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Vela, Vasco Vascotto: «Quanto affetto attorno noi, orgoglioso di Luna Rossa»

Il plurititolato triestino: «La Prada Cup però è solo il primo step. Dobbiamo avere ancora fame»

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Un raggiante Vasco Vascotto dopo la vittoria nella Prada Cup travolge d’entusiasmo Jimmy Spithill (Foto Luna Rossa) 

TRIESTE. Il giorno dopo il telefono è ancora bollente. Vasco Vascotto è commosso per l’enorme gioia che il pubblico italiano ha riversato su Luna Rossa e nonostante in curriculum vanti una quantità sterminata di titoli, questa vittoria alla Prada Cup ha un sapore diverso. «Sono contento di tornare a lavorare con i ritmi che abbiamo tenuto in tutti questi mesi o forse anni» sono le prime parole del campione muggesano «Tutto questo affetto rischia di ubriacare e appagarci invece abbiamo superato solo un primo step. Dobbiamo avere ancora fame».

E allora non si guarda al passato, nemmeno quello più recente, bensì al futuro da scrivere.

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Da domani al primo marzo, giorno della stazza dei materiali, sarà un periodo di lavoro su qualcosa di nuovo o di affinamento?

Potrà sembrare incredibile, ma vogliamo ancora testare qualcosa di diverso. C’erano un paio di novità che non sarebbero fisicamente state pronte prima dell’inizio dell’America’s Cup. Sono giunte ad Auckland e in questi giorni le proveremo. Alcune secondo i nostri test daranno un guadagno sicuro, altre dobbiamo valutare se saranno utili per noi. Combattere contro i neozelandesi significa arrivare allo start al massimo delle nostre condizioni.

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Queste novità sono comunque inserite nel vostro percorso che dalla prima idea di design vi ha fatto arrivare fino alla barca attuale?

Arrivati a questo punto devo ammettere di essere molto orgoglioso di quanto il Luna Rossa Prada Pirelli Team ha fatto quanto a innovazione. Siamo stati i primi a dividere in due la barca fino a proporre l’idea estrema dei due timonieri. Ricordiamoci che all’inizio passavano da un bordo all’altro quattro o cinque persone, oggi tutti i sindacati fanno passare una persona sola. Abbiamo disegnato per primi lo skeg che molti hanno poi adottato. Siamo il team con i foil più grandi per privilegiare la manovrabilità. Sono state tutte scelte coraggiose che ci hanno dato ragione. Il nostro è stato forse il percorso più lineare e i frutti si vedono.

Una novità potrebbe essere l’ormai mitico uso del code zero del quale tutti parlano e nessuno ha mai visto?

Il code zero è il più grande punto di domanda che si sono trovati ad affrontare tutti i team. Abbiamo valutato la sua utilità fino a sei nodi, ma quando mai con queste barche andiamo a sei nodi? Certo vedere il bompresso così inutilizzato pone delle riflessioni, ma provo ad azzardare che nelle prossime versioni delle regole per la costruzione degli scafi il bompresso sparirà.

Nemmeno New Zealand si presenterà sul campo con una vela del genere?

Vediamo i loro allenamenti e non l’hanno mai provato. Arrivati a questo punto non possono avere il tempo per allenarsi e su queste barche bisogna avere degli automatismi che non assorbi solo lavorando al simulatore. Anche noi abbiamo regatato contro il gommone in allenamento, ma di certo non è la stessa cosa. In regata non si riesce ad arrivare al 100% della performance che emerge dai dati. C’è l’incognita dell’avversario che rimescola sempre le carte in tavola. E ormai abbiamo visto che i nostri due timonieri convivono perfettamente. Checco e Jimmy si possono concentrare sul loro lavoro e avere più schemi, più variabili per mettere l’avversario alle strette in un momento così fondamentale dell’intera regata.

Avete sentore di novità tecniche da parte del defender?

Tutti hanno visto la randa simile a quella degli americani e sappiamo che stanno lavorando su un timone allungabile, il tutto per avere maggior stabilità e manovrabilità con vento forte. Forse non si sentono così sicuri con aria sostenuta. Noi amiamo le brezze medio-leggere, ma li aspettiamo con qualsiasi condizione.
 

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