Il Tirreno

Prato

l’intervista 

Il vescovo: «Ho pregato una settimana prima di accettare la nomina del Papa»

Azelio Biagioni
A destra il nuovo vescovo Giovanni Nerbini
A destra il nuovo vescovo Giovanni Nerbini

Monsignor Giovanni Nerbini: «È stata una cosa inaspettata, arrivo in una grande realtà, dove bisogna saper ascoltare»

20 maggio 2019
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PRATO. È un piovoso sabato mattina di metà maggio. Alla parrocchia di Santa Maria Immacolata a Rignano sull’Arno, in provincia di Firenze, le varie attività legate alla Chiesa del posto vanno avanti. Il parroco, don Giovanni Nerbini, fra poco incontrerà alcune famiglie del luogo. Insomma, la vita parrocchiale scorre come sempre. Con la differenza che il parroco fra pochi mesi sarà il nuovo vescovo di Prato. «Intanto – esordisce monsignor Nerbini – continuo a svolgere i miei compiti qui a Rignano. Fra poco vado a dare la benedizione alla fiera del bestiame, poi devo incontrarmi con alcuni parrocchiani. Continuo a portare avanti le mie mansioni da parroco».. Monsignor Giovanni Nerbini, 65 anni, da pochi giorni è vescovo eletto di Prato. Oltre ad essere parroco a Rignano è anche vicario generale della diocesi di Fiesole che a breve lascerà per diventare il nuovo pastore della chiesa pratese. Prenderà il posto di monsignor Franco Agostinelli che lascia la diocesi per raggiunti limiti di età.

Monsignore, si aspettava questa nomina?

«No, assolutamente. È stata una cosa del tutto inaspettata. Il 23 aprile scorso ho ricevuto una telefonata dalla nunziatura di Roma, dove venivo invitato a presentarmi, il giorno dopo, in Vaticano. Quando sono andato mi è stato comunicato che il Papa mi aveva nominato vescovo di Prato. Meno male che ero seduto. Il Nunzio apostolico mi ha quindi chiesto se accettavo la nomina ma gli ho detto che prima di rispondere avevo bisogno di pregare. Ho accettato dopo una settimana, dopo aver appunto pregato per l’incarico che Papa Francesco mi ha affidato».

Come sta vivendo questi giorni?

«Sono momenti nei quali non mi sto rendendo conto di quanto sia successo. Ripeto, non mi sarei mai immaginato questa nomina e la vivo tra stupore e timore per il compito che andrò a svolgere».

Quando il vescovo di Fiesole monsignor Mario Meini, nel giorno dell’annuncio ufficiale della sua nomina a vescovo pratese, le ha messo al collo la croce pettorale il suo volto è stato un misto proprio di stupore e timore.

«In effetti sì, probabilmente è il sentimento di chi sente di non essere ancora pronto».

Lei nel suo primo saluto ai pratesi ha detto di arrivare in punta di piedi.

«Si, è così. Mi presento ad una realtà nuova. Una realtà grande, dove c’è anche una forte componente della comunità straniera. Una diocesi che è fatta di ricchezza di arte e di vita. Quindi c’è bisogno di attenzione ma anche di silenzio. Sì, di silenzio, perché bisogna sapere ascoltare l’altro. Perché tutti sono una ricchezza immensa, ogni creatura credente e non credente».

Ha già pensato allo stemma e al motto vescovili?

«Ancora no, ma ho alcuni pensieri».

Dei suoi tanti anni da parroco, cosa porterà nella sua nuova missione da vescovo?

«Il pastore deve essere una persona che sta accanto, che condivide, che accompagna e che consola. Porto la ricchezza delle persone che ho conosciuto».

Lei parla molto dei giovani, una realtà alla quale è molto legato.

«Sì, è vero. Sono stato per diverso tempo insegnante: con i ragazzi bisogna farsi capire e comprendere. Poi ricordo l’opera La Pira ed ancora gli scout, l’Azione cattolica. Da parroco sono sempre stato vicino ai giovani e loro a me. Ecco, questa è la mia forma mentis, parlare ai ragazzi».

Monsignor Nerbini, la data della sua ordinazione episcopale si saprà la prossima settimana?

«Sì, sarò anch’io all’assemblea della Cei. E a noi vescovi eletti verrà comunicato quando riceveremo l’ordinazione episcopale che nel mio caso, probabilmente, si terrà a Fiesole».


 

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