Il Tirreno

Pistoia

Minacce e botte al parroco per avere ancora soldi: 6 anni

Massimo Donati
Minacce e botte al parroco per avere ancora soldi: 6 anni

Trentenne condannato per estorsione nei confronti di don Mario Del Becaro, il sacerdote che fu poi ucciso durante un furto in canonica finito in tragedia

23 febbraio 2019
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QUARRATA. Nonostante il sacerdote avesse deciso di mettere fine alla loro relazione, lui aveva continuato a battere cassa. Minacce, danneggiamenti e anche botte. In quei due mesi, il giovane nomade aveva fatto di tutto pur continuare a mettersi in tasca quei soldi a cui ormai si era abituato, quei “regali” in denaro che don Mario Del Becaro gli faceva periodicamente prima di troncare la loro storia. Estorsione e violenza privata: queste le imputazioni per le quali, mercoledì pomeriggio, davanti al giudice monocratico di Pistoia, Lover Henning, 30enne nomade pratese, è stato condannato a 6 anni di reclusione. 
 
Il pm Giuseppe Grieco, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto 5 anni e mezzo. Fatto sta che questa condanna va ad aggiungersi a quella inflitta all’imputato, ad inizio 2014, di 2 anni e 8 mesi per un singolo episodio di violenza nei confronti del parroco di Tizzana, massacrato poi qualche giorno dopo nella sua canonica da una banda di albanesi: la tentata rapina ai danni del sacerdote nel corso della quale, il 18 dicembre 2012, Henning fu arrestato dai carabinieri di Quarrata.
 
Mentre il processo già celebrato riguardava unicamente l’episodio di quella sera, il procedimento che ha portato alla condanna a 6 anni ha come oggetto i vari episodi di estorsione e violenze che si erano succeduti in precedenza, tra il novembre e il dicembre 2012, da quando don Mario, in preda a una crisi personale, aveva deciso di interrompere la relazione.
 
Secondo l’accusa, il giovane nomade lo aveva più volte costretto a dargli del denaro (dai 150 ai 300 euro alla volta), arrivando anche a prenderlo a schiaffi, o a spaccare in preda all’ira il mobilio della sua canonica. Una mattina il sacerdote si presentò in banca per un prelievo con una vistosa ferita ad un labbro che lui giustificò con un herpes. Secondo gli inquirenti, ricostruendo i prelievi effettuati in quei due mesi, Henning si sarebbe intascato in questo modo non meno di 5mila euro.
 
Fatto sta che, impaurito per le continue minacce, don Mario aveva deciso di chiedere aiuto ai carabinieri di Quarrata, confidando loro il terribile momento che stava passando a causa della relazione avuta con quel giovane. E da quel momento i carabinieri lo misero sotto particolare sorveglianza per proteggerlo: ogni notte le pattuglie in servizio effettuavano ripetuti passaggi davanti alle parrocchie di Tizzana e di Catena (don Mario era titolare di entrambe). E un pomeriggio, senza essere notati, per avere la prova delle minacce del giovane nomade, riuscirono a piazzare all’interno della canonica di Tizzana quelle microspie che poi tanto preziose si sono rivelate in seguito per le indagini sull’omicidio del parroco: registrarono tutte le fasi precedenti all’aggressione, con i banditi albanesi che, nascosti al piano di sopra, parlavano tra di loro, e quelle in cui don Mario veniva picchiato, legato, imbavagliato; in cui si lamentava per poi tacere per sempre, morto soffocato.
Infatti, sebbene Lover Henning fosse stato arrestato già da dieci giorni, non c’era ancora stata l’opportunità di rimuovere i microfoni nascosti. 
 
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