Guida cicloturistica italiano

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BENVENUTI IN ABRUZZO Benvenuti in Abruzzo, una terra ricca di storia, arte, cultura e bellezze naturali; una terra che ben si presta ad essere conosciuta per tante sue eccellenze culturali e turistiche di grande pregio. Per rendere il più agevole possibile questo percorso di maggiore conoscenza della sua identità, delle sue genti e delle sue tradizioni, la Camera di Commercio di Chieti Pescara ha ritenuto utile pubblicare un apposito prodotto editoriale: una Guida ai percorsi di cicloturismo delle province di Chieti e di Pescara che vuole essere uno strumento di informazione turistica destinata, soprattutto, agli amanti del turismo naturale, sportivo ed enogastronomico, agli appassionati del “buon turismo” che offre la possibilità di essere a contatto diretto con la natura, di rilassarsi, di ritrovarsi, visitare ed osservare i luoghi di questa terra meravigliosa. Le informazioni in essa contenute sono state rappresentate in forma sintetica (per rendere la consultazione semplice e veloce) e rappresentano un prezioso punto di partenza, una prima raccolta per tutti coloro che vogliono visitare in bicicletta i territori abruzzesi delle due province dalla costa all’interno. La guida non ha alcuna pretesa di esaustività, ma costituisce un primo strumento di raccolta e conoscenza di percorsi cicloturistici che fungono da occasione per un racconto del territorio e promuovere un turismo “en plein air” ed ecosostenibile che si sviluppi principalmente nei piccoli centri e favorisca la crescita qualitativa sia delle strutture alberghiere che quelle extralberghiere in chiave di accoglienza e promozione del cicloturismo. Grande attrattiva già ce l’ha la costa adriatica, con la Bike to Coast, il progetto della Regione Abruzzo, in via di realizzazione, di creare un’unica pista ciclopedonale di 131 km; nella stupenda Costa dei Trabocchi, nel sud dell’Abruzzo, attendiamo con trepidazione la realizzazione della Via Verde lungo l’ex tracciato ferroviario. Il tratto di costa di circa 42 km interessato dal progetto della Via Verde è tra i più suggestivi e conservati dei territori costieri Italiani, di elevato pregio naturalistico, ambientale e paesaggistico. La pista ciclopedonale Via Verde, che aprirà nel corso del 2019, si propone di promuovere su vasta scala nazionale ed estera la conoscenza e la fruibilità compatibile di una nicchia di territorio poco conosciuta della costa Adriatica, tra le più conservate d’Italia finora poco valorizzata anche per la scarsa accessibilità da terra determinata fino a qualche anno fa dalla presenza del tracciato ferroviario oggi dismesso. Il principale potenziale attrattivo è rappresentato dalla naturalità dei luoghi e dalla particolarità tipicamente locale della presenza dei “trabocchi” tradizionali, macchine da pesca collegate pedonalmente alla terraferma ideate dalla popolazione agricola rivierasca come estensioni a mare della loro attività prevalente. Un sentito ringraziamento, infine, sento di dover rivolgere a tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita di questo impegno editoriale e a quanti, ancora più numerosi, vorranno fornire il loro contributo non solo allo sviluppo e alla promozione della nostra offerta cicloturistica, ma ai progetti per la promozione dell’Abruzzo e delle sue splendide risorse che la Camera di Commercio ha in progetto di realizzare. Mauro Angelucci Presidente Camera di Commercio Chieti Pescara

GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

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SOMMARIO 1 2

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Gli itinerari cicloturistici sono distinti da diversi colori che ne identificano i temi trattati Itinerario della

Itinerario della

Itinerario della

Itinerario dei

Storia

Fede

Natura

Sapori

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L’emozione di esserci Itinerari cicloturistici nelle province di Chieti e Pescara Lungo la costa Nord Da Montesilvano – Pescara a Ortona Dall’Adriatico alla vetta più alta degli Appennini Città Sant’Angelo – Penne – Farindola – Passo Cordone Profumo di olio Loreto Aprutino – Moscufo – Pianella Cammino di San Tommaso 1° tappa: da Capestrano a Pretoro Cammino di San Tommaso 2° tappa: da Pretoro a Ortona Profumo di vino Anello: Ortona – Crecchio – Orsogna La Linea Gustav 1° tappa – Da Torino di Sangro a Sant’Eusanio del Sangro La Linea Gustav 2° tappa – Da Sant’Eusanio del Sangro a Gessopalena La Linea Gustav 3° tappa – Da Gessopalena a Montenerodomo L’itinerario della Libertà Anello: Serenella – Casoli – Fara San Martino – Roccascalegna Riserva Naturale Regionale Lecceta di Torino di Sangro Anello: Riserva – Sangro River War Cemetery Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci Anello: Punta Aderci e Punta Penna Percorso degli antichi Italici Anello: Archi – Tornareccio – Monte Pallano Majella: nei luoghi di Celestino V Da Roccamorice all’Eremo Santo Spirito a Majella Profumo di campagna Anello: Vasto – Scerni – Monteodorisio – Cupello Dalla collina al mare Lanciano – Guardiagrele – Fara Filiorum Petri – Francavilla al Mare Costa dei Trabocchi Da San Salvo Marina a Ortona Giro tappa… Da Chieti al Blockhaus

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PEDALARE IN PROVINCIA DI CHIETI E DI PESCARA

L’emozione di es serci L

Un ambiente che questo spettacolare angolo d’Abruzzo sa donare al turista attento e che trova nella mobilità dolce il grimaldello più efficace per poterlo apprezzare. Dalle falde della Majella alle spiagge della Costa dei Trabocchi, i piccoli borghi, i boschi silenziosi, le colline solcate dalle strade bianche e le ampie spiagge parlano la lingua del viaggio lento. Accoglienti e suggestivi, sono i luoghi che accompagnano per mano il viaggiatore seduto sul suo sellino, arricchendo il suo bagaglio di esperienze con scorci sempre mutevoli. In una manciata di chilometri, infatti, il panorama naturale e antropico cambia continuamente, regalando spazi che si adattano ai gusti degli amanti del mare, delle medie alture o, infine, delle montagne. Gli itinerari ciclistici contenuti in questa guida raccontano in prima persona un territorio che sa mescolare natura, storia e sapori: sono i luoghi delle vie sacre di San Tommaso e degli eremi di Celestino V, le strade di fuga dei partigiani che combattevano sulla Linea

a sensazione di poter respirare un luogo avvicinandosi ad esso passo dopo passo, pedalata dopo pedalata, sentendo l’aria che si infrange sul volto. Le sterpaglie che toccano il telaio della bici e sfiorano la pelle, i profumi delle erbe selvatiche e il rumore delle ghiaie che scorrono sotto le ruote. Immersi il più delle volte in una quotidianità che non può permettersi di regalare momenti di lentezza e fatica ai piccoli viaggi di tutti i giorni, ci dimentichiamo che le forme di viaggio più antiche sono anche quelle che meglio ci consentono di entrare in contatto con un territorio. Potrebbe sembrare un controsenso, ma il processo di scoperta più lento è quello che consente al viaggiatore curioso di approcciarsi più direttamente a una nuova terra da scoprire, sentendola da subito vicina. È proprio questo il tipo di viaggio che vogliamo proporre con questa guida cicloturistica delle province di Chieti e Pescara: un viaggio dove non ci sia finestrino a fare da filtro tra gli occhi e il paesaggio che questi osservano.

Quarantadue chilometri da percorrere a piedi o in bicicletta da Ortona a Vasto lungo un vecchio tracciato ferroviario abbandonato: è la Via Verde, un itinerario che consente di camminare o pedalare tra il mare e le montagne della Majella e del Gran Sasso che si stagliano all'orizzonte. La Via attraversa la Costa dei Trabocchi, dal nome delle tradizionali attrezzature da pesca abruzzesi. È possibile immergersi nella natura della Riserva Regionale di Punta Aderci e visitare importanti siti storici come l'Abbazia di San Giovanni in Venere a Fissacesia o il Castello Aragonese di Ortona o sostare e magari assaggiare qualche prelibatezza a Francavilla al Mare, Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto e San Salvo. La Via Verde si inserisce nel più generale progetto Bike to Coast, che ha l'obiettivo di avere un unico percorso ciclopedonale lungo tutta la costa abruzzese. La Via è in corso di completamento, per info aggiornate: www.provincia.chieti.it

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GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

Trabocco Le Morge, Torino di Sangro

Ph Camera di Commercio Chieti Pescara

Ph M. Raccichini

Via Verde della Costa dei Trabocchi

Ponte sul Mare, Pescara

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La “Via Verde”, 42 chilometri di pedalata a sfioro sul mare da Ortona a Vasto, rappresenterà uno stimolo in più per la pratica di un sano turismo sostenibile

Bigstockphoto

Cattedrale di San Giustino, Chieti

Bigstockphoto / Adamico

PEDALARE IN PROVINCIA DI CHIETI E DI PESCARA

Gustav e degli alleati che cercavano di sfondarla, sono i sentieri che si snodano intorno ai boschi della Majella e davanti alle scogliere della Costa dei Trabocchi. A ogni strada, le sue ruote: quelle sottili del cicloturista sono adatte al Sentiero della Libertà e ai percorsi più vicini alla costa, che serpeggiano tra le colline. Le ruote larghe della mtb mordono invece gli sterrati della Linea Gustav e della Via di San Tommaso, così come i sentieri naturalistici che incidono la Lecceta di Torino di Sangro e l’area protetta di Punta Aderci. Gli angoli più suggestivi delle province di Chieti e Pescara non richiedono un’automobile per essere scoperti: la linea ferroviaria adriatica fa da collettore di tutti gli itinerari che, dalle rive del mare, si addentrano nell’entroterra seguendo l’andamento dei colli e delle valli. In futuro, una seconda ferrovia consentirà poi di pedalare lungo uno dei frammenti più selvaggi e spettacolari dell’Adriatico. Quello che un tempo era infatti il primo tracciato della linea adriatica – oggi smantellata – è parte di un ambizioso progetto ciclabile che permetterà ai cicloamatori di viaggiare accompagnati dalla brezza marina e dalla salsedine su un percorso dedicato e in riva al mare. Era infatti questo uno dei tratti più spettacolari della ferrovia: un lungo ser-

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pentone costiero che stazione dopo stazione si slanciava immerso nella vegetazione sul litorale, scoprendo alla vista dei passeggeri anfratti invisibili agli occhi degli automobilisti. Questo progetto, che punta a far diventare la Ortona – San Salvo Marina una delle ciclovie più scenografiche dell’Italia Centro-meridionale, sarà parte di un’opera infrastrutturale ancora più ambiziosa: una pista ciclabile che dai due lembi più estremi percorrerà l’Adriatico in tutta la sua lunghezza. La strada verde consentirà così di andare da Trieste a Santa Maria di Leuca in bicicletta, lungo la futura ciclovia più lunga d’Europa. Dal recupero di un’infrastruttura ormai privata della sua funzione, un progetto di greenway che utilizza le risorse del territorio senza impattare sullo stesso, e anzi spingendo l’acceleratore – questa volta solo metaforico – sulla mobilità dolce e su un viaggio che si cura dell’ambiente attraversato. Viaggiare vuol dire anche questo: scoprire coraggiosamente un luogo fino ad allora solamente narrato. Di fronte a questo Abruzzo è impossibile rimanere indifferenti e solo pedalata dopo pedalata si può scoprire quanto il contatto del viaggio lento ci aiuti a sentir casa un luogo che, nella quotidianità, casa non è. GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

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ITINERARIO SU PISTA CICLABILE

1 Lungo

MUSEO CASA NATALE DI GABRIELE D'ANNUNZIO

la costa Nord

Da Montesilvano-Pescara a Ortona

D

Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: dalla stazione FS Montesilvano dopo meno di 1 km ci s’immette sulla ciclabile (Parco della Libertà). Altre stazioni FS per immettersi sulla Pista ciclabile: Pescara, Tollo-Canosa-Sannita, Ortona. • Possibilità noleggio bici lungo il percorso.

Pescara

Ponte sul Mare, Pescara

Seguendo la pista ciclabile si arriva Pescara, uno dei principali porti turistici sull’Adriatico. Non si possono non vedere i luoghi più attraenti: la Cattedrale di San Cetteo, il Museo Casa Natale di Gabriele d’Annunzio e le tante opere liberty, dal Palazzo Imperato al Palazzo Michetti. Uno dei simboli della città è la Nave di Cascella, una fontana che raffigura una galea in Largo Mediterraneo. Il Bagno Borbonico o Fortino di Pescara, costruita per volere di Carlo V nel 1510, ospita il Museo delle Genti d’Abruzzo. La pista ciclabile fiancheggia Lungomare Matteotti, dove nei ristoranti si possono assaggiare le specialità locali: dalla pasta con gli scampi al saporito brodetto di pesce, dagli arrosticini all’immancabile dessert dannunziano, il parrozzo. Inaugurato nel 2009, il Ponte del Mare con i suoi 466 metri consente di unire la città e ammirarla dall’alto in tutto il suo splendore. Vicino alla pista ciclabile si trova uno dei luoghi preferiti di Gabriele D’Annunzio: la Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana (Tel.: 085/4246204), ribattezzata dai pescaresi “Pineta D’Avalos”. Intorno all’edificio Kursaal, inaugurato nel 1910, si estende un ambiente idilliaco, tra pioppi bianchi che costeggiano il piccolo lago, mirti, pini d’Aleppo e pungitopo.

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Museo del Treno, Montesilvano

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alla città dell’emigrante Gaetano Crocetti, padre di Dino Crocetti – al secolo Dean Martin – a quella di San Tommaso, si pedala quasi per intero su ciclabili. Passando sul ponte ciclopedonale più lungo d’Italia, fino a raggiungere la Costa dei Trabocchi. Partenza dal parco della Libertà, dopo il sottopasso di via Aldo Moro a Montesilvano – con l’opera dello street artist Peeta – fra la SS16 e il mare. La ciclabile tocca i grandi alberghi, la località balneare per famiglie e bambini, con Bandiera Verde. Curioso è il Museo del Treno, con esposizione di mezzi storici e interessante La Piccola, come qui chiamano la tettoia dello scalo, recuperata di recente, distrutta dalle bombe dell’ottobre ’43, poco prima della Battaglia di Ortona, la cosiddetta Stalingrado d’Italia, teatro di scontri fra alleati e tedeschi.

Lunghezza del percorso 31,40 km Dislivello + 118 metri – 58 metri Difficoltà Facile Quota massima 67 metri s.l.m. Fondo Misto: 95% asfalto, 5% sterrato ben battuto/sentiero

La casa con decorazioni d’epoca, dipinti e arredi originali, consente di fare un viaggio nell'Ottocento e inizio Novecento. È lo stesso poeta a guidarci nella visita grazie alle prose del “Notturno”, da lui composte mentre era temporaneamente cieco in seguito ad un incidente aereo, esposte su pannelli illustrativi. Un’altra sezione consente di accedere al guardaroba, espressione della raffinata estetica del Vate d’Italia e della moda di quegli anni: tra gli altri capi troviamo il cappotto rosso indossato per le battute di caccia e le gare ippiche che tanto lo appassionavano e i sandali dorati che usava d’estate.

Francavilla al Mare, Palazzo Sirena

GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

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MUSEO DELLE GENTI D’ABRUZZO

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Custodisce la storia, le tradizioni, la cultura degli abruzzesi: dai costumi tradizionali ai prodotti dell'artigianato, dalle ceramiche di Castelli agli ex voto, passando per gli attrezzi per gli usi domestici e i lavori dei campi. Articolato in 16 sale, il Museo illustra le tante e diverse realtà dell’Abruzzo con installazioni e laboratori didattici. Una biblioteca, una fototeca e una audioteca offrono un archivio unico e multimediale sulla storia abruzzese, mentre i laboratori di restauro fanno toccare con mano gli antichi manufatti.

Fra Montesilvano e Pescara ci sono anche i sentieri battuti della Pineta di Santa Filomena e la ciclopedonale dell’ex tracciato ferroviario, parallelo al lungomare. La cosiddetta “strada parco” porta fino alla ciclabile di via Muzii, collegandosi con l’altra di viale Regina Margherita, detta “dei pini”. In sella fin dentro Pescara, quindi, sia passando per la bella ciclabile della riviera che per l’ex tracciato. Nel cuore della città c’è il Museo Paparella Treccia Devlet, villa ottocentesca che custodisce maioliche di Castelli, sul mare la fontana La Nave dello scultore Pietro Cascella ed è vicino il Museo d’Arte moderna Vittoria Colonna. Da visitare il Museo Casa natale di Gabriele d’Annunzio in centro storico, dove troviamo anche una targa sulla casa di Ennio Flaiano. Il Museo delle Genti d’Abruzzo è nell’edificio delle caserme borboniche. Il piano superiore, settecentesco, è costruito sul seminterrato della fortezza cinquecentesca, abbattuta dopo l’Unità. Vicini il grazioso Museo Civico Basilio Cascella e la cattedrale di San Cetteo. Da provare il Parrozzo, dolce celebrato da d’Annunzio. E con il Ponte del Mare si vola sull’acqua, con lo sguardo su Gran Sasso e Majella, per proseguire verso la Riserva Naturale Pineta Dannunziana, nota come Pineta D’Avalos dalla fami-

Ex Kursaal poi Aurum, Pescara

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LUNGO LA COSTA NORD

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ITINERARIO SU PISTA CICLABILE

Pista ciclabile Pescara-Ortona

glia alla quale Carlo V la concesse nel 1528, un lembo di pineta litoranea, con mirti, pini d’Aleppo e marittimi. È possibile partecipare anche a visite guidate con una cooperativa. Il Kursaal del 1910, prima liquorificio, è oggi spazio multimediale con intorno villette liberty. Dopo piazza Le Laudi c’è la nuovissima ciclopedonale, prima lambendo le villette sulla riviera e poi con percorso sul mare. Un’accortezza: dopo il ponte sull’Alento, la ciclabile è a una sola corsia, direzione sud-nord e promiscua alla strada, si può passare quindi nel centro abitato fino al Palazzo Sirena, dove torna a due sensi, anche con tratti piacevolissimi su assi di legno ben curate. Francavilla al Mare, già a fine Ottocento, era una pregevole località balneare. Suo rappresentante più celebre, il poliedrico ed eclettico pittore e fotografo Francesco Paolo Michetti, portò qui figure di punta della cultura e dell’arte di inizio ’900, incontrandosi nel suo Cenacolo. A lui è dedicato il Museo MuMi, con sue celebri tele: Gli storpi e Le serpi. All’altezza del camping la ciclopedonale termina, ma si prosegue sulla stessa strada con il ponte sul Foro fino alla stazione di

ROCKY MARCIANO DI RIPA TEATINA Alle spalle di Francavilla al Mare, sulla strada che conduce verso il capoluogo di provincia Chieti, sorge Ripa Teatina. Un borgo tranquillo, dove nacque il padre di uno dei pesi massimi più forti nella storia del pugilato: Rocky Marciano. Ogni anno viene qui celebrato il premio Rocky Marciano che incorona il migliore sportivo abruzzese dell’anno. Non mancano anche i cimeli del pugile e una statua che – con il suo pugno proteso in avanti – ferma nella storia le gesta del grande sportivo.

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ITINERARIO SU PISTA CICLABILE

Pista ciclabile e faro di Ortona

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Trabocco

Ph G. C.

Una piccola spiaggia incontaminata di ciottoli bianchi è sovrastata da una imponente falesia; più in alto, le sinuose forme dei colli abruzzesi gettano il proprio sguardo verso l’acqua. L’area protetta sorge sul litorale a nord di Ortona e nasconde piccole spiaggette raggiungibili solo a piedi o dal mare. Immersa nel paesaggio della macchia mediterranea, la Riserva conserva una ricca varietà vegetale, tra cui numerosi esemplari di psammofile, i piccoli arbusti che abitano gli ambienti sabbiosi.

MUSEO DELLA BATTAGLIA DI ORTONA

Tollo, dove si va sull’Adriatica: per evitarne dei tratti, a contrada Arielli, lato monti, c’è uno sterrato verso la strada parallela alla ferrovia. Poco trafficata, si raggiunge anche dal sottopassaggio asfaltato del Lido Riccio. Ecco la salita, che poi spiana per scoprire Punta Ferruccio e Ripari di Giobbe (Riserva Naturale, Tel.: 085.90571, info@comuneortona.ch.it): a piedi o in mtb si scende verso le spiagge isolate e selvagge. In località Torre Mucchia, la torre di avvistamento è inglobata negli abitati sul promontorio. Ecco la cupola della cattedrale di San Tommaso e dopo la discesa con vista mare, si sale. In alternativa si può deviare in via Roma, appena dopo la curva e prendere la prima breve sterrata a sinistra che, dopo il sottopassaggio, si apre alla nuova ciclabile sul mare, che arriva al momento fino alla stazione, in attesa dei lavori per il completamento del progetto “Bike to coast”. In alto, dominando la costa frastagliata, Ortona fu centro attivo già dall’epoca degli italici Frentani e importante porto, nonché municipio romano come Ortona Augusta. Passano i secoli, ma lo spettacolo del mare continua, soprattutto al mattino, quando i pescherecci rientrano dalla pesca notturna. Si scopre dalla Passeggiata orientale o guardando il mare dal Castello Aragonese del 1452 e ancora rilassandosi nell’Enoteca regionale o gustando la cucina di mare.

Bigstockphoto / Sgar80

RISERVA NATURALE REGIONALE RIPARI DI GIOBBE

LUNGO LA COSTA NORD

Military War Cemetery

Nato come luogo per stimolare una riflessione sulle atrocità della guerra, il museo conserva cimeli, fotografie e reperti bellici che furono raccolti sui luoghi della battaglia che valse alla città di Ortona la Medaglia d’Oro al valore civile. Divise ed effetti personali dei soldati fanno parte dell’esposizione permanente. Il visitatore può farsi un’idea di come vivessero i militari costretti al fronte. Una sezione, l’ultima, ricostruisce la strategia militare di chi quella battaglia pianificò in tutti i suoi dettagli.

Qui un simbolo d’Abruzzo è il Trabocco Mucchiola: ha resistito al mare per 300 anni per essere però abbattuto dalla sua furia nel 2013. Recuperato, ora ristorante, come altri trabocchi lungo questa splendida costa fra mare e campagna. Vicino ad Ortona, il Moro River Canadian War Cemetery conserva le spoglie di oltre 1600 caduti originari del Commonwealth. Gli scontri, che interessarono questo tratto di costa, si svilupparono nel dicembre del ’43 intorno all’area del fiume Moro, quando proprio per intenzione del generale Alexander, le truppe canadesi provarono a sfondare la celebre Linea Gustav per salire verso Pescara. Il cimitero ricorda anche le gesta di alcuni militari provenienti da Nuova Zelanda, Australia, Sudafrica e India che trovarono la morte in Abruzzo. GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

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ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

2 Dall’Adriatico

alla vetta più alta degli Appennini

Città Sant’Angelo – Penne – Farindola – Passo Cordone

Lunghezza del percorso 88 km Dislivello + 1790 metri – 1940 metri Difficoltà Medio Quota massima 718 metri s.l.m. Fondo 100% asfalto Appunti • Nell’altopiano del Voltigno, raggiungibile da Villa Celiera, possibilità di noleggio sci da fondo, ciaspole mtb

T

convento dei Francescani, fondato intorno al 1240, dopo la ricostruzione della città che l’anno prima era stata distrutta dietro l’ordine di Federico II. Dopo poco più di 20 km ecco Penne, la cosiddetta “Città del mattone”. L’ingresso dalla settecentesca Porta San Francesco annuncia un dedalo di vie con pregevoli palazzi. Da vedere la chiesa di Sant’Agostino e la trecentesca cattedrale di Santa Maria degli Angeli e San Massimo Martire, con gli affreschi nella cripta. Da vedere il Museo civico diocesano e il Museo archeologico, fra stemmi vescovili e la lotta dei gladiatori riportata su un bassorilievo. Penne nel ’500 è stata capitale dello stato farnesiano in Abruzzo e ha dato i natali al giurista trecentesco Luca da Penne, al medico e letterato Muzio Pansa e ancora al segretario vescovile Cola Giovanni Salconio, oltre ai patrioti risorgimentali Clemente e Domenico De Carolis. La SS81 porta verso la vicina Riserva Naturale Regionale Lago di Penne (Tel.: 085.8279489, info@cogecstre.com), la cui storia comincia negli anni ’80, per essere oggi

utto su strada, per una bella uscita in bici da corsa o come spunto per modalità cicloturismo, godendo di cittadine interessanti, con tanto da offrire e bellezze naturali. Un panorama che dal blu del mare attraversa il saliscendi delle colline, bussando alle porte del Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga, terra del Camoscio appenninico. Un anello con punto di partenza e arrivo a Città Sant’Angelo, un belvedere sulla vallata sotto, per poi toccare Penne con la riserva del lago, salire a Farindola, poi Montebello Di Bertona, Villa Celiera con la possibilità di visitare la piana del Voltigno e Passo Cordone verso il ritorno. Partenza dunque da Città Sant’Angelo, direzione Fonte Nuova sulla SP48. Prima di pedalare, la cittadina merita un giro alla scoperta delle sue bellezze architettoniche, perdendosi nei vicoli. L’esempio principale, oltre alle tante costruzioni di architettura civile, è la collegiata di San Michele Arcangelo, che sorge su un edificio preesistente. Già cattedrale, è stata elevata a collegiata nel 1353. Non è da meno anche il

Penne

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Ph M. R.

Ph M. R.

Bigstockphoto

Camoscio appenninico

PENNE: TRA STORIA E NATURA Natura e cultura vanno di pari passo in questo borgo medievale elencato tra i Borghi più belli d’Italia. Si entra da Porta San Francesco, simbolo del paese, e mentre si passeggia tra le strette e affascinanti vie del centro storico sembra di fare un viaggio nel tempo, ammirando le chiese e i monumenti medievali, a partire dal Duomo paleocristiano. Poco lontano, la Riserva Naturale del Lago Penne è un angolo di natura incontaminata, con il bacino d'acqua che è Oasi WWF e importante luogo di sosta per la cicogna bianca e nera, la garzetta e altri uccelli stanziali e migratori. La riserva ospita inoltre un Centro Lontra, un orto botanico e il Giardino delle Farfalle, con sentiero e tavole che illustrano il ciclo dei lepidotteri. Penne è nota anche per gli antichi alberi monumentali, tutelati con legge regionale: pini d'Aleppo, roverelle, tassi, pioppi neri e un cedro dell'Atlante.

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Ph M. R.

ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

ALANNO, TRA STORIA E NATURA Il paese è un piccolo scrigno di monumenti e chiese medievali. Il Castello Longobardo risale all'VIII secolo e fu edificato secondo la tradizione per volere di Lotario, il signore che nel 848 ordinò che il paese fosse considerato feudo libero dalle signorie. Da non perdere anche il quattrocentesco Oratorio Francescano di Santa Maria delle Grazie. Ci si può immergere nella natura esplorando l'Oasi del Lago di Alanno – Piano d'Orta, gestita dal WWF, habitat ideale per molte specie di uccelli acquatici, tra i quali l'airone rosso, l'albarella e il germano reale.

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Porta San Francesco, Penne

un importante luogo di sosta e di riproduzione dell’avifauna stanziale, di passo e nidificante. Qui si incontrano cicogna e oca selvatica, airone bianco e gru. Sono presenti le volpi e sporadicamente si fa vedere anche il lupo. Si prosegue sulla stessa strada fino ad incrociare la SP72 che porta a Farindola e il paesaggio si fa premontano. Celebre, qui, è il tradizionale pecorino che si distingue per l’impiego di caglio suino: “Ha origini antichissime - si legge sul sito del Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga -. Ancora oggi richiede cure particolari per la sua preparazione aziendale, effettuata dalle donne che custodiscono gelosamente e tramandano di generazione in generazione la tecnica produttiva”. La cittadina è un centro rurale di origini medievali. Possiamo immaginarne la storia dalla testimonianza di un sacerdote domenicano della seconda metà del XVI secolo: “Terra di circa 220 fuochi, vogliono che deve dirsi Ferinola dalle fiere che abbondano attorno a lei nelle vicine selve come porci, cinghiali, lupi et orsi. Tiene questa terra per insegna un core d’orso. Dicesi che in lei sono tre scuole: nella prima s’impara di fare alla lotta, nella seconda di suonare il corno e nella terza s’impara il modo di affrontare l’orso. Gli esercizi loro, oltre alla coltivazione delle proprie terre e campi, sono di lavorare madie et arche et altre si fatte cose avendo dalle vicine selve copie di faggi et altre sorte di leg-

GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

DALL’ADRIATICO AGLI APPENNINI nami come aceri e simili”. Terra aspra e cuore abruzzese; toponimo ROSCIANO, ARBËRESHË è in realtà il longobardo “fara” ad indicare un raggruppamento di E VINO DI QUALITÀ persone. Il borgo ha la peculiarità di Tornati sulla provinciale si prosegue in direzione Montebello di ospitare nella frazione di Villa Bertona e, prima di tornare verso valle, merita una tappa Villa Badessa l'unica comunità Celiera che si raggiunge con la SP9, sulla destra all’incrocio con abruzzese di Arbëreshë la SP81. Da queste parti ci sono fra i miglior posti d’Abruzzo dove albanesi emigrati in Italia tra il dedicarsi agli arrosticini, celebre spiedino di carne di pecora oraXV e il XVIII secolo - che ha conservato il rito grecomai simbolo della gastronomia regionale. La località è alle porte bizantino nella liturgia della della piana del Voltigno, dove praticare sci da fondo, ciaspole o settecentesca Chiesa di Santa mtb su sentieri ben curati e manutenuti, oltre che mappati. AlMaria Assunta, così come l’inizio della piana, in località Pantane-Bufara, c’è un centro inl'uso, insieme all'italiano, della formativo e di accoglienza con bagno, spogliatoio, noleggio sci e loro antica lingua. Il simbolo di Rosciano è la Torre difensiva di ciaspole, tutto a cura della locale polisportiva sci club. A pochi Palazzo De Felice, risalente al chilometri dall’abitato ci sono i ruderi di quella che fu la ricca e XIII secolo. Il paese è noto per potente abbazia di S. Maria di Casanova, primo insediamento la produzione di vino di grande cistercense in Abruzzo. La fondazione risale al 1191 per volere della qualità, in particolare il contessa Margherita di Loreto Aprutino. Trebbiano d'Abruzzo, il Montepulciano d'Abruzzo e il Si prosegue dunque sulla SP9 poi SP74 e all’altezza di un agriturCerasuolo. ismo sulla destra, si gira a sinistra in direzione Villa Scannella e poi da lì Passo Cordone, mentre si torna verso centri abitati, lasciati i boschi alle spalle. Le colline con gli uliveti riconquistano il paesaggio e si interseca il percorso misto alla scoperta dell’olio fra Loreto Aprutino, Pianella e Moscufo. Piatta e dritta, la provinciale riporta verso la città della collegiata, girando a sinistra all’altezza di via degli Orti, con il fiume Tavo sulla destra. Attraversata Congiunti si interseca il fiume Fino e con via della Cona si rientra nella cittadina.

Allacciamento con l’anello di Città Sant’Angelo da Montesilvano

La stazione di Montesilvano è un ottimo punto di riferimento per intersecare l’itinerario che parte da Città Sant’Angelo. Dal mare alla collina a 320 m s.l.m. c’è una bella salita che però via via lascia dietro il traffico per aprirsi alla campagna. Dalla stazione dunque la via più diretta è prendere la SS16 direzione nord, passare il ponte sul Saline e girare in via XXIII Maggio 1944 da dove la SP1 porta fino su alla cittadina. C’è da fare attenzione perché la strada è abbastanza trafficata e si passa anche di fianco all’ingresso autostradale Pescara Nord-Città Sant’Angelo. Dopo le località Casette e Madonna della Pace la campagna riconquista il suo spazio, fino al delinearsi del profilo del borgo. Una decina i km da percorrere, tutti su strada.

GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

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ITINERARIO MTB

di olio

Ph D. C. A.

3 Profumo

Loreto Aprutino – Moscufo – Pianella

A

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GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

Castello Amorotti, Loreto Aprutino

Ph M. R.

Loreto Aprutino

Ph M. R.

Bigstockphoto / Marzolino

ABBAZIA DI SANTA MARIA DEL LAGO MOSCUFO È un'abbazia benedettina la cui fondazione risale al XII secolo e dalla tipica struttura a tre navate e muratura in cotto. L’edificio andò incontro nei secoli a successive modifiche, ma nel corso degli ultimi decenni grazie ad alcuni restauri è stato riportato alle sue caratteristiche originarie. Possiamo ancora trovare elementi che hanno attraversato i secoli per giungere a noi, tra i quali il portale dal disegno semplice e le figure quasi stilizzate con i simboli degli Evangelisti e l'Agnus Dei e, nell’abside, i resti di un affresco del XIII secolo che raffigura il Giudizio Universale.

Volendo usare la bici da corsa senza pensare a sterrati e deviazioni, scendendo da Loreto Aprutino ecco la Strada regionale 151 che dopo Stazione Pianella incrocia lo stradone principale, per prendere a destra verso la SP53, che, raggiunto e passato l’abitato di Pianella, prosegue lungo via Rieti, dove giriamo a sinistra per proseguire in direzione Moscufo, sempre lungo la stessa SP53, che poi diventa SP59. Una volta a Moscufo si può visitare il centro storico: la Chiesa parrocchiale dedicata a San Cristoforo, Palazzo Orsini, la Chiesa romanica di Santa Maria del Lago, con l’ambone policromo realizzato da Nicodemo da Guardiagrele e una Madonna con Bambino del 1465. Data la vocazione per l’olivicoltura, il paese ospita in estate la rinomata “Sagra dell’olio d’oliva”. Salutata Moscufo, essendoci il Tavo e gli sterrati, si dovrà dunque tornare indietro in direzione Pischiarano fino ad intersecare la SP53 per rientrare a Loreto. Un totale di quasi 27 chilometri di saliscendi. Più bello ancora immergersi in queste colline magiche in mtb o gravel, per provare l’ebrezza di pedalare fra file di legno profumato. Partenza dunque da via Cesare Battisti, davanti al Castelletto Amorotti - sede

ltro che le foto aeree delle spiagge, con gli ombrelloni aperti, ordinati in file colorate. Guardando questo territorio dall’alto ci si accorge di essere piacevolmente circondati da un’infinità di ulivi che non si sbaglia a definire ultracentenari. Aggrappati a colline con pendenze da trattori, danno un prodotto eccezionale, tant’è che siamo nel cosiddetto triangolo d’oro dell’olio, fra Loreto Aprutino, Pianella e Moscufo. E a Loreto, per celebrare l’oro che viene dalla terra, c’è anche il Museo dell’Olio, in un frantoio del 1880. Costruito da Raffaele Baldini Palladini, proprietario terriero e produttore di olio, che chiese all’amico Francesco Paolo Michetti di realizzare il progetto del suo opificio. Lo stesso Michetti firma, come diremmo oggi, il design dei contenitori per l’olio e gli espositori, che a vederli stupiscono per la loro elegante modernità. Il museo ripercorre le diverse fasi della produzione dell’olio mostrando utensili e macchinari che si sono succeduti nel tempo. Nelle sale dell’antico frantoio sono ospitate due sezioni che raccontano l’evoluzione delle tecniche di lavorazione delle olive, dalle più antiche a quelle del primo Novecento.

Lunghezza del percorso 29,55 km Dislivello + 680 metri – 710 metri Difficoltà Medio Quota massima 297 metri s.l.m. Fondo Misto: 85% asfalto, 15% sterrato ben battuto/sentiero

FAGIOLO TONDINO DEL TAVO Nella tradizione lo conoscono come “fasciule a bucielle” per la somiglianza col piccolo pisello tondo. Il Fagiolo tondino è un frutto prezioso della terra, ma è anche delicato e raro perché richiede molta acqua e per questo è coltivabile solo tra le sponde del Tavo, che attraversa Loreto Aprutino e Cappelle sul Tavo. È noto per le proprietà nutrizionali e per la facilità di cottura e la notevole digeribilità, grazie alle sue caratteristiche e alla buccia molto sottile.

Palazzo Orsini, Moscufo

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PROFUMO DI OLIO

Farindola

Il Museo del Camoscio: da vedere e da toccare per scoprire il mondo degli affascinanti ungulati. La vicenda del camoscio sulle montagne abruzzesi è la storia di un successo per l’ambiente e la comunità che abita il territorio. Nei pannelli informativi si apprende come il camoscio, scomparso oltre cento anni fa da queste montagne, sia stato reintrodotto con successo. Le modalità espositive rendono il museo unico, con zone per giochi ed esperienze sensoriali che dal Museo si estendono fino alla montagna, all'Area Faunistica e al sentiero naturalistico adatto a tutti gli appassionati, grandi e piccoli. Sempre a Farindola non mancate di gustare il famoso pecorino: una vera perla nascosta dell'entroterra abruzzese che si produce in quantità limitatissime ed esclusivamente in una ristretta area del versante orientale del massiccio del Gran Sasso. Ha una caratteristica che lo rende unico: è preparato utilizzando caglio di maiale, che gli dà un sapore unico rispetto agli altri formaggi.

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Ph G. Damiani

Armonia di ulivi e vigne

del museo - per scendere verso via Santa Maria in Piano attraverso via dei Cappuccini, dalla quale si ammira il paese con la conformazione che segue le onde della collina. La chiesa è raggiungibile sia via asfalto che con lo sterratino che parte girando sulla sinistra prima di un bar nei pressi di un gruppo di case, facilmente identificabile. Già lì siamo in piena campagna, mentre sulla sinistra scorre la Regionale 151. Visitata la chiesa, già documentata nel XII secolo, con il celebre affresco del Ponte del Capello e ripreso lo sterrato, si interseca l’asfalto per riprendere subito un altro sterrato sulla destra. Il primo tratto del bivio del bar fino a intersecare ancora l’asfalto è di 800 metri di strada bianca. Tornati di nuovo su asfalto – dopo il secondo sterrato di poco più di 1 km – seguiamo questa strada fino a contrada Farina. Qui si gira sinistra e poi subito la prima a destra, per una breve sterrata verso la SP53, attraversando il fiume Tavo. Si segue la stessa fino ad incrociare la SP59: superata la prima sulla destra, senza uscita, si prende invece la seconda per una spettacolare sterrata di quasi 4 km sul crinale della collina, con ulivi di qua e di là, fino a tornare su asfalto a sinistra e prendere subito a destra per Case Vicario: ancora su un crinale e, al termine della strada, subito a destra per uno sterrato parallelo alla SP53 di quasi 2 km che arriva a Pianella da via Rieti. Qui c’è la chiesa di Santa Maria Maggiore della prima metà del XII secolo. Con comodo sulla SP51 si va avanti fino al bivio con una rotatoria che indica Moscufo, il cui nome piace pensare che derivi dal signore longobardo Moskulf. E ancora in piedi sui pedali fino a contrada Fontedoro. Si lascia l’asfalto per contrada Casale e riprendere la strada dopo poco più di 1 km, con di nuovo la SP59 che porta fino a Moscufo. Qui è d’obbligo una vista a Santa Maria del Lago, poco fuori il paese. Dipendenza del monastero di San Clemente a Casauria, è attestata già dall’anno 969 e, fra altre preziosità, custodisce un ambone del 1156. Dal paese, tornando un po’ indietro ecco Contrada Tavolaro che incrocia di nuovo la SP59. È possibile attraversare il Tavo alle spalle di una industria di calcestruzzi. Trovando difficoltà si può proseguire, con il fiume sulla destra, fino all’imbocco di contrada Remartello che riporta sulla SR151. Spalle alla fabbrica prendere dunque la strada di fronte, con indicazioni contrada Moscone-contrada Bufarale. Da qui si risale verso l’antico Castrum Laureti ammirandone il versante opposto rispetto all’andata.

CAPPELLE SUL TAVO Il suo nome è legato alle antiche cappelle immerse nei boschi circostanti. Il centro storico è caratterizzato da un intrico di vicoli con edifici risalenti a diverse epoche storiche. Da visitare la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Luterana e il settecentesco Palazzo dei Baroni de Landerset.

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Ph M. R.

Bigstockphoto / Wjarek

ITINERARIO MTB

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ITINERARIO MTB Da Capestrano a Pretoro

Ph A. A.

umana. Intorno alla tradizione del Volto venne costruito nel 1620 l’edificio religioso. Secondo alcuni il tessuto sarebbe il Velo della Veronica, cioè il velo del sudario di Cristo un tempo custodito a San Pietro e poi andato perduto. Visitato il santuario, proseguiamo salendo su asfalto e imbocchiamo, in prossimità di una recinzione, una sterrata sulla sinistra. Pedaliamo su fondo che alterna sterrato e asfalto fino a Serramonacesca, da dove con una breve deviazione raggiungiamo l’abbazia di San Liberatore a Majella, indissolubilmente legata a Carlo Magno. Tornati al Cammino, proseguiamo salendo ancora su sterrato fino a raggiungere una rotonda con la scultura del lupo, simbolo del Parco Nazionale della Majella. Dalla rotonda raggiungiamo su asfalto il borgo medievale di Pretoro. Nota importante: il passaggio nel Parco Sorgenti Sulfuree del fiume Lavino va affrontato con cautela perché è necessario guadare un corso d’acqua (occorre quindi informarsi prima di affrontare l’itinerario per conoscere le condizioni del tratto). È comunque possibile aggirare il guado con una deviazione che inizia circa 3 chilometri prima dell’ingresso nel Parco, ricongiungendosi poi alla strada che porta a Manoppello.

L’ABBAZIA DI SAN LIBERATORE A MAJELLA Nel 781 i franchi sconfissero i longobardi in un'epica battaglia, a ricordo della vittoria Carlo Magno volle questo edificio per dedicarlo al culto di San Liberatore. L'abbazia a seguito di importanti restauri è tornata a mostrare gli antichi splendori, dai frammenti di affreschi dell'abside – uno dei quali riproduce Carlo Magno – al pavimento a mosaico che risale al 1275, fino alla facciata a tre portali e al campanile.

Bigstockphoto / Benkrut

n questa tappa del Cammino di San Tommaso, che unisce la Basilica di San Pietro a Roma con Ortona, la quale, secondo la tradizione, custodisce dal 1258 le spoglie dell’apostolo Tommaso, pedaliamo nel cuore dell’Abruzzo, tra distese di ulivi e monasteri medievali. Partiamo da Capestrano, raggiungiamo il lago di Capodacqua e saliamo tra uliveti fino al valico di Forca di Penne, dove ancora svetta una torre medievale collocata in posizione strategica per sorvegliare i tratturi di un’importante area di transito tra la valle del Pescara e quella del Tavo. Procediamo su asfalto e poi su sterrato con vista sul Parco Nazionale della Majella fino a Pescosansonesco Vecchio, un antico borgo appollaiato sulla roccia con il tipico intrico di strade strette sulle quali si affacciano le tradizionali case in pietra. Il borgo ospita il Santuario dedicato a San Nunzio Sulprizio, protettore degli invalidi e delle vittime del lavoro, meta di pellegrinaggi. Dal Santuario scendiamo fino a Torre dei Passeri, dove merita fare una deviazione verso l’Abbazia medievale di San Clemente a Casauria. Si tratta di un antico monastero benedettino la cui fondazione si fa risalire al 871 e che raggiunse il massimo splendore a metà del XII secolo. Sculture e affreschi ne fanno uno dei più importanti esempi del romanico - gotico abruzzese. Ritornati indietro, pedaliamo in direzione di Scafa che raggiungiamo dopo aver attraversato un ponticello e percorso un tratto di ripida sterrata. Da qui si scende fino a raggiungere la ciclabile che ci porta all’ingresso del Parco Naturale Sorgenti sulfuree del fiume Lavino, un paesaggio fiabesco tra laghetti turchesi e alberi che si piegano sull’acqua. Le antiche sorgenti sulfuree erano note anche ai Romani che le utilizzavano per le loro terme. Il cosiddetto mulino Farnese, risalente al XVI secolo, è ancora visibile e testimonia lo sfruttamento delle acque e del territorio da parte dell’uomo. Oltre il fiume riprendiamo a pedalare e raggiungiamo Manoppello e il Santuario del Volto Santo, che custodisce un tessuto con la riproduzione di quello che secondo la tradizione sarebbe il volto di Gesù. Si tramanda che il tessuto passò di mano in mano in modo avventuroso per raggiungere il piccolo borgo ed essere riconosciuto come possibile immagine acheropita, cioè non dipinta da mano

Ph M. R.

Appunti • www.camminodisantommaso.org

Sorgenti solfuree del Lavino

San Liberatore a Majella, Serramonacesca

I

Lunghezza del percorso 63,5 km Dislivello + 2401 m - 2381 m Difficoltà Impegnativo Quota massima Circa 1000 metri s.l.m. Fondo Misto: asfalto (50 %), sterrato ben battuto, sentiero (50 %)

Ph M. R.

4a Cammino di San Tommaso 1a tappa

Volto Santo Santuario del Volto Santo, Manopello

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Lunghezza del percorso 47 km Dislivello + 1138 metri – 1658 metri Difficoltà Medio Quota massima Circa 580 metri s.l.m. Fondo Misto: 60% asfalto, 40% sterrato ben battuto sentiero

Ph M. R.

Appunti • www.camminodisantommaso.org

L’

ultima tappa del Cammino di San Tommaso ci conduce alla meta finale, Ortona, non prima di aver attraversato paesaggi incantevoli e borghi medievali. Dalla piazzetta di Pretoro scendiamo al ponte sul fiume Foro da dove con una breve deviazione a destra, su sterrato, si possono visitare alcuni vecchi mulini scavati nella roccia. Tornati al ponte proseguiamo fino a Rapino, che ospita il Museo della Ceramica, con manufatti che vanno dal Medioevo all’età moderna. Proseguiamo poi per seguire sulla sinistra una stradina in discesa che a fondovalle si ricongiunge con una strada asfaltata che comincia a salire. Deviando a sinistra si raggiunge San Martino alla Marrucina, dove è possibile visitare la Grotta della Neve, un ambiente unico che raccoglieva la polvere da sparo prodotta di contrabbando (il nome deriva dalla particolare colorazione che la grotta assume in alcune stagioni per la presenza del salnitro). L’arte di creare la polvere a partire dal carbone di vite era un vero e proprio mestiere, tramandato da padre in figlio; ogni famiglia di polverieri aveva la sua piccola grotta dove produrre in segretezza.

Statua di San Tommaso, Porto di Ortona

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Ortona

Ph A. A.

Da Pretoro a Ortona

Pretoro

Tornati sui pedali percorriamo un tratto in discesa per poi risalire sul versante opposto fino a Filetto, che attraversiamo per arrivare al Convento della S.S. Annunziata di Orsogna, immerso in un’area naturalistica disegnata dall’acqua del torrente Venna, affluente del Foro, e dalle molte sorgenti che muovevano un sistema di mulini oggi abbandonati, ma ancora visibili. Nel Parco della Santissima Annunziata, tra le cascate, protetti dalla vegetazione, vivono molti colorati abitanti: lo scricciolo, il picchio verde, la poiana, la volpe, l’istrice e quello che è diventato il simbolo dell’oasi, la Ballerina gialla. Riprendiamo la strada proseguendo fino a fondovalle e attraversiamo su sterrato la Valle dell’Annunziata per ritrovare l’asfalto fino a Canosa Sannita. Da qui si procede verso Crecchio, con il Castello Ducale ed il Museo dell’Abruzzo bizantino ed altomedievale. Si prosegue poi, prima su asfalto e poi su sterrato, fino alla Cantina Dora Sarchese che ospita la celebre Fontana del Vino, da cui fuoriesce ininterrottamente Montepulciano d’Abruzzo, disponibile per la degustazione ai visitatori. Proseguiamo immergendoci tra i vigneti fino alla rotonda dove un carrarmato canadese evoca la battaglia tra alleati e tedeschi, svoltasi ad Ortona durante la Seconda Guerra Mondiale. Da qui raggiungiamo Ortona e la meta finale del cammino, la Basilica di San Tommaso Apostolo nella cui cripta sono custodite le spoglie del Santo. Secondo la tradizione i resti dell’apostolo Tommaso giunsero a Ortona dopo un lungo viaggio iniziato in Terra Santa e con tappa intermedia a Chios, da dove un navigatore ortonese li condusse fin qui. La Basilica è sopravvissuta a numerosi attacchi che si sono succeduti nel corso dei secoli, dall’assalto dei turchi del 1566 a quello francese del 1799, fino ai danni della Seconda Guerra Mondiale. Le reliquie di Tommaso vengono esposte ogni prima domenica di maggio nella Festa del Perdono. Chi ha ancora energie può visitare il vicino Castello Aragonese e, attraverso la scalinata sulla sinistra, raggiungere la Spiaggia della Ritorna, dove nella buona stagione si può fare un bagno ristoratore e meritato al termine del Cammino.

I MULINI RUPESTRI DI PRETORO Nella Valle del Foro, poco distante dal borgo medievale, sono ancora visibili alcuni mulini rupestri che testimoniano l’utilizzo dell’acqua per la produzione di farina, attività già documentata a partire dall’XI secolo e proseguita nei secoli successivi fino alla prima metà del secolo scorso, quando anche l’ultimo mulino venne abbandonato. La sterrata che porta verso i mulini rupestri di Pretoro è stata danneggiata da un alluvione per cui è possibile percorrerla solo a piedi facendo attenzione ai guadi a volte difficoltosi.

Ph Bigstockfoto

4b Cammino di San Tommaso 2a tappa

Ph M. R.

ITINERARIO MTB

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ITINERARIO MTB

5 Profumo

di vino

Anello: Ortona – Crecchio – Orsogna

Lunghezza del percorso 48,70 km Dislivello + 800 metri – 800 metri Difficoltà Medio Quota massima 443 metri s.l.m. Fondo Misto: 90% asfalto, 10% sterrato ben battuto / sentiero

Ph Bike InsideTeam

Bigstockphoto / Ermess

Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: stazione FS di Ortona, treni regionali con possibilità di bici al seguito.

L

sembra portare verso uno stabilimento molitorio. Come ulteriore riferimento, la prima strada che si trova sulla destra di questo percorso è contrada Sant’Elena. Si prosegue dunque, passando il primo gruppetto di case sulla sinistra e poi seguendo la conformazione della strada. Più che seguirla tutta andando a destra (al termine ci sono le indicazioni per il Parco dei Mulini) conviene tagliare per i 500 metri dello sterrato che si ricongiunge alla stessa strada. Si passa in località Vassarella, alla destra della croce fino alle vicine indicazioni per Crecchio, Villa Tucci, Parco dei Mulini, che è lì a un chilometro. Dopo la sosta nell’area attrezzata, al cospetto di un vecchio mulino, affrontando una breve ma ripida salita si prosegue per Crecchio, sempre su asfalto, con la piacevole ombra delle grandi querce. Al termine di questo tratto, in alto sulla sinistra, si presenta il borgo medievale di Crecchio, con il castello le cui prime notizie risalgono al 1279. È stato oggetto dei saccheggi dei Saraceni che sbarcavano a Ortona e ha visto la storica sosta del re Vittorio Emanuele III in fuga da Roma il 9 settembre 1943. È sede del Museo dell’Abruzzo Bizantino e Alto Medievale.

ungo corso Giacomo Matteotti a Ortona, a pochi passi dal castello Aragonese, c’è un massiccio portone in legno, verde. È l’ingresso di Palazzo Corvo, sede sia dell’Enoteca regionale sia dell’Istituto Nazionale Tostiano, che si ispira alle opere e alla vita del compositore Francesco Paolo Tosti, nato nella stessa cittadina nel 1846. Nelle sale espositive dell’Enoteca si custodiscono i vini delle aziende abruzzesi, con spazio per la degustazione, anche guidata, in abbinamento ai piatti della tradizione. Un luogo ideale per vivere meraviglie olfattive, di colori e sapori, un punto di partenza perfetto per una pedalata fra i vigneti. Un percorso misto da fare in mtb o gravel, su strade secondarie, lontani dal traffico, per pedalare spalla a spalla con i capanni delle vigne, alla scoperta di vecchi mulini e tratturi. Ecco allora che dalla Cattedrale si pedala verso corso Vittorio Emanuele, al termine del quale si seguono le indicazioni per Orsogna, lungo la SS538. Per evitare la statale, a circa 6 km dalla partenza, in località Strada Villa Torre, passata una pista di “mini speed” sulla sinistra, si prende la prima stradina sulla destra che

Bike tra i vigneti

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Castello d’Aragona

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Castello di Crecchio

CASTELLO DUCALE DI CRECCHIO Svetta con la sua ordinata e regolare struttura quadrata, splendido nei suoi colori caldi, come se il tempo per lui non fosse mai passato. Ai quattro angoli delle sue mura svettano alte torri, una delle quali si erge più maestosa delle altre: è l’antica torre di avvistamento normanna che nel XII secolo venne costruita come primo nucleo difensivo della fortezza. Chiamata Torre dell’Ulivo, era formata da tre livelli e comprendeva anche un piccolo deposito destinato al vettovagliamento. Più volte ampliato nel corso del tempo, il Castello di Crecchio fu anche meta di rifugio per numerosi sovrani e nobili, tra cui Re Vittorio Emanuele III e il principe Umberto, quando erano in fuga da Roma a Brindisi durante la Seconda Guerra Mondiale. Pesantemente bombardato, dagli Alleati, il castello fu restaurato e in parte ricostruito negli anni Sessanta e Settanta, nel rispetto delle strutture originali.

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PROFUMO DI VINO

Bigstockphoto / Adamico

ITINERARIO MTB

GUARDIAGRELE Questo piccolo gioiello artistico, affacciato sui profili montani della Majella, conserva un’antica tradizione legata alla lavorazione del ferro battuto e del rame sbalzato. La chiesa di S. Maria Maggiore domina il centro con un imponente campanile quadrangolare; appena al di sotto, uno splendido portale del ’400 rappresenta uno degli esempi più pregiati del gotico abruzzese. Nel centro storico, ai colori caldi del mattone si alternano quelli della pietra: interamente in mattoni è il Palazzo Vitacolonna del XVIII secolo, ispirato ai canoni rinascimentali, in pietra invece la piccola chiesa di San Francesco con la sua facciata perfettamente rettangolare.

LANCIANO, IL MEDIOEVO

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Castello, Crecchio

Si può scegliere se salire fino all’abitato o deviare verso la sterrata sulla destra indicata dal cartello Colli, in prossimità di una fonte prima dell’ultimo tornante che porta al centro, dirigendosi dunque in direzione Canosa Sannita. Dall’imbocco della sterrata all’ingresso del paese ci sono circa 700 metri di salita. Pedalando per 2 km sulla sterrata, si torna su asfalto all’altezza del piccolo cimitero di Canosa Sannita. Qui svoltare a sinistra per via Dietro le Vigne – toponimo evocativo per un giro nel segno di Bacco – che poi diventa via S. Moro e ancora fino al bivio con le indicazioni per Orsogna con la strada che diventa via Pescarese, da percorrere fino al primo bivio per imboccare la strada secondaria che conduce al convento. Qui c’è l’indicazione Strada comunale Fondo Valle Venna, però nel senso di marcia che stiamo seguendo ne vedremo il retro. È facilmente identificabile poiché nei pressi del bivio c’è uno spartitraffico con fontana e una statua di Madonna con bambino. Una bella stradina secondaria sul fianco della collina, asfaltata solo nei primi metri e nell’ultimo tratto

GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

che porta al convento. Dal bivio al convento si percorrono 8 km. Ottimo posto per riposare un po’, nel verde rigoglioso del Parco Territoriale dell’Annunziata, il Convento dei frati francescani è stato fondato nel 1448 da San Giovanni da Capestrano. Da qui si torna su asfalto seguendo la strada che lo costeggia e, dopo il primo bivio sulla sinistra, ci si ricongiunge con la SS538, che poi diventa via R. Paolucci e conduce alla Torre tratturale Di Bene, lungo l’antico tratturo Centurelle-Foggia. Dal Convento alla Torre ci sono 2,5 km. Da qui, per chiudere l’anello con rientro ad Ortona, si prende in direzione di via Torre Pellegrina, via Aldo Moro, via Chiusa, via Pescarese, per imboccare poi la prima a sinistra a 600 metri per una bellissima strada secondaria nel verde del parco per 1,5 km, fino a scollinare e ricongiungersi con l’attacco della sterrata presa prima in direzione del Convento francescano. In alternativa, non volendo fare lo sterrato, si prosegue per via Pescarese fino allo stesso bivio e da lì si rientra.

Bigstockphoto / Ermess

Vigna

Ph M. R.

Lanciano è una tappa fissa per gli amanti del cicloturismo. Il borgo medievale si distende su tre colli ed è distinto in quattro quartieri storici: Lancianovecchia, Civitanova, Sacca e il quartiere fortificato Borgo, dove nella Chiesa di San Francesco ebbe luogo il cosiddetto Miracolo Eucaristico che richiama ogni anno pellegrini da tutta Italia: secondo la tradizione fu qui che nell’VIII secolo un monaco basiliano vide trasformarsi l’ostia in carne. Nell’area del lancianese è apprezzato, e tanto, il salsicciotto frentano, composto da carni di maiale magre condite solo con sale e pepe. Già in un libro del XVIII secolo veniva segnalato come compenso per l’avvocato delle suore nel Convento di Santa Chiara a Lanciano. La forma del salsicciotto, schiacciata a parallelepipedo, si deve alla pressatura sotto grandi tavole di legno, mentre la sua stagionatura non supera mai i tre mesi.

Ph A. A.

SU TRE COLLI

Santa Maria del Carmine

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Linea Gustav 1a tappa

Da Torino di Sangro a Sant’Eusanio del Sangro

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Lunghezza del percorso 30 km Dislivello + 100 metri – 120 metri Difficoltà Medio Quota massima 129 metri s.l.m. Fondo Misto: 25% asfalto, 75% sterrato ben battuto / sentiero Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: stazione di Fossacesia- Torino di Sangro, dista 3 km dall’ingresso della Riserva Regionale. • www.terracoste.com/leccetatorinodisangro • www.sullalineagustav.it

Ph Bike InsideTeam

Calanchi

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a partenza dell’itinerario ciclabile ha luogo poco fuori dal centro di Torino di Sangro, sulla sommità della collina dove è costruito il Sangro River War Cemetery. Qui riposano le spoglie di oltre 2600 soldati del Commonwealth britannico che caddero in guerra durante la battaglia del fiume Sangro. Gli Alleati combatterono duramente contro i tedeschi per sfondare la Linea Gustav e numerosissime furono le vittime. Alle porte del cimitero, si imbocca un piccolo sentiero sulla sinistra che, immerso nel bosco, ci porta in 1 km alla Riserva Naturale Regionale Lecceta di Torino di Sangro (Tel.: 0873.913121, direttore@leccetatorinodisangro.it). Con il suo fitto manto di vegetazione che si getta sul mare, l’area protetta si sviluppa intorno alla foce del fiume Sangro per 175 ettari. Transitando dal centro visite si prosegue verso la foce, si abbandona il sentiero e si attraversa il ponte della vecchia linea ferroviaria. Dopo essersi lasciati alle spalle i suggestivi paesaggi della foce del Sangro si sottopassa la Statale 16 “Adriatica” e si comincia la cavalcata verso l’entroterra. Attraverso coltivi, vigne e oliveti si imbocca via Lungo Argine per 1.2 km e successivamente via Tratturo del Mulino. Si transita presso i ruderi del Mulino Grande di Fossacesia per poi proseguire lungo la ferrovia per circa 700 metri. Prima del cavalcavia autostradale si gira verso sinistra per 800 metri, oltre i quali si prende una strada bianca per 3 km. Si prosegue in direzione Contrada Guastacconcio, oltrepassando un nucleo di case e rimanendo sulla destra al primo bivio. Dopo il ponte ferroviario si curva prima a sinistra e poi a destra attraversando la SS652. Comincia quindi la salita verso il Castello di Septe di Mozzagrogna. Dopo averlo superato, sulla destra si trova l’area attrezzata di Fonte di Sette, dove ci si potrà fermare per una pausa di ristoro. Proseguendo per circa 1 km, si entra nel comune di Lanciano dopo una svolta a sinistra, tenendo la direzione sud-ovest per 3 km. Dopo un’altra svolta a sinistra e un incrocio con la SP Casoli-Fossacesia, si continua verso la SS652 che verrà incrociata nei pressi di un quadrivio. Tenendo la destra si imbocca un sentiero lungo il Sangro che si addentra nel SIC “Bosco di Mozzagrogna”, l’ultima area verde “superstite” della storica Selva di Septe e Piazzano. Lungo le

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Sangro River War Cemetery

rive del fiume questo bosco ripariale di pioppi e ontani neri dà freschezza anche a una piccola comunità di lontre. Dopo aver superato un sottopasso sulla SP Lanciano-Atessa, il percorso continua per 2 km. Si oltrepassa una breve deviazione tra coltivi e calanchi, dopodiché si pedalano gli ultimi 2 km ormai già all’interno della Riserva Naturale Regionale del Lago di Serranella (serranella@wwf.it). L’invaso nasce artificialmente alla confluenza tra i fiumi Sangro e Aventino e costituisce un’area umida ricca di biodiversità: sono oltre 25 le specie vegetali che crescono negli ambienti acquatici, ma la vera ricchezza dell’area è quella avifaunistica, con circa 218 specie di uccelli in transito o nidificanti registrati. Ci troviamo, qui, all’interno di un’Oasi del WWF che nasce proprio per preservare quello che è uno dei più importanti luoghi di sosta per gli uccelli migratori nell’area. Proprio qui, in questa oasi naturale, termina la nostra prima tappa, con lo sguardo rivolto verso le montagne della Majella che, via via, si fanno sempre più vicine.

Anello in MTB: Oasi di Serranella – Torino di Sangro

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ITINERARIO MTB

Tre tappe della Linea Gustav in sella alla mountain bike sono troppo impegnative? Dall’Oasi di Serranella si può tornare verso il litorale ripercorrendo solo in parte il percorso dell’andata: oltrepassato il ponte in contrada Guastacconcio di Paglieta, si prende il sentiero che scende a sinistra verso la pista sterrata che costeggia la sponda destra del fiume. Dopo circa 4 km, prima di passare sotto al viadotto dell’autostrada, ci si rimette sull’asfalto e lo si abbandona nuovamente, a sinistra, verso la pista sterrata (segnaletica presente) che si segue fino al ponte di “Zamenga” su cui ci si immette con una breve salita. Si attraversa a piedi un breve tratto di ponte asfaltato e ci si reimmette nel sentiero che segue il fiume fino ad entrare nella Riserva Lecceta Torino di Sangro (Tel.: 0873.913121, direttore@leccetatorinodisangro.it). Giunti nei pressi della zona umida, appositi pannelli indicano la presenza di una pianta autoctona: la Vitis vinifera. Proseguendo fino all’incrocio, si prende a destra la salita che – attraversando la SP119 – porta al Centro Visite della Riserva. Lunghezza del percorso 24 km / Dislivello + 200 – 240 metri / Difficoltà Media / Quota massima 129 metri s.l.m. / Fondo Misto: 25% asfalto / 75% sentiero.

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Da Sant’Eusanio del Sangro a Gessopalena

Lunghezza del percorso 23,50 km Dislivello + 550 metri Difficoltà Medio Quota massima 646 metri s.l.m. Fondo Misto: 60% asfalto, 40% sterrato Appunti • www.terracoste.com/leccetatorinodisangro • www.sullalineagustav.it

S

i riparte dalla Riserva del Lago di Serranella procedendo lungo il percorso degli orti, come indicato nella stessa area protetta. Il sentiero sterrato giunge nei pressi della chiesa di San Francesco, in località Guarenna di Casoli: una vera terrazza sul punto in cui i confluiscono il Sangro e l’Aventino. Raggiunta la SS84, si gira a sinistra superando l’Aventino. Siamo in contrada Selva di Altino: qui si imbocca via Mattioli e poi, a destra, via Benedetto Croce, per transitare su un percorso alternativo alla strada più trafficata. Dopo aver svoltato in via Nicola Moscardelli, si rientra in un terreno non urbanizzato tra i campi coltivati, pedalando su uno sterrato. Al primo bivio si riprende una strada asfaltata solo per poche centinaia di metri: svoltando subito a destra si prosegue su un tratto che lascia presto spazio a una strada bianca. Si arriva quindi

Gessopalena, il centro medievale

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tappa

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in prossimità del torrente Rio Secco e si prosegue sulla sua sponda, risalendo poi verso la SS84. Di fronte a noi, in cima al suo colle, si staglia il borgo di Altino. Tornando nel fondovalle, si attraversa un lungo rettilineo di 2 km in contrada Vicenne di Casoli, fino a incontrare una edicola votiva: qui si svolta a destra su una strada bianca. Inizia quindi una salita di 2,5 km verso Casoli, che si incontra nei pressi dell’area sportiva. Casoli, oltre a custodire un elegante Castello Ducale, è tristemente nota per essere sede di un campo di internamento operativo per tre anni dal 1940 al 1943, durante il periodo fascista. Percorrendo il corso Umberto I in tutta la sua lunghezza, si passa in via Cavassutti, dopodiché si gira a destra sulla strada in salita e si prosegue verso sud-ovest in un ambiente boschivo. Nei pressi di un tornante si imbocca uno sterrato a sinistra e in discesa, dopodiché si tocca la località Grotta Rimposta. Una volta lasciata anche l’ultima abitazione alle proprie spalle, si prende il sentiero che insiste nel SIC “Ginepreti a Juniperus Macrocarpa”, un’area appartenente al sistema Natura 2000 grazie al suo habitat raro in Abruzzo, composto perlopiù da ginepreti. Il SIC comprende anche le Gole del Rio Secco, un torrente che scorre tra pareti rocciose verticali di arenaria, le quali rendono il paesaggio ancor più scenografico. La nostra meta è ormai vicina: dopo aver superato alcuni capannoni, si imbocca la SP Peligna per 4,3 km e si arriva a Gessopalena. Leggendo il nome già si riesce ad intuire dove affondano le radici di Gessopalena, un piccolo borgo di origine medievale che guarda dal basso il versante orientale della Majella. Gypsum lo chiamavano i latini, gesso ai giorni nostri: è questo il minerale che compone le rocce chiare e lucenti nei cui paraggi venne costruito il paese. Un borgo di pastori e agricoltori che vivevano a stretto contatto con pascoli e boschi, ai quali si univano i cavatori e i venditori di gesso. Di fianco all’abitato si ammirano ancora i resti del centro medievale, tutto costruito sul suo crinale roccioso: distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è composto oggi solo da ruderi, ed è conosciuto come la piccola Pompei abruzzese. Addossate l’una sull’altra, le rovine delle abitazioni di Lu Jesse – Gessopalena in dialetto abruzzese – seguono l’andamento dello sperone di gesso su cui furono costruite e consentono di osservare le antiche nicchie interrate, le scale e i camini modellati nella pietra nuda.

Casoli

ALTINO La leggenda vuole che il borgo fosse un primo nucleo abitativo fondato dai profughi che nel 452 a.C. sfuggirono agli Unni di Attila, e che scelsero proprio la grande roccia immersa tra i boschi per ripararsi da ulteriori invasioni. I domini delle famiglie nobiliari si susseguirono nei secoli ad Altino, che non riuscì però a sfuggire ai saccheggi dei briganti dopo il Regno delle Due Sicilie. Le sue casette in pietra, però, ancora oggi scrutano dalla loro posizione dominante la valle dell’Aventino nella pace della provincia chietina.

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Linea Gustav 2

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Bigstockphoto / Adamico

ITINERARIO MTB

Oasi Serranella

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ITINERARIO MTB

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Linea Gustav 3a tappa

GAMBERALE

Da Gessopalena a Montenerodomo

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Segnaletica ufficiale della Linea Gustav

Il Museo Archeologico e della Storia e Trasformazione del Paesaggio, ubicato nell’acropoli, raccoglie tutto il materiale archeologico qui rinvenuto e consente di conoscere le modalità di interazione fra l’uomo e il paesaggio circostante attraverso una serie di pannelli esplicativi e percorsi tematici ed etno-storici. L’aria fresca che si respira al sito di Iuvanum anticipa di 2,5 km l’arrivo a Montenerodomo, il paese che si raggiunge proseguendo sulla SP132. Siamo nel punto più elevato del nostro percorso, lungo la Linea Gustav, a oltre 1.100 metri d’altezza. Guadagnando il centro del paese ci si può fermare in piazza Benedetto Croce, dove è allestita una mostra fotografica permanente che testimonia la distruzione di Montenerodomo per mano degli occupanti tedeschi. A fianco, i resti di Palazzo Croce, un’antica abitazione – anch’essa distrutta durante la guerra – che appartenne agli avi del filosofo abruzzese. Da questa località, ormai nel Parco Nazionale della Majella, si può ritornare verso la costa seguendo l’itinerario del “Sentiero della Libertà” (vedi pagina 36).

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Appunti • www.terracoste.com/leccetatorinodisangro • www.sullalineagustav.it

i esce dall’abitato sempre seguendo la via Peligna, per circa 1,5 km. Oltrepassata la contrada Atriena, girando prima a destra e poi a sinistra si seguono le indicazioni per Sant’Agata, in una discesa che prosegue per circa 2,4 km. Qui, durante l’occupazione tedesca, avvenne un tragico eccidio dove trovarono la morte 42 persone per mano delle truppe naziste. Oggi, un monumento in pietra rimane a memoria imperitura di quei giorni sventurati. Tornati indietro di circa 300 metri, si imbocca il sentiero sulla destra proseguendo verso sud-est per 1,8 km. Si risale verso Torricella Peligna prendendo, nei pressi di un tornante, una piccola strada che taglia il bosco e conduce alla via Peligna. Qui si sale verso il centro della cittadina che sorge tra le valli dei fiumi Sangro e Aventino. I palazzi ottocenteschi del paese si affacciano sul corso principale che conduce alla scalinata della Chiesa di San Giacomo dell’XI secolo. Poco distante, a tre chilometri dal paese, sorge il santuario della Madonna del Roseto, una chiesa rurale del 1500, manifestazione dell’architettura rinascimentale. Transitando per piazza Ettore Troilo, si possono anche vedere due monumenti che celebrano i cittadini torricellani morti in guerra con la Brigata Maiella, la brigata partigiana che tanto combatté per la liberazione, dall’Abruzzo fino all’Emilia Romagna e al Veneto. Uscendo dal centro si raggiunge la pineta comunale, si imbocca via Risorgimento e si prende un sentiero sulla destra che conduce a un’azienda agricola. La Majella si può ormai toccare con un dito, mentre al di sotto la valle dell’Aventino si dischiude in tutta la sua bellezza. Proseguendo, si supera la frazione di Fallascoso, in salita su via del Colle. In 300 metri si arriva sulla SP132, e da lì a Iuvanum. Su ciò che resta della città romana, edificata in questa località nel II secolo a.C., è possibile osservare due templi e un teatro sanniti, l’antico foro, la basilica e l’ara sacra. Un’apposita app, scaricabile direttamente dal sito del Parco Archeologico, condurrà il visitatore attraverso le ampie strade a grandi basoli, le antiche pavimentazioni romane.

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Lunghezza del percorso 17 km Dislivello + 520 m Difficoltà Medio Quota massima 1.130 metri s.l.m. Fondo Misto: asfalto (75%), sterrato ben battuto / sentiero (25%)

Gessopalena

La quarta tappa della Linea Gustav consente di scoprire questo borgo incastonato tra gli speroni del Monte Sant’Antonio, nel cuore del Parco Nazionale della Majella e a pochi passi dagli anelli sciistici di fondo di Pizzoferrato-Gamberale. Sono i Monti Pizi a circondare questo scenario incantato, con i loro fianchi coperti da faggete, abetaie e quercete. Un paese piccolo con una grande storia, anche recente, che è valsa a Gamberale la Medaglia d’Argento al Merito Civile in seguito all’occupazione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale.

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della Libertà

Anello: Serenella – Casoli – Fara San Martino – Roccascalegna uesto itinerario permette, oltre al mantenimento di un capitolo importante della nostra storia, di avvicinare un territorio straordinario per caratteristiche ambientali e culturali. Dopo lo sbarco delle truppe alleate a Salerno, i tedeschi crearono nel punto più stretto della penisola la Linea Gustav, collegando Ortona alla foce del Garigliano, sul Tirreno. Il Guado di Coccia fu il punto di attraversamento della linea fortificata, ma anche l’unico punto di passaggio facile di tutto il massiccio della Majella per i prigionieri fuggiti dal Campo 78 che accarezzavano la speranza di ricongiungersi al loro esercito stanziato dall’altra parte della montagna. Nell’inverno del 1943 e ’44 la gente abruzzese si adoperò per portare in salvo gli inglesi e americani, accogliendoli e nascondendoli nelle proprie case e dividendo con loro le poche risorse a disposizione. Uomini e ragazzi, profondi conoscitori del loro territorio, diventeranno abili guide capaci di condurre questi soldati attraverso sentieri impervi fino a Casoli, sede del comando Alleato. Il nostro percorso inizia dal parcheggio del Centro di Visita dell’Oasi di Serenella e attraversa borghi e luoghi toccati dal

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Lunghezza del percorso 101 km Dislivello + 941 metri – 941 metri Difficoltà Medio Quota massima 1300 metri s.l.m. Fondo 100% asfalto Appunti • Collegamento con la tappa nr 2 della Linea Gustav

A Lama dei Peligni fu trovato all’inizio del XX secolo il cosiddetto Uomo della Majella, un resto umano preistorico che si pensa possa risalire ad un periodo compreso tra il 7000 e il 5000 a.C. In età romana il territorio fu abitato dalla tribù italica dei Carecini, che popolarono i principali centri abitati di Juvanum e Cluviae. Un salto avanti fino all’epoca contemporanea ci porta al 1903, anno in cui Gabriele D’Annunzio ambientò proprio a Lama dei Peligni la sua tragedia “La figlia di Iorio”.

Bigstockphoto / Adamico

UOMO DELLA MAJELLA

Casoli

“Sentiero della Libertà” che vide protagonista anche Carlo Azeglio Ciampi. Usciti dal centro, prendiamo subito a sinistra la strada asfaltata in leggera salita: all’incrocio con la SS84 (dopo circa km 1,8) deviamo a destra (indicazione contrada Laroscia), verso la campagna; a un bivio trascuriamo la strada bianca che sale a sinistra, verso Laroscia. Una serie di curve preannunciano le case sparse di contrada S. Lucia. È decisamente bello lo scorcio panoramico sul paese di Castel Frentano, adagiato sul crinale di una collina; non dobbiamo raggiungerlo, al bivio proseguiamo a sinistra seguendo le indicazioni per S. Eusanio. Prima in discesa, poi in salita, dopo circa 1.5 km seguiamo a sinistra le indicazioni per Casoli. L’ambiente è tipicamente collinare, ulivi e querce accompagnano la nostra pedalata. Dopo circa 2 km ci lasciamo alle spalle frazione Ripitella. In questa zona crescono gli alberi delle olive intosso di Casoli: il nome si deve al fatto che, per essere gustate, le olive di Casoli dovessero essere addolcite – ossia ‘ndosse – e poi passate diverse volte sotto l’acqua fresca delle sorgenti locali. Queste olive oggi sono utilizzate per la produzione di un olio extravergine di oliva che si presenta verde intenso e di gusto forte, amarognolo e leggermente piccante. Si sale, si scende, finché la vista su Casoli si fa più nitida. Dalla frazione Piane delle Vigne possiamo riprendere fiato: la strada perde quota verso il fondovalle, fino a Selva Piana. Da qui si segue a destra la SS84. Arroccato in cima alla collina il castello di Casoli vigila sulle valli del Sangro e dell’A-

Ph M.R.

7 L’itinerario

Ph A. A.

ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

Santa Maria in Monte Planizio

LETTOPALENA BORGO MEDIOEVALE Adagiato su grandi blocchi calcarei, Lettopalena nacque intorno all’abbazia benedettina di Santa Maria di Monteplanizio e ancora oggi mostra il lascito del suo passato con i ruderi delle sue mura ciclopiche e i ruderi dell’ex chiesa dedicata a San Nicola di Bari. Questo territorio è però da scoprire sui suoi sentieri e nei suoi ampi pascoli, come quelli che si incontrano a Fonte della Noce, un’ampia area verde a 1000 metri di quota circondata da sorgenti e dai boschi dei Monti Pizzi.

Paesaggio collinare, Ripitella Paesaggio collinare, Ripitella

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Sul Monte Porrara, questo piccolo eremo si nasconde in uno scenario naturale da favola. Costruito in cima a uno strapiombo, è costituito da una chiesa, un piccolo agglomerato abitativo e da un giardino pensile ricavato dalla rupe. Un ambiente spartano che si inserisce perfettamente nella natura e che fu costruito nei pressi della grotta in cui Pietro da Morrone – poi Papa Celestino V – sostò per tre anni dal 1235 al 1238 in ritiro spirituale. Nonostante sia servito da una comoda strada, l’eremo è raggiungibile da sentieri nascosti e suggestivi, che si inoltrano nel bosco e consentono di scoprire i preziosi ambienti naturali del Parco Nazionale della Majella.

ventino. Nel periodo rinascimentale il mastio si sviluppò e ingentilì con nuove aree, come il cortile interno, trasformandosi in un elegante palazzo nobiliare; nei primi del Novecento vi trovarono ospitalità importanti uomini di cultura e artisti come Gabriele D’Annunzio, Francesco Paolo Michetti e Cesare De Titta. Senza sosta possiamo proseguire verso Fara San Martino, oppure con una breve trasgressione salire a Casoli. In questo secondo caso, oltrepassata la frazione di Quarto da Capo si raggiunge il lago San Angelo o di Casoli. Sotto lo sbarramento dell’Aventino, dopo alcuni tornanti si prende a destra (indicazioni per Torretta), poi a sinistra, si supera un ristorante sulla destra, si oltrepassa contrada Torretta e ci s’immette nuovamente sul percorso principale che sale verso Fara San Martino. Le case in pietra quasi si confondono con le pareti rocciose che fanno da quinta all’abitato: il colpo d’occhio è davvero suggestivo, con le rocce che rubano letteralmente lo sguardo. Terra Vecchia, così si chiama uno dei quartieri più antichi e meritevoli di visita a Fara San Martino, accessibile dall’antica Porta del Sole. Trascuriamo la strada a destra diretta al borgo di Palombaro. Siamo ormai ai piedi della Majella, l’acqua del Verde è protagonista di un prodigio: ha scavato un impressionante canyon che svela la magia della creatività umana, rappresentata dai resti di un’antica abbazia medioevale. Un luogo che da solo vale questa avventura! L’acqua del torrente ha fatto anche la fortuna dei pastifici storici di Fara San Martino, bisogna pertanto prestare attenzione in questo tratto di strada trafficato dai camion che

trasportano l’ottima pasta secca che si produce in paese. La pedalata continua lungo la strada che sale ripida fino a Passo San Leonardo: in successione, lascia prima sulla sinistra il bivio per Civitella Messer Raimondo, entra nel bosco di cerro della frazione La Selva, poi in discesa supera sulla sinistra il bivio della frazione Corpi Santi. Da qui girando a destra sulla SS84, si va avanti prima in salita e poi sotto la parete rocciosa della montagna, per giungere a Lama dei Peligni. Là dove l’alto vastese si incunea dolcemente alle falde della Majella, questo paese ospita l’area faunistica con il maggior numero di camosci d’Abruzzo. Nei pascoli d’alta quota non è raro trovare le stelle alpine appenniniche. Superato Lama dei Peligni, direzione Palena (Km 9), la strada costeggia la montagna per circa 3 km, fino all’ingresso di una galleria, dove sulla sinistra c’è l’accesso al “Sacrario Brigata Maiella”, la brigata partigiana che tanto combatté per la liberazione, dall’Abruzzo fino all’Emilia Romagna e al Veneto. All’uscita della galleria, dopo circa 500 metri, troviamo la Grotta del Cavallone, dove gli abitanti di Taranta Peligna si nascondevano per fuggire alle rappresaglie delle truppe tedesche. Questo magnifico anfiteatro ipogeo aveva già avuto il suo momento di notorietà: al suo interno è ambientata la storia della “Figlia di Iorio”, tragedia pastorale scritta da Gabriele D’Annunzio nel 1903. Da qui si ammira il panorama di Taranta Peligna, paese che sorge alle pendici della montagna. Dal borgo, grazie a 174 gradini scavati direttamente nella roccia, si può facilmente raggiungere l’entrata della Grotta del Cavallone (1300 m). Riprendiamo a pedalare lungo la pista che costeggia la montagna

Ph R. Visci

LA MADONNA DELL’ALTARE

L’ITINERARIO DELLA LIBERTÀ

Ph A. A.

ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

Sacrario Brigata Maiella

Grotta del Cavallone, Taranta Peligna

Castello di Roccascalegna

Bigstockphoto / Buffy1984

Pare costruito su una rampa di lancio verso il cielo. La sua imponente struttura risale probabilmente al periodo dei Longobardi, che tra il V e il VI secolo fecero una prima opera di fortificazione della rocca. Con l’alternarsi delle dominazioni, Roccascalegna passò prima in mano agli Svevi, poi agli Angioino-Aragonesi, che lo arricchirono di altre strutture. Passarono gli anni e anche l’aspetto del castello mutò con il tempo, fino alla condizione attuale, frutto di imponenti lavori di restauro eseguiti alla fine degli anni ’90. Oggi il castello si erge austero sul suo sperone roccioso, intorno al quale modellò i suoi ambienti, e sul borgo medievale sottostante. Ancora visibile al suo interno, il vecchio carcere, la torre angioina e la chiesa. Un vero tuffo nel passato medievale tra le alture dell’entroterra chietino.

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Fara San Martino è il borgo dell’acqua e della pasta: le sue sorgenti forniscono un elemento tanto semplice quanto prezioso per le industrie e le botteghe che qui producono pasta da decenni. Poche centinaia di metri separano il borgo dalle Sorgenti del fiume Verde e altrettanti dalle Gole di San Martino, strette fenditure nella roccia che sintetizzano quella sensazione di struggente impotenza dinanzi alle imponenti forme della natura. All’interno della forra si celano i resti di San Martino in Valle, un monastero benedettino incastonato nella roccia, riportato recentemente alla luce.

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Ph A. A.

FARA DI SAN MARTINO

Grotta del Cavallone

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Ph A. A.

e elargisce una bella vista su Lettopalena e la vallata sottostante. All’ingresso di Palena si trascura il bivio a sinistra per le piste di sci di Roccaraso. Qui giungevano i fuggitivi del Campo 78, guidati dai partigiani verso i territori già liberati dagli Alleati dopo una lunga discesa dal Guado di Coccia presidiato dall’esercito tedesco. Subito dopo il paese, in direzione Torriccella Peligna, dalla SP107 guadagniamo quota 1.300, la più elevata del percorso. Raggiunta l’area pic-nic del rifugio Fonte La Noce, ci aspetta una bella discesa a zig e zag in un bosco di cerro e superato a destra il bivio della frazione Fonticelle e di Montenerodomo, sfioriamo la frazione di Fallascoso. Nei pressi di questo piccolo borgo (primo bivio sulla destra poco dopo usciti dal paese SP132), sorge Juvanum, Parco Archeologico classificato dal Ministero dei Beni Ambientali come area di interesse nazionale. Sempre in discesa, si arriva a Torricella Peligna, paese di alta collina che spazia dalla Majella orientale fino al Mare Adriatico. Secondo la leggenda, su una rupe di roccia poco distante dal centro abitato, si potrebbe scorgere l’orma di Sansone che avrebbe attraversato da qui la valle sottostante con un solo passo. Nel centro di Torricella Peligna si devia a destra sulla SP110 per Roccascalegna; poco dopo la strada scende a tornanti sul versante opposto, mostrando un ampio panorama su tutta la Valle del Sangro. A Colle Zingaro svoltiamo a sinistra per seguire l’indicazione del fondo valle. La strada si apre su un paesaggio collinare di ampio respiro. Superato il crinale argilloso di una collina – e lasciando a destra il bivio della SP129 – entriamo a Roccascalegna, borgo che conserva uno dei più spet-

Javanum, Parco archeologico

tacolari e possenti manieri d’Abruzzo. Proseguendo lungo la SP110 perdiamo quota e attraversata contrada Collegrande giungiamo ad Altino, piccolo borgo arroccato su uno sperone nella valle dell’Aventino. Ad Altino non è raro vedere grandi collane di peperoni – dette “Crolli” – lasciate essiccare all’aria aperta per diversi giorni, sotto la luce del sole. Il Peperone dolce è un piccolo ortaggio a forma di corno, dal colore rosso intenso, che viene anche chiamato peperone “a cocce capammonte” – letteralmente “a testa in su” – per la sua curiosa forma. Mantenendoci sempre sulla strada provinciale ed evitando i numerosi incroci delle varie contrade, il percorso rientra definitivamente nel fondo valle, fino a immettersi in località La Selva, sulla SS84. Dopo la contrada, i ciclisti in sella ad una mountain bike possono rientrare seguendo la seconda tappa della Linea Gustav (vedi pag 32), altrimenti bisogna dirigersi verso Guarenna Nuova. Si prosegue a destra, sempre dritti, oltrepassando il villaggio; superato a destra l’innesco della SS159, si continua ancora dritti uscendo dal centro abitato e raggiungendo il bivio in contrada Guarenna Nuova. A questo punto, deviando a sinistra si chiude il circuito e si torna al punto di partenza della Riserva Naturale di Serranella (serranella@wwf.it), una delle aree più importanti per la sosta degli uccelli migratori (Centro Visite in località Brecciaio 2, Tel. 0872.50357). In appositi stagni, accessibili ai turisti, nell’ambito del Progetto Emys sono stati ricostruiti gli habitat tipici che ospitano le testuggini palustri sottratti a detenzione illegale e per l’allevamento e la successiva reintroduzione.

Montenerodomo

GROTTA SANT'ANGELO Sulle alture ai margini di Palombaro si nasconde tra la vegetazione questo piccolo riparo nella roccia, con i resti dell’antica chiesa dedicata a Sant’Angelo (sec. XI e XII). Il sentiero nr 8 – che inizia da località di Fara San Martino – rappresenta un vero bagno nella natura e negli ambienti del Parco Nazionale della Majella. Al termine del cammino, l’eremo si nasconde lì, tra la vegetazione e un alto fronte di roccia che lo sovrasta, lasciando stupito chi lo individua per primo nei colori della pietra viva.

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San Martino in Valle

L’ITINERARIO DELLA LIBERTÀ

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ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

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Naturale Lecceta di Torino di Sangro

Anello: Riserva – Sangro River War Cemetery

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iamo vicini al mare, l’odore dell’Adriatico lascia una scia piacevole negli escursionisti. La strana sensazione del sale sulla pelle si percepisce pedalando nella Riserva Naturale che si estende per 175 ettari, dalla foce del Sangro fino a quota 126 metri, sulla collina dove è situato il Cimitero di Guerra Britannico. In sella alla mountain bike si può dunque esplorare uno dei pochi boschi litoranei rimasti sulle rive dell’Adriatico, all’interno di un antro naturale dove la vegetazione ripariale cresce lungo il fiume e si mescola ai lecci e alle roverelle tipici della macchia mediterranea. La prima tappa inizia dal Centro Visite della Riserva Regionale Lecceta di Torino di Sangro, in contrada Da Saletti, SP119, km 1. Oltrepassata l’Area pic-nic seguiamo le indicazioni del Percorso Natura, fino all’Area Faunistica che ospita esemplari di testuggine terrestre in via di reimmissione in natura; sono loro le padrone di casa indiscusse, impresse sul simbolo della Riserva. Una volta costeggiato lo stagno, dopo circa 500 metri si guadagna quota, al successivo tratto in discesa attraversiamo una pista in cemento per poterci immettere nella

Lunghezza del percorso 9.50 km circa Dislivello + 186 metri – 126 metri Difficoltà Medio Quota massima 126 metri s.l.m. Fondo Misto: 20% asfalto, 30% sentiero, 50% sterrato Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: stazione FS Fossacesia - Torino di Sangro, dista 3 km dal Centro Visite della Riserva Regionale. • www.terracoste.com/leccetatorinodisangro

TORINO DI SANGRO Il borgo è circondato da colline e uliveti, in lontananza la vista sulla Majella. Qui la tradizione del mare incontra i profumi dell’entroterra. Il vecchio centro abitato conserva edifici di grande pregio come la cinquecentesca chiesa di San Salvatore e della Madonna di Loreto.

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TRA MARE E TERRA

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prima parte del Percorso Escursionistico, esplorando così il versante costiero della Riserva. Nell’area protetta una grande varietà microclimatica consente a oltre 465 specie vegetali di vivere in diversi habitat. Dopo circa 600 metri dalla barra – che apre il nuovo versante – si oltrepassa un bivio proseguendo linearmente per 800 metri; alla successiva biforcazione continuiamo dritti e dopo circa 550 metri si svolta a destra per pedalare lungo la traccia che guadagna quota per 250 metri circa. Al termine della salita bisogna andare dritti, sulla destra, e pedalare lungo la strada sterrata su contrada Lentesco; superata la curva giriamo a destra dopo 100 metri. Al primo incrocio si prende a destra, pedaliamo su asfalto (contrada Piana di Sodero) per circa 600 metri, quindi dopo l’ingresso di un’abitazione svoltiamo verso la strada interna – sulla sinistra – che si collega a contrada Colle Meschino. All’incrocio con Colle Meschino si prende a sinistra e dopo 150 metri giriamo a destra per contrada Sentinella che si attraversa tutta fino al primo incrocio: ora si gira a destra e dopo un breve rettilineo di nuovo a destra fino al cimitero militare, in contrada Sentinella. Qui riposano le spoglie di oltre 2600 soldati del Commonwealth britannico che caddero in guerra durante la battaglia del fiume Sangro. Gli Alleati combatterono duramente contro i tedeschi per sfondare la Linea Gustav e numerosissime furono le vittime che ora riposano in questo camposanto. Progettato da Louis de Soissons, lo stesso architetto che ha curato la costruzione del Cimitero militare canadese di Ortona, il Sangro River War Cemetery si sviluppa con un’imponente corona di lapidi di marmo. Non ci resta che dirigerci nuovamente verso il litorale lungo la strada asfaltata: oltrepassate le contrade Sentinella e Piana di Sangro, si va dritti verso la discesa di cemento che attraversa il bosco. A 250 metri dall’inizio della discesa, rientriamo a sinistra nella lecceta seguendo le indicazioni per il Centro Visite.

LA RISERVA LECCETA DI TORINO DI SANGRO L’area protetta è gestita da una cooperativa che propone workshop, seminari di carattere divulgativo-scientifico, attività ludico-ricreative, laboratori didattici per bambini e ragazzi, escursioni guidate con degustazioni di prodotti tipici locali, mostre d’arte e letture, corsi di yoga, campi di volontariato. La visita della Riserva Regionale, libera e gratuita, consente di accedere a diversi itinerari: il Percorso Natura, il Percorso Cimitero (che conduce al Sangro River War Cemetery), il Percorso Escursionistico, il Percorso Sangro, il Percorso mtb, il Percorso Trabocco. Per info: Tel.: 0873.913121, direttore@leccetatorinodisangro.it

Ph A. A.

8 Riserva

Ph Coop Terracoste

ITINERARIO MTB

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Faro e chiesa di Santa Maria di Pennaluce

Bigstockphoto / Ermess

ITINERARIO MTB

Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci

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Anello: Punta Aderci e Punta Penna

S

ul promontorio una scalinata risale il fianco di un’altura a picco sul mare, regalando al viaggiatore uno sguardo da brividi sull’area protetta. Nel silenzio interrotto solo dal fruscio delle onde, gabbiani e uccelli marini si librano nell’aria cercando le proprie prede sotto il livello dell’acqua, dove trovano dimora anche le tartarughe marine. Un vero anfiteatro di natura selvaggia che ospita le tipiche specie della vegetazione dunale. Siamo nella Riserva Naturale di Punta Aderci (Tel.: 085.8279489, info@cogecstre.com), senza dubbio il tratto costiero della provincia di Chieti che meglio si presta a escursioni a piedi e in bici: i suoi percorsi panoramici restituiscono al meglio l’essenza di questo angolo selvaggio di Costa dei Trabocchi. L’area protetta si sviluppa dalla foce del fiume Sinello alla spiaggia di Punta Penna, nel territorio di Vasto. Il nostro percorso, nemmeno a dirsi, inizia dal parcheggio della Riserva Naturale, prossimo alla zona industriale di Punta Penna che rappresenta una vera e propria oasi incontaminata. Seguiamo per poche centinaia di metri una strada ampia e brecciata che dirige verso il promontorio, capace di elargire un panorama davvero unico; un colpo d’occhio che nelle giornate più limpide consente di ammirare da un lato le cime del Gran Sasso e della Majella, dall’altro le lontane scogliere del Parco del Conero. Questo percorso ci immerge negli scenari più peculiari

Lunghezza del percorso 12 km circa Dislivello + 50 metri – 50 metri Difficoltà Facile Quota massima 50 metri s.l.m. Fondo Misto: 10% asfalto, 80% sterrato ben battuto, 10% sterrato con fondo leggermente sconnesso Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: stazione di Porto di Vasto, dista 1,50 km dall’ingresso della Riserva Regionale dove si possono noleggiare le biciclette

VASTO

della Riserva: sotto alla pista bianca, sospesa ad una ventina di metri sul livello del mare, si trova la splendida e solitaria spiaggia di Mottagrossa. Non a caso qui trovano dimora alcune specie di uccelli come gli aironi, gli eleganti svassi, i falchi di palude e i timidi fratini che fanno i loro nidi proprio sulle distese sabbiose della riserva. Inizia ora una breve perdita di quota: a destra quella più tecnica, altrimenti si seguono le indicazioni lungo la via normale. Alla fine della discesa ci s’immette nella macchia mediterranea che caratterizza quest’ambiente costiero che per ben 285 ettari è protetto dalla Riserva. Una volta attraversate alcune case rurali, teniamo la destra seguendo le indicazioni verso un bed&breakfast e mantenendo la destra si raggiunge la strada asfaltata. Lungo questa parte di percorso ci rendiamo conto come alle spalle delle spiagge l’ambiente muta repentinamente in un’area agricola fatta di vigne, oliveti e appezzamenti coltivati. Ora si gira a destra, verso la circondariale di Vasto, la seguiamo fino in fondo, affiancando vigne e vitigni autoctoni, per poi raggiungere, dopo una breve discesa, non molto impegnativa, il ponte sul fiume Sinello che ci permette di risalire, tenendo la destra, verso l’ex tracciato ferroviario in direzione Vasto. Una magnifica lecceta ci accompagna per qualche chilometro prima di arrivare di nuovo al Promontorio di Punta Aderci. Sempre in sella alla nostra mountain bike.

Il suo centro storico è un agglomerato di monumenti come il medioevale Castello Caldoresco o l’elegante Palazzo d’Avalos con i suoi splendidi giardini, uno degli esempi più pregiati dell’architettura rinascimentale abruzzese. E poi la loggia Amblingh, una lunga passeggiata che lambisce i sontuosi palazzi e offre paesaggi da cartolina sul golfo di Vasto. Arte e cultura sono da tempo presenze vive in città: lo testimoniano il Teatro Rossetti e i numerosi musei cittadini, come il Museo Civico, il Museo del Costume Antico, la pinacoteca e il Museo Archeologico, che conserva al suo interno oltre 1000 reperti di eccezionale pregio.

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Bigstockphoto / Adamico

Punta Aderci

Ph Marco Raccichini

La Riserva Naturale di Punta Aderci è amica delle due ruote. Sulla spiaggia di Punta Penna, estremità dell’area protetta, si possono noleggiare mountain bike durante la stagione estiva, per addentrarsi tra i sentieri e scoprire le verdi ricchezze celate al suo interno. Dopo una lunga pedalata, Punta Penna è il luogo ideale per rilassarsi e rinfrescarsi nelle acque dell’Adriatico.

Ph Bike InsideTeam

PUNTA PENNA

Chiesa Santa Maria Maggiore

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ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

10 Percorso

degli antichi Itali ci

Anello: Archi – Tornareccio – Monte Pallano

ATESSA

Ph A. A.

Duomo di San Leucio

Bigstockphoto / Ermess

Tra le colline che circondano la valle del Sangro si erge Atessa, di origine romana: scavi archeologici hanno testimoniato il suo profondo legame con la coltivazione del fico, in particolare con la varietà “Reale”. Sono un ottimo ingrediente per dolci, biscotti, confetture e prodotti da forno. Speciali da gustare, quando incastonati nel tipico torrone di Atessa.

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Palazzo Cieri, Archi

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Bigstockphoto / Maugli

L

a vallata del Sangro è punteggiata da piccoli borghi medievali, che la scrutano dalla cima di alture sempre ricche di vegetazione mediterranea. “Terrazza sul Sangro”, così è soprannominata Archi, in ragione della sua stupenda posizione panoramica sulle valli dell’Aventino e del Sangro. Qui, in un paesaggio di media collina – l’olio è di qualità! – nel periodo postunitario imperversava il brigantaggio; ad Archi valse l’onere e il privilegio di contrastarlo con il riconoscimento del regio esercito di Guardia Nazionale Italiana, corpo militare del Regno d’Italia. Oggi, il luogo è amabile e sereno, punto di partenza del nostro itinerario cicloturistico che si allontana gradatamente dai numerosi palazzi storici che impreziosiscono il borgo, sul quale vigila dall’alto la rocca. Piazza Marconi, s’inizia a pedalare, direzione Tornareccio, lungo la SP 216. Sono circa 7 km in leggera salita ma, come si suol dire, molto pedalabile. Il piccolo borgo alle pendici del Pallano sembra letteralmente appeso ai verdi fianchi della montagna. Inoltrarsi tra i suoi vicoli è un’esperienza sorprendente: Tornareccio è un vero e proprio museo a cielo aperto, arricchito da oltre ottanta

Lunghezza del percorso 39 km Dislivello + 1076 – 1076 metri circa Difficoltà Medio Quota massima 1020 metri s.l.m. Fondo 100% asfalto

Colledimezzo in Abruzzo, Lago di Bomba

mosaici incastonati sulle facciate delle abitazioni, lasciti dell’evento “Un mosaico per Tornareccio”. La manifestazione che prese il via nel 2006, promuove questa curiosa forma d’arte aperta ad artisti e disegnatori che vedono installare creazioni più votate dai cittadini sui muri delle abitazioni. Tornareccio è anche il paese del miele, un nettare pregiato che qui viene prodotto in diverse varietà: d’acacia, millefiori, di rododendro, eucalipto e arancio. Proprio gli ambienti scarsamente inquinati e la grande biodiversità fecero di Tornareccio un luogo ideale per l’apicoltura già dalla fine dell’Ottocento. Nella capitale del miele abruzzese nacque una particolare modalità di produzione chiamata “nomadismo”: lo spostamento continuo degli sciami per trovare le migliori piantagioni e consentire una produzione di mieli mono floreali di grande qualità. Oggi il Comune conta circa 10.000 alveari e oltre 30 aziende che operano nel settore e che producono circa la metà del miele regionale. Tornati in sella alla bicicletta, appena fuori da paese si raggiunge il bivio per Monte Pallano: la strada di media pendenza suggerisce marce basse, fino alla cima è salita per

MONTEFERRANTE E IL LAGO DI BOMBA In cima al colle, dal piccolo grappolo di case in pietra di Monteferrante la vista spazia dalle cime più alte della Majella alla chiazza blu intensa del lago di Bomba. A pochi chilometri, le Cascate del Verde (Tel: 0872/945022, rioverdesnc@libero.it), un triplice salto spettacolare all’interno della riserva regionale. Sul profilo del centro medievale di Monteferrante si innalzano i torrioni del castello dei Di Sangro e la chiesa di San Giovanni Battista Decollato con i suoi interni barocchi.

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ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

MUSEO DEL MAIALE DI CARPINETO SINELLO

cinque sesti del percorso. Però prima di raggiungere quota 1.020, prendiamo fiato con una breve disgressione verso le Mura Megalitiche di Pallanum, città del IV-V secolo a.C, che si estendono qui per 4 metri di altezza e 160 di lunghezza, interrotte solo dalle due porte d’ingresso, le porte del Monte e del Piano, alte solo 80 centimetri. La pedalata può ora riprendere fino in cima, un eccezionale punto di osservazione sulla costa adriatica, sul vicino lago di Bomba e sui monti Frentani. Sin dal paleolitico, e successivamente in epoca romana e tardo medievale, la posizione strategica e le sorgive presenti sul monte hanno reso l’area adatta all’insediamento umano, la cui traccia è osservabile tramite un percorso archeologico visitabile tutto l’anno. Il più è fatto, ora ci spetta la discesa verso Bomba, lungo via Sambuceto, fino in fondo. Solo poco prima dell’ingresso del centro abitato (50 m) si deve svoltare a destra su via Giardino; la seguiamo per un chilometro per poi svoltare a destra su via Pallano in direzione Archi – Tornareccio, tagliando orizzontalmente il versante nord del Monte Pallano. Quest’ultimo tratto, 3.5 km abbastanza impegnativi, ci riportano sulla SP216 e svoltando a destra, dopo circa 6 km, si raggiunge

Ph E. Bottino

Apicoltura

PERCORSO DEGLI ANTICHI ITALICI A Carpineto Sinello c’è un museo molto particolare, dedicato a una presenza costante e silenziosa tra gli animali della fattoria. È il Museo del Maiale, ospitato all’interno del Castello Ducale di Carpineto Sinello, una struttura che nasce con l’intento di preservare e divulgare la tradizione agroalimentare, culturale, sociale ed economica che l’allevamento dei suini ha sviluppato nel corso dei secoli. Il museo nasce nella zona di produzione della Ventricina, un salume dalla forma ovoidale che deve il suo nome alla parte – il ventre del maiale – che veniva utilizzata per insaccare la carne. La visita, oltre a stimolare una riscoperta della cucina pastorale, ha un’ampia sezione dedicata ai profumi e agli assaggi. In circa 1.000 metri quadri di area, cinque sezioni espositive raccontano la storia del rapporto tra uomo e maiale dall’antichità ai giorni nostri.

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Ph G. C.

La chiesa di San Tommaso Apostolo e il palazzo del comune chiudono dai due lati la piccola piazza del paese, contornata da piccole case in pietra e laterizi. A Perano da provare è la Pizze e foije, il piatto tipico perranese, composta da una pizza di mais cotta nel camino, mescolata a verdure e arricchita da peperoncini fritti e sardine: garanzia di un piacevole ristoro, dopo aver camminato o pedalato tra i sentieri che circondano il paese. Ai bordi del centro, in contrada San Tommaso, un anziano custode segna il tempo di Perano da decenni: è la Grande Quercia, un esemplare maestoso considerato tra i più belli d’Italia.

Ph A. A.

PERANO

Tornareccio

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Tornareccio, mura megalitiche

di nuovo Archi. Scesi dalla sella della bicicletta, provate anche il piacere di sedervi a tavola per provare la Ventricina, un insaccato di lunga stagionatura ottenuto dalle parti più nobili del maiale. Una volta insaccato, viene stagionato per almeno cento giorni. La Ventricina è stato il primo tra i Presidi Slow Food abruzzesi e nella cucina tradizionale viene utilizzata come ingrediente del ragù, ma soprattutto è gradito a pezzi con il tradizionale pane abruzzese. Salumi e insaccati sono alimenti che appartengono alla tradizione culinaria locale in quasi tutte le parti d’Italia, e anche l’Abruzzo non fa eccezione: per i più curiosi suggeriamo la visita al Museo del Maiale, ospitato all’interno del Castello Ducale di Carpineto Sinello. GUIDA CICLOTURISTICA DELLE PROVINCE DI CHIETI E DI PESCARA

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nei luoghi di Cele stino V

Da Roccamorice all’Eremo di Santo Spirito a Majella

Lunghezza del percorso 12 km circa Dislivello 640 metri circa Difficoltà Medio Tempo di percorrenza 1,30 ore Fondo Misto: asfalto e sterrato Appunti • Parco Nazionale Majella Guardiagrele (CH) www.parcomajella.it

COLLE DELLA CIVITA Uno dei più importanti insediamenti agro-pastorali della Majella si raggiunge facilmente dall’itinerario qui descritto: al crocevia degli Eremi di San Bartolomeo e Santo Spirito a Majella si prende la strada che sale per circa 3.5 km, in direzione del Blockhaus. Si raggiunge così questo villaggio in pietra disposto in modo quasi labirintico, dove capanne a tholos, recinti, muretti di contenimento e pavimenti acciottolati sono collegati tra loro. Questa perla di architettura spontanea stagionale rappresenta la memoria storica della vita dei pastori.

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D

urante il crepuscolo della civiltà romana fiorì il monachesimo con la nascita di romitori isolati, dove secoli fa gli eremiti trovarono quella pace che attira ancora oggi il turista sensibile e attento. Santo Spirito a Majella, vicino a Roccamorice, è uno di questi luoghi mistici, sui monti della Maiella, dove dimorò inizialmente Celestino V. I luoghi riconducibili alla storia di Pietro da Morrone, divenuto Papa 800 anni fa, sono toccati dal Sentiero Celeste, un suggestivo itinerario a piedi, ma alcuni di questi luoghi di ritiro spirituale sono accessibili anche su due ruote. Santo Spirito è protagonista di questo itinerario ciclabile su strada che inizia dal borgo di Roccamorice. Si può lasciare l’automobile all’ingresso di Roccamorice, nel parcheggio dietro la piazza e da qui si guadagna quota lungo la strada fino a un bivio: la direzione è quella di Santo Spirito a Majella, quindi al bivio prendiamo a destra. Superato un distributore di carburante e il camposanto, dopo 50 metri incontriamo un crocevia: prendiamo a destra lungo una carrareccia che sale verso Case Pagliai. Alla prima diramazione si prende a sinistra e dopo appena 100 metri, al bivio successivo, si prende a destra; la serie di crocevia continua, infatti dopo 200 metri, a destra, si prende l’indicazione per l’Eremo di San Bartolomeo in Legio. A questo punto si prosegue sulla pista sterrata tralasciando ulteriori diramazioni; solo dopo circa 2 km si svolta a sinistra lungo una stretta via che guadagna quota verso Macchie di Coco, lasciando sulla destra il vallone di San Bartolomeo. L’itinerario intercetta il Sentiero dello Spirito del Parco Nazionale della Majella: il nostro suggerimento è quello di lasciare temporaneamente le due ruote per scendere a piedi a San Bartolomeo in Legio (circa 20 minuti), eremo dove Celestino V andava periodicamente a cercare rifugio spirituale e da lui stesso in parte restaurato nel 1250. Il costone roccioso sotto il quale è costruito quasi lo copre del tutto, tanto che roccia ed eremo si confondono, diventando

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San Bartolomeo in Legio

ITINERARIO DELLO SPIRITO: L’EREMO DI SANT’ONOFRIO

una cosa sola. Si accede attraverso la Scala Santa, scavata nella pietra, che porta a una balconata rocciosa per poi giungere alla chiesa. Torniamo in sella alla mountain bike, giunti a Macchie di Coco abbandoniamo il sentiero per immetterci a destra sulla strada asfaltata in direzione dell’Eremo di Santo Spirito a Majella. La pendenza è sempre in salita, 6 chilometri ci separano dall’Eremo; quando Petrarca venne a visitarlo fu talmente colpito dal silenzio e dalla tranquillità da citarlo nel suo De Vita, descrivendolo come adatto all’ascesi spirituale. Il piccolo monastero ancora oggi suscita le stesse emozioni. La fondazione è antichissima, anteriore all’anno Mille. Un lungo corridoio appoggiato alla parete conduce alla foresteria, da dove si sale alla Scala Santa, scavata nella roccia, per giungere all’Oratorio della Maddalena. Per le visite all’Eremo di consiglia di informarsi presso il Comune di Roccamorice o i Centri Informazioni del Parco Nazionale della Majella.

Santo Spirito a Majella

Bigstockphoto / Adamico

11 Majella:

Bigstockphoto / Adamico

ITINERARIO MTB

Inizio in salita, impegnativo, dall’Abbazia di San Liberatore a Majella (370 m), direzione eremo di Sant’Onofrio (750 m). A metà percorso, breve variante a piedi per visitare i resti di Castel Menaldo. Tornati in sella, si prosegue per 2,5 km, a un bivio, quota 860 m circa, si mantiene la destra, sempre su strada asfaltata per 6,5 km. Via Contrada Brecciarola ci accompagna al Santuario del Volto Santo di Manoppello. Tornati indietro di 100 metri si svolta a sinistra (indicazioni per Pescara), dopo 600 metri si mantiene la destra per altri 4 km fino ad incrociare Via Strada per Manoppello. Poi si svolta a destra in direzione di Serramonacesca per circa 2 km, la si attraversa e si seguono le indicazioni per tornare verso il piazzale dell’Abbazia di San Liberatore a Majella. Lunghezza 20 km / Dislivello in salita 900 metri circa / Difficoltà Media

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ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

12 Profumo

di campagna

Anello: Vasto – Scerni – Monteodorisio – Cupello

uando si pedala, si sa, c’è da stare leggeri. Ancor di più sulle montagne russe dei saliscendi di queste colline vista mare, passando per paesi affilati come lame sui crinali, con la campagna tutto intorno. Qui però l’impresa è ardua, un po’ perché le salite sono importanti e un po’ perché sarebbe più forte la tentazione di gustare un celebre brodetto di pesce alla vastese - piatto orgoglio della cittadina - o lasciarsi andare con la ventricina che, come recita il disciplinare dedicato, è un “salume, insaccato crudo di carne suina” con “sapore soavemente piccante”.

Ph A. R.

Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: stazione FS Vasto San Salvo a sud, quella di Porto di Vasto a nord. Le due, considerando la SS16, distano 12 km.

Ciclabile di Vasto

La Ventricina è un insaccato di lunga stagionatura prodotto nelle aree collinari del vastese a partire dalle parti più nobili del maiale. Una volta insaccato, viene stagionato per almeno cento giorni. La Ventricina, nella cucina tradizionale, viene utilizzata come ingrediente del ragù ma soprattutto viene mangiata a pezzi con il tradizionale pane abruzzese.

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Bigstockphoto

VENTRICINA DEL VASTESE

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Ph Giovanni Perri

Ph R. M.

Q

Lunghezza del percorso 50,70 km Dislivello + 925 metri – 925 metri Difficoltà Medio Quota massima 328 metri s.l.m. Fondo Misto: 95% asfalto, 5% sterrato ben battuto / sentiero

Vasto

Fra le altre specialità enogastronomiche del territorio, anche il carciofo ha da dire la sua, specie a Cupello, con la varietà detta “mazzaferrata”. In Abruzzo, si sa, si va al sodo senza tanti fronzoli. E allora, eccoci in sella, per un anello cicloturistico con punto di riferimento piazza della Guardia costiera a Vasto Marina. La città è lì su e tocca salire, prendendo via Gaetano Donizzetti, poi strada vicinale Tubello e via porta Palazzo per trovarsi di fronte al Palazzo D’Avalos (quelli del Bosco di don Venanzio e della pineta di Pescara). Da qui si va verso la piazza dedicata a un figlio illustre di Vasto, il poeta Gabriele Rossetti, nato qui nel 1783 e morto a Londra dopo aver ricoperto la cattedra di lingua e letteratura italiana al King’s College. La forma della piazza ricorda l’anfiteatro romano costruito fra la fine del I e la metà del II sec. d. C. Da via delle Croci, su vie interne (via Cirillo, via Valloncello, via Codalfa con il ponticello sulla A14) si interseca il lungo rettilineo della SP157 per andare a destra, seguendo la provinciale fino alla SS16 per poi girare a sinistra o accorciare per la sterratina di via Cervara per meno di 400 metri. Quindi a sinistra per strada comunale Valle Palomba, sempre sterrata, per 1 km che ci riporta sulla SS16 e quindi alla rotatoria per la SP216 si arriva al santuario dei Miracoli. Qui si ricorda con dolcezza dell’apparizione della Vergine a un contadino, l’11 giugno 1576.

CARCIOFO DI CUPELLO Nasce in un territorio a due passi dal mare; anche chiamato “Mazzaferrata” per la sua forma curiosa e arrotondata simile all’arma medievale, il carciofo di Cupello è un ortaggio che viene coltivato da secoli anche nei piccoli appezzamenti e negli orticelli di dimensioni familiari. È una tipicità locale che deriva dal Campagnano, un carciofo romano verde intenso con sfumature violette che raggiunge la sua maturazione tra la fine di marzo e gli inizi di aprile. Sono le particolari condizioni climatiche del territorio abruzzese – estati aride e inverni miti e piovosi – insieme ai terreni ben drenati, a esaltare le qualità nutritive e il gusto del carciofo di Cupello. È tutelato da un presidio Slow Food e da una Cooperativa di produttori locali.

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SAN SALVATORE E LA RISERVA BOSCO DI DON VENANZIO

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Bigstockphoto / Adamico

Nel comune di Pollutri la Riserva Regionale Naturale (Riserva naturale, Tel.: 0873.907359, info@comunedi-pollutri.it), rappresenta uno dei rari casi di bosco planiziare ancora presenti in questa porzione d’Italia. Imboccando il grande viale d’ingresso da cui si accede al parco, si può – gratuitamente – accedere a una lunga serie di percorsi attrezzati che consentono di inoltrarsi nel bosco. Con lo sguardo rivolto verso le acque del fiume Sinello, la riserva è composta da una serie di terrazze fluviali che decrescono progressivamente. Nel bosco di carpini, frassini e cerri, si trovano anche esemplari alti fino a 25 metri. Facendo richiesta al centro visite, è possibile partecipare a una visita guidata, mentre sempre all’interno della riserva è presente il Museo del Bosco. Poco fuori la chioma boschiva, il borgo fortificato di San Salvatore è il vero cuore storico di Pollutri. Un tempo cinto da antiche mura, il centro riporta ancora oggi passaggi, sottoportici, scalinate e vicoletti. In piazza della Chiesa, la chiesa del Santissimo Salvatore fa risalire le sue origini alla prima metà del 1300.

Dalla Basilica-Santuario Santa Maria dei Miracoli, si prosegue sulla provinciale fino al bivio per Pollutri su via Cerreto di Spoleto, con l’indicazione “Strada del vino tratturo del re”. Su asfalto si segue contrada Guarniera che diventa via del Santo Rosario e, passando per il paese, si prosegue per San Barbato, arrivando con il paese di Scerni sulla sinistra. Il cartello all’ingresso recita: “Paese della ventricina, dell’olio e del vino”. Qui è curioso prendere una qualsiasi delle strade che portano fino alla fine del paese, quindi via Gioacchino Rossini e vedere l’asfalto che lascia il posto allo sterrato, dopo l’ultima casetta. E tutta la campagna sotto. Per pedalare è più comodo procedere dal paese a via contrada Tratturo, passando per Casale d’Ercole fino a incrociare la SP154 per Monteodorisio, con il massiccio castello che domina la vallata. All’ingresso del paese si trova il Santuario della Madonna delle Grazie. Il borgo è da qui raggiungibile con una lunga scalinata monumentale che conta più di 100 gradini. Non contenti, ancora via verso Cupello da contrada Monteleforche. Dal paese del carciofo per tornare sul mare ci sono due opzioni. Avendo voglia di sterrato da via Polercia si prende per via Rigolizia verso la frazione Villaggio Siv e al cartello che indica l’ingresso inizia una stradina che taglia per i campi, prima sterrata e poi con asfalto che, passando sotto l’autostrada, arriva fino alla stazione ferroviaria. Oppure si va avanti fino a girare su via Grasceta dove il nuovissimo tratto ciclabile accompagna verso la SS16. Qui si va verso

Caramanico Terme

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PROFUMO DI CAMPAGNA SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE

il mare dove, all’altezza di un campeggio, inizia la ciclabile che, accarezzando la vegetazione dunale e la Riserva Naturale Regionale Marina di Vasto, riaccompagna alla piazza punto di partenza. Sono circa 60 gli ettari di litorale che dalla Marina di Vasto al Giardino Botanico Mediterraneo di San Salvo proteggono il biotopo costiero dunale. Riconosciuto come SIC - Sito di interesse comunitario, questo tratto di costa tutela specie vegetali tipiche delle prime fasce costiere come la ruchetta di mare, l’agropiro e l’Ammophila littoralis. Ph G. De Santis

ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

L’edificio di fine Ottocento venne costruito in seguito a un miracolo delle Vergine: sul luogo dove oggi sorge la chiesa, infatti, fu edificata intorno all’anno 1000 una piccola cappella usata dai pastori lungo i tratturi percorsi durante i periodi di transumanza. Quando però nel 1886 la cappella venne restaurata, da una fenditura al suo interno iniziò a zampillare dell’acqua, che guarì miracolosamente una bimba malata. All’interno è ancora presente la statua della Madonna raffigurata con il Bambino in braccio e vestita con un abito di panno, perfettamente conservata.

Le Vie dei Tratturi, sulle strade della transumanza

I tratturi, antichi percorsi lungo i quali le greggi venivano condotte dal Gran Sasso, dal Sirente e dalla Majella fino ai pascoli del Tavoliere delle Puglie e che ispirarono “I Pastori” di D'annunzio - “Settembre, andiamo. È tempo di migrare.” - rappresentano un patrimonio che oggi si può riscoprire grazie al progetto “Vie dei Tratturi” delle Camere di Commercio del Centro Italia a cui ha dato uno speciale contributo la CCIAA di Chieti. Tra i vari itinerari il Tratturo Magno, che unisce L’Aquila a Foggia, è il più lungo – 244 km - e l'unico che consente di arrivare in riva all'Adriatico. Dopo l'inizio in terra aquilana – il punto di partenza dell'itinerario è la Basilica di Collemaggio - il tratturo procede nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, raggiunge Forca di Penne ed entra nel territorio di Chieti. Da qui tocca importanti borghi ricchi di storia e tradizioni: Rosciano, appollaiato su un colle, Chieti, dove presso la Chiesa di Santa Filomena alcune rievocazioni prevedono la benedizione delle greggi. Si risale poi ancora verso gli antichi paesi di Bucchianico e Vacri per poi raggiungere Lanciano. L'ultimo tratto in provincia di Chieti prosegue verso Torino di Sangro e tocca il mare a Casalbordino, per dirigersi poi verso Vasto, San Salvo e Petacciato. Per info: www.leviedeitratturi.com

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collina al mare

Lanciano – Orsogna – Guardiagrele – Fara Filiorum Petri – Francavilla

Lunghezza del percorso 54,30 km Dislivello + 800 metri – 1100 metri Difficoltà Medio Quota massima 587 metri s.l.m. Fondo 100% asfalto Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: stazione FS di Lanciano, treni regionali con possibilità di bici al seguito.

MURO In 610 metri, 133 metri di dislivello. Pendenza media 22,2 per cento, massima del 30. È la micidiale salita dell’impresa di Alberto Contador nella quinta tappa della Tirreno-Adriatico del 2014. È il Muro di Guardiagrele, strada che dalla provinciale, sale, tanto, verso il centro, su via Orientale.

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I

ntermodalità e tratturi, terra di miracoli, dolci dai nomi che non si dimenticano, come alcune salite. Luoghi che testimoniano il passaggio dei Longobardi e dove si celebra la cacciata dei francesi con fuochi per Sant’Antonio. Pedalata cicloturistica, con partenza in treno da Francavilla al Mare, animata località balneare, sede del Carnevale d’Abruzzo. In mezzora si raggiunge Lanciano. In quello che era il municipio romano Anxanum sono ben visibili le antiche mura, le Torri montanare, la torre medievale e la torre angolare aragonese, la torre civica, fino alla cattedrale Madonna del Ponte, sui resti del ponte romano-medievale. Proprio qui passavano i pellegrini verso il Miracolo eucaristico: percorso recuperato con l’Itinerario archeologico-monumentale Ponte di Diocleziano-Miracolo eucaristico. Sede della devozione è la chiesa di San Francesco: si narra che nell’VIII secolo un sacerdote espresse dubbi sull’eucarestia, così che ostia e vino si trasformarono in carne e sangue. La testimonianza è custodita in un reliquiario settecentesco. Non da meno la chiesa medievale di Santa Maria Maggiore e il Museo Diocesano. In entrambi si ammirano le Croci di Nicola da Guardiagrele, massimo esponente dell’oreficeria abruzzese del Quattrocento. Dalla

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al Mare

Lanciano

stazione, da via Bergamo, via Parma, via Milano, via Luigi de Crecchio ecco corso Trento e Trieste, con la pavimentazione che richiama il motivo della Presentosa, gioiello abruzzese. Quindi la SP64 che in meno di 17 km porta a Orsogna. La vista della Majella nella grande tela La Figlia di Jorio, deriva proprio da schizzi e foto realizzati qui da Francesco Paolo Michetti che la dipinse nel 1895. E come ragazza che passa sfuggente nel dipinto ispirato alla tragedia di Gabriele d’Annunzio, c’è un’adolescente diciannovenne di Orsogna, Giuditta Saraceni. L’opera è nel Palazzo della Provincia a Pescara. La cittadina, sul tratturo Centurelle-Montesecco con la sua Torre di Bene, è famosa per i Talami, quadri biblici viventi legati alla Pasqua, gemellati con i Mystery Plays di York, in Inghilterra. Con la SS538 e poi con la SP215, in meno di 10 km ecco Guardiagrele. “La città di pietra” come scrisse d’Annunzio nel Trionfo della Morte, è un borgo fortificato fra porte, torri e palazzi, fino alla cattedrale di Santa Maria Maggiore, edificata nel XII secolo circa. Custodisce l’affresco di San Cristoforo del protagonista del Quattrocento abruzzese, Andrea Delitio. È del XV secolo la dolcissima Madonna del Latte. Da vedere il complesso conventuale di San Francesco e da programmare una visita d’estate, quando per un mese Guardiagrele è sede della Mostra dell’artigianato artistico abruzzese, occasione anche per provare le Sise delle Monache, dolce tipico del posto con pan di Spagna e crema. Il pasticcere locale sarà felice di spiegare l’origine di questo nome singolare. Dai 576 m s.l.m. in meno di 10 km si scende a 227 m s.l.m. di Fara Filiorum Petri, sempre su statale. Per il rientro, due opzioni: quasi 27 km della SP214 su asfalto, o via sterrato fra il fiume Foro e le campagne. Da Fara, per l’attacco della stradina di campagna che porta fino al ponte sotto la SS16 a Francavilla, si percorre la SP124 fino al grande spartitraffico. Quindi a sinistra (direzione Bucchianico) e dopo il ponte sul Foro, subito la prima a destra. La stradina di campagna principale da seguire, inizia asfaltata e poi è sterrata, seguendo l’andatura del fiume. Non è segnata ufficialmente ma abbastanza frequentata e si trovano tracce di passaggio delle bici.

FARCHIE La storia racconta del 1799, con l’attacco dei francesi a Fara Filiorum Petri, centro dal toponimo che rivela origini longobarde. L’intervento di Sant’Antonio che trasforma le querce in grandi falò mette in fuga gli assalitori. Ogni 16 gennaio ci si dà appuntamento di fronte alla chiesa a lui dedicata per aspettare l’accensione delle Farchie, torri di canne secche, dalla meticolosa preparazione. E poi festa con dolci e vino, in un’atmosfera magica di accoglienza, proseguendo la festa in una delle contrade. Echi di momenti pagani di propiziazione della primavera. Il rito è gemellato con quello incredibilmente simile della cittadina giapponese di Sugakawa.

Ph Giovanni Perri

13 Dalla

Bigstockphoto / Ermess

ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

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14 Costa

dei Trabocchi

Da San Salvo Marina a Ortona

A

bruzzo, estremità meridionale: dalla San Salvo Marina inizia il nostro itinerario cicloturistico che risale la spettacolare Costa dei Trabocchi. La breve pista ciclopedonale inizia sulle sponde del torrente Buonanotte, in prossimità del Giardino Botanico Mediterraneo, che insieme alla Riserva Naturale Regionale Marina di Vasto conservano le peculiarità delle dune costiere, dove un particolare microclima favorisce lo sviluppo di praterie umide. Dirigendo verso nord s’incontrano i lidi della Marina di Vasto: qui, presso il centro turistico termina la pista ciclabile, dopo uno sviluppo di circa 3.5 km. Evitando di proseguire sul lungomare Cordella, pedonale, si prende a sinistra Via Cipro, si svolta a destra su Viale Dalmazia e, dopo circa 900 metri, si lascia a destra il lungomare. Svoltando a sinistra si sale per 200 metri su Via Dalmazia, dopo il sottopasso su Via Doninzetti, a destra si entra in Piazza Fiume, nella SS16, seguendo l’indicazione per Pescara. Sull’altura che guarda il mare, Vasto, con il suo fascino di altri tempi, mostra un patrimonio artistico e culturale di tutto rispetto. Torri, fortificazioni, chiese e palazzi, passeggiate panoramiche e strette vie che sono un continuo belvedere. Una

Lunghezza del percorso 54,55 km Dislivello + 360 metri – 360 metri Difficoltà Medio Quota massima 79 metri s.l.m. Fondo 100% asfalto Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: dalla stazione Vasto – San Salvo ci s’immette quasi subito sulla ciclabile, volendo prenderla dall’inizio considerare 1,7 km verso Marina di Salvo.

Come la maggior parte dei borghi arroccati sulle colline antistanti alla costa, ha la sua antica origine medievale. Dall’alto del suo colle, tra i fiumi Osento e Sinello, si chiude in un centro storico dove a svettare su tutti gli altri edifici sono il vecchio torrione medievale e la più recente torre civica di inizio Novecento. Poco fuori dal suo centro, il Santuario della Madonna dei Miracoli.

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Ph M. R.

CASALBORDINO

Una delle “sentinelle sul mare” celebrate da Gabriele d’Annunzio

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Ph M. R.

ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA Punta Aderci

deviazione verso il centro storico merita, indubbiamente, ma allenamento e fiato sono peculiarità imprescindibili e distintive; perciò, trascurando il bivio a sinistra per Vasto, a colpi di pedale proseguiamo in salita lungo la SS16 “Adriatica”, parallela a un lembo di costa che tra cespugli di ginestre fa intravedere da subito scorci affascinanti! Lungo l’itinerario litoraneo emerge forte il legame della gente con il mare e ne sono testimonianza i trabocchi. Ne segnaliamo uno su tutti: quello di Cungarelle, realizzato dalla famiglia Verì nel 1938 e tornato a nuova vita nel 2006 dopo che una mareggiata se lo portò via nel 1955. La pedalata ci consente di guadagnare quota per circa 5 km, nel successivo chilometro in piano tiriamo il fiato, trascurando il bivio a destra che indica il Porto e Punta Penna, con la sua splendida spiaggia di sabbia dorata, una vera e propria oasi incontaminata. Si lascia velocemente alle spalle la zona industriale est di Vasto. Il crocevia successivo indica a destra la strada di accesso alla bellissima Riserva Naturale di Punta Aderci (Tel.: 085.8279489, info@cogecstre.com), che con i suoi percorsi panoramici a piedi e in mountain bike (vedi pag 44), restituisce la vera essenza di questo angolo selvaggio della Costa dei Trabocchi. La tappa successiva è Lido di Casalbordino: infatti, procedendo dritti fino alla grande rotatoria – la strada maestra è quella per Pescara – perdiamo quota allontanandoci dalla costa, “traghettando” la nostra bici attraverso un bucolico paesaggio rurale dove sono protagonisti vigneti e uliveti. Sulla destra si supera il Lido di Casalbordino che presto rappresenterà un collegamento preferenziale per una nuova pista ciclabile che ricalcherà l’antico tracciato ferroviario, lungo uno dei tratti più spettacolari del litorale teatino. Un progetto ambizioso che costeggerà le rive dell’Adriatico da Trieste a Santa Maria di Leuca. Il nostro viaggio cicloturistico ci riporta al mare, verso località Termini, una volta superato anche sulla sinistra l’innesto della strada che segnala il Santuario della Madonna dei Miracoli di Casalbordino.

POMODORO MEZZOTEMPO DI VASTO Così chiamato per il periodo di maturazione che avviene in estate, a metà della stagione. Questo pomodoro è utilizzato anche per cucinare il Brodetto, piatto tipico di pesce che unisce i frutti del mare e quelli che vengono coltivati sui colli a ridosso della costa. Rispetto agli altri pomodori, il Mezzotempo di Vasto ha un profumo più intenso. Divenuto impuro con il passare del tempo, è stato protagonista di un progetto regionale di recupero per non perdere la tradizione del suo antico seme.

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ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA SANTUARIO DELLA MADONNA DEI MIRACOLI DI CASALBORDINO Questo luogo di pellegrinaggio, già narrato da Gabriele D’Annunzio nel suo “Il trionfo della morte”, è originario del XVI secolo, quando ancora era solo una piccola cappella rurale. A fianco del santuario, oggi è ancora presente una ricca biblioteca monastica benedettina che contiene oltre 50.000 volumi moderni e 5.000 libri stampati tra il XVI e il XVIII secolo.

Oltrepassata località Termini, questo tratto di costa ci consente di restare vicini al mare ammirando arenili davvero belli. A destra un bivio indica Lido Le Morge: il nome ricalca la sua composizione di grandi ciottoli bianchi, Morge infatti è una forma dialettale abruzzese che deriva dal latino Murex: sasso, roccia, scoglio. Il più grande, “lo Scoglione”, è punto di ancoraggio per un antico trabocco distrutto dalle forze del mare negli anni ’60 e oggi ricostruito per ospitare un ristorante. Si continua lungo la statale, il successivo bivio sulla destra consente di scendere alla spiaggia di Lago Dragoni, apprezzata dalla comunità naturista che qui trova un tratto di costa pressoché intatto. In sella alla bicicletta entriamo ora in Borgata Marina, dove un fitto manto di vegetazione sovrastato dal frinire delle cicale rivela la presenza della Riserva Naturale Regionale Lecceta di Torino di Sangro (strada di accesso sulla sinistra con segnaletica Cimitero di Guerra Inglese), una delle

COSTA DEI TRABOCCHI aree protette meglio organizzate sulla Costa dei Trabocchi, con i suoi nove percorsi escursionistici segnalati, le aree di ristoro e il Sentiero mtb che tocca quasi tutti gli angoli della Riserva (vedi pag 42). Siamo a metà percorso, oltrepassata Borgata Marina la statale sopravanza la foce del fiume Sangro e prosegue parallela al litorale di Fossacesia, circondato da una vegetazione mediterranea sempre accesa nei colori e penetrante nei profumi; aranceti e uliveti si impossessano delle colline, mentre verso il mare sono le ginestre e il finocchietto a frusciare sotto i colpi delle raffiche di vento. Sui bordi dell’acqua, le antiche macchine da pesca con i loro lunghi bracci in legno. Oltrepassato il grande innesto della SS652, si procede dritti e mentre si pedala per entrare al Lido Fossacesia, tra il vecchio centro abitato – dominato dai suoi palazzi seicenteschi – e la Marina, con piedi secolari uliveti, imponente appare alla vista

EREMO DANNUNZIANO Dalle piccole panchette in pietra circondate da un trionfo di fiori, sedeva e mirava il paesaggio Gabriele D’Annunzio quando, nell’estate del 1889, scelse proprio Casa Turchino, da tutti poi conosciuta come Eremo dannunziano, a San Vito, per trascorrere l’estate in compagnia della sua amata Barbara Leoni. Un elegante casolare costruito su un promontorio da cui fosse visibile proprio quel Trabocco Turchino che poi fu ispirazione per il suo “Il trionfo della morte”.

Ph Maurizio Campitelli

Ph Coop Terracoste

San Giovanni in Venere

Bigstockphoto / Ermess

Trabocco

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Ph M. R.

Vasto

Ph Bikelife

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Punta Aderci

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ROCCA SAN GIOVANNI Trabocco

Tra piccoli vicoli e ciottolati, guadagniamo il Corso principale. Siamo a Rocca San Giovanni, uno dei “Borghi più belli d’Italia”, costruito su un colle a circa 150 metri sul livello del mare. In piazza degli Eroi respiriamo tutta l’aria delle piazze di paese italiane: il Palazzo Municipale del XIX secolo, che custodisce al suo interno una collezione di opere d’arte, poi la chiesa romanica di San Matteo Apostolo e la sua torre campanaria. Tra i palazzi, sbirciamo un paesaggio che sarà grandioso all’estremità del corso principale. Un panorama preannunciato da un’ampia terrazza da cui lo sguardo domina tutta la costa e la campagna circostante, dove il verde degli uliveti, dei vigneti e degli aranceti si mescola al blu del mare, là in fondo. Più in basso, il borgo di Vallevò è l’affaccio sul mare di Rocca San Giovanni, circondato anch’esso da piccole insenature e arenili ciottolosi.

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la chiesa cistercense di San Giovanni in Venere: sede feudale nel Medioevo, è uno tra i luoghi di culto che godono di un panorama mozzafiato sulla Costa dei Trabocchi. A formare il complesso sono una basilica e un monastero, costruiti all’inizio del XIII secolo forse sulle vestigia di un antichissimo tempio pagano dedicato a Venere. All’uscita del Lido, lasciato sulla sinistra il bivio che porta al paese e all’abbazia, la strada attraversa uno dei tratti di litorale dove si concentra il numero maggiore di trabocchi, mostrando scorci di cultura marinara: il trabocco di Pesce Palombo, di Punta Cavalluccio e Spezzacatena, giusto per citarne alcuni. Oggi gli stessi pali che un tempo sostenevano le piattaforme e le reti da pesca, sorreggono tavoli e cucine dove gustare le ricette della tradizione locale. Nelle zuppe, con la pasta o semplicemente alla griglia, con un filo di olio e un pizzico di sale: il pesce dell’Adriatico trova la sua migliore espressione culinaria proprio nei luoghi che meglio di altri custodivano i segreti della pesca abruzzese. Una leggera salita e superiamo la penisola di Punta Cavalluccio, si prosegue lungo il litorale; lasciando a destra i trabocchi di Punta Torre e Sasso della Cajanna, si pedala attraverso PuntaTufano (località Vallevò) e la costa degli aranci, fino a valicare il promontorio del Turchino; deviazione per il belvedere – a destra, alla fine della salita – dove il Vate ammirava la costa

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COSTA DEI TRABOCCHI e l’omonimo trabocco, uno dei simboli di questo tratto di costa dove si segnala anche il trabocco di San Giacomo. Dal capo, la strada scende immersa nella rigogliosa vegetazione mediterranea che si mescola a ulivi, nespoli e aranci, attraverso il comune di case sparse di San Vito Chietino, uno dei tanti angoli rurali prossimi al mare che si è miracolosamente sottratto dalla contaminazione dell’edilizia turistica. Si attraversa il paese, la direzione è sempre quella per Pescara: tra orti e coltivi s’inizia a intravedere Ortona che abbraccia il mare con il suo porto sempre attivo e il castello che vigila dall’alto, arroccato su uno sperone di roccia che si raggiunge percorrendo altri 7 km di strada, alcuni in salita. Ora lasciamo a destra il trabocco Muccile, ci allontaniamo dalla linea di costa perché gambe e rampichino ci portano sulla collina del Promontorio Acquabella; giunti in cima prendiamo fiato costeggiando sulla destra la stretta fascia di vegetazione della Riserva Naturale Punta dell’Acquabella. La statale in leggera discesa tocca il Moro River Canadian War Cemetery, il cimitero militare canadese che ricorda con le sue ordinate file di tombe in pietra una pagina buia della storia teatina. L’itinerario perde quota finché al termine della discesa c’immettiamo sulla destra su Via Cervarna, che entra con un cavalcavia dentro il porto della piccola “Stalingrado italiana”, come la definì Churchill. Qui, persone tenaci, legate alle proprie origini, portano avanti quotidianamente la tradizione della pesca grazie a trabocchi e piccole imbarcazioni, su fondali generosi.

RISERVA NATURALE PUNTA DELL’ACQUABELLA Conserva un piccolo tratto di costa dove l’acqua cristallina lascia ammirare un fondale di sabbia e ciottoli colorati. Il punto più suggestivo dell’area è la piccola Caletta dell’Acquabella, nascosta tra le rocce all’ombra di un’imponente falesia. Per info: Tel.: 085.90571, info@comuneortona.ch.it

Ph M. R.

Ph A. C.

ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

Ortona

Riserva Naturale Grotta delle Farfalle

Nell’entroterra di Vallevò, a pochi passi dalla costa, un fitto intreccio di fossi e avvallamenti crea un habitat umido unico nell’area. È la Riserva Naturale Grotta delle Farfalle, un’area naturale compresa nel comune di Rocca San Giovanni. Qui, piccoli torrenti e sorgenti danno linfa vitale a una vegetazione rigogliosa, tipica delle vallate fluviali, con specie come la quercia, il pioppo, il salice e l’olmo. Questi piccoli anfratti furono un rifugio fondamentale per partigiani e sfollati in fuga dalle truppe tedesche, oggi per fortuna, le storie di guerra si sono trasformate in storie di una natura che vive placidamente il suo corso. A cosa si deve il suo nome così curioso? A una grande cavità sotto una parete di arenaria che pare riempirsi – secondo la tradizione locale – di migliaia di farfalle durante alcuni mesi dell’anno. Per info: Tel.: 0872.60121, info@grottadellefarfalle.com.

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ITINERARIO CICLOTURISTICO SU STRADA

15 Giro

tappa…

Da Chieti al Blockhaus

Lunghezza del percorso 56 km Dislivello + 2.230 metri – 504 metri Difficoltà Impegnativo Quota massima 2068 metri s.l.m. Fondo 100% asfalto Appunti • Intermodalità treno – bicicletta: stazione ferroviaria di Chieti della linea Roma – Pescara.

BLOCKHAUS… ED È LEGGENDA Sulle gambe già c’erano i 220 km da Caserta, mentre la carovana del Giro d’Italia si avvicinava alla Majella. Qui il 31 maggio del 1967 si scrive una pagina epica di ciclismo. Gabbiette agli scarpini, ecco la salita del Blockhaus, nome che evoca i briganti che si volevano tenere a bada al tempo dell’Unità d’Italia. Gli abruzzesi ai lati della strada incitano Vito Taccone – "il camoscio d’Abruzzo" – ma ecco spuntare Eddy Merckx, il 21enne belga che firma qui la sua prima vittoria al Giro.

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uando si spara, si spara. Non si parla!” è una delle celebri battute del capolavoro di Sergio Leone, “Il Buono, il brutto e il cattivo”. Parafrasandola, qui potremmo dire che “quando si sale, si sale, non si parla”. In bicicletta, si intende. E qui c’è da mettersi davvero testa sotto e spingere perché se il paesaggio intorno è notevole, allo stesso modo lo è la salita, tanto che il percorso è stato scelto per una tappa del Giro d’Italia 2017. E sono tanti i cicloamatori che sulla scia dei campioni sfidano pendenze anche fino al 14 per cento, sognando il traguardo e le ali di folla acclamante. Il Giro arrivava da Francavilla al Mare dopo aver percorso la costa, entrando in Abruzzo da San Salvo. Da Chieti dunque si scende verso lo Scalo e proseguendo spediti sulla SS5 si va in direzione Manoppello Scalo, Manoppello e Lettomanoppello. Vicina c’è l’Abbazia di Santa Marina Arabona, iniziata intorno al 1197 e che custodisce un bellissimo cero pasquale e tabernacolo: per il cicloturista che non deve arrivare prima degli altri al traguardo può essere un’idea per una deviazione sul percorso. A Manoppello c’è il santuario del Volto Santo che custodisce il celebre velo con l’immagine sacra. Seguendo la tappa, da Lettomanoppello ecco Scafa, con altra deviazione possibile per una visita al parco delle sorgenti sulfuree del Lavino. Fino ad ora, comunque, solo saliscendi, in confronto a ciò che deve ancora arrivare ed ecco la prima prova verso San Valentino in Abruzzo Citeriore. Sulla collina fra i fiumi Orta e Lavinio, ci sono i resti del castello e soprattutto la chiesa parrocchiale dei Santi Valentino e Damiano: l’antica chiesa è stata ricostruita tra il 1777 e il 1792, su base, come vuole una tradizione, di un progetto del Vanvitelli. Ma qui c’è poco tempo per pensare all’architettura e allora di nuovo testa sotto e via verso Roccamorice. Inizia la salita finale di 13 km con arrivo al Blockhaus “su strada stretta con numerosi tornanti” come specificano le note tecniche del Giro. E ancora: “Per quasi 10 km la pendenza si mantiene sopra il 9% con punte fino al 14%”.

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