in Chief non ha più bisogno della Corea del Nord perché lui e la sua retorica hanno già individuato il prossimo obiettivo: l’Iran di Rouhani che rilancia sul fronte nucleare e si dice pronto a riprendere la produzione «su scala industriale». E quella Teheran dove, nelle piazze, tornano a bruciare le bandiere a stelle e strisce.


(Teheran - All’annuncio di Donald Trump di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano hanno fatto seguito disordini di piazza durante i quali i manifestanti hanno bruciato alcune bandiere americane)
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