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lunedì, Maggio 6, 2024
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‘Ndrangheta, ex attaccante della Juventus e della Nazionale condannato

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Ricordate Vincenzo Iaquinta, attaccante della Juventus e della Nazionale italiana? Certo che lo ricordate: forse non tanto per i gol in maglia bianconera (30) ma per le foto con la Coppa del mondo tra le mani. Iaquinta, crotonese di nascita, è tra gli eroi (sportivi, ndr) di Berlino del 2006. Notti magiche a parte, è la sua vita comune che non convince. Non convince assolutamente nemmeno le forze dell’ordine che hanno indagato – e indagano – nel filone d’inchiesta “Aemilia”. Questa indagine è la più importante mai messa in piedi. Svela diversi scenari criminali e spiega perfettamente quale sia il coinvolgimento della ‘ndrangheta in tutto il nord Italia.

Tra gli indagati e, da ieri, condannati ci sono anche due cognomi illustri. I Iaquinta, appunto. Si, perché oltre l’ex attaccante della Juventus e della Nazionale (condannato a 2 anni di reclusione), è stato coinvolto anche suo padre Giuseppe (condannato a 19 anni di carcere). Un’onta indelebile, senza dubbio. L’ex punta centrale, durante e dopo la sentenza, è andato in escandescenza.

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«Non sappiamo neanche cosa sia la ‘Ndrangheta, mi hanno rovinato la vita per niente, per due ombrelloni, hanno rovinato la mia famiglia. Tutto questo perché sono calabrese? Perché sono di Cutro? Io ho vinto un Mondiale e sono orgoglioso di essere calabrese. Io e mio padre non abbiamo fatto niente, con la ‘ndrangheta non c’entriamo niente. Io sto soffrendo come un cane».
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