19.3 C
Napoli
mercoledì, Maggio 1, 2024
PUBBLICITÀ

La ‘batteria dei ninnilli’, la storia dei ‘soldati’ del clan Di Lauro

PUBBLICITÀ

La batteria dei ‘ninnilli’. Era questo il soprannome sprezzante che gli Scissionisti utilizzavano per indicare gli uomini, o meglio i giovanissimi killer del clan Di Lauro. Era l’epoca della prima faida di Secondigliano e Scampia, il punto di non ritorno per la camorra dell’area nord. Quella stagione è stata ‘raccontata’ ai magistrati da Carlo Capasso, all’epoca 14enne che dai campetti di calcio passò a calpestare i cadaveri di coloro che avevano sfidato l’impero del narcotraffico creato dal ‘Milionario’. «Sono entrato nel clan Di Lauro nel 2003 perché conoscevo Marco Di Lauro – tuttora latitante e figlio del padrino, oggi detenuto, Paolo soprannominato Ciruzzo ‘o milionario- ho iniziato come addetto alla vendita di droga». Iniziò così il racconto del ragazzo cresciuto a via Cupa dell’Arco ai magistrati quando decise di pentirsi. Erano i tempi della faida, quella che ha segnato per sempre le dinamiche e la storia della camorra di Secondigliano e Scampia, quartieri per troppo tempo soffocati dalla cappa marcia della camorra, quella di un clan che ha inventato un nuovo modo di fare business criminale ‘rubando’ le vite di giovanissime trasformandoli in killer senza scrupoli. Come Carlo, poi divenuto collaboratore di giustizia.

Tutti giovanissimi, tutti cresciuti coi figli del padrino: come Ferdinando Emolo che dopo il duplice omicidio Montanino-Salierno fu mandato da Cosimo Di Lauro a sparare alle Case celesti per mandare un ‘messaggio’ ai nemici della Scissione.Lo stesso Emolo che, quando fu arrestato la prima volta, si vantava con i poliziotti asserendo:«Marco Di Lauro m’è frat». Come Ugo De Lucia, figlio di Lucio storico affiliato del clan, balzato nei mesi scorsi all’onore delle cronache per alcuni permessi premio (fonte Stylo24) ma divenuto famoso come killer di Gelsomina Verde, giovane torturata, seviziata e poi data alle fiamme nella sua auto in viale Agrelli, piccola traversina di Corso Secondigliano. Insieme a loro gente del calibro di Antonio MennettaSalvatore TamburrinoEmanuele D’AmbraUmberto La MonicaMario BuonoSalvatore ZimbettiLuigi Magnetti e Antonello Faiello poi ucciso dagli ex alleati della Vanella Grassi.

PUBBLICITÀ

«Tutto iniziava con le partite di calcetto – ha dichiarato il collaboratore di giustizia Carmine Cerrato nel corso del processo per la morte di Attilio Romanò – prendeva bravi ragazzi, li avvicinava e li persuadeva. Iniziavano a non andare più a lavorare e frequentavano assiduamente Marco Di Lauro. Quest’ultimo iniziava a stipendiarli e a selezionarli in base al coraggio e alla freddezza. Appena vedeva una predisposizione, lo indirizzava verso l’attività di killer» Una versione, quella di Cerrato, confermata anche dallo stesso Capasso che ha raccontato allo stesso modo la sua affiliazione, a sedici anni, e il suo passaggio nel gruppo di fuoco della cosca.

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Ucciso per sbaglio, indizi inutilizzabili a carico del presunto killer D’Alterio

Indizi inutilizzabili. E dunque ordinanza annullata. Questa la clamorosa decisione presa dal gip del tribunale di Napoli Linda Comella...

Nella stessa categoria