Caro ministro, tra il panettone e il pandoro c'è lo struffolo

di Pietro Gargano
Sabato 22 Dicembre 2018, 08:00
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Il ministro della Sanità, Giulia Grillo, è donna priva di dubbi. Alla radio, nell’ardita trasmissione «Un giorno da pecora», ha detto, severa: «Tra panettone e pandoro preferisco il primo tutta la vita, perché il pandoro, diciamolo, è senz’anima secondo me. Un po’ come il Pd. Sì, senza sostanza. Quando lo mangi ti rimane un po’ pesante. Il panettone è più simile al Movimento 5 Stelle, più saporito». Un consigliere regionale della Lega in Veneto, Alessandro Montagnoli, s’è offeso. Non si è reso conto di quanto sia confortante che la titolare di un dicastero così importante si preoccupi della salute dei cittadini anche nei giorni di festa.

Così come rassicura la sua mancanza di dubbi perfino a tavola. Ciò che invece può lasciare perplessi, ma è insignificante parere di meridionale, è la mancanza di un'alternativa. Il panettone o il pandoro, basta così. Tertium non datur, si diceva un tempo, ma oggi è in fase d'estinzione l'italiano, figuriamoci il latino. Qui si parla lombardo.

Altro che divisioni tra leghisti e pentastellati, vedi il sostegno totale del napoletano Giggino Di Maio all'autonomia delle regioni del nord, che hanno urgente bisogno del pronto soccorso nazionale. Il decisionismo sui dolciumi, innanzitutto nordisti, è segno di coerenza, a chi vuoi che importi la chiusura definitiva di una fabbrica veronese traballante come la Melegratti del pandoro?

Il ministro Giulia è nata a Catania, dove si è laureata in medicina. Allora forse non si dispiacerà dell'indicazione di una terza via, una dolce via, per il cenone dei giorni di festa. Né panettone né pandoro ma struffoli con miele e diavolilli, quelli che il grande pasticciere bresciano Iginio Massari ha definito di «lavica densità». Non suggeriamo al ministro una specialità della sua sicula terra - ad esempio cassata, buccellati, cubaiata, mustazzola, cuccureddi, petramennula - perché di certo lei non vorrà essere accusata di campanilismo.

Però, a rifletterci, pure gli struffoli potrebbero avere controindicazioni. Sono sbarcati via mare, provenienti dalla Grecia, perciò si chiamano così, dall'ellenico «struggolos», tondeggianti. Il ministro Salvini li avrebbe spediti indietro. Noi preferimmo friggere in olio bollente quelle palline dorate, ricavate da un impasto di farina e acqua tagliato a pezzetti. Il panettone ha qualche secolo in meno, risale al Duecento e i milanesi lo dicono nadalin. Sostengono ch'è nato dall'amore carnale di una ragazza e di un panettiere.

Le suore preparavano gli struffoli nei conventi per offrirla ai nobili che si erano dimostrati generosi. Perciò non si può escludere che il nome derivi invece dallo strusciare delle dita per ricavare le palline, gesto usato per indicare il danaro. Non interesserà a nessuno, ma chi scrive preferiva il pandoro, solo perché l'agitare dello zucchero a velo nelle busta ricordava la neve e le palle divetro.

Obiezione finale: gli struffoli finiscono tutti sulla pancia e sui franchi. Perché, il panettone fa forse dimagrire? Dunque, ministro Grillo, a Natale preferisca una bella porzione di struffoli e, come noi, a feste finite, si faccia le analisi. Lei non troverà difficoltà.
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