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martedì, Aprile 30, 2024
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Detenuto suicida in carcere, era il boss dello spaccio: si è soffocato con un lenzuolo

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Il presunto boss della “Cosa Nostra Tiburtina”, Giacomo Cascalisci, capo di un clan sgominato in marzo a Roma da un’operazione della Direzione distrettuale antimafia, si è tolto la vita uccidendosi nella sala del Reparto detentivo dell’ospedale Molinette di Torino, dove era ricoverato. Lo riferisce il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria. Cascalisci, aggiunge il Sappe, “aveva partecipato alla normale attività e non aveva dato alcun segno di squilibrio: aveva fatto anche alcuni esami e consumato regolarmente la cena”.

Verso le 20,40, però, all’atto della somministrazione della terapia serale, Cascalisci non ha risposto alle chiamate degli infermieri e si è scoperto che l’uomo si sarebbe stretto al collo un lenzuolo legato al telaio del letto inclinabile, per poi azionare il meccanismo e restare soffocato. La Procura ha subito disposto l’autopsia anche perchè alcune circostanze dell’episodio sarebbero ancora da verificare. Il primo referto si limita a parlare di “morte per asfissia”.

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“Mio suocero non si sarebbe mai ucciso”, ne è convinto il genero di Giacomo Cascalisci che ieri sera ha saputo della morte del suocero quando gli agenti della penitenziaria hanno informato la moglie del detenuto. La famiglia ha sporto denuncia ai carabinieri di Tivoli per omicidio colposo. “Giacomo stava male e lo sapevano –  dice  – La moglie aveva già presentato almeno quattro istanze per chiedere che fosse fatto uscire dal regime carcerario duro a cui non poteva sopravvivere. Ormai pesava 40 chili e nessuno ha fatto nulla. Per questo dico che non si è suicidato”. La famiglia dell’uomo  ha racconto nella denuncia diversi episodi che proverebbero le mancate cure al detenuto. “Non stava bene, sono stati i medici a dire che non poteva restare in carcere”, ripete il genero. Cascalisci sabato era stato trasferito a Torino nel reparto delle Molinette, “ormai troppo tardi”, dice la famiglia.

L’8 marzo scorso erano stati 39 gli arresti eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Roma, tutti personaggi, secondo le accuse, capeggiati dal boss Cascalisci. Le accuse per tutti, residenti a Tivoli e Guidonia, erano di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso. E poi armi, minacce ed estorsioni. Cascalisci secondo gli investigatori era il capo indiscusso di tutto. A lui i due reggenti delle due piazze di spaccio, una a Villanova e una a Tivoli Terme, riportavano i guadagni giornalieri.

Sul caso delle Molinette il Sappe commenta: “Questo nuovo drammatico suicidio evidenzia come i problemi sociali e umani permangano nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza”, spiega Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sappe. Il sindacato riferisce che nel primo semestre del 2018 sono stati contati nelle carceri italiane ben 5.157 atti di autolesionismo, 46 morti naturali, 24 suicidi e 585 tentati suicidi sventati dagli uomini e dalle donne della polizia penitenziaria. Solo in Piemonte i suicidi sventati sono stati 32 in soli sei mesi

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