OPERA OMNIA VOL IV

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VOLUME IV

OPERA OMNIA DI BENITO

MUSSOLINI

A CURA D[
E DUILIO SUSMEL LA FEN I CE - FIR ENZE
EDOARDO

DAL PRIMO COMPLOTTO

CONTRO MUSSOLINI ALLA SUA NOMINA A DIRETTORE DELL' «AVANTI!»

(7 MAGGIO 1911 - 30 NOVEMBRE 1912)

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI IV.
LA F E NICE - FIRENZE

Tutti i diritti di tradutione e d i riproduiionc (anch~ di semplici bl'llni, riprodotti a mezzo di radiodiffusione) sono riservati tutti i paesi, compresi i Regni d i Norvegia, Sv«ia e Olanda.

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AV V ERTENZE

JI segno (+) indica omissio ne

I numeri arabi fra parent,e,si tonda indicano k pagine -alle q uali si r imanda per opportuni co nfronti o ~ r maggiori particolari ; i numeri romani fra parentesi tonda indicano i volumi dell'Operi, O mnia.

Le note contnsscgnate con numeri arabi sono ri porta te dag li originali; quelle con asterischi sono dc-i curatori.

I titoli fra parenttsi quadra degli scritti e dei discorsi sono stati dati dai cur.1.tori perché g li original i ne erano privi .

Gli scritti anonimi o non firmati con il nome dell'Autore sono attribuiti a Benito Mussolini da:

Yvon de Begnac (Vita di B enilv M 11uolini, wl. li i - Mondadori, Milano, 1940), quelli contrassegnati con (n);

Antonio Beltramelli (L'Uo m o N11()f!o. Brnilo M ,molini Mondadori, Milano, 1923), quelli contras.sr gnati con ( b);

Francesco Bonavita (M,mo/ini 11,e/«Jo - Casa Editrice Som:ogno, M ilano, 1923), q uelli contrassegnat i con (r);

Gaudcn s Megaro (M,molini. Dal milo ttlla re.:tl1J - Istituto Editoriale italiano, 1947), quell i contrassegnati con (a').

Il numero di seguito alle kttere, indica la pagina del volume nella quale si t rova l' attribuzione

G li scritti fumati L'H omme qui rherthe sono attribuiti a Bmito Mwsolini da Paolo Valera in: M,uwlini (Milano, Casa Editrice « La Folla,>, 1924), J ove, a pag 49, si legge: « L'Homme qui rherrhe de Ltt Folla. Sono articoli ambientati, scritti da Bmito Mussoliai nei stratagli del suo tempo. ( +) ».

1a paternità degli scritti anonimi contrassegnati da un asterisco , risulterà dì Bmito Mussolini d al coofrOnto dei mcdc,simi con gli scritti cui si fa richiamo in nota.

1 • I V

DAL PRIMO COMPLOITO , CONTRO MUSSOLINI ALLA VIGILIA DEL SUO ARRESTO

(7 MAGGIO 1911 - 14 OTTOBRE 1911)

Dal 7 maggio al 23 settembre 19 11 , Mussolini si occupa del rilievo esagen.to d ato dalla. stampa agli incidenti di Vjllafranca del 30 aprile (Ili, 2'51; '5) ; difende L; Lcrt4 di ClaJJt da.ll'accusa di essere stata esclusivamente antirepubb licana (7); esamina l'argomento « i socialisti e la mezzadria» (8) e gli ultimi avvenimenti della vita operaia italiana (10); commenta l'arresto del sindacalista McNamara, imputato, tra l'a ltro, di aver Ì,Osto la. dina.mite nella. sede del Tim e1 di Los Angeles nell'ottobre del 1910 {16); rettifica affermazioni de /:A vvenire d'[Jalia che lo riguardano (17, 4 7); attacca il parlamento (18); redige La federazÙJr, e 10rialista nel collegio di For/J. Noir e noJizi , ( 19 ), Il s11hid11- p,r f4me Elog;o funebre (49) e MeJJaggio di p,ue (:i2); dN.ica quattro articoli al d issidio tra i ma~ tri forl ives.i (23, 28, 37, 43) e uno al convegno degli anarchici romagnoliemiliani tenutosi a Faema verso la fin e di giug no (3'5); rievoca Alesundro Balducci (7 febbraio 18'57-30 giugno 1904), « maesuo e duce dei socia listi forlivesi» (33); scrive nella rubrka Noli! I! Len11r1t (39, 4'5); critica la politica di Giolitti e dei deputati socialisti (41); polcmiu:a con i repubblicani sulla figura di Carlo Pisacane ( 48); prutilla una corrispondenza da Cusercoli ('57); pubblica un trafiletto (H) chi: provuca una smentita di Pietro Neruti 06, 60); invia corrispondenze all'Av,1nli.' sulla lotta agraria di Romagna (80-95), sul movimentc.. socia lista nel for li vese (95, 96) e su un conflitto tra repubblicani e socialisti avvenuto a Meldola il 3 settembre (97) ; prosegue nella propaganda o ra toria (13, 265-266); i l 23 settembre pubblica un articolo dove afferma che nel· l'eventualità di una nostra occupazione di Tripoli « il proletariato ital iano deve · tenersi pronto a effettuare lo sciopero generale» ('59). (L'8 settembre 19 11 le federazioni socialiste dei collegi di Fori!, Cesena, Rimini e Sant'Arcangelo si ·erano unite in un'unica organi zzazione: la federazione socialista inlercollegiale romagnola con sede a Cesena e con seg retuin politico Francesco Gccotti (277)).

Il 24 settembre, domenica, Mussolini parla a Forlì durante un comizio COD· tro la spedizione militare d i Tripoli data per certa dalla stampa la mattina del 23 (67). Il 25 settembre il gruppo parlamentare sociafata e la coofederacione generale del lavoro proclamano lo sciopero generale di protesta contro l'impresa di Tripoli a partire dalla mattina del 27 (64) A Forlì, nel corso dell'agitaz.ione, i repubblicani si trovano d'accordo coi socialisti : viene sabotata la linea tramvia.ria Forll-Meldola; s'i nscena. una violenta dimostrazione nei pressi della stuione per impedite la partenza dei richiamati ; la linea telegrafica. For liFotlimpopoli semidistrutta; la linea ferroviaria fra queste due dctà ·viene,ostruita; si lanciano sassi contro le truppe; ecc. Mussolini, decisamente contrario alla guerra, partecipa attivamente all' agitaziooe del proletariato for~ives.e {67-73, 99, 227-228),

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC,

tanto che il 14 ottobre sarà arrestato Il 28 l'incaricato d'affari d'Italia a Costantinopoli' presenta al gran visir l'ultim~,;m dell'Italia a lla Turchia di accon· sentire" entro vcntiquattl'o orC' all 'occupazione italiana. in Tripolitania e Cirenaica (74). Il 29, avendo Ja Turchia r isposto al1'11ltima1um con ·una nota evasiva dilatoria, l'ItaJia dichiara lo stato di guerra contro la Turchia, Alla vigilia dell'arresto, Mus:mlini osserva che i clericali ed il Vaticano si sono alleati coi n12iondisti (7)); commt:nta una conferenza pronunciata a Forlì il 3 ottobre da libero Tancredi (77); partecipa 11.d un convegno federale delle sezioni socialiste forliv~i ( 265) e ad una. assemblea della sezione socialista di Porll (265).

«TARASCONA»

Tutto quanto succede in Romagna fra socialisti e repubblicani assume inunediatamente, per un fenomeno spiegato e spiegabile di autosuggestione, proporzioni spettacolose, fantastiche, grottesche. Un miserabile incidente che altrove non sarebbe raccolto neppure dai cronisti d i certi tisicuni fogliucoli di provincia, qui diventa un «fatto», anzi un « avvenimento » ch e fa il giro regolare di tutta la grande stampa quotidiana E così un tafferuglio si trasforma in un «conflitto» ; un ferimento guaribile in dieci giorni è « un assassinio polit ico » ; una comitiva d'imbecillì urlatori diventa una comitiva di « redivivi felloni »; vien ribaltata Jinanco la topografia del corpo wnano e si confondono allegramente .Je natiche colla schiena. Tutto è « politico » i~ q uesta dolce terra dove non fiorisce l'arancio: anche l'adulterio, poiché t ottt mulier i n utero dicevano i latini e secondo le ultime ricerche dei medici-<riminali ci sono in Romagna uteri ross i e uteri gialli.

E ad Ogni nuovo episodio si piange, si grida, si sbraita, si protesta, si scrive, si processiona. La leggenda della nostra « terribilità » si alimenta con molti di questi fatterelli insignificanti, e oltre Castel Bolognese da una parte e Cattolica dall"altra, si crede veramente che «solo » in Romagna si conswnino ancora delitti politici. .In verità anche questa leggenda, come tutte le altre, nasce da una favola ed è una amplificazione verbale, una montatura, un pallone gonfiato da certi tarasconesi di Romagna.

In fondo ad ogni romagnolo c'è un po' la psicologia di Tartarlflo. C'è il particolarismo medioevale, l'amore esàgerato del proprio campanile, Ja violenza dì parole più che di fatti. Si è notato invero che il rolllagnolo emigra poco. Non conoscendo gli altri paesi egli .finisce per creder e che hltto il mondo sia qui, che all'infuori di Romagna non ci siano passioni politiche, che solo in Romagna esistano competizioni di parte .

Non parliamo del sud d 'ltalia dove il ferimento e l'assassinio politico sono all'ordine del giorno. Ma anche nel nord cresce la malefica pianta, Basta ricordare l'efferato omicidio compiuto nel gi ugno 1908 nella redaiione del giornale socialista Il I.Avaro di Genova.

Qui si lotta fra socialisti e repubblitani1 altrove si lotta e si batta-

OPERA OMNIA DI BENITO Mt.:SSOLINI

glia .fra socialisti e anarchici, fra riformisti e sindacalisti, fra socialisti e clericali. N on bisogna credere e far credere che olt re i confini della nostra terra regni l'accordo universa le : anche fuori di Romagna Ja passione di parte ha condotto e conduce i violenti al deJitto. Dovunque è guerra fra uomini e uomini in questo basso mondo; né convien t roppo dolercene poiché senza questa millenaria contesa forse saremmo r imasti al livello dei chimpanzè. [1k].

Piuttosto se vogliamo migliorare sul serio il nostro ambiente politico guardiamoci dalle esagerazioni specu latrici che imbestialiscono e non educano le folle. Certi incidenti, quasi normali, e comunque t rascurabili, non vanno iugrussati sino alla deformazione falsa, settaria e idiota E non ficchiamo 'il socia lismo e la repubblica là dove - tutto al piùsi può onestamente parlare di a lbana e sangiovese. Non e leviamo agli onori del« conflitto politico» ogn i qualsiasi pugilato tra i frequentatori delle bettole paesane .. .. O al trimenti faremo ridere ,...

Come Tartari no d i T a rascona che scambiava i leoni cogli asini

Da I.A LottrJ di Clam (III, 7), N. 7 1, B maggio 1911, Il (b, l32- 1H).

ESAME DI COSCIENZA

Ho compiuto· di questi gi~rni una noiosissima oper~ione: ho sfogliato la collezione di questo giornale. Tutti i numeri usciti, dal primo all'ultimo, mi sono ripassati sotto gli occhi. Quante cose trascorse e già morte! A che scopo? Per tranquillizzare la mia coscienza.

Si è detto, si è scritto, all'un ico fine di concentra re l'odio dei settari contro qualcuno e quako~. ch e questo giornale non ha fatto che dcll'antirepubblicanesimo. Falsa accusa e grossa menzogna!

Ecco la collezione.

Io mi sono occupato di tutto e d i tutti. H o strigliato g li avversari vicini e lontani sen za distiozione.

Ecco un articolo contro il monismo e la democrazia cristiana; ecco due o tre articoli contro gli anarchici; seguono i sindacalisti ai q ual i ho dedicato diversi articoli; poi i rivoluzionari. Nessun giornale ha criticato cosl acerbamente come questo il Partito Socialista, i suoi atteggiame nti, i suoi uomini rappresentativi. B asta leggere i numeri che p recedette ro e seguirono il congresso di Milano e anche i recentissimi.... M entre i settimanali socialisti trascuravano la propaganda antimililarista, La Lolla di Cla.ue ha di frequente la sua tribuna antimilitarista. Anche del pericolo clericale ci siamo occupat i, documentando i progress i delle Casse Rurali in Romagna...

Le polemidie col Partito Repubblicano locale ci furono imposte dalla sua condotta equivoca nelle organizzazioni economiche e dal suo sfacciato nepotismo amministr.ativo,

Non sono stato violento solo contro il Partito R epubblicano, ma anche contro gli altri partiti, non ~duso "il mio.

In questa libertà grande di critica è la mia piena giustificazione, e se la pacifica.iione invocata deve significare rinuncia a questa libertà, io rinuncio, per mio conto, alla pacificazione e mando all'inferno i conciliatori.

Se qualcun altro, dalla spina dorsale più flessibile, vuol legar l'asino dove ordina il padrone.... repubblicano e magari socialista, s'accomodi pure. Ma io non ~onduco asini, né tollero pidroni.

b. m. Da lA Lotta di" ClaJ.!e, N. 71, 13 maggio 19 11, Il

I SOCIALISTI È LA MEZZADRIA

Posdomani a Faenza i socia listi romagnoli si riuniranno per esaminare e discutere i problemi della mezzadria, che i recenti avvenimenti agra rio-sociali di Romagna hanno posto in più viva luce, e per la cui soluzione hanno offerto preziosi contributi di esperienza e di realtà.

L'argomento è assa i interessante per il nostro Partito: e r iten iamo anzi che parte del suo avvenire nelle campagne romagnole dip enda dall'impostazione e dalla trattazione che al medesimo si sarà per dare. Salutiamo perciò coi più entusiastici auguri e con le migliori speranze il convegno fa entino.

l vi si troveranno al cimento di un cortese e certamente p roficuo dibattito le varie correnti programmatiche e tattiche dei socialisti in tema di mezzadria. E se anche non ne uscisse ancora la formula definiti va, il congresso, con le sue serene discussioni, sicuramente materiate di fatti , di buon senso, e di idealismo socialista insieme, non sarebbe ·stato meno utile e meno proficuo al progresso delle concezioni più feconde e più produttive di buo ni risultati.

Un elemento integratore dell'azione socialista rispetto alla meuad ria apparirà senza dubbio la cooperazione. In nessuna regione è ciò più e vidente che in Romagna, dove la cooperazion e ha profondato le sue radici in un terreno fertiliss imo e si è svolta magnificamente, alimCntata da ricche linfe vita li La cooperazione potrà essere la leva soc ialista che sol· leverà la mez~adria e il mezzadro a fo rme tecniche e soc iali superiori nella direttiva della trasformazione socialista: così come, e in Francia ad esempio al pari che in Ital ia, l a cooperazione innestata alla piccola proprietà è con siderata il tratto d'unione, o il ponte di passaggio tra i vecchi tipi economici individualistici e quelli a base collettiva.

Quanto alla questione se dal punto di vista della trasformazione socialista sia preferibile all'istituto della mezzadria il salariato libero, noi crediamo che teo[icamente non ci possa essere dubbio, in quanto ch e l'esistenza del solo salariato renderebbe facile e formidabile ]'unità proletaria e altrettanto agevole e vittorioso il cammino della cooperazione socialista. Ma praticamente la solu2ìone del problema nel tempo e nello spazio rimane condizionata alte circostanze reali e locali, non solo economiche, sibbene anche pol itiche, che mutano da luogo a luogo,

e corrispondono a gradi diversi di evoluzione tecnica e sociale e ingom. brano e turbano purtroppo la pura conceiione e soluzione del p roblema stesso.

Questo, in brevi tratti, dice la gravità e la -complessità della questione. Ragione di più per compiacersi coi compagn i di Romagna della preparazione e della maturità di cui danno prova, disponendosi ad affrontarla. e a sviscerarla con serietà di propositi e con fede di .apostolato.

Dall'Ai•anti! (I, 198), N. 222, 13 maggio 1911, XV (a, )88).

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO M,USSOLINI, ECC, 9

ALLA VIGILIA DEL CONGRESSO DI PADOVA

A Padova dal 24 al 28 maggio avrà luogo il 3° congresso della Confederazione generale del lavoro. Il congresso si apre in un momento assai critico per H movimento operaio italiano.

Basta r icordare gli u ltimi tre p iù importanti avvenimenti della vita operaia del nostro paese per convi ncersi che il proletariato organizzato italiano non segue precise direttive tattiche, siano esse riformiste o rivoluzionarie. ·

Veggasi ad esempio l'agitazione del Sindacato ferroviario. Quest'organizzazione ha fama di sindacalista, ma la recente agitazione ha smentito questa facile nomea Difatti, ca none basilare del siad_acalismo è la completa autonomia deli:.. classe dalla tutela più o meno larvata e interessata. dei partiti politici e delle ·toro rappresentanze parlamentari. O r ecco invece l'ipersindacalista Sindacato dei ferrovieri accedere a t rattative coi deputati di Estrema Sinistra e combinare con costoro il piano della battaglia. Non solo. V'ha di peggio. Accanto a queste pratiche coll'Estrema, altri armeggi segreti si tramano personalmente con Luzzatti.

Viene il congresso. I ferrovi e ri si riuniscono a Milano. Si circondano di segreto. Sembra una cospirazione. C'è da aspettarsi grandi cose : scioperò, ostru2ionismo, sabotaggio, rivoluzione sociale. I discorsi sono vulcanici. Dopo tre giorni di sedute cospiratorie alla madama Angot, che delusione ! I ferrovieri accettano t out bonnemenJ l'offa sacchiana, proponendosi natural.mente di continuare nell'ag itazione.... sino a vittoria completa. Chi si contenta gode.

E lo sciopero dei muratori romani? Quante amarissime riflessioni suggerisce allo spassionato osservatore dei m ovimenti operai! In un momento difficile e con un'opinione pubblica decisamente avversa si proclama, senza l'ombra di una qualsiasi preparazione materiale e morale, Io sciopero generale della classe muraria. Grande entusiasmo e soprattutto grandi frasi :..i primi comizi. Ma non bastano 1e fr:..si e neppure l'entusiasmo a vincere le battagl ie operaie. A poco a. poco .il crumiraggio decima la massa d egli scioperanti. Dopo una sola settimana di sciopero i dirigenti vedono l'impossibilità di una ulteriore resistenu. Sarebbe H disastro. E propongono la resa. Notate che i « traditori », cioè coloro che accettano e propongono la cessa::cione di uno sciopero

moralmente finito, non sono riformisti. Non e'è quindi la solita testa di turco sulla quale battere per conficcatVi disperatamente il chiodo delle responsabilità collettive. Si tratta di « traditori ». rivoluzionari. Se la massa fosse Stata decisa allo sciopero avrebbe potuto liquidare i dirigenti che proponevano la cessazione, sostituirli e contin uare. Ma la massa già sfiduciata e vinta si abbandona i n un momento di esasperazione al tumulto caotico.

Uomini incapaci di un gesto di rivolta e di violenza contro ai gendarmi e contro ai padroni, uomini che non saprebbe ro attac· care e demolirè un semplice ste«ato, si sfogano contro le innocenti l;>andiere delle leghe proletarie, ripetendo l' iconoclastismo selvaggio dei bassi-bretoni che frangono a colpi di randello le statue dei santi riluttanti al miracolo. E con q uesta scena da tribù africana si conclud e lo sciopero.

Ora noi crediamo che sia difficile far rientrare tali movimenti nei limiti delle concezioni proletarie attualmente conosciute. Qui non s i tratta di r iformismo, di sindacal ismo, di anarchismo. Qui è la babelica confusione delle lingue, insieme con una incontrovertibile documenta· 2:ione d' impotenza.

E dal Tevere passiamo alla riva del Po. D a Roma a Mantova. N ella terra del mite Virgilio, non si parla più d i lotta di classe, ma di collaborazione di classe. La nuova droga sapientemente manipolata dalla d itta Ferri-Gatti-Dugoni è già stata bevuta dal sette volte buon proletariato mantovano.

La democra2:ia rurale è uscita trionfante dall'ultimo congresso di Mantova. Su 223 organizzazioni, ben 194 si pronunciarono cont rarie ai dissi~enti socialisti e favo revoli agli atteggiamenti pratici e alle nuove fomuilazfon i teoriche delta ditta più sopra r icordata.

Noi abbandoniamo all'esame degli p sicolog i il fetic ismo idolatra dei lavoratori mantovani per Eniico Ferri. Non ci preoccuperebbe se non coincidesse colla rinuncia alla lottà di classe in nome della coincidenza degli interessi. Ma il « fenomeno mantovano >> è un a ltro sintomo indicatore della degenerazione del movimento operaio.

Riassumendo, ecco fa. situazione: degli organizzabili, appena il 4 % sono in Ita!ia organinati. D egli 800 mila che figurano sulla carta, non più di 350 mila sono i paganti. L 'uniti morale e materiale della Confederazione un .... desiderio. In realtà è il vecchio localismo che trionfa. l 'un ità d'indirizzo un altro.... desiderio. Si passa dal riform ismo pachiderrr ico al rivolu2ionacismo catastrofico, dall'ele2ionismo bloccardo al· l'astension ismo sistematico. Qua e là esplodono gli egoismi di categoria. Rilassamento generale della d isciplìna sindacale, riluttanza ai sacrifici pecuniari, disorientamento e scett icismo in fatto d i metodi e di dottrine.

DAL
PlllMO COMPLOTTO CONTllO .MUSSOLiNI°, ECC. 11
i rv.

Deleteria l'influenza massonica che va accentuandosi negli ambienti ope~ rai delle grandi città, dove spesso la Camera del lavoro dipende dalla Loggia. .

Segnerà l'imminente congresso di Padova l'inizio di un'epoca nuova ? Lo auguriamo e lo speriamo, ma nell'attesa il nostro pessimismo ci sem. bra piem.mente giustificato.

Da l4 Lotta di ClaJJe, N. 72, 20 maggio 1911, Il

12 OPERA OMNL\ DI BENITO MUSSOLINI

' PER IL VENTUNESIMO ANNIVERSARIO DI UN MASSACRO*

Se le cronache giornalistiche non mi hanno ingannato, nel maggio del '90 si soffriva rudemente 1a fame a Conselice. La miseria nera batteva a tutte l e porte, entrava in tutte le case. Non si lavorava più da pa recchi mesi.

Jl commissario governativo faceva d elle quotidiane d istribuzion i di un c.hi log rammo di farina gialla per famiglia. Un soccorso o un'ironia? L'es.iSperazione collettiva awnentava. Le superiori autorità ignoravano, come sempre. Solo a eccidio compiuto il governo ordinò la solita inchjest:1..tu rlupinatura. Alla ripresa dei lavori agricoli nel maggio, le risaiole chiesero un trattamento migliore Non p iù tredici soldi al giorno, ma venti. Non più dodici ore e mezzo di lavoro, ma dieci ore. Il proprietario delle risaie, un duca Massari, che viveva naturalmente lontano da Consdicc, aveva lasciato ai suoi agenti l'incarico di dirimere la. vertenza. E costoro tennero duro. Negarono il tenue aumento. Provocarono le risajole che da mesi e mesi soffrivano la fame. Fu proclamato lo sciopero. E si giunse al mattino fatale,

Perché rifare la storia, anzi la cronacà palpitante di ie ri? Fra voi che mi ucoltate ci sono coloro che sopportarono la bestiale violen za degli agenti monturati del disordine, ci sono quelli che udirono lo scroscio micidiale delle pallottole non ma i errabo nde, ci sono ì super~titi feriti, ci sono i condannati dalla g ius6zia borghese !

Evoca re è triste e forse superfluo tra voi che foste partecipi dell'avvenimento. M a ai giovani, a quelli della nuova generazione che non sanno, o troppo rapidamente obliano, vanno le mie parole.

Al matti_no del 21 maggio tutti i lavoratori di Conselice si riversarono sulla piazza, si raccolsero sotto a lla casa del Comune.

Volevano parlamentare col commissar io forse per convincerlo a interven ire nello sciopero. Mentre la massa si spingeva verso la porta, un tenente, più nevrastenico del solito, sguainò la sciabola e corri.iociò a

• Riusunto del discorso pronunciato a Conselice (Ravenna) il 2r maggio 19 11. (Da i.A Lo/111 di C!t1.Ju, N . 73, 27 maggio 1~ 11, II).

OP.ERA OMNIA DI BENITO M USSOLINI

rotearla sulle teste dei dimostranti, tentando di arrestarne qualcuno. Parti dalla folla un grido di p rotesta e qualche sasso. Il delegato di P S che stava prndentemente nascosto dietro un plotone di fanteria ordinò il fuoco. Chi sparò [ per ] p rimo ? Fùrono i carabinieri o i sol· dati? Non c' importa saperlo. Alla scarica segul un urlo a ltissimo di dolore e di esecrazione la folla si disperse, ma sulla p iazza vermiglia d i sangue proletario restarono tre morti (due donne e un uomo) e quattordici feriti.

L'eccidio di Conselice, uno dei p rimissimi, se non il primo consumato dalla monarchia- sabauda, suscitò una grande impressione in tutta Italia La polizia, ad attenuare 1c sue responsabilità, tentò ordire il solito balordissimo complotto. Base di questo doveva essere un pacchetto di stampati anarchici mandati da Parigi a una delle donne di Conselice che partecipò al con fli tto Ma l'assurda e criminosa trama poli:ziesca fu sventata all'udien:za. Dopo l'ec<idio ci fu il processo, nell' ottobre del '91, a Ravenna. Gli imputati erano. otto: tre donne e cinque uomini.

Al banco della di fesa erano gli avvocati Corradini T uUo, Barzilai Salvatore, Antonio ·F ratti, Antonio Pellegrini, .Alessan dro Balducci, G ino Vendemini. Gli imputat i si difesero e furono ancora più validamente difesi, ma vennero condannati. La g iustizia oggi n on è ch e la vendet~a di classe legalizzata e consacrata.

Mi sia consentìto di porgere un saluto ai difensori ch e sono morti. Ad Antonio Pellegrini, il titano del foro genovese; ad Antonio Fratti, che sette anni più tardi suggellava col sacrificio sulle altt1re di Domokos il suo idea lismo eroico; ad Alessandro Balducd, il buono, profondo e intemerato maestro dei socialisti forlivesi . L'arringa di Alessandro Bal· ducci fu tutta un'esposizione delle idee socialiste. A un certo punto egli affermò che quando i carabinieri violentano le fo lle, è umano e spiegabile che di tra le folle si risponda colle pietre. Continuò dichiarando e~ solo il regime socialista avrebbe chiuso la ser ie delle competizioni sanguinose che hanno afflitto il genere umano. A questo punto il P. M. lo interruppe, non tolierando che nel Tribunale si enunciassero delle dottrine pericolosamente sovversive Ma il Balducci prosegul non turbato sino alla chiusa.

Come furono vendicate le vittime? Parlino i fatti. Le conquiste successive delle risaiole costituiscono la migliore vendetta. Oggi il salario è r addoppiato, l'orario è ridotto a otto ore. La tracotan2a padronale ·è diminuita, se non fiaccata, le organizzazioni proletarie sono potenti. Ma accanto alle conquiste materiali deve procedere e proce de di pari passo l'elevazione morale delle masse. Elevu:ion c che è il segreto e la necessità delle conquiste supreme

li Mmsolini, avvùmdoJi alla fin1 del diiç.or10 çhe qNi abbir:lm() 10/0

14

JCheletricamenJe ,ias111nto, ricorda t11tti gli eccidi che dopo quello di Conselice in1ang11inarono le ciuà, le bQt'ga/e, le campagne d' Italia.

E la serie non ! .finita poiché la grande contesa tra proletariato e borghesia non è conclusa e la borghesia non ha mostrato - nelle recentissime lotte agrarie - di essere animata da migliori sentiment i. Bisogna quindi essere pronti e prepararsi al sacrificio.

Noi abbiamo ferma fiducia e fede profonda che verrà un maggio, un maggio nuovo, in cui nuovi uomini si raccoglieranno sotto a questa lapide che porta scolpiti i nomi di queste vittime proletarie, più profondamente ancora incisi nelle a nime vostre. Preparatevi e mig1io ratevi, Solo quando il socialismo· avrà trionfato, allora il maggio cantato dai poeti non sarà più il maggio di sangue e di lacrime come quello di Conselice, ma il maggio dei fiori, il maggio degli uomini finalmente l iberi e fratelli! (Una grandiuimt1 ov11zion e del pubblico comm ouo safula l'Of"aJore).

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTJlO
1'.S
MUSSOLINI, ECC.

NELLA REPUBBLICA DEI DOLLARI

.filibustieri della borghesia brigantesca e sanguinaria del West stanno preparando un nuovo assassinio. Per rifarsi della sconfitta subita quattro anni fa quando Moyer, Haywood e Pettibone furono strappati al laccio omicida della legge dalla immane protesta che ruggl, .6era e tremenda, la intera classe lavoratrice brulicante su questa terra, [essi] hanno inscenato un altro colossale colpo per fiaccare le ossa dell'orga· nizzazione proletaria.

J. J. McNarnara, segretario e tesoriere della International Associa. tion of Bridge and Structural lron Workers, è stato t ratto in arresto imputato di aver dinamitato il palano del TWUs di Los Angeles, Cal. [iforni8 J, e di aver fatto saltar per aria vari ponti e diverse costru· zioni innalzate da operai non appartenenti all'Unione, 01tte al McNa. mara altri sono stati rinchiusi nelle p rigioni, ed altri li seguiranno.

La rapace e possente borghesia americana non conosce limiti, non ha gli scrupoli, Je paure, le viltà della nostra borghesia :8 violenta, assoluta, criminale. Se occorre si sporca le mani di sangue proletario, Non ha viscere umane. Vuole solo sfruttare e sfruttare!...

Per essa non esiste legge, non vi sono sentimenti, non diritti. Il dollaro la guida, la ossessiona, la spinge verso il delitto, l'assassinio, forzando la legge a soddisfarla, a saziarla, ad approva rla.·

All'arresto del McNamara è seguita la sua estradizione verso la California, senza permettergli di d ifendersi, impedendogli che si cercasse un avvocato, un dife nsore, vietando quello che la legge acconsente financo al foJle che scanna sua madre. Il proletariato americano è rimasto sorpreso e stordito allorché la stampa gli annunziò i prìmi colpi del- ' l'odioso e infernale complotto degli industriali contro McNamara.

I leaders delle organizzazioni_operaie hanno però già gridato ad alta voce che non permetterantlo mai che la legge di lor signori accalappi gli arrestati. Come Moyer, Haywood e Pettibone furono strappati alla forca cosi Io saranno gli ammanettati di oggi.

Dietro ad essi è la folla, è l 'esercito sterminato deg li organizzati, è il paese. B tempo che questo si svegli e gridi il suo basta! alla feroce e criminale tracotanza. della borghesia del dollaro!

Da I.a Lolla di Cl1t111, N. n, 27 maggio 1911, Il (J, 224-22')

RETTIFICA

Il corrispondente dell'Avvenire d 'ltal.ùt mi ha fatto presente al convegno di Faenza. ove si discusse della mezzadria. Mi dispiace, ma l'egregio corrispondente è stato male informato. Né io, né il Valmaggi, itnpegnati altrove, potemmo partecipare a detto convegno. Quindi non parlai, né 6rmai l'ordine del giorno, prima di tutto perché non c'ero , in secondo luogo perché non approvo quell'ordine d"el giorno r epubbHcanoide che può prestarsi alle più svariate interpretazioni . Io non ho mutato i miei conVincimenti contro la mezzadria e la sua funzione. Del r esto il convegno di Faenza fu accademico. E ciò...• attenui la mia latitanza.

b . m.
Da La Lolltt di Clasre, N. 73, 27 maggio 1911, II,

LIQUIDAZIONE

II Parlamento giolittiano è in p ieno sfacelo. Montecitorio è deserto come il Sahara. Nella seduta pomeridiana di martedl, i deputati presenti erano quatJordici su cinquecento otto. Non c'è male! L'Avanti! s'af . fanna a deplorare questo assenteismo e a richiamare i socialisti, ma la sua è 11ox clammu in, dcserJo L ' Avanl i.' ha torto e gli assenti h ann o ragione. A che pro frequentare la Came ra? Dal momento che non ci sono più partiti, n on ci sono più idee, non si a.ffrontano più problemi e tutta l' attività. politica s ì riduce ad un'emarginazione di pratiche d 'ordinaria amministr.uione? Che cosa devono fare i deputati a Montecitor io? Non sono fors e tutti d'accordo? E allora basta che ci stia Giolitti. Gli ascari vecchi e nuovi di destra e di sinistra possono ben prendere.... il largo e darsi alla latitanza....

Niente di male se i deputati social isti disertassero Montecitorio per recarsi a contatto delle masse. Invece: assenteismo su tutta la linea. Non sappiamo, in verità, perché si tenga aperto il Parlamento italiano. Lo si potrebbe chiudere. N e guadagnerebbero l'igiene e la moralità del pubblico .

D a lA Lotta di Clan~, N. 74, 3 giugno 1911, II (d, 324).

· LA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL COLLEGIO DI FORLI

DATI E NOTIZIE

La nostra Federazione comprende j seguenti Comuni del collegio po· litico di Farli e cioè: Forll, Meldola , Civitella, Teodorano, Predappio, ·Fiumana. Le sezioni sono quarantacinque compresa\•i la femminile Luisa M iche) d i San Lorenzo in Noceto, i gruppi giovanili quindici.

I.a sezione più numerosa è queJla di Forll con 180 soci, seguono Meldola con 140, Pievequinta con 105, Bussecc.hio. (on 90, Tutte le altre s1 aggirano tra i 30 e i 50 inscritti, La Federazione ha un totale di 2100 soci adulti, più un 360 aderenti ai drcoli giovanili. Oso affermare che pochi collegi, sui 508 deUa circoscrizione elettorale italiana, hanno un fascio così numeroso e compatto di forze socialiste.

Come nel resto della Romagna, anche nel Forlivese il socialismo nacque con l'Internazionale. ·

Ma dal '70 all' '85 l'opera di prQse!itismo u rtò contro il rep ubbli· canesimo dominante e fu scarsa dì risu ltat i. Il repubbl.icanesimo-coliettivista, movimento assai importa nte, il d i cui studio non potrà, n~ dovrà essere trascurato dallo storico futuro del Partito Socialista Italiano, fu la base del Partito_Socialista in Romagna.

I collettivisti uscirono a squadre a squadre dai sodalizi repubblicani e ass unsero il nuovo e più appropriato nome di socialisti.

Dal '90 al '910 anima del movimento socialista forlivese fu Alessandro Balducci, un avvocato ben. diverso dalla. coscienza degli altri, un uomo devoto al Partito, un uomo disint~rèssato fino al sacrificio personale. Il povero Balducci fu per varie volte il candidato dei socialisti forlivesi, ma non superò mai - che io ricordi - i 300 votià di fronte ai 2000 dei·monarchici e ai 2400 e pi~ dei repubblicani._ I socialisti forlivesi si limitarono alla città e ai capoluoghi del Comune La ·loro Lo1t~ il loro Risveglio (prima e ~conda serie) n on uscivano dalle mura. cit -

DI BENITO MUSSOLINI

tadine. Oggi, invece, il nostro Partito ha i più devoti proseliti nelle ville della campagna.

Col 1900 comincia un'opera attiva di propaganda tra le tnas.'ie conUdìne. Lo 2.ambianchì, il Valmaggi, il Bonavita e altri minori organizzano le famose Fratellanze dei contadini, che oggi sono passate in gran parte, con armi bagaglio e pregiudizi, alle nuove camere gialJe. I socialist i vanno anche in Comune. M a g ran parte del lorO programma municipale rimane sulla carta. Anche una Co operat iva di comurno - diretta dallo Zambianchi - fallisce, e Zambianchi trasporta le sue tende ad I mola. Dal '902 al '906-'07 fer vono intense palemiche fra soc ialisti e repubblicani. L'organizzazione economica è unitaria, ma il dissidio polit ico è profondo. Cadono uccisi due socialisti: Pellegrino G ard in i e Duilio Tassinari.

Il duce dei repubblicani è l'ono revole Gfodenzi.

Il Pa rtito Repubblicano si rjorganizia e res iste Mantiene le sue posizioni eletto rali, ment re i socialist i aumentano i loro suffragi d i po· che decine. Esiste una Federazione collegiale socialista ma più di nome che di fatto. Nel 1900 si pubblica l'idea Socialista, diretta da F rancesco Bonav ita. Non giunge a vivere due anni. Nel 1908.'909 le forze socialiste non }1anno coesione e i socialisti federati non seg1:,1ono un pte· ciso indirizzo politico. Oscillano fra il riformismo, l'integralismo e il rivoluzionarismo.

Ma le elezioni del 1909 cost ringono il Partito a compiere un'opera di purificazione; i massoni, g li affaristi, i tepidi, i bloccardi che avevano votato p er Gaudenzi vengono espulsi. ll Partito riprende la sua fisionomia proletaria. O ggi, su 2000 socialisti, 1950 sono operai. Il che, secondo il mio debole modo di vedere, è un gran bene agli effetti del socialismo!

La Federazione co1legiale riassume Ja sua funzione e la sua a ttività col 1910. Tutte le sezioni, dalle montagne al piano, rispondono all'ap· pello. Esce la nostra L otta d i Ciane. Prima, in formato assai modesto, ma poi ci permettiamo di ampliarlo. Serrata tra gli altri settimanali della R omagna , l a nostra L olla n on può pretendere a una g rande tiratura: tocca però l e 1600, qualche volta di più, e ha. un migliaio circa di abbonati. La sua esistenza è, quindi, assicurata. La nostra Fede razione trae le sue risorse finanziarie:

a) dagli abbonamenti ~rdinélri a l gior· nale;

b) dagli abbonamenti sostenitori ( L. 10 all'anno); , ) dalle quote federali (centesimi 10 mensili per ogni socialista federato);

ti) dalla sot· toscrizione che raggiunse nel 19 10 la somma non indifferente d i l ire

20
OPERA OMN[A

1448,7' e ha già quest'anno, nei primi cinque mesi, superato le mili, lire. ll giornale ha poi altri proventi dalla rivendita e dalle inserzioni. Il giro 6mnziario della nostra Federazione raggiunse nel 1910 la somma di lire 7000 circa.

Nel Forlivese, come in tutta la Romagna, movimento economico e movimento politico sono ben distinti. Non si confonde qui, come ad esempio nel Mantovano, la lega col circolo. Certo però che l'organiz. nzione politica influisce su quella economica. Grazie alla nostra Fedeuzione socialista, ben solidamente costituita, la secessione dei repubblicani non ha avuto conseguenze più gravi per la Vecchia. Ca.mera. del lavoro. Il lavoro di propaganda è assai intenso nei mesi inve rnali e di primavera. Ha una sosta - spiegabile - durante l'estate, riprende nelrautunno. La Federazione organizza 11na sola grande manifestazione in Forll: que lla per l'anniversario d ella Comune; ma non passa domenica senza conferenze., in campagna. Il pubblico non manca mai. La bicicletta ha ridotto, se non annullato, le distanze. La domenica è, in Romagna, la giornata della politica e per le strade polverose è una lunga colonna di uomini e di donne che vanno a solidarizzare con a ltri compagni. Ormai tutte le sezioni del Forlivese hanno la C.asa. Ve ne sono che costano trentamila lire. Ciò ha prostrato un po' i compagni, dal lato finanziario, bene inteso. T uttavia sono incominciati a Forll i lavori per Ja grandiosa Casa della Federazione, che accoglierà la tipogn.6a e gli uffici del giornale. Contiamo d i finirla entro l'anno. l e Ca.se ser· vono per le riunioni, le confere11zc, Je feste. Si nota qua e là il tentativo di costituire biblioteche di propaganda.

In Romagna., per un comple5$0 di cause sulle quali è inutile insistere, è possibile fare ancora dei proseliti, specie tra la giOventù. In. fatti, il nostro è il Partito dei giovani. Nel gennaio del 1910 i socialisti federati erano 1200. Oggi superano i 2000. La sezione dì Forll ha aumentato i suoi soci di un centinaio. Nelle campagne del Forlivese, le nostre forze si e_guagliano a quelle dei repubblicani; nella zona montana le superiamo e di molto. Ma la città è refrattaria.. Non c'è profeta. riato. C'è l'artigianato e la cooperativa dei piccoli padroni antisocialista.. li Comune è nelle mani dei repubblicani, quindi i bisognistì, i postu• lanti abbracciano - nell'attesa - il Partito che essendQ al potere può

DAL PRJMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC. 21

distribuire i posti. E in fatto di nepotismi il Comune repubblicano di ForH batte un re(ord mondiale! Negli altri Comuni ci sono minoranze socialiste, come a Predappio e a fiumana. Il Comune di Civitella è passato ai ttpubblicani. ·

Sul nome di Bernardino Verro, nelle ultime elezioni politiche, i socialisti raccolsero nn 650 voti. Ma è certo che alle prossime elezioni - anche senza suffragio universale - questa cif1a sarà raddoppiata.

Come i compagni della frazione sanno, dall'aprile la nostra Federazjone si è proclamata autonoma dal Partito Socialista Italiano. Non è il caso di ripetere qui Ie iagioni che ci hanno costretto a tale doloroso passo. :B facile supporle. Deve escludersi però che ci sia stata una mia personale pressione. L'autonomia è stata votata aJl'unanimìtà. Il nostro atto ha disarmato j repubblicani. Non se l'attendevano e non osano più attaccarci coil'accusa di «monarchismo»

Noi non parteciperemo, dunque, al cong rC$SO di Mod~na, Ad ogni modo sappiano i compagni della So ffitta che essi possono contarecontare nel senso lato de!Ia parola - sulla Federazione socialista forlivese.

Forlì.

Da Li Soffitta, N, 4, 15 giugno 19 11 , I•.

B. MUSSOLINI

• L4 S0fli1111, siornale dellt frazione rivoluzionaria intransigente del Partito Socialista, usciva a Roma, rotto la duniom: di Giovanni Lerda, « ogni 15 siorni 1. Redazione e amministrazione: via del ~inario 87,

22 OPERA OMNL\ DI JlENITO MUSSOLINI
...

IL DISSIDIO TRA I MAESTRI FORLIVESI

Non è certo con animo lieto che noi iniziamo la storia documentata di questo grave dissidio ormai giunto per forza di uomini e cose alle sue ultime logiche conseguenie. Comprendiamo quindi il travaglio interno delle autorità scolastiche che hanno taciuto e avallato ed ora, soltanto ora che la questione è di dominio pubblico, s'affannano a urcare ·ogni mezzo pur di soffocarla. Bisogna. invccc, secondo noi, portare la questione fuori dalle conventicole magistrali e dai corridoi delle scuole. Il paese (non] conosce e quando non conosce fantastica. Meglio dunque Hluminarlo una buona volta affinché esso abbia modo di manifestare con cognizione di causa il suo equanime giudizio. Ed equanimi cercheremo di essere anche noi. Abbiamo udito tutte e due le campane, narreremo, ,:J.o. curilenteremo, commenteremo, rompendo il velo densò dell~ ta.cite com· plicità col quale si vorrebbe coprire un ambiente di miserja morale ed effettuare il salvataggio del e dei responsabili.

D1RE1T0RE E PRESIDENTE

Da quasi vent'anni direttore delle nostre scuole civich e è il prof. Pio Squadrani. I maestri da lu i ·d ipenden ti non gli hanno mai lesinato le prove . della loro devozione. E lo si può abbondantemente dimostrare. Ricordiamo solo un fatto.

Quando il nostro giornale insorse contro un'antidemocrat ica delibe· nziOne del Consiglio comunale, che, malgrado le disposizioni di legge, rinominava Io Squadrani a direttore, i maestri tutti, ad eccezione di tre o quattro, mandarono alla Giunta una protesta contro le nostre asserzioni dichiarandole infondate e dettate spirito di parte.

M a tre anni fa ,or~ una prima nube ad oscurare la serenità del cielo. Scoppiò un primo dissidio, che, lentamente maturato, ha. condotto alla scissione odierna della classe magistrale.

Narriamo dunque con ordine e coi documenti.

Nel dicembre del 1907 giunse allo Squad rani una lettera anon ima. In essa lo si accusa di valersi di mezzi dispotici e lo si avverte che egli è « più temuto che amato)>. I.a lettera è usdta certo dalla penna di un insegnante. Vigliacchetti - e g li anonimi sono tali, se pur non sono veri e propri delinquenti - se ne trovano in tutte le classi. Il direttore r imane assai impressionato. I maestri, sdegnati, protestano. Jl d irettore scrive loro una lettera nella quale sembra non dia tanta importanza all'anonimo che « nato nel fango, <leve rimanervi ». Ma non è cosi. Lo Squadrani, che doveva t utt'al più collezionare il documento a riprova dell'innata malvagità umana, si pone alla ricerca dell'autore : dubita, ricerca, indizia, sospetta. E l' atroce sospetto si determina via [via] p iù profondamente e ricade sopra un inseg nante: Ermenegildo Roli.

Il sospcttu inspira a llo Squadrani tutta una serie di piccole e grandi rappresaglie. Alla vecchia intim ità qu.asi fra.terna fra lo Squadra~i e il Roli, subentra una ostentata fr eddezza. Che pdma il Roli godesse grande stima, lo provano 1c cariche da lu i ricoperte ( consig liere della sezione, segre tario della medesima, vice-presidente della Società Marinelli, sezione di Forlì, commissario per esame di t itoli dei candidati all'insegnamento nei comuni di Forlì, Civitella, Meldola ed altr i incarich i più o meno onorifici che omettiamo p er brevità).

Ma dopo l'anon imo, tutto cambia. Citiamo alcuni episodi. Alla r innovazioi:ie delle cariche sociali, il presidente della .sezione, p rof. Squadrani, ha parole lusingh iere per tutti i membri uscenti, eccettuato pel Roli , che pure ricopriva !'abbastanza importante carica di segretario . Dopo un anno di guerriglia clandestina, accade un fatto ben più grave. Nel dicembre del 1908 gli inseBnanti di Cesena e di Rimini presentano il Roli quale candidato al Consiglio provinciale scolastico pei giudizi di sciplinari. Ma all'ultimo momento il suo nome viene ra.diato. Deve _d unque credersi che tale radiazione arbitraria sia stata compiuta dall'aUora segretario della sezione magistrale di Forll all'insaputa del presidente Squadrani? No. Il prof. Squadrani non era certo all'oscuro della faccenda.

Intanto, ent!a in funzione il nuovo Consiglio direttivo della sezione, ma non dà prove di soverd 1ia vitalità. :E': un periodo di tempo in cui regge il Comune un commissario regio. Tutte le categorie d' impiegati chiedono aumenti, solo i maestri dormono. Allora il Roli invita - .a ·norma dello statuto - il presidente a convoca.re un'assemblea della sezione e questa ha l uogo il 7 febbra io 1909. lI pungolo è stato efficace,

Il !j \1 f't· ! I[ 11 \I 24 OPERA OM NI A DI BENlTO MUSSOUNJ L'ANONIMO

ma una proposta del Roli, che voleva aggiungere all'opera sagace dello Squadrani l'azione di un Comitato che rappresentasse la sezione, viene respinta. Gò non di meno Ja questione del pareggio è favorevolmente risolta.

Passano le sèttima.ne e i mesi, la routine scolastica procede innanzi, ma Io Squadrani non desiste dalle rappresaglie contro il Roli. Allora questi, accompagnato dai colleghi Boccardi e Morosini, si decide a chiedere personalmente al direttore spiegazioni esaurienti. Ma lo Squadrani non accusa. E come Io potrebbe? Un dubbio - egli dice - « mi è pas!>atO per la mente>>

IJ Roli dà incarico ai colleg h i Morosini e Boccardi di chiedere un'ampia ritrattazione o altrimenti rico rrerà alla !egge per tutelare la sua dignità. di educatore e di cittadino.

Dopo qualche g iorno Morosin i e Boccardi parlano a l d irettore, ma questi respinge le proposte avanzate dal Roli che chiedeva una ritrattaz ione davanti a due maestri e a un terzo estraneo alla scuola. La vertenza r imane in soluta Un t entativo di Molinari, direttore delle scuole dì Bertinoro, non dà risultato alcuno; e un colloquio col provveditore agli studi, che - t roppo ost inatamente - prevedeva non lontano il gio rno della conciliazione, lascia le cose al punto di prima. Sorvol iamo su a ltri episodi minori: come quelli concernenti la sezione di studi pedagogici, la mutualità scolastica.

Le manovre del direttore, q uantunque egli agisca per interposta persona, d irette ad isolare il Roli, sono evidenti. La sezione vivacchia. Alle sedute non manca il Roli çhe fa osservazioni, rilievi, proposte

Il con8itto tra lui e lo Squadrani si acutizza in queste assemblee in cui non c'è più un direttore e de i maestri, ma un presidente e dei soci. N essuno aveva osato mai fare osservazioni al d irettore presidente. Erano tutte d ' oro le p arole ch e uscivano dalla sua bocca, ponderati i consigli, sagge l e decisioni, oculato l'agire. Or ecco che un inseg nante osava criticare e talvolta. - conven ia mo - in fo rme qua.si o~truzio nistiche

Peggio! Questo inseg n ante spinge va la sua audacia sino a scrive re degli stelloncini di cronaca che vedevano la luce nei giornali locali. Ora, pace che la carta stampata incuta un sac ro terrore a tutte Je autorità scolastiche forlivesi . Sarebbe, forse, cu riosa e interessante l'analisi di questo sentimento di accentuata avversione,. di manifesta paura, di inconciliabile incompatibilità. Sta. di fatto che quegli innocenti trafiletti. suscitavano grandi ire e di essi - firmati o no -si attribuiva la esclusiva paternità al Roli, Il quale Roli continuava nelle sue funzioni di pungola.tote.

Da-nove mesi circa non si convocava più la sezione e il presidente non se ne dava per inteso. Finalmente il 12 marzo l9ll viene co nvocata l'assemblea per trattare il seg uente ordine del giorno : resoconto finan -

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC. 25
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zia.rio 1910; bandiera sociale, donata dallo Squadrani; data e modalità dell'inauguraz ione. Alla. fine di questa seduta, dopo che il Roli ha abbandonato l'aula, dcuni suoi colleghi invitano i presenti a fi~mare una lettera di protesta contro al contegno del Roli nelle assemblee e nelli stampa, lettera. che, naturalmente, dev'essere indirizzata al direttore. Lo scopo è evidente: dimìssionare il Roli. Ma il colpo falli sce. Tutte le maestre delle scuole rura li e ben quindici dei maestri urbani - fra di essi i più anziani - rifiutano la firma, Ciò non di meno la lettera continua a circolare e i satelliti dello Squadrani sollecitano le firme. Che lo Squadrani ignorasse queste manovre? Ne dubitiamo fortemente, Risultati poco lieti. Poche firme e ritiro di quelle date in buona fede. Pressioni personali del direttore sulle maestre. Tentativi mancati per fa r ritor· nare all'ovile « le pecorelle smarrite ». ,

LA SEDUTA DEL 9 APRILE 1911

Questa seduta è importantissima e segna uno dei punti culminanti nelle vicende che andiamo obiettivamente narrando. L'adunanza viene convocata dal Fantini.

Lo Squadrani è assente. L'ordine del giorno reca: « Comunicazioni importanti del C. E. e p rovvedimenti urgentissimi in m erito».

Il presidente comunica all'asSCmblea una sintomatica lettera del prof. Squadrani.

B una lettera che vuole qualche commento. Noi non comprendiamo come il prof. Squadrani possa chiamare « lecita ed onesta)> la lettera messa in circolazione per isoJare e licenziare il Roli.

:B questo un procedimento che non vogliamo qualificare o dovrenuno scrivere una bruciante parola. Poiché se il Roli disturbava le sedute, fa. ceva ostruzionismo, rivelava dell'acredine, non si doveva colpirlo attraverso vie tortuose. N elle assoc iazioni politiche si agisce con maggiore lealtà e franchezza e si chiede. pubblicamente biasimo od espulsione od altro. Tutta la lettera dello Squadrani è costellata di allusioni personalistiche. Una confessione di « comune mancanza di ene rgia morale » è g ravissima. Del pari grave è la p roposta di scioglimento della sezione. Lo scrivente afferma, alla chfosa, ch'egli non intende influire. E perché allora inviare all'assemblea questa lettera autoritaria e destinata invece ad foffuenzare i soci dubbiosi?

V'è tra gli intervenuti chi raccoglie l'invjto deYo Squadrani allo scioglimento. E in tal senso il s ignor Roberti present-a un ordine de l giorno. Ma 1a stragrande maggioranza dell'assemblea, indignata, insorge. Finalmente ci troviamo di fronte a un gesto di fierezza e di d ignità ! Jl Roli _

j I t l I u 26 OPER.A
OMNlA Dl BENITO MUS.SOLINI

fa a sua volta queste precise dichiarazioni acquisite al verbale di queJla movimentata assemblea :

« Grande fu il mio stupore e doJoron l'impressione che ricevetti quando appresi che alcuni colleghi avevano fonnulato una prote!ta ~r le ragioni ocmai a tutti note. Omeuo di entrare in particolari che potcebbcro eccitare g li animi e togliere la serenità del giudizio, limitandom i a dichiarare che io sono soddi5fattissimo dell'azione esplicata da.Ha magg.ioran21 dei colleghl che giudicarono spassionatamente la vertenza senza che loro facessero velo precoocetti nati da malintesi e da referti non rispondenti a verità.

« Mentre faccio noto che ne ll'animo mio non albergano sensi di ranco re neppure per coloro che si ft:eero organizuto.-i della nota protesta, tengo a dichiarare che assumo la paternità degli articoli incriminati, ma di quelli soltanto scritti e fatti da me inserire nei giornali La Di/eia e La L olla.

« Trattasi di semplici 5telloncini di cron aca aventi l'unico scopo di risves liarc sopite enttgie e di richiamare l'attmzione d ei soci sull'abbandono e l'inerzia in cui ha vissuto per tanto tempo la nostra sezione, proprio quando problemi di vitale importanza esigevano opcr<>llità.

« Facd o voti che per l' avvenire- dasoino di noi possa liberamente esplicare la propria a.ttività nell'interesse della scuola e della classe. Confidando nella lealtà e nello spassionato giudizio dei colleghi, dichiaro che saprò - occorrmdodignitosamente risponde,-e agli attacchi sleali d1e mi saranno mossi e di respingere con tutta la fo ru dell'animo mio qualsiasi insinuazione che possa ledere la mia dignità dj uomo, di cittadino e d i educatore».

lo scioglimecto della. sezione fu respinto a grande magsioran:za. Però seduta stante i soci che Jo avevano proposto rassegnarono le d imissioni Ormai risultava chiaro il bersaglio che si sarebbe voluto colpire. La circolare di protesta doveva isolare il Roli e costringedo a liberare deUa sua molesta presenza alle assemblee lo Squadrani e soci Fallita la circolare, si ricorse ad un altro mezzo meno sibillino, ma più czaresco : sciogliere la sezione per ricostituirla q uind i, previa oculata selezione degli elementi turbolenti (leggi Roli e soc i)

Anche quest o secondo me:z:zo non . ebbe, come vedemmo, sorte migliore. -

Ma la questione non poteva dirsi chiusa, Ciò che è avvenuto in questi ultimi tre mesi racconteremo ampiamente la prossima volta.

Da fu Lolla di Clt1.u,, N. 76, 17 giug no 19 11, Il

.. ,a là ... l>AL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, J!CC. 27
b. m. S. - IV.

IL DISSIDIO TRA I MAESTRI FORLIVESI

La pubblicazione del numero scorso su tale gravissima qu~ione ba suscitato grandi ire tra coloro che sentono di non avere la coscienza perfettamente tranquilla e ci ha procurato d'altra parte ,•ive e la rghe attestazioni di consentimento e di simpatia.

Allarghino bene i padigl ioni auricolari coloro che ci leggono: noi non siamo qui a perseguire scopi })artigiani: non intendiamo demolire o r iabilitare o difende re uomin i. Non siamo guidati da p reconcetti. Non abbiamo un lei tmoliv obbligato. Ciò contrasterebbe col temperamento di chi scrive questo giornale e col carattere del giornale stesso. Quando il prof, Squadrani ci ha chiamà.ti a colloquio noi siamo accorsi all'invito, lieti, se ci riusciva di chfarirc una situazione in diversi modi aggravi· gliata. Dichiariamo subito che il prof. Squadrani ci disilluse. EgJi non sapeva o non voleva o non poteva difendersi e le sue dichiarazioni non valsero neppure a temperate il giudizio seveto che noi dobbiamo fo rmulare sul suo contegno nella lunga vertenza di cui ci occupiamo. Comp ito forse ingrato, il nostro. Ma noi non conosciamo, non adoriamo feticci, né siamo schiavi di pregiudizi semplicisti. Per noi tutti g li uomini sono disc.utibili: i giovani e i vecchi, i sommi e g li infimi.

Noi siamo pronti a ospita r e. le accuse, le difese e anche le offese.

Jn .fin dei conti, non era più possibile soffocare questo scandalo che durava da un triennio. Bisognava ficcare una buona vo lta il coltello in questa piaga per estirparla e salvare gli arti sani. Prolungare tale insostenibile situazione non si pot~a. La. scuola ne avrebbe troppo sofferto.

:6 bene che tutto si sappia e la n ostra pubblicazione ha precisamente lo scopo di illuminare il pubblico e di stabilire le singole e le collettive responsabilità.

Prima di riprendere il filo della nanazione, sentiamo l'obbligo di fare una lieve rettifica. a quanto scrivemmo circa ia radiazione del Roli dalla lista dei candidati al Consiglio provinciale di disciplina. t Vero che l'allora segretario della sezione magistrale dichiarò lo Squadrani immune da qualsiasi ingerenza nell 'affa re, ma è anche vero che, come scrivemmo noi, Io Squadrani non era totalmente all'oscuro della faccend a. Lo p rova il fatto che il Roli presentò e fece leggere allo Squadrani, qualche giorno

prima. della votazione, la fam~ ca~olina. dei maestri di Cesena e di Rimini che proponevano a candidato il Rol1 stesso.

E. .. proseguiam~.

Ciò che stiamo per raccontare ha un po' del romanzesco. Passati alcuni giorni dalJa storica seduta del 9 aprile, accade un fatto strabiliante. Il prof. Squadrani chiama i maestri del corso superiore in direzione. Cade il discorso sulla lettera anonima. Dopo poche l»ttute di dialogo movimentato, lo Squadrani si alza e indica col dito teso - accusatore - u n maestro, il Galeotti. Costui avrebbe rafforz ato il sospetto dello Squadrani a propasito della lettera anonima. ll: faciJe immaginare la sorpresa del Roli .

Il G :tleotti si giustifica o tenta giustificarsi. Accenna a un fenomeno di suggestione che avrebbe subito Noi diciamo apertamente che la parte recitata dal Ga leotti in questa faccenda non è delle più simpat iche. Ma domandiamo a nostra volta : perché lo Squadrani, solo nell'ap r ile, q uando erano già trasçorsi più di due anni, si decide a lanciare la sensaziona le rivelazione? Perché non farlo prima? E con minore teatralità? E con maggiore franchezza.? L'acrusa dello Squadrani è una virata di bordo o il grido troppo lungamente cont enuto di un'anima esacerbata? Comunque, lo Squadrani non desiste

Lo ha dichiarato. Vuole sciogliere la sezione . :B questo atto arbitrario, dittatoriale, ingiustificatissimo che noi sopra ogni altro rimprO\·eriamò al prof. Squadrani. Egli h a voluto far pesare la sua mano, far sentire la sua autorità di direttore, ha tentato di p iegare ai suòi voleri indiscutibili l'intera classe magistrale. Nessuno potrà negarlo.

Parlino i fatti. Verso l a fine d·aprile il Fantini, per la commissione esecutiva, annuncia con ci rcolare a tutti i soci che la commissione stessa è dimissionaria. Il Boccardi è contrario a tali dimissioni che hanno per obbietto di paralizzare la. sezione e quando fu rono votate egli dichiarò che la C. E. deve r estare in car ica si no a che sia sostituita. Ma gli altr i membri non [ne] volevano sapere. Il Godoli di Forlimpopoli soprattutto· aveva una g ran fretta e prima d' andarsene lanciò sotto forma di banali insolenze la freccia del parto ai rimasti.

Intanto lo Squadrani attende invano l'atto di sottomissione dei ribelli. La sezione magistrale è ormai divisa. Finalmente i soci della maggioranza decidono di scrivere U membri della C. E. dimissionaria, p regandoli di desistere dalle dimissioni. La lettera reca le firme di ben lS insegnanti : i due terzi della sezione, Ed è una. lettera dignitou, se• ·ri:na, deferente, I fi rmatari «muovono viva preghiera» acché i dimis· sionari recedano dal loro proposito. O ve però fossero vane le preghiere,

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MU°!'50LIN1, ECC. 29

i .firmatari confidano che << secondo le norme che reggono il sodali2:ìo, i ciimissionari avranno Ja cortesja. di disporre perché sieno regolarmente nominati i loro successori ».

La maggioranza della sezione non è dunque animata da bellicose intenzioni. Al contrario! Niente guerra, ma acco rdo, pacificazione, fra. temità. B forse offen.siva per l'autorità direttoriale la chiusa della lettera? Che cosa avrebbe dovuto fare lo Squadrani? Non insistere, per e vitaci: lo sfasciamento definitivo d ella sezione. lmece egli risponde alla prima delle 58 firmatarie con una lettera altezzosa ed equivoca. E mantiene le sue dimissioni da presidente e da socio della sezione mag istrale. Tale missiva porta la data del 5 maggio. In quei giorni, i fautori del prof. Squadran i sollecitano colleghi e colleghe a presentare le dimissioni. Bisogna imitare il direttore. Bisogna obbedirlo, ciecamente o b bedirlo Ma le speranze di una larg a incetta di dimissioni falliscono . La maggioranza si stringe p iù che ma i compatta attor no al sodalizio, decisa a d ifenderlo e a salvarlo da v io lenze e raggiri.

Al 1 4 maggio, il Fantini co n voca l a sezione p er prende re atto delle dim issioni d ella C. E A q uest'assemblea pa rtecipano anche taluni d e i dimissionari. Nuove preghiere per farli recedere dal loro divisamento. Invano. Allora 1a maggioranza - ed era nel suo p ieno, pienissimo, incontrastabile diritto - nomi na un Comitato provvisorio in so stituzione della C. E. dimissiona ria. :E il Roli, proprio il Roli, ripropone che tale Comitato provvisorio continui le pratiche conciliative p resso i dimissionari. Che cosa si voleva di p i~? Inutile dettagliare tutti i tentat ivi di ravvicina.mento, urtatisi e infran tisi contro il puntiglio dello Squadrani. Egli esigeva un atto di con t rizione in piena regola. Invece la maggioranza discuteva , vagliava le p rop oste di conciliazione, Je modificava o ne formul ava altre ; insomma no n voleva rassegnars i a una specie di suicidio morale.

Questa resisten:.:a dig nitosa ed energica di cui i più salienti ep isodi v e rranno a tempo debito esposti, documentati e lumeggiat i, to rna a grande on o re della mag_g io ran za degli insegnan ti inscrit t i alla sezione magistrale forliv ese. Alla fi ne d i m aggio eb bero te rmine le pratiche di conciliazione. E con risultato negativo. Sino a p rova contraria riteniamo che la m aggiore responsabilità del dissidio spetti allo Squadrani e ai suoi amici.

E in questa nostra opinion e ci rnn fo rta il procedere successivo d ello Squadrani. Veggasi la cfrcolare stampata in data , giugno e inviata ai maestri del circondario.

t una circolare anodina ad usum d ~lphini Dopo ave r riportato il testo della dichiarazione proposta d allo Squadrani e giustamente respit).ta dalla magg ioranza, i proponenti si dichiarano g ià ricostituiti in sezione circondariale. Sezione circondariale finché si vuo le, m a crumira senza

30 OPERA OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI

dubbio. Poiché l'unica sezione magistrale in ForH è Ja vecchia, quella cioè che senza soluzioni 4i continuità }la tenuto Yivo e vitale il sodalizio; non sono i dimissionari, esigua minoranza al confronto degli altri.

Dopo la circolare tendenziosa dei dimissionari, la maggioranza della se:idone - costituitasi definitivamente in nucleo forlivese della sezione magistrale drcondariale - non poteva, né doveva tacere. E lanciava ai wllegbi la circolare presente :

« Intorno alla crisi che da vari mesi affligge la nostra sezione, il gruppo dei dimissionari ha pubblicato per le stampe una circolare nella quale i fatti vengono esposti in maniera cosi inesatta da indurre in erronei giudiii gl'ignari delle cose , icini e lontani.

« La grande maggioranza della sezione, rimasta fedel e al patto fondamental e, feflsa e crede che .alle finalità altissime dell'Unione solo si cld,ba provvedere ron mezzi che suonino verità, dignità, giustizia.

« Ed on che, re-r fatto non suo, la d iscussione fu J')Oftilta dinanzi al pubblico, 1eputa n«essario far luce compk ta, perché ognuno possa prendere il posto che la coscienza gli addita.

« In pa e-se civile e democratico come il nostro, il dissidio che ora travagli.a il campo degli inscgoanti ekrnentari di Forli, può e d eve, al punto in cui siamo, essere dibattuto e risolto al cospetto del paese, per opera di una maggioranza consapevole e indipendente.

« A questo fine e per questi motivi, la sezione magistrale del cfrcondario di Forll, mentre si accinge a preparare una pubblicazione obiettiva e documentata sulla presente crisi, manda ai dissidenti e agli amici il presente avviso circolare:

~" a quelli monito fraterno che esprime d issenso eia decisioni violente, da abbandoni ingiustificati;

«· a questi, poiché ora più che mai è dover oso serbarsi coerent i, calmi, imparziali d'attorno al vessillo dell'Unione, che è simbolo di educazione, di verità, di luce;

• " a tutti col sincero augurio ch e una ·soluzione giusta e buona valga a riunirci presto in un pensiero e ìn un'opera di amore e di tolleranz.a, al disopra di ogni ptisione personale e di qualsiasi preoccupazione o intromissione polit ica, nell'ìn1eresse esclusivo della scuola e della classe ·· ~.

Siamo ormai all'epilogo, ma prima di narrare gli ultimissimi avvenimenti, non possiamo non deplorare il contegno della. superiore autorità scolastica, Ja quale ha ignorato, ha finto d'ignorare e si è posta all'azione quando era troppo tardi. Che cosa hanno fatto l'ispettore scolastico e il provveditore agli studi per evitare l'acuirsi del conflitto? Erano o no al corrente di questo es iziale dualismo tra maestri e maestri? Se lo conoscevano perché non sono intervenuti ? Vorremmo una risposta a queste ch iare domande. Il provveditore potrà risponderci che egli è inter"enulo. Ah! sl. :S arrivato colla vettura Negri. Solo dopo tre lunghissimi anni, solo quando non (era più modo di coprire lo scandalo, solo a llora, cioè solò al l'.5 giugno dell'anno 1911, il signor Rocco Murari ha sentito il bisogno di uscire dalla sua fachirica impassibilità.

io, ,te se a,? re " le le e!
DAL PR.IMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC. 31

OPERA OMN IA DI BENITO MUSSOLINI

E bene hanno fatto i maestri della vera e unica sezione magistrale a non accogliere l'invito. Pacificazione sl, ma non di sorpresa, non per acclamazione, non tentando una specie di ricatto sentìmcntalc; pacificazione sl, ma da soci a soci, non da superiori a dipendenti. Parità di condizioni anzitutto, E allora fa pacificazione non è cosl semplice e sbrigativa come il signòr Rocco _Murari ottimisticamente si comp\aceva e forse si compiace ancora di credere, La situazione attuale può riassumersi cosl: l'antica unica sezione magistrale è divisa in due gruppi. Qual è il legale? Non certo il gruppo dei dimissionari, capeggiati dallo Squadrani e soci.

E p:r oggi basta.

Al prossimo nwnero la conclusione.

Da la Lolla di Cime, N. 77, 24 giugno 1911 , Il

32
* .••
b. m.

ALESSANDRO BALDUCCI

Lo conobbi dieci anni fa in una festa di propaganda organizzata dal CircoJo Carlo Marx che allora aveva la sede in Via Torri.

Dieci anni fa anche i socialisti avevano la pessima abitudine di in terrompere il ballo con ùn discorso più o meno d'occasione e in quella sera io dovevo appunto pronunciare le sacramentali « quattro parole ».

Parlai, come seppi e potei, dal p alchetto dell'orchestra. Non dissi certo cose peregrin e di molto. Ma il Balducci che mi stava accanto si congratulò meco stringendomi forte la mano. E cominciò a parlare quindi Jumeggiando ciò che io non a\•evo chiarito, completando ciò ch e io avevo confusame nte accennato.

Rivivo oggi l'imprf'ssione che l'oratoria del Balducci bulinò nell'anirrio mio.

La sua non era un'eloquenza parolaia, verbosa, rettorica, t ribunizia: non aveva la spontaneità dei faciloni, né la prolissità degli eterni divagatori ; il travaglio del pensiero ren deva talvolta pigra la parola, ma la frase era precisa, concisa, concettosa. Quella de l Balducci era un 'eloquen2a difficile, tormentata: non vi mokeva le o recchie colle canore virtuosità di quelli che cercan l'effetto e l'applauso, ma vi costringeva a cifiettere.

Dopo quella sera di festa non r ividi più il Balducci. l e vicende della mia giovinezza e q uel non ancora vinto spir ito d i nomadismo che mi pungola sempre verso nuovi o rizzonti, m'avevano portato oltre le frontiere d' Italia e mi trovavo, credo, in I.svizzera, quando seppi che il Maestro e Duce dei socialisti forlivesi era morto anzitempo.

La sua immagine fisica sfuma oca - dopo un decerinio - nella tenue lontananza del ricordo, ma la sua immagine spirituale è viva come sempre.

Ultim3.ffiente avevo raccolto del materiale pèr una Storia del Jodalùmo in R"111agna dal!' l ntern aziona(e alla morte d; Andrea Co;ta, storia che non ·scriverò più o che ho comunque rimandata s. tempi m igliori.

Ebbi occasione di leggere e consulta re moltissimi documenti riguardanti Alessandro Balducci.

Giornali e ritagli di g iornali internazionalist i e socialisti d~lla pri-

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLlNI

missima ora usciti~ Rimini e a Forll; numeri unici stampati alla macchia; manifesti per elezioni amministrative e politiche; resoconti di congressi; manoscritti di conferenze; appunti per difese in tribunale; lettere e cartoline da ogni parte d'Italia firmate dagli uomini più rappresentativi del socialismo italiano; un carteggio attivissimo col Costa. ·

Da questa congerie di doaunenti sottratti miracolosamente alla dispersione generale ma non sempre ai denti aguzzi dei topi, la figura di A. Balducd - come uomo e come socialista - si eleva alta, nobile, ammonitrice. Egli comprese veramente la vita come una missione. Era una tempra d'idealista buono sino a ll'ingenuità , disinteressato sino al sacrificio.

Nel socialismo era forse un evangelico. E chi non lo . fu nella p rima ora? Ma neI Balducci l'evangelismo non degenerò mai sino a) piatto conciliatorismo dei giom i nostri. Jl Balducci f'OSsedeva. una profonda coltura socialista-marxista che lo tenne immune dalle esagera.2:ioni romantico-sentimentali del socialismo messianico ed apocalittico.

E propagandò la sua fede con tenacia d'apostolo. Fu perseguitato, processato, condannato. Anche nelle aule di Temi egli faceva squillare la nota del socialismo, tramutan do il foro in una piazza, la difesa in una apologia di quelle idee che invano si volevano soffocare tra le morse del codice.

Ebbe deHa propaganda le sodd isfazioni e le amarezze, Ma queste sopportò con animo sereno. la morte lo raggiunse al crepuscolo, quando il primo manipolo dei socialisti forlivesi andava crescendo dl numero e di coscienze....

Noi non siamo molto inclini alle commemorazioni, specie quando si ripetono meccanicamente e insinceramente come le cerimonie chiesastiche.

Se il presente urge coi suoi problemi, noi non sentiamo il bisogno di tornare al passato.

Ma quando l'aspra battaglia ci consente una tregua, allora è umano che il nostro pensiero si rivolga memore e reverente a coloro che ci precedettero e più di noi soffersero per l'Ideale comune.

Né feticismo idolatra, né oblio misconoscente: questa è la nostra formula.

Oggi che la messe è ormai matura noi rico rdiamo Alessandro Bal· ducci che primo gettò il seme nel solco. b. m .

Da Ùl Lolla di Class,, N, 78, I luglio 1911. li. Pubblìcato an(he su Il C,meo (JJJ, 28'}, N. 2), 8 luglio 1911, VII e parzialmente su Lt Scopa (II, 26;), N. 23, · s luglio 1911, III.

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IL CONVEGNO ANARCHICO DI FAENZA

E. riuscito importante e numeroso e si è concluso colla Votazione del seguente ordine del giorno presentato da Luigi Fabbri:

o: Il convegno anardiico r.ornagnolo-emiliano, riaffermando i propl'i concetti 2Vversi ad ogni forma di sfrutcamento e di monopolio della proprietà, in conseguenza di questi concetti, dichia.ra che anche la meuadria rientra nel. novero d~li istituti borghesi che d~on() t:uerll!' energicamente combattuti dalruione diretta del proletariato e di tutti i rivoluzionari;

« e in riguardo alla lolla che si combatte in Romagna ;

« pur riaffermando che tocchi alle legiltime organizzazioni di classe interessa.te decidere sulle modalità della lotta, e riservando naturdmentc per sé la libertà di critica su tutto e tutti;

« dichiara completa la propria solidarietà coi braccianti, che lottano pC'C" la rivendicazione di un principio giu$tìssimo che rientra nel programma generale della lotta contro il capitalismo;

« si augura che i compagni tutti vi portino la propria attività rivolu1ionaria indh•iduale e collettiva in coerenza con le proprie idee, e fa appello ai compagni di tutta Italia perché dimostrino con tutti i mezzi possibilì la propria solidarietà col proletariato r06so di Romagna» .

Di questo ordine del giorno io non accetto la premessa perché non è chiara; non accetto la chiusa perché è ingenua. Quando si è « avversi ad ogni forma di sfruttamento e di monopolio della proprietà » allora non bisogna scaldarsi per consegnare la p roprietà e il monopolio delle macchine trebbiatrici al bracciantato. No, caro Fabbri, si poteva essere più precisi e dire: « Noi siamo avversi ad ogni forma di proprietà privata d ei meui di produzione e di scambio e di qualwtque a ltro mezzo che asservisca l'uomo all'uomo».

V'è infatti una proprietà che non è pericolosa, e che sarebbe buffo p retendere di abolire: la proprietà di godimento personale. Si coprirebbe di ridkolo un sistema collettivista o comunista che pretendesse dichiarare proprietà collettiva i ,·asi di 6ori che a.dornano le mie fmcstrc ...,.

lnteodiamoci bene e non equivochiamo.

Quando parliamo di abolizione delle proprietl private, intendiamo dire che i m ezzi di produzione e di scambio - terre, officine, miniere, ferrovie, navi -, oggi posseduti da una m inorv.nza di capitalisti, devono ritomare in possesso dell'intera massa lavoratrice.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

la chiusa dell'ordine del siomo anarchico ripete una vecchia nota: quella della solidarietà. B una tJ.ra del cristianesimo questa nostra paura de ll'isolamento, questa tendenza a star bene nel branco o a combattere in branco. Ma che solidarietà d'Egitto! L'unica forma di solidarietà tangibile - .il denaro - non c'è stata e non ci sarà mai . E dei comizi e degli. ordini del giorno - anche se « imponenti » i primi e « vibrati » gli ultimi - siamo stufi sino alla nausea.

Quando io battaslio fido nelle mie forze, solo nelle mie fo[ze, e non mi preoccupo di chiedere platoniche manifestazioni di solidarietà a chi mi osserva da lontano.

_ ' ,_. C') 36
b. m. Da La /.,()Ifa di ClaJSe, N. 78, I luglio 1911, II.

PER LA VER ITA

Giovedl a mezzogiorno i maestri dissidenti lanciarono il loro volantino. Dire della disastrosa impress ione che ha suscitato in paese non è possibile, Dopo quindici-venti giorn i di « ponzamcnto » ci aspettavamo qualche cosa di meglio! Quel foglietto non è che la cronistoria del dissidio fatta sulla falsariga di quello stampato sulla Lolla di Claue. Data l'ora d'uscita del nostro giornale ci manca il tempo per smontare pezzo a pezzo quanto d'inesatto, di loyolesco il foglietto contiene. Lo faremo la prossima volta, ma intanto notiamo:

1. Che i redattori del foglietto sono costretti a chiamare « mezzo discutibile» la lettera circolare da firmarsi contro il contegno del Roli. Ebbene, non è un mezzo discutibile , è quakhe cosa di peggio e quando si p"ensì che tale mezzo fu inspirato, voluto dallo Squadrani consapevole, si capirà tutta la responsabilità che ricade sulle spalle di questo grosso «santone». Ci vuote· alquanta faccia tosta poi a parlare « di lealtà di rui gli insegnanti debbono dare prova costante». La lealtà, egregi signori, è virtù che non si serve di « mezzi discutibili » ma di mezzi « onesti » e non colpisce a tradimento ma di fronte.

2. La divisione della sezione è definita un «espediente», cui furono spinti i dissidenti dalla<< sopraffazione» . Quale sopraffazione ? E perché? Perché il foglietto scivola cosl prudentemente sulla parte giocata dallo Squadrani nello scioglimento della sel:ione stessa?

3. Il foglietto vorrebbe smentire la. protesta degli insegnanti contro il nostro giornale quando si riprocedé alla nomina del direttore nonché pensionato Squadrani. Fu solo « una lettera di compiacimento» diretta al pro-Sindaco. Prendiamo atto, ma nessuno neghi però che detta lettera non sia stata provocata dalla nostra pubblicazione e vorremmo, se fosse possibile, conoscerla nel testo integrale.

4. Il foglietto opina che la nostra campagna contro il signor Squa· drani sia mossa da spirito di parte. Ma no, ma no. Il signor Squadrani pql itico c'interessa assai poco come lo Squadrani epigrafista e poeta. Anche nel suo partito - se ne ha uno - -quotato per quel che vale.

Quello che ci interessa è lo Squadrani autore ed editore di libri scolastici, lo Squadrani direttore di scuole. Lo Squadrani politico è una figura d'arrière-falan, tanto è vero che quando parve dovesse avanzare

..

ancor più alla ribalta e giunge re sino alla. deputazione polit ica a lui si preferl « quella povera testa» dell'on. Gaudenzi,

5. Se i dimissionari hanno esaurito tutte le loro forze e riserve di forze colla pubblicazione di cui ci siamo affrettatamente ocrupat i, bisogna dire ch'essi ne avevano poche.

Resti fissato dunque :

a) Lo Sq,udrani era a conouen za della lettera-drcQ/ttre di proteJta contro Roli, mezzo def;nito d frcutibile dagli ' .1/eni dimiuionari.

b) Lo Sq uadrani ha volutq e com umalo lo scioglimenlo della Je· zione magistr~e, rivelando agli ingenui che non lo con oscevano la sua caparbietà di vecchio autoritario troppo lungamente e troppo devotamente obbedito.

b. m .

Da La Lo,ra di Claue, N. 78, 1 luglio 1911, II.

38 OPERA
OMNIA Dr BENITO M USSOLINI

NOTE E LETTURE

Dott. ALFONSO DE PIETRl•TONELI.I - li problema della pro,reazio~e. (Inchiesta sul neo-maltusMniJmo, con indicazioni Jtorico -bibliografiche su lla teoria e sulla pratica) - Casa Editrice d'avanguardia, Milano, L. 2. Mentre in Francia, in O landa ed in generale nei paesi più svilup· pati esiste una diffusa letteratura teo rica e di propaganda pro e contro le pratiche neo-maltusiane, in Italia, dove pure da un po' di tempo la questione viene agitata, mancava un'opera che con jntenti obb iettivi po· nesse d avanti alla mente deg li studiosi di questioni sociali il problema nei suoi p iù svariatì aspetti.

A tale lacuna vie ne a p rovveder e l' elegante e succinta pubblkazìone del valente prof. Alfonso De Pietri-Tonelli, il quale, dopo aver fatta una diligente inchiesta fra i maggiori pensatori italiani di tutte le scuole, sociologi, medici, agitatori, ecc., ha raccolto in volume le risposte, apponendovi uno studio statistico-sociologico ed inserendovi anche esaurienti indicazioni teorico -pratiche, raccolte con lungo amore nella lette ratura neo-maltusiana dei vari paesi dal dr. Renato Savelli.

Esporre qui tutte le riflessioni che suggerisce alla mente la lettura del volume non è assolutamente possibi le : e ciò riuscirà evidente a chi pensi alla complessità del p roblema della p rocreazione ch e tocca questioni economiche, morali, g iurid ich e, politiche, teligiose, sociali.

Ciò che costituisce il maggior pregio morale del volume e che lo rende consigliabi le alle p ersone d ì qualunque ceto, è la sua attitudine a fa r meditare, laddove solita.mente si accetta l'usanza tradizionale e t roppo spesso il pregiudizio; è la sua capacità a creare, insomma, e mettere in l uce un problema dei più gravi e .dei più fecondi di conseguenze dove i più vedono semplicemente e dannosamente una soluzione fatta.

N on si va errati prevedendo che l'opera in discorso sarà in Ita lia il punto di partenza di una serie di dispute vantaggioSe e g ià avutesi in altri paesi.

Due mesi fa, alla vigilia del nostro distacco ufficiale dal Partito, scrivemmo (n. 66, 8 aprile):

...
,
,;

OPERA OMNIA DI BENITO MU SSOLINI

« In Italia c'è lavoro per tutti. P er i. riformisti che potranno affrettare l'evolu2:ionc democratica della nazione e sprem ere dalle vig enti istituzioni tutto quanto r.ossono da re nel campo della legislazione sociale, scolastica, ecclesiastica, penale. Per i rivoluzionari che riprenderanno l'opera di proselitismo, di organizzazjone, di cultura fra le enormi masse d' italiani che vivono ancora oltre i confini deUa vita civile

« Ma bisogna avere il coraggio di spezzare l'un ità dd Partito, ridotta a essere una ridicola burocratica finzione che inceppa il m ovimen to degli un i e degli altri ».

Nell' ultimo numero di Pagine Libero (15 giug no), T ommaso Soricchio, un chiaro studioso di questioni sociali, esprime gli stessi concetti, q uasi colle stesse parole. Scrive il Scricchio:

« Finch é r ~ teranno insieme socialisti rivolw.ionari antiborghesi e antimonar• chici e socia listi riformisti monarchici e d inastici, il Partito Socialista sarà il Par· lito dell'equivoco e della i ncoerenza. Domani invece, a divisione ay,:enuta, gli uni come gli altri potranno esercita re Wla fu nzione utile. I socialisti riformisti potrebbero pcnure a rinnovare moralmente ed intellettualmente il nostro paese, a $volgere cioè quell'opera di svecchiamento della nostra vita pubblica per la quale pare $Ì si ano dimostrati completamente inad11.tti i partiti democratici ; i socialisti rivoluzionari inve(e potrebbero continuare a diffondere il concetto e ridea d ella lotta di d a:sse in quegli ambienti do\'e anco ra il proletariato vive senza avere alcuna coscienza della propria fona, dei propri diritti e della propria firu lità storica».

F orse il Soricchio lo ignora, ma q uel distacco ch'egli s'augura oggi, fu da noi propugnato e d effettuato due mesi fa. E ·speriamo che, dopo Modena, esso divente rà generale, appunto in nome della sincerità delle idee.

Da La L otla di Clasu, N . 78, l luglio 19 11 , H • .

• Gli 1m it11ri (III, 341). •

r 1

« CARNIVAL-NATION »

Dopo quindici giom1 di calorose d isrussioni paclamentari ed extraparlamentati sUlla vessata questione del inonopolio statale delle assicurazioni vita, Giolitti, alla vigilia del voto, ha ritirato il progetto nittiano sostituendolo con alcuni emendamenti proposti dal Bertolini.

Giolitti è una vera boite à surprise N essuno può prevedere - a lume di logica - quel ch e G iolitti dirà e fa rà. Si passa di meraviglia in meraviglia e noi comprendiamo lo stupore attonito che sembra immobilizzare tra la maggioranza e l' opposizione i deputati socialisti.

Si badi : Nitti nella commissione parlamentare aveva già respinto gli eml':nda menti ora accettati dal governo. Perché ? forse perché li presentava l'on. Celesia ed oggi li ha presentati e concordati collo stesso Nitti l'on, Bertòlini? Gli emendamenti, in fondo, sono identici, Gli uffici aveva no sacrificato gran parte del progetto nittiano, ma avevano almeno S2lvato il principio; gli emendamenti bartoliniani - checché ne dica quel gran lwninare delle scienze economiche che risponde al nome di Angioletto Cabrini - sacrificano anche i1 principio. Non più monopolio, mà - impieghiamo la frase arguta del Barzilai - polipolio. Cioè p arecchi monopoli. Quello delle g ruidi compagnie che continue. rebbero indisturbate, come per lo innanzi, a concludere contratti d'assi. curuioni sulla v ita; quello dello Stato che inghiottltebbe tutte le p iccole coa,pagnic che assicurano un capitale inferiore alle 15.000 l ire, ovvero una rendita annua non superiore alle 1'00 l ire Gli stracci vanno sempre all'aria, a come - i mpieghiamo un'altra delle frasi pronunciate nei corridoi della Camera e che <là l'idea intuitiva d ella situazioneè come se il governo .monopolizzasse solo le sigarette e lascia55e alle compagnie il monopolio dei sigari scelti e dei tabacchi fini.

I.a pressione dell'alta banca e dei circoli industriali nazionali ed cste(i ha raggiunto lo scopo. Il governo ha dato macchina indietro e la ritirata prudente è stata coperta dal Btrtolini. Ora che avverrà? I.a magg.ioran:za della Camera accetterà gli emendamenti bertoliniani e pas· seri alla discussione degli articoli, o, CQme è più probabile, si rinvierà tutto a novembre?

li contegno p iù t ipico in questa contingenza è quello dei deputat i $0Ci~liSti. Questa gente avulsa ormai completamente dal popolo, affetta

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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

da cretinismo parlamentare cronico, non sa. più orientarsi, muoversi, agire. Pel monopolio cont10 al governo? O col governo malgrado l'eviruione del monopolio? 11 gruppo parlamentare, ali'ora in cui scriviamo queste righe, non ha saputo ancora scegliere fra i due comi di q uesto elegante dilen'ima. Ma non è difficile profetizzare che il gruppo - nella sua maggioranza - seguirà Giolitti colla docilità del cane che segue ovunque il padrone.

La politica in Italia è superbamente carnevalesca. La frase che abbiamo posto in testa a quest e righe e colla quale g li inglesi ci bollano e ci fotografano, com'è conforme a verità ! Specie se riferita alla politica parlamentare giolittiana e al riformismo acefalo, turlupinato e turlupinatore dei deputati socialisti.

Da LA Lella di Classe, N. 79, 8 Juglìo 1911, II (d, 324-32:5).

I l l t i l I ! f f I I I I ./ i t \. [ I ì I · r J

PERSONAUA

Non ritornerei sullo stupido, clamoroso ed innocuo incidente di sabato scorso, se Ja cronaca pettegola di Tarascona non lo avesse ampliato e caricatucato sino all'inverosìmile. Di tutti i mezzi che il prof. Squadrani aveva ed ha a sua disposizione per chieder-mi spiegazioni o riparazioni, egli. scelse il più infelice: quello di urlare per la pubblica via, Vero è che il prof. Squadrani si guardò bene dal profferire qualsiasi velata o aperta minaccia che non avrei in alcun modo tollerato; vero è che misurò con molta prudenza le parole, ma ìl suo tono di voce era cosl alto e il suo gestire così poco... pedagosico, che poteva far credere ad un alterco fra due avvinazzati. Perfino ì vetturini sonnecchianti nelle loro carrozze discesero per vedere di che si trattasse.... lo conservai davanti a questo vecchio eccitato il mio abituale sangue freddo. Seppi a stento contenermi. Possono dirlo quelli che videro e udirono. Capii che il prof. Squadrani aveva bisogno di sfogarsi, di g ridare, d i parlare, di difendersi. E lo lasciai dire per un'ora circa. Cominciò col dichiararmi immutata la sua fede repubblicana.. Benissimo E chi l'aveva messa in dubbio ? Io allusi al Partito, non alle idee P e rò lo stesso Squadrani ammise di non essete inscritto al Partito RepubbJi. cano e di non avervi mai appartenuto dal '74 ad oggi. E allora ? Con qual diritto dolersi della mia f rase se corrispondeva, in fondo, alla genu ina verità.?

A proposito dell'incidente di Collina, lo Squadrani non negò il rovesciamento della vettura, ma smentl il resio e cioè che la maestra fosse rimasta ferita. Prendiamo atto. La nostra irifotmazione era dunque solo parzialmente inesatta.

Cicca la pensione e la continuata carica di direttore, lo Squadrani a ffermò i suoi diritti e la legalità del provvedimento consigliare. Io n on sono, in materia di legislazione scolastica, molto competente, ma mi riservo di esiurunare la questione. Tanto più che intendo risollevare il caso quando il Consiglio comunale dovrà procedere alla nomina del direttore delle scuole civich e.

lo Squadrani negò quindi di essere un autoritario, cit6 i sacrjfid da lui compiuti e le persecuzioni da l.u i sofferte per l'idea repubblicana, dichiarò di non avere mai fatto v ittime tra i maestri, ma di a.vedi sempre

.. ~ .
4. • IY.

protetti, salvati, beneficati, chiese perché io l'avessi con lui ( ?) et simiJia. lo intercalavo di quando in quando le mie osservazioni, semplicemente.

Alla fine lo volli riaccompagnare dai suoi amici, i quali - sapendolo i.n compagnia di un famigerato brigante quale si vanta di essere chi scrive - parevano assai trepidanti o dubitasi.

E -qui lo Squadrani stesso deplorò il :modo con cui mi aveva abbordato.

Ora io comprendo benissimo lo stato d'animo di quest'uomo e non e·è perdò bisogno di essere assai p rofondo psicologo. Il prof. Squadra.ai, giunto al érepuscolo della sua carriera, si vede fatto segno a attacchi ch'egli ritiene del tutto immeritati. La stampa gli angustia la vita. E vorrebbe farla tacere. Forse intimidirla, sbraitando per la pubblica strada contro chi scrive ? :B tentat ivo codesto che non può raggi ungere assolutamente lo scopo. Anzi. Può ottenere e ottime l'effetto contrario. Ora io dico al prof. Squad rani che riprenderò questa polemica non appena l'arbit rato avrà dato ìl suo responso. La polemica dunque è sospesa, non fin ita.

Dico ancora al prof. Squadrani che sono pronto - come già scrissi - a ospitare su questo giornale le sue giustificazioni, le sue difese, le sue accuse.

Ma si guardi bene il prof. Squadrani, si guardi bene dal ripetere la scenata di sabato scorso, poichC io non gli assiruro di conservare una seconda volta il mio sangue freddo e in caso di bis io mi , •edrei forzato a mancare -di rispetto al vecch io e alla vecchiaia.

I i i' ·i' , , i 44 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLlNI
B. M. .Da L4. L,tta di Claiu , N. 79, 8 luglio 1911, Il.

NOTE E LETTURE

A]quanto in ritardo, ma sempre in tempo per un periodico di discussione e di cultura, nell'ultimo numero del Pemiero, Luigi Fabbri si occupa del congresso confederale di Padova, Egli nota anzitutto che non rotte le forze operaie sono aderenti alla Confederazione na.zionaJe, pec modo di dire. Dei repubblicani, il Fabbri, che conosce gli ambienti proletari di tutta Italia, cosl scrive :

o: ! repubbJican.i nella Confederaz.ione sono una forza trascurabile, che la Confederazione stessa ha spesso accarezzata più per riguardo alla sua influenza politi.a parlamenta.re che per l'dfettivo s uo va lore numerico openi io. E sono una fon a trascurabile anche fuori ddla Confederazione, malgrado che il ·coogres.\ino tenuto a Padova prima di (jllClln C'Oflfederole volesse far credere il cootrario. Fuori di Romagna, i repubblicani no n hanno un vero e pr01>rio segu.ito operaio, ma. nuclei limitati, che del resto - sempre fuori di Romagna - sono i più lidi alleati del riformismo, riformisti essi stessi sino alla peggiore esagera-' zione. Al congresso non è stato po!isibile valutarne le forze, poiché essi si so:m ast~nuti prudentemente dal voto, nu ad ogni modo sulla loro opposizione noo v'è da fare alcun calcolo, perché essi sono anersari dei riformisti socialisti per una pura questione di rinlità politica, pur rimanendo più riformisti dei riformi.(ti st~ sL .. 11,.

Benissimo, ma allora, me L i salutate voi, scrittorclli iepubblicani, i

12} mila operai repubblicani?

1l Fabbri prosegue, cd csamìna la posizione delle forze ostili all' lndìrizzo della Confedera:t:ione, ma non ci sembra assai p reciso nelle :sue distinzioni. I te11mini che distinguono le varie scuole e dottrine politiche non conservano lo stesso significato quando s~ riferiscono, al movimento sindacale. Vi sono riformisti in politica che sono rivoluzionari nella lega; per contro avviene che i rivoluzionari nella lega sono talora i riformisti nel circolo politico. Ciò che distingue i socialisti rivoluzionari dai sindacalisti non è già l'azione pratica che li accomuna, poiché e gli uni e gli altri accettano il principio della lotta di classe; è invece una differ enu. di conce:zioni dottrinali e tendenzial i.

Sono le deformazioni intellettualistiche del sindacalismo che noi non accettiamo. E il:flche oon possiamo - qui è questione di tempecarmnto - sopportare certe parodie .e guasconate di , ecentismo :rivQlu:i:iQ!ll,rÌQ, U

s indacalismo in fin dei conti è un -metodo, non una dottrina : p rogma non dogma, azione e non form ula. Non limitato al campo operaio vivrà la vita effimera dei libri e terminerà in una caricatura teist ica, patriottarda, nazionalistica, liberistica, antisocialista. La parabola di Giorg io Sorel è altamente significativa. Quest'uomo è passato - quasi imp unemente - dalla teorica del sindacato a quella dei.... c,zme/ot J du roi...

Da La lotta di Cl,t.m, N. 79, 8 luglio 1911, II (d, 264).

-, .·, ;""' 46 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

BAVA PRETESCA

Oggi - venerdì - a mezzogiorno, mentre il giornale va in macchina, mi capita sott'occhio una corrispondenza dell'Av 11enire d ' / Jali11 con un frase che mi riguarda.

Non polemizzo coi preti, perché i « professionali della menzogna » non meritano l'onore de lle armi.

La collezione di questo g iornale addimostra la falsità completa dell'insinuazione p retesca.

E il gioco - di cui è fin troppo evidente l'inspirazione - inteso a convertire in questione di sètte o di partiti u~a questione p ersonale e magistrale non riuscirà.

E lo vedrete, o loyolesco corrispondente del foglia ccio di Rocca d'Adria!

b. m .

Da La Lotta dì CJau, , N. 80, IS luglio 1911, IL

l· .,•

Noi abbiamo dimostrato con molte lunghissime citazioni tolte dal Saggio 1uila Rivoluzione* che Pisacane fu un socialista nel senso moderno della parola : ammetteva le classi e il loro antagonismo, partiva in guerra contro la proprietà p rivata, si affidava non all'educazione, ma alla forza, dichiarava nulla o quasi l'influenza deIIC istituzioni poli tiche sul progresso dei popoli tanto da non far differenza aJruna tra il r egime del Piemonte e quello dell'Austria o del Borbone. Le v ivaciss ime polemich e sostenute dal Pisacane contro Mazzini sono già abbastanza significative e addimostrano che le direttive politiche e sociali dei due grandi pens'atori non si incontravano, ma divergevano.

Ebbene, i repubblicani moderni, quelli pregiudizialoidi e quelli giolittiani, gli albanofili a piede-fermo e i copiatori del Partito Socialista, reclamano a gran voce Pisacane. Eg li è nostro, essi dicono, non toccatelo !

N oi tronchiamo la disputa · e diciamo: Se Pisacane è vostco, tenetevelo! Noi siamo un Partito di vivi e non un Partito di m orti. Ci ripugna quest'osceno g iostrar fra le tombe.

Noi attendiamo, non colle impazienze esclusiviste dei settari, ma colla calma degli studiosi e dei forti, il verdetto inappellabile della critica storica.

Da La Lolla d i (l,us, , N . 81, 22 luglìo 1911, II ( r, 76).

• Le citazioni sono pm:edute dal seguente « cappello » di Mussolini : « 011ima idea I JJala quella d ei lfxùJisli romt1n i di 1ùordare Car/r, Pis,r,an t , l'tmJe dl S11pri, p,-eomMe di Ga,ibaldi nellt1 spedizione ÙWlfrezicnalt nelle Je,re soi,gelte •i Borbrmi, P,ima bandilore del s a , i alùm o- ;,, Italia, In q11tsft1n11 0 di dn fURTI! · nari, t11lti i piuo-/i e gra,rdi fa11ori d el/'11nitli itali,zna 10110 st41i ,ommnnortdi, ma di Pisar,me ne1111no ha parlalo, Ezli fa ,111rora pa111'#, Rivoluzionario nel snso 1Malista della paroltZ, C11:rlo Pis,mm, m,riltZ di 11ur1 JraJIO dall' obli() 1d h!O<aJo di111111z.i alla jo/1111, D<'ll 1110 Saggio sulla Rivolu:zione logli11mo i brt1fli ,h, seg1101'0 Si 11Mrà da mi'"' PiJ«<IZ'llt /11 "" 1oddis1a ». (URLO PISACANE, dal.A Lolla di Cla.m, N, 78, 1 luglio 19 11, II).

TENETEVELO!

IL SUICIDA PER FAME

ELOGIO RJNEBRE

Assiduo lettore delia cronaca triste, l'episodio m'aveva colpito. E la notizia (il Secolo, 16 giugno 1911) dice\•a:

« AFF AMATO C HE SI GETTA SOTTO UN Tll.llNO

Alle n di ieri, al Ponte del Diavolo in via Modena, uno scono:;duto sui trentacinque o.nni, poveramento!' ves tito, s i gatava sotto un treno proveniente d.a Bok>gna: L' infelice rimase orrendamente sfracellato. Sul pooto accorse il reggente la delet;azione di P. S. alla stazione,-avv. Panzetti, il quale sequestrò un piccolo nQJeJ del 5uidda, sul quale, scritto a /,:1pi1 blu, si leggeva : " Mi uccido perché da cinque giorni non mangio!",

o A 6.anco, con la stes.o;a matita, era disegoato un_ t~chio, e sotto la data: " L5 giugno, giovedl ".

« Poco discosto dal punto Jell'investimenlo il suicida aveva deposto ~n ma.zio di li.ori di campagna.

a La. morte fu constatata dal dott. Ferrari delrispcttou.to ferroviario. I.e g:imbe Jello sc-i,gurato era.no letteralmenle tronc:ue e la t esu. prestnta.va una o-rribilc ferita. La morte era stata fulminea. J poveri resti, con l'apposita automobile• lettiga com\loalc, furono traspo~tati alla cameu. mort uaria del Cimitero Mon umentale e esposti per il ricono:Kimmto ». ·

All' indomani, spinto da un impulso che non saprei definire, mi recai al Monumentale. Penetrai nella camera. mortuaria, Chissà? Io avevo conosciuto -molti irregolari, molti hohémiens, molti refrattari dur:rnte le mie irrequiete peregrinazioni da città a città, Li avevo incontrati lungo le strade polverose, nelle brevi tappe di un'ora..., eterni viandanti, incorreggibili vagabondi, sospinti dalla nost:a.lgia dei cieli, dei lidi nuovi e ignorati a cammìnace, camminare, èammioare Forse avrei riconosciuto il suicida. Gli scopersi il volto, Io guardai, Io lo avevo visto certo altra volta il suicida per fame, ma non ricordavo, pe.i; quanti sforzi mi facessi, né dove, né come, n~ quando Evocate_. p arecchie immagini twnultua.- ·

vano nel mio cervello, ma nessuna cosl precisa che mi permettesse di grjdare: « '2 lui! ». -

Chiesi al custode l'ora del seppellimento e me ne andai.

Due giorni dopo, sotto la canicola ardente, tornai al Cimitero. Il cadavere dd disgraziato chiuso in una povera cassa d' abete stava per essere calato nella buca profonda, nel reparto dei miserabili non r icordati da marmi né indicati da croci.... E attorno alla cassa - sulla t erra mossa - fui non poco sorp reso di trovare raccolte alcune decine di persone. Chi erano? Amici del morto? N essuno lo aveva riconosciuto. Cristiani pietosi? Non ne avevano l'aria. Erano uomini ma lve stiti, dalle facce tormentate. Erano i refiattari di Vallès accorsi a rendere l'estremo omaggio aJl' .unico ignorato che aveva gettato 1a vita come un greve e molesto fardello.... E quando la cassa fu calata in fondo alla buca, uno degli uomini si staccò dal gruppo, si scoverse e pad ò:

« Non è il solito elogio fun ebre, più o meno convcm:ionale e bu giardo, quello che io intendo tessere, oggi, davanti a voi. Quest'uon!o c-hc noi non conoscemmo, non chi ede le nostre lacrime. E noi q ui venendo· senza bisogno <l'intese, di manifesti, di circolari, vogliamo compiere non un atto inutile di pietà, ma un gesto di -.i;:ivoJta. Io innalzo questo cadavere come una ban diera di guerra.

« Pensate: quest'uomo nacque con diritti uguali a quell i degli altri uomini. Dove? Superflua domanda. Certo, egli fu concepito nella miseria, E della miseria portò la maledizione sino all'ultim'ora. Vagabondo? Fa nnullone? No. Piuttosto che ricorrere al suicidio liberatore, allora si sarebbe rassegnato a vivere d'espedienti e di el em osina.

<( Egli era un vinto. Oh le tormentose ricerche di lavoro, il lungo attendere davanti alle porte delle officine, le ripulse secche dei padroni, le miserie t·he conducono al Mon te di Pietà, le fam i ch e spingono al suicidio.

« Quest' uomo è andato spontaneamente incontro alla morte, · dopo · cinque orribili giorni di digiuno. E i giornali borghesi hanno annunciato laconicamente il fatto senza accorgersi che vi è contenuta la più tremenda delle condanne alla iniqua società ch'essi voglion difendere.

« Pe rché non è il pane che manca.... V'è pane quaggiù, per rutti i figli della terra e forse anche, come canta.va Heinc, ci sono rose e mirti e bellezze e piaceri e piselli, piselli dolci per tutti.

« Io rivivo, o povero a mico, io rivivo gli ultimi ineffab ili Biomi del tuo atroc"e Calvario.

I , )O OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

« Tu potevi evitare la morte. Potevi, dovevi rubare. Mentre 1e tue. viscere si torcevano nei crampi dell'inedia, m entre il tuo cervello si ottenebrava, mentre le tue ultime speranze cadevano, c'era chi godeva, chi banchettava, chi si divertiva. E tu sei passato pallido e sfinito davanti alle vetrine dei negozi di commestibili e non hai osato varcare le soglie aelle grandi trattorie fragranti di cibi e sfolgoranti di luce.

« Ebbene, tu dovevi entrare nelle splendi,Je sale dove la borghesia si diverte. Entrarvi armato dc;i tuoi digiuni e delle tue collere, entrarvi a spaventare la vile torma dei ben pasciuti con un formidabile grido di vendetta che sarebbe passato brivido fred do di lama attraverso cento reni d isfatte

«E prendere e sfamarti ....

« Oh lo so, ti avrebbero arrestato, forse lapi dato.... I giornalisti sti· pcndiati che oggi hanno a nnunciato con termini coccodrillescamente lacrimevoli il tuo suìddio, ti avrebbero scagliate contro tutte le deplora· zioni dei benpensanti che considerano la digi::-stione la funzione più nobile ed alta della loro vita e non vogliono che sia da chiunque e comunque turbata.

« Ma tu avresti dato un esempio e gli e sempi scarseggiano in que~ .st'età di bastardi che preferiscono la elemosina a1Ia rivolta.

« Ma se eri già stanco ben hai fatto a finirla.

« Sulla tua salma noi - vincolati dal comune destino - rinnoviamo i nostri propositi. Per te, per tutti coloro che sulla faccia della terra soffrono dell'ingiustizia altrui, noi prepariamo, noi aspettiamo ·· il g iorno della liberazione! " ».

T ermin ato il discorso, l'oratore gettò nella buca la prima zolla di terra. Quando tutta la cassa ne fu ricoperta, i.I gruppo si sciolse. Ognuno riprese 1a sua strada, in silenzio.

Da L, L ottr4 di Cliuu, N. 81, 22 luglio 1911, 11 (,, 87).

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLJNI, ECC. ' 1 4

MESSAGGIO DI PACE

L'idea di un convegno fran co-tedesco a Berlino fu lanciata l'anno scorso a Tolosa al congresso della Confederazione generale del lavoro di Francia dal deputato operaio socialista tedesco Sassembach e dopo quasi un anno l'idea ha trovato compimento nei fatti. Mentre le diplom.uìe europee - imperiali e repubblicane - s' affaticano a districare l'imbrog lio marocchino; mentre l'aria è - d i tempo in tempo - oscurata da montanti fantasmi che cercano la guerra, il convegno di Be rlino assume una special issima importanza: esso è una vigorosa affennazione detrln~ ternazionale proletaria. Già allo scoppiar della guer ra franco-prussiana Jel ·70, le sezioni dell'Internazionale di Parigi e di Berlino innalzarono al disopra delle frontiere il labaro della fraternità dei popoli, ma non tentarono - né lo potevano - imped ire la guerra.

I proletari di Francia e di Germania furono condotti al ·macello. Oggi, però, dopo quarant'anni, la classe operaia uscita dal periodo di incertezza che caratterizzò la prima fase del suo movimento d'ascensione, è decisa - pur di impedire la g u erra. - a servirsi di qualunque mezzo d'azione, non escluso lo sciopero generale insurrezionale. « Provinoha detto lvctot, francese, al convegno di Berlino - provino i patriot• tardi imbecilli a scatenare la guerra e avranno modo di conoscere i sen• timenti del proletariato! »_. Altrettanto esplicito è stato il Sassembach e più ancora il deputato socialista legien; segretario generale ddlc organizuzioni economiche tedesche.

N e lla grandiosa Volk1ha111 -di Berlino, un comizio al quale par teciparono migliaia e migliaia d'operai, sigillò il patto della frate rnità conclusa tra il proletariato di Germania e di Francia.

Per capire l'importanza del convegno franco-tedesco basta leggere i commenti deJla stampa borghese. I patriottardi di professione sono fu ribondi. Sino a ieri. hanno agitato dinanzi agli occhi del pubblico credulone il fantasma di una Germania operaia, militarista, come e più della German ia degli Hohenzollem. Vero è che la Germania operaia

• - "•'"'! '

DAL PRIMO COMPLOTTO _ CONTRO MUSSOLINI, ECC. ,, andava. praticando il suo internazionalismo nella maniera più efficace : inviando degli chèqu~s ai giornal i socialisti pericolanti, come l'Humanité di Parigi e centinaia di migliaia di marchi ai serrati della Svezia.

Ma chi badava alle cifre? Ci voleva una manifestazione pubblica e anche un po' coreogra6ca : un viaggio, dei comizi, dei discorsi per aprire g li occhi al pubblico credulone. Il convegno - a cui nessuno dei giornali nazionalisti voleva prestar fede - ·si è compiuto e il fantasma di una Germania operaia-militarista è scomparso. Gli operai tedeschi, come gli operai francesi, come gli operai italiani (almeno quelli che si sono liberati dal patriottismo vacuo e bastardo delle diverse scuole repubblicane) sono antipatriottL

E se la patria - menzognera finzione che ha ormai fatto il suo tempo - chiederà nuovi suri6ci di denaro e di sangue, il proletariato che segue le direttive socialiste risponderà. collo S<iopero generale.

La guerra f~a le nazioni diventerà allora ~a guerra fra le classi.

Da LI l..otra di ClttJu, N 83, 5 ago5lo 1911, Il P11bblicato anche su La S of/illa, N . 8, 15 agosto, J, con il titolo: Gue rra di popoli, !""'a di daJJe Su Lr S0ffi1ta l'articolo è firmato Benito Mussolioi.

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SPECULATORI!

Anche l' esodo dei bambini degli scioperant i è diventato il facile pretesto di una ignobile speculazione politica che s i copre col manto ipocrita, istrionesco e p elos issimo della caritr e dell'umanità.

A sc iopero finito, eleveremo la nostra voce di protesta.

Basterà il dire oggi a voi, amico Pascila, e a voi compagni socialisti di P iombino, che figli degli scioperanti destinati a Forll, giunti alla stazione di Faenza, sobillati e ammaestrati dagli accompagnatori, gridavano: <<Abbasso il socialismo ! Abbasso i socialisti! ».

Si p uò, domandiamo, compiere speculazione polit ica p iù repu bblicanamente schifosa di questa?

Da La Loua di Cla1u, N. 8~, 7 settembre 1911, II"'·

• Per1011alia {60).

A OGNUNO IL SUO

La sezione socialista di Forlì crede opportuno render noto, a scamo di equivoci e malignità, ch'essa non ha più - e da tempo -alcun corrispondente autoritz.ato dell ' Av,mti !

IL CoNSIGLIO

La dichiara zione di cu.i sopra mi dispensa dal declinare la., paternità delle ultime corrispondenze apparse su ll'A vanti/ A ognuno il suo.

b. m

Da l..4 Lotttt di Classe, N. 8}, 7 settembre 1911 , II.

RETTIFICA

I signori Pietro Nenni, segretario della N.[uova] C.[amera) del lavoro, e Lionello Fabbri, repubhlirano di Piombino, sono venuti a smentirci categoricamente che i bambini dei serrati gridassero: « A bbasso i socialisti! », Abbiamo assunto altre informazioni e ci risulta che il nostro informatore è caduto in un g rave equivoco. Perciò siamo lieti di accogliere la rettifica.

Quanto poi a lJe insinuazioni e alle ingiurie del Pmsiero Forcaio lo noi le ricacciamo in gola al miserabile deficiente che le ha scritte.

Da I.À Lotta di Clan , , N . 86, I6 settembre 1911 , JI " ·

• Pmona/ia (60).

CORRISPONDENZA

Ouserooli. - La nostra stzione ha indirizzato la seguente lettera :

Sig. Napol~e Boattini fu Antonio. Civitella di Romagna.

Mentre respingiamo sdegnosamente ogni vostra gesuitica lode, perché contrasta con altre frasi vostre, v 'invitiamo categoricamente 11. rwifiu re li conispondenza a vostra fuma apparsa nt-1 Pen1ier() Rt>magnofo, N 44 del core (mese}, specie là ove suona sfcrunte offesa alla dignità e decoro del nostro Jodalizio politico.

Noi, sappiatelo una volta ,Pef' sempre, non siamo mancipi, né venduti ad ttlcuno, e tutte quante le corrispood,mze - compresa l'ultima comparsa nel nostro periodico 1A L otta di Clit.S1e di Fodl ..;.,. furono inviate per unanime volere della nostra sezione e quindi avendone la legittimt paternità, ne assumiamo anchclJ1llt1 intua la re1pouabili1à. t chiaro ed esplicito questo ? Si spera quindi che rellificher~t ~ subiio, a scanso di odi05i e vivaci strasdci polemici, i ciuali si sa. come cominciano e non come finiscono. Siamo intesi!. T eniamo poi a dichiarare che rileviamo ( poiché balza evidente dalla vostra citata corrispondenza) come s i t ratti proprio di preconcetti: sl, è vero fate drlla malignità per trarre in !?allo chi non ha a che vedere coi fatti vostri.

Per carità, non date il vostro agli altri!.. Attendiamo.

li signor Boattini cosi ci rispondeva :

Spettabile scz:ione socialista. Cusercoli.

Il parere emesso lunedl 28 corr. agosto dal prof. Benito Mussolini, espressamente e di comune accordo intttpcllato dal sottoscritto e dal Signor Gildo Graziani sui noti ar ticoli apparsi nella I.olla di ClaJSt e nel Pensiero R omagnolo,' mi d ispenserebbe da! rispòndere a lla vostra lettera, certo non troppo cortese.

Se dunque in questione d'indole personale non è lecito servini del nome generico « setlone », coloro che hanno ~cri lto la rorrispondenza ed h anno formulata !"accusa a mio riguardo (con bugiarda insinuazione), ne assumano la respornabilità apponendovi tanto di firma. Allora sarà mio dovere rispondne e .rtttificue se del <=.

In tale attesa distintamente saluto

Civilella, 30 t1go1to 1911,

I.A SEZION'B SOCIALISTA CUSBllCOL!SE NAPOLl!ONI! BoATI'INI fu Antonio

Il signor Boattini mi tira in ballo, ma a sproposito. Comunque il mio «parere» non lo autorizzava a rispondere in tal modo alla sezione di Cusercoli. Ecco: io dissi cbe trattandosi di attacchi personali prefe. rivo vederli firmati da qualcuno, ma da l momento che un'inte ra sezione, composta di uomini identificabili e non di ombre evanescenti, si rendeva responsabile, il Boattini dov~a prenderne atto, e smentire la sua precedente asserzione comparsa nel P. R., colla quale dichiarava accuse di anonimi quelle partite dalla sezione socialista di Cusercoli.

Nella fattispecie, niente anonimi dunque: è un sodalizio che accusa e assume in solido la responsabi lità. Al Boattini, ora, spetta difendersi e giustificarsi.

I l I I I t
I ·. 58 OPERA
I I
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
b. m. Da 1..4 Loua di Clan~, N. 86, 16 settembre 1911, Il

TRIPOLI

Gli eroici furori dei guerrafondai di professione vanno sbollendo. Il linguaggio dei nazionalisti ha abbassato il tono. Il 20 settembre è pas· sato sen:r..a che le truppe italiane abbiano occupato Tripoli. La cosidetta opinione pubblica rinsavisce? Pare. Ad ogni modo l'opinione pubblica tripolinofila n on è che una quantità. affatto trascurabile di fronte a i milioni d i lavoratori italiani e.be non votano perché non elettori, che non leggono perché analfabeti, sono assenti dalla vita politica, ma sono cont ra ri - d1ùtìnto - alle imprese coloniali africane. Il macello di AbbaU rima è ancor ben vivo nella memoria del pof'Olo.

L'avventura di Tripoli doveva essere per molti un diveni vo che distraesse il paese dal porsi e risolvere i suoi complessi e gravissimi problemi interni. Non si andrà a Tripoli per il momento, ma nell'eventualità mediata o immediata di un'occupazione il proletariato italiano deve l eneni pronto a effettuare lo sciopero generale,

5. • lV.
Da La Lolla di Clam , N. 87, 23 senemhre 19 11 , Il (d, 282).

PERSONALIA

A proposito di una smentita, di una fuga e della impareggiabile izn. pudenza di qualche caporalctto repubblicano. Appena messo in vendita il N. 8.5 di questo giornale, il signor Pietro Nenni e Lionello Fabbri di Piòmbino vennero a chiederm i una rettifica su quanto avevo affermato a proposito dei figli dei serrati. Il colloquio che si svolse in casa mia fu affatto normale. Cortese anii. ll N enni, in particolar modo, p rese atto delle mie dich iarazioni e si convinse ch'io ero stato tratto in inganno e poid1é non mi si chiedeva che una rdtifica di fatto io la promisi e come impone la onestà giornalistica, la promessa manten ni. Il colloquio durato una quindicina di minuti terminò con una ·stretta di mano. Alcune persone che trovavansi occasionalmente presentj possono dirlo-.. Non ci furono dunque né galli né pulcini.

Perché se qualruno azzardasse di venire in casa mia, non dico a minacciare, ma elevare soltanto il t ono usuale della voce, io mi sentirei in diritto, in dovere e in potere di precipitarlo dalle scale, f os.se un Nenni o un Raicevich; e nessun cittadino - ne sono sicuro - g iudicherebbe riprovevole il mio operato.

La bttgolonata del << Pemi.ero Forcaiolo >> è quindi JesJiJJJiltt J; f o n· dam ento. Così le. fUcuse a/14 s,ecchia C"'1ti!1'tt del lavoro non mi riguardan o C'è o non c' è un direttore responsabile di quella istituzione? Le « salate risposte» della Camera del lavoro di Piombino le avtà tkevute lui, non io.

Il Pasella mi scrisse anzi una. p ressante cartolina invitandomi a Piombino per una serie d i conferenze agli scioperanti.

Anche a tal proposito, d unque, le stupide frecciate del Pensiero Por· caiolo sbagliano indirizzo.

Rimangono le ingiurie: ehl?ene, di quelle non mi preoccupo. So d a chi vengono.

Da 1A Lotta di Cime, N. 87, 23 settembre 19i 1, II.

&. M.

LO SCIOPERO GENERALE DI PROTESTA CONTRO L'IMPRESA DI TRIPOLI CONSTATAZIONI

All'indomani di ogni tentativo più o meno fallito di sciopero generale, la questione teorica dello sciopero generale ritorna quasi automaticamente sul tappeto. E le domande s'affollano: sciopero generale po· litico od economko? Quanto de\'.e durare? Che carattere deve avere?

1 sindacalisti puri - marca Sorel - sono contrari allo sciopero generale politico. Per Sorel e soci mìnori , l'operaio - racchiuso e catafratto ne l sindacato - non deve uscire dal terreno delle competizioni economiche, dev'essere sordo ai richiami ideali dei partiti. I tipografi romani, ad esempio, secondo quanto ci dice il Parpagnoli, hanno nello statuto un articolo che vieta esplicitamente di aderire a scioperi generali d'indole politica. Per i sorelia.ni quindi lo sciopero generale dev'essere l'ultima e decisiva battaglia campale che il proletariato impegna colla borghesia: dev'essere l'inizio del ritorno alla collettività. produttrice dei mezzi di produzione e di scambio, oggi detenuti dalla minoranza capitalistica. I soreliani rimandano quindi Io sciopero generale al lontano futuro: e lo sciopero generale d iventa un «mito », cioè la rapptesentaz.ione ideale di una possibilità avvenire aJlo scopo di tener vigile nel prolet ariato il senso eroico della soa mission e nel mondo. Questa concezione « ascetica» del divenire sociale è destinata a frangersi contro la realtà. ~ella vita. L'operaio non può oggi tagliare tutti i Fonti che lo legano a1la società in cui vegeta e lavora, non può appartarsi indifferente alle vicende della collettività alla quale appartiene. Il proletario - uscito dalla fabbrica, dal terreno specifico deUa lotta di classe - ritorna il cittadino, l'uomo che ha i vizi e le virtù dei suo i contemporanei e come cittadino e come uomo egli non può non interessarsi delle grandi questioni politiche..Marx ammoniva che ogni questione politica è - in fondo - una questione sociale. Lo sciopero ge· nerale politico, quindi, non è una deviazione dell'attività sindacale o un tradimento come famctiano i teorici, ma può essere in certi momenti una dura necessità e un imperioso dovere per il proletariato.

Noi siamo dunque fav~revoli a llo sciopero generale p olitico, ma,

intendiamoci, purché non si risolva nelle solite g iornate di svago e d'ozio, purché non sia solo u n'altra o più domeniche aggiunte alle cinquantadue del calendario gregori ano. Da questo punto di vista, riteniamo insinreri gli otdini del giorno votati a Bologna dal gruppo pa rlamentare socialista e dalla Confederazione generale del lavoro. O si vuol sempJicemente e platonicamente protestare e aJlora bastano i comizi domenicali o serali coi soliti ordini del giorno, o si vuole rovesciare un regime politico e allora non si p uò stabilire a priori la durata di uno sciopero generale. Bisogna continuare finché non sia raggiunto lo scopo. Lo sciopero generale significa allora insurrezione e un'insurrezione può trionfare in un giorno o in un m ese, a seconda delle resistenze che incontra. la rivoluzione francese ci offre l'esempio tipico di uno sc io pero generale politico durato paretchi anni, Alla vigilia cli ogni sciopero generale politico bisogna chiedersi : Che cosa ci proponiamo? Le dimissioni del ministero? O il rovesciamento della monarchia? .I.a repubblica o la Comune? E agire di conseguenza. Indicare una meta che deve essere ad ogni costo raggiunta, ma che può anche essere superata.

Se oggi lo sdopero generale politico h a perduto gran parte del suo prestigio lo si deve alla sistematica diffamazione ultra r iformista e ultra sindacalista, alle divergen ze teoriche, all'incerte:n.a de ll'azione. Occorre perfezionare l'arma prima che l'uso o l'abuso la spunti.

Comunque, lo S<Ìopero generale resta la più bella, la più intuitiva, la più terribile manifestazione della volontà ope raia, che paralizza quando vuole - col semplice incrociar delle braccia - tutta la complessa e multiforme e immane vita della società borghese. I diffama tori dello sciopero genera le sono i nemici maggiori e peggiori del .proletariato

L'ULTIMO SC IOPERO

Molte sono state le cause de ll'insuccesso deiruJtimo S< iopero generale di protesta contro la nuova a.vventura africana. Anzit utto il ritardo nelJa proclamazione. I dirigenti del proletariato italiano arrivano sempre colla vettura Negri, Nel loro stemma p otrebbe degnamente figurare una lumaca.

Poi, l'insincerità di tutti gli ordini del giorno votati lunedì scorso a Bologna. Ecco quello del gruppo pa rlamentare socialista:

o: Il gruppo parlamentare socialista d.i fronte alla evidente intenz.ione del governo di una occupazione militate della Tripolitania -n on g.iustilicata né di rag.ioni di diritto né da. rispettabili interessi materiali della nazione, gravida di disastri «onomid e finanziari, e che segnerebbe l'atre~to di ogni efficace politica di democrazia e di riforme sociali - formula la più energica protesta in nome

62 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLlNl

degli inttreui più profondi e più veri della patria e sopnttutto delle classi Ja. voratrid;

« avvertendo che questo falso ,olon.iaHsmo - ma.sc'ht ra e strumento di nuovi vagh~ggiati protezionismi e parassitismi, di magg..iori sperperi milicareschi e di ul· teriori meditate azioni politiche - nulla abbia di comune col coloniali5mo fisiologico de lle nazioni che pretende di K immieggiare;

« 3ffinché istituzioni e partiti, deputati e governo assumano ci:m:uno la propria precisa responsabilità nella gravità del mo mento;

« ,h;ede 4 chi di ragione l'immediaJa ,onvocazione del Parlammto nitZio111,le;

« e mentre consente nel sentimento di protesta e di sdegno che anima le odierne mmifestazioni popolari e prol~arie di fro nte a!le deliberaLioni pre!ie dalla Confederazione generale del lavoro, invita i lavoratori organizzati a contenere nel confine della più severa disciplina e nei brevi limiti dì tempo deliberato dalla Conftdttazione lo sciopero generale, il cui p rolungarsi e il ·cui trascend e~ a dispetto dell'intendimento dei suoi promotori non potrebbe oggi, in Iu.lia, ottenere a.tuo ri5Ulb to che d i fortificare le correnti militariste e reazionari e che cond ucono a Tripoli le nostre navi;

« e le esorta a raffor.:arsi in,;e<e· nelle prop rie organizzazioni ~d ivi addestrarsi nell' assidua prova cldla p rop ria battagl ia sul terreno politico, la sua a.sse-nz.a dal qua le è la vera e sola cagione che- rende possibi li le follie a suo d1nno del governo e delle dassi, che oggi ancora monopolizzano le magi.:ioranze parlamentari

Per capire di colpo l'insincerità di q uesto ordine del giorno basti il dire che fu proposto dal Turati - personalmente contrario allo sciop ero generale - e votato all'unanimitl da tutti i presenti, non esclusi i Bonomi, ! Cabrini, i Trapanese, contrari allo sciopero generale e fa . vorevoli invece, salvo talune larvate restrizioni mentali, alla politica espansionistica del governo. Ancora una volta il gruppo parlamentace socialista ha offe:rto al pubblico italiano i1 gratuito spettacolo di una indecente commedia. la spregiudicata ironia dei giornali borghesi ci sembra p ienamente giustificata. Il l etterario e parolaio dcmagogismo d e l Turati non è sta to p reso sul serio, G li ascari di Giolitti sono precipitati n e l ridicolo Le loro m inacce han s uscitato l'ilarità generale. R ievocare il grido d ell'auletta, parlare di « vaJigie » oggi, significa, o egregio Turati, giocare un bluff all'opinione pubblica. La quale vi conosce e risponde con un ghigno beffardo.

Quella trentina di fantocci imp agliati che occupano gli scanni dell'Estrema Sinistra a Montecitorio non spaventano più nessuno, neppure i pipistre lli sonniniani. Nel '98 la bor.ghe-sia italiana consegnava i deputati socialisti a Bava-Beccaris e li faceva passare nelle sabbie dei tribunali militari; oggi li consesna alle ridinciane Turlupineidi Jei vari sollanevoli Simoni e Ii fa s6.Jare sui pakoscènid dei teatrini di varietà.

Ecco l'ordine del g iorno della Confederazione generale del lavoro Votato in una riunione segrctissìma. Nientemeno!

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC. 63

« La Confederazione Bffierale dd lavoro in t-secuzione di quanto deli~rava nt!'ll'adunam a del suo Cons.iglio d ireuivo del 20 corunte;

« plaudendo alla adesione data dal gruppo parlamentare e votata nel suo convegno del 25 corr all'ord ine d i idtt esposte <lai rappresentanti della Confede. razione stessa e che concretizza nella necessiti di opporre alle follie e,pansioniste tri poline una energica e g randiosa manifestazione d.i popolo che dia Vli.lore tangibile aJJa corrente dì protesta che freme nell'anima della nazione che lavora e paga di persona;

« invita tutte le organizza zioni operaie d 'Italia ad abbandona.re il lavoro dalla rnattina del 27 corr. mantenendosi in isciopero generale per ventiquattro ore e comporta.ndosi in modo che la protesta a braccia conserte si mantenga dignitosa e lontana da ogn i atto di violenza, a lta e solenne, e sia ammonimento al governo e alle classi dirigenti che il popolo sta vigile e custode delle conquiste strippate e dd suo d iritto»

Curioso - dopo tutto - quel voto di plauso che la Confederazione tributa al gruppo parlamentare socia lista; comica quella protesta misu rata coll'orolog io alla mano ; sintomatica quella d.,~precazione di ogni atto di violenza. Chi confronti le tremende minacce dei manifesti e dei giornali colla prosa assai temperata di q uesto ord ine del giorno, p roverà la strana sensazione di chi passa imp rovvisamente dal caldo di un forno al freddo di un ghiacciaio.

Andiamo avanti. C'è un altro sinedrio di direttori spirituali del gregge proletario: il Comitato naz ionale dell'azione diretta. Riu nitosi a Bologna vota un ter_zo ordine del giorno:

« Il Comitato nazionale dell'azione d iretta, riunito d'ursenza per deliberare quale dc-bba essere l'atteggiamento dd proletariato italiano di fronte a ll'ecddio compiuto a Piombino ed alla rinnovata follia di imprese coloniali soll« itate dai g uerrafondai e dagli speculatori sui rifornime-nti militari;

« ritiene che mai come oggi si offra alla classe operai:a. :a.rgomento di schierarsi contro le sfere ufficiali e proclama lo sciopero generale da effettuarsi da mercoledl 27 corrente.

<e Il Comitato nazionale dell'a zione diretta ha inoltre deliberato d i fissare la sua sede a Bologna per dirigere il movimento generale».

Per i firmatari d i ·questo ordine del giorno la follia tripolina non sembra motivo sufficente per u no sciopero generale : ci vuole qualche cosa in pili. e si aggiunge l'eccid io di Piombino. Dopo ciò, invece di preredere la Confederazionè generale del lavoro, aspettano i.in g iorno per far coincideée Je due manifestazion i : anzi per confonderle. Non si dichiara nettamente e recisamente che lo sciopero sarà ad oltranza: bisogna indovinarlo.

Nessuna meraviglia se con questi ordini del g iorno anodini, con tradditori, concorrenti, burocratici il fiasco dello sciopero generale politico ha assunto qua e là. proporzioni colossali, sbalorditive, deprimenti.

64 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI

DIVERGENZE TEORICHE

Anche le divergenze acute t ra i rappresentanti titolati del sovver.; ivismo italiano hanno contribuito abbastanza all'insuccesso dello sciopero generale.

Tanto i repubblicani come i socialisti noverano nelle loro file non pochi convinti tripolinofili. Citiamo per i socialisti De Felice, Podrecca, Lerda, Monicellij per i repubblicani Bar.zilai, Meschiari, Innocenzo Cappa e alt ri. I repubblicani, poi, a Firenze, a Milano, a Faenza e altrove si sono mostrati recisamente avversi allo sciopero gc:nerale La questione tripolina ha dimostrato che la democrazia italiana non è più contenuta nei tre partiti tradizionali, ma si suddivide in una infinita serie di sottopa rtiti e fazioni.

La disciplina di partito è ormai parola vuota di significato. Questo cozzare di opin ion i diverse e discordanti n ei capi ha il ris ultato di stordire e intontire i grega ri, i quali - d a t empo immemorabilehanno l'abitudine di pensare col cervello altrui.

I FERROVIERI

.Stelloncino a parte, per i rivoluzio nari del sindacato, Lo meritano, non fosse altro per il loro palese tradimento. Ecco l'ordine del giorno col quale hanno tentato g iustificare la loro vi ltà:

« li Comitato centrale esecutivo del sindacato frnovieri italiani, r iwlitosi ieri per deliberare in mezito al la. putecipttìone o meno dei ferrovieri alla manifestazione di protesta per Tzipoli, preso atto del deliberato della Confederazione <Id lavoro e <lei Paztito Socialista per WlO sciopero generale di protesta di 24 ore;

« ro ,uidtrata la nessuna serietà del la prott'l!ta e dei propositi m:mifestati che 5i riducono a.d _u na semplice parata decorativa;

• cwu;deraJo che per i precedenti in materia nessun affidamento hanno i ferrovieri di vedeni difesi in caso di repressione e come qualmente la stessa deliberazione della Confederazione tace, per equivocare, sulla partecipazione · o meno degli addetti a.i pubblici servizi aJlo sciopero stesso;

e f'ilitm.11 che i ferrovieri non debbano allo stato dei fatti putedpa.re ad un movimento inefficace nell'intento, sen2a scopo e fine, per riservarne le forze ad una azione che valga ad assicurare migLiori d estini al proletariato in genere.

e Restano col pte$Ct'lle deliberato annullate le disposizioni precedentemente date e s'inYitano i ferroviezi ad attenersi a quelle nuove istruzioni che, se del caso, uranno imrartite a mezzo dei 6duciari • ·

Ricordiamo. Quando i ferrovieri sembravano riluttanti ad inghiottire l'offa sacchia.na, il proletariato d' Italia non lesinò la s ua solidarietà

' -.. . ·---···.-·, DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC. 65

I (( precedenti in materia » dicono che il proletariato italiano ha fatto, troppo spesso, sua propria la causa dei ferrovieri, mentre i ferrov ieri hannO assai di rado e parzialmente fatto altrettanto. Se lo sciopero è stato una «parata» innocua, lo si deve appunto alla defezione dei ferrovieri che ha disgustato e nauseato il proletariato italiano. Se i ferrovieri non intendevano seguire la Confederazi~ne del lavom, perché non hanno obbedito al Comitato nazionale sindacalista dell'azione diretta? Erano poche le ventiquattro ore dei riformisti? Perché non accettare lo sciopero ad oltranza proposto dai rivoluzionari? La verità è che i ferrovieri hanno, col loro ordine dd giorno, squalificato tanto sii avversari riformisti come gli amici sindacalisti e hanno preferito - da buoni funzionari governativi quali sono ormai diventati - astenersi dal movimento per non affronta re il rischio di perde re l'elemosina statale.

E allora è tempo di deporre la te rri bile maschera ,ossa o arcirivoluzionaria deU'arcirivoluzionarissimo sindacato ferroviario: voi potete degnamente e senza scrupoli confondervi coi riformisti dell'altra riva. M a il proletariato italiano ricorderà.

ECCIDI E CONFLITTI

A sciope ro finito, una constataz ione. Solo nell'Emilia esso ha raggiwdo l'intensità che il momento storico imponeva. Tutta la ferace terra emiliana, da Piacenza a Rimini, è stata percorsa da un brivido di rivolta che farà certamente riflette re i reggitori della monarchia. Il sentimento popolare ha ~ploso e nuovo sangue è stato versato: a Modena ci sono numerosi feriti, a Nonantola ( nel Modenese) un contadino mo rto, a Langhirano ( nel Parme nse) tre morti e una decina di feriti, dei quali, alcuni graviss imi. Bene sia. Il proletariato registri le sue vittime. 11 giorno in cui potrà chiederne conto a1la borghe5ia non è lontano.

DIMISSIONI ?

LA Slampd. di Torino comunica, con riserva, che il Consiglio diret· t ivo della Confederazione generale del lavoro intende rassegnare le dimissioni a cagione del fallimento del recente sciopero generale. :B certo che la posiz.ìone di Rinaldo Rigola e soci è formidabilmente scossa. ù. Confederazione generale del lavoro è esauto rata. Il suo invito non è stato raccolto. Ben pochi hanno obbedito. N essuna organicità di movimento. Chi ha scioperato pri~, chi dopo, chi mai.

66 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC 67

fo alcune città hanno scioperato per ventiquattro ore, [in) aJtre per quarantotto. Chi ha scioperato per T ripoH e chi per Piombino. · Eccettuata l'Emilia, dove lo sciopero è stato generale e movimentato, nel resto d'Italia calma completa, ordine perfetto.... e lamentevoli aborti.

A Roma la C. E. delia Camera del lavoro ha rassegnato le dimissioni Col recente sciopero generale si acutizza n elle organizzazioni operaie italiane quello stato di disagio e di crisi che noi più volte abbiamo esaminato e documentato.

LO SCIOPERO GENERALE A F0RLI

Sabato mattina"', appena i quotidiani ebbero annunciato l'imminen:za certa d ella spedizione militare italiana a Tripol i, compatve sulle cantonate un manifesto della Federazione socialista che invitava i cittadini e i 1avon tori ad intervenire a d un pubblico comizio che avrebbe avuto luogo all' indomani nel cortile interno d ella vecchia Camera del lavoro.

Più tardi vennero affissi il manifesto della Confederazione generale del lavoro e alcune strisce colle qmli la vecchia Camera del lavoro aderiva al comizio indetto dai socialisti e invitaVa i lavoratori a largamente partecìparvi.

All' indomani** ebbe luogo l'wnunciato comizio. Pochissimi presenti. Non arri\.·avano forse a trecento. Forse il tempo minaccioso e piovigginoso impedì l'intervento degli amici di campagna. L'oratore designato B. Mussolini spiegò con un lucido e documentato discorso durato oltre un·ora le ragioni che militavano contro la nuova avventura africanista; citò le inchieste compiute in Tcipolitani a dagli inglesi, da i sionisti e dagli italiani ; accennò al pericolo della marcia austriaca su Salonicco, fac ilitata dalla distrazione di forze militari it~ liane in Tripolitan ia e giustificata dal pericoloso p recedente; ricordò il parere di Salvemini~ di Ricchieri, di Ghisleri e di molti alt ri competentissimi studiosi ; provò, a base di cifre, che l'impresa t ripolina può essere una millankria nazionalista e guerrafondaia, ma costituisce un grande sperpero di ca· pitali e di energie utilizzabili molto meglio a colonizzare i molti Tripoli dell'Ital ia contemporanea; esaminò quindi ]a questione dal punto di vista socialista e concluse coll'invitare gli astan ti ad intensificare l'agitazione onde evitare la folle avventura. Grandi applausi

Dopo al Mussolini parlò, brevemente ed efficacemente Umberto

• 23 settembre • • 24 5ettembre.

Bianchi, segretario della. vecchia Camera del lavoro. Eg li fece un at. tacco a fondo contro il pseudo.liberalismo giolittiano ch e promise il suffragio universale p er darci Tripoli

Il Bianchi si dichiarò guarito dall'illusione riformista ed incitò i proletari a valersi di tutti. i mezzi per resistere al colon ialismo gìolittiano, di versivo trovato per rinviare - Jine die - il suffragio universale e ritardare l'elevazione economica, civile e morale dell'Italia, Presentò all'approvazione dei present i un ordine del giorno p er lo sdÒpero generale che fu - senza discussione - acclamato al grido di: « Viva lo sciopero generale! .Abbasso la guerra!».

IL CONSIGLIO GENERALE

Per porre in attuuione il voto del comizio, inte nsiss imo fu il lavoro d i p reparazione e di raccolta compiuto nella giornata dì lunedl •, specie al mattino. Staffette ciclistiche portarono le circolari da villa a villa, da paese a paese,

Il vice-segretario Rossetti si recò pe rsonalmente a Meldola, mentre nel pomeriggio il Bianchi andò a Bologna per conoscere immediatamente le decisioni che vi sarebbe ro prese dal gruppo parlamentare sociali.sta e dalia Confederazione generale del lavoro.

Alla sera, dalle otto in poi, si svolse b. seduta del Consiglio generale. L'assemblea era imponente. Tutte le organizzazioni della montagna e del piano erano rappresentate . N otiamo il Castagnoli di Predappio, il Savorani di Dovadola, lo Zangheri di Meldola; altri d i Cusercoli e Civitella avevan telegrafato dichiarandosi ossequienti alle delibere de l Consiglio genera le.

La discussione procede rapida e serrata sotto fa presidenza del Bianchi Inted oquiscono Zanotti Cesare, Gaudenzi Quinto, Casadei, Castagnoli, Savorani, Zanghe ri, Brasin i e molti altri di rui ci sfugge il nome.

La decisione di sciopero genetale ad oltranza fu acclamata all'una-n im ità , Alla Comm'issione esecutiva venne deferìto il compito di stabilire le modalità, e la Commissjone eserutiva propose ed ottenne di aggre· gare a sé - nel Comitato d'azione - due componenti ognuno dei tre Partiti favorevoli all'indirizzo della vecchia Camera del lavoro.

• 2~ settembrt'.

68 OPERA OMNL\ DI llENITO MUSSOLINI

I PRIMI SCONTRI

Anche la nuova Camera aveva intanto o rdinato lo sciopero gene rale .

Nella sera di lunedl una dimostrazio ne di repubblicani fu aggredita e dispersa dalla polizia.

Nella Piazza V. E., la cavalleria - venuta al galoppo da Faenzadisperse più volte la folla in cui i curiosi superavano certo e di molto i dimoslranti.

F u sotto le cariche di cavalleria che no n d istingueva fra rossi e gialli che i dirigenti le due organizzazioni a ntagonistiche ebbero la prima idea di condurre la battaglia in comune. Notiamo p erò che il Pa rtito Repubblicano aveva respinto un in". ito per una azione in comune ri· voltogli nel pomerigg io d i lunedi da i tre Partiti: Mazzin iano, Socialista e Anarchico.

Dopo m olti attacchi e contro-attuchi la cavalleria riuscì a sgombrare la p iazza. E for ti reparti di tru ppe la tennero sbarrata fin o ltre la mezzanotte.

LA GIORNATA DI MARTIDI •

Al mattino: sabotaggio sulla linea d el tram Forlì-Meldola. Si rovesciò un 'carro, si spezzarono delle viti , si coprirono i binari di ciottoli 11 t ram dové rito rnare nelle rimesse e sospendere le corse.

Alle dieci e mezzo e a mezzogiorno violenta dimostrazione nei pressi della stazione per impedire la partenza dei richiamati. Car iche fur iose di cavalleria, numerosi fe riti, cinque d ei quali g ravemente. Trasportati aU'ospedale sono stati g iud icati guaribili in t renta g iorni salvo co mplicazioni

Quando il Prefetto s'avvide d1e il proletariato tulto era unito, stimò miglior consiglio di ritira re dalla circolazione le guardie e le truppe per non esasperare più oltre la popolazione decisa a rispondere alia violenza colla violenza.

Alle tre pomeridiane grande comizio al g iardino pubblico, presenti dalle 10 alle 12 mila persone. Parlarono Casalini, Nenni, Bianchi e, chiarmto dalla folla, Mussolini. Mentre qu est'ultimo parlava, si ebbe un momento di p anico che turbò il comizio. Una falsa voce e un rombo che parve: alle femmine scalpita.e di cavalH galoppanti rovesciò nei vial i parte della moltitudine inerme.

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC. 69
• 26 se1tcmbr e.

Questo fatto spiegabile e che proprio a Forli ebbe un precedente al Gioco del Pallone - una quindicina d'anni fa, oratore Alessandro Balducci - non autorizza in alcun modo gli imbecilli a esercita re il loro spirito.... denaturato. ( A Parma ! accaduto proprio martedl un caso identico·e, fo~, più comico). Eserciti interi hanno talvolta $0ggiaciuto a momenti di panico collettivo.

T erminato il comizio, la folla si sciolse ìn piazza. Alla sera i Co· mitati d'azione decisero la prosecuzione dello sciopero.

L'astensione dal lavoro dei gassisti p iombò la città nel buio. Durante 1a giornata chiusura assoluta e generale di tutti i neg ozi, botteghe, caffè, spacci di privative, laborator i, stabilimenti. Paralisi completa della vita cittadina,

LA GIORNATA DI MERCOLEDI •

Apertura dei negozi fino aUe dieci per dar modo alla popolazione di rifornirsi di viveri, chiusura totale dalle dieci in poi. A~tens ione completa dal lavoro. Sabotaggio di fili lungo la linea fe rroviaria. Nel po· meriggio, alle tre, comizio in Piazza Garibaldi. Grande folla. Oratori: Casalini, Bianchi, Nenni, Costantino Lazzari, Mussolini. Demoralizzazione della folla causa le notizie d 'insuccesso venute dalle altre parti d' Italia. Scioglimento del comizio.

Alla sera il Consiglio generale della V,(ecchia] C.[amcra] del lavoro decretava la sospensione dello sciopero approvando jJ seguente ordine del giorno:

« Il Comitato direttivo dello sciopero, preso atto con soddi!fazionc- della ma• goifu:a riuscila della pro!e51a organinata dal proletariato forl ivese contro l'avven, tura tripolina, propone la sospensione dello sciopero J)('r le 24 ore di stanoue e delibera di riunir~i in giomala di domani per assumere in c-same la situazione generale, e, nel caso si abbiano notizie di sanguinose repressioni in Italia, proclamare il rinnovarsi de!la protesta ».

RAPPRESAGLIA PADRONALE

Segnaliamola perché jl proletariato ricordi. Il direttore del tram ha punito con un giorno di serrata gli operai della officina che hanno partecipato allo sciopero generale. Denunciamo e stigmatizziamo alta· mente questa cza resca rappresaglia !

f . f• ( 70 OPERA OMNIA DJ BENITO
MUSSOLINI
• 27 settembre

Ecco l'elenco de~ feriti medicati e ricoverati all'ospedale civile:

Ceccarelli Egisto

Ricci Carlo

Ricci Secondo

Scheda Antonio

Pedri Francesco

Giulianini Olindo

Gaspari Angelo

Vasumi Armando

Cap, Franceschi

guaribile in giorni 8 )) 8

8

Tutti i dimostranti sono rimasti feriti dai carabinieri e dalla cavaJleria.

Le guardie e i funzionari sono rimasti Jeggermente contusi da sassate.

NEL RESTO DELLA PROVINCIA

Dei. tre circondari che formano la nost ra Provincia, solo quello del capoluogo - Forlì - ha risposto con slancio all'appello lanciato per lo sciopero generale. A Cesena, la Camera del lavoro, guidata com'è noto dai repubblicani, ha disertato il campo d'azione, votando il seguente or· d ine del giorno :

« Il Consiglio generale della Camera elci lavoro di Cesena, adunato in assemblea straordinaria ieri : ·

« riconosciuto che il governo della monarchia, spalleggiato dai falsi intri, ganti di un nazionalismo che fin qui mai comprese i bisogni e le aspirazioni delle popolazioni italiane, vietando ogni ragionevole esame della questione tripolina, lnscioa il paese in una impresa armata che non ha altro scopo se non quello di affermare sentimenti imperialistici ;

« ritenuto che la Tripolitania non è luogo favorevole ad una efficace colonizzazione e che non si possono distr11rre fa:vorevolmente le correnti di emigrazione dai luoghi ove incomberebbe obbligo di tutela da pane dei governanti;

« considerato·che l'impresa armata !, impari all'utilità derivante dalla problematica conquista e che le spese a sostegno di una guena sono un disastro morale ed «onomico per il popolo che col suo lavoro ha a rricchito le sorti ddl'Jtalia pre$ente;

« mentre protesta contro la palese sopraffazione del militarismo regio sui ·di~itti del potere civile;

e delibera di r('fldere nota la protesta a meno di un pubblico manifes~o da

DAL PRIMO COMPLO'I"rO CONTRO MUSSOLINI,
ECC.
30 20 30 30 )> 20 » 30 ))

a.f!i.ggete in città e n el circondario, e respinsendo la proposta di attuare lo sciopero gmerak del giorno 27 corr. dichiara di mer pronto ad u5are :inche lo sciopero come protesta quando se ne presenti più opportuna la necessità»,

E non c' era d 'attendersi qualche cosa d i più energico dai fa utori del recentissimo e vergognoso concordato agra rio!

Nel circondario di Rimini, .solo S. Mau ro - in cui predomina l'elemento socialista - effettuò lo sciopero generale Il nostro corrispondente ci scrive:

« San Ma.uro di Romagna,. 27. - Il p roletaria.lo organizzato sanma.urest! ha degnamente risposto all'appello della Confedera2ione del lavoro scioperando in segno di protesta contro le follie espansioniste tripoline. Il Consiglio della Cooperativa opera.ii, unanime, ha volato un ord ine dd giorno di protesta contro le mene espansioniste ch e in u n attimo frantumano il fecond o lavoro di ascensione che il proletariato serenamente matiu:ava per jl suo avvenire di libertà e di giu stizia. Nessun incidente, salvo la provocazione .di qualche ben noto crumiro di p rofessione Jt

ForlJ p roletaria ha dato un magn ifico esempio. Lo sciopero generale è pienamente riuscito *. Ce ne compiacciamo dal profondo del cuore e il nostro compiacimento è per vari motivi legittimo, An:zitutto lo sciopero geoerale ha avuto il merito e la potenza cli realizzare, sia pure per brevissimo tempo, l'unità di tutto il proletariato, poiché, sebbene Io sciopero generale esuli dalle concezioni economiche ed etich e del repu bblicanesimo, ciò non di meno ha in sé tal forza e tal bellezza da imporsi come meno d 'azione anche agli operai repubblicani.

Questo sciopero generale ha rivelato una nuova mentalità rivoluzionaria che va scrostando e spezzando il pacifismo riformista e calcolatore. Noi siamo stati i primi a f amigliarizzare gli operai coll'arma de l sabotaggio.

E il sabotaggio è stato praticato, Tentativi, lo sappiamo, ma te ntativi significanti. G li operai hanno dimostrato coll'assoluta astensione dal lavoro e col sabotaggio ch'essi intendono tutta la portata ri voluzio-

' Nel corso dcli'assemblea della sezione six:ialista forlivese tcnutui il 4 ottobtt 1911, M ussolini presenterà il .seguente ordine del giorno approvato o: all'unanimità meno uno astenuto » : • La sniotu w,ialùla ài Porli ,,,1/11 u1t1. ti.!· umble11 del 4 ottobre 1911, mnrlr, vivamente ;i romf,ùtre ,he lo uiot,eru g1MraJ, a Por/1 sia Mmpl,ram, ntl riuuito, ri,hi11m11 11tt1i i sod,Jiui a d11r, piiì 11S1id1Ja , /"11id4 atlivitJ aJ P11.r1i10 in vhta degli tWWr1im,n# d'ordin, i11tn110 , he la g11errt1 1ripo/i1111 potrebbe provo""'». (Da L4 1..DtJa di C/4.!u, N. 89, 7 ottobre 19 Jt. m.

72 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

DAL PRI MO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC 73

naria dello sciopero generale. Abbiamo raccolto dichiarazioni sintomatiche. G li operai socialisti sono ormai schifati di pacifismo. Ancora qualche anno di buona propaganda e questa folla sarà capace di g ra ndi eroismi, di sacri.6ci fecondi. Anche i contadini hanno risposto me ravigliosamente all'appello. Non uno ha mancato.

Per due giorni e due notti il popolo anonimo, sfruttato, disprezzato è stato il sovn.no signore delle vie e de lle piazze delia città.

E malgrado le tenebre, nessun incidente. Il proletariato non abusa della libertà. La cronaca non registra atti t eppistici, né risse, né furti.

Qualche sassata, qualche grido, vivaci discussioni e nulla più.

Le giornate del 26 e 27 settembre resteranno impresse a caratteri di fuoco nella storia del proletariato forlivese.

_....,.............-.,..,,.,..---..,.,-......------,----......--,---~ . ,-,
Da l.4 Lo1111 di Cl11Ju, N. aa, 30 settembre 19 11, Il•. • [1tt,rr_o&~o rio di Benito M1moli11i dd 2J otlobrt 1911 ( 262).

LA GUERRA?

Forse, l'interrogativo è inutile. 11 governo italiano ha mandato a quello turco l' ultimatum. Mentre tracciamo queste linee - oggi, venerdl * - tutta Italia aspetta ansiosa l a. risposta turca. Sarà la guerra ?

Lo sapremo domani. Certo è che le possibilità di una soluzione pacifica sono diminuite non aumentate: l'Italia ufficiale ha voluto l'avventura, vuole la guerra. Sarà così facile la vittoria come sogna no i nazionalisti imperversa nti ne!Je gazzette borghesi? Ne dubit iamo La Turchia si raccoglie rà in uno sforzo supremo. Si t ratta di vita o di morte. Le arm i ita liane, se anche non fossero vinte in battag lie campali, potrebbero essere tenute in scacco e stancheggiatc dalla guerriglia degli indigeni. L'Italia iniz..ia oggi un nuovo periodo della sua storia, periodo incerto e grave di molte terribili incognite Noi aspettiamo fiduciosi g li eventi.

Quasi sempre la guerra prelude alla rivoluzione.

D a La Loua di Cime, N. 88, 30 settembre 19 11, Il (d, 282-283).

• 29 settembre.

l l ! _,.·,·. -.-==.._,,... ,... ·'

I «PATRIOTI!»

Bisogna montare in soffitta e interrogare Carlo Marx per capire la ragione intima degli entusiasmi patriottici che infiammano di sacro ardore tripolino i gazzettieri a servizio del pretume italiano. g un fatto che sino a ieri i clericali digrignavano i denti all'Italia ufficiale. Il Vaticano si mostrò più e più volte inflessibilmente avversario al potere laico che « detiene» abusivamente l'eterna città. Durante le stesse feste cinquantenarie non mancarono dimostrazion i temporalistiche da p arte dei g iornali italiani e aust riaci. Ci furono dei Comun i che esposero le bandiere del papa e votarono indirizzi di simpa.tia al « povero prigioniero)), I quotidiani clericali elevarono alte voci di protesta contro le destituzioni di sindaci clericali, ordinate da Giolitti. Anche nell'anno giubilare i due poteri, il civile e l'ecclesiastico, non diedero tregua, e parvero accentuare anzi il loro antagonismo e la loro incompatibilità. Or ecco avverarsi il miracolo. Cesare porge la mano a Pietro e, come ha cantato Enotrio Romano :

Da quella ;treJ/a umano ;angue szilia.

Il Quirinale e il Vaticano si riconciliano. l preti çhe fino a ieri furono d egli autentici e perfetti heiveisti nei riguardi dell'Italia, oggi sono i patriotti per eccellenza. I diversi A vvenire e Corriere d ' /Ja/ia battono il record del patriottismo. Nessuno li supera. Nessuno più di loro è tenero delle fortune d ' Italii, n essuno meglio di loro sa fare appello alla sentiment alità romantica e avventurosa della gioventù.

ln verità, i più accesi nazionalisti italiani, sono, oggi, i preti. Jronia de1la storia?

Determinismo economico, ci risponde Marx. Le esercitazioni patriottiche del giornalismo e della letteratura derico-nazionalista non sono che la fride scente e ingailnatrice colorazione di una diversa e più prosaica realti. Sotto la poesia e' è la prosa, dietro le frasi stanno le cifre : e cioè i dividendi del Banco di Roma. L'interesse economico : ecco la determinante <legli atteggiamenti spirituali e politici dei clericali. Le dottrine del determinismo economico trovano ancora una volta la loro conferma nei fat ti.

L'amor propri<>i l'orgoglio nazionale, il sentimento di patria .s?no

o. . rv.

luoghi comuni, motivi rettorici per inebbriare il pubblico, ma se noi squarciamo il velame roseo delle ideologie, troviamo che si tratta d'in• teressi economici da tutelare colla forza brutale delle armi. L'odierno patriottismo dei preti si spiega col determini~mo economico marxista. B forse la prima volta che il Vaticano si trova coll'Italia contro una nazione straniera, poich~ nei secoli scorsi fu sempre cogli ~tranieri contro l'Italia. 11 Banco di Roma spiega però quest'etcezione aJJa regola. Gli affari sono gli affari

I giornali clericali contin u ino pure a inneggiare all 'amor patrio, colle frasi fatte della letteratura na.2ionalista .

N on riusciranno mai a illuderci sulla purezia e probità dei loro sent imenti dei quali verremo documentando la palese insincerità.

D a LA L olla di Claue, N . 89, 7 ottobre 19 11, II (d, 278-279).

f' .. ·"'''"''· · '
76 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI
'· '

CRONACA CIITADINA

CONFERENZA TANCREDI

A~a conferenza privata tenuta giovCdl 3 ottobre nella pale.stra ginnastica da Libero Tancredi assisteva so.rsissimo pubblico in prevalenza operaio.

Il tema sui manifesti d'invito era: L'an.trrhiJmo ;n [Jaiia, ma il Tancredi non si attenne al tema e si abbandonò a una serie di intcre~anti divagaiioni e digressioni. Non tentiamo riassumere. Del resto gran parte delle idee del Tancredi sono nel bagaglio della nostra propaganda fra le masse. Diciamo che il Tancredi fu sereno, obiettivo, elevato, forse troppo, pe• il pubblico che l'ascoltava.

Criticò il sovversivismo ufficiale, il sovversivismo quindi cristallizzato nelle formule, corrotto negli uomini, decrepito nelle istituzioni; e questa critica ci trova consenzienti. Disse che le idee ci sono in quanto ci sono gli uomini che le portano; e noi, nelle nostre conferenze di propaganda, abbiamo sempre concretato lo stato di una gerarchia d i funzionari che va da Giolitti all'ultima guardia forestale, che presta, come a Langhirano, man forte alla benemerita omicidiaria. Non si tratta per noi di combattere delle idee, ma glj uomini che le i ncarnano e le difendono.

Affermò il Tancredi che v' è nel sistema manastico una parte superata : la statica; e una parte vitale : la dinamica; e noi in lontane e recenti polemiche abbiamo portato a questa affermazione ausilio ~ego di prove tratte dalla realtà del movimento operaio.

Rivendicò il Tancredi l'autonomia dd sindacato dall'indirizzo e dalla protezione dei partiti e dei politicanti; e noi non abbiamo mai cessato di segnalare e deplorare l'invadenu dei profesrionnels de la pemée, come dice Sorel, dei democratici intellettuali, come disse il Tancredi, nello sviluppo e nella vita e nelle· battaglie dei sindacati.

Affermò che Marx fu specificatamente anarchico quando lanciò il suo fatidico grido: « L'emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi»; e noi a llora che abbiamo ancora la melanconia di chiamarci marxisti siamo.... dei perfetti anarchici.

11 Tancredi dichiarò che la lotta di classe la legge dinamica del

progresso della spede e che non bisogna attutirla', levigarla coi pallia• tivi e le riformette ma lasciada esplodere in tutta la sua. possanza violenta; e noi da due anni ·su questo clandestino giornale andiamo dicendo altrettanto e cì siamo staccati appunto dal Partito Socialista U.ffidale quando giunse col suo collaborazionismo sin oltre alle soglie del Quirinale.

Rivendicò il Tancredi alle minoranze rivoluzionarie la funzione di critica, di negaiione e di avanguardia; e noi, la sera prima, nell'assemblea del Partito Socialista, quasi colle stesse parole ddl' oratore liberista-anarchico, assegnammo lo stesso compito alle minoranze socialiste rivoluzionarie.

Queste analogie che dimostrano ? Che il Tancredi è socialista, o che noi siamo anarchici? Niente di ciò. Dimostrano che la conferenza del Tancredi, o meglio il suo anarchismo, è uno strano impasto di liberismo spenceriano, di revisionismo neo-marxista, di imperialismo proletario, con qua e là preoccupazioni d'indole nazionale, se non nazionalista.

' Una sola domanda avremmo fatto all'oratore: crede egli che tutto il proletariato sfa entrato quale elemento attivo nella vita economica e politica delle nazioni? L'aver tentato, e qua e là realizzato questa immissione, è il merito innegabile dei diversi partiti socialisti, disse il Tancredi, ma questa immissione è di una infima minoranza, non della massa, non della folla che deve compiere la rivoluzione espropriatrice.

Libero Tancredi accennò al pericolo dei «capi» che da una delega di furu.ioni passano quasi sempre a un esercizio arbitrario e d ispotico di poteri; e noi tale pericolo lo abbiamo denunciato e gridato sulle pubbliche piazze nei giorni del .recente sciopem generale avvertendo i proletari a non essere « g regge di pecore che ha bisogno continuo di essere tutelato e guidato dai pastori ».

Unico punto infelice della conferenza Tancredi fu quello In rui volle censurare gli anarchici romagnoli di essersi alleati coi socialisti nella lotta agraria. Il Tancredi immagina che i repubblicani di Romagna siano degli audaci rivoluzionari. Invece.... Essi in 40 anni non h anno fatto nulla, assolutamente nulla di rivoluzionario contro la monarchia. A domicilio coatto dal '70 alt' '80, nel '94 e nel '98 d sono stati g li anarchici e i socialisti, non i repu bblicani o pochissimi di loro. I repubblicani in Romagna fanno dell'elettoralismo fmanco nelle Camere del lavoro, proteggono i mezzadri, fondano delle cooperative; tutta roba questa, ce lo consenta il Tancredi , ben lontana da quella azione rivoluzionaria ch'egli e noi vasheggiamo.

In Italia non e'è nessun Partito, dal Repubblicano all'Anarchico, che meriti più rappellativo di rivoluzionario. Ci sono invece in tutti i partiti degli elementi rivoluzionari più o meno numerosi. Ma generalizzare

--!"_, 78 OPERA
OMNlA DI BENITO MUSSOLINI

tutto un partito, ciò che è qu:tlità di pochi, non è lecito. Si cade nel· l'assurdo e nel ridicolo.

Concediamo al T ancredi le attenuanti per la sua digressione romagnola : eg li incominciò infatti col dichiarare che non conosceva bene la questione poiché - nel mome nto epico della lotta - si trovava a N ew York, Ma allora meglio avrebbe fatto a no,n parlarne.

Prendiamo atto intanto che il Tancredi accetta il sindacato, q u indi l'organizzazione. ·

Il sindacato anzi, ricordò il T ancred i, deve fare una sua propria politica, una politica pragmatista ( noi siamo sicuri che il Tancredi accetta questa definizione), una politica cioè attiva e fatti va, non ideologica ma pratica e sopra a un te rreno specifico: quello della produzione economica: n el campo, nell 'officina, nella min iera; dovunque, insomma, di fron te al produttore senza strumento di produzione c'è il borghese parassita monopolizzatore dc<gli strumenti d i produ.zione.

Inutile dire che tea l'anarchismo d el Tancredi e quello tradizionale ufficiale italiano, che fu per un ventennio impersonato dal Go ri, c'è un vero incolmabile abisso

Ripetiamo: il Tancredi non fece una delle solite conferenze tribuni2ie e mitingaie. Per questo non raccolse ap plausi. Ma noi crediamo che egli s ia il primo a infischiarsene egregiamente. Per noi francamente diciamo che più del Tancredi· oratore ci p iace il Tancredi scrittore del Novatore e de 1A Lupa.

Ci associamo di ruorc all'accenno rivend icatore della fama di Macat. Il t ribuno assassinato dalla Corday fu un rivoluzionario e un socialista nel lato senso della parola. « VI redea/ miJerù abeat j()rluna 1upnbiI », tale era j{ motto latino che figurava nella testata del gio rnale di Marat. « Che la fortuna vada dai ricchi ai poveri ».

Ma su Marat ci proponiamo di tenere q uanto prima una con ferenza e spe riamo di dimostrare che il M arat vero è fondamentalmente diverso dal Marat cont raffatto degli storici aul ici a servizio della conservazione sociale.

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSO~INI, ECC. 79
b. m.
.;... ·
Da La Lo tta di Cla.IJe, N. 90, 14 ottobre 1911, II

CORRISPONDENZE. DA FORI.I

PUBBLICATE SUU.' « AVANfl! »

UNA SMENTITA ALLA «RAGIONE»

Ci telegrafano da Forlì, 6:

Il segretario della Federationc br2.Ccianti autorizzami a smentire categoricamente la menzognera corrispondenza alla odierni RAgione. Il concordato in questione fu proposto dai repubb]ica.ni e respinto invece dai socialisti e dalla Federazione.

Protestiamo contro le vigliacche insinuazioni destituite di ogni fondamento di verità.

MUSSOLINI

La smentita del compagno Mussolini si riferisce ad un concordato apparso sul Rrsto del Carlino e fatto suo dalla Ragùme, secondo il quale i bra<:cia.nti :.ocialisti di Dovadola avrebbero accettate condizioni vergognose; e la R~K;on e face-ra seguire la pubblicazione da apprezzammti arbitrari e infondati. On. dal suddetto telegramma apprendiamo invece che la vergogna del concordato è tutta quanta. dei repubblicani.

N. 1'.17, 7 giugno 1911', XV.

LA LOTTA AGRARIA IN ROMAGNA

LA MIRABILE RESISTENZA DEI LAVORATORI DI DOVADOLA • IL S1LENZIO

E LO(;!UENTE DELLA STAMPA REPUBBLICANA - T REBBL\TUllA TRANQUILLA

A CASTROCARO - LE SCARAMUCCE NEL FORLIVESE - IL CRUMIRAOOIO

DELLA NUOVA CAMERA DEL LAVORO - L'AZIONE DEL PAR.TITO REPUBBLI·

CANO • UN COMIZIO A FORLIMPOPOLI

FORIJ., 15. - Già a suo tempo sbugiardammo su queste colonne il corrispondente della Rftgione, che con la massima leggerena dava da b:ere ai lettori del giornale repubblica!lo la frottola di un concordato crumiro in quel di Dovadola da parte del1e due organiznzioni della vecchia Camera del lavoro.

i l-

Ora lo stesso corrispondente tace, nonostante che a Dova.dola ferva

una lotta accanita fra i braccianti e l'Agraria, come vi ha informati il corrispondente di lit

Quest'ultima vuole la gestione delle macchine trebbiatrici, mentte i braccianti ne rivendicano a sé il diritto. Il paese di Dovadola che si estende negli ultimi contrafforti dell'Appennino toscano, presenta ora un aspetto insolito. I preti e i reaziona.ri e qualche rosso liberalone hanno costituita una specie di grande armata e in loro difesa, con la srusa della, tutela alla libertà del lavoro. Vi sono soldati di ogni arma. Nessuno ricorda di avere mai visto colà tanta truppa. I braccianti che sono assistiti validamente da Umberto Bianchi, danno prova di una resistenza ammirevole, diremmo quasi eroica. Essi sono compatti e danno molto filo da. torcere a.gli avversari, che dovranno cedere di fronte alla tenacia dei lavoratori, che passano dalla dimostrazioné al comizio, all'assemblea della Lega e al piantonamento delle macchine crumire, paralizzate nella loro azione dalla fotta della organizzazione proletaria.

Tutto ciò è ammirevole e i nteressa tutta la stampa. Solo la Ragione ha taciuto. 11 fatto è sintoma.t ico e facile a spiegarlo. Se il corrispondente della &gione osasse parlare dovrebbe smentire da se stesso le corrispond~ze inviate in precedenza, e dovrebbe ammettere che a DovadoJa gli agrari sostengono la loro tesi facendosi forti non solo del concordato-vergogna stipulato fra l'Agraria di Ravrnna e i contadini delJa nuova Camera del lavoro, ma adducendo in loro dife5a il tradimento degli organizzati che fanno capo alla pseudo.... organizzazione che i repubblicani hanno costituito sperando coi coloni della classe rurale di giovare agli intenti del loro Partito

Ma di fronte a tutto dò, come siete già. informati, i braccianti d i Dovadola non si arrenderanno e Io scompiglio che comincia a verificarsi neJle file avversarie, come a voi fu telegrafato, è certo indice di una imminente vittoria.

Da Dovadola passiamo al Comune di Castrocaro, il ridente paesello che fu già rocca di Caterina Sfotta e dei Medici, famoso per le sue acque salsoiodiche.

ùstrocaro ci ricorda la famosa .spedWione.... tentata circa 20 anni oc sono, che - duce quell'anima irrequieta, per quànto buona, di' Luigi Mingozzi, figura adamantina di rivoluzionario, suicidatosi alle Murate per salvare dal carcere altri suoi compagni di sventura - aveva lo scopo di iniziare un motò rivoluzionario. Castrocaro -è sempre stata all'avaaguard~a di ogni progresso, sia nel campo politico, come nel campo economico.

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, l!CC,
-~

Infatti, il Partito Socialishl si formò fui dai tempi dell'Internazionale e le organizzazioni dei lavoratori della terra, per opera specialmente di Domenico F iorentini, di Arturo Zambianchi, dì Aurelio Valrnaggi, di Luigi Maltoni e dì altri, hanno avuto uno sviluppo meraviglioso

Infatti Castrocaro fu tra i p ri_mi ad abolire lo scambio d 'opera e fui dall'anno scorso, nonostante le ostil ità r epubblicane, i braccianti, coa la solidarietà dei contadini, sono possessori di quattro macchine trebbiaJ:rici. Nessuna agitai.ione quindi disturberà la quiete di Castrocaro e dei suoi bagnanti. Potrà verificarsi qualche sospensione nel lavoro, come ieri è avvenuto, ma ciò per dare modo ai braccianti e ai contadini ad ac· correre sul finitimo territorio di Dovadola in segno d i solidarietà con quei lavoratori in lotta con l'Agraria e coi preti

Nel Forlivese abbiamo avuto quakhe scaramuccia provocata dall'or· ganizzazione che fa capo alla nuova Camera del lavoro. Ora ci rono d ue ville in subbuglio : Forniolo e Selva. lvi i coloni sono possessor i di una macchin a trebbiatrice. Ma la nuova Camera del lavoro, per l'esiguità dei suoi aderenti, non è in grado di fornire tutte le squadre dei braccianti. E allora ch e cosa ha fatto? Si ,è rivolta alla consorella di Ravenna, che ha mandato sul posto buon nume ro d ei suoì krwniri.

Il fatto ha sollevato le proteste dei braccianti locali, che, se sono disposti per qu est'anno, per amore dì pace e per ragionì di tatticasenza rinunciare al principio - di non ostacolare la trebbiatura a lla macchina dei coloni, non sono però d isposti a tollerare che a loro sia tolto il pane dal krumiraggio di Ravenna, e ciò con la complicità della n uova Camera del lavoro.

l'abolizione dello scam bio d'opera, per fare posto a i braccianti nei lavori della trebbiatura, costò un anno di lotta e di sacrificio, ed oggi è grave tradimento importare nelle campagne forlivesi il krumiraggio di Ravenna. Questo fatto, che è vivamente b iasimato, desta molte apprensioni, I braccianti roMi volevano fare una dimostrazione di protesta, che ·per consiglio dei dirigenti r o rganizzazione si è fin qui evitata, e ciò si è fatto per non dare esca a fac ili conflitti Intanto Forniolo e Selva sono bloccate dalla fante ria, dalla cavalleria e da carabinieri al comando di un tenente e di un delegato.

U macchina trebbiatrice, oggi trebbiava nell'aia del prete, ed era attorniata dalla forza. Cosl, nel fare il passaggio da un podere aJl'altro, la seguono i soldati, mentre i krumiri e gli organizzati presso la nuova Camera del lavoro, al fianco d<!i carabinieri, cammin ano a testa bassa, vergognosi del tradimento che compiono in danno di altri lavoratori.

82 OPERA OMNI A DI
BENITO MUSSOLINI
...

E il Partito Repubblicano?

Sembrava che si fosse mosso l'on. Gaudenzi, ma costui è ormai un sottomesso di alcuni fanatici, e nell'org.tnizzazione vecch.ia, dopo la 5anzione da lui data alla divisione del proletariato, allorché presiedette l'adunanza dei secessionisti, dopo Je velleità di espellere dai locali del Municipio la. vecchia Camera del lavoro, dopo l'azione esplicita per la questione del latte che si risolse a favore dei rialzisti, non ha alcun prestigio per essere preso sul serio.

Per rui, dopo aver accettato l'invito del Prefetto e fatta qualche pra· tica per salvare le apparenze onde dirimere il conflitto, ha creduto bene di edissarsi.

Forse non è male che cosl abbia fatto.

Male invece è la protezione che fa tanto odiata monarchia accorda alle leghe con etichetta.... repubblicana, per dar modo ai krumiri e ai loro sorveglianti, che giorni sono fuchiavano la. marcia reale, di esplicare rutta quanta la loro azione antiproletaria per privare del pane intere famiglie di lavoratori.

Oggi, però, mentre scrivo, i coloni di Porniolo, di cui solo tre sono repubbJicani e gli altri, circa una ventina, sono degli ottimi credenti, si sono adunati.perché a loro secca. l'apparato di forza Essi dimostrano con ciò di avere più buon senso di taluni fanat ici1 e specialmente dei capi, per opera dèi quali perdura uno stato anormale di cose che è foriero di maggiori conflitti.

Per protestare contro il krumiraggio organizzato dalla nuova Camera del lavoro per domenica prossima, a Forlimpopoli, alle ore sedici, è in· detto un comizio di protesta. Sono annunciati quali oratori: Umberto Bianchi, Aurelio Valmaggi e Cesare Zanotti.

N. 19), 15 luglio 1911, XV (a, 588).

LA· SITUAZIONE AGRARIA NEL FORLIVESE

L'EPICENTRO BELLICO SPOSTATO • ROSSI , GJALLI, NERI ED,,,, ERMAF.R.O·

DITI· IL KRUMIRAGGIO RAVENNATE -L'ODISSEA DI UNA MACCHINA MISTA

OOVAOOLA ROSSA ALLA VITIORJA ! · LA POTENZA DELLA VECCHIA

CAMERA - LIETI PJ.ESAGI

. Ci JN'"iv(mo da ForJJ, 17 : MenJr8 rhe il -vento della. bufera ravennate, impetuoso lo scorso anno, or come f a si tau, l'epicentro della lotta. ag raria. sembra per J'anno cor. rente essersi spostato al sud, nella regione Forlivese .

DAL
PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC, 83

la competizione è, al solito, tra « rossi » e «gialli», ma non man· cano qua e là j « neri » contadini guidati dai preti, i quali forse si pre• parano al suffragio universale intervenendo nella questione delle macchine, ma sono pochi, mal diretti ed avulsi dal rriovìmento generale. Par· ticolare menzione meritano i «neutri» o indipendenti, i quali, in talune località, vanno costituendo le loro leghe staccandosi dalla nuova Camera del lavoro di Forll, repubblicana. Cosl a Villafranca, dove i 96 contadini «gialli» sono diventati 23 o 24, es.sendosi gli altri organizzati in« Lega colonica indipendente», che si è rivolta per la mano d'opera alla vecchia Federazione braccianti.

La campagna della trebbiatura (il raccolto del grano è copiosissimo quest'anno) s'è aperta in queste condizioni: maggioranza dei contadin i, «gialla»; minoranza, «rossa» e « indipendente»; grande maggio.ranta dei braccianti, «rossa»; m inoranza, « giaJia » e «disorganizzata »; le macchine metà dell' una Camera e metà. dell' altra. Tariffe invariate. Tali d ivisioni però, g iova notare, rion sono rigorose che per i braccianti; i contadini scelgono in generale per la t rebbiatura dei lo ro barchi non tanto la macchina del loro Partito quanto la macchina che soddisfa a speciali condizioni (bontà tecnica, tranquillità di lavoro, ecc.). Cosl accade che i repubblicani hanno dovuto lamentare e lamentano quotidianamente parecchie defezioni di contadini che aderiscono alla nuova Camera non per fede politica, ma perché nel Partito Repubblicano t rovano la difesa contro i braccianti e l'assicurazione dell'utile finanziario per la gestione delle macchine.

Me ravigiosa è invece la compattezza nel campo «rosso», dovuta anche al rialz.atosi p restigio morale dell'organinazione dopo la venuta del nuovo segretario Umberto Bianchi .

I braccianti « rossi » sono magnifici p er ardimento e per sol ida rietà nella lotta per la conquista delle macchine, locché non .si può dire pec ì braccianti « gialli », i quali stanno nella nuova Camera solo p er d i. sciplina di Partito, costretti CO!TIC so"no a sopportare og ni imposizione dei contadini dopo di aver rinunziato ad ogni diritto suI1e macchine. ·Ed è veralJ!ente strana la situazìone di questi la.voratori, che in omaggio all'idea repubblicana ed all'interesse del loro Partito, restano in una organittaz.ione che va contro i loro interessi di categoria, sacrificando ogni spirito di resistenza di classe cd ogni desiderio di miglioramento economico e morale in attesa del giorno· in cui, proclamata la repubblica la questione economica resterà quella di prima!

ti proprio il caso di dire che chi si contenta gode l

84 'OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI.

Frattanto la nuova Camera del lavoro, non avendo la mano d'opera sufficente per accudire alle sue macchine, è stata costretta in qualche sito (Forlimpopoli, S. Maria Nuova) a ronsent-ire che le squadre venissero forinatc dalla vecchia Camera, e, laddove gli attriti erano maggiori, a ri· chiedere krumiri da Ravenna (Villa Selva e Focniolo).

In queste ultime località i braccianti « rossi » protestarono vivamente, costringendo le macchine repubblicane a lavorare sotto la scorta del regio esercito. La Prefettura intervenne, cerèando di metter pace, tnll i «gialli » 0011 vollero allontanare i krumiri. Un comizio «rosso>> di protesta ìn <ui dovevano parlare Bianchi, Zanotti e V almaggi fu proibjto Ne venne indetto per domani uno privato, mentre la vecchia Camera fece affiggere in tutto il Forlivese ìl seguente manifesto :

t: WP , mllori !

« A Villa Sdva e Fomiolo la mano d 0opera locale è sostituita da krumiri venuti da Ravenna: cosl volle e pretese chi noo si perita di subordinare alla propria settarietà gli interessi del proletariato e quelli. della pubblica pace.

« Noi protestiamo per il nostro diritto offeso e riservandoci ogni mezzo ptù efficace di azione, lasciamo frattanto agli uomini di cuore di ogni partito il giu· dicare se preconcetti fazionali e lividi criteri di monopolio politico debbano .sovrapporsi alla fame dei lavoratori in un cooffitto economico in cui tolleranza cd opportunità COt'ISigliavano una diversa solu2ione.

« Ed ammoniamo i nostri braccianti· a rispondere alraltrui ing iusta violen2a colla dignitosa e calma serenità che è pauiroonio dei forti, nella certeua che .il tempo e Il! anidue propagande renderanno giustizia a rhi, pl!'r le civili opere del• l'organinazione proletaria e p er la sancità dd lavoro, n uue nell'anima ideali S<evri di. ogni passione di parte ed aspirazioni più giusti!' e · p iù buone.

o: Ltw(lfaJ()rif

« Domandate agli altri se il sacrificio delJe vostre famiglie è la loro vittoria."

Il manifesto ha prodotto dovunque la migliore impressione. Altri incidenti degni di nota sono avvenuti a Bussecchio, dove lavora una macchina « mista »~ di proprietà di coloni rossi e gialli. I gialli, in maggioranza, volevano costringere i contadini rossi, comproprietari della. macchina., a. trebbiue con ma.no d' opera .fornita. da.Ha. nuova Ca.mera., ma i rossi h anno preferito trebbiare con altra macchina della vecchia Federazione, ed. ora agiscono per vie legali contro la. propria cooperativa. Anche qui dimostrat ionì, comizi e presidio di forz:a pubblica.

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC. 85

OPERA OMNIA DI B ENITO MUSSOLINI

Una importantissima vittoria ha conseguito la vecchia Camera a Dovadola, e l'Avan1;; ne ha già parlato di ffusamente. Ma ecco che oggi l'A vvenire d'Italia vuole contestare l'importanza di questa vHto rìa e si fa telefonare da forll che l'accordo intervenuto consiste « in una divisione percentuale del grano Jr4 le m4cchine in contna », mentre i fa. vori si svolgono io regime di libera concorrenza.

Il -foglio clericale ammonisce poi Umberto Bianchi a non considerarsi vittorioso, « malgrado l'enorme attività da lui spiegata e le non comuni doti di cui è provvisto», perché l'influenza della Ca.mera del lavoro a D ovadola è « al principio della fine». Il monito è peregrino e l'affermazione stupisce. La Camera del lavoro si è interessata di Dovadola quest'anno per la prima volta ed è riuscita ad assicurare alla Lega braccianti il poueSJ{) di tre macchine e Id maggioranza dt!i barchi di grano, men/re due macchine agrarie vengono eicl1ue e le quattro dell'Unione , olonfra pagan o alla L ega u na fJt!r cent11ale sui l oro utili, riconoscendo cosl, in modo clamoroso, il diritto dei braccianti ! La mano d'opera inoltre è fornita dalla Lega, indistintamente P" tutte le macchine Che cosa s i può pretendere di più? E questa non è vittoria, per l'A vvenire d'Italia ?

Benissimo! Ne prendiamo nota per l'anno venturo!

Tutto sommato e considerata la s ituazione generale, la vecchia Camera del lavoro può dichfararsi soddisfatta dell'andamento delle cose. La sua potenza e il suo successo sono indiscutibili. Le sue macchine nella attuale campagna trebbieranno ventimila sta ia di grano in più dell' anno scorso. Il numero degli inscritti aumenta sempre più ed è imminente l'adesione delle Leghe della Romagna toscana,Il che lascia bene a spera re per l'avvenire!

N. 199, 19 lug lio 1911, XV (11, ,s9).

LE LOTIE DI ROMAGNA

UNA CAMERA DEL LAVORO CHE ORGANIZZA IL KRUMIRAGG[O • BAITA.-

GLIA DI MANIFESTI • NEL REGNO DELLA BUGIA - LA GRAMMATICA DI

· UN NAPOLEONIDE

• UN COMIZIO MALGRADO IL DIVIETO - D1MOSTRA2l0Nl

E CARICHE SOTTO LA CANICOLA - ODOR DI POLVERE

Ci urivono da Forlì, 18:

Al manifesto sereno e dignitoso fatto affiggere ieri dalla vecchia

Camera del lavoro, la Camera nuova risponde 08gi col\ un manifesto pietoso per la forma, miserevole per la sostanza. Evidentemente l'esten-

86

sore del documento ha un fatto personale con la sintassi e colla grammatica e giudica che, in 6.n dei <onti, nella repubblica delle lettere abbiano diritto di cittadinanza anche.... gli errori d'ortografia!

Ma non è questo che ci interessa. C'interessano invece le accuse contenute nel cartellone contro la nostra organizzazione. Accuse sbalorditive che depongono assai bene del genio inventivo di quel napoleonide, 11 quale, separato in questi giorni dal suo fratello siamese, continua a sedere sulle cose de lla Camera gialla per l a gloria della repubblica e della conservazione sociale.

La prima accusa è quella delle tariffe « più basse » accettate nei Lavori dei braccianti rossi. La cosa sarebbe grave se fosse.... vera!

Ma è soltanto una bugiola detta cosi, tanto per dire, in piena ed innegabile mala fede. I rossi Javorano colle solite tariffe, né più né meno, uguali a quelle dei gialli. Con la differenza che alla collettività dei cossi vanno gli utili delle macchine, mentre ai braccianti gialli che lavorano dietro le macchine dei contadini resta il magro conforto di essersi lasciati sfruttare per disciplina di Partito!

Seconda accusa : noi tratteniamo nelle squadre alcuni figli di coloni ed alcuni operai ravennati. Bugiola numero due! :8 fatta vivissima preghiera al classico scrittore del manifesto di pubblicare i nomi! Ma se noi abbiamo esuberanza di mano d'opera, com'è possibile che facciamo venire la gente di fuori?

Terza accusa: noi forniamo la mano d 'opera alle « macchine dei preti ». Locché - intendiamoci - non meriterebbe affatto censura se.... esistessero le macchine del preti! Ma dove sono queste macchine, in nome di Dio! Generosa cortesia a·chi he ha vista una sola! Ammenoché non sia stata pagata dai preti qualche m acch ina gialla!

Ho detto che, dopo tutto, e dato e non concesso che esistano macchine dei preti, non meriterebbe censura 1a vecchia Camera se a queJle fornisse la mano d'opera: bisognerebbe vedere a quali condizioni. Finché il bracciantato non avrà conquistato tutte le macchine, la vecchia Camera non è aliena dallo stipulare, qua e là, particolari accordi che tomino a proprio vantaggio senza ledere il principio. E quando c'è l'accordo è naturale che si conceda la mano d'opera. Vuole il g rammatico giallo che noi facciamo attendere. colle braccia in croce e la fame in corpo ai nostri bracciantti il giorno de1 nostro trionfo definitivo nelle questioni delle macchine, cos) com'egli fa attendere ai suoi, per sottrarli allo sfruttamento, ... il giorno della proclamazione della repubblica?

Q uarta accusa e quarta bugia: noi vogliamo « pesc:a.re nel torbido» e siamo «settari». Da che pulpito!... Di g razia: chi ha fatto venire i krumiri da Ravenna,· noi o voi? Chi si è re~o. con tal fatto, colpevole di provocuione? Dovunque si aprirono contese e s'ingaggiò la lotta noi

DAL
PRIMO COMPLOTI'O CONTRO MUSSOLINI, ECC. 87

fummo sempre i primi a chiedere pacifiche soluzioni. Il Prefetto di Forll può essercene testimone. Dove non ci sono « gialli » - a D ovadola per esempio - fummo noi a prendere l'iniziativa per l'accordo. Lo stesso si dica p er Forlimpopoli, e ne p uò far fede il Sindaco prof. Righi, repubblic:LI10. Per risolvere pacificamente la quest ione di Bussecchio, Umberto Bianch i sta ancora -ad aspettare il signor Casalini ~ll'appuntamento al • Caffè della Posta!. E per Ia vertenza di Selva e Fomiolo noi abbiamo atteso cinque giorni prima _di organizzare qualunque dimostraz.ione, nella speranza appunto che potessimo addivenire ad un accordo. Che si blatera dunque di settarismo quando si risponde ad un manifesto, che ha incontrato il p iù alto plauso per la serenità e per la nobiltà del concetto, con un mani festo livido d'ingiuste recrìminazioni e di biliose menzogne e quando si ricorre a mano d' opera k rumira piuttosto che assumere al Ja. varo i braccianti rossi della località dove si trebbia?

Frattanto è accaduto quel che doveva -succedere. I braccianti rossi, stanchi dell'.attesa pacifica e desiderosi di protestare contro il krumicaggio della Camera repubblicana, si sono raccolti stamane a comizio a Villa Selva in numero imponente. Il comizio era stato proibito dalla Prefettura, ma si è tenuto lo stesso ed hanno parlato applauditissimi Bianchi e Zanotti. Quindi i braccianti, a frotte, deludendo le cariche della cavalleria con opportune evoluzioni attraverso i campi arsi dal rnJe, si sdno concentrati in vicinanza dell'aia dove trebbiava la macchina gialla, circondandola. Due compagnie di ]inca, a baionetta inastata e numerosi carabinieri, hanno protetto l'aia, mentre la cavalleria cercava di disperdere i d imostranti I fi schi e le grida di abbasso, le corse pazze attraverso i terreni falciati, le ca riche e gli squi1li si sono prolungati per oltre due ore sotto Ia sferza canicolare 6nch~ i rossi, esausti, non si sono sciolti dandosi convegno per la mattina di domani.

la protesta è riuscita alta e solenne e si rinnoverà, non solo a Villa Selva, ma anche a Bussecchio ed anche a Pievequinta, dove un barone proprietario, naturalmente rep ubb licanofilo, pre tende di far trebbiare i p ropri contadini rossi colla macchina gialla ! Chi vivrà vedrà se il commovente idillio saprà resistere agli urti del buon diritto ed all'entusiasmo Dattagliero dei nostri lavoratori.

Per la cronaca vi registro che il Partito Socialista, forte delle sue cinq11,m/a sezioni e dei suoi·duemila inscritti nel solo colleg io di Forll, fian· cheggia ed aiuta - -insieme ai g ruppi dei mazziniani intransigenti, degli ;a.narchici e dei demo-cristiani - il movimento di difesa e di riscossa della Camera del lavoro.

Vi terrò informati.

N. 200, 20 luglio 1911, XV (.,, ,a9).

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OPERA OMNIA DI BENITO MUS SOLINI

LE LOTTE DI ROMAGNA

L'APOTEOSI DELLA BUGIA !

SMENTITE ALLEGRE • LE CHIACCHIERE AFFERMANO E I FATTI NEGANO - L'ARITMETICA DEI GIALLI È UN'OPINIONE - UNA STRABOCCHEVOLE MAG· GIORANZA..•, IDEALE • MACCHINE GIALLE E ROSSE - EPISODIO « UNICO ))

CHE SI MOLTIPLICA PER SEI • UNA CAMERA DEL LAVORO PER COMBAT· TERE l LAVORATORI • REPUBH1.ICA CONSERVATRICE

Ci scrivono da FMlì, 20 : Una lettera .firmata dal seg retario deJla Came ra « gialla » e pubblicata dal GiornaJe del M a!Jino (il quale, tra parentesi, repubblicaneggia alquanto nelle corrispondenze da Forll) si dà aJla matta frenesia delle smentite di ciò che ha reso l'A vanti ! sulle lotte locali.

Smentite, s'intende, meramente accademiche!

Quello della smentita e della bugiola è diventato uno sport, alla nuova Camera! Sunt quoJ curria,lo pulv erem Olym pìcum d ice Orazio; c'è chi invece si diletta a trovare nel venticello della menzogna un po' di ristoro alla canicola estiva! Ma come le bugie hanno le gambe corte, cosl le sparate dei « gialli >> rettifu:atori svaniscono in fumo.

Eccovene un esempio : la Camera nuova - ~ia la lettera - dispone di 35 macchine ! La stessa cifra è solennemente annunciata dal repubblicano Pm siero Romagnolo. Orbene, ecco qui l'elenco completo ed esatto delle ville in cui trebbia una macchina gialla :

Comune di Forlì ~ Romiti, S. Lorenu>, Rovere, Villanova, S. Martino, Mdmissole, Pianta, Cappuccini, Pievacquedotto, Durazzanino, Pievequinta e Ca.semurate, Rotta e Basnolo, Roncadello, Villafran ca, S. Martino di V., Ravaldino, Villagrappa.·

Comune di Forlimpopoli : S. Andrea, S. Pietro, S. Ruffillo.

Comune di Bertinoro: Lago, Montecchio. ·

Tota.le: ventidue macchine. Intornò ad alcune delle quali ed alla loro legittima proprietà si potrebbero sollevare serissimi dubbi, perché in alcuni siti la macchina è « gialla » solo in apparenza, mentre in sostanza essa non è dei coloni. A Ca.rpinello, per esempio, la macchina appartiene ad un tale Bartoletti; a Palenta e Ravaldino non si sa di chi sia. Giova inoltre notare che le macchine « gialle-» non sono di proprietà della nuova Camera, ma di gruppi di contadin i, villa per villa. L'utile da C$$a prodotto non va alla collettività dei contadìni - come quello delle mac-·

DAL PRIMO COMPLOITO CONTRO MUSSOLINI, ECC, 89

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

chine rosse va alla collettività dei braccian ti - ma ai singoli gruppi dei possessori. .. ,;, j ?;;,;J

E vediamo invece l'elenco delle m acchine rosse: ·

Comwie di F orli : Carpinello, Pievequinta, S. Leonardo, Coriano, Vecchìan.a.no, Castiglione, ViJlafr:mca, Ronco, S. Martino in Strada, Casemurate, Dura.zzanino.

Comune di Forlimpopoli: Selbag none.

Comune di Meldola : Castelnuovo.

Comune di Bertinoro: Capocolle, Casticciano, S. Maria Nuova, Bertinoro.

Comune di Predappio: Dov ia, S. Agostino, Predappio, S. Lucia.

Comune di Castrocaro : Castrocaro 3 macchine.

Comune di Dovadola : 3 macchine.

Totale : venti.sette macchine roue contro ventidue macchù,e gialle

Queste cifre non sopportano smentita; iSse sment iscono invece - ed in modo formale e categorico - l'affermazione dell'epistola che assegna « venti » macchine ai rossi e «trentacinque» ai g ialli!

E pass iamo alla seconda smentita. Noi avevamo affermato che i braccianti aderiscono alla vecchia Camera in numero straordinariamente superiore che alla Camer:i nuova. la lettera del Casalini afferma invece che la «st rabocchevole>> maggioranza è per loro. l'affermazione passa i limiti di ogni più allegra temerarietà. E lo dimostrano i fatti, l e macchine rosse hanno le squadre completamente fornite dalla vecchia Camera. la quale occupa inoltre u n gran numero di braccianti allo Zucd1eri6.cio di Forll, ai lavori di Cuserco[i e di Mercato Saraceno ed i n altri siti. Non basta: la vecchia Camera fornisce la mano d'opera a macchine <(gialle» come a Forlimpopoli, ed a macchine « indipendenti >) come a Villafranca e a Dovadola. Non basta: vi sono bnccianti « rossi » disoccupati ch e domandano lavoro con dimostrazioni a Bussecchio, V m a Selva e Forniolo.

Invece la Camera nuova difetta di mano d'opera t anto che - a sua stessa confessione - ha dovuto far venire braccian ti da Ravenna (Selva, Forniolo) ed i11cl11de col011i in quantità n elle squadre di tutte le macchine.

Smentiscano, se posso"no, i signori gialli che alle macchine di Roncadello, Malmissole, Pievacquedotto e [ a ] molte altre vi siano adibiti dei contadini, venendo in tal modo la nuova Camera a ristabilire di fatto lo (( scambio d'operc » già. abolito dopo le gagliarde lotte sostenute a tempo dalla Camera unica; venendo in tal modo l'organizzazione repubblicana

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...

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC, 91 a compiere inqualificabile ope1a di krumiiaggio a danno del bracciantato che lottò e sofferse non certo per vedersi cancellare le conquiste dall' opera reazionaria e krumira della Camera gialla!

Ed allora, se - come vanta la famosa epistola - i gialli hanno la «strabocchevole» maggioranza dei braccianti, come va che ·scrivono a Ravenna e ingaggiano i contadini?!! C'è bisogno d'ins.istere per dimostrare coi nostri fatti l'inanità, La malafede e la spacconeria delle , hiac· rbil!f'e avversarie?

O non si conosce lippis et toiuorib11s che, per esempio, nei còmuni di Predappio e Meldola, nei cui tc=rritori trebbiano fervorosamente le macchine rosse coi nostri braccianti, non si trova un « giallo )), nemmeno a pagarlo a peso d'oro?

E veniamo agli «indipendenti » di cui l'epistola afferma l'es isten2a.. solo a Villafranca, come « unico » episodio. Noi possiamo, con buona pace del contradittore, enumerare per lo meno altri cinque « unici » episodi che si chiamano: M agliano, T erra del Sole, Bagnolo, Rotta e Collina. Come vedesi, le smentite del signor Casalini non hanno proprio fortuna!

E dirà l'avvenire se gli attuali sei « unici » episodi di .... indipendenza non obbediranno al creuite et mulliplicamini!

Dopo di che; dopo che abbiamo colto i nostri avversari con le mani nel sacco delle smentite allegre, è lecito riassumere assodando e ricalcando, come verità indistrutte e indistruttibili, i seguenti fatti:

1. I « gialli » sooo in minoranza.

2, I «gialli» repubblicani kr11mireg giano col richiedere mano d ' opera da fuori ed ingaggiando i contadini.

3. Le macchine « rosse » sono in maggior nwnero delle « gia lle».

La nostra precede nte afferma zione, che cioè le macchine fossero divise metà e metà, va dunque rettificata."... ma a fa vor nostroI I I

Esiste dunque a Fo rll - per la g loria della repubblica - una orga· nizzazione operaia che ha per iscopo di contrastare e combattere Ie conquiste della classe operaia. I braccianti lottano per il principio sociale degli str11menti di lavoro ai lavoratori : la o rganizzazione repubblicana si oppone e vuol lasciare quegli strumenti in mano a chi li ha. I braccianti lottano per l'abolizione dello « scambio d'opere »: la organizzazione repubblicana lo rimette in vigore. I braccianti combattono il krumiraggio : la organizzazione repubblicana se ne serve.

Opera dunque .schematicamente precisa, di con1ervazione sociale e di reazione « onomica quella compiuta, ai danni della. classe lavoratrice, dai repubblicani di_Forll

7.• IV

...

Azione eminentemente borg hese assai ben vista ed incoraggiata dalla , classe padronale. T anto è vero che a ForU non si costituisce l'Agraria pecche non ce n'è bisogno C è già chi pensa a tutelare, di sotto mano, ed anche alla luce del sole, i diritti di proprietà.

E non p er nulla i vari conti Mangelli, di forcaiolissima fama, VO· gliono treb biare con le macchine gialle!

UN NOBILE « GIALLO ! »

Ci .urivo ,w d a Forlì, 20 : li conte M angelli di Forll, agrario-cler icale, ha imposto ai suoi contad ini « rossi » di trebbiare con macch ine « g ialle»! Cu rioso questo idillio tra la forca e la repubbl ica!

I nost ri amici cont?,dini, n aturalmente, hanno risposto p icche e fatt o orecchii.: da merca nte ad ogni i nsistenza del nobilissimo padrone. Vedremo come andrà a finire, ma è probabile che l'ukase assurdo e provocatore venga ritirato.

1n og ni modo la Camera de l lavoro è pront a a tutto pe r la difesa del buon diritto dei suoi soci .

Non dubiti il signor conte che troverà l'osso duro

N 202, 22 luglio 1911, XV ( .a, 589)

INGANNI E MANOVRE REPUBBLICANE NEL FORLIVESE

Ci Jcrivono da Forlì1 1 :

Il conte M angelli va strillan do a d alta voce e starnatzando come un 'oca fe rita Che impedirà con ogni mezzo ai suoi contadini di trebbia re con macchina << ro!Ssa » face ndola cacciare dall' aia colla forza e magari.... sequestrandola!

Naturalmente certe inani minacce fanno ridere le telline. Una commissione di coloni, accompagnata da.I segretario della Came ra del lavoro Umberto Bianchi, si è recata stamani dal P refetto, il quale h i dichiarato che la forz a pubblica non può agire in alcun modo né intervenire a fa . voce di una parte o dell'altra e che si limiterà alla tutela dell'ordin e p ubblico.

Rassicurati su questo punto, i coloni incominceriljlnO mercoledl mat• tina, a marcio dispetto del nobile « giallo », i lavori di trebb iatura con

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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

macchina « ross~ » e parecchie migliaia di braccianti della Camera del lavoro si troveranno sul p osto ad i mpedire qualunque sopraffazione.

E sta remo a vedere quali armi.... spunterà il blasonato .paladino della repubbl~ca contro la resistenza operaia.

Intanto giova far noto il segreto accordo g ià da tempo intervenuto tra il Mangelli e i nostri avversari.

Un tal Bartoletti, proprietario repubblicano, ha ceduto _ - pro form:l - una macchina trebbiatrice alla nuova Camera del lavoro, col patto di cederla definitivamente solo nel caso che le fosse assicurata una buona quantità di grano da trebbiare, e nel contempo il Bartoletti ha fissato col Mangelli di servirsi de lla sua macchina nei poderi del conte.

La macchina è quindi.. doppiamente krt1mir11!

11 seguente esempio vale a dimostrare di che razza di sistemi si servo no i nost ri repubblicani per tenere in p iedi Ja baracca m unicip ale Ferveva in città - e l' Avanti! ne diede notizia - una vivissima agitazione contro il_ Municipio p er la improvvisa. riduzione.... a minimi termini dell'elenco dei poveri.

la vecchia Camera del lavoro indisse un com izio di protesta. Immediat~nte, la nuova Camera - la quale malgrado ciuesti po' po· di servizi continuava a definirsi « apolitica » - indisse per lo stesso g iorno e per la stessa ora un secondo comizio di solidarietà con gli scioperanti Elbani!

Evidentissimo il gìoch etto immag inato per boicottare ed assottigliare la nost ra man ifestazione . Ma la cosa no n resta q ui.

Essendo stato r imandato, in seguito alla .... prudente r it irat a del Municipio, il nost ro comizio, anche quello della nuova Camera fu rirriandato, « per imp revedute circostanze » !

la gente seria ha riso a lleg ramente di q ueste sfacciate lle manovre, p rendendo atto che in una q uestione sorta tra il p roletariato ed il Comune, la nuova Camera proletaria s'è affrettata a correre in difesa del Comune. Purché sia salva la repubblica!... la cosa, intendiamoci, non meravigli. La nuova Came ra è sorta precisamente con questo scopo e se ne infischia del movimento economico e della lotta di classe. Ma allora perch~ in luogo di chiamarsi.... Camera del lavoro, non s'intitola.... Circolo Mazzini?

N. 214, "'805tO 1911; XV (.s, !>89) .

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTR.O MUSSOUNJ, ECC, 93

LA REAZIONE N EL FÒRLIVESF.

LA FABBRICA DELL'ODIO DI CLASSE

Ci scrivo no da Forlì, 5 :

In Romagna soffia vento di reazione per opera di qualche bri8adiere novantottist a .e per la zelanteria - per non dire altro - del procuratore del re di Forll, avv. cav. Bagnoli, che fa torto alla sua intelligenza nell'imbasti re p rocessi mastodontici, come costumava ai tempi della reazione.

Basti questa: La Lega contadi ni di Saludecio ha pubblicato un innocente manifesto p er annunci.are la sua costituzione e per denunciare un comunicato che ri tiene ing iusto e che Colpisce una famiglia di coloni. Si not i che nel man ifesto, a differenza d i tanti a ltri e di comun icati fatti sui giornali , non si parla di boicottaggio, solamente fa Lega fa invito a n on chiedere il podere senza avere prima i nformato la Lega ste,;sa. E reato questo? Orbene, sono state imputate sette persone nientemeno per « violenze private a scopo di. boicottaggio». Ma l'assurdità di questo procedimento è evidente anche quando si consideri che l'autorità competente di Saludecio rilasciava reg olare permesso per raffissionc del manifesto. D unque, se questo era incriminat.o, pe rc:hé permettere ch e fosse portato a rnnoscenza del pubblirn? Ma se reato vi è, non è logico che la responsabilità ricada su chi, per l'autorità c he riveste, dava il nulla osta affinché il man ifesto avesse libero corso? Ma no, si è proce duto a lla cioca, in interroga.tori zelantissimi, pe r alla rgare la cerch ia degli impul'ati, dei quali se ne è voluto trovare financo uno a Forll, in seguito a leggie,e sup· posizioni di un brigadiere dei ca rabinie ri, còmpletarnente smentito nell'interrogatorio di uno a cui si è voluto dare respon sab ilità che non h a, benché, r ipetiamo, sia enorme l'imbastitura di un processo per il manifesto in parola.

Inta nto a Saludecio e campagna serpeggia una certa agitazione per questo soffio di reazione che i lavoratori non sopporteranno.

L'autorità ha il dovere di non inaspri re pacifiche popolazioni; e però, è sperabile ch e il buon senso dei giudici sarà tale da fare sgonfiare il pallone in camera di consiglio, dato che il p rocuratore del re non r itiri prima l'accusa.

Di quanto accade !.3.rà informata la Federazione nazionale dei lavoratori della terra e il gruppo parlament.1re socialista.

Siamo \'eramentc in piena rea.:ione novantottesca, la lotta di classe è intesa d a.i procuntori d el re nel senso più <lUUUM.lesco: e cosl sprizza necessariamente

94 OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSSOLINI

DAL PRIMO COMPLorro CONTRO MUSSOLINI, ECC. 95 tutto intorno odio di classe. ,e questo che desiderano la classe dominante terriera del Fo1:]ivese e i suoi rappresentanti e interpreti togati ! SaNnno essi allora che avranno allin a to un fiero e aspro odio di classe, e frustrata l'opera educativa diu• turna d el Partito Socialista, che si ufatica a elev,m: il lavoratore a forme sempre più civili di lotte e di competizioni sociali. Ad ognuno, del resto, le proprie i e· ~ponsabilità. Ma -noi crediamo che gli avversari nostri non tardeunno a vedere l'abisso che sarebbe scavato da una loro azione sisternatira reazionaria e folle.

N. 218, 7 agosto 1911, XV (tt , ~89).

UNA ENERGICA AZIONE DI COLONI « ROSSI » NEL FORLIVESE

Ci scritJono da Forlì; 16:

I contadini del conte M angclli , che sono in lotta da 15 g iorni, rompen do og ni indugio, hanno incom inciata la trebbiatura del grano con macchine « rosse >> , malgrado tutte le minacce d i escomio e d i co ndanna .

Jl n obile giallo è r imasto dunque con un palmo di naso e vedremo che cosa sarà capace di fare di fron te a questo energico contegno dei suoi coloni.

Intanto Ja vittoria della vecchia Camera del lavoro non poteva essere più clamorosa e 1a lezione varrà ad ammonire g li altri due o tre agrari che volessero imitare il conte Mangelli nelle sue velleità repubblicanoidi.

La prova di coscienza e di energia posta da.i coloni « rossi » in questa ot:casionc ha suscitato la più viva g ioia ed ammirazione nelle nostre classi operaie.

N. 227, 17 agosto 1911, XV (a, 589).

L'ESPANSIONE SOCIALISTA NEL FORLIVESE

UN COMIZIO A DOVI/I

Ci urivono da Dovùt (Forlì), 21:

Tra il più vivo e schietto entusiasmo del nostro proletariato agricolo si sono inaugurate oggi a Dovia la bandiera e la fanfara socialista. Alk ore 17 un imponente corteo con oltre quaranta bandiere socialiste ha condotto un'immensa folla sul luogo del comizio, dove hanno parlato .Umberto Bianchi e il prof. Benito Mussolini. ·

OPERA. OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Il successo della manifestazione è stato completo.

La Romagna « rossa » si àrricchisce di nuove e vergini forze.

Il collegio di Forll si prepara splen~idamente al suffragio universale. L'attività dei nostri propagandisti non potrebbe essere maggiore e p iU efficace.

Sempre avanti!

N. 2~2, 22 agosto 1911, XV (a, 589).

UNA GRANDE FESTA PROLETARIA IN ROMAGNA

L'INAUGURAZIONE DELLA CASA SOCIALISTA DI FORLIMPOPOLI (8·9-10 SETTEMBRE)

I socialisti di Romagna tutta, hanno seguito con interessamen~o la tenacia del volere di quelli di Forlimpopoli, i quali, sormontando difficoltà e sacrifici d'ogni specie, sono g iunti a procurarsi un'amp ia e magnifica residenza proprio nella piazza principale della città. Di ciò non ancor paghi - ché non è sufficcnte avere solo una Ca~ che si convertirebbe in bettola senza che fosse guarnita dell'indispensabile a formare coscienze - hanno alteso, prima d"inaugurarla, di renderla adorna d el necessario per raggiungere gli intendimenti.

E l'hanno corredata di una biblioteca, che può gareggiare con quelle della regjone, ricca di ben 6000 vol wni , unica nella città, ché né assoc iazioni vecchie né enti morali a cii} hanno mai pensato, e di una sala di spettacoli dove già funziona un ottimo cinematografo.

Compiuta cosl questa parte di loro m issione, nei giorni 8, 9 e 10 del p. v. settembre, con l'intervento dei nostri maggiori compagni: Turati, Treves, B erenini, Bentini, P. Ciotti per la Direzione del Partito; F. Ciccotti, Mussolini, A. Balabanoff, M. Giada, la Casa sarà inaugurata _ e questa Federazione, certa dell'intervento in massa dei socialisti romagnoli e di parecchi compagni volonterosi delle regioni limitrofe, lancia per l'occasione al pubblico il seguente manifesto integralmente trascritto:

« Compagni.I Lavor/lJori!

« Domenica 10 5ettembre i 50Cialisti di Forlimpopoli inaugureranno la Joro Casa sorta per tenace sforzo di solidali energie nel rul)l'e stesso della città .e Nella tena che parve più di qualsiasi altra r efrattaria al nascere e aJl'af. fermani d el socialismo, l'inauguraiione di una Casa socialista - muraglia di pietre', ma pitl ancora cementata muraglia di anime - è avvenimento che p rova agli occhi di tutti l'irrtsistibile penettalione e diffusione delle nostre idee.

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« Fraterno invito di put~ipare con bandiere e fanfa re alla nosta manife. .stazione rivolsiamo a voi lutti, o socialisti di Romagna; a voi compagni della prima eroica vigilia, educati alla !Cuoia del sacrificio dall'apostolato indimenticabile di Andf(a Costa; a YOi Yccchi intem ii:ionalisti, che per' gettare il nuovo seme nel solco Qoveste rompere le siepi del tradizionalismo set tario, affrontare colla -persecuzione dei governi anche l' insidia - spesso omicida - degli avversari; a YOi gio11ani, che riaveste - sacro reta&gao - la fede e la serbate 11igile, attiva ed entusiasta nei cuori. Né mancherete vni, o lavoratori « rossi », che dalle ultime vicende politiche ed economiche della nosti:l regione a11ete appreso a sceven:re il grano dal Iogfo., e a valutare - colla infallibile pietra di paragone dei fattil'opera apenamente consecYatrice e reazionaria di quei partiti che in altri tempi pretendevano invano colle loro superate dottrine di contenderci le vie dell'avvenire.

« La aostra Casa attende domenica, sotto al sole di settembre che ma111ra 111 i ,olli il vi"o e ,J mondo riporta i fani dtJla Jibe,,à ij battesimo augu,alc della folla lavoratrice.

« Scuola e fortilizio vagheggiammo questa nostra Casa: scuola e fortiliUo sarà. &:uula redentrice di cervelli e di anime; fortiliiio che raccoglierà, preparerà, migliorerà quanti combattono pe:r l'abolizione della proprietà privata e per J'ay. vento del socia lismo.

« Utopia irraggiungibile scettici ed avversari definirono igli inii i b. nosua Ca.sa; ma, pirtra su pietra, soldo a sold o, con inintt"rrotta successione di sforzi colletti\'i, l'utopia trova oggi il suo mirabile compimento nei fatti.

« Noi "voleremo" la Casa socia.lista e la Usa socialista è; noi " vogliamo " jJ socialismo e il socialismo diviene e il socialismo sarà.

« Domenica IO uttr:mbre - nella brc-ve sosta celebratrice - riaffermeremo solennemente! questa ~ostra dehsa ed infrangibile volontà di conquista e di rinnovuione, coofortati - siamo si~uri - dalla presenza e dalla solidarietà unisona e vibrante di tutri i sociafoti di Romagna.

« Viva il socialismo!».

N. 241, 31 agosto 1911, XV ( a, 589).

UNA TUMULTUOSA

MANIFESTAZIONE REPUBBLICANA

A MELDOLA DI FORLI

PER UNA INNOCUA CASTAGNOLA UN'ORA DI ZUFFA

ACCANITA - MOLTI FERITI - LE RESPONSABILITA

Ci telefonano da Fori), 4: Iersera a tarda ora giunsero in città le prime notizie circa una tempestosa manifestazione svoltasi nel pomeriggio nel paese di Meldola e promossa da que1la sezione del Partito Repubblicano.

Si trattava di inaugurare la bandiera della sezione e per 1a circostanza

DAL PR.IMO COMPLOTTO CONTRO MU SSOUNJ, ECC, 97

era . indetto un pubblico comizio nel quale ·avrebbe parlato l'on. Dc Andreis.

L'ex-deputato repubblicano infatti aveva già cominciato il suo discorso tra l'attenzione . del numeroso uditorio, composto in massima parte di repubblicani, quando - proprio vicino alla tribuna degli oratori - scoppiò, producendo il solito rumore, una castagnola. , Naturalmente la cosa produsse una viva impressione e determinò un improvviso sommovimento nella folla . .All'infuori della sorpresa sgradita per lo stupido scherzo, era evidente che nessuna .grave o seria conseguenza aveva prodotto, tanto che, r istabilitasi la calma, l'oratore poté r iprendere il suo discorso e finire senza che accadessero incidenti di sorta.

Ma i repubblicani avevano evident emente in animo di sfo.gare contro i socialisti i soliti inestinguibili rancori, perché, visto un compagno nost ro, forse l'un ico socialista p resente tra la folla che attorniava il palco degli oratori, j più esaltati si scagliarono contro di Jui malmenandolo.

Jl socjalista, vistosi a mal part ito, cercò di sottrarsi alla cattiva sorte che lo attendeva e riuscl a porsi in sa lvo r ifugiandosi in un nego.zio di tabaccaio che era nei pressi.

La conferenza comWlque finl tra Ja nervosa concitazione della folla che si riversò poscia in massa sulla piazza maggiore gridando : «viva Ja repubblica >> e « abbasso ìl socialismo ».

Quivi frattanto si erano raccolti motti social isti che risposero alle grida dei rep ubblicani inneggiando al socialismo.

Ma le grida di abbasso e di evviva non etano p iù sufficenti a dar sfogo all'irreducibile avversione che div ideva i due gruppi. E difatti di 11 a pochi minuti si manifestarono nei va ri punti della piana dei par· ziali d iverbi, fin ché in breve si 5'atenò una furiosa mischia alla quale parteciparono tutti. l a fe roce battaglia durò quasi un'ora tra le uda disperate e lo spavento delle donne, dei bambini e di molti dei contendenti , e sarebbe continuata ancora se qualcuno non avesse opportunamente pensato di stroncarla con Wl ingegnoso strattagemma. Fece cioè fis chiare una macchina a vapore del tram ch e va a Forlì, e siccome con quel convog lio molti dei rissanti dovevano ritornare a Forll, credendo che fos se l'ora de lla partenza, desistette~o dalla zuffa recandosi alla stazione.

N ella generale colluttazione rimasero ( feriti) molti contendenti d'ambo le parti. La maggior parte di essi però si è resa immediatamente latitante o ha rinunciato alle cure del caso per sfogsire agli eventuali arresti.

Giova notare che alla festa partecipava quella Federazione repubbl icana forlivese ch e già altre volte in Forll stessa inscenò dimostrazioni antisocialiste coi soliti evviva ed abbasso.

La Federazione socialista ha promosso un'inchiesta per assodare le

98 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLIN[

DAL PRIMO COMPLOTTO CONTRO MUSSOLINI, ECC. 99 responsabilità. Per questo sono sul posto i l segretario della Federazio ne socialista Benito Mussolini e il segretario della Camera del lavoro Umberto Bianchi

Come è façile immaginare, quest i fatti producono negli animi un'impressione dolorosa p eIChé sembrano indizi di una ripresa di lotte aspre che si ritene\'ano alquanto sopite.

N. 246, '.5 settembre 1911, XV (a, '.589).

LO SCIOPERO GENERALE A FORLI

Ci telegrafano da Forlì, 2 J :

1! stato proclamato e iniziato lo sciopero generale in segno di protesta per la df't'tetata spedizione di Tripoli.

N . 267, 26 s~tffl\bre 1911, XV (a, '.589).

SCIOPERO, COMIZI E CONFLITTI A FORLI

SOCIALISTI E REPUBBLICANI q 'ACCORDO

Ci telef onano da Fo rh, 26:

Ieri sera le due Camere del lavoro hanno proclamato lo sciopero ge ne rale.

Dopo la. p roclamazione gli orga ni zzat i si sono riversati in Piana del Municipio, ove la fo rza pubblica e Ja caval1eria han no caricato a sciabolate.

Si sono avuti mol ti feriti tra la popolazione ed anche tra g li agenti della forza pubblica; fra questi nn capitano di fanteria ed un tenente dei carabinieri.

Stamattina lo sciopero ha assunto una fo rma minacciosa. Tutti i ne· gozi della città sono chiusi e la vita economica della città è completamente arrestata, la cittadinanza, unan ime, approva lo sciopero generale e vede con simpatia il movimento operaio. Alle t re del pomeriggio si tenterà di fare un comizio, se la forza pubblica vorrà impedirlo si prevedono gravi disordini. ·

Notf"Vole è il fatto che, in questa occasione, i due Partiti, Sodalista e Repubblicano, e le dùe organizzazioni agiscono completamente d 'accordo

N . 268, 27 s"trmbre 1911, XV ( a, 589-590).

:: r:: -· : -,ip'"'ll'!"' _ I

DALL'ARRESTO ALLA SCARCERAZIONE

( 14 OITOBRE 1911. n MARW 1912)

i I

Il 14 ottobre 1911, verso m en.ogiorno, a Forli, sono tratti in arresto PiMro Nenni, segretario della nuova federazione braccianti, e Aurelio Lolli, portiere della n uova camera del lavoro. Alle 14 e 3 5 anche Benito Mussolini subisce la med~ ima sorte ( 279), imputato: ·

« Di avere il 24 settembre 1911 in un pubblico comizio e-e-citato la folla a imp edire con ogni m ezzo la spedizione m ilitare in Tripolitania , a scendere in piazza ed opporsi con la violcn,:a e anche con le barricate a lla forza pubb lica, fare [a guerra civile, bandire le proteste platoniche e venire all'azione immediata ed energÌCll. per u~o sciopero generale con ( arallere insuneziun:i.!e, determinando così esecuzione dci seguenti delitti :

« 1. Resistenza al la forza p ubblica e lesioni personali a danno d ei p ubblici ufli,iali nei termini sopra r iferiti, avvenute a Forlì il 25 settembre 191 l.

« 2. V iolata la libertà dei richi:i.mati sotto le armi e resistenza a/l'autorità e lesioni personali a pubbli,i ufficiali; r eati avvenuti in Forlì, com(" sopra è d etto, p resso la Stazione frrroviaria, il 26 settembre 1911.

« 3 Vio lenta chiusura di esercizi e s tabilimemi industriali con conseg uente cess.uione d("J lavoro e delle indus1 rie, avvenuta in Forlì il 26 settembre 19ll.

<t 4. V iolenta cessaz.io ne delle " t ramvie ddla Romagna " con rovescia. mento d i vagoni m erci e guasto d ei binari seguita in For ll il 26 settembre 19 11.

« 5 D aMeggiamento d ella linea t("lclonica F orll-Faen za, m ediante abbattimento d i pa li d i ;oste.i:no cd asportai.ione di cirot <1 00 metri di filo, seg:uìto nei giorni 26 e 27 settembre 19 11.

« 6. D anneggiamento della linea telegrafica d("f[ o Stato mediante abbattimt"Olo di pali di sostegno e rottu ra di fi li, seguìto in Porli la notte dal 25 al 26 e dal 26 al 27 settembre 1911.

« 7. V iolenta irnposizion(" di cessare dalla manovra di una locomotiva, fatta al mac<hinis ta Borzati ndle adia<enzc ddla Stazion e ferroviaria di Fo rll, il 26 settembre 19 11.

« 8. Apposizione di un pa lo tdegrafico sulla linea ferroviaria. Forll-An· cona con pnicolo di disastro del treno d irelto N 64 , seguìto ndla notte dal 2 ) a l 26 settembre 191 1.

« Arti,oli 63, cap. 1° in relazione :isli articoli 190 cap. 2°, 372 1°, 373 parte 1-, ;12, 313, 31,, 316 Codice Penale » . (Da : Francesco Dona.viaOp. ,il., pagg. 1:H-134). .

Tutta la stampa socialista e repubblicana d("plora g li arresti e La latta di Cla1u apre una sottoscrizione pt-r I(" spt-sc del processo e per le famig lie degli

a.rrestati. La souoscri:eione raggiungerà la cifra di lire 1171,10. Il 16 ottobre Mussolini subisce il primo intmogatorio (260), il 2~ il secondo (262) e il 3 novembre scrive ad un amico (257). La man ina del 18 nov('fflbre ha inizio il prOCt'S$0 pre3SO il tribunale di Forlì. Li giuria è così composta: presidente-: Pietro · Ouboni; g.iudid: Lucio Mana.resi e An tonio Oini: pubblico 'ministero : cav. Primo Bagnoli. Benito Mussolini è difeso dagli avvocati socialisti on. Genunzio lkntini, Francesco Bonavita e Gino Giommi; Nenni e Lolli dag li avvocati repubblicani on. Anlonio Viazzi, Giuseppe Bellini, Onofrio Bondi e Cino Macrelli. Dapprimà vengono in~rrogati N{'.'nni e Lolli. « Il Nenni - scrive il resocontista de 1A Ullla di Classe (N. 96, 25 novembre 1911, Il) - è un giovanotto imberbe, simpatico, molto miope. Ifa un':uia tranquilla non ostante la P. S. lo abbia definito, n ei suoi rapporti, come un piccolo ma terribile Robespierre ». Poi è [a volta di Mu:ssolin.i, che - è sempre il medesimo re5ocon tista che i n forma - « raso accur:l.lamcnte, gli occhi p iù vivi e s,:inti.llanti del solito, d egante, quasi azzimato, parla con la consu,eta· energica precisione, incisivamente » (10,). Nell'udienza porneridì:ana del 18 ed in quell a. antimeridiana del 20, Mu}solini fa brevi dichiarazioni ( 107- 108). Nell'udienza p omeridiana del 21 si ha la requisitoria del pubblico ministero che-, parlando di M ussolini, dice tra l'altro : <1. li P M. r ende omaggio al suo ingegno, al!a sua cu l1ura e al suo carattere, ma egli ha anche la dote di parlare in forma assai conviocmte, il che lo rende p:ricoloso ,.. (Da La Lotta di Cla.u~, N. 96, 25 novembre 1911, II}. E il pubblico ministero conclude chiedendo per M=lini diciotto mesi di carcere. Seguono le arringhe dei difensori (108). Il 23 novembre il tribunale condanna (prima della lettura della sentenza Mus5olini fa akune di· chiarazion.i (108)):

Pietro Nenni - colpevole di contravvenzione per rifiuto di obbedienza, at• tentato alla l~rtà del lavoro, violenza privata, resistenza a pubblici ufficiali, porlo d'arma. insidiosa. - a un anno e quindici. g iorni di reclusione e a lire cinquecento di multa;

Aurelio Lolli - colpevole di vioknia p r ìvat11 -a sci mesi di reclusione e :a. lire lre<ento di multa;

Benito Mussolini - colpevole di istigazio ne a delinquere - a. un anno d i red1niooe, rigettando la sua dom,.nda di libertà provvisoria (284).

la corte di aPpello di Bologll.l accetta il ricorso dei condaMati ( respinge però la richiesta di libertà provvisoria per Mussolini) e fissa la p rima udienz.i per il l '.5 g fflnaio 191 2 (286).

Jl 3 g ennaio 19 12 Nenni è tradotto a Dologna; il 10 anch e Lolli e Mussolioì lo seguono. Ma l' appello non può essere discusso perché sono assenti i difensori dei due repubblicani ( Z88). L' udienza viene r inviata al 5 febbraio e dal 5 al 19, giomq io cui la. corte di appello di Bologna riduce la. pena di NeMi a sette mesi e mezzo, di Lolli a quattrn e mC":Zzo e d i M ussolini a cinque (288). Pertanto, rlcOndotto a Forll, il 12 marzo 1912 M ussolini è rimesso in libertà (289) e pa.rte· cipa, il giorno seguente, ad un banchetto in suo onore (290). (Dal 15 al 18 ottobre 1911 si era tenuto a Moden.:a il dodicesimo congresso nazionale del rr.irtito socialista italiano, convocato principalm~nte per discutere sul passo compjuto dal Bissolati nel mano 19 Ll. Nel corso della discussione si era approvalo l'ordine- de! giorno Treves che diceva tra l'a lleo: « non dovere e non potere più ol tre i socialisti sostenere sistemiticamente con i propri voti 1':attu.ale g.abioetto it)

DALL'ARRESTO ALLA SCARCERAZIONE 103

(

+) Mi dispiace di non potere essere breve, perché io devo completare la deposizione che feci, quando non conoscevo l'atto di. accusa. .

Io escludo subito che a Forll sia scoppiato lo sciopero generale perché io l'ho proposto.

t sbalorditiva questa illazione! l o sciopero generale merito del proletariato "!orlivese: non mio. L'atto d i accusa ha voluto iperboliua.re la importanza della mia p ersonalità fra il proletariato della città di Fo rlì, la rui grande maggioranza non solo non mi obbedirebbe, ma far ebbe il contrario di ciò che io dico

L'epoca dei sobillatori, signor presidente, è finita, come è finita que.lla degli apostoli.

La folla ha già acquistato la sua individualità pensante e volitiva; non si lascia più rimorchiare dai suoi cosidetti dirigenti, ma li rimorch ia. Qualche volta li sconfessa e li mette da parte,. anche. E fa quasi sempre bene.

E veniamo al mio articolo.... incendiario.

lo, alla vigilia della spedizione, non la conoscevo, non solo, ma non la p revedevo neppure ( e legge a prova un su() arlicolo pubblicalo nella Lotta, nella imminenza. della spedizfo ne) ** .

Soltanto la sera del 24 noi app rendenuno essere imminente lo sba rco a Tripoli. E fu convocato un com izio ~ r il 25 ***, malamen te riuscito, 11~/ qaale egli f ece un disco rso slorico, geogrtzfico1 illusJrativV", come confermano anche dei l esti di acaua della P. S.

- In quel discorso io dissi che fra noi socialisti e i nazionalisti c'è questa dive rsità: che essi vogliono un'Italia vasta, io voglio un'Italia colta, r icca e libera. Preferiscco essere cittadino della Danimarca, anziché esser e suddito dell'impero Cinese. Io m i posi, cosl, sul terreno del-

* Riass unto deU'a.utodifesa pronunciata presso il tribuna.le di Fe rii, la mattina dd 18 novembre 1911 , durante la p rima udittiza. d tl processo contro Nenni, lolli e Mussolini (102-1 03). (Da La Lolla di.C/a.ue, N . 96, 25 novembre 1911, li).

• • L'articolo lette> da Mussolioi è, con ogni probabilità, Tripoli ( 59).

• n Le date 24 e 25 settembre sooo emte Per 24 si legga 23; per 25, 24 ( 67).

[
« SE MI ASSOLVERETE MI FARETE PIACERE, SE MI CONDANNERETE Ml FARETE ONORE»]

l'a.mor patrio. E fui .... alquanto incoerente: ne fui pure rimproverato come di una debolezza·verso il nazionalismo.

Fbbene, io sono stato redento in maniera bizzarra da questa accusa: con questo processo.

ll comizio non proclamò lo sciopero generale, ~rché era incompetente a farlo : in esso d limitammo ad « invitare » la Camera del lavoro ad attuarlo.

Eulu de di 41Jere pronunziato jrttSi provo catrici, nel comizio, conJro l'a11torì1à, la quale prese delle allegre canton ale. E dichiara:

Io non formulai l'ordine del giorno per lo sciopero: nella mia qualità di presidente del comizio, lo lessi. LÒ sciopero generale, a Forll, è scoppiato, in parte, per obbedienza agli ordini della Confederazione del lavato e all'invito del gruppo pat!amentare socialista, radunatosi a Bologna, e fu proclamato la sera del 25 ncHa vecchia Camera del lavoro da un'assemblea imponentissima, nella quale egli non volte parlart E perché? Né per pa11ra, né pn prudenza, Ma per rorreltezZtt politica, perché - dice - io non ero un operaio ma un giornalista, e non intendevo inffuire sul proletariato con i mici criteri di uomo politico

Come scoppiò la dimostrazione? Per la mia sobillazione ? Se l'avessi fatta, ora qui me ne farei carico. Ma la verità è che quando in ForlJ si radunano 1 5 mila operai, la dimostrazione sboccia spontanea, irrefrenabi]e. Non pre si parte a nessuno dei fatti accaduti nelle due giornate.

L'accusa ha voluto trovare nei miei articoli pubblicati nella Lotta, immediatamente dopo lo sciopero, la confessione dei miei.... reati *.

Ciò è grottesco! Io non ho confessato nulla, perché non avevo colpe da confessare. Quegli articoli non contenevano, se non critiche teoriche, commenti dottrinali agli avvenimenti svoltisi e si riassumevano nel prospettare il « mito » dello sciopero generale, la « religiosità >> di questo nuovo gesto, che succede a quelli delle religioni passate.

I miei articoli, in sostanza., miravano a dire a quei signori della Confederazione del lavo10: « Volete lo sciopero generale sul serio o per burla? Perché, badaj:e, se lo volete sul scrio, dovete impegnarvi in un duello mortale col governo, che ha già d eciso la spedizione».

Io non rigetto alcuna delle responsabilità, derivantirni dai miei articoJi, sebbene a.vessi potuto nascondermi dietro il gerente. Ma io invoco, per quesle mie affermazioni puramente teoriche del pensiero rivoluzionario, 1a corresponsabilità di pensatori di alta dignità, i cui scritti sovversivi circolano impunomente dappertutto.

lo sono stato accusato di aver istigato al sahotage. Ebbene, io sono

• Si riferisce allo scritto Lo stiopero grneralr di prote1tt1 ,oniro l'impr~J• di Tripoli ( 61).

DALL'ARRBSTO ALLA SCARCERAZIONE
105

favorevole al «sabotaggio»; ma il mio sabota,gg'io non è quello dei vandali o dei teppisti. Questo, per me è immorale. Il mio sabotaggio è quello che concreta efficacemente la protesta, r ispettando, come in ogni guerra, anche nella guerra sociale, il di ritto dei neutri: cioè la incolwnità dei cittadini. (PnI.: « Ma, com1111q11e, il danneggiamento è immorale»).

Signor presidente, la sua interruzione pone in rilievo la differenza fra la mia morale e.... quella degli altri. Io penso che il « fine >) altamente civico del <<sabotaggio», quello che io accetto,,giustifica e moralizza i «mezzi ». (Pres:: '«Lei è per la teoria che il fine gitutifica i mezzi, allora!»).

Signor presidente, la nota teoria machiavellica è stata riabilitata da Giovanni Bovio.... ed è soprattutto riabilitata dalla realtà anche la p iù belJa delia vita vissuta e pensata.

Ma lasciamo andare Io smentisco e respingo le accuse di complicità negli atti di vandalismo comp iuli (falla folla, semplicemente perché io, in l inea di fatto, sono rimasto est raneo del tutto a questi fatù. (P. M .: « li prof. M,molini, quando scrisse nella Lotta il noto ar1icolo sul sabotagc, sapeva già degli aJJi dì vandalismo compiuti?»).

Sl, io non li ignoravo (P. /H.: « E 1ut1avia ella ne fece l'apologia nei 1uoi articoli»).

Apologia dei vandalismi assolutamente no, in nessun caso. Ho g ià spiegato Ja profonda diversità, morale e di fatto, che corre tra il sabotage che io approvo e che è il prolungamento logico dello sciopero generale, e gli atti di vandalismo, dei quali respingo ogni responsabilità ed ogni complicità.

Ed ora concludo. Concludo come quel filosofo, il quale aveva scritto sulla porta di casa : « Chi entra m i fa piacere, chi non entra mi fa onore ! » .

Ebbene, io vi dico, signori del tribunale, che se mi assolverete, m i farete p iacere, perché mi restitui rete :tI mio lavoro, a lla società Ma se m i condannerete mi farete onore, perché voi vi trovate in presenza non di un malfattore, di un delinquente volgare, ma di un assertore di ide~. d i un agitatore di coscienze, di un milite di una fede, che s' impone al vostro rispetto, perché reca in sé i presentimenti dell'avvenire e la forza grande della verità! (La chiusa della vigorosa, lucida ed elevata deposizione dtl nostro compagno Mussolini - che ha prodoJto una grande impreuione, 1Jisibi/e anche negli stessi giudici - suscita appla11si ed approvazioni nel pubblico, 111bì10 represse dttl presidente col rinvio dell'udienu al pomeriggio)_* .

• N ell'udienza pomeridiana, dopo la deposizione della. guardia di pubblica sicurezza Antonio Eliseo, il q uale afferma che « Mussolini era alla testa, o quasi,

106 OPERA OMNIA Dt BENITO Mt.TSSOUNI

del corteo dimostrativo la sera. del n, qualkl.o avvenne la. 5a..ssa.iola ~. il dittttore de Z.. Lottii di Claur, dice: « Io n rgq q11esta rirrn11anz4, per,hJ" è falsd: ;,, " 411elfQt'll ;,, , 11i ;/ mte dfre di avnmi ved11to ;,, via Mattini , ero aJJa Ctm1#"4 Jel J(!1V()rQ, ram e alle11, r,1PJ1NJ tJltrJ Jr1Jim1J11i 111.

Neffudicnza. del 20 novembre Mussolini dichiarerà: «"E 1111 m e111 rhr ii lmmtiu-e l'<teOUlt- e hdlavia si 11,wig" 11HJ0 il grOlfllUl!J r /'11,noris,nQ. Euo q11i il giornale, che prova come l'ordine in,rìminAJO non è mù1: è 11n mrie rh, Biitruhi , i gridA rhe 1110. Non .,i crede a /11i, " si f!flQl rredel'II d og11i unlo lii 1'0Jtri f11nzìonttri che mentiu-orw". Gctta il giornale al cancelliere e grida sdegnosamente: "Non pttrlo più: mi rip11gna!" :1>.

Nell'udienza pomeridiana del 21 novembre, dopo la requisitoria del pubblico

ministero, i difensori pronunceranno le arringhe. L'avv Gino Gio,nmi dirà tra l'altro : «"Mussolini fece opera di patriottismo chiaroveggente, opponendosi alla guerra, s uscitandole contro l 'o~tilità appassionat a della pubblica opinione. Ed egli aveva ngione di dire che fu incoerente; perch é se fosse voluto essere coerente alla sua personalità di socialista rivoluzionario, avrebbe dovuto tacere in .atteu di" vedere l'Italia ufficiale cadere nel baratro della folle impresa, per piombarle addosso e clarle il colpo di grazia ! ·· (A pp,avazian1) • . A questo punto, M ussolini interromperà : <1 B ene, è quella la verità !•

Nell'udienn del 23 novembre, priml della lettura della senterua, Mussolini dirà: t: "Io n o11 ho ulla d a dire, J-opo le ercellen1i (lf'finghe dei miei '1VVOritti. Ma vo g lio Jo/Jant u riwrda,vi, e, 1ignol'i gi11did , , he se io f o!Ji Jlalo t'llomo de/Id coh'roZd, che 1pezza, clu noti ron 1ente arromodamenti, avrei dovuto fare come il rriHiano durante la decadenza Jell'impe,o rom,m o. Egli diceva: - C he importa a me se l'impero va in rovi na, poicht 111 questo JMgnà la croce di Cri/lo? - Anch'io av,ei po111to e do v11t o J;,e: 1...4.Jciamo che l'ltaHa NffidaJe vdda a fiauttr1i in Africa, e che il pian/o d elle madri che pMde11ero i pro pri figli ,entla più prolifica J.s. uminagio11e d el mi,:, pe,rsi ,ro ,ivoluzi,m.zrio (Approvazioni) » (Da La Lolla di C/aue, N. 96., 21 novembre 1911, Il).

DALL'ARRESTO ALLA SCARCERAZIONI! 107
'. ! 1
8. • IV.

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ ALLA NOMINA A DIRETTORE DELL' «AVANTI!»

(16 MARZO 1912 · 30 NOVEMBRE 1912)

Il 16 marzo 1912 Mussolini 1iprende l'attività giornalistica deplocand o il passo fatto d ai deputati socialisti r iformisti Leonida Bissolati, l vanM Bonomi, Angelo Cabrini, i quali, in seguito a ll'attentatg compiuto dal muratore romano Antonio D'Alba contro Vittorio Emanuele Ili il 14 marzo, si erano unit i al corteo degli onorevoli recatisi al Q uirinale per c:.ongratular~i con il re per lo u-ampato pericolo (113). Ii 23 marzo, Mussolini r iprende la direzione de ù,. /..olla dì Cluse ( 114) ed i nveisce contro i tre d eputati ( in modo particolare contro l'on. Bissolati che ha varcato le soglie del Quirinale per la seconda volta), proponendo la loro espulsione dal partito (116, 120) .

JI 5 aprile il comitato d ella federazione socialista di Forll invia a rune Je sezioni dipendenti una circola.re ~ r ' dirigere la discussione t'.:irca il rientro d e:i social isti forli vesi nel partito ( 248). 11 14 aprile, durante il consiglio generale della federazione, dopo circa un anno d i autonomia (111, 251), il rientro è ap· p rovato « in vista » del congresso nazionale d el partito socialista italiano fi ssato per la prima quin dicina di giugno a Reggio Emilia « e allo scopo di contribuire alla sollecita epurazione del partito » (291). Intanto Mussolini esamina i rapporti tra partito socialista e confederazione generale dd lavoro (121); sostiene la necessità di non rinviare il congresso di Reggio Emilia ( 12 :5); commemora la Comune ( 249) e il primo maggio (129, 266).

N d maggio-giugno il d irettore d e l4 Loua di ClaSI~ polemizza con L, Ro· magna Sotialis t , ( 131) ; partecipa al con vegno intercollegiùe socialista romagnolo di Ce~na. del :5 maggio ( 266-267) e postilla un ordine del giorno presentatovi d a Egisto Pavirani ( 134); esalta le barricate innalzate dai socialisti Wlgheresi ( 136); ~i occupa di cose pertinenti a maestr i d i scuola (B9, 140); recensim:• un libro d i N apoleone Colaianni ( 141); parla durante il congresso delle federazioni socialiste romagnole tenutosi a Forll il 16 giugno, in p reparazione al tredicesimo congresso nazionale del partito soddista italiano che la direzione ha fissato definitivamente per i giorni 7-10 luglio a Reggio Emilia (14:5, 2:50); commenta i lavori del convegn o (149); redige due articoli contro i riformisti ( 151, 1:57); svolge un'intensa propa· ganda oratoria ( 267). Nel contempo il gruppo rivoluzionario socialista, causa la simpatia dell'on, Bissolati e di altri riformisti per la guerra libica e soprattutto per il loro atteggiamento benevolo ven o la monarchia, si era notevolmente ingrossato

Al tredicesimo congresso naziona le del partito socialista italiano ha luogo la d iscussione sulle decisioni che devono eue1e prese a carico cl.i Bonomi, Ca.brini e BUsolati. Si determinano tre correnti principali: i riformisti di destra S05tengono che suf!icente una deplorazione; i riformisti cl.i sinistra dichiarano che i

D~LA RIPRESA DELL0.ATTIVITÀ, ECC 111

tre s.i sono posti fuori dalla compagine del Partito; infine i ..rivoluzionari ne VO· gliono l'espulsione. Per questi ultimi, i l pomeriggio dell'8 luglio, Mussolini pro• nuncia una vivace requisitoria (161, 292-293, 296). Seguono i discorsi di Ca· brini, Bonomi, Modig liani, Podrecca, Balabanoff, Bissol1uj, Fasulo, Chiesa, Turati, Rcina, Ciccotti, 2.ibordi, Berenini. Nella seduta pomeridiana del 9 Vfflgono messi in votazione tre ordini del giorno : q uello di Reina ptt i riformisti di destn; quello di Modigliani per i .riformisti d i sinistra; quello di Mussolini pt't i rivoluzionari (165). Il risultato è il seguente : vota nti , 23n 1; ordine del giorno Reina, ,633 ; ordine del gìorno Modigliani, 32,0; ordine del giorno Mussolini, 12.5'6; astenuti, 2027. Nell'ultima giornata del congre5so viene stabilito che Treves, Turati, Prillllpt)lini e ModigJiani iano esclusi dalla dire-i:ione del partito e la. nuova di rezione risulta formata dai seguenti membri, tutti della frazione .rivoluzionaria : on Gregorio Agnini, G iovanni Bacci (nuovo direttore provvisorio dell'A".r,ui/ al posto di Claudio Treves), Angelica Balabanoff, Egisto Cag.noni, Alceste Della Seta, Domenico Fioritto, Costantino Lanari (segrtta.rio), Enrico M:u tn.cc:h i, on. Elia Musatti, Benito Mussolini, Celestino Ratti, Filiberto Smorti, Euclide Trematore, Adolfo Zerbini (296).

Il congresso di Reggio E.milia segna fa prima grande vittoria - conseguita soprattutto per merito di Mussolini - del gruppo rivoluzionario nella storia dd socialismo italiano. I r iformisti di destra espulsi fondino H Partito Socialista-Rifo rmista llaliano, mentre la minoranza dri riformisti di sinistra ben poco potrà di frontr-· a lla maggioranza rivoluzionaria. Anche il g ruppo p1rlamentare socialista (con a capo Morgari, Prampolini, Turati, T reves) sarà limitato nella propria autonomia, costretto a seguire la direttiva rivoluzionaria.

Rientrato a Forlì, Mu~solini riprende le pro prie funzioni, iniziando a ltresi a scrivere artiroli per l' A11an1i! e .a collaborare a L, Folla. Nella stconda quindicina di luglio critica « l'intervistomania » di Giotgio Sorel ( 171); commenta il congttSSo di Reggio Emilia (17!,); dedica. due trdiletti polemici a I/ P1m sieru R omff.gnulo ( 178, 179) li 4-5 agosto è a Milano, dove par ttcipa alla riunione della direz.ione del putito { 267).

In agosto-settembre si occupa del caso Ettor (americano, di origine italiana, capo di un·organizzai.ione sindaca lista estremist1.) e Giovaonitti (italiano, diret· tore de Il Proletario di New York). entrambi imputati n ell' omicidio di Anna Lo Pizzo - uoa giovane operaia che aveva partecipato allo sciopero dei tessitori di Lawrence (Massachussetts) del gennaio 1912 - e di aver preso parte 1.d uoa cospirazione illegale nel corso di questa agitazione ( 180); scrive sulla questiooe delle indennità. ai giornalisti socialisti (1 8 2, 209) ; rtcensjsce un libro di H alévy (324) ; inveisce contro Paolo Orano e Tomaso Mo nicelli (19 1); traccia un profilo d i Luigi Bertoni (I, 36; 19)); condanna il nazionalismo (1 97); Sfrive sulle analogie e le differenze tra la guerra del 1870 e la g uerra italo-turca ( 199); con tro il giornalismo nazionali5ta. ( 20}}; svolge la rdazionc morale su LA Lo11d di CltJSu al congresso dell e sezioni socialim: della provincia di Forll tenutosi ·a Cesena l' l settm-ibre (206); po5tilla. un g iuditio di .Amilcare Ciprian i (207); redige Nrl primo llllnivns11rNJ d,l/.r gnrr.r infam, Prnùioni , , , altìz (212), l do'1111J1nti. Com , si mttu in b•r/<1 I.i ri~luzionr (21~) e B1g,r m<tJJ onÙil {217); Nell' u ltima decade di settembre compie un giro di propaganda ne!le Puglie ( 298, 218).

li 6 ottobre, durante il coogresso delle set.iooi socialiste della provincia di

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Forll, tenutosi a çcsena (2H), queste si costituiscono in federazione provinciale ed eleggono a segcetario della federui.ooe Benito Mussolioi. Nello stesso mese di ottobre, egli biasima le commemorazioni indette nel terzo anniversario della morte di Fn.ncisco Ferrer (II, 2)4; 222).

1'8 novembre si riunisce a Roma la direzione del partito socialista italiano. Nella seduta pomeridiallll, Mussolini precisa la posizione del socialismo italiano di fronte alla prima guerra balcanica scoppiata l'B ottobre 1912 (223); in quella antimeridiana del 9 viene deliberata all'unanimità la ma nomina a direttore de}. l ' Avimfi! Egli partecipa anche alle suc~ive sedute della riunione, che tennina la sen dell'll novembre. (Il 9 novembre era apparso un suo scritto sull'origine • e g li sviluppi della prima guerra balcanica (2n )). Verso il 15 novembre, M ussolini s i trasferisce a Milano. Qui, nella setonda quindicina di novembtt, collabora intensamente a.ll'A 1Janti! (229, 236, 239, 242, 245) e parla dun nte un comizio internazionalista indetto contro l'eventualità di un intervento europeo nci Balcani (23 2).

112 OPERA OMNIA DI. BENITO MUSSO.LINI

Noi non sappiamo più scandalizzarci pel fatto che gli onorevoli Bissolati, Cabrini e Bonomi, che compongono ormai una triade indissolubile di ministri e futuri sottosegretari di Stato, abbiano sentito cosl prepotente il bisogno di unirsi al corteo dei deputati monarchici che si è ·recato al Quirinale a congratularsi con Vittorio Emanuele III per lo scampato pericolo. Né ci meraviglieremo di saper domani che Bissolati, quello del famoso grido lanciato nell'auletta quattordici anni fa, ha confuso la sua voce tra quelle .dei piaggiatori cortigiani che gridavano : << Viva il Re! ».

Non abbiamo bisogno di dire che l'assassinio politico esula completamente dalle nostre concezioni tattiche, ma vogliamo però aggiungere <:he-non intendiamo per questo di prosternarci nelle chiese ove si celebreranno da preti monarchici i Te D eum propiziatori mentre gli avvoltoi della reazione già allargano l'artiglio in cerca di nuove prede.

L'atto odierno del Bissolati e soci riprova ancora una volta ch'essi hanno passato il Rubicone.

;.: [DEPLORAZIONE]
Da I.,, Lot/11 di CIA.Ju, N. 112, 16 mano 191 2, III.

AI LETTORI DELLA «LOTTA»

Poiché è piaciuto alla magistratura bolognese r estituirci il no5tro Mussolini, io restiluisco a lui la direzion e, temporaoeamente assunta,· del giornale, lieto che egli lo ritro,·i vessillo amato e sorretto, ormai, d a tutti i socialisti delil Provincia d i Forl l. Natur almente, io continun:ò a dare alla Utta il contributo della mia modesta attivit.i giomalistka. Depongo i galloni, non la penna !

Riprendendo, dopo cinque e più m esi di sosta forzata, la direzione di questo giurnale, non sento il bisogno di fare dichiarazioni lunghe e inutili dal momento che il torbido, feroce e stupido «ricorso» pellouxiano non ha spezzato né curvata la mia spina dorsale, né provocato alcuna soluzione di continuità nell'opera nostra.

La ripresa. è, quindi, una continuazione. Per la stessa strada, cogli stessi metodi, sotto la stessa bandiera. In condizioni migliori, forse, poiché la r eazione e la guerra hanno risvegliato molte energie e tonificata la nostra azione.

Si tratta ora di amputare dall'organismo del Partito l'appendice ra· dico-sociale già matura, anzi fradicia; si tratta di liberarci una buona volta e per sempre dai tafani democratici che per un ventennio sono stati i nostri parassiti (la guerra di T ripoli ha rivelato ad 001/01 l'ant itesi irriducibile fra democrazia e socialismo); si t ratta di dare maggiore coesione· morale e materiale ai nostri gruppi e alle nostre istituzion i. Mentre non v'è mot ivo che consigli una deviazione - sia pur tenue _- dalla linea di condotta seguita. fin q ui, ve ne h a mille che ci confortano a perseverare nella nostra intransigenza contro avversari ed affini Soli contro tutti, la batta$lia è più aspra, ma la vittoria più bella. Noi siamo qui sulla breccia pronti ad affrontare i rischi e i pericoli inerenti alla nostra delicata posizione, ma chiediamo - e qui mi permetto di p arlare anche a nome del Ciccotti e degli alt ri dirigenti le Federazioniche tutti i compagni, dai noti agli igno t i, dai grandi ai piccoli ci a.ssistano con la loro fremente e tenace solidarietà.

I giorni in cui il nostro Partito dovrà. mostrare la sua vitalità e le sue forze sono prossimi. P repariamoci dunque e gli avvenimenti. non

: -· --:. · ,.' · .:. -..... , - .· ".-~- --'"!!•:··
FRANCESCO Cicc.om
...

ci « sorprendennno ». Questo giornale dev'essere, appunto, lo strumento della. nostra preparazione rmteriale e morale alle battasJie del domani,

Ciò detto, rimettiamoci tutti senz'altro indugio a1 lavoro.

Viva il socialismo!

BENITO MUSSOLINI

Da La L,1111 di Claue, N, 112, 23 mano 1912, III.

DALLA RIPRESA DELL'ATIIVÌTÀ, ECC. 11)

DOCUMENTI PER UNA NUOVA

« STORIA DI DIECI ANNI »

Arturo Labrjola -e citiamo volentieri il già bollente r ivoluzionario partenopeo oggi ch'egli è professore regio ed enfant gaté d el modcratume clerico-nazionalista - Labrio.la, a pagina 77 del suo volume Storia d ; dieri dnni, cosl scrive:

« L' indomani della morte di Umberto l'Italia dette uno spettacolo indesc:rivibile. Dappertulln accaduto ·che qualche volta il Capo dello Stato cadesse colpito da mano omicida. Pochi mesi prima en s tata uccisa J'impe-rauice di Austria che en donna straniera ai fasti e alle offese della regalità, liberalissima di sentimenti, sollecita d elle miserie umane. Con grande d ecoro le a lte classi della società. impttiale austriaca avevano sopportato la sciagura Agli italiani 1>uve che un deli tto d'empietà si fosse sacrilegamente consumato Come tutti si fossero sentiti colpevoli, gauggiavano di esagera..zioni, a purgarsi del dditto. Si vide che in realtà la rivoluzione libera.le che trasforma il suddito in cittadino e il re in primo funzionario dello Stato, non aveva attraversato l'epidermide- d egli italiani, ma che, servi liberati a caso riconoscevano la loro condizione servile, prosternandosi senza dignità ai pitdi del trono Fu una corsa paz:u ad umiliarsi Fu quella la liquidazione del sovversivismo italiano »

Sono p assati ben dodici anni dall'episodio cui si riferisce Arturo La briola, anni di cost ante elevaUone democratica e di penetrazione rifor· mistica, secondo taluni, ma dopo l'a ttentato del 14 marzo possiamo con tranquilla coscienza affermare che il p opolo dei servi liberati a caso è più servo e servil e ch e mai, Lo spettacolo è stato anche questa volb indescriv ibile, istrionesco, g rottesco C"è stata anche questa . volta una -« gara di esag erazion~ », una corsa. « pazza ad umiliarsi » ; ma, particolare melanconico, che si aggiunge alla cronaca odierna, coloro ch e hanno battuto il récord in questa gara, quelli che sono giunti. primissimi al traguardo in questa corsa sono stati alcuni deputati socialisti.

Il Corriere della Sera del 16 marzo ha potuto stampare a caratteri di scatola: Unanime pl,bisciJo di. popolo e di partiti pel rt e non vi è esagerazione in quest~ titolo, poiché dal Pa triarca di Venèz..ia che prepara il solenne T, D,um di ringraziamento per lo scampato pericolo a quel tal Curti ~rchico romano che tesse un ditirambico elogio delle virtù materne

della regina Elena, l'orecchio dell'osservatore superficiale non afferra che un'unica nota di simpatia.

Spigoliamo dalla cronaca. Appena diffusasi la prima noti:tia, ceco l'on. Bissolati, .il« lucido» e« fiero» Bissolati (sono gli aggettivi ormai inseparabili _e bugiardi del logoro dichl bissolatiano) che spedisce al re il tel egramma seguente :

Pregovi. presentare ai sovrani i miei commossi e reverenti ~aiuti

Si stenta a credere che questo d ispaccio, degno di un qualunque ci.unbellano di corte rammollito n ell'adorazione dei padroni, sia stato vergato clall'on. direttore dell'A vanJi! Ma non v'è possibilità di dubbio. ~1 documento ci schiaccia. Com'è divenuto sentimentale il« 6.ero »e« lucido:»

Bisso.lati! D telegramma non è che la prima delle «reverenze». l 'ig nObile commedia ha ancora un quadro e un atto. Poche ore dopo, mentre la Roma degli impiegati e degli affittacamere impazza nelle vie, alla Camera si vota di andare in massa al Quiiinale. Tutti approvano entusiasti Tutti, l'Estrema Sinistra comp resa, acclamano il re La topografia dei partiti è abolita. E viene il «quadro». I deputati si recano in corteo al Quirinale. Nel corteo ci sono Bissolati, Bonomi, Cabrini. C05toro, giunti alla Presenza del sovrano, lo complimentano con un l inguaggio da « servi liberat i a caso ». Sono banali, volgari, impacciati. N on trovano neppure uoa frase che li distingua dagli altri, Cabrini elogia il coraggio del re.

« M aestà - esclama Cabrini - Ella ha dato una bella prova di coraggio! ». Il r~ ha risposto: « Non è una prova di coraggio perché la vettura era chiusa>>.

Spiritosa risposta invero alla smaccata piaggeria cortigiana del deputato socialista. Coraggio? Dove, quando, perché? Curioso questo modo di diventa.re eroi.... senza accorgenene. Ma Bissolati, «fiero» e « l ucido 1> come sempre, interviene e osserva : « Ma il coraggio si vede dopo : io me ne intendo». E continua; « Se non fosse per la disgrazia del maggiore Lang, ci sarebbe da compiacersi dell'accaduto per la manifestaz ione cui esso h a.· dato luogo.... Questa grande manifestazione vi dice qual è il vero sentimento del popolo di Roma >> .

Commentare? Postillare questa esplicita adesione alla monai"chia ? Ma no. Ormai è Jecito auardar profezie. Il Briand della monarchia italiana sarà l'uòmo che gridava or è appena un decennio: « Abbasso il re! ». E g li ingenui continuino pu~e ad incensare il «fiero» e « lucido·» Bis.solati, strisciante al piedi del trono.

Noi portiamo anzi nella com.movente unanimità delle deploruioni e delle umiliazioni per l'attentato del 14 marzo la nostra. nota. stonata Il

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marxismo ci ha dato lo sguardo fceddo e ,calcolatore. Ci ha dato una forma nuntiJ che repelle da. quanto è falso, supcr6ciale, rettorico.

Noi non rinunciamo a ragionare dal punto di vista delle nostre idee an(he quando la plebe dorata [1ic] 'inforia e minaccia di lapidarci.

Non respingiamo l'assassinio politico dalle nostre concezioni tattiche, perché_ oggi in Italia è inutile. Semplicemente Questo è il motivo fon• da.mentale. Tutto il resto è frasca. Noi non crediamo che l'assassinio di un re conduca oggi in Italia di necessità ~Ila r ivoluzione1 o a cambiamenti sostanziali nel regime politico delJa nazione. Noi abbiamo introdotto nel gioco della Storia le masse, le classi e le loro collettive formidabili competizioni. Il colpo di mano individualist ico ha fatto il suo tempo. Le società attuali borghesi sono cosl comp lesse, che solo un pazzo può credere alle virtù disgregatrici e rivoluzionarie del revolver. Si ottiene talora l'effetto contrario, p erché attomo al regime che si vuol colpire attraverso la ·persona di un capo, si raccolgono a difesa i partigiani, gli indifferenti, le masse grige della popolazione. lo provano le dimostrazioni postume. all'attentato del 14 marzo. L'episodio dei muratori che abbandonano il lavoro e vanno al Quirinale per chiedere «perdono» al re è sìgnificativo. D'altronde, anche a· proposito dell'assassinio politico, bisogna guardarsi dalle assolute generalizzazioni.

Nei paesi, come la Russia, a regime politico fortemente personalistico, l'assassinio politico si spiega non fosse altro come mezzo di legittima ritorsione.

Non si possono infatti accomunare sotto una identica va.lutazione morale di condanna Bogroff e D'Alba. Fra i due c'è l'abisso, come c'è l'abisso fra la nostra mentalità e qUdla dei deputati socialisti, che si sono recati al Quirinale e nel fattaccio hanno t rovato il pretesto per un atto politico di sudditanza verso un sistema. La ri provazione della violenu non comporta in alcun modo l'omaggio al Capo deJlo Stato. Questo omaggio dev'essere lasciato ai monarchici. Il primo fatto è d i natura morale, il secondo è di natura politica.

Può darsi che il r e sia il Capo dello Stato, ma di questo Stato noi .socialist i non siamo che forzatamente sudditi; può darsi che il re sia il simbolo d ella nazione, ma noi socialisti non siamo che forzatamente j cittadini di questa nazione. le doti personali del re son fuori di questione, Per noi il re è un uomo, soggetto, come tutti gli altri, alle bizzarrie CO· miche e tra,giche del destino.

Non c·è ragione che i socialisti si commuovano più per lui cl).e per un altro. Anzi! . Se noi introduciamo nella nostra ,•alutazione soggettiva un elemento o,ggettivo : il valore doè dell'individuo come produttore, a llora. tra l'infortunio che colpisce un re e quello che abbatte un operaio, il primo ci può J~ciare indifferenti, l'ultimo d strappa le lacrime.

118 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Il re è il cittadino «inutile» per definizione. Molti popoli e anti. chi e moderni hanno ma.ndato a spasso i loro re, quando non hanno voluto vieppiù garantirsi mandandoli alla. ghigliottina, e quei popoli si trovano all'avanguardia del progresso civile. Nelle gioie come nei dolori: «hanno un sol campo i popoli e un sol campo i re», cantava Goffredo Mameli. Quei socialisti che profittano di ogni occasione pe.r mostrarsi devoti al re, sono maturi per la greppia g~vemativa. Quale enorme differenza fra i socialisti del cong1esso di Roma che espellevano De Marinis, reo di aver seguito il funerale di Umberto, e i deputat i socialisti tipo Giacomo Ferri, G iulio Casalini, Leonida Bissolati! Mal non si apponeva l'Avanti! scrivendo all'indomani del fatto le linee seguenti che pienamente approviamo :

« Poco aggiunse e qualcosa tolse alrdli.cacia della dirnostra2ione la visita dei tre d~utati socialisti al sovrano, che darà nuova ragione di tormenti al Partito Socialista.

« Il paradosso per cui mentre i dimostr.lnti non si peritavano, come a Milano, di scagliusi brutalmente contr o un consigliere socialista e come dap~rtutto di lanciare sorde a llusioni o chiare indicazioni contro di noi, a Roma ua quegli stessi dimostranti fossero gli amici nostri [Jic ] , tale paradDSso, diciamo, non è certa• mente fatto per cementare la massima compattezza del Partito nell'ora che più sarebbe necessaria.

« A noi sembra chiarissimo che la man ifestazione dd comuni sentimenti d i riprovazione dell'attentato non doveva nel campo nostro mutare la stoica tradizion.ale altitud ine del Partito e lasciar trapelare egoistiche inquietudini che presso i maligni possono fafirmare la stessa sincerità ',ii quella riprovazione che sale invece d ,lle intime viscere della dottrina nostra, da tutta la prb::Jiça2ione di venti anni di lotta politica, costantemente inquadrata nelb. subordinazione dt:ITa:ziooe individualista alla cosciente e discip linata a:r.ione della classe proletaria»

E i« tormenti» cui accenna l'articolista cominciano a lacerare il Partito. Il re è un uomo e un attentato al re non esorbita dai confini del fatto di cronaca. O ra, chi contribuisce a valorizzare la sordida ·specula· zione monarchica, chi segue G iolitti al Quirinale dev'essere eliminato da lle nostre file. Bisogna avere il coraggio di squali6cacè pubblicamente e solennemente un pugno di uomini ch e prostituiscono .il Partito. O dovremo d.unque precipitare nel ridicolo? Ahimè tutto è possibile nel paese dove fiorisce l' arancio, l'idillio socialista-monarchico, e la politica accomodante e girellistica dei « set'Vi libe.rati a ca'so ».

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b. m. Di LA Lima di ClaJJe, N. 113, 23 mano 1912, m.

Come i lettori vedono, la premessa da cui parte in questo suo articolo l'amico Ciccotti è: diversa dalla mia, ma la conclusione è identica. Per il Ciccotti la vita umana è « sempre >> e in tutti sacra : ha cioè in sé un valore assoluto, immanente.

Io invece considero la vita come un bene relativo, un mezzo non un fine. Ad ogni modo: o si ripudi l'attentato politico ·perché - come io affermo - è inutile ai fini della rivoluzione socialista, o lo si riprovi in nome del concetto che la vita umana è sacra, una cosa è certa, ed è che nulla nel p ensiero e n ella tradizione socialista giustifica l'atto cortig ianesco di Bissolati e soci. Nella V oce, ch e ci giunge oggi gio ve d), quando avevamo già consegnato il nostro articolo alla. linotype, troviamo a proposito dell'attentato del 14 mano alcune consideraz.ioni che ci piace riprodurre, perché in un certo senso sono analoghe alle nostre:

« Vi sono stati ,regicidi - scrive la Vore - che avevano un senso e anche un grande senso; che partivano da un movimento d 'interessi e di passioni umane vaste; ch e esprimevano qualche cosa. I.a storia come ha parlato per mezzo di eserciti vittoriosi o di folle in rivolta, ha anche parlato p er me:z.zo di un uomo armato di pugJWe o munito di bombe; e che col pugnale o colla bomba h a segnalo la fine di un periodo e l'inizio di un altr o Non già rhe lo provo,.use; ma lo esprimeva, lo sintetizzava, lo fissava in quel momento Nel presente at· tentato non v'! nulla d'importante e di serio e di vasto; non protesta dì un popolo, non avvertimento di una cla.S5e, nemmeno, a quel che pare, sintomo d i complotti. No, non la storia che ha annato la mano del D'Albe.. :8 semplicemente la cronaca. ».

Che differenza., aggiung iamo noi, fra questo commento ponderato e ·dignitoso e i salamelecchi del commosso e riverente Bissolati e i com. plimenti banali con cui il socialista Cabrini nella fregola di esibirsi al re ha emulato j diversi Cretinetti dei cin~atografi. paesani, Qualcuno supporti che la V ote sia un giornale anarchico o quanto meno socialishl. S'inganna. La V ou è un giornale libero, scritto da uomini liberi, dotati di quella spina dorsale che i Cabrini e soci hanno da parecchio tempo perduta. b. m .

Da U Lotta JJ Cl111u, N. 113, 23 numo 1912, III.

• Questo scritto ! una postilla ad uo articolo di Francesco Ciccotti

DOPO L'ATIENTATO •

LA CRISI DELL'INAZIONE

Nel Consiglio nazionale della Confederazione generale del la.varo riunitosi a Milano in questi giorni, Rinaldo Rigofa ha fatto le seguenti sintomatiche dichiarazioni che stralciamo dal resoconto dei giornali milanesi:

• Rigola nota. che il fenomeno più importante dell'azione sindacale è questo : che la eluse padronale va organizzandosi sempre più. e aon si accontenta di organinarioni locali ma crea le sue f~erazioni nnionali che si allacciano poi :;i.Jle coofalenziool internazionali Questo fenomeno padronale porta noi a fa~ organ.iuaz.iooi semprt! più este5C e a portare la lotta su tutti i campi.

« Alla nostra Confederazione però compete un'azione più generale, più />(1lhica nell'esteso significato di questa parola, ché la no:itra politica fu più cxtrapulunentare piuttrutoché parlamentarr.

« Ci accusano - dice il Rigola - di essere schiavi, rimorchiati, dipendenti dai partiti politici. Non è vero! la classe capitalistita tende a chiuderci il passo su tutti i campi, Ed è fatale che sia cosi. Se noi ziusdamo con la forza sirub.cale, con g li sciopeti a battere la classe capitalistica., questa si rifugerà in altre ridotte e ci attaccherà in altro modo.

<t Gta l'esempio dei capitalisti di Germania che battuti negli scioperi cercarono di fa..r passare dia Camera una legge d i reazione,

« Battiamo i capitalisti negli scioperi e ricorreranno ai pubblici poted, battiamoli oei pubblici poteri ed essi ci risponderanno sul terreno economico. Percib l'azione della Confederazione deve essere completamente coordinatrice di tutti J moviffifflti.

« Voi - conclude il Rigola - giudicherete dai vostri atti Ma qut'llo che vi po.ssiamo dire si è che avremmo voluto spiogete la nostra azione più ad oltranza, più vigorosamente; se non l'abbiamo fatto è pC"rché il nostro movimento non ci permette di fare ancora delle grandi cose» .

Nessun dubbio è possibile. La Confederuione non si costituir! in partito politico del lavoro poiché sarebbe un inutile duplicato; farà in!ece l a politica. de l lavoro, la «sua» politica in tutti i consessi politici ed amministrativi della. borghesia. ·

E allora, delle due l'una: o la. politica della Confederazione generale del lavoro s'identifica con quella del Partito Socialista, e allora. il Partito Socialista diventa rapidamente una inutile super6uiti; o si trova. in conflitto, e allora nella lotta tra questi due organismi, il meno forte, il meno adatto - il Partito - periri. Non è facile wcire dai comi di

I I

questo terribile dilemma. Sino ad oggi ci fu wu divisioné di lavoro fra circolo e lega, fra partito politico e organizzazioni economiche. Oggi questa divisione del lavoro accenna a scomparire.

La Confederazione generai~ del lavoro- invade sempre più il èampo che pareva riservato esclusivamente all'attività politica del Partito Socialista; le organizzazioni economiche tendono ad assumere le funzioni che una volta erano proprie dei gruppi politici, Nulla ci vieta di supporre la prossima partecipazione diretta della. Confederazione gene.raJe del lavoro alle lotte politiche ed amministrative. Nel Consiglio nazionale di cui ci occupiamo, i convenuti non solo hanno discusso di cooperazione e di questioni economiche, ma hanno anche esaminato complessi problemi d'indole politica come la guerra di T r ipoli, l'allargamento del voto. V'ha di più. J1 Consiglio nazionale ha sconfessato i deputati tripolinj . Ce ne compiacciamo, ma d permettiamo di mettere in dubbio la compe· tenza del Consiglio n. a emettere simile voto. Non spettava, almeno per quanto riguarda i socialist i, alle sezioni cui sono inscritti, alla Direzione del Partito, o quanto meno all'imminente congresso nazionale di Reggio Emifot?

Il Partito Socialista Italiano si trova ancora una volta dinanzi all'amletico to be or noi to be ; « essere o non essere ».

Lo stato di disagio che angu!itia la nostra coscienza non proviene già dalle cause cui accennano i socialisti milanesi nella lòro circolare per un convegno di pratici e di studiosi socialisti che dovrebbero compiere e iniziare un delicato e grave lavoro di revisione socialista, conducente forse a una nuova dichiacazìone di principi. No. Noi crediamo che le premesse teoriche fondamentali del socialismo non siano state smentite né dalla critica scienti.fica, né dalla realtà. Non è possibile mettere i n dubbio l'esistenza delle classi e ancor meno l' esistenza della lotta di classe

Date queste premesse, noi crediamo che la logica ineluttabile conseguenu della lotta di .classe condurrà al trionfo della classe più numerosa, più forte, più attiva : la classe proletaria che domani assumerà il possesso e la gestione collettiva degli strumenti di produzione. Circa il passaggio - il modo di trapasso - dalla vecchia. alla nuova società i socialisti si divide· vano e si dividono in due opposte schiere.

Vi è chi crede a una graduale, successiva democratizzazione degli isti· tuti politici della borghesia, democratizzazione che sbocca fatalmente nel socialismo. Per costoro, Jaurès alla testa coi suoi Studi SotiAliJti, i~ socia• lismo ~on è che l'ultima conseguenza del movimento democratico inizia• tosi colla Rivoluzione del!" ' 89. Il Jaurès dimostra anzi che negli stes$i

122 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

codici della borghesia democratka si trova la giustificazione del futuro diritto di espropriaz:ione socialista.

Democrazia e socialismo non sono, come noi p ensiamo, in rapporto di antit~i, ma per i riformisti, in rapporto di necessità. La democrazja si esaurisce nel socialismo.

V'ha ci crede invece che il passaggio avverrà per via «economica» e cioè sul campo della produzione economica, agente unico il proletariato, raccolto nei suoi propri organismi: le leghe, le federu:ionì di mestiere, le confederazioni generali nazionali ed intema2ionali del lavoro. Per gli uni quindi il suffragio universale ha un valore altissimo inquantq_ché pennette alle grandi masse la partecipazione diretta alla vita politica degli Stati; gli altri invece considerano lo sciopero generale come lo sforzo massimo cui devono prepara(Si le energie del proletariato.

La verità, come sempre, è in mezzo. l a sola lotta politica non conduce al socialismo, la sola lotta economica neppure. Bisogna fare e l'una e l'altea. Questa duplice necessità aveva provocato una benefica divisione di lavoro fra Partito e organizzazioni economiche. Oggi queste ultime, associate in un potente istituto che raccoglie quattrocento mila proletari autentici (mentre il Partito non registra sui suoi quadri che trentacinque mila inscritti appartenenti a tutte le professioni e prevalentemente a quelle cosidetfe «liberali») dichiarano di voler assolvere da sole questo duplice compito, attaccando contemporaneamente la borghesia e sul terreno economico e sul terreno politico

Quando la Confederazione generale del Ia,,oro tradurrà nei fatti questo programma comincerà per il Partito Socialista Italiano l'epoca dcll'initzione, dell'atro6a, precorritrice di morte. Questa è la triste verità ch e dobbiamo avere il coraggio di dire a noi stessi Noi ci troveremo in questa paradossale situazione: non sap remo rispondere alla domanda: Che fare? Come occuparci? Come, dove, contro chi combattere? Alla realizzazione del programma minimo ci pensa la democrazia di governo. Giolitti lo ha dichiarato in una seduta dell'ultima sessione parlamentare.

Il governo - egli ha detto - accetta i postulati ragionevoli dél socialismo via via che sono altuabili. Rimane il programma. massimo, ma gli agenti della sua reali22a.zione non saranno mai gli avvocati, i medici, i commercianti, i professori, gli intellettuali che formano il Partito.

Che fare dunque? Opera pura e semplice di proselitismo? Ma ne vale la pena? A che pro aumentare numericamente le file di un esercito che non può combattere? O non è meglio ·restringerle invece e trasformare il Partito in una aristocrazia di intelligen2a e di volontà? Il Partito, i Partiti creazione dell'epoca democratica atti a compiere rivoluzioni politiche e nòn rivoluzioni sociali stanno pe[' tramontare. Ma le organizza.. zioni economiche - in quanto semplicemente tali - compiranno la

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9 • IV :1 1 I I I, I

1ivoluzione socialista? O si fermeranno al corporativismo egoistico? O ci daranno uoo Stato proletario che non sarebbe - almeno da quanto possibile oggi intravedere - meno tirannico dello Stato borghese? I SO· cìalisti come Partito hanno ancora per qualche tempo, una missione da compiere: saturare di socialismo le organizzazioni economiche, circondare il movimento d'ascensione proletaria di un'atmosfera eroico-religiosa, fa r d'avanguardia al grosso dell'esercito proletario sino a quando questo ese rcito proletario non sia capace di esprimere dal suo seno le vigili avanguardie del pensiero e dell'azione socialista.

L' inazione a cui saremo fra poco con dannati non ci spaventa. l'inazione logica, naturale, vorremmo dire umana della vecchiaia. Ciò che importa è che qualcuno ci sia a raccogliere, a perpetuare, a realizzare la nostra fede socialista, E questo qualcuno c'è e grandeggia e avanza, sospinto dai bisogni, acceso dal p41bos ideale. A lui, al vivente proletariatq noi morituri affideremo il g rande compito che colle nostre foue sole non potemmo assolvere : la reali:i::i:a:cione storica del sociali smo.

Da La ù,1111 di ClaJJt, N. 11', 6 a prile 1912, _III ( a, 484).

124 OPERA OMNIA Dt BENITO MUSSOLINI

AMORI COLLA SINCER!TA

:B convenuto ormai che il congresso di Reggio Emilia dev'essere il congresso della sincerità. Lo dicono rutti, Io si riunisce appositamente. I! questa l'attesa dei socialisti italiani. Sincerità, soprathltto. Non si chiede altro. Nel rendere omaggio a questa graziosa signora che parve sino a ieri dimenticata, si confondono destri e sinistri, riformisti e rivoluzionari. :B. uno spettacolo quasi commovente q uesta unanimità.... giolittiana nel1' invocare la sincerità delle inten:iioni, la sincerità delle deliberazioni, 1a sincerità delle discussioni.... Tutto bene. Salvo che la sinceiità manca laddove sarebbe proprio più n ecessaria : manca cioè nei preparativi del congresso. Alla vigilia del medesimo si diffondono da Roma, e cioè dal1'alta ,oJerie riformistica, le più strane voci :. soffiano i tepidi venticelli di don Basilio in questa primavera politicamente involuta e tardiva; si parla dapprima vagamente, poi in forma esplicita di rinviare 1ine die il congresso

Una lettera del Modigliani porta alla luce il retroscena. Ora, per capire l'enormità del proposto rinvio, basta rievocare le ultime vicende del Partito. Due mesi fa si riunisce a Roma la Direzione allo scopo di esaminare la situazione politica generale. I dirigenti discutono, ma non deliberano. Preferiscono praticare nel proprio cervello il taglio delicato d'Origene: rinunciano cioè alla virilità politica, e si assoggettano a subire ancora una volta il pupillaggio del gruppo parlamentare. Ma per uscire comwtque dall'imbroglio soccorrono le abluzioni di Ponzio Pilato. Una lava.la di mano.

La Direzione non ha idee, non ha direttive, non ti.a coraggio civile: è abulica, è acefala, è incompetente e impotente. Non importa. Si conv~chi un congresso; un altro congresso straordinario in giugno, a Reggio Emilia, e al congresso si demandi il compito di discutere, deliberare, con• dannare, assolvere, dissolvere. La Direzione dunque decide la convocazione di un congresso. Nient'altro. Ora è facile immasinare Ja smorfia di stupore che deve aver caricaturato la faccia dei socialisti italiani dopo Ja lettera del Modigliani. Dispiace sempre di essere presi in giro. La truffa all'americana è anche una mortificazione morale e - per chi la subisce - un attestato di patente imbecillità.. Passi il danno, ma le beffe no. Nel nostro caso politico questi due elementi s'accoppia.no. E sinto-

r
,

matico è il conteB;no dell'Avanti/. Il nostro organo quotidiano non si pronuncia. Ospita, ma non commenta. Par non voglia compromettersi né cogli uni né cogli altri. l: cosl comodo stare alla finestra! Ciò sign ifica che nell'entourage immediato dell' Avanti! si è tutt'altro che spaventati dalla possibilità di un rinvio. An~i ! Dopo la lettera di ModìglLani passano alcuni giorni ed ecco sull'Avanti! la prosa untuosa e faceta del burocrata. Ciotti che risponde:... confermando i dubbi espressi dal Modigliani. C'è - dice Ciotti - un forte gruppo di compagni - quali?, quanti ?, dove? - favorevoli al rinvio. E di questo pare,e è, naturalmente, anche lui.

Ma nella stessa colonna dell'Avan ti!, sopra alla lettera del Ciotti, compaiono le comunica.zioni del segretario del Partito che « fa viva raccomandazio,u a JutJe le uzioni di provvedere sollecitamente al ccmpleto prelevamento delle teuere d ' iscrizione 1912, ricordando che solt anto quelle seZioni le q uali si troverannc in r egola il 30 corrente potranno essere ammesse al congresso ntJZionaJe che si terrà in Reggio Emi lia nel prossimo meu di giugno ».

Più sotto c'è l'avviso di convocazione della Direz ione del Partito pei giorni 27, 28 e 29 aprile « per stabilire la data precisa, le norme di adesione, (,()fil pi/{lf'e l'ordine del giorno, nominare i relatori dei vari temi».

I comunicati parlano chiaro. E come fa dunque Gotti - estensore degli stessi comunicati -a proporrè un rinvio? Pare di assistere a una commedia, anzi ad una farsa. Dopo le epistole Gotti-Modigliani, i socialisti, poco rassicurati, si chiedono : ci sarà o no il congresso?

Forse, dopo al grido d'allarme molto opportunamente lanciato da.I Modigliàni, la Dfrezione manterrà fede al suo preciso impegno, al suo unico e inderogabile impeg no. Forse, abbiamo' detto, perché le « m anovre abortive » del congresso sono g ià da tempo iniziate. I riformisti di destra, che si vedono ormai condannati e squalificati, vogliono ritardare il momento ddJa loro definitiva liquidazione. Giugno è troppo vicino. Troppo vicino è il ricordo della reazione, troppo sensibile il dannO della guerra, né di molto attenuato il senso di mortificazione dei socialisti italiani di fronte all'atteggiamento dei radico-sociali del gruppo parla· mentare.

Le passioni so~o oggi troppo a rroventate. 1 riformisti di destra tentano il loro gioco. Dar tempo al tempo. Il popolo italiano fa tanto presto 11. dimenticare. A giugno inoltrato non sarà ancora completa.mente varato quel suffragi() quasi universale - ultima speranza e suprema conquista dei bissolatiani - suffragio universale che dovrebbe costituire davanti al congresso il loro hili d ' identità. lnsomm, la Direzione del Partito vuole o tenta rinviare il congresso, perché vuole evitare o q uanto

126 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI

meno rendere più difficile - procrastinandola - la cacciata dal Partito dei riformisti di destra. Per questo fa assegnamento su di una nuova situuione politica e sul faci,le oblio e la non meno facile condiscendenza, mista a non p oco feticismo p ersonalist ico, che distinguono j socialisti italiani.

E [i] riformisti di sinistra? Oh! essi, specie dopo il voto della Confederazione generale del lavoro, sono o dimostrano di essere assai preoccupati della so rte dei lor.o coJJeghi di destra ai quali porgeranno forse un' ultima tavola di salvezza. Osservate l'atteggiamento di Turati. Col suo articolo nella Critica Sociale, riprodotto in parte sull'A vanti/, egli sembra già proporre l'anticipata inve rsione dell'ordine del giorno. Un bis di Milano.

Leggete. 1! Turàti che scrive :

« s~ al conguuo di Reggio Emilia, come si sussurra, solo una ques1ione es5enziale vtnà sottoposta ; e sarà l'eterna controversia del mini:i;terialismo e del ministeria bilismo; se concentreremo e disperduemo le forze soltanto e soprattutto in un giud i:io del passato, nel plauso o nella scomunica delle persone, nel giustihcarci, nel ro ndannarci , nel contarci, nel vincere - e, vincitori o vinti, risa.remo l'indomani q uelli di ieri, uguale il Partito, uguale il movimento, uguaJe l'azione, soprattutto uguale [' inazione ! etc. - allora noi pensiamo che tanto varrebbe, ,be m.eglio t•a,ubbe rirumdilte sin d ·ora al perditempo pettegolo d i una parata.... ».

Domani a Reggio Emilia il Turati, o uno dei suoi numerosi luogotenenti milanesi, terrà - a scopo di umgreuo - un discorso poco dissimile dall'articolo. A ch e pro discutere sul passato? A che pro « i n• quisire » sull'atteggiamento del gruppo parlamentare? A che pro scomunicare i bissolatiani? Il passato è morto, l' inquisizione non è « moderna», la scomunica è «cattolica ». Non parliamone più. Ciò che è stato è stato.

Il ieri non ci riguarda e l'oggi non ci serve che da trampol ino per i nostri salti funam bolici verso l 'avvenire. Niente tribunali. Niente giudici e g iudicabìli.

.Assoluzione generale. Oh! che bella festa! Oh che bella festa .... si prepara a Reggio Emilia. Ma noi la guasteremo. 1! n ecessario, no n fosse altro per rendere omaggio alla dea sincerità. Anzitutto dichiariamo alto e forte che non si deve a nessun costo rinviare il congresso di Reggio Emilia. E in secondo luogo dichiar iamo - senza tante loyolesche restrizioni mentali~ che noi partecipiamo al cong resso di R{eggio] E[milia] allo scopo di pro11orare /'espulsione dal 'farti/O dei riforpzisti depu1a1i o no lripolin,ggianti e gitJlittiani.

E solo quando avremo liquidato il passato - situazione e uominisolo allora raccogl ieremo l'invito turatiano per un programma d'azione futura. Espulsione ! Ecco la parola davanti alla quale arretrano tanti so-

DALLA RIPRESA DELL1 ATTIVITÀ, ECC. 127

cialisti e sinistri e destri. Ma SC' è un atto cos) freqU:ente, cosl naturale nella vita dei partiti!

Chiamatela pure intolleranza. Noi vi dimostreremo che tak non è e che, comunque, è siffatta intolleranza che salva i partiti. Può essere un'o~razione dolorosa per chi la provoca e per chi 1a subisce, ma è dolore che purifica e libera. Il saggio ch irurgo afferra il coltello delle amputazioni quando constata l'inutilità di ogni altra cura e vuole evitar 1a cancrena.

Da La Lotta di Cla.ru, N. 117, 20 aprile 1912, III (a, 484).

·-·-· .··-. .-----,-.--.....,.· 128 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

PRIMO MAGGIO

Gli avvenimenti dell'ora storica che l'Italia attraversa, riconducono il nostro Primo Maggio alla sua grande, primitiva, simbolica significazione.

Da molti anni infatti e da varie parti si cercava di definire, di formulare, di etichettare il Primo Maggio: certe necessità di azione e di conquista immediata, la trattazione di detenninat i problemi politici d ' indole prettamente nazionale avevano scolorato H Primo Maggio riducendolo a una specie d'innocuo comiliare in data fissa ; avevano ostracizzato il simbolo che è sentimentale, non raziocinante; universale, non particolarista; trascendente, non contingente. Oggi, ritorna un Primo Maggio che non rassomiglia ai più vicini precedenti: è un Primo Maggio di guerra, è il Primo Maggio vermiglio delJe nostre irrequiete giovi• nezze aspettanti.

Perde quindi tutti i suoi appariscenti caratteri di festività. Quando vibra nell'aria il singhiono di migliaia di mad ri che aspettano e aspetteranno invano il ritorno dei figli caduti nella guerra libica, chi osa elevare inni di gioia? Il popolo d'Italia è in lutto: ai grandi dolori s'addice quel silenzio tragico che è. la lezione dei re.

Il Primo Maggio del 1912 ci trova in una situazione che può grado g rado, ptt successive formazioni, diventare rivoluzionaria.

La guerra presenta sempre delle grandi incogn ite

La storia è piena di punti interrogativi. C'è ormai diffuso in tutte le classi del popolo italiano un senso vivo di sfiducia nel governo e nella monarchia

I popoli delusi e traditi sono i popoli che insorgono. Quando neJ '70 la Francia si vide tradita dai suoi reggitori e delusa nelle sue speranze di « disperdere con un soffio l'armata prussiana», come pretendeva il ministro Olivier nella sua criminosa fatuità, ebbe uno scatto d'indignazione e il 4 settem~re seppeUl la dinastia dell'ultimo Bonaparte. Ora l'Italia ufficiale s'ayvia al disastro. Son ben sette mesi che la Libia desertica inghiotte uomini e milion i. Tutta la rettorica briaca dei nazionalisti non sa più nascondere la tristissima realtà : le fabbriche si chiudonO; la . lista dei fallimenti assume proporzioni chilometriche; il ,pane aumenta di prezzo; gli affari ristagnano; la circolazione del

OPERA OMNIA DI BENITO MTJS SOUNJ

denaro diviene ogni giorno più faticosa; nella campagna manruio le braccia valide; i richiamati - stanchi ed esasperati - si abbandonano a « pronunciamenti » sintomatici e ammonitori.

Chi può negare gravità alla c(isi che travaglia la nazione italiana?

E chi può prevederne la soluzione?

I partiti d'avanguardia devono q uindi vigilare . La dichiarazione di guerra ci trovò impreparati e lo sciopero generale del settembre scorso fu inutile cd insincero. Ma se domani imperizia di generali o follia di governanti rinnovasse ro il massacro e l'onta di Abba Garima, che il popolo d' Italia sia pronto e sappia rapidamente eliminare dalla vita civile i responsabili: uomini e sistemi

Rinnoviamo al Primo Maggio i nostri decisi p ropositi di battagl ia, 1a nostra aperta professione di fede internazionalistica: g ridiamo alto e fo rte - e non c'importa di sca ndalizzare i rugiadosi p atriotti del · l'ultima ora - ch e ì proletari a rabi e turchi sono nostri fratelli, mentre nemici nostri irriconciliabili sono i borghesi tanto turch i, quanto italiani, senza distinzioni cavillose o ipocriti riguardi.

In alto le bandiere, o socialisti ! Unite il vostro al palpito di milioni di lavoratori di tutti i continenti e di t utte le razze che oggi abbandonano l'aspra fatica per raccogliersi insieme nella ·sosta di un giorno, sosta breve nel tempo e grande nella speranza !

D omani riusciremo anche noi a incidere il segno della nostra volontà sulle pagine bianche della storia : vivremo anche noi una g ra~de ora

C'è qualche cosa che t ramonta e q ualche cosa che sorge:

Dai vapori del sogno nce il Pensiero La divina U1opia madre del Vero!

D a LA Lo11a di C/a;u, N 118, 27 ap rile 1912, UI ( 4, 484)

130

DISCUSSIONI SOCIALISTE

Accettiamo il vecchio adagio che ogni promessa è debito e paghiamo con questa nostra succinta replica il nostro debito polemico verso gli amici contradditod della R omagna Sr>cialista. Coi quali, bisogna dido, d troviamo in disaccordo apparente, non sostanziale. Siamo forzati, per rispondere, a ripeterci.

G ioverà comunque ritornare alla. « causale » della polemica. Come i lettori ricordano, dal 2 al 5 aprile ebbe luogo in Mi lano la riunione del Consiglio nazionale della. Confcderaiione generale de l lavoro, riu- . nione che ebbe intonazione e votò parecchie deliberazioni d'ordine intuitivamente politico. Il fatto sintomat ico non sfugge a nessuno e provoca il nostro articolo La crisi dell'intl.Zione,

La Confederazione che invade il campo riservato all'attività politica dei socialisti che cosa si propone? A che tende ? La lotta econo.mica, intesa come organizzazione, agitazione, resistenza, cooperazione, mutualità, non offre dunque un campo d'azione sufficentemente vasto alla Confederazione che sente il bisogno d ì occuparsi anche di questioni extra-economiche che interessano i rn,ece i partiti ? Può, oggi, la Confederazione pretendere di riassumere in sé la duplice lotta economica. e politica?

I nostri contradditori ribattono: se lo fa, lo può. Giova della Ro· m11gna dichiara che « ogni problema politico è incardinato su determinati problemi « onomici e viceversa». Nessun dubbio. Ma qui ci troviamo di fronte a un problema di « funziona lità »: è un organismo che asswne le funzion i d i un altro organismo. Nessuno per certo contesta alla Confederazione generale del lavoro di occuparsi di tutti i problemi che riguardano da vicino e da lontano il proletariato, da quelli economici ai politici, dai politici ai linguistici (come l'esperanto); ma non è chi non veda che la conseguenza ineluttabile di tale atteggiamento della Confederazione generale del lavoro sarà la progressiva atrofia dei partiti politici attuali, non escluso quello socialista Attuali, abbiam detto, perché è chiaro che se domani g li operai aderenti agli organismi nazionali della resistenza accet tano apertamente il nostro p[og ramma massimo, essi ridiventano il fart ìto più omogen eo, più proletario, più socialistico dell'attuale, ma sempre Partito. La differenza fra

Pa-rtito e organizzazioni economiche sta. -a nostro aivrvìso - proci-samente nel fatto che il vincolo degli associati al Partito è costituito da una « ideologia » che astrae dagli interessi m ateriali dei singoli, mentre il vincolo degli organizzati è un « interesse » mediato o immediato che astrae dalle singole ideologie politiche,' religiose, morali. L'« apoliticismo » sindacàle vorrebbe considerare il proletario, non il socialista, il repubblicano, il clericale.

In verità, l'« apolitlcismo » è una formuletta ipocrita poiché Ie organizzazioni economiche prendono il colore delle masse politiche da cui sono più direttamente influenzate.

I rapporti fra Partito e organizzazione ci conducono quindi a questo dilemma:

O la Confederazione generale del lavoro fa una « politica » socialista, nel senso vero e preciso della parola, e allora, colla eliminazione automatica di quanti operai non a.eccitano i postulati del socialismo, la Confederazione stessa diventerà il Partito; oppu re la Confederazione decide di fare una politica vagamente operaia -senza etichette definite, né limiti designati, né mète avveniristiche, come quella ad esempio del LAbo11, Party inglese - e allora il Partito Socialista inteso come associazione di uomini che vogliono agire sulla società per trasformare il .sistema di proprietà da individualista in collettivista ha aocora una missione da compiere che noi indicanuno e cioè « saturare di socialismo le organizzazioni economiche, circondare il movimento d,'ascensione prolet2.ria di un'atmosfera eroico-religiosa, far d'avanguardia al grosso del· l'esercito proletario sino a quando non sia capace di esprimere dal suo seno le vigili avanguardie del pensiero e delI'azione socialista». Un Partito Socialista composto esclusivamente d'operai, rende rapidamente superfluo il Partito odierno, la di cui composizione è oltremodo ete• rog enea; ma un Labour Party (amm~ so ch e- sia trapiantabile in Italia, la qual cosa vuol essere ancora dimostrata) non p rovocherebbe certo l'inazione dei partiti rivoluzionari.

Ora la Con federazione generale deve parlar chiaro, Quale politica intende seguire? Se t: una politica grettamente corporativista, senza preoccupazioni ideali, noi la combatteremo; se è invece la. politica socia· lista, allora è una politica di partito, anzi la politica del nostro Partito che sarà trattata da masse più vigorose e -pronte. Il vecchio· Partito, che ebbe funzioni di «suscitatore», sarà giunto all'occaso; il nuovo, com· posto di proletari autentici, avrà funzioni di « creatore >> e cominceri la sua grande giornata storica. Noi non vediamo soluzione alcuna di continuità. Non salto, non hia/111. Il Partito non muore finch~ non è pronto l'erede. C'è piuttosto trasmissione logica, ineluttabile, umana di funzioni, di fo rze, d'idC"ali. Come n ella poesia dell' Acke-rmann anche"

OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

DALLA RIPRESA DELL'AìrfVITÀ, ECC. 133

qui sono i morituri che trasmettono la fiaccola ai viventi, ma, nell'alterna vicenda degli uomini e delle epoche, la divina luce non si spegne. Conveniamo col Bianchi che questa discussione è prematura. Le incursioni politicantiste della Confederazione generale del lavoro hanno oggi un valore quasi esclusivamente « tendenziale». Si tratta di ordini del giorno e_ non conviene quindi allarmarsi. Può essere in pericolo il Partito, l'attuale Partito; non è certo in pericolo il socialismo. E anche il Partito è ben lungi da U'aver esaurito la sua missione in questa Italia che aspetta, « dopo il ' 48 strettamente n azionale e meschinamente unitario e dinastico, il suo '48 politico che le dia le condizioni essenziali della , •ita moderna».

Da l..A ùma di Cl1Z.1.re, N. 120, Il nugg-io 19 12, UP.

" la rrisi d1ll'ir,azion1 (1 21).

[DOPO IL CONGRESSO INTERCOLLEGIALE DI CESENA]*

A titolo di prima obbiezione facciamo notare al compagno Pavirani che nel suo ordine del giorno v'è stridente contraddizione fra premesse e conseguenze.

11 Pnirani pone 0. fondamento del ,programma d'azione economica socialista - fra gli altri - anche <fUCsto p rincipio che noi di gran cuore approviamo: « Unità delle .forze proletarie»; poi delibera che « g li origanizzati socialisti dei tre collegi facciano d 'ora innan~i capo ad una Camera del lavoro ,ohe sia diretta con criteri socialisti».

Ora, domandiamo: Come si può concilia~e l'invocata unità del proletariato colla divisione del medesimo? Superfiuo, almeno per il momento, ci sembra q uindi l'istituzione del segretariato economico che il Pavirani vagheggia.

Noi facciamo già oggi quel h.voro di volgarizzazione che il venturo .segretariato dovrebbe fare. L'opera del Ciccotti è forse solo politica ? Ma no. :f: anche economica, nel senso che influisce diretta· mente e ind irettamente sul movimento economico della zona in cui si esplica. Il segretariato economico sarebbe l'inutile duplicato di quello politico.

Accettiamo invece la proposta del Paviraoi per una commissione di studio che « fissi le lin ee di un prograrruna di azione immediata », programma che dovrà essere volgarizzato ag li organizzati tutti e in parti· colar modo a quelli socialisti ch e poi dovranno strenuamente sosten erlo in _ seno all'attuale organizzazione unitaria. D ividere il prolttadato, si· gnifica immobilizzarlo.

La divisione del proletariato romagnolo in rossi e gialli ha inchio· dato nell'impotenu e nell'inazione g li uni e gli altri. Forll ce- ne offre · un tipico esempio.

Comunque, noi stimiamo che i socialisti non debbano mai essere

• Quèsto scritto ! una postilla ad un ordine del giorno presentato da Egisto Pavirani al congresso delle federazioni socialiste dei collegi di Rimini, SU1t'Az a ngelo e ~ena tenutosi in questa ultima città il , maggio 1912 (266--267).

DALLA RIPRESA DELL' ATI'JVITÀ, ECC, B5

i primi a provocare tale doloroso, e quasi sempre disastroso evento. Se domani i repubblicani dì Cesena proporranno il distacco della Camera del lavoro da essi diretta dalla Confederuione generale del lavoro e riusciranno ad impor1o, allora sarà giustificato il ritiro de i socialisti; prima no. Oggi come oggi, accettiamo le premesse e non le ilJazioni dell'ordine del giorno Pavirani.

N, Je/ D.

Da L4 L otta di Clam, N. 120, 11 maggio 1912, III.

I SOCIALISTI UNGHERESI SULLE BARRICATE

Federico Engels, poco prima di morire, affermò che l'epoca dei movimenti insu[rezionali nelle strade era tramontata per sempre. La massima engelsiana fu naturalmente interpretata. in senso assaluto e sfruttata dal pacifismo riformista e addormentatore di tutti i paesi, ma ciò non di meno venne di già diverse volte smentita, specie in questi ultimi tempi. La lotta nelle strade è ancora possibile, non solo; ma è forse più facile oggi che una volta. D ata l'enorme quantità di veicoli d'ogni genere che corrono per le strade delle grandi città europee, la costruzione di una barricata non richiede che pochi minuti secondi. Siamo sinceri: non sono i mezzi ma· teriali della lotta che mancano: è il (Oraggio che manca. N on dovunque, però.

In Ungheria, ad esempio, Il Part ito Socialista ha scelto arditamente la. piazza come piattaforma per Ja conquista del suffragio universale. Due giornate di sangue si ebbero a Budapest, seguite da tutta una corona di scioperi di prote5ta e di solidatietà nei centri principali dell'Ungheria.

La barricata, questa trincea che il fu rore popolare nelle ore dei grandi ardimenti innalza nelle sue vie mettendo di fronte l'impeto e roico degli oppressi alla violenza di reprèssione dei dominatori, è apparsa improvvisa nelle vie di Budape..t.

E nel sangue, ancora una volta, è stata soffocata la volontà del p roletariato.

li Parlamento ungherese, nella su;i maggioranza ·conservatrice, pas· sata l'ora paurosa dello sdegno popolare, h a dato plausi all'esercito per ave:r difeso con tanto 'Valore il principio d'autorità e la causa dell'ordine sociale.

Ma il Partito Socialista, che ha chiamato il popolo in piazza, che per la protesta ha invocato lo sciopero generale, non s'è. mostrato disposto a disarmare. Ed ha dichiarato per bocca dei suoi rappresentanti che la violenza della repressione non impedirà la continuazione della lotta 6no a che il diritto del popolo non sarà pienamente riconosciuto.

Il proletariato internazionale deve dare il suo commç,sso saluto a.Ile vittime delle giornate di Budapest, non dimenticando che nella faticosa cm:quista dei diritti la storia reclama i sublimi sacrifizi del popolo.

Pertanto m Unghena la rtforma elettorale oggi negab, reclamata dal proleta.nato, dal suo generoso su igue battezzata, ad onta d1 tutte le re. press10ni dovrà trionfare, e sarà veramente 1.ma riforma sentita, un'arma poderosa che il proletar iato ungherese avrà saputo forgiarsi.

Da noi questa riforma ci viene dall'alto e trova un proletariato, nella sua maggior parte, impreparato ad accog lierla ed a servirsene. Maggiore quindi è H dovere del Partito Socialista di fa r sl che essa non venga asservita ai fini deila classe dominante

Da U1 Lolla di Cl,me, N. 123, 1 giugno 1912, III•

• Nrll'im mine11ia d el ,ong,1u o naionn/1 d el Partito ,z R.egzio Emilù• . U nesit ,he ritorgono e le eresie ,he m,unono (Ul).

. •.•---:~L~A- R~:R~SA D!LÙTIIVITÀ, !CC 137
I 1· I 1; i ' I

[AI COMPAGNI DI CESENA]*

Gli articoli del compagno Paviran i hanno posto sul tappeto della discussione diversi problemi e teorici e .prat ici. Ci riserviamo di dire su que lli e questi il nostro parere quando altri compagni - e precisamente quelli della Federazione intercollegiale di Cesena che sono i più interessati - av ranno espcesso il loro.

La discussione è dunque aperta e la parola è a chi la chiede, ma, sop rattutto, brevità e argomenti.

N. JeJ D,

Da La L r;tta di Cla.rse, N, 123, 1 giugno 1912, III,

• Questo scritto ! una pO$tilla all' articolo di Egisto Pavirani: Il Seg r elMÙ# o E,o,u:1,,,i,o SudrdiJt, • C,sffltt,

CRONACA CIITADJNA

COSE MAGISTRALI

Al congresso magistrale emiliano-romasnolo t enutosi in Bologna il 26 maggio, partecipò l'unica sezione m agistrale forlivese riconosciuta dall'organizzazione nazionale. I dissidenti raccolti, come è noto, nella società Giovanni Parco/i, furono esclusi e si sfogarono in un lunghissimo quanto ,innocuo ordine del giorno pubblicato all' indomani del congresso nel Mattino I giornali quotidiani e scolastici hanno dato e daranno · ampio resoconto del congresso, Onde noi ci limitiamo a u n semplice rilievo che sottoponiamo ai signo ri del Consig lio comunale. N ella «conclusione » sul tema secondo dell'ordine del giorno del congresso ( LA Riforma. del M ont ~ Pemiom), tema che fu svolto brillantemente, come sempre, dal prof Sog lia, c'è questo inciso che riportiamo alla. l ettera:

e riconoscendo

« che è dannoso per la Scuola mantenere in servizio gli Insegnanti dopo il limite fissato per la massima ptttsio ne, e che diventa sconveniente e pregi udiziale alla carriera magistrale riassumere in SC'l'Vi:z:io i pensionati - specialmente q ua.ndo tra ttasi di uffici direttivi - col cumulo d ella pensio ne e di una nuova retribuzione ecc.

e. invita

<1 l'Unione Magistral e a promuovere una vigorosa agitazione allo scopo d i ottenere dallo Stato il contributo annuo necessario per l' accoglimento completo delle succitate considerazioni e proposte )j.

Queste << conclusion i » furono votate all'unanimità. Rappresentano quìndi un « postulato» logico e umano dell a cl asse Vedremo come saranno accolte da certi Comuni democ rat ico-repubblicani dì nostra immediata conoscenza,...

Da Lt Loua ,t; Claue, N. 123, 1 g iugno 191 2, III• .

10. · IV.
• C roni«a forli11011. P ,r /'6111ttnza (140)

CRONACA FORLIVESE PER

L'ESATIEZZA

O ccupandoci nel numero scorso del dissidio magistrale siamo incorsi in una involontaria inesattezza che ripariamo volentieri. Sta in fatto che anche la Giovanni Pd.fcoli (sezione magistrale dissidente) fu invitata al congresso emiliano romagnolo dì Bol ogna e una tessera di congressista fu rilasciata aJ signor maestro Trapani Mario. La nostra affermazione contra.ria fu provocata dall'ordine del g iorno di protesta votato dai dissidenti e pubblicato sul Mait ino. Aggiungiamo che la notkina di cronaca del n. [umero J s. [ corso] n on ci fu dettata, né tampoco i..:pirata da persone della classe magistrale e ciò sia detto a scanso di malintesi.

Nel manifesto-resoconto delle offerte per Ospizi Marini figura an- · che il mio nome per una offerta di due lire. Si tratta di un equivoco. Detta somma venne invece offerta a mezzo mio da Archimede Zanchini , impiegato agli Uffici d'Elettridtl. A ognuno il suo,

Da lA Lo /fa di Claue, N. 124, 8 giugno 1912 Ili.

IL PARTITO SOCIALISTA IN UN LIBRO DI COLAIANNI

R ichiamo l'attenzione dei compagni sull'ultimo libro di N. Colaianni, edito dalla Libreria Politica Moderna d i Roma e dal titolo: I par;ili po/iJici in Italia. Non mi occupo di ciò che il Colaianni dice sui partiti costituzionali che sono morti; sui partiti radicale e clericale che sono delle «nebulose»; sul Partito Repuhbli(.'ano che si è quasi sui<idato ad Ancona. Vale la pena invece di rilevare ciò che il Colaianni scrive sul Partito Socialista, tanto p iù che al nostro Partito è dedicata buona metà del volume. Il CoJaianni si dispensa . dal fare la storia dott rinale e politica. del P.S.I. Ci rimanda al Michels (SJoria del' marxhmo in llalia) e al Bonomi (le vie nuove del 1ociaifrmo).

Ammette che il cammino progressivo del P.S.I. sia stato rapido e vertiginoso, non già come effetto naturale e conseguenza logica dello sviluppato industrialismo e della cultura diffusa, ma piuttosto come effetto e conscguenu della miseria e del malgoverno. Gli indici segnalatori del movimento socialista non bisogna cercarli nel numero degl ~ , inscritti tesserati ( oggi in diminuzione anche per jl prezzo « aristocratico•» della tessera), né nel nwnero dei deputati o dei rappresentanti ai congressi amministrativi, né n ella massa agricola che i socialisti dirigono, sibbcne nel totale dei voti raccolti per le elezioni generali politiche e nel numero dei giornali, di cui tre quotidian i e qualche centinaio d i settimanali.

C'è stato dunque movimento e progresso, ma oggi c'è la stasi e la degenerazione, La crisi che ci travaglia da d ieci anni e ci h a mortificat i e demoralizzati è il risultato di molti fattori che il Colaianni elenca e d escrive. :e un esame critico, spietato, che noi approviamo. E _ la verità. La. verità che ci viene detta da un avversario insigne. Bisogna tesoreg· giada. la prima delle cause della quasi d emolizione del P.S.I. sono state le divisioni intestine, i frazionamenti molteplici, non sempre imposti da profonde divergenze dottrinali, ma di sovente da rivalità profonde.

11 P.S.I. ha fatto una sua politica «interna» alla Giolitt i, cioè una politica di camorre. Il dissidio Ferri-Turati ha pesato per Wl ventennio sulla mentalità dei socialisti italiani; Questo continuo battagliare di

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uomini - trasceso talora ad aberranti forme polemiche - ha disgustato l'enorme massa dei g regari dalla coscienza semplice e onesta.

Abbiamo assistito a beghe scandalose, a conflitti miserevoli, a conciliazioni ipocrite. Altra causa di degenerazione: il ripudio completo del marxismo.

L 'inchiesta promossa dal Vùmdanle , d iretto da quel Monicelli che oggi fa il giullare del m.2ionalismo di provincia, fu una rivelazione. Che meraviglia se Giolitti ha relegato Marx in soffitta? Non è il caso di protestare. I socialisti italiani hanno _ignorato sempre Marx. Ci sono degli uomini che la fanno da padreterni e non hanno mai letto una riga di Marx: neppure il Manifesto dei Comunisti. 11 socialismo italiano non ha mai avuto preoccupazioni dott rinali. Le ebbe fra il '50 e l' ·so quando era anarchico Giova ricordare che il primo compendio italiano dd Capitale fu scritto da un anarchico: Ca rlo Caficro. Poi c'è stato un lungo periodo di depressione cultu rale, C'è un uomo, è vero, che giganteggia: il Labriola. Ma e~li e ra fuori dell 'orbita ufficia le del Part ito. Solo in quest'ultimo decennio l'Italia ha portato i1 suo contri· buto geniale alla letteratura del socialismo internazionale e - strano!per l'opera di uomini che hanno abbandonato il Partito Socialista, Non è i;intomatico il fatto che la Storia del marxi!mo in ltalùt sia stata scritta da un tedesco? Mancando una solida, organica tradizione cultmale socialista ( come vantano ad esempio Francia e Germania), è mancato un freno ai funambolismi tecnici e t attici del riformìsmo, il quale è divenuto possibilismo, collaborazion ismo, dedizione, tradimento, Vi sono altre cause d'indole morale e cioè : la mancanza di sincerità, la scarsa sensibilità morale, l'impunità a coloro· che vengono meno ai p rincipi e ai metodi del socialismo. Episodio tipico della mancanza di sincerità, l'atteggiamento dei riformisti al congresso di Modena. T urati dichiara che i bissolatiani « costituiscono un partito radicale-socialista o democratico-sociale, propaggine, completamento, fomite fors'anco di ri nnovamento dell'infiacchito e semi consunto " radicalismo demo· cratico" », ma quando si tratta di votare la misura logica che s'impone: l'espulsione, eo:o che i sinistri no n osano pi ù e arretrano. E p e r fa stessa - mancanza di sincerità che i sinistri non si sono pronunciati a ncora per l'espulsione dei «destri», che i rivoluzionari h anno sacrosanta rag ione di esigere. Non è assurdo prevederè che i sinistri al congresso di Reggio Emilia tenteranno uno dei soliti e.;canJtJtager che salvano la situazione, perpetuando l'equivoco. Non parliamo della scarsa sensibi. lità morale di moltissimi socialisti. L'ep idermide socialista, ch e una volta era sensibilissima a tutte le accuse, oggi è cartosa. Anche le cause di giustizia non commuovono più. La tribuna parlamentare che un tempo serviva a denunciare g li abusi, a documentare le vergogne del regime che

142 OPERA OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI

ci sgoverna, oggi serve ai Cabrini « deploranti » alcune date del Ca· lendario deg li Emig ranti, ai Bissolati - pieno e lucido semp re, l'uomo! - che tesse una sfacciatissima, assurda e criminale apologia di Giolitti.

Ci sono tre casi che - secondo il Colaiann i e secondo noi (lo diciamo da un pezzo!) - attestano « la g raduale degenerazione, l'affie· volimento della disciplina, della responsabilità e della sanzione nel Par· tito Socialista»: i casi D e Marinis, Ferri e Dissalati. Contro quest'ultimo il Colaianni ha una pagina che vale la pena di riprodurre in exJtemo,

« Colui che nel 1900 nella JJia:ola. sala di Montecitorio sridò: "Morte e abbasso il re ! " , pochi anni dopo, nel congresso di Bologna e nella Nuov,z Antologì11, come illuionc estensiva del mìni~teria lismo e della ~olidarieta col governo della borghesia e come esplicazione logica del r iform ismo, arrivò a consigli are più utile al prolélariato la partetipuione al gover no coll a borg hesia e sotto la monarchia Più tardi canta i funera li del P. S e lo proclama un "ramo secco" nel congreuo di MilRno, dove accentua il riformi smo fin o a. confonderlo con un q ualsiasi partito democratico Un passo ancora: fa ]"apologia del["uomo che il Partito Socialista ave-va massiormente d MeslRto; in nome di una su a p articolare filosofia della storia e d'una speciale scienza psico-antrop ologica assolve !"uomo da.gli error i e dalle colpe sue e le scarica su di una parte del paese, sul Mezzogiorno e sulla Sicili a ; ne cancella tutte le colpe rea li imputateg li; e di colui 1.fa:· Turati aveva considerato come l"inca ma:tione d c:! brig anti'.' T ihurzi, e Salvemini, a 16 anni d i d istanza, aveva qualificato come " mìnistro della malavita", fa il più grande uomo d i Stato rispetto al quale J ichiara a Modena che avrebbe preferito " s pezzarsi , anziché distaccarsene" Dov egli non arrivò, arrivar ono i suo i luogotenenti; e Cabrini fa la d ifes a della conquista imperialista e Bonomi proclama J"utilità delle aristocrazie, neg ando d i u n colpo il metodo e le dottrine del socialismo contemporaneo per reg redire fino a S. Simon ».

Evidente mente, il Colaianni ha scritto q ueste righ e prima degli ultimi fasti bissolatiani, altr imenti av rebbe citato il fa moso telegramma al re dopo il 14 mano, nel quale telegranuna « il 6ero e lucido Bissolat i » mandava i s uoi « commossi e reve renti saluti » al Savoia scampato al re volver de l D'Alba Eppure, malg rado tutto ciò, né la Direzio ne, né Ja sezione cui è iscritto il Bissolat i, h anno avuto l'umano e civile coraggio di prendere un provvedimento contro di lui. E il Colaianni ha quindi perfettamente ragione di constatare che:

« Nel P. S. é è una grande ipocrisia: continuano a dirsi socialisti - nel senso classico i n cui si comprese il sociatismÒ dal 1864 e dall'Internazionale in poi - cnloro che più [non] lo sono. E se non ci si riferisce a1 rrogramroa marxista come pietra di parigone, eh.i oggi non si d irebbe socialista ? Tutti socialisti : dai dtmocristiani, a G iolitti, a Lunatti.... E r imane q uesto fatto: i repubblicani che passuono alla monarchia, da Crispi a Nicotera a P antano, non si dissero più repuhblicani in omt.Sgio alla sincerità politica ; continuano a proclamarsi !ocialis ti coloro che hanno relegato Marx in soffitta e in vece sua hanno p osto sug li a ltari Giolitti».

DALLA
143
RIPRESA DELL'ATTIVI TÀ, ECC.

OPERA OMNIA DI BENITO MUS SOLINI

Dopo questa acuta diagnosi dei mali che affliggono il .P. S., il Colaianni è ben lungi dal vergare un atto di morte. E chiama anzi « leggero » il giudizio del C roce che ha profetizzato solennemente la morte del socialismo. Jl Colaianni ritiene invece che:

Malgrado i rnoi errori, le sue d eficenze, e le sue colpe, iJ Partito Socialista il più importante dei partiti politici italiani ed è in possesso di una fon:a mttabolica latente, che d:irà la sua d iicenza in u n lontano avvenire».

N o n solo. Il Colaiann i p revede anche che:

« Ind ubb iamente il Partito Social ista, col suo schietto contenuto in Italia e dappertutto, sarà ìl reattivo più energico e p iù efficace che muterà la composizione e l'or ientamento degli altri partiti storici. Molte distinzioni e molti fruiC>namenti scomparir anno pel suo ìnt~rvento nella lotta politica e sociale ~.

Spetta a noi, socialisti rivoluiionari, il compito di ricondurre il Part ito sulla via della purezza e d ella sincerità. E questo compito dobbiamo cominciare ad assolvere nelle prossime assisi del Partito. Coloro, e ce ne sono forse anche fra noi, che non g iungono fino a votare l' espuls ione immed iata dei destri possibilisti, q u irinalisti, tripolini, riflettaÌlo sulle pa role del Colaianni e - poiché un Partito non è una chiesa, né una accademia, ma una associazione di volontari che hanno accettato una comune disciplina e una meta comune - si convinceranno che, se è lecito ad un ese rcito ch e combatte fucila re nella schiena i traditori, sarà ug ualmente lecito ad un Partito di espellere dal suo seno i transfug hi e i rin nogati.

Da L4 S 0fli1111, N. ~I, n giugno 19 12, Il

144
BENITO MUS SOUNI

( +) Alle dieci, il Mussolini, nella sua qualità di segretario del ComilaJo inlerfedmtle promQt ore del congreuo, porge il saluto agli inlervenuti,

O ra che il socialismo è morto - egli dice - e l'atto di decesso fu vergato dal rappresentante del neo-idealismo filosofico, Benedetto Croce, quando dei socialisti si radunano a discutere vien fatto di domandars i : Quale vitalità rappresentano? Fisiologica o ideologica? Del passato o dell'avvenire? Ci sono ancora dei socia.l isti in quanto ci sono degli uomini fedeli a questa idea o ci sono dei socialisti in quanto questa idea è viva non solo per noi, m1 per coloro che verranno?

Il socialismo è ben vivo e vivo è anche il Partito che è di quello la contingente espressione politica. Un avversario del socialismo, l'on. Colaianoi, lo ha recisamente affermato. Certo il ·P.S,I. si trova nella sua ora più critica, poiché critica è la situazione generale del paese.

Due fatti attraggono ora l'attenzione d i tutti. La guerra colle sue conseguenze e fallargamento del suffragio che traKinerà nel girone delle competizioni politiche altri cinque milioni d'italiani. Il Partito Social ista deve prepararsi a fronteggiare la situazione creata dalla guerra · e dal voto allargato.

A tale intento fu convocato lo straordinario congresso "di Reggio Emilia e questo di Forll in preparazione; allo scopo di trovare se possibile un punto. comune d'intesa fra tutti i socia.listi di Romagna. A nome dei socialisti forlivesi io vi propongo a presid enti Gaetano Zirardini, il vecchio i nternazionale che la turpe calunnia fo rca-agraria repubblicana tentò invano di abbattere, e la valorosa compagna Vittoria RambelJi di Cesena. Coll'augurio che le discussioni siano elevate, serene e proficue io vi porgo il saluto ospitale e solidale dei socialisti forlivesi al grido

• Riassunto dei discoui pronunciati a Forlì, n el lt-atro comuru.Jc, il 16 giu• gno 1912, nel corso del congresso delle federazioni socialiste romagnole, promosso in preparazione al tredicesimo congresso nazionale del partito socialista i11Jiano, (Da 1.4 Lolla di ClaJse, N. 126, 22 giugno 1912, 111).

[PER IL SOCIALISMO ROMAGNOLO] •
~ :; .· r,· 1 1 • i I : ' I I'

di viva il socialismo! (JJ di!(OfJO dei M,molini viene coronalo da grandi applarm).

Quando Gaetan() Zirardini 1ale ttl banco della presidenza scoppia 11n'ardamazione frenetica çhe dura parecchi mù111ri. Lo Zirardini; commouo, ringrazia con brevi parole, [ e] legge le aJe,ioni J,legrafich6 dei C omilaJo centrale della Frazione rivoluzionaria, della Direzione del Partito, del dott. Brune/li e di alJri. Quindi dà la parola al Mussolini che propone i_ due seguenti ordini del giorno: ·

«Il congresso delle F.[ederazioni] S. [ocialiste] di Romagna protesta contro la reazione giolittiana e dichiara la sua piena, fraterna solidarietà con tutte le vittime che soffrono nelle carceri patrie o erra.no per le inospiti strade dell'esilio».

« 11 congresso delle F. S. di Romagna. protesta contro i proposit i criminaJi della borghesia repubblicana del Nord America che tenta di mandare due innocenti, Giovannitti ed .Ettor, duci del movimento prole. tario, alla sedia elettrica, ed invita le sezioni socialiste a intensificare l'agitazione perché tale abbominevo]e delitto venga evitato».

Questi ordini del gforno f()nO approvali {ler acclamazione. ( + ).

Dalla relitZione delle Federazioni falla d ai segretari frderal.i: M11..<IO· lini (Forlì), Bia.Jzrhi (Ravenna), Capri (Lngo) , Ciccotti (Ceiena), L o· renzini (Imola), Mante/lini (Faenza) si ril evano i seguenti dati sulle forze politiche dd Jocialùti di R omagna. ( + ).

La Jeduta pomerididna è impvnente. Coi treni dei mezzog fomo so110 giunti moltiJJimi compagni. I pimi tre ordini di palchi rono gremiti di uditori a11e11ti aii'imporJantisrima disausione che Jta per 1volgersi fra i campioni dei derlri, dei sinistri e del rivoluziot14ri. Alle tre il Pre.si· denJe Gaetano Zlrardini dà la par()la a Giovanni Baai (+ ). Al B aui Jegue Antonio on. Graziadf:'i ( + ), Romeo dou. Galli ( +), Franceuo Ciccolli ( + ). Do{lo due brevi d iscorsi di U. Bùmchi pei siniJtri di P. Bonttvila. per gli intransigenti, il pre; ;dente dà la parola a Beni/o Mussolini.

Opp orrJ la l ogica ri110/11zionaria alla logica riformista. Legge l'ordine d el giorno del C.C. della Frazione r. e lo it/JuJra passo a passo.

· L'intransigenza non può essere che assoluta: in materia elettorale tanto aJ primo come al secondo scrutinio, così nelle elezioni politiche come nelle amministrative.

La messa in valore del suffragio giolittiano non può avvenire che a queste condizioni. L'int-ransigenza socialista. - ri,gida e inflessibileporterà un po' di coerenza e <li moralità nell a. caotica vita de1la demo· crazia italiana.

A mmellr col Gra2iadei ch e le classi nel senso « cast"alc » della parola non esistono: borghesia e proletariato si frazionano. Che importa ?

146 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Quand'anche il proletariato e la borghesia non fossero due realtà obiettive, ma, come pr etende Sorel, d ue « concetti puri », non potremmo rinunciarvi, senza rinunciare al socialismo : sono allcora le idee che dirigono il mondo. Ma le classi esistono. P er coglierne la loro es istenza bisogna vederle in tempo di guerra: nello sciopero proletario e nella serrata padronale.

A proposito di regimi politi_çi.feudali e rappresentativi non bisog na cavillare.

Ogni regime politico borghese ha lati positivi e negativi. I.a monarchia dei Savoia non merita in alcun modo le predilezioni di taluni socialisti.

Crilica poi a.rpramente t'atteggiament o dei deputati socialiJti dopo /',:.tJenlalo D'Alba e afferma che se il Partito espulse il De Marinis , reo di aver seguito la bara di un re morto, a maggior ragione devono espe"llersi coloro che si sono scioccamente proste rnati davanti ad un re \'ivo. Sono questi atti che demoralizzano le masse e le rendono indifferenti all'idea sociaJ ista.

I r ifo rm isti non devono giocare un bl,,ff al Pa rtito magnificando il suffragio universale Prima di tutto perch é non è universale, in secondo luogo perché non è conquistato, in terzo luogo perché l'esperienza delle altre nazioni ci dimostra che il suffragio universale non risol\'e la questione sociale.

Per noi il suffragio universale ha valore in quanto è un consulto della nazio ne, in quanto il suo uso dimostra al proletariato che se vuol redimersi non può, né deve rin unci are alla àvoluzionc.

I rifo rmisti di sinistra sono nell'equivoco . La loro fotransigenza è dettata da ragion i di opportunità . cont ingente, Noi invece siamo intransigenti pr:r :ragioni dottrinali e filosofiche..

Noi non .rinunciamo a ll~ v iolenza, né al concetto classico di rivoluzione che si rinnova oggi nella realtà delle tragiche giornate d i Budapest e di Liegi.

11 proletariato deve essere psicologicamente preparato aU' uso della \'iolenza Jilieratrice.

Le organizzui<ini economiche - q ualunque etichetta portinosono 1iformiste 1.:ierché la realt~ economica è riformista. Troppa atti· vità ha dato il Partito a. queste organizzazioni economiche che hanno rimpicciolito l'orizzonte men tale dell'operaio converten dolo in un passivo plccolo borghese, sordo ai riEhiami ideaU. Il sindacalismo del Sorel ~a una parte e il riformismo cooperativo dall'altra hanno ucciso il sentimento rivoluzionario del proletariato, Questa è la tristissima verità. , • .

11 P. S. Jtaliano ha avuto t roppa fretta In un paese di parven us an-

DALLA
147
RIPRESA DELL'ATI'IVITÀ, ECC.

ch'egli è voluto arrivare, ma per arrivare ha dovuto evirarsi. L'Italia ha ancora bisogno di un Partito Socialista diritto, morale, inflessibile che porti nelle competizioni politiche la sincerità dei programmi e degli uomini che sdegnano il facile, inunediato successo, poiché sanno che la loro ota fatalmente verrà, (E queJ/o uno srhelelrico riasJunlo del di1cor10 di Muuolini. Malgrado /'01'a tarda e la stanchezza del congresJo egli /11 ascoltato per qua.Ii un ' ora con un' aJtenzione religiosa. Lo 1Jes10 Graziadei si congralula col Af:ussolini rico n oscendone il coraggio e ltJ logùa)'};.

• Viene quindi inesso in votu.ione, « per alztta di mano», un ordine del giorno d i Frtnce!.Co Ciccotti. L'ordine del g iorno « viene appro,•ato alla qua.si unanimità. E il cong re»o è finito» . (Da. L, L olfa di Cl4!u , N. 126, 22 giugno 1912, lii).

148 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

POSTILLA AL CONGRESSO

Poche note telegrafiche di commento. Jl · congresso è pienamente riuscito, anche dal lato numerico, quantunque mancassero moltissime sezioni del basso Ravennate. Doverosa l' attestazione di solidarietà al Zirardini. Profirue le relazioni sulle Federazioni che ci hanno messo a contatto gli uni cogli altri. Si vive un po' troppo localisticamente in Romagna. Effetto dell'm1cien régime. Il numero delle forte socialiste è imPonente. Possiamo afferma.re che nessun'altra regione d'Italia - neppure j{ troppo decantato Reggiano - ha tanti sociahsti politicamente organizzati. Buon segno per noi. la discussione sul congresso nazionale è stata e levatissima. Giovanni Bacci h a riaffermato - malgrado i suoi ca.pelli grigi - la sua vibrante fede rivoluzionaria. Peccato che alla fine sia caduto in contraddizione con se stesso. Antonio Graziadei è stato di una logica di ferro. O s i è riformisti o non si è. I mezzi termini non sono possibili. Non si può essere riformisti fino a ,m certo punto come il Galli, che invano ha cercato di dare un contenuto dottrinario e una configurazione precisa alla sua intransigenza di sinistra. Logico fino alle ultime conseguenze è stato il Mussolini. Sull'ordine del giorno Ciccotti che fu approvato, facciamo i rilievi seguenti. Ci sembra pleonastica la facoltà data alle sezioni di ac• cettare Je dimissioni dei socialisti che saranno espulsi dal congresso nazionale. Ottime le premesse teoriche l; 2; 3. Noi siamo per la sistematica opposizione a qualsiasi ministero, con qualunque programma si presenti. Non bisogna lasciare porte socchiuse, se non si vuole che gli avventurieri del Partito l e spalanchino.

L'alleanza coi partiti cosiddetti affini non dev'essere interdetta solo per le prossime elezioni, ma anche per quelle che verranno dopo, sempre. C'è poi troppa materia per la piattaforma elettorale. Noi, ad esempio, dichìa·riamo che ci agiteremo ,per l'aboliz ione del dazio sul grano, ma non pronunceremo verbo ·per la « fondazione di un istituto naz-ionale di credito per le cooperatjve ».

Questi sono pannicelli caldi che ci accomunano con Luigi Luzzatti e coi riformisti destraioli luzzattiani.

.Accettiamo l'aggiunta anti-ma,sonica perché massoneria e socialismo sono assolutamente incompatibili cd è tempo di troncare questo deplore-

vole equivoco. Il socialismo - dice Arturo Labriola, nel suo libro su Giovanni Bovio - « è necessariamente anti-massonico e per due ragioni: p erché è proletario e non razionalista, perché è ant i-autoritario e non semplicemente anticlericale. Chi non intende questi due punti sarà tutto fuorché socialista. La prova che l'Italia non ebbe sinora socialismo è nella fac ilità colla quale i socialisti si son fatti rimorchiare e satollare dalla massoneria».

Passiamo l'ordine del giorno Ciccotti e la post i11a del Labriola a quei pochi rivo(uzionad socialisti che non sanno ancora rinunciare ai vecchi amÒrì col Triangolo e all'adorazione pa~iva del Grande Architetto dell'Universo!

150 OPERA
'OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
b. m. Da Ln Loua di Cime, N. 126, 22 giugno 1912, II.

NELL'IMMINENZA DEL CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO A REGGIO EMILIA

LE ERESIE CHE RISORGONO E LE ERESIE CH E MUOIONO

L'Azione Socialisla d i Roma, organo ufficioso dei «dest ri» e porta \'Oce autorizzato .dei bissolatianì, si occupa molto spesso e assai volentieri di noi, del nostro movimeoto, delle nostre idee, del nost ro giornale. Nell'ultimo numero dell' Azione Socialista compariva l'articolo che segue e che integralmente :ripo rt iamo poiché ci o ff re l' occasione di sp iegarci una buona volta p er sempre.

<( A PROPOSI'I'O DI SOCIALISTI ABERRANTI

« I socialisti rivoluzio nari non sono d'accordo fra loro e questo - per quanto la nost1a polemica d ebba d irigersi specialmente contro i rifo rmisti coside1ti d i sinistra - non ci dispiace certo Abbiamo avuto l'ordine del giorno della Sojfùt,z; poi l'ordine del giorno Lerda che h a praticamente annullato il primo; poi l' ord ine del giorno Ciccotti pc! q uale è implicita. l'espulsione dai Partito d i Lcrda e Bacci.

u Ma non è di questo che vogliamo occupuci Si tratta semp licemente di mi serie che dimostrano nei rivoluzionari r assol uta incapacità ad ogni concezione ed azione positiva.... che non sia r iformista.

• JI fatto più grave è che tra i rivoluzio nari si accentua sempre più, fra le varie sotto tenden2e, una, la q uale - mentre è la più violenta nd voler espellere noi r i form isti cosidetti di destra - dovrebbe considerarsi alla sua volta espulsa d ai P artito fino dall 'epoca del congresso di Genova. ·

• Di q uesta tendenza mostruosa sono fra i più ti pici rap presentanti il Mussolini d i Forli - personalmente rispettabilissimo, a nche pe.rché è uno dei pochi rivoluz.ionari d~ abbia dimostrato di saper pagare di persona. -, La Lotta di Classe che egli dirig e, ed in genere i socialisti d i Fo rlì.

u In :a.hm n ostro numero abbiamo rilevato come a proposito delle moment anee sommosse d i Budapest, il Mussolini scrivesse che esse stavano a d imostrare - contro !"opinione di Engels - che le barricate si possono e si devono (are considerato il grande n umero di cariaggi che attraversano le città moderne

«Neppure 1. farlo a pposta, pochi giorni dopo, compariva sull'Avanti!, in una corrispondenia dall"Ungher ia, il nobi le manifesto con cui i api delle orga· nizzuioni di colà. d ichiaravano tra l'altro:

I ·-=- -'-

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

« Uvori:tJof'iI

e "Siate tranquilli! Il Partito Socialista è il Partito dell'azione respon~· bile e collettiva .... 11 Partito non può permettere che andiate al macello, ... ".

"E"idcntemente in Ungheria non avevano perso né il seaso della r~spon:sabilità, né ìl buon senso.

« La medesjma Lolla di C!aSJe C"d il medesimo Mussolini stampavano commenti analoghi dopo i sommovimenti deJ Belgio. E ciò mentre anche nel Belgio i capi di quelle organizzazioni svolgevano un'nione energica nello stesso senso che .i nostri compagni ungheresi.

« D a p ar te della Lotta di Ciane e d el s uo d irettore tali glorificazioni e ta li appelli non sono rari ma continui, non sono casuali, ma· sistematici, Formano infatti parte inttgrante della loro concnione,

« Ecco, invero, come Li Lotta di C !a.JJe dell' 8 giugno 1912 (articolo d i fondo!) de6nisce il proprio socialismo: " li nostro socialismo è anti-statale, anti-mon;uchico, anti-capitalista, anti-patriottico.... ".

« Sulf" anti-capitalista " siamo tutti d'accordo e anche sull' "anti-mona.rchico" rispetto alle finalità ultime e date con tingenze Ma non o ltre. ll vero e runico carattere distintivo del socfa.lismo moderno, intimamente connesso col movimento dell'org3niuaz.ione operaia, è precisamente in ciò. Ma quando .si aJ. ferma, tra i caratteri tipici del socìalismo, essere anche quello dell'anti-patriotti5mo, a llora si cade in una ideologia antiquata da partiti borghesi superati dalla storia, e si è estranei a quello sforzo di organizza.rione operaia, il quale, mmtre forma il nostro midollo spinale, deve nd suo ben inteso interesse liberarsi dal ciarpame dottrinario e rancido di CC"Ite pregiudiziali da letterati mancati.

11 Come tutto ciò non bastasse, l'amico n ostro on. Graziadei - il quale al recente congresso di Forlì ha difeso con fitta energia l'ordine del giorno Berenini - ci ha narrato che il Mussolini avrebbe dichiarato nel suo discorso che i socialisti non dovrebbero più occuparsi dell'organinazione economica per dieci anni, e che egli accetta tutti i criteri. degli anarchici contrari a questa orguiizzazione. Al che l'amico nostro avzebbe risposto definendo il Mussolini come un lahriola.... ~cn:ta sindacati.

(j D unque, eh~ jJ riformismo di destra sia aberrante dal socialismo è cosa che deve ancora encre decisa da un congresso, ma che il rivolu:zionarismo ti po Forll ed altri sjti sia aberrante dal socialismo, è cosa che è stata decisa da tutti i nostrì congressi panati, a partire da quello di G enova.

<i Con che diritto costoro -che per giunta furono sempre degli indisciplimti e dichiatano anche oggi che resteranno nel Putito solo se i l Partito deciderà a modo lo ro in tutto - con che diritto costoro possono domandare - in nome dei principi e della disciplina - l'ei;pubione di altri da un Partito d&! quale essi sono profondamente lontani fino dalle più remote premesse? Ed è politi· camente onesto che i rivoluziona.ci delle a ltre scuole ed i riformisti di sinistra accettioo di allearsi ron essi, invece di allootana.rli.. almeno prima di decidere il nostro caso?».

Li. n ostra risposta è analitica e .può sembrare prolis», ma dtiediamo venia ai lettori e promettiamo che non ci occuperemo più dei «destri». Che j socialisti rivoluzionari non siano d'accordo fra loro, può darsi.. Questa unanimità dell'accordo, del resto, manca tanto ai sinistri, come

1'2

ai destri. Ogni tendenza ha le sue sfumature. Si passa dall'una all'altra per gradi. Na111ra non faciJ 1al1J11, neppure nelle idee. L'essenziale è che un punto d'intesa comune ci sia e i rivoluzionari sono ad esempio una· nimi nel ripudiare la collaborazione di classe e la partecipazione dei socialisti al potere.

L'Azion e Socialista afferma che la nostra tendenza dovrebbe essere espulsa dal Partito, nel quale ha perduto il diritto di cittadinanza sin dal congresso d i Genova. Anche noi saremmo i rappresentanti di un'eresia, o meglio della rinascita di un'eresia che fu condannata o è, comunque, condannabile. Perché allora non si è espulso Costantino La.zzari ch e da vent'anni propaga in tutta Italia quel verbo che noi diffondiamo da qual. che tempo in Romagna, Lazzari, che pur ieri, nelle colonne d ell'AvanJi !, t enacemente riaffermava che i socialisti non devono rifuggire dal lanciare il sàsso ne lla macchina borg hese per spezzarne i congegni?

Da quando in q ua i socialisti che credono ancora nell'azione violenta e insurrezionale delle masse e t"à.le azione psicologicamente - pel momento -p rep arano, sono considerat i aberranti dal Partito e dal sociali· smo? Sta in fatto che l'eventualità di un'insurrezione non esula nep· pure dalla concezione dei sinistri : è nota invero 1a formula eclettica del Treves che riassume tutti i mezzi dell'azione socialista nella frase: « da.Ha scheda alle barricate».

Ricordiamo che Rinaldo Rigola - in una sed uta della Confedera· zione generale del lavoro - proclamò solennemente che se Giolitti non avesse largito il suffragio universale, il prole'tariato sarebbe insorto. Rigola si proponeva dunque di smentire .Engels. Ma tra noi e i sinistri e (i ] riformisti di destra v'è una diffe renza fondamentale: essi nu lla fanno per preparare il proletariato alla tragica possibilità di un'insurrel: i.one, mentre noi più francamente dic iamo: i Proletariato, quando hl vorrai tradurre nei fatti il tuo ideale di una società senza pa droni , dovrai affrontare e sgominare colla violenza una coalizio ne d i formidabili ne· miei. La tua rivoluzione avrà uno o p iù episodi insurrezionali ». O an· che: « Proletariato, quando tu vo rrai evitare un ritorno della reazione o effettuare la trasformazione d i un regime politico, tu dovrai occupare le pìa.zze e abbattere i difensori dell'ordine cost-itu.ito ». ·

Per dimostrare che la nostra concezione è prettamente socia.lista, consentiteci. di togliere Marx dalla soffitta nella quale Giolitti lo pose, col complice ed immorale sileruio di quasi tutti i deputati socialisti. Carlo Marx è stato il magnifico filosofo della violenza operaia. E non solo il 1i.losofo, ma anche uomo d'a2ione. Ai sOCialisti italiani che si fanno un sacrosanto dovere d'ignorare la vita di Marx e la dottrina marxista n on sarà inopportuno ricordare clte Carlo Marx, tornato a Colonia nel 1848 per dirigere D;e Neue Rhe;niuhe ZeiJ11iJg (La N11ova G4zzetta R enana),

."'·'.""''i~·......,~.....?-~ -.~~ , ,

ebbe a subire un processo alle Assise per « eccitamento alla rivolta ar· mata ». E non è lo stesso Macx che nella Mheria de/Ja Filosofia scrive queste terribili parole:

« Soltanto in un ordine di cose in cui non vi s.aranno più classi e anbgc> nismi di classi le "evoluzioni sociali" cesseranno di essere rivoluzioni pol itiche. Fino allora, alla vigilia generale d'os;ni grande riforma. della ~ocietà, l'ult ima parola d ella scienza sociale sarà sempre: J/ comb,t11imento o la morte.' La Iuta sanguinaria o il m,ila! »

.E Marx che giustifica gli atti che si dirigono contro uom ini o edifici particolarmente odiosi perché ·ad essi si riconnettono ricordi dell'anàen régime. 13 Marx che apologizza l'ultima grande insurrezione di popolo del secolo XIX: la Comune di Parigi. E potremmo continuare col Maestro immortale. Passiamo ad un suo discepolo: Kautskr Ricordate il suo masni.fic!) paragon e fra evoluzione e rivoluzione ? L'evoiuzione avviene negli organi, la ri voluzione nelle f unzioni. A ccade nelle società umane ciò che si verifica nella procreazione degl i esseri umani. N el ventre materno il Ceto attraversa evolutivamente t utte le fasi dell'animalità, ma il trapasso dalle tenebre alla luce del feto ch e vive passivo la vita della madre all'essere che ha già una sua autonomia di movimenti e di funzioni, questo trapasso avviene nello spasimo sublime della carne che si lacera: è la natura che violenta se stessa ; il saluto ineffabile della vita è gridato in un'ora d'angoscia mortale.

Analogia veridica e sorprendente l Cosl nelle società wnane lentamente evolvono i germi di nuove istituzion i, ma la attuazione di queste è sempre un fatto rivoluzionario. Le vecch ie istituzioni non cedono - se non costrette - il posto alle nuove. Le vecchie classi non r inunciano - se non forzate - al loro domi nio polit ico cd economico.

Esempio tipico la lotta fra borghesia e cl ero e nobiltà, lotta che culmina nel t rionfo «rivoluzionario >> della borghesia. La concezione classica della rivoluzione trova neU-odierno indirizzo del pensiero filosofico un elemento di vitalità. L a nostra concezione ringiovanisce.

Il riformismo invece, il saggio riformism o debitamente evoluzionista, positivista e p acifista è ormai condannato alla decrepitudine e alla caducità, E .finito. Lo deprechino ·o no i socialisti, un fatto esiste innegabile ed è questo: il popolo non intende di rinunciare alla piazza e lo h a dimostrato parecchie volte e in diversi paesi, in questi ultimi tempi. Chi non ricorda le giornate di Mòabit? Quelle d i Barcellona? Le sommosse contro il caro-viveri in Francia? I socialisti di Budapest hanno - è vero - invitato il popolo alla calma, ma dich iarando ch e '« il Partito Socialista è il Partito dell'azione responsabile e collettiva», non hanno rinWlciato alle forme d'azione violenta. N on sono stati essi a proclamare

134
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

lo sciopero generale? E lo sciopero generale non è forse in sé, anche quando si svoJga colle famose« braccia incrociate», un atto di violenza? E passando ai socialisti belgi fac<:iamo notare eh' essi vagheggiano e preparano un grande sciopero generale che può dete rminare un moto rivoluzionario. La. nostra concezione del diveni re socialista trova la sua conferma neJla dottrina e nella realtà. contemporanea.

L'Azione Socialfrta trova poi che il nostro socialismo è aberrante perché « anti-patriottico ». Confermiamo la nostra eresia. Noi non possiamo concepire un socialismo patriottico. Il socialismo ha infatti un carattere di umanità e di universalità. Sin dai primi anni dell'adolescen2a, quando ci passarono per le mani i manuali grossi e piccoli d ella dottrina socialista, abbiamo imparato che nel mondo non ci sono che due patrie: q uella degli sfruttati e quella degli sfruttatori Per voi, destri, la patria è una specie di feticcio che può essere adorato da tutti. Per noi è un feticcio che come tutti sli altri non merita pietà.

La patria è u na .finzione, una mistificazione, una menzogna convenzionaJe. Lo riconobbero gli Umanisti deU'Ubi bene, ibi pa1ria e ,gli stoici che proclamarono r« Uomo cittadino dell'Universo» e « Cristo l'antipatriotta per eccellenza». Noi non siamo italiani, noi ci sentiamo, almeno, europ_ei. Non -v i sono più front ie re flatriottiche per la scienza, la filosofia, l'arte, l'economia, la moda, lo sport, e ci dovrebbero essere per il socialismo? la patria s'identifica oggi col militarismo. Sono jnscindibili. Chi dice patria dice militarismo. Noi supedamo il concetto di patria con un altro concetto : quello di classe. E siamo tipicamente socialisti.

Marx qu ando lancia il suo g rido: « Proletari di tutto il mondo uni· tevi ! » è un distruttore della vecchia ideologia patriottica.

E dopo il nostro ant i-patriottismo, j destri ci accusano di essere degli j' anti-organizzatori. Nel recente congresso romagnolo, chi scrive queste linee, disse: « Per dieci anni i socialisti devono disinteressarsi dell'organizuzione economica ». È una. frase che può essere giudicata paradossale,

ma che non rinneghiamo perché nasconde una profonda, innegabile ve-

rità, Sta . in fatto che da dit:ci anni a questa volta, il Partito Socialista ha dato 1a parte migliore di se stesso, il suo sangue più vermiglio, i Suoi uomini più devoti alle organizzazioni. economiche. Si è esaurito il cir-

colo per dar vita alla lega. La comunità delle idee ha abdicato davanti alla comunità degli interessi. Mentre la Confederazione generale del lavoro aumentava enormemente i suoi quadri, il Partito Socialista vedeva restringe re i suoi a cifre sempre più modeste. Noi credevamo che queste organizzazioni economiche assumessero e vivificassero il nostro ideale. Delusione! L'organizzazione economica è divenuta in Italia qualche cosa di piatto e di __ mercantile: Le m ille pecore sbandate sono oggi sotto la

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC.
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ferula di pochi pastori, ma sono sempre pecore. L'unione per se stessa non fa la forza. B tempo ·di rivedere questo dfrhé e di toglierlo dalla ,ir<:olazione. L'unione diventa la forza, q uando l'unione è cosciente. AJ. trimenti, no. L'operaio semplicemente organizzato è divenuto un piccolo borghese che non obbedisce che alla voce degli interessi. Ogni iichiamo ideale lo trova sordo. L'orga nizzazione economica è anemica. dorotica. Manca l'idealismo. E aJlora bisogna rinsanguare il Partìto che è la grande, naturale riserva di questo idealismo rivoluzionario che serve a distinguere organizzazioni da organizzazioni, e pecore dagli uomin i. E attraverso e conseguenziale alla r inascita del Partito avremo la rinascita dell'organizzazione che oggi ci offre cosl miserando spettacolo. Il nostro grido significava: torniamo all' opera di proselitismo pura~ente socialista., aumentiamo le sezioni e il numero degli inscritti, propaghiamo la nostra, « fede » ! D opo d ieci ann i di economicismo possiamo esamin are con piena coscienza g li effetti. 11 socialismo degli o rsa· nizzati s i risolto in una part ita computist ir.a d i da re ed avere, ent rata ed uscita, attivo e p assivo. G li esper imenti cooperativi sono fall iti, e quando prosperano non hanno nulla di socialista: si tratta di aziende semplicemente borghesi. "t: stato un socialismo di gruppi operai, favo riti dal governo. (Sintomatici, ad esempio, i sussidi alle Camere del lavoro votati da Amministrazioni clerico-moderate). I riformisti credono d ì aver progredito. Non hanno invece che esasperato g li egoismi di talune categorie privilegiate, rigettando queJla nozione di altruismo che è il sigi/Jum nobilitante del socialismo. Lo chiamano « movimento >>. Quale?

Aristotele ne distingueva tre: movimento attorno al centro *. Quest'ultimo è il movimento dei riformisti : una speci e di dt:lirium IYemms.

Hanno volontariamente trascurato iJ brh -à-brac idealista. Ma un proletariato schiavo dei suoi materiali interessi e non illwninato da una fede interiore è un proletariato che n~n g iungerà. mai alla luce della stoéia. Noi rivendichiamo al Partito il compito d i conservare e alimentare l'idealismo rivo luzioriario tra le folle dei diseredati. Ecco spiegata la nostra frase che tanto più o meno ingenua impressione h a suscitato qui e fuori .di qui.

Con queste jdee, siamo dunque degl i eretici? Ebbene, o signori dell'A zione Sorialisld, accusateci. Chiedete al pross imo congresso la nostra espulsior.e dal Partito. Noi e voi rappresent iamo certo due eresie, ma con questa differenza: che la vostra conduce alla conservazione sociale, 1a nostra prepara la rivoluzione sociale.

·Da Ls Lot1d di CJtU.r1, N. 127, 29 1iugno 1912, lII (a, 484).

• Lacuna d el testo,

156 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ALLA VIGILIA DEL TREDICESIMO CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO

IL CASO DE MARINIS AL CONGRESSO DI ROMA

NEL 1900 - UNA FRASE DI ANDREA COSTA - L'ATTO

DI BISSOLATI GIUDICATO E CONDANNATO DA BIS-

SOLATI - COMP!:RE-MOREL E LA N OSTRA ERESIA -

LA NOSTRA PREPARAZIONE NUMERICA

IL PRECEDENTE DE MARINIS

Al VI congresso nazionale del Partito Socialista tenutosi a Roma, nel salone Eldorado nel settembre 1900, venne discusso e risolto il caso De Ma rinis. Questo signore, che percorse di poi tutta la carriera min isteriale ed è oggi un radicaloide giolittiano, faceva parte allora del gruppo parlamentare socialista ed era inscritto alla sezione di Napoli.

Nella sua qualità. di segretario della Camera parteci pò ai funerali di Umberto e andò a riverire il re nuovo al Quirinale. Dep lorato dalla sezione di Napoli, il suo caso venne portato al congresso che confermò a sua volta il deliberato dei socialisti napoletani. Dall'interessante resoconto del congresso che qui sotto tiportiamo, togliendolo dall'Avanti! del 9 settembre, n. 1344, possiamo tratte alcune considerazioni pel cong resso d i Reggio E,nila che dovrà discutere e r isolvere iJ « caso » Bissolat i, Ca.brini e Bonomi, caso ben più grave e ripugnante di quello De Marinis.

Se qualcuno tenterà avanzare a guisa di pregiudiziale l'incompetenza del congresso a giudicare i deputati, r isponderemo colle parole dello stesso Cabrini che il congresso è sovrano. Se si vorrà - e sarebbe enorme!tentare un salvataggio, ricorderemo le parole colle quali A. Costa - relatore - chi~e la sua relazione sull'opera del gruppo parlame ntare:

« Avevamo votato il D e Mu inis a segretario della Camera non perché lltl· da.ss(i al Quirinale».

E quanto al sig;ior Bissolati - complimentato oggi dalla borghesia ben pensante cogli stessi aggettA'i l audativi coi quali venne incensato al-

lora il D e Marinis, - q uanto al signor Bissolati, egli è condannato in pieno dall'articolo di commento da Jui scritto io seguito all'espulsione D e M arinis, articolo che più avanti integralmente riportiamo l eggendo quel brano di p rosa virilmente socialista, e vecchio di appen a 12 ann i, noi non possiamo a memo di melanconicamente constatare che l'Italia è proprio il paese dei paglia cci e dei girella.

« ltnLAZION'E DEL GR U PPO PAR LAM ENTARE

« M11ffÌ entra a parlare in merito ai singo li d eputati. Deplora che gualcuno non abbia seguito la vi:i. che il Pa rtito traccia pel fatto dei suoi stess i prioc ipi Chiede a l relatore guaii provveJimenli s iano da adottare,

« Fagg i presenta una pregiud iziale. Crede che il gruppo parlamentare debba riso lvere t ali questioni da sé, stabilendo es.so norme in proposito, salvo l'approvazione de l Partito.

« la preg iudiziale è r esp inta

« Riui chiede sch iarimenti sul caso speciale D e M u inis,

,11 Pù,oli rileva che De Marinis è SC"gretario d e lla C amera, e q uind i per dovere di cortesia doveva .andare a lla seduta reale e ai fu nerali del re. Q uando si acceuano cariche bi~ogna accettarne anche g li obb lighi.

« M art11n o opina che il congresso debba deplorare l'atto del De Mariiùs.

« R i aardi rhicde che ch i ha sollevato la q uestione precisi i fatti. e p resenti delle proposte.

« M11ui, proponente, risponde che la p rt"Scntazione d elle proposte spetta al relatore Costa.

« Comi, relatore, prega invece il Mucci d i p recisare bene i fatti

« labriola A,111ro, pregato dal M ucci, precisa i fa tti. Il deputato De ).fa. rinis assist~ ai funera li del re e an dò a l ricevime nto del Quirina le. Gò è deplorevole anche per il fatto che il gruppo parlamentare socialista aveva deliberato d iversa men te Per questo la. s~ione di Napoli, che aveva ragione di dolersi d ella condotta di De N[arinis nelle t'leziogi e in altre occasion i e che ha notato la ten· denn d e! O c Mari nis ad es1rani:irsi un po' d a lla vita del Partito, ha creduto g iunta l'occasione di rilevar e pubblicamente la condotta sua nell'ultlma occasione e d i stig ma tizzarla. Scopo d ella Sé"lÌOn ~ era anch e di indurre il De M arin is ad affermare se egli intrndeva essere u n mandatario docile e rispettoso ai deliberati del Partito ; se intcndeva far p arte o no del gmppo parlament;:ire. N o i dobbiamo affermare che d a l cap itano a ll' ultimo gregario, tutti devono essere soggetti alla m edesima d isciplina,

« Zambianchi crede bastare la deliberazione della se2ione di Napoli. Se J'on De Marinis vuole appellarsi u q uella deliberazione venga a chiederlo egli s tesso al congresso . Noi n on abbiamo alcuna veste ptt u n g iudi zio.

« C.:.b,i11i combatte la proposta Zamhianchi. Il congresso ha d iritto d i dare un ,giudizio sulla condotta di un deputato, perché il deputato rappresenta t utto il P artito

« I l Preiidtnlt pone a i voti la p ropost a di deplorazione del l.abriola, la quale rileva come il D e Marinis non abbia n eppu.re voluto venire a giustificarsi dava!)-ti aJJa sezione d i Napoli, l egge l'ordine del g iorno della sezione nap oletana.

« B1,u1i leBSe un telegramma d i Ck Marinis in cui questi annuncia di essere ammalat o.

D S
OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSSOLINI

« B ,nboni vorrebbe si 50spendern: in considerazione Ji ciò i l gi ud izio if quale sarebbe oggi un giudizio contumacia le,

'l Dopo alcune parole d i Bergamasco F rancia, Svezia [,fr], Paoloni, si propcnc che il de putato D e Muinis sia senz'alt ro espulso dal Partito,

« Piuoli crede che l'ordine del g iorno della se-zione napoletana 5ia poco chiaro e q uind i poco leak.

11 D 411ni presenta una proposta già stata respinta

« Si arriva finalmente ai voti. Prima si vota su questa pregiudiziale di Bernudi no Vet ro :

«··Pr ima di ad-Ottare qu:ifa iasi misura di rigore contro De Marinis, in vitulo tclegr.uicamentc a venire personalmente a discolparsi o per lo meno a scri vere al congresso il motivo in suo favore "'. ( Sì grida : "De Marirtis si è già ghntifi,,zJo s11J D o tT Mrtri:ù, " ..

« La proposta d i Bernardino Verro r~pinta.

«·si lesse quindi questo o rdine d e-I giorno Labrio la-Mucci:

« "J1 congresso, presa cognizione d d biasimo inflitto dalla sezione di Napoli al deputato De Maiinis, consider.aoJo che al fatto specifico e concreto si tratta di biasimare un atto d"indisciplina e di affermare che per dovere di lealtà è obbligo d i Partito e5eguire le deliberazioni è el Partito e dei suoi gregari, conferma la deliberazione di Napoli ".

te Co11a come relatore aggiungr poche p arole di scusa per i l D e .Marinis e d ichiara che il g ruppo eleggendo D c Marinis a segretario del la Camera non intendeva ch' egli andasse al Quirinale. (ll. pp/a1111).

« L'otdine del giorno Labriola-Mucci è approvato a grandissima maggioranza» .

«: IL CO:MMf.NTO DI BISSOLATI

o: Il Popolo Rom,zno, la T ri buna ed altri g ior nali g ridano cont ro la Chie1a S ocialiJJa a proposito del voto <li biasimo inRitto dli cong resso socialista all'on . De Marinis. Anzi, il Popolo Romano co lto da un accesso d i trnerezza per il deputato d i Salerno, " carattere forte che non si p i<-'ga, animo gentile che no n si smentisce· , tenerezza che noi,. fari gran piace re all'on De Marinis.

« L'accusa contro i socialisti è vecchia q uanto balorda Nel fatto specialmente notiamo, che, quando fu deli berata la partecipazione dell'Estrema Sinistra per la minoranza agli uffici della Prrside nza, il gruppo socialista, d esign ando il De Marinis a lla carica di segretar io, g li fece intendere - né c'era bisogno - che il suo ufficio dove\·a ~sere strettamente parl.unent~re é non prestarsi mai a significazfoni di n atura politica; che il gruppo socia lista a.. deliberato in mo do esplicito e unanime l'astensione dalle onoranze; che il dis.corm detto in P arlamento da Filippo Turati, a nome del g ru ppo, dava a ciascun socialista la n orma precisa da seguire, inutile d'altronde per chi h a il senso di parte; che il D e Ma1inis, ciò non ostante, partecipò ai fu ne rali d l Umberto e a un'altra cuìmonia di carattere ugualmente mo narchico, esercitando atti che passano i limiti d ella funzione parlamentare commessa ai segretari, contravvenendo alla precisa disposizione adottata dal g1uppo parlamentare socialista e, q uel che p iù importa, contraddicendo ai principi e alle norme direttive del Partito Socialista

« D al fatto particolare, r isalendo al gmerale, dobbiamO fare qualche altra osservazione.

« Il P. S. non esercila tirannie verso alcuno, per il motivo semplicissimo che non ha uffici di ' leva. Voiliamo dire che esso non costringe nessuno ad entrar~ ndl~ 1\!C lilc, La coscrizione è libera.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Noi siamo p er il vo lo ntariato. M a. q umdo uno do manda l'onore <li partecipare alle nostre lotte, assume volontariamente g li obblighi che incombono ad ogni gregario dd rocialismo, chiunque egli sia Chi vuo le onori e non on c-ri , chi non conosce la virtù del dovere, ha semp re fra noi quel la grande libertà che non è negli uffici e negli impieghi del governo e della società presente: la libertà d i andarsene. J:: tirannia q uesta ?

« t poi strano che l'acrusa sto lid a d v~ga pro prio da colo ro chf' piU sono amanti di tutte le forme di costrizio ne, da quelle della caserma alle altre più terribi li ddla compressione \•io lenta d ella libertà di sciopero e di :is~od:nio ne

« li soci alismo non è tirannide, perché i suoi soldati sono volontazi, ma è milizia se•,cra, dove i d ~boli e g li incerti non hanno posto, nemmeno nelle ambulanze. La disciplina è la forza degli eserciti e d à la vittoria. L'esercito socidista co nta già qualche vittoria, perché h a saputo co mbattere disciplin :ito contro un esercito, numerosissimo, ma no n compatto. E vuol seguitare a vincere. Perciò diK us, ioni sui principi e sulle n orme, libere e illimitate, ma u ione unica e serrata. Chi non vuole stia fuori . Noi, o militaristi ch e ci accusate, non costringiamo n essuno ad entrare in caserma e ben comprendiamo le vostre accu se Son o le accuse mosse d a ll.i invid ia e dal di spetto, d.ill' invidia delle nostre fone un ite e co5cienti, dal dispetto ddk nostre \'ilto rie. Se cosl non fosse, in va::c d i urlue come se avessimo offeso vo i, ,·i compiacereste in un silenzio prudente d ella nostra poca a.ccorte-.a a per la- q uale res pingiamo da noi una fo rza, un ·• carattere forte ch e non si piega " ».

LA NOSTRA PREPARAZIONE

Rientrate nel Partito al 14 aprile, le sezioni della Federazione forlivese non hanno potuto - data la brevità del tempo e la crisi economica p rovocata dalla guerra - p relevare il maximu m delle tessere. Tuttavia ne hanno p relevato un numero rilevante.

Al 20 giugno avevano aderito al congresso nazionale le seguenti sezioni (il numero che segue il nom e r appresenta le tessere, q u indi i voti). ·

Forll 160, Rotfa 34, Teodorano 20, Ricò 20, Cusercoli D, Castig lione '10, Carpinello 60, Durauanino 22, Cappuccini 11, Roncadello 15, Meldola 6 2 , Villa franca 20, Ospedaletto 20, S. T omè 20, Pievequ inta 77, S. Leonardo in Scarpello 16, Bussecchio 30, Cìvitella di Romag na 20, · Devia 10, Collina 11, Via Lunga 15. T o tale 797. D elle alt re sezioni non abbiamo dati precisi. Interve rranno al congresso, quali rappresentanti delle sezioni, i compagni Benito Mussolini, Sa ndrino Farnetti, Addmo Cagnani, Ernesto Utili, G uglielmo Monti, I. Galiatoto e altri. Ci r i· suita che le sezioni dei collegi di Cesena, S. Arcangc:lo, Rimini hanno r itirato 1300 tessere. La frazione rivoluzionaria può dunque contare su 2 100 voti nella sola Provincia di ForU. T utti i rappresentanti ha nnQ mandato im perativo.

Da Ltt Lotta di Clau~, N 128, 6 luglio 1?12, III (,1, 484 48~) ,

160

SULL'AZIONE DEL GRUPPO PARLAMENTARE•

(Applauu). Permettetemi di cominciare con una dichiarazione personale. Si è detto da molti giornali , e molti compagni forse lo hanno creduto, che io avrei presentato e sostenuto una specie di pregiudiziale. Questa non è mai stata n elle mie intenzioni e c'è qualcuno qui che può rendermene fede, La discussione sulla relazione del gruppo parlamentare e sull'operato di taluni membri del gruppo stesso doveva farsi e la faccio al terzo comma dell' ordine del - giòrno, senza inversion i o anticipazioni. Io mi sono qualche volta domandato - cosl per curiosità inte llettuale - le ragioni dello scarso successo della propaganda 1.stensionistica in Italia. L'Italia è, certo, la nazione in cui il cretinismo parlamentare - quella tal malattia .cosl acutamente diag nostirata da Marx -h a raggiunto le forme più gravi e mortificanti. Si vede che siamo un popolo «politico» da tanto tempo che per quante disillusioni si provino, torniamo sempre ai vecchi peccati. Il parlamentarismo 'italiano è già esaurito. N e volete la prova? Il suffragio quasi universale largito da Giovanni Giolitti è un a.bile tentativo fatto allo scopo di dare ancora un qual. siasi contenuto, un altro periodo di « funzionalità» al parlamentarismo. Il parlamentarismo non è necessario assolutamente al socialismo in quanto che si può c~ncepire e si è concepito un socialismo anti-parlamentare o a-parlamentare, ma è necessario invece alla borghesia per giustificare e perpeluare il suo dominio politico. Tutte le nazioni moderne a regime più o meno democratico-rappresentativo ci offrono lo spettacolo di una borghesia travagliata e stimolata dal bisogno di rinnovare i suoi istituti politici. per e vitare od allontanare la precoce imminente vecchiaia che li logora. Il Parlamento francese vota la rappresentanza proporzionale perché il suffragio universale ha già esaurito 1a sua funzione trasformat rice; la Camera italiana vota il suffragio giolittiano per vivificare

• Discorso pronunciato a Reggio Emìlia. nel teatro « Ludovico Ariosto » , i l pomeriggio dell'S luglio 19 12, seconda giornata del tttdicesimo cong,esso nuiona.le del partito sociali$ta italiano. (Dal R n orol'lft> Jtlnogrizfiro d,J Xlll Colf·

VtJJo N11zio11al1 dtl Parlito SurialiJJa I1alia110 • lloma, Edi;uone della Direz.ione del Parti to Socialista Italiano, via del Seminario 871 1913, pagg 69-78)

l' istituto parlamentare, anello di congiunzione fra governo e popolo. La decadenza i nnegabile del pa rlamentarismo it:iliano ci spiega pecchi tutte le frazion i parlamentari dalle sca rlatte alle nere - abbiano votato compatte per l'allargamento del voto. :B il sacco d'ossigeno ch e prolunga

la vita all'agonizzante. Per queste ragioni io ho un concetto assoluta-

m ente n egativo del valore del suffragio universale, mentre per i riformisti

il su ffragio universale ha un valore positivo. L 'uso del suffragio univer-

sale deve dimostrare a l proletariato che neanche quella è l'arma che

gli basta per conquistare . la sua emancipazione integrale. La borghesia , come deve compiere il suo ciclo economico, cosi deve percor rere intera la sua parabola politica - realizzare cioè t ut ti i desiderata delle democrazie - fino al giorno i n cui scom parendo la possibilità di ulteriori trasformazio ni de i suoi istituti politici, u n al t ro p roblema, il problema fondamenta le, quello della (( g iustizia nel campo economico», dovrà essere riso lto e la soluzione non potrà essere che socialista : il passaggio alfe collettività operaie dei mezzi di produzione e di scambio. l'utilità del suffragio un ivem.le è, dunque - dal punto di vista sOCialist ico - negativa : da u na pa rte esso affretta l'evoluzione democratica. dei regimi politici borgh esi, dall'alt ra esso dimostra al proletariato la necessità di non rinunciare ad altri metodi più efficaci di lotta. (Commenti. Una 1,•oce:

«B gt'CUa »)

No, è marxista.

La relazione del g ruppo parlamentare socialista è una cosl scheletrita p overa cosa, che non vale la pena di discuterla. Come discutere l'operato di un gruppo di 40 deputati che si p resenta al congresso con due o t re paginette di prosa sb iadita e niente altro?! E tutto questo è il documento della sua vita lità, del suo interessamento per Ja causa del proletariato? Se questo documento doVesse dirci qualche cosa sull' opera dei deputati sociali sti n oi dovremmo t rarne delle ben t risti con statazion i. Badate che non voglio fare il piccolo processo agli uomini. Non pos· siamo, non dobbiamo fare un p rocesso di dettag lio. P erò permettete che, nella relazione, io rilevi alcune fr asi. Si gioca a scarica barile. Il _gruppo n on funziona ? La colpa è del Partito. ] deputati aspettano l'os· sigeno dal Partito e viceversa il Partito· dà la colpa a l g ruppo. Ora questo g ioco deve finire. A nulla gio,.:erebbe, dicono i relatori, I.imitare l' autonomia del gruppo. Io la voglio invece sopprimere. li gruppo non deve avere che una sola autonomia: l'autono mia tecnica, ma l'autonom ia po· litica non la deve avere, non bisog na concedergliela. (Bene.'). Bisogna che i deputat i escano da questo equivoco. Rappresentano il Partito o la m assa elettorale ? Rappresentano le sezioni socialiste che hanno lanciato e sostenuto la candidatura o il gregge anonimo e caotico dei vo-. tanti? Ebbene, se rappresentate, se siete deputati socialisti in q uanto la

162 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI
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DE LL'ATTIVITÀ, ECC, 163 vostra candidatura è stata lanciata dalle sezioni, dovete· essere sottoposti al controllo del Partito. La vostra autonomia politica deve essere sopp ressa. Vi si potrà lasciare un'autonomia. tecnica, ma l'autonomfa. poli• tica non più. I depuhti devono ubbid ire alla Direzione Si troverà. modo dì rendere 1e sezioni più spedite ed omogenee, più pronte o meno sorde a tutte le chiamate della Direzione, ma l'autonomia del gruppo è altamente pericolosa e lo abbiamo visto.

Del resto questa relazione conferma le nostre critiche. Si riassume: in queste parole: non abbiamo fatto niente. Addita talune cause che non riteniamo plausibili ed aggiunge che il congresso non dovrà seg nare condanna od esdusione di alcuno.

Ci sono dei fatti gravissimi nell'ultimo periodo di storia parlamentare. Questa mattina avete applaudito freneticamente quell'ungherese e si capisce. Là i deputati semplicemente liberali hanno fatto un' opposizione a Tisza che noi non sogne remmo n eppure in q uesta Italia. (Ap plausi . Una voce interrompe. Rrunori, in vellive, t11m11lro ).

Egregio amico, spero che mi conoscerete. ( LA 1teSJa voce i nterrompe di nuovo . Rum ori. President e*:« s;ano co ngre1sifti o del pubblico prego di n on ;111errompere l'oralore. Nel case chiedd.llo di parlare»).

Ma lasciando da. parte gli atti compiuti da singoli deputati - e po· tremmo citare lo scandaloso discorso del Cabrini sul Calendario degli Emigranti, il voto di Graziadei, un ico in tutta l'Estrema Sinistra, favorevole al mantenimento del giuramento politico - vi sono nella recentissima cronaca parlamentare episodi che non possiamo non segnalare come gl i indici deHa degenerazione politica e social ista cui è pervenuto il gruppo di uomini d1e nel Parlamento italiano rappresentano il nostro Partito. Ricordo la famosa seduta in c ui Ja Camera ratificò il regio decreto d'annessione.

C'è stato un uomo in quelJa giornata che è rimasto al suo posto, che ha resistito alle violenze verbali ed idiote della maggioranza, e cost ui è Filippo Turati. Ma i suoi colleghi socialisti lo h anno sostenuto come conveniva? No. C'è stata una opposizione a base di insulti e di ciarle come avviene in tutte le piccole scaramucce pa rlamentari, ma in quella seduta l'Estrema Sinistra doveva avere il cora_ggio di «sabotare» la manifestazione nazionalista. (Applansi viviuimt). Non doveva lasciare- solo il Turati, doveva insorgere, portare nel Parlamento italiano i metodi dei liberali del Parlamento ungherese, e l'opposizione socialista, se non maggiore e fficacia, avrebbe certo à.ssunto una più aperta e d,ccisa significazione, suscitando più vasto cerchio di consentimenti e di .simpat ie in me22:o al proletariato che - lo si voglia o no - detesta. la guerra.

DALLA
IPR ESA

Il governo presenta poi il progetto di legge di nuove spese militari Si trat ta di 60 milioni ed il gruppo parlamentare è assente. E viene un momento in cui la polizia italiana ·impazza. Due o tre mesi dopo l'attentato di D ' Alba si arrestano a casaccio d elle persone in tutta Italia.. Una Vacca - merita proprio qutsto nome - ordina degli ,uresti. Si getta la desolazione in tante famiglie ed il gruppo pa rlamentare è assente ancora una volta. Sl, c'è stata una protesta di Turati, ma è stata platonica: bisognava insistere, bisognava più fortemente criticare, si doveva dire che non è possibile, nel 1912, arrestare dei cittadini sotto l'accusa fan tastica di comp lotto. (A pplami vivissimi). Non si doveva limitare la protesta per quegli a rresti .al solo Di Blasio, perché è un avvocato, un l etterato. No, la protesta doveva essere p er tutti e doveva essere più energ ica. (Turali: « No, proJestai 1p1eialmenle per gli anon imi. DiJJi ,:he mi preouupavo poco degli a11vordli, t he avrebbero trovato difensori; mi preO((U• p11110 degli altri»).

Poi il ministero Giolitti vara un altro progetto: il ministero delle Colonie. Dove erano i d eputati sociafoti ? (U na voce: « A Tripoli»).

Un m inistero delle Colonie è concepibil e in Francia e in Inghilterra che possiedono ved e propri imperi coloniali, ma in Italia non poteva avere altro scopo che quello di aggiungere un n uovo ingranaggio al madornal e meccanismo della b urocra:zia d i Stato.

Assenteismo, indifferenza, inazione, ecco le parole che riassumono l'operato d el gmppo socialista. Le masse sono state oggi disingannate Pe rché nei circoli di campagna, dove si crede nel socialismo senza discuterlo, si aveva e si ha ancora una cieca fiducia nei deputati socialisti. Sono i santi che figurano, appesi sui muri, nei quadri allegorici del Nerbini. Si può essere iconoclasti, ma il popolo ama le i dee attraverso g l i uomin i, e, forse, h a r agione. I deputati socialisti dovevano essere - nel concetto d ell'umile gente - i combattenti i nflessibili, come lame di Tç:iledo, d alla vita alla morte. Le d elusioni n on si contano più Il popolo <.he sposa l e sue idee, non capisce la disinvoltura morale dei suoi rappresen tanti politici: il disgusto p er le inversioni e g l i esibizionismi degli uomini finisce p.er inasprire lo scetticismo per l e idee ( B;anchiui Umherlo: « v; manderemo 20 Marangoni». SN"rati: « L i deploreremo r<>me gli altri >>).

E volete una prova della nost ra rapp r eSentanza parlamentare nell'o pinione pubblica?

Dieci anni fa, dopo l'ostruzionismo, sarebbe stato possibile ad un Renato Simoni. d i imbastire la. Tnrlupin~ide? Voi siete degni della. ca.ricatura che sollazza la borghesia. (Applau.11).

L'ordine d el giorno che v i presento e che non ho an<:Qi& fi nito di illustrar e dice:

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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

« Il congresso, presa visione della povera, scheletrita rela:zione dd gruppo parlamentare, constata e deploca la inazione politica del gruppo stesso, inazione che ha contribuito a demoralizzare le masse e, riferendosi a.gli atti specifici dei députati ·Bonomi, Bissolati e Cabrini dopo l'attentato del 14 marzo delibera di d ichiarare espulsi dal Partito i deputati Cabrini, Bonomi e Bissolati. (Beniuim o . Applt11ui. Una voce: « E Podrecca? ». Rumon).

Ebbene, la stessa misura colpis::a anche Podrecca. (Beniuimo, Podreua: « E perché? Specificate». Vivi rumon).

P er i suoi atteggiamenti ~azionalist i e guerrafondai. (Podreua: « Non ho capito perché. Specifha/1! ». Rum ori viviJJimì. Da ,m gruppo di co11greuiJti, fra i quali il rom pagno Serrati, partono delle apostrofi all'indirizzo del deputat o Podrew1, f ra Clii Ji di;Jing11e la parola « àarlatano ». li deputato Podreçca e m olti d el gruppo di de1tra riJpondono vivacemente. Agitazione, tlfmt1/to. Presidente: « Farciano si lenzio. N on pouo permellere che Ji lancino accu1e e parol e im11llanti coutro ne;JUno . Prendef'ò dei provvedimenti. Esp ellerò dalla 1a/a chi Jf permell e que1to, anzi prego i compagni di den,,11ziare coloro che fanno nascere tali t u multi». Benùsimo! « Q11i si d eve /ibertJm enle e lealmente JiHIJtere d e/fa condona dei compagni n o.1Jri, ma nello ste110 tempo .1i deve ad eJJÌ il ma.J1imo riJpetto >> . Bravo! ApplaJm).

Non ho alcun rancore personale col Podrecca e non conosco neppure i deputati Bonomi e Bissolati.

Il 14 marzo un muratore romano spa ra una revolverata contro Vittorio Savoia. C'era un precedente che ind icava la linea di condotta per i socialisti Si era già criticato aspramente Io spettacolo indescrivibile offerto da ll' Italia sovversiva dopo l'attentato di Bre-sc i a M onza. C'è un libro, che potete accettare con bene ficio d' inventario, del Labciola, la Storia d( 10 anni, che vi dice come le classi alte dell'Austria-Ung heria seppero raccogliere con g randiss ima d ignità la notizia della tragica fine di Elisabetta. Si sperava che, dopo dodici anni, non si ripetesse il veramente indescrivibile spettacolo di Camere del lavoro, che espongono la bandiera abbrunata, di Municipi social isti che mandano telegrammi di rnndoglian2e o di rnngratulazìoni, di tutta un'Italia democratica e sovversiva che a un dato momento si prosterna clinanzi al trono. Difficile scindere la questione politica dalla questione d'umanità. Arduo separare l'uomo dal re, Ad evitare equivoci perniciosi, uno solo era il dovere dei socialisti dopo l'attentato del 14 marzo : tacere. Considerare cioè il fatto come un infortunio del mestiere del re. (Bravo! Applausr).

Perché commuoversi e piangere pel re, « solo» per il re? Perché questa sensibilità hterka, eccess iva, quando si tratta di teste incoronate? Chi è il re? :B il cittadino inutile, per definizione. Ci sono dei popoli che hanno

DALLA Rl.PRESA DE1.L 0
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ATTIVITÀ, ECC.

mandato a spasso i loro re, quando non· hanno voluto premunirs i meglio inviandol i alla ghigliottina e <r-'esti ,popoli sono all'.wanguardia del progresso civile P ei socialisti un attentato è un fatto di cronaca o Ji sloria secondo i casi. I socialisti non possono associarsi al lutto o alla deprecazione o alla festività monarchica, Quando Giolitti dà l'annuncio dello scampato pericolo, rutti scoppiano in un applauso giubilante. Si propone un corteo dimostrativo al Quirinale e alcuni deputati socialisti s'imbrancano senz'altro nel gregge clerico-nazionalista-monarchico. {Bemd). E si va al Quirinale. Non so se sia vero quel dialogo che le uonache hanno riferito. Non c'ero, ma non è stato neppure smentito. Si dice che quella frase oltremodo banale non sia stata pronunciata. Non importa. So che vi è un telegramma: « Pregovi di presentare a Sua Maestà il mio commo.rJo e reverent e Ja/1110 ». E questo è il Bissolati, il quale, 12 anni fa, gridava: «a morte il re!». (Appla11si a Jinistra. Rnm ori J11gii altri banchi. Bissolati ed altri:« No . No. Abbt1uo il re. LA deS1it11zi011e »).

Non c'è una grande differenza tra morte e destituzione. La destitll· zione è comunque la morte civile. (lntt"l'ruziom).

E la banalità d ei complimenti?

Bisso!ati elogia il coraggio dd re che aveva la carrozza chiusa, Ca.brini si sdilinquisce dinanzi la regina e ne riceve una lezione. Tutto questo « patftico » finisce nel buffo. Il senso dell' umanità offesa sbocca fatalmente nella piaggeria melensa, volgare del cortigiano. Ma l'episodio ha un'altra, più ampia e politica significazione. una specie di .riconciliazione fra monarchismo e riformismo. In Fran ci:.1. taluni s indacal isti s'accrutano ai camelots d11 roi e sono ind ifferenti dinanzi alla ripresa del bonapartismo. Tanto i riformisti italiani, quanto i sindacalisti puri o sordian i fanno completa astrazione dal problema politico. Non è questo l'unKo punto in cu i s'incontrano le due concezioni antitetiche del divenire sociale. Ve n 'è un altro. Entrambi ritengono inutile il Partito, cn· trambi m irano a sopprimerlo. Giorgio Sorel, che copre col suo dilC8gio le associazioni politiche dominate e utilizzate a scopi elettorali dai p,,ofe.r1ion11els de la pensé e e ritiene che il passaggio dal vecchio al nuovo mondo, dalla civiltà borghese alla civiltà socialistica avverrà per via economica e non per via ideologica, avverrà cioè nella fabbrica e non nel Parlamento, collo sciopero generale e non coi provvedimenti di un'assemblea di legiferatori, Giorgio Sorel è molto vicino al Bissolati dal « ramo secco ». Ma il Partito non ha dunque più nessuna funUon e da. compiere nel seno deile attuali società europee? Questo è il problema che noi risolviamo affermando recisamente l'utilità del Partito (ApplaJJ u). I 1ifor. misti non possono astrarre dal problema politico. istituzionale. In fondo il loro .social ismo è eminentemente politico, anzi parlamentare. Il 1010 $9Ci;t.lism9 diviene attraverso allo stillicidio delle «provvidenze» legi-

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OPERA OMNIA DI BENlTO M USSOLINI

slative. Sono i professionali della «riforma». 1l loro socialismo è il risultato finale della progressiva democratizzazione delle istituzioni politiche della società borghese. 1a democrazia che sbocca nel socialismo. Questa relazione di continuità fra i principi delJ' '89 e il socialismo costituisce il leitmotiv degli Stud; ;oddlùti di Jcan Jaurès, Il Codice Civile francese contiene disposizioni utilizzabili per la rivoluzione socialista. I riformisti quindi hanno tutto l'interesse di democratizzare rapidamente le istituzioni politiche. Ma gli atti che accrescono il prestigio della monarchia e tendono a conciliare le simpatie popolari, non solo sono anti· socialisti, ma sono anti-riformisti. Sono anti-socialisti in quanto rendono omaggio al privilegio politico, sono anti,riformisti ·in quanto con· solidano un regime che può, per la contraddizione che non consente, democratizzarsi fino al perfetto idillio della collaborazione di classe.

Anche noi abbiamo una pregiudiziale politica, ma essa non è sola; è parte invece integrante della nostra più complessa pregiudiziale anti· borghese. Se i socialisti italiani avessero accentuato il carattere anti· monarchico del Partito, il Partito Repubblicano, che vive di una sola pregiudiziale politica, sarebbe stato colpito a. morte e l'esodo, comin· ciato verso il '90, dei repubblicani collettivisti avrebbe gradualmente condotto tutti gli operai repubblicani nelle file del socialismo.

Ora si dice : non bisogna colpire gli uomini. Ma, egregi amici, e le idee? Noi siamo i malinconici Don Chisciotte dell'idea. Ma l'idea è « irreperibile>> come la Dulcinea del T oboso. Diwgna identificarla, l'idea C'è, in quanto c'è l'uomo che la cerca, che l' esprime, che a questa idea uni forma le sue azioni. Un processo alle idee è eminentemente domenicano, ma un processo agli uomini, in un o rganismo di battaglia, è un processo logico e umano e ve lo dimostrerò (Br.wo !) Noi non abbiamo fetjcismi personali. Non li abbiamo per i morti, e sarebbe ben , strano che li avessimo per i vivi

Io accuso il Bissolati del 1912 colle parole del Bissolati del 1900. Ex ore /110, te Ì11d;ct). Ricordo <:he nel 1900 l'on. Bissolati ingaggiò una magnifica battaglia contro i boxers, mestieranti ribaldi, sbucati dai bassifondi delle redazioni dei g iornali moderati e clericali, che si sca· gliarono sul Partito Socialista, tentando di coinvolgerlo nella responsabilità. dell'atto di Bresci. Bissolati si batté splendidamente. Era allora l'A vanli! un giornale di polemica, non un .giornale mezzo industrializzato com'è oggi. Ammetto l'industrialismo come un'esigenza del pm· g resso giornalistico moderno, ma il giornale polemico che tempestava a destra e a sinistra, contro il quale si appuntavano le collere b estiali degli altri giornali e del governo, lo leggevamo volentieri.

:S noto il caso De Marinis. Tornato da Parigi pet partecipare a.i fo. necali di Umberto, il suo atto sollevò aspre censure fra i socialisti na·

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poletani. L'epidermide socialista e ra allora di wu sensibilità squisita. Il ca:so venne portato al congresso di Roma. Contro la proposta di sospensiva di ogni giudizio parlò uno degli odierni accusati: il Cabrini, affermando giustamente la competenza del congresso sovrano a giudicare i rappresentanti del Partito. Il congresso approvò il deliberato dei socialisti napoletani c~ in dicava la porta al De Marinis e su proposta Labriola-Schiavi venne deciso <li dderire alla sezione di Reggio E. l'esame di un altro caso consimile: quello Borciani Il g iudizio del congresso di. Roma suscitò una certa emo:zione. La stampa borghese denunciò il domenican ismo intollerante della Chiesa Seciaiista, ma il Bissolati vecchio stile scrisse allora in risposta un articolo magistrale che vi leggo e che oggi costituisce, per fatale ironia di eventi, l'atto di accusa p iù formidabile contro di lui. Eccolo:

« Il " Popolo Romano" (giornale clericale moderato), la " Trib11na" ed altri giornal i gridano conJrQ la " Chie;a Socialista" a prQposito del volo di biasimo in/lino dal congre;w 1ocialùta all'on, De Marinis. A nzi, iJ • Popolo Romano" è colto da 11n acceuo di tmerezza per il deputato di Salerno, " cartltlere fort e che mm I i piegtt, animo gentile che non si smer1tiue" (gli stess i complimenti che fanno oggi a Bissolat i), tenerena che non farà gran piacere all'onorevole D e Marinis.

« L'accusa conll'o i JocialiJJi è vecchia quanto balorda. Nel ft1tl o speciale notiamo, che, quando /11 deliberala la p(tftecipazione dell'Estrema SiniJtrtt per la mino ranzd agli uffici dei/a Pr,u idenza, il gruppCJ socialista, deJignando il De MttriniJ alla carica di segretario, gli fece inlendere - né v'era bisogno - che il ;110 u fficio do veva eJJere Jtrelldmente parlamentare e non prestarsi mili a ;ignif ùazioni di naJ11r1J politica; ( r icordo la frase di Andrea Costa: " avevamo mandato D e Marinis alla segreteria della Camera, non a l Quirinale"); che il gruppo socialista aveva de/ihn-ato in modo nplicilo e 1111anime l' aJt en;io ne dalle onoranze; rhe il dhcorso detto in Pt1rlammto da Filippo Turati,- a nome del g ruppo (ho r-iletto or ora q uel discorso: era rverame nte socialista, non faceva concessioni alla canea), dava a ciasr11n _ Jocialista la norma pre<Ìs# da seguire, inutile d 'altronde per chi ha il se11so di parte; che ÌI De Marini! ciò non oJtante pttrJecipò ai f,meral i di UmberJo e a un'altra cerimonia di camttere 11g11almente mo11archicci, esercitando aui che paua.no i limiti della f unzione parlamentare ccmmeua ai ugretari, conJratJ11enendo aJ/a precisa dispo;izion e adottala dal gruppo ; ociaJiJta e, quel che più importa, contraddicendo ai principi e dle 11or,ne direttive del Parlito Socialùta. ·

« Dal fatto parJicciare, riudendo "1 generale, dobbiamq fMe quaJclu altra o;urvazione,

« Il P, S. (qui viene la parte interessante dell'articolo) non esercita

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

tirannie verio domo, per il motit1.o semplùissitn() che non ha 11/fici di lNJa. Vogliamo dire che esso [mm ] co 1tringe mwuno ad entrare n elle 1ue file, LA cosçrizione è libera.

« Noi 1iamo per il . 11olontarùmo. Ma q11,:mdo uno domanda l'ono re di partecipare alle noJ/re loue, auume volontariamente gli obblighi che inuJmb ono ad ogni gregario del sodalirmo, chiunque egli .sia. Chi 1111ole onori e non oneri, chi non con ou e la virtù del dovere, ha sempre fra noi quella grande libertà ch e non è negli uffici e negli impieghi del governo e della IOcietJ preunJe: la liberJà di andarsene. E tiranni a queJJa?

« E poi Jirano che l'arcusa stolida ci venga proprio Ja coloro che più Jono amanti di tutte le f orme di co JJrizions, da q11el/e della caur,na alle altre piN terribili deJ/a compreuione violenta della libertJ di 1ciopero e di aJ!OC'Ìazione.

<< li socùdimw non è tirannide, perché i suoi 10/dati sono v ol ontari, ma è milizia severa, dov e i deboli e gli imerti non han no posto, n emmeno nelle dmbulanze. La dfrciplina è la forza degli e sercili e dà l a vittoria. L'e.Jercito socialista conia già qflaiche vittoria, perché ha saputo combdltere disciplinato conlro ,m esercito, numerosiJJimo, ma non compatto . E v11ol seg1,itare a 1- in cere . Perciò discussioni sui princip; e J11!Je norme1 libere e i/Jimitdle, ma azione unfra e serrala».

Perciò sono contrario ad un processo contro l'eresia dei destri. Essi possono accusare me di eresia, almeno come si leggeva nell'ult imo numero dell' Azione Socialista; ma noi facciamo il processo non all'idea, ma a determinati atti che cadono sotto la sanzione del nostro codice e questo codice non l'abbiamo fatto noi (Appla,m).

« Chi non VJJole slii::J fu ori ( continuava Bissolati). Noi, o militarist i che ci accusate-, non costringiamo neSSflnQ od entrare in caserma e ben comprendiamo le vostre accuse S.<mo le accuse mnu e d111/a invidia e dal dùpello, dall'invidia delle nostre f orze unite e coJCienti, dal disp etto de/Je n o1tre vittorù. Se cos) non f osse, invece di urlare come se aversimo offeso voi, v i compiacereJJe in 1.m sHenzio prudent e della noJJra poca accortezza per la qNale rerpi'1giamo da noi una forza, un " carat· lerc forte che non si piega"».

Non so come si potrà risponde re a questo documento. Sono in attesa del miracolo. Il Partito Social ista pratica le espulsioni perché è un organismo. C'è la fagocitosi socialista come c'è la fagocitosi fisiologica scoperta da Metchnikoff. Se non corriamo solle6tamente alle difese, gli elementi impuri disgregheranno il Partito, allo stesso modo che i 8ermi patogeni introdottisi nella circolazione del sangue, quando i fagoc iti siano - per vecchiaia - impotenti ad eliminarli, fini scono pe[ abbattere l'organismo umano, (Ap pldllsr). La misura che con piena co-

DALLA RIPRESA DELL0 ATIIVJTÀ, ECC. 169
'1 ' i ., ., !

scienza vi propongo non deve sorpren dervi. 'B tempo di dire una parola che stronchi gli equivoci. :e, tempo di celebrare solennemente coo un atto di sincerità quella scissione che è ormai compfota nelle cose e negli uomini. Il caso ci ha dato un ottimo precedente e un non m eno ottimo insegnamento: il congresso repubblicano di Ancona. Voi lo avete visto: per aver voluto mantenere l'equivoco, il Partito Repubblicano è o ra. ma.i divenuto uno straccio. Sarà un bene o un male, non so, ma so che c',è la crisi in basso e in alto. LA Ragione, si dice, è in stato preagon ico, nel basso c'è la disgregazione, i circoli sì srnnfessano l'uno con l'altro e tutto questo perché il congresso ha votato una mozione sibillina, eia. stica , duttile, un vero pasticcio, come l'ha definita Pirolinì. Ebbene, guardiamoci dall'imitare i nostri avversari, perché noi vogliamo r itornare nelle nostre te rre ad alimentare il Partito, nel quale abbiamo una grandissima fiducia , perché crediamo ancora n ella sua forza ideale N oi r ileniamo che l'ltalia per ,a anni almeno abbia bisogno di un Partito Socialista forte ed omogeneo, ìl quale, come ha detto recentemente l'on. Colaìanni nel suo ultimo l ibro: I partiti polilici i n I talia, ha un comp ito p reciso da assolvere ; p recipitare, decomporre, cioè, Ja u otìca ed Mlcoerente democrazia italiana, urtandola ed assaltandola da ogni parte. Ecco p erché vog liamo un Partito numeroso e compatto. Ecco perché ci presentia mo con una lista di proscr izione Voi, deputati accusati, aspet• tate da tempo la nostra esecuzione; per voi significa liberazione. Sciolti da og ni impaccio formale, e da ogni vincolo morale, voi potrete p iù speditamente proseguire il vostro cammi no In fondo, non vi t rave· rete la voragine a rdente, ma la s:::ala fiorita del potere. N oi abbiamo un preciso dove re: quello di abbandon~rvi sin d'ora. al vostro dest ino.

Bis.solati, Cabrini, Bonomi e gli altr i aspettanti 'f>OSSOnO a ndare al Quirinale, anche al Vaticano , se vogliono, ma il Partito Socialista d ichiari che non è disposto a seguirli né oggi, né domani, né mai.

{Applmui 11iviJJimi e pro!tmgaJ i, M o lte congraJ11/azioni).

,~, - _----=~ 170 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI 1 ·

DA GUICCJARDINI A.... SOREL

Federico Engels - così ci narra il Loria nelle sue serate socialiste a Londra - opinava che lo scrivere troppe lettere fosse un sintomo dell' inevitabile rammollimento cerebrale ch e quasi sempre suole accompagnare la. senilità. . ' .

Io credo che oggi l'Engels aggiunge rebbe a conforto della sua opi• nione, oltre alla grafomania, un altro segno: l'intervistomania. Conio una parola orribile. Me ne dispiace tanto per i puristi, ma ·in questo momento non ho il tempo di consultare il Petrocchi e trovarne una · migliore Vengo al sodo. Chiunque legge i giornali italiani incontra spesso il nome di Giorgio Sorel. Un tempo fu collaboratore assìduo del forca-agrario R esto del Carlino. Oggi si concede alle interviste con una facilità sorprendente, Non v'è giornalista italiano che passando da Parigi· non si rechi a intervistare Sorel. E il buon vecchio ex-ingéniem des ponls et rhmméeJ - già completamente Liquidato negli ambienti sindacalisti francesi - ~ode anrnra, grai.ie alla logorrea delle interviste, una certa popolaritl in Italia, Comincio a credere che l'accusa che gli si faceva di vanitoso e di p oseur (ci tiene molto ad esempio alla decorazione dc La Ugion d'honn eur) non fosse esageuta o infondatà. Un uomo che ha la dignità grande del suo pensiero non si concede alle interviste colla accondiscendenza degli artisti da teatro e dei poli· tid di professione. L'intervista è un malcostume giornalistico. :e. quakhe cosa di altamente immorale E quasi sempre una forma di esibizionismo. Come trasmissione d' idee non è scevra di pericoli. Ogni intervista ha code che chiariscono, rettificano, smentiscono. G iorg io Sorel che si lascia inquisire, frugare, suppliziare da un ignoto corrispondente di un neoquotidiano cleri~le; Giorgio Sorel che - conscio o no - si presta alle mire reclamistiche di chi ha. bisogno dell'autorità di un nome o della. 5ensazionalità di un' intervista ,per lttnciare il nuovo prodotto sul mercato; Giorgio Sorel viene a noi caricaturato, mascherato, defigurato. N olre maiJre Sorel, è irriconoscibile. L' intervista. da lui concessa a.I corrispondente ·del quotidiano ltalitt è tale un contesto di inesattezze e banalità da fa.e trasecolare. Colpi deJl'intervistato o dell'intervistatore? Inut ile indagare il mistero. Sorel avrebbe detto che «la lotta impegnata fra le dìverse frazionì del socialismo italiano è più difficile a capirsi che

12 • I V,

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

la storia della Rinascenza. Io mi domando ancora se un Guicciardinj non vì si t roverebbe impacciato» .

Noi, mode!tamente, st imiamo che il problema della Rinascenza sia alquanto più complesso dei problemi che gli ordini del giorno Zibordi, Modigliani, Lerda, Reina ci hanno proSpettato. Specie se j tedeschi, in nome delle teoriche di Chamberlain, Wothmann e Reimer entrassero nell'agone a pretendere che la Rinascenza è fenomeno perfettamente ger~ man ico. Se l'illustre storico fiorentino citato dal Sorel tornasse in vita, si orienterebbe assai presto e facilmente nel dedalo della politica italiana, la politica non è sempre stata cosl? Part iti che si combattono in nome d'idee ant itetiche che li conducono al frazionamento; frazioni che si orientano, si differenziano e fin iscono talora per ricongiungersi a vittorie non definitive; sconfitte non irreparabil i ; trapasso di idee e di t radizion i; [ispetto alle forme; culto degli uomini : questi sono grosso m<Jdo, i termin i della vicenda di tutti i partiti, da quelli che battagliavano a colpi di spada sul fiorire dei Comuni o all'ombra delle Sig norie ai nostri che combattono a colpi di scheda, volgendo tempi infinitamente più leggiadri di quelli che fornirono l a materia a lle btorìe del Guicciardini.

Il Sorel opina, sulla scorta di Arturo l abriola - il quale, sia detto tra parentesi, ha t!oppi fatti personali col Partito Socialista Italiano per non essere accolto con beneficio d' inventario - che il Partito Socialista

I taliano << non ha attitudini per essere rivoluzionario ». Perché? Nell'attesa di una risposta commenteremo.... Guicciardinì. Il Sorel annuncia q uindi con aria misteriosa che « recentemente in una conferenza tenuta a Milano i capi del movimento rivoluziona rio sono riusciti a porsi d'accordo con i rappresentanti della grande industria sopra un programma professionista ».

D esidereremmo sapere dall'intervistato o dall'intervistante che cosa significa<< un programma professionist.t ». Paì:olc di colore oscure. Chissà mai quale tremenda macchinazione si è imbastita a Milano fra i capi delru na o dell'altra parte! Cè quanto basti per épater le bourgeoiI?

.Ah imè, no. Si ttatta, deve trattarsi di qualche cosa di pedestre, di limitato, di volgare. Oh, niente di sensazionale.... J;: un accordo stipulato il 2 giugno tra la Confederazione del lavoro e la Confederazione dell'industria per glr uffici misti di collocamento Tale accordo suscitò i sospetti dell'UniJà di Firenze e provocò quindi una chiara rettifica del Rigola nel n. 30 dello stesso g iornale. Se non c'è altro accordo, Giorgio Sorel che la pre tende a competente delle cose i taliane anche ne i retroscena, è semplicemente enfonfé. Ma un' ultima cosa, semp re a seconda l'ignoto mestierante del g iornalismo, ha colpito Sorel: « l'eliminazione dal Partito Socialista Italiano deì valori intellettuali ». E cita, in belJ'ordinc, Ferri, Labriola, Bissola ti , Derenini. Enrico Ferri, un valore in-

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tellettuale dal punto di vista sociaJista? Bastano forse la polemkhetta col Garofalo e i discorsi ,pronunciati in Roma.gna su Marx e Mazzini, quaòdo è ormai ooto ch'egli non aveva letto né il primo n~ l'ultimo, a insigniclo di tanto onore? Enrico Ferri - ormai lo sì può ,gridare senza scandalo --:-- ba dimostrato in ogni occasione di non aver mai penetralo il fondo deIJa dottrina socialista. L'algebra marxista repelle da un'intelligenza come quella del Ferri. t! chiaro. Non mi pare che il Berenini abbia portato un qualsiasi contributo alla letteratura contemporanea del socialismo. Grandissimo giurista e a vvocato. Nessun dubbio. Ma pensatore socialista? Dove? Quando? Con ch e? Legittimi interrogativi. E il valore intellettuale del Dissolati che tutti riconoscono non è p erduto pel soci~lismo italiano, malgrado l'esodo forzato. C'è un Bissolati acqui. sito defin itivamente alla storia del Pa rtito Socialista Italiano. E. il Bissolati che prefaziona Bako un ine, fomtwna l'umanitar ismo l t12zatt iano, orienta, satura e potenzia - prima del '900 - la coscienza socialista.

Qu('stO è il Bissolati che resta e non :i:i pt.:rde. L' esodo odierno puù segnare la sua decadenza, non la nostra. fi comunque assai strana la preoccupazione di Sorel, di questo sino a ieri feroce schernitore dei profeu i onn elr d e l a pemée!, che oggi si rattrista per l'eliminazione continua e fatale degli elementi intellettua li....

Eppure il Sorel ci aveva presentato un socialismo decisamente anti-intelJ_ettualistico, religioso anzi. Il mito dello sciopero generale nel socialismo t erribile, grave, sublime di Sorel ( secondo la testuale aggettivazione dell'autore) è un mito, cioè una favohi., 9uakhe cosa di non dimostrabile, di non effettuabile, che deve essere un atto di fede, l'atto cli fede del proletariato. Bisogna crede re ne llo sciopero generale, come i primi aistiani credevano nell'ap ocalisse. N on inda,gate. Non sottoiponete .jl mito a lla vostra critica razionalistica. N o n rompete il sublime in cantesimo Il socialismo non è solo un dato dell' esp erienza o una deduzion e scient ifica, ma uòa fede . Togliete al socialismo ]a sua fed e, cioè la sua p reoccupazione 6na!Jstica, teleologica e voi avete u n socialismo p rivo di vitalità, un socialismo che si r iduce e si r imp icciol isce al co rporat ivismo della categoria. L'esodo di akuni intellettuali non ci turba. Un socialismo intellettualiz~to finisce per essere un'accademia di sottili dissertatori. Si discute, non si lavora. Noi abbiamo bisogno di una cultura specifica che sorregga. e sia ada.tta all'azione. Nieot'alt:w occorre a chi concepisca il socialismo attraverso il mito so.reliano che è un atto di fede: Sorel è in contraddizione con se stesso.

Il Congresso socialista di Reggio Emilia dev'essere invece inte rpretat o come un tentativo di r inascita idealistica. L'an ima religiosa del Partito ( eu lesia) ,si è scontrata ancora un a volta col .pu.g m atismo realistico dei rappresentanti l'organizzazione ec~omica che non è una comunirà

DALLA IUPR.l!SA Dl1LL0 ATTIV1TÀ, ECC. 173

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

di idee, ma una comunità d'interessi. Ci sono i termirii dell' eterno conflitto fra l'idealismo e l'utilitarismo, tra la fede e la necessità.. Che importa al proletario di capi re il $0ùalismo come si capisce un teorema? E il socialismo è forse riducibile a un teorema ? Noi vogliamo crederlo, noi dobbiamo crederlo, l'wnanità ha bisogno di un credo . .E la fede che muove le montagne perché dà l'illusione ci1e le montagne si muovano. L'illusione è, forse, l'unica realtà dell'.,, vita.

BENITO MU SSOLINI

Dall'AvanJi.', N. 198, 18 luglio 191 2, XVI.

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DOPO IL CONGRESSO

T utti coloro - e non son ·pochi - che in diversi cunpi e per diverse ragioni desideravano clie il congresso di Reggio Emilia ripetesse l'in decente spettacolo del congresso d' Ancona, sono rimasti amaramente delusi. Si diceva nei crocchi dei consuetudinari del caffè o delle farmacie, si insinuava nella prosa dei giornali grandi e pi(Coli: vedrete che a Reggio Emilia i sottili scolastici del socialismo troveranno la formula che armonizza i contra ri: una formula cataplasmatica che sarà accettata da tutti come il minor male possibile. La commedia avrà un lieto fine. Forse, all'ultimo momento, inter-vercà Camilla Prampolini a dire la -parola pa.ssionata della conciliazione che disarma le collere e allora l'abbracciata universale avrà anche un certo valore decorativo, se non estetico.

Invece no. Coloro che si preparavano a ghignare sulla farsa socialista, hanno oggi il volto alterato dalla smorfia dell'invidia e del dispetto. Molti articoli sono rimasti inutilizzati sul bancone delle tipogntfie. Il Partito Socialista ha avuto il coraggio di una decis.ione veramente eroica che ha sbalordito gli avversari di tutti i colori.

Per spiegare questo che è parso un miracolo, i saggi commentatori del CON'iere della Sert:t. hanno dichiarato che la delihera di Reggio.deve considerarsi come una delle tante forme sotto le quali si rivela la rinascita dell'energia nazionale. Solo un Partito di vivi osa dividere, lacerare se stesso.

Un organismo in via di liquidazione rifugge dalle misure violente. Non può disperdere, ma deve raccogliere e tesoreggiare come uno st rozzino Je forze che g li rimangono e ne prolungano l'agonia.

Per l'istinto di conservazione esso non osa provocare neppure l'esodo di pochi uomini, perché intuisce che basta talora la caduta di una sola pietra a ridurre un edificio pericolante in un mucchio di inutili macerie. Il Partito Socialista invece non ha avuto queste preoccupazioni.

1! andato, diritto, incontro alla soluzione •logica che s'imponeva. E nessuno si è illuso sulle conseguenze del voto. Ognuno di noi ben sapeva che l'espulsione dei tre deputati savoini e del quarto guerrafondaio, avrebbe provocato un movimento dj solidarietà. Che il numero esiguo degJi espulsi si suebbe arricchito con quello dei fuoriusciti per sentimenti di amici.zia. o identità di idee Che la deliJ?era.zione di Reggio

avrebbe prolungato e creato la crisi oltre i confini del Partito Ufficiale: nei coilegi elettorali, nei consc,si amministrativi comunali o provinciali, nelle organizzazioni economiche.

Ah! era cosl comodo trovare una formuletta equivoca che evitasse o almeno procrastinasse l'indeprecabile scissione. Ma il congresso soc ialista si è rifiutato. Ha i ntui to che un altro equivoco significava il suicidio di." nanzi all'opinione pubblica, dinanzi alla :;toria,

Le due anime del Partito si sono finalmente denudate in un impeto ìn dimenticabile di sincerità e l'abisso che Je separava e le separa, essendosi aperto e mostrato sino alle sue più remote profondità, ogni dubbio svaniva, ogni illusione dileguava : le due anime repellevano invincibilmente l' una dall'altra: la separazione era la red proca liberazione. ·

Chi, dopo il voto di Reggio, oserà ancora accusare i socialisti italiani di acquiescienza al regime politico dominante? Poiché quel voto ha UÒ.a decisa e precisa significazione antid inastica. Tutti e tre g li ordini del giorno posti in votazione condannavano la seconda andata al Quirinale. Cera solo u na g raduazione della pena, ma tanto nella deplorazione del Rcìna, quanto nell'esclusione del Modig lian i o ne ll'espulsione consacuta nell'ordine del giorno vittorioso, una nota unariime vibra : l'incompati· biJjt à assol uta , l'antitesi irreducibile fo1 monarcato e socialismo.

Una pregiudiz.i.:le politica dunque? Certo, ma non nel senso lil)'litato e t:hiuso del Partito Repubblicano. La nostra pregiudiziale politica rien. tra nella nostra più complessa e completa pregiudiziale anti-borghese.

Ed ora? Noi guardiamo l'avvenir e con grande fiducia e non minore tranquillità. dì spirito. La scissione non ci danneggii; ci favorisce, ci agevola, ci servirà, non fosse altro, da pungolo sollecitatore. I destri. non arriveranno mai a costih1ire un Partito degno di questo nome. Gfr inizi sono infa tt i poco confortevoli Le prime riunioni di MiJano e di Roma - malgrado la réclame del giornale baslottaio che si stampa a Milanoerano poco numerose. Ci sono qua e là dei disertori isolati ·si tratta di avvocati, di p rofessori, di farmacisti, d i renlrh rhe da parecchio tempo dormivano e si svegliano oggi quasi percossi e storditi dallo scoppio di uno .scht'ap nel. Legg:ìamo dei nomi che costituiscono un vero p rogramma.

· Quel Savino Varazzani che figura tra i membri del Comitato provvisorio della cachetica sezione riformista di Milano, è un patentato e più volte bollato favoreggiatore di krumiri. Tutta la sua. attività socialista, in questi ultimi tempi, consisteva nello spiscierellare le novellette idiote dei giorni festivi, destinate ai lettori domenicali: attendenti e domestiche

Non ci rattrista certo l'esodo di questa gente....

E noi? La vittoria non ci dà le vertigini. IJ senso vigile della responsabilità non ci abbandona N on ci facciamo grandi illusion i e non le facciamo agli altri. ·

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176 OPERA "OMNIA DI BENITO MUSSOUNI
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Il Partito non è morto, come pretendono i piccoli nonché ra bidi necrofori di provincia, è scmplkc~ntc debilitato. Anche gli organismi esuberanti soggiacciono momentaneamente a crisi di depressione.

Il Partito ha bisog no d i una cura ricostit uente. Ha bisogno non di ritrova re ma di accrescere la fiducia in se stesso. Un periodo di raccoglimento e di preparazione di pochi mesi, basterà a ricondurre il socialismo italiano alla pienezza delle sue forze, pronto ad affrontare le bat taglie ch e la nuova situazione politica e' impon e. Può darsi che il Partito Socialista Italiano - questo grande morto destinato a seppell ire molti dd suoi a ttuali becchini - rinnovi, tornando all'i dealismo e alle folle, il prodigio d'Anteo, il gigante che ri acqujstava httte le sue formidabili energie non appena toccava la madre t erra che lo aveva espresso dal suo inesauribile grembo.

D a La Lotta di Claiu, N. no, 20 lug lio 1912, Jil ( a, 48~}.

DALLA RIPRESA DELL'AITIVITÀ, ECC. 177

LA BANCAROTIA

Il nostro articolo Eresie che mu.oio no e eresie che risorgono ha fatto proclamare a1 Pemiero Forcaiolo .... la bancarotta del socialismo.... Nientemeno ! Non corriamo però. Sarà, forse, la bancarotta di un sistema di organizzazione economica, non del socialismo. E allora perché i repubblicani fanno del mimetismo socialista? Non hanno anch'essi deUe cooperative ani~ate da uno spirito sufficentemente egoista? Non fanno anch'es.-;i d elle organizzazioni di classe allo scopo di ottener dei migliora· menti mate riali immediati? Vogliono fo rse associare la bancarotta del maziinianismo a quella del socialismo? I socialisti non hanno mai accettato l e organizzazioni economiche fi ne a se stesse. Non hanno mai trascurato le questioni ideali. Il socialismo è in se stesso educazione, el~vamcnto, progresso. Noi, davanti a una temibile involuzione delle organ izzazioni in senso corporativista, abbiamo lanciato un grido d'aJlarme Ma q uesto non aUtorizza nessuno a dedurre le arbitrarie e allegre illazioni comparse nel Pen.rie, o sempre più Forcaiolo!

Da l.4 Lotta di Clam, N. BO, 20 luglio 1912, III•.

* Nell'i,,,min,nra d,/ ron gr1uo 11,u;i,:,,,a/1 dr/ PtNJito ,a R , ggio Emilh,. Lt Wflil ,b, riJo,gono • I, " ' sie ,h, muoion o (151),

PERSONA L IA

Nel n. 27 del locale Pensiera FMcaiolo sono comparsi parecchi trafiletti lardellati d'ingiurie a me dirette. Potrei ripagare quei signori colla stessa moneta, ma le insolenze non sono argomenti, diceva Rousseau. Merita forse l'onore di una risposta certa gente che non potendo cimproverarvi nulla, tesse l'~logio dissimulato, ma non meno apologetico delle .proprie virtù e dei p ropri eroismi e vi manda, ogni sette g iorn i, al manicomio ? E vi ·ch iama « pa:zw fu rioso >>, ment re tutto in voi attesta la p iù completa e disperante normalità di funzioni ? Chi non vede la manifesta i mincerità anch e nell'ing iuria ? Quei signori se non sanno o non vogliono fa r altro, possono contìnuare lo dichiaro una volta per sempre che me ne infischio.

Da ù, Lolta di Clam, N. 130, 20 luglio 1912, III.

AGITIAMOCI PER STRAPPARE ETTOR E GIOVANNilTI AGLI AGUZZINI DELLA SEDIA ELETTRICA

L'agitazione internazionale del proletariato diretta a salvare la vita di Ettor e Giovannitti min acciati d i. morte a mezzo della sed ia elettrica, va intensifi candosi ogni giorno di più. Le masse ormai illwninate d~ i terribili precedenti di Chicago e di Barcellona, sanno che ogqi ritardo, ogni esitazione può esse re fatale. La borghesia americana non ha scrupoli umanitari: è violenta e brutale.

Potentemente spalleggiata e d ifesa dal governo repubb lica no, la borghesia miliardaria del Nord America t ratta gli operai come carne venduta che si può, quando si vuole, impunemente massacrare. La lotta di classe, in Am erica, non ha le forme idi lliche, temperanti colle quali si combatte in Italia; ma è invece un episo dio di guerra, un corpo a corpo furibon do e qua.si sempre cruento fra oppressi e oppressori. La for ma di governo democrat ica, an2i repubblicana, non deve illudere nessuno. Si t ratta di una et ichetta e nulla più .

Il gc,verno mette i iandelli formidabili dei suoi p ol icemen e i fucili dei suoi soldati a Completa disposizione dei negrieri dei t r uJt." D a qualche tempo la civilissima e liberissima rep ubblica delle stelle è scesa al livelJo della Spagna di Maura e dell'Italia di Crispi. Documentiamo p iù oltre Jl pericolo che Giovann itti ed Ertor finiscano sulla sedia elettrica non è ìllusorio come van no insinuando cert uni : è reale. Ag li Stati Uniti, dato il concetto di ven alità e di speculazion e che regola tutta la vita sociale, è relativamente fa cile otte nere la libertà provvisoria con cauzio ne; ebbene questa libertà provvisoria che non si è negata talvolta a pericolosissimi criminali è stata rifiutata a Giovannitti ed Ettor. V 'ha di più Alcuni coimputati pei fatti delJo sciopero di Lawrence sono già comparsi dinanzi al Tribunale per rispondere dell'ipotetico reato di cospirazione e sono s tati condannati a sette anni di carcere. Sintomatico e inquietante il fatto che l'autorità giudiziaria del M assachussetts - allo sco po evide nte di stancheggiare l'agitazione e di cogliere le masse di SÒrpresa col fa tto compiuto - ha ordinato un altro rinvio del processo ai primi di settembre. C'è ancora il tempo per far echeggiare alto e solenne il

I

nostro gddo di protesta, per·unirci ai milioni di proletari che dall' uno all'altro continente rinnovano e rinsaldano nei nomi di Ettor e Giovan· nitti il patto infrangibile della solidarietà di classe.

la pressione morale del proletariato europeo congiunta alla pres-sione morale e materiale del proletariato americano, deciso a ricorrere ai mezzi estremi, non sarà. nna, come qualche scettico pensa. Si ottenga o no la Liberazione di Giovannitti ed Ettor, si eviti o no l'epilogo tragico, noi socialisti dobbiamo fare il nostro dovere.

I compagni d'oltre Oceano ci lanciano un appello disperato. Socialisti di Romagna che non foste mai secondi a nessuno nel sostenere le cause dell'umanità e della giustizia,.. raccoglietelo e agitatevi!

Da 1..4 Lomx di Clam, N. 132, 3 a.aosto 1912, Ili (d, 226-227).

DALLA RIPRESA DEL L'ATTIVITÀ, ECC. 181

INDENN ITÀ SOCIALISTE

lo sono un primitivo. Anche nel socialismo. Io deambulo nell'athwe società. di me rcanti come un esule. Non sono un businenman, N on ho il gusto deIJ'affare Ora che i~ socialismo sta diventando un afiare~r i singoli e per le collettività - non lo capisco più. lo vivo in un'altra atmosfera, Sono cittadino di un'altra epoca. C'è stato un tempo in cui il socialismo non era p ratico, non era industriale, non era cooperatore, non era bancario; c'è stato tempo in cui socialismo sign ificava disinteresse, fede, sacrificio, eroismo. Parlo di trenta, quarant'anni fa . Allora c'erano d ei socialisti innamorati dell' ideale, oggi ci sono dei socialistii molti, i più - innamorati del denaro. L'an ima socialista è mercantilizzata. Il socialismo italiano è ormai un'µIlmensa partita compqt ist ica di dare e avere. Nessuno ripete oggi il bel gesto di Cafiero, il milionario pu&liese, che prodiga le sue ricchezze - tutte fino alrultimo centesimo - alla causa dell'Internazionale.

11 Partito è un vasto campo di speculazione. Un ex-prete - milionario, ch e porteremo presto sulla planche della nostra ghigliottina - non sa ri nunciare a un credito di poche m iserabili migliaia di lire che il Partito gl i deve. Smaschereremo l'ex-prete. In questi giorni il Partito Socialista Italiano è svenat·o di tutto il suo sangue finanziario dal pagamento delJe in denn ità. Pompeo Ciotti - il glabro mestierante del cialismo italiano che passa con una disinvoltura da clown dal v·ecchio socialismo al nuovo - Pompeo Ciott i, sonnolento rond d e ç11ir, ha chiesto un' indennità. E non ha sentito l'impudenza di domandarla. Rinnegato che ha perduto tu tti i pudori, ha tentato il colpo. Non gli è r iuscito. La nuova Direzione del Partito g li ha sbattuto la porta in faccia, lo ha mandato al diavolo con un fin d, non recevoir. Perfettamente. Ma l'Avanti! non ha potuto evitare lo scoglio delle indennità. C'è il contratto giornalistico. Sta bene Ma io non capisco il 50Cialista che se n e va e lancia al collo del g iornale il laccio dello strouino.

[I g iornalismo socialista non è il giornalismo borghese. Ora, quando vedo lo spettrale Merloni chiedere - nella sua qualità di ex-corrispondente d ell'Avanti.I da Roma - settemila lire d'indennità, io grido la mia protesta . Questa è .una p ugnalat a a l giornale. L'Avanti! è stato depauperato dalle i n dennità .Ad ogni congresso, ad ogrii cambiamento di-

rezionale ha pagato somme favolose. Nessuno ha rinunciato o ridotto le sue pretese. Ah no. Tariffa alla mano. Tanto e tanto, sino ai decimali. Ci sono stati dei giornalisti all'Aiianli! che potevano rinunciare all'inden- .

nità d'uscita o perché ricchi di famigl ia o perché già ospitati nei fogli borghesi, ma n essuno - eccetto Treves - si è accontentato ad andarsene senza i biglietti da mille, sangue del sangue proletario. Nessuno è stato capa.ce di questa carità di Partito. Crepi il giornale e con esso il socialismo itaJiano, ma noi vogliamo essere pagati! L'indennità diventa una specie di basso ricatto, una forma di vendetta politica. Sono i vinti che prendono per la gola i vincitori e g ridano il piratesco : o la borsa o la vita.

Bisogna che il prossimo congresso socialista decida. di negare Je indennità ·ai giornalisti socialisti. Il giornalismo socialista non è il giornalismo degli Albertini e dei Pontremoli. :B un giornalismo di tendenze, un giornalismo che subisce gli alti e i bassi del Partito. Chi entra nel· l'Aiianli! sa bene che la sua carriera è precaria. Finché l'Avanti.' non sia. sottratto a lle competizioni e alle cupidigie delle frazioni interne del Partito, il giornalista dell'.Aiianli! è alla mercé degli uscenti, Il suo non è l'esercizio di una professione con Carriera e gerarchie, ma è una battaglia.

Insomma, i professionali del socialismo - sia nelle organizzazioni, sja nella politica, sia n el giornalismo - mi tediano. Finiscono per assu· mere la mentalità conservatrice dei burocratici. Non hanno delle preoccupazioni personali. N on pensano che alla loro ,pelle. Datemi dell'iLluso o dell'imbecìlle, non importa, ma fo non posso sopportare, tra i socialisti, gli imitatori di Shylock 1 •

Da Lit Po/111, N. 3, 11 agosto 1912, I•.

1 Il problema intere.s.sant~. Lo mettiamo in discussione e invitiamo socialisti e giornalisti a manifestare il loro pensiero. Il quotidiaoo di Partito davanti al lavoro deve avere gli .stessi obblighi dd' quotidiano industrialiuato? -8 giusto che i l giornali$ta ascritto al Putito esiga l'indennità pz:ofc~ionale del giornalista 'di tutte le reduiooi?

· • LA Pol/11, periodico settimanale illu.stnto, usciYa a Milaoo sotto la dire2iooe di Paolo Valera, Redazione N. ammini.strazlonc; via Manfredo Fanti 4.

DALLA IUPRESA DELL'ATIIVITÀ, ECC, 183
'··i · ·
L'HOMME QUI CHEIH'.HE

LA VITA DI FEDERICO NIETZSCHE

Mirabile libro, questa vita di Federico Nietzsche che l'Halévy ha scritto e l' Ambrosini ha tradotto recentemente in italiano.

Il dolorante antisofo dell'egoismo - cosl Jp chiama TUrck nel suo Der geniale M emch - ha trovato un b iografo degno di lui. Si not i : l'Halévy è un fra ncese. Deve appartenere al cenacolo dei Péguyani. Parte di questo libro comparve infatti nei Cahier; de la Quìnzaine. t un libro che non si può ignorare. L'ho letto due volte, lo rileggerò ancora. opera perfetta. Non è la solita biografia. Non l'arida successione di date e di episodi, ma la vita nel suo pieno, complesso, terribile svolgimento materiale e spirituale, seguito, segnalato, scoperto giorno per giorno da un uomo che ha la sagacia dello -psicologo, la delicatezza dell'artista, la descrizione del gentiluomo, la simpatia lirica del poeta.

Non sempre la vita del 6losofo è necessaria a lla comprensione del suo s istema. Per quanto 1a vita dei filosofi getti sempre sprazzi di luce sulle loro filosofie, vi sono filosofi di cui vi è lecito ignorare l'anno della nascita o guelJo della morte. Qui la vita dell'uomo è un trascurabile incidente di frontè alla vita del pensiero.

le poche note biografiche di Colerus che precedono l' Etica di Spinoza ndla nuova traduzione francese del lan t2emberg, mi bastano, perché Spinoza è tutto nel suo sistema e la sua vita è un dettaglio; ma il sistema di Nietzsche invece è t utto nella sua v ita. Conoscere la vita di Nietzsche e riviverla, significa p enetrare e rivivere la filosofia del superuomo. Il libro dell'Halé vy è una iniziazione. Quando voi lo abbiate letto e meditato, guando vi siete famigliarizzato col Nietzsche uomo, affrontate il Nietzsche filosofo e poeta: le porte stellate della sua torre d'avorio non saranno più chiuse per voi. Halévy ha ritessuto con _ intelletto d'amore la tnma di una vita; senza interruzioni, ma con armonie.i. continuità. D alla cu11a alla tomba. 11 suo libro è un Bue h<Jmo meraviglioso. Gìà nella . sua infanzia e nella sua acerba giovinezza Nietzsche ci mostra le prime, non an(ota definite stigmate del suo destino. Nasce a Ri:icken il 1 ~ otto· bre del 1844 Suo padre è un pastore l uterano.

R&ken a un povero villaggio sperd uto nella vasta pianura fra la Sassonia e fa. Prussia. Ni~tzsche dì.Yenta orfano di padre a 4 anni , tra·

gicamente. Il vecchio pastore muore pazzo in seguito a una caduta dalJe scale. La casa percossa dal dolore diventa silenziosa e solitaria. Nietzsche è un fanciullo meditativo. Ha lo scrupolo del dovere. Alla scuola gli avevano detto d i non correre per le s~rade ed egli obbediva anche quando pioveva. Il suo sviluppo mentale è rapido, precoce. Appena novenne compone deila musica, fa dei trattati didattici, scrive due drammi. A tredici anni, la sua autobiografia. Entra alla scuola dì Pforta Ecco un episodio degno di uno stoico greco. Per smentire fi ncredulità scettica di alcuni compagni:, Nietzsche ripete l'eroismo di Muzio Scevola: tiene per alcuni minuti un carbone ardente nel palmo della mano. La cicatrice vi rimarrà tutta la ,•ita. La sua sensibilità è squisita. Traduce le sue impressioni in un linguaggio pqetico, affidate al giornale intimo quotidiano. A quindici anni si crede 8ià vecchio. 1:. triste, pessimista. indeciso. Mille progetti g li torturano il cervello. Vuole abbandonare le scuole per darsi alla musica. La crisi religiosa lo sorprende, Jo prostra, lo assilla. Sente l'insufficenza della vecchia fede, ma non osa abbandonarla. Lo confessa:

« 1·esistenza d i dio, l'immortalità della Bibbia, la rivelazione resteranno sempre dei problemi. Ho provato a negar tutto; ah I è facile distruggere, m a costruire!» .

R inuncia a dare una solu2ione a quest i misteriosi problemi. Un male di origine nervosa gli tormenta gli occhi e il capo. Primo sintomo? La poesia e la musica lo seguono durante tutta la giovinezza : da ROCken a Naumburg. Bisogna tenerne conto p er spiegarsi l'affiato lirico da cui sarà pervasa tutta la sua futu ra creazK>ne filosofica. Nietzsche non ama le matematiche. l suoi professori lo bocciano, ma ottiene ugualmente la licenza. A diciott'anni, nell 'ottobre del 1862, Nietzsche lascia Naumburg e si iscrive alla Univers ità di Bonn. H a bisogno di discipl inare il suo spirito e frequenta i corsi di filosofia. Qui la rompe col cristianesimo.

« Spesso - eg li scrive - la sottomissione alle volontà di dio e l'umiltà non sono che un.. mantello gettato sulla pusi llanimità vile che noi proviamo al momento di affrontare con bravura il nostro destino».

A vent'anni Nietzsche è un misantropo. Le Burschenschaften studentesche lo annoiano, l'ambiente di volgarità in cui vive lo e:saspera. Migra a Leipzig. Punto importante nella sua vita. A Pforta aveva conosciuto HOlderlin, a Lipsia conosce Schopenhauer « Il mondo come vo· lontà e rapp fesentazione » è la folgore che lo abbarbaglia sulla via di Damasco. Ne divora le duemila pa8ine Vi si perde - completamenteper due settimane:

DALLA RIPRESA DE(,.L0 ATflVITÀ, ECC. !Sl

Nel 1866 scrive:

« Tre sono le mie consolazioni: i l mio Schopcnhauer, la mwica di Schwnaon, le passeggiate solitarie».

Chiamata al servizio militare nell' artiglieria. Cade da cavallo e si frattura una costa. Guarito, si stabilisce a Lipsia, dove incontra un altro grande: W~gner. Holderlin, Schopenhauer, Wagner!: ecco il triumvi· rato propiziatore della giovinezza di Nietzsche, A ventiquattro anni, i lavori di filosofia pubblicati nel Rheinùche1 Muuum gli valgono una chiamata all'Università di Basilea. Nietzsche accetta la cattedra e va.nella vecchia città della Svizzera tedesca. Qui comincia nella vita di Nietzsche il periodo che .potremmo chiamare wagneriano. Triebschen! Quanti ricordi! L'amicizia tra Wagner e Nietzsche diventa intima, Il giovane filosofo è entusi asta del grande musico già arrivato alle soglie della vecchiaia.

« Wagner - scrive Nim.sche ad alcuni amici - realizza ciò che noi non possiuno che desiderare: è ull magnifico, un ricco, un grande spirito; un carattere energico e un uomo incantatore, deg no d'amore, assetato di tutto sapere »

Wagner comunica a Nietzsche il. manoscritto Dello Sta/() e della Religione, destinato a Luigi II dì Baviera. Nel '69-'70 la loro intimità: personale e spirituale diviene più profonda, Sotto }'influenza diretta d i Wagner, esce l'Origine della Tragedia, Con questo libro, Nietzsche scandalizza il mondo accademico di Basilea. La requisitoria contro Socrate, colpevole di avere ucciso la tragedia greca, suscita una certa emozione. Anche Wagner consiglia l'amico aJla prudenza. Allo scoppio della guerra franco-prussiana, N ietzsche torna soldato. Partecipa alla campagna. Colpito da gravissima dissenteria, torna a Naumburg per guarire e vi rimane alcuni mesi. l'incontro con Wagner è freddo. Wagoer « mangiava del francese » e gongolava per le vittorie prussiane che in certo qual modo lo vendicavano dai fischi parigini.

_ Miserie dei grandi spiriti! Questa sioia rumorosa e volgare spiacque a Nietzsche Altre nubi turbano il cielo della loro amicizia. Il festival d i Mannheim li riconciliò. Nietzsche passò il Natale del '71 a Triebschen, nella villa di Wagner. Il 31 dicembre dello stesso anno compare l'Origine della Tragedia. L'insuccesso librario è completo. Il 22 maggio 1872 Nietzsche è a Bayreuth dove Wagner ha definitivamente trasportato i suoi penati, e assiste a un a cerimonia grandiosa. Wagner de}>One la prima pietra del suo teatro.

Il dolce nodo, dell'amicizia si rallenta. N ietzsche non vede il Wagner di Triebschen, ma un altro uomo, un possente operaio, brutale, vendi-

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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
10on n:u.. . ... la Pò-i ; · N. 4 llllano, 18 Agotto 1011. -----------------r ,
'?,o;> A.bb. Annuo L. & - 01 numero Cent. ao t)~ttore PII.Or.O
---ed .lmmlo~t.rutone; JIILàJSO, VIiii. Jiutnd.o raau, • C:opc rt ina d el la rivistJ « La f o lla » J el !A agosto 19 12 {he ront iene un :ut ico lo di Ben ito Musso lin i
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cativo, geloso. Pure, per non dispiacergJi, rinuncia a un viaggio in Italia con un parente di M endelssohn. l'intimità amicale è scomparsa. Nietzsche scrive queste gra.vi parole, esprime questo amaro giudizio:

• W agner non h a la fona di fare gli uomini libe.d e grandi attorno a lu.i. Non è sicuro; egli è invece W5pettoso e altero , .

Poi, nel gennaio del '74, affronta il problema.:

« Che uomo è Wagner? Che cosa significa la sua arte?».

ù. risposta è disastrosa, distruttrice. Ecco :

e L'arte di Wagner è un mostruoso ~ntativo per affermarsi e dominarsi in un t empo antiartistico. a un veleno contro un veleno 1L

Nel 1876 Niet~ he ass iste a Bayreuth alle rappresentazioni de lla tetralog ia wagneriana. un ultimo atto di omaggio. Fra lui e Wagner tutto è ormai finito. Il ciclo f elice è chiuso. Gli anni che seguono sono anni di sofferenze fisiche e spirituali.

Nietzsche sembra fuggire se stesso e il suo destino. Non trova requie. Nel '79 il male oscuro che lo aveva già colpito a quindici anni, ritorna insidioso e feroce. I medici non ne trovano la radice.

Nietzsche diventa un fac-simile d'uomo. Abbandona l'Università e si mette alla ricerca di un rifugio. Nell'autunno del '79 lo troviamo a Napoli, in una specie di falansterio diretto da una donna di qualità spirituali rarissime: la Meysemburg; poi n ell'Engadina, a Syls-Maria; a Venezia da Peter Gast; nel novembre del 1880 a Genova, alla salitn delle Battistine n. 8. Gli inquilini I~ chiamano« il santo». Nell· '81, in luglio, eccolo ancora nell'Engadina.

Qui nasce l'idea del ritorno immortale.

• Un giorno - racconta testualmente J'Halby - ch'egli andava travcno i boschi da Syls-Maria 6no a Silvaplana, egli sedette non lungi da Surlée, ai piedi dì una roccia piramidale. In quel minuto e in quel posto egli conccpl il ritorno immortale. Pensò: il tempo di cui la durata è infinita, deve ricondurre di prriòdo in periodo una disposizione idrntica d elle cose. Ciò è necei;~uio, dunque è necessario che tutte le CO!>C ritornino.

e In un numero d i ginmi imprevedibile, ùurnenso, ma limitato, un uomo in tutto simile a me; io stesso in.fine, seduto all'ombra di questa roccia, ritto· verò qui la stessa 'idei, E questa stessa idea sari trovata da quC$t'uomo non solo una volta, ma , un numero infinito di volte, poicM questo movimento che riconduce le cose è infinito...

«"Che tutto ritorni senza posa - scrive N , - è l'estremo riavvicin,amento di un mondo del divenire con un mondo dell'essere; culmine- della medituione.

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MUSSOLINI

(Primi d·agosto 1881, a Syls-Maria, a 6$00 piedi al disopra del mate e molto di più al disopra d i tutte le cose umane) 1>.

Questa idea non viene sola. Poco dopo giunge Zarathustra, il persiano mistagogo del fuoco.

E Nietzsche - come assillato da un demone interno - continua a fuggire. Egli presente la sua fine. O rmai la sua vita si svolge fra le montagne dell'Engadina, le spiagge della costa ligure e la laguna di Venezia. Qualche breve soggiorno in Germania, Sono questi gli a nni della sua merav igliosa creazione. Eg li è incap ace di conchiudere· le sue concezioni in un sistema alla guisa dei filosofi classici, ma le lancia a l pubblico sotto la forma dell'aforisma, in libri agili e audaci, alla pnmphlétaire, M a il pubblico è sordo. N ietzsche è un antic ipatore, Come Schopenhauer, a nch'egli conosce la perfida congiura del silenzio ordita dagli accademici. Tra l' ·so e l' ' 89 escono tutti i libri di N ietzsche. Nel gennaio dell' ' 89, a Torino, siamo all'epilogo. Cominci ~ la pazzia. Eccone i primi terribili documenti Al professore Burckhardt dell' Università di Basilea Nietzsche scrive :

Io sono Fe-rdinando di Lesseps : sono Prado: sono Cbambiges : sono stato sepolto due volte, quest'autunno .

A Brandes:

Amico Giorg io, da quando m 'hai scoperto, nessuna meravig lia t rovarmi, ciò che ora è difficile è perdermi. Il Crocifisso...

A P. Gast:

Cantami un canto nuovo . Il mondo t' ch iaro e t utti i cieli si allegrano. .

A Cosima Wagner :

Arianna io t 'amo...

Visse ancora dieci anni nelle tenebre, tratto tratto rischiarato da brevissim i lampi di luce.

Muore a Weimar, il 25 agosto del 1900.

La vita di Nietzsche è un lento, angosciante calvario D ue spine, nella corona, più profondamente lo trafissero : l'abbandono degli amid

188
OPERA OMNIA DI BENITO
...

e l'indifferenza non l'ostilità dei contemporanei. Nietzsche era cosl ~sibile all'amicizia, ch'egli la preferiva all'amore, Lo confessava a Erwin Rhodc:

La mia amicizia ha qualche cosa di patologico.

Ebbene tutti gli amici a uno a uno lo abbandonarono, Romundth si ritira in un chiostro, Wagner gli diventa avversario, Paolo Rée lo tradisce con Lou Salomé, l'unica donna che abbia attraversato la vita di Nietzsche, anche Erwin Rhode negli ultimi anni s'allontana..,

« lo faccio la caccia agli uomini - gridava Nietzsche - come un vero corsaro, no.n per venderli in schiavitù, ma pu uascinarli con me, nella libert.i. ».

Ma nessuno lo segue e 1a sua invocazione disperata si perde come una voce in meno al mare.

L'indifferenza dei contemporanei. La g 1,igne editoriale. Lo spettacoloso insuccesso librario. L'Origine dt'lla Tragedia non trovò editori. Fu pubblicata, per favore, dall'editore di Wagner. Nessuno, in Germania, ne parlò. Solo una recensione sull'italiana Rivi.Ila Europea. Nient'altro.

L' insuccesso librario determinò quello a ccademico. Gli Sh.J.denti di Basilea - figli di pacifici borghesi - fecero il vuoto attorno al loro giovane professore dalle idee così audacemente innovatrici

Due allievi soli rimasero al Maestro che i professori di filologia delle università tedesche dichiararono « scientificamente morto>> La ·ma!dtlia ;lorica, seconda delle Con;iderazùmi ina11uali, uscita nell'aprile del '74, incontrò la stessa glaciale accoglienza. Cosl dicasi di Umano , . troppo umttno!. Nell' '81 pubblica A.urOf'a, ma appena gli intimi si degnano leggerlo. Critici e pubblico continuano a ignorarlo. Co1} parlò Zarath11slra passò inosservato. La quarta parte non trova un cane di edito re . Scluneitzer, editore, SCriveva a Nietzsche che il pubblico non voleva sa· perne del suo Zarathustra.

Nietzsche paga la stampa. ne fa. una t iratura di 40 esemplari, d i 01i sette furono distrìbuiti fra sii amici rima.stigli fedeli. Nell' '86, AJ di là del bene e del male non incontra miglior fortuna. Nietzsche lo stampa a sue spese. 'Nell' '87, all'epoca della pubblicazione di Zur GeneaJ.ogie. dn Moral, NictZM:he - sconfortato - cMl scrive a Peter Gast a. Venezia:

Voi lo sapete: da tre anoi ho speso circa 500 talleri in spese di stt.mpa : nessuno onorario, si capisce, e ho 43, ami.i e ho scritto 1, libri. Ben più. Dopo un esame e molte pratiche più penose di quanto non possa dite, l: un fatto che nessun editore tedesco vuole di me, anche se cedo i miei diritti d'aucorc

DALLA RIPRESA DELL'AITIVJTÀ, ECC. 189

OPERA OMNIA 01

BENITO MUSSOLINI

· ··Forse i miei editori ne godranno un ,eiorno. Per me - la so tJ11,he hoppofMd11do si rominttrà " comprendnmi, ,ion ,,, 11111,ò Jr1111 t14nlt1ggio. ...

Veridica profezia! Solo nc:gli ultimi anni, tra. l' '87 e l' '89, il pub· blìco notò Nietzsche, Tre nobili _e grandi spiriti, da tre diversi orizzonti, vennero nell'ora crepuscolare a confortarlo: Taine dalla Francia, Brandes dalla Danimarca, Strindberg dalle brume scandinave. Ma era ormai troppo tardi. Il« santo» aveva bevuto tutto l'amaro_ calice e concluso il suo sacrificio nella inunemore e perciò divina follia.

BENITO MUSSOLINI

Dall'Av.mri!, N. 224, 13 a.go.sto 19 12, XVJ.

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NEL MONDO DEI RABAGAS

Da qw.khe tempo io cammino fra dei rottami di uomini. L'Italia è ormai un'ampia giostra per gii invertiti di tutte: le fedi, di tutte le idee, di tutti i partiti. Non passa giorno senza che qualcuno abban_doni le file del sovversivismo per schierarsi in quelle della conservazione Non passa giorno senza che qualruno senta il bisogno di prosternarsi, di riconciliarsi, di recitare il ~a culpa davanti alla borghesia guerrafondaia e borsistica. Si vede nell'atmosfera della diserzione. I traditori - mascherati sino a ieri ._ gettano oggi la truccatura rossa col 8Csto dei supc· cuomini insoddisfatti e la p lebe imbestialita da undici mesi di guerra non sa g ridare ff comp11ez! dell'esecuzione. Io mi vergogno di vivere in questa Italia di funamboli e di passivi, di giocolieri di ogni politica e di gente che li sopporta con una rassegnazione evangelicamente idiota. Comincia, Ul2:Ì è già incominciato, il regno di Rabag&S ! Raccolgo nei giornali i documenti,

Io non ho mai creduto riel sindacalismo fr,0ndeu,, estemporaneo, aristocratico, di Paolo Orano. Ho sempre detto che Paolo Orano era l'Enrico Ferri del sindacaJismo italiano. Non l'ho mai preso sul serio. Sono lieto di constatare che le mie legittime prevenzioni non mi ingannarono. Paolo Orano era uno dei tanti commedianti che passano sul palcoscenico .della. nostra vita politica. .8 un Cagliostro in abito professorale. Quando l'ho vi.sto aderi re al sindacalismo rivoluzionario ho pen· sato: questo~ l'ultimo J,011r de fOt'(e del saltimbanco. E giunto al limite. Ora retrocederà. Tornerà nazionalista. Poi militarista. Quindi guerrafondaio smaccato. Facile profezia.

L'Orano herveista si è riabiJitato Sta recitando il suo atto di contrizione e lo affida alle pagine del Co"iere della Sera che fu nel '98 lo strumentò più valido delle delazioni al servizio del generale assassino. 11 direttore d'allora era l'avv. Oliva dd Giornde d'Italia d'oggi. :Paolo

Orano trova « bella, buona, risolutiva, qua.si sacra la guerra italo-turèa ».

Piolo Orano sente il b.isogno di accodarsi al tartarinesco nazionalismo

italiano per « lodare questa Jtalia guerresca, questo esercito che nella vertisine del più che la vita e più che la morte fa raggiare la fronte augusta di Roma, per ammirare questo esercito pii) bello e grande che non gli eserciti improvvisati per riforme rivoluzionarie ».

Paolo Orano ringoia con una g rimd<e disinvolta da esperimentato farr,ur tutto ciò che ha detto e scritto contro il militarismo nei quindici anni della sua attività sovversiva e scioglie l 'inno alla gloria della scia. boia micidiale. ·

Non ne sono schifato. Me l' aspettavo. Paolo Orano non ancora entrato nella ci rcolazione della cultura ufficiale. Non so perché. Forse per i suoi precedenti politici. La sua produzione libresca scivola nel mercato senza provocare emozioni. Lo seguo da dieci anni. Leggevo n el Soddlismo di Ferri i suoi PaJriarchi del Socialismo lo sfouio dell'erudizione m i soffoca. H o comprato i Moderni pubblicati dal Treves. So che il suo Crùlo e Quirino non è stato preso in considerazione dai cristologi d i vagl ia. '

Il suo stile è cat tedratico, involuto, asfittico. Ha dei periodi cosl lunghi che vi dan no l'asma. Il suo cervello è una immensa bottega da rigittiere. Non c'è nulla d i sistemato. Nulla di completo e di profondo. La Lupa, lanciata colla spettacolosa e po;gnante réclame del Quattrini, è morta quando l' involuzione patriottarda del suo direttore era già arrivata all a maturazione. Negli ultimi mesi viveva di ritagli del vecchio .A vanr;/

I vociani - cui va indubbiamente il merito di aver rinnovato le correnti della cultura nazionale - hanno fatto una parodia feroce degli scrittori delle Cronache Le//erarie. Le potete avere con dieci centesimi. Chiedete Lt Voce di Firenze, il numero delle Cronache Letterale. Tra• verete articoli di Pourceangnac, invece di Rmtign<1<; Orim, invece di Orano; D orma Pago/a, invece di Donna Paola, quella che incretinisce i bambini nella te rza pagina del giornale democratico di Lardopoli. La prosa di Paolo Orano è stata parodiata alla perfezione Le Cronache lei· Jerarie non hanno risposto.... Paolo Orano è stanco di vivacchiare nei Licei di provincia, Vuol giungere all 'Università.

Ma il mondo accademico italiano è r inghioso una casta chiusa. G ug lielmo Ferrero non è dell'Università. di Roma perché ha al suo pa.ssivo un volume di conferenze anti-militariste. Per arrivare in alto bisogna inchinarsi e strisciare. Bisogna rinnegare la vecchia fede Biso. gna meritarsi il perdono dei nemici. Il Carducci poeta repubblicano non esce dalla m edio crità nel umce/Jo delle cla.ui dirigenti. Ma l'ode

A lla Regina Margherita lo balza dal Pa rnaso.

Fra poco anche Paolo Orano sarà un g rande filosofo librettato e riconosciuto dai poteri della monarchia. lo fo ~.ascio nei cimiteri degli uomin i senza più spina do~le.

Non ho .finito. Adesso acciuffo e porto sulla bascule della mia ghi· g liottinà un a ltro miserabile giullare del nazionalismo, un altro impudent issimo transfuga : Tomaso Monicelli. L'ho conosciuto nel '904. Seri-

192 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

vevamo sull'Avanguardia del Labrio!a e del Mocchi. Faceva l'impiegatucolo privato a Milano. Il suo pseudonimo era l'Homme qui rit. Ricordo j suoi Medaglion i Riformi.sii. Una prosa stentata, forzata, greve. Non prometteva il Monkelli del Viandantt . 2 stato lo sciopero generale del settembre che lo ha rivelato. La cronaca di quelle memorabili giornate di dittatura p roletaria - fatta dal Monicelli - rimarrà nella storia della prosa sovversiva.. Era scritta con l'anima. C'era finalmente uno stile, e non la pedissequa, quasi plagiaria imitazione carducdana. Dopo il saluta.re tirocinio dell'Avanguardia, Monicelli passò all'A vanti! Poi tentò le scene. La sua Sorella M;nore parve wia magnifica promessa. Non l'ha mantenuta. Le produzioni che la segui rono ci allontanano sempre più dal capo-lavoro sperato. Il tentativo di serrare nelle brevi scene di un dramma recitato il vasto dramma sociale gli è fallito. Il teatro monicelliano si è chiuso coll'insuccesso . E allora venne il Viandan1e, giornale Di notevole, nt lla vita di questo giornale, un t'eferendum che fu l'indice segnalatore del grado d i degenerazione politica cui era pervenuto il socialismo italiano.

Il V iandante non g iunse a lla meta Mod lungo la strada. N essuno lo pianse, Non lasciò alcun vuoto nel mon do del pensiero. D'allora, Monicelli ~i è ritirato a Ost iglia. Adesso si dedica alla letteratura degli asili infant ili. Ha, naturalmente, anche lui il suo paio di conferenze che va ripetendo a richiesta. Permettetemi di detestare gli insopportabili oratori-grammofono. Di tempo in tempo , Tomaso Monicelli dà segno di vita nei giornali democratici. ll t ti polino . Quando scrive si dà le arie leziose dell'oracolo. Sembra un pedagogo in cattedra. L'altro giorno l'ho sorpreso in un g iorn:i.lc di Bologna, con un articolo che comincia :

« Vorrei consigliare :.i.i sociali5ti italiani di le88erc il libro di Podro:ca sulla Libia ».

E continua con uno sfogo astioso e bestiale, da cui t rapela la bile dell' uomo svalorizzato. Non è una recensione del libro. :B l'apologia dell'autore. Di quel Podrecca che h a stomacato i socialisti italiani. L' art icolo è comparso nel giornale diretto da un pennivendolo passato dal socialismo agli stipendi della slavata democruia massonica-popolarista. Anche Monicelli è un guerrafondaio. Anch'eg li è diventato un benpensante. Fra poco sarà proclamato da uno dei tanti }anni del Corriere il principe dei novellieri. Dove è andato il Monicelli rivoluz.ionario herveista? In frantumi. Le schiene dì cartilagine non resistono agli urti delle crisi sociali.

C'è un libro che il Monicelli socialista dovrebbe consigliare di leggere : E!pan1io nismo e. ~olonie di Enrico Leoo.e. Che cosa valgano le divag~zioni più o meno letterarie dei P odrecca o dei Rossi-D orìa di fronte

DALLA
DELL'ArrIVITÀ, ECC. 193
RIPRESA

al formidabile libro del teorico del sindacalismo italiano? Qui tion e ~ l'Arcadia beota di cui fa\•oleggia Tomaso, ma la scienza, la storia e il diritto e la condanna aperta e recisa dell' impresa africana. Sarebbe tempo di distinguere fra espansionismo «:onomico e conquista militare. Ma i letterati si ubriacano di frasi. E l'Italia è il paese dei letterati. L'im· presa tripoUna è stata I'r111baine dei letterati a spasso. Tomaso - anima filistea di borghigiano - chiese di perire sotto le lame proletarie. Ma no. I conigli non fini scono sulle lanterne. Andrea Chénie.r è di un altro tempo. Tomaso ha la prudenza furbesca del santo di cui porta il nome. Non t: andato a Ravenna per la paura di una fis chiata. Gli hanno buttato in faccia la sua prosa antimilitarista di p ochi anni fa e l'eroe è rimasto al sicuro nel suo borgo natio. Pagliaccio, va!

Ho scelto due ca~i, ma potrei elencarne una f i.h4 chilometrica. Basta. Mi riassumo. Ogni nazione ha avuto guerre coloniali, ma lo spettacolo dcil'Italia ufficiale e sovversiva nOn ha precedenti. Fu, [ in J alto, il fanfaronismo ufficioso e giornalistico che riabilitava Tartarino ; in basso, il sovversivismo disorientato e impotente I.a monarchia ha gìà vinto la sua guerra e l 'ha vinta in ltalia. L'ha vinta q ui aggiogando al suo carro i puledri deJla rivoluzione. Le dedizioni non si contano più. Le prode del Rubicone formicolano di uomini che voglioho vendersi. Alza.telo dunque il cartello c he richiami i compratori alla fiera delle coscienze ! Ce ne sono di tutte le qu.ilità, di tutte le et¼, di tutte le origini. Trombettieri, soffia.te nei vostri ottoni! n ·la liquidazione di fine stagione. Coscien ze e stoffe. I due articoli non sono dissimili. Come potreste credere.

Jonathan Swift nei suoi LibeJJi ha definito la « coscienza » « un paio di brache che si calano quando fa bi~og no ».

Ma voi follaioli di h.ltte le terre, follaioli che non •,;olete adattarvi, né rendervi, né conciliarvi con que~a vituperosa società. di ladri e di derubati, voi portatemi delle pietre, portatemi sempre delle pietre, portatemi delle gerle ricolme di pietre perché io possa in un'ora di frenetio lapidazìone maciulla re e seppellire tutti i Rabagas della terza Italia.

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OPERA OMNIA 01 BENITO MUSSOLINI
L' HOMME QUI CHER.CHE Da ù p ,,1/.t, N , 4, 18 agosto 1912, J.

LUIGI BERTONI

:e il direttore del bilingue socialista-anarchico Réveil di Ginevra. t! stato arrestato recentemente a Diekkon, presso Zurigo, dopo una con· ferenza su Bresci. L'ordine d'arresto è partito da Berna, da Kronauer, p rocuratore federale. Il Bertoni, cittadino svizzero, perché nato nel Canton Ticino, è la bestia nera della borghesia el vetica. L'ho conosciuto a Berna nel 1903. Alto, secco, naso prominente, lineamenti angolosi, sbarbato. Ha dell'asceta. Scrive e parla, con grande correttezza, l'italiano e il fran cese. La sua cultura storica e sociologica è vastissima. E una delle prime teste pensanti dell' anarchismo inte rnazionale. Operaio. Lavora da tipografo otto ore al giorno e gli rimane il tempo necessario per scrivere un g iornale e tenere de lle t oumées di p ropaganda, La sua. attività è prodigiosa, Il gruppo ed itoriale del Révei/ è opera sua. stato tracaué dalla polizia e dalla magistratura. Ha subito dieci processi, rirortate molte condanne . Una d elle sue autodifese è consegnata alla Storia della letteratura sovversiva. Nel 1904, a Ginevra, ci siamo incontrati parec. ch ie volte. Abitava a rue des Savoises, 6. Una strada tranquilla, un appartamento modesto.

Odiatore del fwuionarismo operaio, dei permanents, dei p rofessionali, egli non ha mai voluto abbandonare la cassa del composito re. e uno spirito d iSinteressato.

La sua probità personale non è messa in dubbio neppu re da coloro che . }o brucerebbero nei piani di Champell, là dove il bieco riformatore ginevrin o mandò alle fiamme: il corpo di Michele Serveto Io bo lavorato per il gruppo del Réveil. Ho tradotto nel 1904 quasi. l'intero volume del Kropotkine: LJJ parole d'11n revolté Gratis. Nel 19 11 ho voltato in italiano il primo volume di La GMnde Réuolution sempre del Kropotkine. Non volevo retribuzioni, m a data la difficoltà e la lunghezza del lavoro sono stato pagato. I vaglia del Bertoni mi sono Biunti con una puntualità e una r egolarità da banchiere

Particolare interessante. Lujgi Bertoni è stato arrestato mentre il popolo svizzero, con ·fuochi di gioia e stormi di campane, cè lebrava l'anniversario della sua libertà sei volte secolare. A t roce ironia La libertà -~ sviuera è un mito come l'esistenza d 'Omero. An~e la stampa. è vile. N essuno ha annunciato l'arresto. Dopo q uattro giorni la notizia è pas-

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

sata senia commenti. Kronauer, in una nota diramata ai giornali, comu· nica che Bertoni sarà chiamato davanti alla Corte Penale Federale per violazione dell'articolo 52 bis del Codice P enale. D eve tratta rsi di apologia di r eato.

La massa operaia è in fermento . Sabato scor so si tenuto a Ginevra un g randioso meeting de proteitaJio n. Altri ne sono annunciati in tutta la Svizzera. Ma la vecchia Repubblica è stanca. La borghesia non è più sicura di sé. Teme le folle incal?c:1.te dagl i agitatori stranie ri. La gente di Teli è ormai degna di ricevere il Kaiser e di morire nelle braccia degli Hohenzollern.

D a Lt Folla, N. 5, 25 agosto 19 12, I (il, 542-543).

196
UNO CHE c'È STATO

GIOVINCELLI, A VOI !

Nel Giorni:tle Militare, uscito il 24 corrente, è stata pubblicata una çircolare concernente l'apertura di arruolamenti per volontari in tutte l e armi. Questi .arruolamenti cominceranno il 1() settembre e saranno aperti per i giovini che h anno compiuto il 18° anno d'età.

Fi nalmente! Finalmente Giolitti si è deciso ad aprire u n ufficio di collocamento per g li eroi disoccupati, pet i guerrieri a spasso in attesa degli avvenimenti. Sono dieci mesi ormai che viviamo nell'atmosfe,a della tragedia gue;resca : da dieci mesi c'è in Italia un' infinità di gente che vuol parti re per la Libia a civilizzarvi col fucile e la forca i predoni indigeni.

Agli inizi dell'impresa, Cip..riano Facchinetti - i1 pi ù alleg ro repubblicano d'Italia - propose mille volontari a Giolitti. Il dittatore decl inò l'offerta. N on c'era bisogno di volontari. Bastava l'esercito regola re. Oggi Giolitti crea una specie di légion étrangère. Chi ha fame di gloria s'inscriva. Chi va bu1cando avenluraJ," a lla guisa del caballero cervantesco, volga i suoi passi verso uno dei sessantanove distretti del regno d'Italia. Chi è schifato della vita abitudinaria e vuole aprirvi una parentesi di emozioni violente può scegliere qual meglio g li. aggrada fra numerosi corpi e il centinaio di reBSim enti del patrio esercito. Chi d e· sidera di morite per la patria - Jecorum pro patria mari, secondo viene insegnato nelle scuole moderne che pare perseguano un solo obiettivo, quello cioè di aduggiare con un cumu lo di menzogne convenzionali il Ubero sviluppo della p ianta-uomo - ; chi agogna - dicevamo - di morire classicamente per la patria, renda grazie a lla provvida iniziativa g iolittiana e cor u ad arruolarsi, Minimo d 'età anni 18. Del massimo non si parla. Forse si accettano anche i giovani arrivati a trent'anni, alle soglie della viri.lità. Per molti può costituire un eccellente « diversivo ».

Ora parliamo chiaro Quando l'Italia giolittiana armò la prora e salpò verso le desertiche coste tripolitane, assistemmo a una meravigliosa pri· ma.vera d 'eroi .... che rimanevano a c.asa. Noi - scettici -, noi - pad· fisti -, noi - turchi d 'I talia. -, soffiammo in faccia ai bollenti Achille s.puntati i~ ogni parte della penisola il nostro scherno: Giovincelli, vi

conosciamo. Voi siete gli e roi dell'armiamoci e.... partite.

Vecchia fola . M a quelli. ci assicuravano che avrebbero seguito i sol-

· · .~
·j

dati e combattuto al fianco loro se Caneva avesse accettato i volontari. Alcuni casi sporadici di giovinetti partiti di nascosto per combattere in Libia parevano confortare la tesi opposta al nostro « quietismo vile ». Dopo tanta attesa il momento della prova è venuto. Qui si parei la vostra nobilitate, o eroi. Voi non a.vcte çhe un obbligo: arruolarvi, partire. La _ vostra gesta in patria è finita. C'è stato un tempo in cui - fante de mieux - tramutavate in campo delle vostre battaglie i cinematografi, i caHè-chantants, i teatri, il marciapiede, i giardini pubblici. Le « pellicole )) Comerio, le gonne succinte e t ricolorate delle diveJJer, l'inno di Gabetti o quello a Tripoli ba.stavano - come una tenue scintilla - a prc,vocare la magnifica esplosione dei vost ri enhtsiasrni guerrafondai, dei vostri bellicosi sentimenti. E poiché mancavano gli arabi, il nemico esterno, picchiavate sodo sul nemico interno, il turco d'Italia, alias il socialista. Dopo aver inneggiato e cantato e plaudito aJla bella guerra, aHa sacra guerra, alla buona guerra, voi avete il dovere di viverla, voi avete il dovere di combatterla, voi che combattereste per amore, m entre i soldati proletari che si ammutinano a Tripoli dimostrano di combattere per forza.

Ma noi prevediamo che gli arruolamenti saranno scarsi. Gli entu· siasmi della prima ora sono sfumati.

Si sa ormai che cosa significa una guerra coloniale, specie quando sia condotta con criteri giolittiani. comodo far l 'eroe in patria, ai tavoli del caffè, all'ombra dei loggiati. Ma in Africa soffi.a il ghibli infuocato che vi acceca; ma in Africa c'è il sole che vi brucia il cervello; in Africa non c'è acqua; si mangia e si dorme in terra, come dice la vecchia e popolare canzone; per resistere a lungo ci vogliono le fibre proletarie già temprate alla fatica dei campi e delle officine. I pallidetti figli di papà, i vagellanti che hanno nei magnanimi lombi il sangue bleu degli antenati, avariato p erò dalla sifilide dei inodemi, cadrebbero estenuati alle prime marcie e finirebb ero nelle ambulan?.e senza neppure vedere la faccia del nemico.

PeKhé il nazionalismo italiano che ha dato le ali alla patria non dà anche un esercito di volontari? Perché i giornali nazionalisti non hanno segnalato il decreto che apre gli arruolamenti? Dove sono andati i trentamila 'Volontari che postulavano al ministero della Guerra? Perché dalle chiacchiere non si passa ai fatti?

Domande ingenue. Il naz.ionalismo dei poeti, dei noveUieri, dei dandy1, dei lenoni, dei bluffìsti, non può elevarsi al dramma. sorto in Italia come una caricatura del nuionalismo fr2.ncese. Il suo t erreno è la farsa, anzi, la. pochade. Qui deve vivere, qui deve morire e morrà.

198 OPERA OMNJA
B.ENITO
DI
MUSSOLINI
D
a !.4 Loira di Clau ,, N. 136, 31 agosto 1912, III (a, 485)

LA CATASTilOFE DEL '70

lo non mi rassegno al fatto compiuto come vogliono i pusilJanimL Finché la. guerra continua, non desisterò dalla mia campagna antiguer.resca. Io voglio creare la coscienza antiguerresca che oggi manca. La storia mi serve. La. storia. mi dice che le guerre sono il disastro delle nazioni. Ho notato delle analogie strane fra la guerra del '70 e la guerra italo-turca. La s ituazione della monarchia italiana ricorda la situazione dell'impero di Bonaparte: fra il '64 e il '70.

Non esagero. Leggetemi. La guerra franco-prussiana fu voluta, provocata dalla stampa francese. I giornali dei boulevards sfre narono il p atriottismo delle maJse con sistemi identici a quel~ del Giornale d'Italid. Furono stampate le notizie più assurde. Un giornale annunciava che al solo scoppiar della guerra duecento berlinesi erano morti di paura. Tolgo questo particoJare dalla ·Storia Universale dell'Honken. Inutile rifare la storia. Mi limito a segnalare le sorprendenti analogie che intercedono fra le due 8Uerre. Si è detto che ff ministero Giolitti non avesse tutti i suoi membd favorevoli alla guerra. Cosl non tutti i ministri di Napoleone 111 desidera.vano la. guerra : fu votata con cinque favorevoli e quattro contrari La seduta alla Camera f rancesc dd t '.5 luglio 1870 fu tempestosa come quella dell'annessione alla Camera italiana. Thiers - contrario alle ostilità immediùe - fu in,giuriato, urlato,: trattato da antifrancese, da traditore, da venduto a Bismarck. Dovette tacere.

Il g iorno dopo, Rouher, presidente del Senato, portava a Napoleone il seguente indiri2:zo :

e Se l'ora d.ci pericoli è venuta, l'ora (Mb vittoria i prossima. Ben presto la patria ricoooscente darà a.i suoi ligli gli onori del trionfo. Vostra Ma~tà 5i consauc.rà di nuovo a quella grande opera di miglioram~ti e di. riforme la cui reafo:1:uione - la Francia lo sa e il geoio dell'imperatore glìclo garantiscesubici il solo ritardci del tempo che voi impiegherete a vincere».

Sono passati quarantadue anni, ma ~on si legge senza uno stringi· mento d'animo questo miserabile documento della piaggeria incosciente di un.cortigiano!

Per i nostri guerrieri da cafl! e da giornali, la 8Uerra. italo-turca. è una passeggiata militare che avrebbe impegnato poche migliaia di soldati

OPERA O~lNIA DI BENITO MUSSOLINI

e si sarebbe rapidamente conclusa in una st repitosa vittoria. Idem nel '70.

Olivier diceva :

<i Noi speneremo con un soffio l'armata prussiana)),

L'imperatrice affermava:

« Questa gùerra ! la mia guerra, mi _ occorre».

Paul D e Cassagnac :

« La guerra imperiosamente reclamata dai bisogni della Francia e dagli in• teressi della dinastia» .

li maresciallo Leboeuf - - una specie di Pero ri-Girardi. - che fu destituito durante la guerra per incap acità, dichiarava:

• Non temete,. siamo pronti, pronti fino all'ultimo botto.ne delle ghette».

ì stata deplorata l' ignoranza diplomat ica e l'impreparazione che ci condussero alla terribile g iornata di Sciara-Sciat. Lo stesso, nel ' 70. L'esercito francese non aveva rinnovato la sua artig lieria, non aveva organizzato i seivizi logistici, non aveva un piano organico di guerra. Lo stato maggiore italiano a Tripoli non conosceva la Tripolitania; lo stato maggiore fran eese non p ossedeva una carta della front ie ra, m entre ogni soldato tedesco aveva nello zaino le carte della Francia con tutte le strade, comprese le vicinali. Noi abbiam o creduto nella defezione degli arabi, come i francesi nel '70 speravano nella defezione degli stati tedeschi del sud. La democrazia fu allo ra come oggi : guerrafondaia. 11 sodalismo fu allora come oggi impreparat o dinanzi al succedersi vertiginoso degl i a vvenimenti Dice Malon che l'Internazionale non ebbe il tempo di provvedere. La Federazione parigina o rganizzò fo fretta una dLffiostra· zione a favore della pace e lanciò il fam oso manifesto ai lavoratori tedeschi. Non poté fare di più.

N oi abbiamo assistito agl i inizi dell'imp resa l ibica a una esplosione di felici nazionalismi e gue nafondai. Guai a chi avesse manifestato - con un fischio o con un grido - la sua opinione contraria alla guerra. Correva il rischio di essere linciato da11a folla e trovava i Ravasio delle pretu re solleciti a irrogargli mesi e mesi di galera. Niente di diverso nel 1870. Mi rimetto a Guglielmo Honken. A pa· g ina 868 della sua Storia Universale Jllu.rJrata egli scrive:

« Come l'ambasciata prussiana, cosl anche i consolati delle città di provincia furono reiteratamente assediati da grandi moltitudini. Nella stampa· come nei comizi, per le vie come nei teatri, n on mancarono tempestosi scoppi di pa· triottismo e di fiducia nella vittoria •.

200

DALLA RIPRESA DELL'ATTlVITÀ, ECC. 201

Allora non c'erano i cinematografi colJe film s a.utorizzate di Luca. Comerio come nell'Italia tcipolita.narda del 1912.

Si è parlato di una unanimità nazionale d'intenti nella guerra libica. 2 una menzogna. Anche la stampa ufficiosa del '70 ha accreditato queste menzogne Sta in fatto che solo i prefetti di 16 dipartimenti potevano annunciare che le popolazioni erano favorevoli alla guerra; di 37 altri dicevano ch'erano incerte; di non meno di 34 c.:he accettavano la guerra con dispiacere....

« Ma - aggiunge l'Honkcn - sentimenti cmi contrastanti colle frementi dimostrazioni dei boulevard1 e coll'enfasi rumorosa delle discu~sioni della Camera, in q uel momento non si potevano a pertamente arri schiare d.i farsi vivi alla luce d el sole, e quindi la pubblica opinione della Francia ricevette, serua fare opp osizion<.>, l'impronta degli importuni articoli aii:zawri della stampa parig ina che toccò l'incr~ibile in fatto di iattanza e di bugiarderia»

Precisame nte come la stampa italiana del 1912. Bl11ff allora, bluff oggi. Il primo parziale successo dei francesi a Saarbtiìcken fu annunciato a Parigi come una vittoria strepitosa. Ma la duplice sconfitta del 6 agosto a Reichshoffen e Forbach, fu comunicata in ritardo e con tortuosi giri di parole. La passeggiata dei fran cesi a Berlino terminò nel disastro di Sedan, nella repubblica del 4 settembre, nella caduta della dinastia, nella cap ìtoluione di Parigi, nel crepuscolo vermiglio della Comune. La passeggiata degli italiani in Tripolitania - passeggiata rapida e trionfale, come profetinavano i pennivendoli del nazionalismo - dura da dieci mesi: è diventata veramente coloniale, cioè cronica.

Dopo le analogie, le differenze. Ci sono fra i ventisei generali che guerreggiano in Libia parecchi Leboeuf , ma nel campo arabo-turco non c'è un Moltke. Enver-Bey è un guer;//~o. Ci sono in Italia parecchi Olivier, ma la democrazia non ha un Gambetta, il socialismo non ha un Blanqui. La Francia del '70 subì la guerra, ma non la vergogna e màndò in pezzi la dinastia napoleonica p r ima, la repubblica borghese poi. Fece il 4 settembre e il 18 marzo; la repubblica e la Comune. L'Italia non ha un popolo: Ha appena una plebe. Il suo sovversivismo è gioco di commedianti. Non è capace di uoa insurrezione. Il pOeta dell'Italia na• zionalistà è ospitato dal Corriere d ella Sera. cesareo. Non cosl il poeta della Francia napoleonica. I ·chàtiments sono un grande atto d'accusa e un appello ostinato alla rivolta. Non udite? 1 Victor Hugo che grida:

Riveillez-vo111, a.uez de h onte, Il est temp1 qu'enfin le flo t tmmtl .

A uez de honte, ritoyen1!

··r·l ,: ·l I t I I i ;i I I l f i I 11 t !·

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Vou1 n'ete1 pa.r ttrmés? Qll'importel Prends ttt fourche, prends ton marJed!J, A mzrhe le gond de l a porle, Ernpli! de pierres ton manJeat1.... Délivrez frémissanls de rag, Votrl! pays de /'nc/avage Votre mémoire du mép,tis.

Nella Francia del 1870 folleggiavano le anime generose, nell'Italia del 1912 non vedo che dei mestieranti , dei camaleonti, dei ;ongJeurs.

L'HOMME QUI CHERCHE

D a LA Folla, N 6, 1 settembre 1912, I. Pubblicato anche su l.4 L olla di ClaSJt, N. 137, 7 settembre 1912, IIJ, con i l titolo: N t / primo annivff1ario del/• guerra infame. Un ,onjronl o uo,i,o •

"'Anche su L, Lo11a di tl4!u l'articolo è fumato L'Homme qui clurrh, ed è pre«duto dal seguente « cappello J> di Mussolini: « l ' Homme qui checche, il solo amiro col qJ111/1 siamo in Ji,111a, continua , g ramJ, inlimilà di pe,uini t di uioni, non si dorrà - ne sittmo sfrMri - s, riportiamo sM qMtst o gior· nal, /'111tùolo àd l,,j pMbblfralo n,l/'11llimo n u m~o J , La Folla. Ci ptrmmiamo di ,orrtggtrt taluni form~d111bili s1111:rioni ,fuggiti «gli ouhi, 111id,num1n"Jt n o n lintti, d t l proto milanest , ài sfranc,sart il ltllo per rend,rlo m,glio 4((tJSibil , al 11oslro pub6/ùo. N. del D.&.

202

LA GUERRA DEGLI ISTRIONI

Non leggo più i quotidiani e sto meglio. Avevano finito per stomacarmi. Compro un solo giornale : quello del mio Partito, per dovere di disciplina. Ma gli altri - i foglioni dal notiziario chilometrico - li lascio alle edicole. La guerra mi ha stancato. La prosa guerresca dei corrispondent i straordinari è fastidiosa. Il ditirambo orgiastico, l'amp lificazione donchisciottesca, mi tediano. Mi rjbello al bluft sistematico. Io lo dico e non m'importa di scatena.re nuove ire e nuovi scandali : dUiante la guerra il giorna,!ismo italiano ha emulato il giornaliSlJlo turco. Per mc il Giornate d'I1alia equ.iva:lc al vecchio e risorto Tanin. ç redere nelle lom « versioni » è una specie di su.icidio morale. Non mi .rassegno a questa gigantesca truffa a.Il'americana. perpetrata ai danni dell'opinione pubblica disorientata, 110/tigeanle, inco nscia.

I « Barzini » sbocciati nelle serre del giornalismo guerrafondaio, sono innumerevoli. :8 una fioritura tropicale. Il giornalismo italiano è infetto di « barzinismo >>. Ma i nuovi. parvenus non sono avventurieri dalla penna di grande stile. Hanno rovinato il loro modello rendendolo popolare, comune, servizievole. Lo hanno svalorizzato introducendolo nella circolazione. di tutte le mediocrità redazionali. Il Barzini democratico non è più il Barzini. E già stato notato. I suoi discepoli sono dc( liceali mancati, dei novellieri disoccupati. Gente improvvisata, nòmi che non hanno mai figurato nell'albo del g iornadismo. Hanno fatto la corrispon· denza come si fa una no:vellaccia. Digiuni di urta qualsiasi c ultura sto• rica e cronistica, coloniale, strategica e giuridica, quando hanno voluto togliersi dall'impressionismo cinematografico ,per affrontare i problemi suscitati dalla guerra, quando invece dalla descrizione facilona a scene infinite di luoghi comuni hanno voluto incattedrarsi per ragionare, di· scutere, criticare, allora si è rivelata fulmineamente la loro impreparazione, la loro fenomenale ignoranza. Il cinismo disinvolto degli « inviati speciali » farà storia. Non all/evano che uno scopo: Ja glorificazione della conquista, l'apoteosi della guerra. Miravano a prcwocare il fri.SJon. La morale pacifista, la morale umana è stata pietinée dai gazzettieri ,J servizio di· Caneva. Sono .stati impudenti. Che importa la verità? L'es· $enziale è la tirahua. Ma qualcuno li ba colti in flagrante COJlle apprendisti del furto. Bevione è un bugia:rdo. De Maria un mistificatore.

1' IV. , .I I J i : I

OPERA OMNIA 01 BENITO MUSSOLINI

Gli è faUito il sensazionale tentativo reclamistico p erché aveva un precedente: Carrère. Quando penso che a Napoli la vettura di Jean Carrècc è· stata t rascinata dai dimostranti, quando ricordo che tu i volontarj quadrupedi c'era l'iJite partenopea con a capo il Sindaco D el Carretto, io mi ho a schifo di muovermi in questa Italia di briachi cialtroni. Ingannati, abbrutiti, storditi dai giornali, noi abbiamo avuto dei bruschi risveg li, dei soubresauJs improvvisi, delle delusioni tremende, Un altro popolo - meno ignaro deU 'italiano - non avrebbe tollerato l'enorme mistificazione governativo-giornalistica, ma sarebbe insorto in u n impeto di dignità civile.

Le carcasse dei -responsabili dovevano penzolare alle fantcmc d ei quadrivi.

Non rifaccio la cronaca, Mi limito agli ultimi avvenimenti. C'è stato un raid ai Dardanelli. Un atto audace, an2i temerario. Ebbene, dopo un mese, le versioni inedite non sono ancora finite. Tutto è stato notato, tutto è stato apoteizzato, anche i gesti insulsi, anche le frasi banali. Coloro che hanno osato criticare l'impresa, sono stati r icoperti di prosa vituperevole. Whital è stato silurato da colonne d'ingiurie in corsivo. Finalmente anche un giornalista italiano che fa del « barz.inismo », per· ché ha visto che nella borsa del giornalismo i « titoli » Bar2ini sono al disotto della pari, Corrà.do Z.Oli ha rifatto il raid, documentandolo e mostrando quale esso in realtà è stato : un atto di eroica pazzia.

E la crisi turca? Dal 24 luglio, anniversario della rivoluzione, tutti i giorni i quotidiani italiani ci hanno annunciato la fine dell'impero mussulmano. Nessun sintomo di quelli che precedono gli eventi storici fu trascurato. Il nuionalismo italiano ha creduto che Ja disgregazione deIJa Turchia sarebbe venuta dall'insuuezione albanese, dalla guerra col Montenegro o colla Bulgaria o colla Grecia, dalla sedizione militare, dalla rivolta della plebe, dalla crisi parlamentare, dalle catastrofi tellu· riche... Niente. La Turchia è in piedi. La Turchia sfida il nemico. Non cede. 8 un malato che non muore mai. 8 sempre sull'orlo de ll'abisso, ma non vi si precipita , solo per fa r piace re ai governi rapinatori del. . l'occidente.

Zuara. Qui siamo in piena Gran v;a. L'eroe di Daudet è riabilitato. L'Italia è un'immensa Tarascona. Zuara.-Città. misteriosa, fortezza inespu· gnabile, baluardo degli arabi. Caneva guardava Zuara come le Termopili del cimento supremo. Quanti nemici <:oateneva? Gli esploratori avevano

·contatele tende. Forse diecimila. Forse di -più Il giorno dell'avanzata è venuto. Protetti dalle formidabili bocche della marin a, i fucilieri divisi in tre colonne h,mno -preso d'assalto Z.Uara. La città è un villaggio, le tende sono baracconi abbandonati, di nemici nessuna traccia. Trionfo incruento."

Occupazione 1am çoup férir, l'episod io ricorda l'altro dè lla pr ima guerra

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~ALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 205 eritrea quando gl'italiani ingaggiarono battaglia contro una man dria. La presa di Zuara fornirebbe materia a una dozzina di poeti eroicomici. Semb ra una colossale fredd ura. Vi pare di loggere uno degli Schizzi di TWain. Manca all'Italia contemporanea un indiavolato Cervantes che p recipit i nel ridicolo la guerra degli ist rioni e gli istrioni della gueua. Io, intanto, boicotto i giornali che hanno imbestialito le folle.

D.1 L4 Folld, N. 6, 1 settembre ·1912, I.

( +) Mussolini espone le difficoltà f inanziarie in cui da Jempo si dibatte La Lotta di Classe, Egli cita i stUdf ici fatti dai compagni di Forlì per sostenerla finora. Dice però che tale stato di cose non può e non deve durare, Tutti i socialist i, degni .di questo nome - egli e1cfamadevono poter trovare la tenuissima quot a di 10 centesimi al mese che bastano per assicurare il funzionam ento della Federazione provinciale. La quale è necessaria anche per l'unità d'indirizzo politico da darsi a tutta la provincia. Cita eumpi e!tJq1m1ti di i ncongruenza e Cl)nJradJ;. torietà nell1azùme socialiJta d ella nostra Provincia . Ciò si deve alla mancata unicità di in diri2zo.

Egli spieg.a Che vuole il segrel<trÙJ/.fJ unico, non l 'unia) segretario; ch' egli sarà lieto il giorno in cui quattro segretari, uno per ogni c:oUegio della Provincia, potranno essere dig nitosamente mantenuti daUo sforzo concorde di tutte le forze socialiste d ella Provincia.

DeploM l'a.rsenteismo di Sanl 'A rcangelo .e dì Rimini o si dice disposto a far cessa.re la pubblicazione della Lolla di Class~ se le sezioni continuano a dar l'esempio, come qualcuna che è inutile nominare, di subire l'onta. di farsi pubblicare come sfruttatrici della stamp:i. socialista, senza trovare la forza di dignità necessaria a pagare le poche lire del loro debito. ( + ) 111 "'

• Riassunto del disco.n o pronunciato a Cesena, nel pah.no locaulli (via Tibt"rti 7), l'J St'ttembre 1912, nel corso del congresso delle se2ioni socialiste della provlllcia di Forll. (Da La Lolla di Cian e, N. H7, 7 settembre 19 12, lii).

•• Alla Jine, il congr esso approva il seguente ordine: del g io rno:

« I rappresentanti dei collegi dì Forlì e Cesena, constatato che per !'assenzi dal congres,o dei rappresentanti dei collegi di Sant'Arcangelo e Rimini non possibile prendere una deliberazione che obblighi l'intera Provincia;

t: riaffermano la necessità della formaiione di un unico segretariato provinciale e rinviano a tale scopo il congresso ad altra epoca;

u formano frattanto una Federazione birollegiale di Forll e ~ena, nominandone segretui Mussolini e Giommi ;

• fanno caldo appello ai compagni dei due coJlegi d i Rimini e Sa.nt' Arcangelo , perché ini.ziino immediatamente il fav<1ro nece5sario e predispona ano i mezzi onde la Federazione bicollegiale non rimanga tale, ma divenga provinciale con. l'assunzi0t1e di un altro segretario, particolarmrote destinato ai due collegi di Sant'Ar«ngelo e Rimini, nei q uali urge un va.sto e completo lavoro di riorganiz zazione socialista"*· (Da l.4 lolllf d i C/411e , n. 1.H, 7 settembre 19 12, III)

[PER IL SOCIALISMO ROMAGNOLO] •

Amilcare Cipriani, al quale invio il saluto augurale dei socialisti di tutta la Provincia, non deve credere che io sia contrario all'organizzazione economica come parrebbe qualora si .intttpretasse alla le ttera fa fÙ16C paradossale da me ipronunciata al congresso romagnolo di ·Forll in risposta alle vivaci inte rruzioni di un gruppo di «sinistra» imolesi. No. C'è organizzazione economica e organizzazione economica, come ci sono rivoluzionari e rivoluzionari . C'è un'organ izzazione economica che non ha niente da pa rti re col socialismo: è l'organizzazione g ialla ch e si prefigge di raggiungere miglioramenti immediati e nient'.altro. Di questa forma d'organizzazione io sono e rimango dichiarato nemico. Sono invece partigiano e difensore dell'organizzazione economica quando es.sa s ia

• Questo scritto è una postilla ad un giudizio d i Amilcare Cipriani sul con!ttSSO di Reggio Emilia, giudizio apparso sull'Humanil.l di Parigi del 26 agosto 1912 e riportato da X. Y. Z. in una letten da Parigi pubblicala. su Lz LoJJd di C/,uJi. Il tenore deJle parÒle di Amilcare Cipriani è il seguente:

« In Italia, al congresso di Reggio Emilia, come l'ho scritto nel mio articolo del 19 luglio, ha trionfato la frazione intransigente rivolui ionaria, cioè la mia, e dovrei essere - invero - soddisfatto -

<i Ebbene, lo confesso sin ceramente, non sono <!e l tutto soddisfatto, perché ci sono rivoluiionari e rivoluzionari, distinz:ione che io non sospettavo.

q E vero che nel mio articolo d el 1? lug lio non mi sono esaltato. D icevo: " sarebbe rischioso fare pronostici Aspdtiamo la nuova Dirtziooe a ll' opera f! a lavoro finito che si può giudicare l'artefice"

o, Francamente, è ancora un po· p resto per farsi un concetto chiaro e preciso, ma confesso che i primi atti lasciano alquanto a desiderare

• La mia diffidenza s'accresce quando ricordo che - or non è moltoabbiamo visto Enrico Ferri prodamani rivoluzionario scientifico.

«Scientifico? Che cosa. vuol dire?

• La sua dottrina non era nient'altro che del confusionismo. l!. noto ch·egli ha Mito pu indossare Ja ca.sacca del monarchico. Se n'è andato dal nostro Partito, dopo averlo ingannato. l!. un traditore.

« Oggi, fra coloro che ha.nno trio nfato a Reggio Emilia, c'è un uomo, Mussolini, il cui ordine del g iorno ha trionfato . Quesfuomo mi piace molto. Il suo rivoluzionarismo è il mio, dovre i dire, il nostro, cioè quello che si chiama "da.nico".

« A questo valoroso Mussolini, mina solo semplicemente questo: di essere sociaJisla e sindacalista a V.A teJnpo »,

[SOCIALISMO E SINDACALISMO] *

dichiaratamente socialista, cioè adotti il metodo della lotta di classe, per giungere come meta all'esp ropriazione della borghesia. L'apoliticismo sindacale mi sembra un povero trucco più o meno gesuitico L'organizzazione economica non può essere a1>olitica: o è socialista o è krumira.

O vuole la rivoluzione o non la vuole. Io accetto, in proposito, tutte le osservazioni d i Charles Albert.

A,·~ei stralciato dalla lettera parigina gli elogi che mi fa il Cipriani, elogi di cui mi sento un po' lusingato perché vengono da « lui » se non vi avessi trovato l'occasione d i spiegare a qual modo d'organiuazione economica io sia contrario. Sfioro l' argomento. Spero, n elle postille al libro di Charles Albert, di el im inare ogni equivoco.

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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
b. m. Da La Lolla J; C/aue, N. 137, 7 settembre 19 12, Ili.

LE INDENNITA SOCIALISTE

Replico per non eternizzare la polemica. O non mi sono spiegato o non mi hanno voluto capire. Ho fatto un caso speciale. Non ho parlato di indennità giornalistiche, ho parlato di indennità socialiste Se non si tiene presente questa distinzione pregiudiziale, la discussione è oziosa.

Il giornalismo socialista. è profess ionale"? Dev'essere considerato retribuito, indennizzato alla .stregua del gi9rnalismo professionale? Thai is the queition.

Io odio la professione. L'odio perché amo il rischio. Odio la prof essione perché la professione crea la casta. Odio la p rofessione perch é: la p rofessione livella gli uomini e ne esaspera gli egoismi. Odio la professione · perché impedisce la selezione. Odio la professione perché è diventata una 'specie di tabù . Da quando Je professioni si sono co rporativinate non vedo che delle mediocrità trionfanti. La produzione mater iale non è la produzione spirituale. Kautsky stesso lo dice. La prima è comunistica, la seconda è anarchica Nel campo del pensiero, non conosco né doveri né di ritti: t un campo senza siepi. N el sindacato mi organìz:w, nella profess ione invece non voglio vincoli di responsabilità collettive e non mi organ izzo. V ogl io gettare come un ,prod igo i miei beni cerebrali' dalle finestre senza neppure aspettare il « g razie » della folla che li raccoglie, [e non] voglio fann i pagare al prezzo degli usurai del vecchio ghetto. :B affar mio. Nel regn o dello spirito sono un individual ista. Qui non ci sono orari, tariffe. Non ci sono campanelle tediose o sirene fischianti. Non c'è il contremailre, il Baumesteir che vi impone tant i metri cubi di muro. Oggi io r iempio cento cartelle perché mi trovo in uno stato di ebbrezza dionisiaca che m i dà le ali alla penna, domani sono depresso. Non scrivo. Il mio cervello non mi dice niente Non vog lio sforzarlo. Leggo. Vado a spasso. Sto al sole. Se voi credete ch e il cervello sia una bonno à l oJJ/ /aire, se voi p ensate che il cervello sia una macchina, vi ing annate Siete rancidi come può esserlo un patriarca del vecchio testamento. Gli in nome dei supremi diritti dell'individuo pensante che io mi ribello al vostro antipatico tabù professionale.

La p rofessione ha ucciso il giornalismo delle idee, il giornalismo delle polemiche, il giornalismo delle battaglie, Sulfa piattaforma econo-

. !"'"".
. -!, '

OPEAA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

mica, confessa un g iornalista romano, siamo tutti della stessa opinione. Si capisce! Ma l'identità degli interessi professionali determina l'identità ·

d egli interessi .politici. Si stabilisce una specie di omertà, di connivenza, di spirito di corpo. L'avversario d iventa il collega di ieri, di oggi e di à omani. li g iornalista va alla redazione colla testa vuota d'idee, come

un qualsiasi rond de mir, armato so1o di q uel centinaio di luoghi comuni

che gli servono nel mestiere. Invece di « emarginare una pratica » pis.cia un articolo . Non è il giornalista, è -l'impiegato. Voi mi di·rete: il giornalismo moderno -a base industriale - è così. Va bene. Accetto la vost ra constatazione. Ma il giornalismo social ista non diversifica dunque 1& più in niente dal giornalismo del Secolo e della. Perserveranza? · Se voi mi dichiarate che Secolo, PerJevmtnza, Tri buna, Giornale d'Italia, M omento, Avanii.' si equivalgono, allora pagate tutte le indennità, vendete ·1e macchine, i tavoli, le sedie, gli inchiostri per pagarle

Ma no. Voi non mi ·convincerete ma.i che Avanti! e Peruveranza siano sullo stesso p ìano g iornalist ico. U giornalista della Perseveranza (cito a caso) può essere un «professionale », ma il giornalista dell'A vanJ;/ è, o almeno dev'essere, qualche cosa di diverso, di più e di meglio L 'Avanti.' non è di una società industriale ma è de l Partito, Il socialista vi scrive pere.bé ha delle idee da difendere. Vi scrive perché vuole cerebrarlo. Vi scrive perché vuole diffonderlò. L'Avanti/ è uno strumento - il massimo - di propaganda socialista. Non può dunque essere fa tto che da socialisti, da uomini che sentano il fascino dell'idea .

L'A vanti/ dev'essere qualche cosa d i fondamentalmente di.verso dagli altri giornali, perché non è un giornale di speculaziont. L'A vanti ! deve essere sottratto a lla nefasta influenza del giornalismo « senza temperamenti» o del « temperamento collettivo e p alanca io ». Perché se ciò fa aumentare la tiratura d el Giornale d' Italia, fa invece discendere quella delL.'f vdnti! Il sig nor L, G. può fregarsi g li occhi fin che vuole, ma la verità è q uesta: che l'A vanti! compilato da un pugno di mestiera nti non va P erché l'Avanti.I ha un pubblico speciale che non è il g rande pubblico. lo r icordo l'AvanJil degli entusiasmi. Non sono un contempo- raneo del Gazzettino R osa (sono tanto giovane da non esser ancora deputa.bile), ma l'Avanti/ romano dal '96 al '900 è ben vivo nelJa mia memoria. Il giornale socialista irruppe nel chiuso della mandra giornalistica coll'impeto di un puledro galoppante. Le pacifiche bestie che ruminavano la biada ufficiosa si scossero e si unirono. Ma l'Avanti!, ricco d i tutte le linfe dell'idealismo socialistico, affrontò e sgominò gli avvèrsari. Le quattro paginette erano irte di stelloncini polemici. Bissolati era tagliente e lucido come una lama di Deibler. L'Avanti/ era uno schrapntl. Scoppiava. Non $i poteva ignorare l'Avant;/. Bisognava leggeri.o. Coll' Uscita dell'.iiiianti/1 gli apparecchi sismici ·della politica italiana. se-

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gnalavano quotidianamente uaa scossa vioJenta e la gente proletaria si precipitava alle edicole perché voleva. esser~ terrtmotata dal foglio . scarlatto. Non c'erano cooperative, il Partito era debole, ma l'.{f.vant i! dei primi anni raccoglieva - a soldo a soldo - una sottoscrizione dalle cìfre sbalorditive. Non .faccio confronti. L 'Avanti ! è ancora organo del P~lilo. Il giornalista dell'Av,inli f comp ie una funzione politica e come tale non merita indennizzo. Noi sopp rimiamo ai redattori del giomale socialista i diritti che hanno le serve e gli impiegati, perché i redattori del g iornale socialista non sono né impiegatì, né serve. Vanno al giornale quando trionfa la loro tendenza, per s ostenerla e continuarla; ne escono qua ndo la loro tendenza soccombe nel d ibattito alle assisi del Partito. :t un'alterna vicenda. Domani prevalen do il vecchio indirizzo d'idee r itorneranno al giornale i licenziati di ieri. Tra due anni, se i « sinistri )) trion fe ranno, Merloni tornerà ad essere il corrispondente dell'Av,m ti ! da Roma. Ecco perché e,gli dov rebbe saper rinunciare all'indenn ità. La disoccup azione forzata e temporanea. nel giornalismo socialista è una conseguenza della battaglia che combattiamo N essuno ha mai _pensato di indennizzare coloro che vanno in prigione o le famiglie di coloro che - come il siciliano Panepìnto - SQllO caduti sotto le fucilate dei sicati del feudo. Il giornalista socialista non deve sollevare un'eccezione, non deve sollevarla egoisticamente e antipaticamente solo per sé, come ùn p rivilegio di casta, Fra il socialismo e la professione· egli deve optare per il primo. Deve sacrificare l'indenn ità al Partito, come altri al Pat· tito saccificano il pane, la libertà, la vita, Non chiediamo eroismi come g hignano i professionali che si sen· tono feriti da.Ila nostra campagna. C hiediamo solamente da un social ista il compim ento del suo dovere di socialista. Chiediamo ch e il g iornalista socialista - a un dato plinto - sappia far t acere la voce della p rof essione per far parlare .quella del socialismo, N on è la bohème che risorge. :t la rivolta contro il mercenarismo che ha fin troppo abbrutito le coscienze e fin troppo demor ~lizzat o i p artiti.

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DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 2
L'HOMME QUI CHEII.CHE D.t µJ. Polla, N. 7, 8 settembre 19U, II.

N EL PRIMO ANNIVERSARIO D ELLA GUERRA INFAME

PREVISION I E REALTA

Alla vigilia de1l'11/tim11111m che ap riva le ostilità dell' Italia contro la Turch ia - su questo stesso foglio, nel nume ro che fu incriminato e foml la base giuridica al processo del nove mbre - noi scrivevamo quest e testuali pJ.role che a distanza d i u n anno ci piace dì r iporta re per dimostra re che le nostre furono facili profezie N oi domandavamo :

« Sarà così facile la vittoria, come sognano i nazion alisti imperversa nti nelle gazzette borghesi ? N e dubitiamo. La T u rchia. sì raccog lierà fo uno sforzo sup remo. Si t ratta di v ita o di morte Le arm i italiane, . se anch e non fo ssero vinte in battaglie campali, p otrebbero essere tenute in scacco e s tan cheggiate dalla guerrig lia deg li ìndigeni ».

I fatti ci hanno dato ragione. I nostri dubbi - e allora era qu asi de litto di lesa-patria l'esprimerli h anno ottenuto la p iena e triste con· ferma della realtà. La documentazione è _ ne lla cronaca di questi dodici mesi di gueHa. G iorno per giorno g li avvenimenti sfrondavano la corona delle m ir ifiche illusioni nazionaliste, Ora - p iuttosto ch e ricapito-lare le vicende sfortunate d i questa guerra-stilli cidio - domandiamoci p er q uali cause è stata possib ile una così colossale m istificaz ione ai dann i del popolo italiano. Sono due: la vantata faci lità delJ'impresa e la cr eduta utilità immediata della conq uista. '

I.e alt re ragioni diplomatiche, strategiche, poli~iche, non avr ebbero operato il miracolo di trascinare una nazione all'abiura solenne e brutale del suo più recent e e g lorioso passato. G li entusiasmi inneg abili dei p r imi giorni si spiegano cosl. Se invece di parlare .di una « innocua passeggiata militare>> che si sarebbe compiuta in «otto » giorni e nott sarebbe costata « né un uomo, né un sol do.» e avrebbe rich iesto l'imp iego di non p iù di « quindicimila soldati». attesi d el resto a braccia aperte come « liberatori » dagli ar abi anelanti a scuote re il giogo turco; se in vece d i descrivere una guerra alla Carlo V III si fosse on estame nte fatto il preventivo dell'impte$a -a norma d elle guerre coloniali combattute dalle altre nazioni europee i n tutto jl mond o e in p articol a.«! clalla Fran· eia proprio nell' Afrka settentrionale - è certo che g,li ·~

,t,l:l.~\~roi tri~

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 213 polini dell'ottobre 1911 si sarebbero mantenuti al livello normale. Gio· vanoi Borelli poteva parlare di un'« atmosfera vittoriosa» davanti allo spettacolo delle foll e enormi che accompagnavano j primi scaglioni di truppe destinate alla Libia, ma la realtà è ch e le folle - turlupinate dalla propaganda nazionalista - credevano in un ritorno sollecito e trionfa le dei soldati ch e partivano. Pochi g io rni di guerra, anzi di manovra e niente di più. Poi la conquista, la gloria, l'Italia riabilitata e temuta nel concilio delle grandi nazioni. -Come la fac ilità, cosl fu magnificata l'util ità economica dell'impresa. Le fa vole più impudenti circolarono sui g iornali d'Italia. La Tripolitania era l'Eden, la Terra Promessa, il Ben~ godi della leggenda.

Il suo feracissimo suolo diviso in lotti e consegnato ai soldaticome Roma faceva coi suoi leg~onari - avrebbe arricchito migl ia ia di famiglie. Anche il sottosuolo nascondeva i tesori della natura. Si parlò di zolfi libici, poi di fosfati. l e immense distese di sabbia desertica nascondevano un suolo adatto per tutte le colture agricole. Ba.stava semplicemente liberare il deserto dalla sabbia.... fat ica sisifea come quella di chi voJesse liberare il mare dall'acqua... C'erano qua e là. in Italia voci alte e fioche che richiamavano gli italiani ad un più on~ o esame della realtà delle cose. Ma chi le ascoltava? Gli uomini benemeriti dell' Italia, perché diceva no la verit,\, non trovavano ospitalità sulle CO· lonne dei grandi giornali, ma dovevano confinarsi negli ebdomadari che influenzavano una troppo ristretta cerchia di persone. E il popolo prestò fede alle affermazioni nazionalistiche. Una cooperativa di siciliani:_ una cooperativa per Je affittanze collett ive - portò uomini e capitali in libia e dopo a un disastroso esperimento tornò in Italia dichiarando : il terreno è sterile. Le miniere non esistono, manca l 'acqua, non ci sono .fiumi a corso perenne, la Libia potrà essere una base strategica, non sarà mai una colonia di popolamento, Jnvece di arricchi re la madre-patria la dissanguerà Tutto ciò è ormai pacifico. Ma per giungere a questa

· constatazione è occorso il sacrificio di diecimila giovani esistenze.,.,

E la pace di cui si parla è una menzogna diplomatica. Chi impedirà. alle tribù arabe di combattere per loro conto? Quale protocollo impedirà la guerriglia araba? La guerra continuerà malgrado la pace e colla guerra continuerà il sac rificio inutile di denaro e di sangue del ·popolo italiano. Dopo dodici mesi di guerra, il principe dei giornalisti nazionaJjsti, il grande e posSente Edoardo Scarfoglio di Napoli, scrive nel suo giornale che la guerra libica è compresa fra due istituzioni: il Banco di Roma e Ja Banca Commerciale. Entrambe straniere. Della p rima è azionista Francesco Giuseppe, impera tore d'Austria; l'ultima è una emanazione diretta del cap itale bancario tedesco. Dopo dodici mesi di guerra un giornalista nazionalista ci d ice che il popolo italiano si è svenato del

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

suo sangue più vermigHo per dissetare i vampiri della finanza clericotedesca!

:2 ùn obbrobrio. Ah! se qualcuno osasse ancora parlarci di « bella guerra », oggi che i segni del disagio, della crisi, della disperazione sono manifesti dovunque, quegli sarebbe linciato da quello stesso popolo che pochi mesi or sono osannava i maggiori e minori T ony del circo nazionalista. La situazione è radicalmente cambiata. Il carnevale è finito. Co·m.incia l'espiazione, amara per tutti, amarissima per i responsabili che dovranno render conto del loro immane delitto prima al popolo, poi alla storia.

Da La Lotta di Claue, N. 138, 14 settembre 1912, IU. P ubblicato anche su lA I.ima (I, 104), N . 39, 2S settembre 1912, XX. Su La Lima ['articolo fu. mato Benito Mussolini.

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I DOCUMENTI

COME SI METTE IN BURLA LA RIVOLUZIONE

Non faccio nomi. Non indico il giornale. Mi basta. raccpg lie re il documento. ti: triste. Ridicoleggiate la rivoluzione, offrirla al lud ib rio degli avversari è un delitto. Ci sono dei rivoluzionari che - coscienti o no - n on perseguon o a ltro scopo che q uello di rende re buffa, goffa, grottesca, caricaturale, ciad ata.nesca l' idea sacra e terribile di rivoluzione, La loro pe nn a ci ·dà una rivoluzione ist e-rica., .verbosa, criarde, impotente . Ci dà un senso di r.ipulsa e dì n ausea. La loro p latealità taverna ia ci fastidia, Non è sopportabile :8 questo un momento in cui di rivoluzione si può e si deve parlare, ma con gravità, probità, discrezione di pensie ro e di forma. Bisogna avere il p udore della rivoluzione, pudore che manca ai 61istei dalla maschera rossa.

le Joro terribili gr;ma ceJ alimentano lo spirito. freddur ista dei bor· ghesi. Gli smargiassi non sono presi sul serio. Affogano nd ridicolo. ( a. lano le brache. Passano al campo nemico. Finiscono non si sa come, né si sa dove. Quasi sempre alla greppia. Accanto al tartarinismo n azi.an alista, è sbocciat o - ben p iù antipatico e fanfaro ne - il tartarinismo · rivoluzionario.

Arrade! ambo. Vi present o un uomo che « h a n el sang ue l'ardo1e no n usato d ì una g iovi nezza t rascorsa in lunghe vigilie di meditazione » ed eccolo « ritto in pied i, come l'implacabile N emesi della st oria, pronto ad ogni evento )>.

L'anima delle mol titudi ni italiane è torpida o si. « st iracchia» ap· j,ena: (l'anima che si «stiracchia » è un bijou), ma il nostro rivoluzio· natio vuote invece « ch'essa sussulti e vibri come corda d'arpa troppo tesa sotto il pizzico di un appassionato suonatore». Quel «pizzico » è straordinario! L'immagine è degna di Piedigrotta, è di questi ,giorni. Vi pa.r dì vedere una di quelle oleografie coll'innamorato in basso che strimpella « appassionata.mente » la chitarra, e la raga.ria in alto che si. sporge dal balcone, mentre tutto intorno vibra la chiariti Junare. (Una scena così patetica richiede l'int eryento de lla luna.... Altrimenti non è sentimentale). ·

Lasciamo il « p ii:zico » .Ecco un a fra.se terribile, Come Prometeo,

anche il nostro rivoluzionarjo si .presenta « ritto in piè sulla cima del mondo, colla fronte erta e l'anima che sfida l'universo». V'immaginate voi un rivoluzionario italiano del 1912 (notate l'anno) in simile eroica postura? Un segretariucolo di una qualsiasi lega che « ritto all'enorme clipeo, fiero s'appoggia e sta» come il cnvallottiano Leonida? Non è buffo? Non è buffo un uomo che « sfida l'universo »? E non è anche sufficentemente stupido? Ed è con queste bagolonate egotiste che si yuole preparare una rivoluzione? Ed è con questo intruglio di immagini poetiche, d i figuracce rettoriche, che si vogliono « smantellare» le fortezze di « bolso icleologismo » borghese?

Tutto ciò non è degno della Carnivdl-N,ttio n? Rendere carnevale.~ca la rivoluzione: ecco il compito dei sovversivi d'Italia, il paese - dice A rturo Labriola - che non ha mai conosciuto né la reaziooe né la rivoluzione.

Passo il documento agli archivi de !A Folla. la borghesia ride e rida. la prosa da circo equestre ( con molti asi ni e parecchi T ony) del sovversivismo italiano è innocua. Sta alla prosa rivoluzionaria come il pet ardo sta alla bomba. Non spaventa. neppure, Divi:rte.

L'HOMMF, QU1 CHERCHE

Da I.A Polla, N. 8, 1) settembre 1912, I.

216
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

BEGA MASSONICA

i! venuta in buon punto. IJ d issidio scoppiato in questi giorni nella Massoneria romana maturava da molto tempo. Né ci ha sorpresi. I profani sono entrati nel sancta Janctorum m assonico e hanno buttato sui giornali un fascio di poco edificaqti. retroscena. Anche la Massoneria, come t ulle le istituzioni umane, è t ravagliata da discordie intestine. Malgrado l'iniziaziooc destinata a sceverare i buoni da i cattivi, ma lgrado il segreto, ma lg rado gli statuti insctitti sulle sacr e carte, ma lgrado tutto ciò, la M assoneria ci offre oggi uno spettacolo desolante Sono frate lli che si scagliano contro i frate lli, forse in nome di quella «fratern ità» che inspira la congrega; sono i « t renta.tre» che tentano imporsi tirannicamente agli ordini inferiod , forse in omaggio al principio di eguaglianza; è tutto un insieme di comprOmessi, di camorre, di d issidi, financo di violenze materiali che viene alla luce per smagare ancora una volta gli ingenui che credono nella sincerità e nell'utilità dell' istituto massonico. Noi non entriamo in merito alla bega che dilaga sui giornali, Noi non sapp iamo chi abbia ragione, ..e Fera o Ferrari, ~e il Grande Oriente di Via Ulpiano o il Grande Oriente di Palazzo Giustiniani. Una cosa sola sappiamo e non ci stanch eremo mai di ripeterla, questa : che socialismo e Massoneria sono oggi più che mai incompatibili. I socialisti devono dare le loro energie e la loro attività al Partito, non a una con· gregazione segreta e canc renosa e corrosa dal tempo, nonché dal farnhuttismo ,politico e morale di molti che ,vi si inscrivono sospinti d a inconfessabili motivi.

Anche nei manifesti lanciati dalle due Massonerie, in occasione del 20 settembre, abbiamo trovato l' esaltazione di q uella sciagurata guerra di conquista che depaupera la nazione e non poteva essere diversamente dati gli elementi che compongono la Massoneria.

Noi invitiamo i socialisti della Provincia a rispondere con sollecitudine al referendum della Direzione del Partito perché vogliamo seppel~ lire una buona volta e ,per sempre la quest ione massonica.

Altre opere più g ravi d ..attendono e il tempo incalza.

Da 1..4 Loua di Clam, N. 140, 28 settembre 1912, III (,, 48~).

.

Il mio recente e rapido giro di conferenze nelle Puglie mi ha offerto l'occasione di .raccogliere sul luogo e di studiare gli elementi e gli aspetti della situazione po!itico-elettorale in vista delle _prossime elezioni a suffragio allargato. Un articolo d ' impressioni - anche se sussidiato da notizie informative e da precisi dati di fatto - è sempre accolto - in geoeraJe - col beneficio d' in ventario.

Però, talora può accadere che un uomo - nuovo di un determinato ambiente politico e dotato di una certa facoltà di osservazione -si trovi, per ciò stesso, nella possibilità d i affe rrare le caratteristiche peculiari di q ud dato ambiente, meglio, forse, d i chi lo h a preparato e di chi vi è continuamente vissµto. Ho appena bisogno di dire che non creo questa eccezione per raccomandare il mio articolo scritto senza la superba pretesa di far dell'inedito , ma col semplice obiettivo di portare un contributo allo studio della situazione politica, quale va delineandosi nelle Puglie e in tutto il Mezzog iomo d'Italia.

Ora io credo di non ingannarflli. e di non ingannare, affermando che l'attesa del primo esperimento di suffragio quasi unive rsale è - specie nelle masse agricole di Puglia - grand issima, vorrei dire, spa.smo-dica. E le ragioni sono evidenti. 11 popolo delle Puglie - popolo forte, laborioso, economicamente progredito (grazie, in p arte, all'emigrazione)

- è un popolo p() /itiço , cioè porta to ad interessarsi e ad appassionarsi della vita pubblica (municipale e parlame ntare). Questa passione è fa vorita dall' agglomer arsi della popolazione ag ricola nelle grandi città del contado. La differenziazione, non foss 'altro topografica fra cittadino e contadino, laggiù non esiste. 11 contadino ha sviluppato il senso d elli. vita civica, perché vive in città. :P. urban izzato. Non è qui il caso di aprire una Junga parentesi per esaminate le cause di questo interessante fenomeno d'urbanesimo, ben diviso dall'altro, provocato dallo sviluppo industriale. Mi basta constatare il fatto. Ma oltre a questo urbanesimo agricolo che affina la coscienza e la responsabilità civica e travolge quindi anche i contadini nel girone d elle competizioni politiche, bisogna ricordare che la Puglia è una terra di g randi tradizioni democratiche Gli assertori primi e tenaci de l suffragio universale - inteso come rivendicazione programmatica della democrazia repubblicana o come mezzo per

spau.are l'incrostazione di inconf~ abili ·camorre e cientclc politiche e amministrative - sono stati i pugliesi. Cito, tra i morti, Imbriaili e Bovìo; tra i vi'Vi, Salvemin.i.

. Il popolo di Puglia ha realmente, profond amente sofferto - « nel temporale e nel non temporale », come d irebbe Péguy - per la sua multisecolare esclusione da ogni parteci-pazione diretta alle v;icc ndc amministrative del paese, politiche della nazione.

La storia moderna delle Puglie è un calvario dalle « stazioni » insanguinate, come quello di Giudea. La lotta fra la enorme maggioranza d ei contad ini, privi del voto, e le esigue m inmanze detentrici del potere grazie al suffragio ristretto, ha preso di sovente l'ampiezza e la tonalità della tragedia. Ogni paese ha le sue vittime. Ad Andrfa, città di 60 mila abitanti, città clericale (ha parecchie centinaia di preti), ma dove però i conta dini banno eretto la. Casa del Popolo; ad And ria il 31 luglio del 1910 due g iovani leghisti cadde ro uccisi e parecchi altri rimasero feriti, per difen dere, come sta scritto sulla lapide commemorativa, « la libertà del voto pe r tutti )>. :B cron aca di ieri. Cosl alla cronaca di ieri appartiene l'aggressione al compagno Tarantini di Corato, che si buscò una tremenda raso iata, per vero miracolo non mo rtale, da un sicario dell'Amministrazione comunale e l'uccisione barbara del povero capo-lega Sa· vjno di Casamassima. E chi non ricorda le memorabili imprese d ei maz. zieri ·aI servizio di De Bellis a Gioia del Colle ?

li suffragio universale cance lla, abolisce la situazione di vassallaggio politico in cui si trovavano le masse contadine, e ·le porta·allo st esso livello dei padroni. l a disliguaglian:t:a dinnanzi alle urne è scomparsa. Tutta l'importanza morale del suffragio universale sta appunto - a mio avviso - in questa elevuione civica d elle masse, in questo accrescimento della loro personalità politica. Q uanto ai risultati del suffragio quasi universale non_ è facile p revederli. Ma la situazione può essere p rospettata cosl. Genera le partecipazione dei contadin i alle elezioni. Non credo che l'et ichetta sindacalista di rui si fregia, con una certa ostentazione, da qualche tempo la Camera del lavoro di Cerignola, in quel di Foggia, provocheri lo sciopero delle urne, per favorire il Maury e, quel ch' è peggio, il Maurysmo.

:8 probabile il contrario. Certo che nella Terra di Bari e nel resto d elle Puglie ogni predicazione di astensionismo cadrebbe assolutamente nel vuoto

Quali partiti e con quali programmi si presenteranno agli elettori?

Il lavoro ele ttorale non è cominciato. I «candidati » non son() stati ancora lanciati. N essuno ha preso posizione. Del resto la battaglia elettorale è ancora lontana.

Accettando l'.i1,otesi in corso, l e elezioni n on avranno luogo prima

. effl"!"!"." :'f',, ";.;,,,"··._. ~ -/ . 9! ..P."'"¾· ½t,, DALU RIPRESA DELL°ATTMTÀ, ECC . ---• 219 · , - :J
u .. rv.

d el giugno 1913. Mancano parecchi mesi. Tutta.via è J.eCito affermate che l a grand e magg ioranza dei contadini voterà pei candjdati <l:i opposi· zione :governat iiva. I socialisti che nelle Puglie come nel resto d'Italia hanno - per pr imi - propa:gan<lato la campaigna hanno di5crete ch,n1ces di successo.

Contro di loro scenùer4nno in campo le vecchie e le nuove ibride coalizioni clerico-moderate-micisteria,li. Forse, anche l a democrazia non sfuggi rà al cimento. E sotto l'ombrellone democratico ripare~nno i pochi e dispersi repubblicani, i radicali, i destri, gli indefinibili, pronuba la Massoneria. Ci sono due loggie a Corato, quattro a Bari. Ma questa coal izione intermedia sarà Ja p iù sacrifi cata. Non ha forze, n on ha uomini, non hà programmi.

li Partito Socialista è il meg lio agguerrito. Ha u na orsanizzazione politica che va qua e là risorge:ndo e rafforzandosi, dirige le organizzazion i economiche: leghe e cooperative.

La cooperazione di livoro e di consumo è assai d iffusa nelle Puglie. In taluni paesi, p rospera. A Gioia <lei Colle - cito il p aese più celebre - la Cooperativa di consumo, sorta per i n iziativa de lla sez ione socialista e della Lega contadini, vive da. m olto tempo e floridamente, Ha 700 azionisti e una vend ita a nnua che raggiunge la considerevole cifra di centomila lire. Nel capoluogo della Provincia invece, a Bari, il movimento p olitico socia lista attraversa un periodo di crisi. Anche numericamente, i socialisti baresi sono ridotti agli estremi. N el 1910, al congresso di Milano, 1a sezione socialista di Bari si presentò con 104 i nscritti; oggi i tesserati non superano la ventina..

la crisi socialista nel capoluogo ha n aturalmente le sue ripercussioni nella Provincia. Questo stato di disagio, d ' incertezza , di lacerazioni intestine, potrebbe favorire, dnmndo ancora qualche tempo, i candidatj governativa. Sulla sorte dei q uali molto potrà l'atteggiamento del governo centrale.

Come si comporte ran no g li emissari d i Giolitti ? Neutralità o favoreggiamento? Libertà o violenza? I precedenti c'inspirano scarsa fiducia, tuttavia j contadini si di,chiarano pronti a rispondere colla violenza alla violenza. Il pericolo dell 'intromissione igiolittiana, con annesse mani:polazioni e prepote nze, non è il solo. Ve n'è un· altro: il 1pericolo di perdere. Può sembrare una trovata lapalissiana. Non è cosl. Una sconfitta laggiù, avrebbe effetti in ogni sen so disastrosi. Da una parte consolider ebbe la camorra, dall'altra provocherebbe tale amarissima delusione ne lle popolazioni da indurle a n o n più credere nella efficacia del suffragio universale, che, come diceva Lassalle, gua risce le ferite ch 'esso Stesso procura.

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OPERA OMNIA D1 BENITO MU SSOLINI

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 221

Non è quindi opportuno lusingare i contadini colla p romessa di certa vittoria, specie al primo esperimento.

Ritengo luttavia che i risu.ltatì del suffragio allargato nelle Puglie saranno la prova della matura coscienza p olitica e civica di quel popolo il cui progresso è stato sin qui aduggiato dal governo accentratore e corruttòre. :8 un popolo che ha trovato e trova in sé le forze della propria elev:LZione spirituale e materiale. B un popolo che ha la febbre del lavoro. Popolo dunque, non plebe

BENITO MUSSOLINI

Dall'Avanti, N. 273, 1 ottobre 1912,- XVL

Xlii OTTOBRE

Domani si commemora Ferree e la sua ricorrenza domenicale favorisce la manifestazione. lo però mi astengo, mi tiro da parte. I contemporanei non si commemorano, appunto perché contemporanei. Sono troppo vicini a noi. Ogni com memorazione è una misti6cuione. Potrei documentare. :E: inutile. Ho visto dei manifesti firmati da uomini che Ferree - vivo - non à.vrebbe tollerati nel suo tnlQurag,. Ho visto il nome di Ferrer associato in comizi e problemi che col martire di Montjuich non hanno la più lontana parentela. Sono stufo di questi ragofits del sovversivismo parolaio che va alla raccolta del pubblico servendosi dei mezzi in uso fra i preti. Sono stufo di queste commemorazioni che fi niscono nel rituale banchetto. Sono stufo di questi comizi che cominciano col discorso quasi sempre bislacco di un oratore, proseguono con una sbandierata, una corsa ciclistica, una fiaccolata, una serata di gala al teatro. Ormài le commemorazioni verbaJi sono divenute un numero dd programma delle Associazioni pel Risveglio Cittadino.

Basta! Basta! Basta J Lasciate stare i morti. Non disturbateli colle vostre cerimonie. Non affiiggeteU coi vostri discorsi. Se volete bere, fatelo, ma non senza fastidiare la memoria di coloro ch e non volevano essere commemorati Poi manderete il solito « avanzo b icchierata » al giornale. Io che ammiro il fucil ato di Montjuich, senza però farm ene un santo, perché non ho cielo, né altari per i santi vecchi e nuovi, :io domani andrò a i comizi p er fuch iare i commemorato ri di Ferrer P er onorarlo slacceremo il sacco pieno delle sue e delle nostre idee.

I preti Io hanno ucci!o; morto; i suoi fedeli lo uccidono ancora, alterandone il profilo, lo spirito, le idee; adattandolo alla loro mentalità di eterni semin3.tori di parole che passano come il vento.

D a /.4 Polla, N. 12, l} ottobre 1912, I

r :· '",;"'·~""'-,"--~ . . . - ' . I
L'HOMME QUI CHERCHli

LA QUESTIONE BALCANICA*

{ +) Mus..olini fa notare la Jil11azion e rm po' p4rado mtk in cui ;i trovano i Iocialisti di fronte alla q11e11ione balcanica.

Il criterio dei socialisti si riassume nel grido lanciato dai socialisti austriaci e questo criterio, per una di quelle ironie cosl frequenti nella ~toi ia, è accettato dalla borghesia liberale di t utta Europa e anche dai gove rni, salvo alcune reStri2io ni e reticenze coniprensibil i dell'Austr ia . I socialisti non possono però unirsi agli esaltatori deUa gµerra perché è guerra di cristiani contro mussulmani, ma perché è guerra di n azionalisti d1e r isorgono e si r:iafferman o, bisogna opporsi all 'in tervento europeo. Lo Jkl/u quo reazionario del congteS5o di Berlino è andato in fumo.

Dopo tp1e1te considerazioni M u.uo/;n i presmta e l'auembJea apfw01Ja il seguen te c rd ine dei giorno :

« la Direzione del Partito Socialista I t aliano, udita la relazione d ei compagni Agnini e Balabanoff, ra.ppresentanti la sezione ital iana al B11r eo11 l nt ernational ohe nella sua ult ima ·r iunione ha ancora una volta dimostcato la concordia delle idee e l'armonia dei propositi dell'lnte ma2ionale socialista;

« rkhi aman dosì alla mozione votata dai socialisti balcan ici a Belg rado nell' ottobre 1911 nella qua le s i auspicava l'avven to della Confederazione repubblicana di t uttì i popoli balcanici, si assoda fervidamente al ·gri do lanciato dai compagn i austriaci : " I Balcani a i popoli balcanici " , compresa l'Albania e non esclusa la Turch ia, a salvaguard ia d e i d iritti etnici e religiosi delle popolazioni huche d i nazi onalità. e mu:;sulmane di confessione;

« dichiara la sua decisa oppos izione a d og ni intervento m ilitare o diplomatico d elie grandi Poten ze d iretto a ripristinare lo Jtat11 quo irrazionale e reazionario che la guer ra attuale ha già rapidamente e d e.6.nitiva.mente soppresso;

• Riass unto del discorso pronunciato a Roma, ne-Ila sede della. dimionc del partito socb.li!ta. italia.oo sita in via del Seminario 87, il pomeriggio dcll'8 novanbre 1912, durante i lavori ddla direzione d el partito {Dall'Aw,ui f, N 312, 9 novemb~ 19 12, XVI),

« e poiché 1a risoluzione del p roblema delle nazionalità balcaniche liquida la questione orientale che giwtinca sin qui nel pensiero delle classi dominanti la necessità degli enormi armamenti' terrestti e marittimi che schiacciano l'Europa, invita i socialisti italiani ad intensificare la propaganda antimilitarista per il disarmo simultaneo ed affida il mandato di sostenere queste idee ai delegati che rappresenteranno la sezione italiana dell'Internazionale sociale nell'imminente congresso di Basilea».

224 OPERA
OMN[A DI BENITO MUSSOLINI

RISCOSSA SLAVA

Narra Eliseo Reclus nella sua Nuova Geografia Univenale che q uando nel 970 j russi di Svatoslaw furono battuti presso Adrianopoli, sullo zoccolo di una statua bizantina una mano misteriosa scolpiva che i cavalli cosacchi awebbero un giorno peroosso colla zampa .ferrata i marmi di Santa Sofia. L'oscuro vaticinio sta per compiersi. Non sono, è vero, cosac;chi di Russia g li uomini accampat i in vista orma i di Bisan· i.io, ma sono bulgari, avanguardie deJla Russia e del mondo sla.vo.

La guerra de!Ja Quadruplice è la ,guerra deJla Russia contro la Tw· chia. Dietro il piccolo czar dei bu1gar i, c'è l'altro czar. Dietro Ferdinando, c'è Nicola, lo c.2:ar di tutte le Russie. Sofia dipende da Pietroburgo. E la diploma.2:ia austriaca non s'inganna q uan do si richiama al mitologico cavallo di Ulisse che - piene le cavità di altri nemici - penetrò nel superbo Ilion, ed affrettò i destini della patria di Enea.

C'è un altro nemico che si è abbattuto sulla Turchia quantunque non figuri t ra gli eserc iti della Quadruplice e questo nemico tradizionale è Ja Russia.

11 sogno russo è la distru~ione della Turchia, il sogno russo è Costantinopoli. Costantinopoli è per la Russia una questione di vita o di morte. La Russia vuole diventare una potenza mediterranea.

N el libro del Danilewsky - La R.u.rria e l'Europa - la missione della Russia è nettameflte determinata: confederare tutte le st irpi slave e dominare il mondo.

La T ripl ice (Montenegro, Serbia, Bulgaria) è il primo tentativo di · questa confederazione che doma ni abbraccerà tutti i popoli slavi de l1'Austria, si spinigerà forse a Trieste e -si,gnoreggcrà focont-rastata tutto l'Oriente Europeo.

Chi ha minato e frantumato il dominio dei turchi in Europa? La Russia, còn una lotta che dura da due secoli. Chi ha liberato i popoli balcanici dal giogo turco? La R uss ia. Aprite un qualsiasi libro di storia. Una p rima guerra scoppia nel 1711 ma con risultati non soddisfacenti pei russi. ll gran Visir Bastagi M achemet vince ìn una battaglia campale sulle rive deI Pruth g li eserciti di Pietro il G rande e Azof . diventa territorio turco. Ma n el 1736 - nuova guerra - Azof fu ripresa .

L' Austria, alleata ddla Russia, cedé nel .famoso trattato d i Belgrado dd

.- -Oò, , •• , •

1739, la Serbia e la Valacchia alla Turchia. Dopo trent'anni dal trattato infame di Belgrido - dovuto alt' Austria, che, sebbene alJeata, tradiva la Russia - i turchi fu.rono vinti dai NSsi a Ka.goul. La Turchia perdette per sempre la Crimea. Fu obbligata "di aprire il Bosforo e i Dardanelli ai mercanti russi, riconobbe ( e questa condi2ione è importantissima poiché segna l'inizio della tutela russa dei popoli balcanici) il diritto d'intervento degli ambasciatori russi in favore dei sudditi dei principati danubiani.

Col trattato di Adrianopoli - dopo la guerra del 1828 - I.J. Rùssia imponeva alla Turchia il riconoscimento dell'indipendenza della Grecia ed esigeva garanzie per le immunità concesse dai turchi ai serbi ·e ai rumeni.

Nella guerra del 1s,6 l'esercito turco partecipò alla coalizione internazionale contro la Russia. Al congresso di Parigi le Potenze - riconoscenti! - ga rantirono l'integrità territoriale della Turchia.

Lo st41u fllO del congresso di P arigi durò giusto vent'anni. La guerra turco-russa dd 1877, provocata indirettamente da lla guerra d'indipendenza serba d~l 1876, fu disastrosa pei turchi che furon o schiacciati a Plewna. L'esercito rosso batté la strada oggi percorsa da quello bulgaro. Dopo aver occupato Sofia e Filippopoli, prese Adrianopoli e giunse a Caotechiuck, alle· porte di Bisanzio. La Turchia chiese pace e l'ebbe a S. Stefano. Ma j patti furono riveduti dalle Potenze nel congresso di Berlino del 1878. Fu allora stabilito un altro :rta/u quo « irrazionale » ed illiberale che ha d urato trentaquattro anni, ed è stato soppresso in due sole settimane dagli eserciti irrompenti e vittoriosi della Quadruplice. La fine della Turrhia europea sarebbe il coronamento trionfale della polilicll ru,sa.

E che la Turchia come g rande potenza europea sia giunta all'occaso, non v'ha chi dubiti. L'impero turco è finito. Ha perduto a poco a poco tutti i suoi territori. C'è stata una epoca fortunosa in cui dominava tutto l'oriente. Quando Maometto II distrusse Otrar,to, Roma stessa corse pericolo di essere turcifizzata [sic]. Oggi la Turchia europea è ridotta agli estremi. Noi non sappiamo se le linee di Gatalgia resisteranno parecchie settima.ne o parecchi mesi, comunque la catastrofe sarà allontanata non deprecata. Quando noi mettemmo fra. le ipotesi assurde la marcia vit~ toriosa dei bulgari su Costantinopoli, eravamo vittime di un errore comune. Oggi lo riconòsciamo.

La Turchia ha ancora un esercito. Questo esercito sa battersi e lo dimostrano taluni episodi deHa battaglia di Lulè-Burgas, ma questo eser-

226 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

cito non può vincere perché si trova nelle condizioni identiche dell'eser· cito russo di fronte al giapponese. La disfatta miJitare condurrà a una spartizione del territorio. Non .sappiamo ancora, né è prevedibile dire· crune. Forse la Turchia non sarà completamente sacrificata. Bisogna del resto tener conto delle popolazioni turche che abitano la penisola balcanica.

La sconfitta di un esercito non significa esodo di tutto un popolo. l turchi Yuruck della Macedonia e i Komiaridi che abitano nelle montagne della Rumelia dall'XI secolo non pensano affatto - dice Eliseo Redus - ad abbandonare la terra che è diventata la loro patria.

Nel Vilàyet di Adrianopoli ci sono 255 mila turchi e 115 mila bulga.ri mussulmani; nel Vi/Jyet di Salonicco ci sono 340 mila turchi e 100 mila bulgari mussulmani; nel VilàyeJ di Monastir ci sono 100 mila turchi e 2' m ila bulgari mussulmani; nel Vilàyet di Kossovo ci sono 90 mila turchi e 15 mila bulgari mussulmani ; nel Vilàyet di Janina ci sono 230 mila abitanti di religione mussulmana; in quello di Scutari ci sono 22 mila turchi e 260 mila albanesi mussulmani. N ella Turchia europea la razza dominante è rappresentata da circa un quinto de!Ja popolazione, m11 bisogna aggiungervi quelli che coi turchi hanno in comune la religione,

Nella Rumelia orientale (ora annessa alla. Bulgaria) l'elemento turco

- dice Redus - non ha ancora perduto assolutamente la sua impor· tanza. Vi si parlano tre lingue: bulgara, turca, greca. Nel 1880 c'erano 846 scuole bulgare con 48 mila allievi, 471 turche con 26.400 scolari. Forse il recente dominio bulgaro ha alterato queste proporzioni.

Ciò non toglie che un .fortissimo cont ingente di mussulmani (i Pomachi, ad es., che sono slavi turci6.zzati) fa parte del regno di Dulga ria. Ora per sopprimere l'elemento turco dalla penisola t raco-eJlenica bisognerebbe - scrive il grande geografo anarchico - procedere collo sterminio, cioè essere cogli osmanli più feroci di quello che furono essi all'epoca della conquista, quando si vantavano di non lasciare più rinascere l' erba sotto i passi dei loro cavalli. D'altronde - continua Reclus - Si d eve tener conto del fatto che i turchi, per quanto poco numerosi in proporzione delJe altre razze, s'appoggiano su milioni di maomettani, albanesi, bosniaci, bulgari, circassi e nogai. Non bisogna neppure dimenticare che i mussulmani di Twchia sono i éappresentanti_ d i 150 milioni di correligionari sparsi su tutto il resto del mondo e che questi popoli prendono una. parte sempre più larga. nel movimento generale dell'umanità in Africa e in A.sia. Date le condizioni etniche e demografiche della penisola balcanica, che d presenta un meraviglioso intrico di popoli (in taluni distretti si contano .sino a dieci stirpi diverse), noi facciamo nostro il grido lenciato dai socialisti au.str~ci; Niente intervento C\lropeo! 11 Bal. ca~o ai popoli balcanici!

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t giusto che il Vilay el di Kossovo, che comprende appunto il famoso sangiaca.to di Novi Bazar ed è popolato quasi esclusivamente dai serbi, tomi alla Serbia; è giusto che la M acedonia bulgara passi alla Bulgaria; ma è anche giusto che i turchi restino alla Turchia. Solo coll'equo r iconoscimento dei diritti di tutti i popoli verrà risolta la questione orient ale.

Da La fotta di Clas1,-, N. 146, 9 novembre 19 12, III. Pubblicato, notevo( mente ridotto, anche su ll'A va-ntll, N, 313, 10 novembre 1912, XVI, c;on il titolo Rinasrila 1/1tva. Sull'Av,1nli.' l 'articolo~ firm ato Benito Mussolini.

,..,._., -,,-,228 OPERA OMNIA DI &ENITO MUSSOLINI

LA FINE DI UNA TRADIZIONE

Giuseppe Garibaldi - il Grande - arrinva sempre in tempo a nche quando per offrire la sua spada alla causa della libertà dei popoli doveva atlravers.are gli oceani; Ri<:ciottì Garibaldi - l'Erede, povero vecchio ormai ridivenuto fanciullo come suole accadere nella tarda senilitànon aniva in tempo neppure qùando, per condurre sui campi di battaglia le sue camicie rosse, basta varcare il breve tratto di mare che divide Brindisi da Patrasso. Ricciotti Garibaldi ha lanciato il suo appello alla gioVentù d'Itali2. dopo ben tre settimane dalla dichia razione di g uerra; i p rimi garibaldini sono giunti in terra di Grecia quando l'esercito del DiadO(l) aveva smantcJiato Silonicco. Ora, diciamolo brutalmente, non è permesso agli eroi di giungère in ritardo, a cose fatte, a conquiste ot· tenute, a nemico fugato; i volontari che arrivano colla vettura Negri - degna di cancellieri di prctura pensionati e podagrosi - si coprono di ridicolo.

Jl lato comico della gesta, delJa situazione supera indubbiamente 1'eroico e i cavalieri erranti dell' ideale, fantasiosi di mantenere una tradizione ormai vinta, ci appaiono sotto le spoglie di quei cavalieri de Jo I e1péo1, de /01 Jeoner, de la :ritta figura che suscitano nelle pagine del Cervantes l 'irresistibile ilar ità d i chi legge e un senso di quasi benevola compassione. Ogni epopea s'inquad ra in un determinato .ciclo storico. Non si può, né sì deve, a nostro avviso, perpetuarla c:on una specie d ' incubazione artificiale t un fiore d ì pcimavera, non ·<li serra Come la cavalle ria medievale, anche la camicia rossa ha avuto la sua epoca. Ro· lando di Roncisvalle è figlio del suo tempo.

Non lo si può imitare._ Un uomo che s'incocciasse a fare il cavaliere come ai giorni delle crociate, potrebbe, per la sua mania, finire al manicomio. Oggi ci sono i cavalieri.... del lavoro. Gente che non ha certo il coraggio, la prodigalità, 1a sete di avventure, il disdegno degli affari che Caratterizzavano i cavalieri dell'alto medio evo, f edeli nel cuore e croci ati neJla schiena, come dice, in qualche luogo, Enrico Heine. Cos) non è possibile plagiare il gariba.ldinismo, riprodurlo in una edizione riveduta .e corretta ad uso e consumo degli eroi a scartamento molto ridotto dell' Italia contemporanea. Tanto riveduta e corretta (è] l'odierna edizione ri<ciottiana .del ,garib.tl<linismo che - .ri V6r.t Jllnl 6xp o.rit11 -

avrebbe otte.nuta l'approvazione di Giovanni Giolitti, l'uòmo che è la negazione vivente di ogni r.omanticismo.... all'interno e all'estero. Il garibaldinismo lasciato nella storia del Risorgimento italiano - che ha pagine tristi e fosche per viltà di governi e ignavia di generaÌi - getta un fascio di Iu-ce vermiglia come le camicie dei Jegionaii; il garibaldinismo odie rno, che non può reggere assolutamente al paragone coll'altro, ci annega nell'animo ogni entusiasmo, ci a.duggia come una profanazione, ci fastidia come un arcaismo pleonastico. La gesta garibaldina ha avuta la sua stagione. -

Garibaldi non torna più. Gli epigoni non sono degni di Lui. F iniscono nella caricatura. Perché continuare ciò che non è continuabile? Perché riaprire il libro meraviglioso che la storia ha già sigillato col sangue? Negli eserciti moderni non c 'è più posto pei volontari. Non si viene con truppe improvvi~te. Le camicie rosse sono di ·un effetto coreògrUco sorprendente, ma oggi - perfelionate le armi - costituirebbero un troppo visibile bersaglio. I pietosi risultati della guerra turcoellenica del '97 - durante 1a quale il ga ribaldinismo scrisse l'ultima pagina della sua gloria - i pietosi risultati di quella guerra profondamente diversa dall'attuale dimostrano che l'efficienza dei corpi di volontari - dal punto di vista strettamente militare - è nulla o quasi di fronte a masse disciplinate e da molto tempo allenate. Se l'esercito greco non avesse tesoreggiato i tragici insegnamenti della sua ultima disfatta del '93, non era certo il soccorso tardivo dei volontari ricdottiani che avrebbe potuto impedire un nuovo disastro della guerra che volge ora al suo epilogo vittorioso. E la causa per cui si combatte nei Balcani, merita l'olocausto garibaldino? Non è chi non veda la posizione grottesca in cui si trovano i duci delle esigue schiere dei volontari italici. Costoro sono partiti per soccorrere la G,ecia, nella sua lotta contro il nemico tradizionale, e sta bene; ma la G recia, seguendo la Quadruplice cui è ormai indissolubilmente legata, dovrà aiutare i serbi nella soppressione dell' Albania. ) serbi h an no g ià deciso, arrelé, che l'Albania, ·espressione semplicemente geografica secondo il parere del Metternich serbo, d eve essere spartita fra Monteneigro, Serbia, G r ecia. Una guerra di naz ionalità intrapresa d a monarchie si conclude sempre nel meocato e nel tradimento dei popoli.

L'Albania sarà dunque sacrificata. Tale è almeno il manifesto disegno della Quadruplice. Ebbene, i volontari garibaldini che sino a pochi mesi fa. spasimarono d'amore per l'Alban ia; i garibaldini italiani che non "più tardi dell'anno scorso avevano vagh eggiato e preparato una spedizione in .Albania (taluni audaci anzi, insofferenti d'indugio, partirono e.... non furono util.iuat i, forse perché non erano utilizzabili....); i garibal.dini italiani cooperano oggi - coJJa Quadruplice - all_o smembra-

230 "OPERA OJ.!NIA DI BENITO
MUSSOLINI

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 231

mento d cll' AJba-nia. t in questo equivoco assurdo che muore una leggenda....

Oca noi - a costo di passare per filistei pusillanimi - alla g ioventù che vuol combattere indichiamo altri campi d'azione, Purtroppo si tratta quasi sempre di gente che arriva in ritardo perché è anche ritardataria nella mentalità rimasta a tempi t ramontati. Don Chisciotte no n sapeva di vivere in una Spagna dive rsa da que1la descritta nei libri che gli avevano montato la cabeza.

Cosl molti giovani volontari - esclusi s'intende quelli che partono colla penna stilografica in cerca d i emozioni da riprodurre con prosa barzineggiante - non s'avvedono dell'abisso che ormai divide due epoche. Ma ai volontari in buon a fede, noi diciamo : ·Se a.vete voglia di «fare» , se vi sentite di mettere la vostra vita allo sbaraglio, se volete migliorare 1a vostra patria, piuttosto che· sciupa re un nome e diminuire una leggenda - « perché Garibaldi è inimitabile !, p erché Garibaldi sarà sempre inimitabile ! )> - restate in I talia, restale in questa Italia che sospingerete rapidamente, col vostro spirito di sacrificio e col vostro de. siderio d'azione, a migliori destini.

BENITO MUSSOLINI

Dall' A11anli!, N. 319, 16 novembre 1912, XVI.

[CONTRO LA GUERRA] *

L'altro dl, i1 giornale che rappresenta il socialismo spurio, ci domandava con un po' d'ironia se noi possediamo la bussola che ci guidi nelle nostre direttive politiche di fronte. agli avvenimenti balcanici. Orbene, bisogna distinguere fra colui che scrive su di un avvenimento « morto», ci~ completo, cioè finito, e quegli che esprime il suo pensiero quando gli avven im enti stessi si svolgono; e troppi elementi gli mancano per trarre il giudizio definitivo, Ma adess o non è nemmen più il caso di restarcen e timorosi nel fissare alcune verità che, poiché siamo alla fine de lla traigedia bellica, balzano evidenti e si impongono da sé.

Quali verità, dunque, dobbiamo affermare d'aver acquisito?

Una prima: ed è che la libertà in Italia è una favola. («Beniss imo.'», scatta /'uditorio). Noi abbiamo visto quel che è avvenuto, or è una settimana, a Vienna e a Berlino. Nelle capitali degli imperi che si vorrebbero feudali i comizi internazionali contro l'eventualità di una guerra europea si sono tenuti l iberamente. Da noi invece.... - e siamo, dicono, in democrazia ?! - da noi, a Roma, viene arrestato He rvé.

E capita di peggio. Avviene che gli orator i della democr azia romana a'Vrebbero 'Voluto che l'annuncio di t anta ini<Juità non venisse dato al loro comizio! Democrazia?! Perché? (Un uragano di applausi sotto linea le parole de//'ordlore).

Un'altra illusione è caduta. L' illusione che fino a ieri ci ha cullato e cioè che ormai nessuna guerra potesse scoppiare fra le nazioni eùropee. Ci sentivamo, ci credevamo abbastanza forti per impedire lo scempio di una guerra. Reputavamo che gli st essi gov ernanti non doves sero ten tare tanta -alea! Invece E al proposito converrà togliere dalla ci rcol~ione un clic hé che ha fatto il suo tempo ed falso. Quello che si r iferi va ai socialisti d'Austria e si compiaceva di raffigurarli come im periali regi socialisti di Cecco Beppe. No, no! In quest a occasione furono bene i socialisti austriaci quelli che ci hanno dato il« là» per l'agitazion e contro

* Riassunto del discorso pronunciato a Milano, nel teatro del popolo, il 17 novembre 1912, durante un comizio internazionale indetto contro l'evcntualid. di un intervento europeo nei Balcani. (Dall'Av.-nJi!, N. 321, 18 novembre 1912, XVI).

-, .:. ,. -~-.

DALLA

RIPRESA DELL'AITIVITÀ, ECC, 233 la guerra europea, quelli che prima hanno lanciato la formula ormai universalmente accettata : il Balcano ai balcanici! Niente intervento europeo!

Veni.amo ad un'altra ,1erità, che con ogni certezza si esprime dagli attuali frangenti_. Le guerre della monarchia [si] concludono sempre con un mercato, con un baratto di p opoli. («Sia p,iiì preciso JH q11e1/o p1m/o », grida uno 1conosci1110).

Cioè? Ho capito. Dirò che il primo malo esempio Io ha .dato la monarchia italiana. («Ma io devo » 1i prova ad interrompere il comm iHario Goffredo),

Stia, stia a sentire (continua. l 'ort11ore, che a questo punto si addent rd con -mirabile perspù-xità di lingu aggio nella trattazione dell'imp reJsio,umJe problema che .i urge, ed i nfine eu·!tuna):

Il Balc,mo ai balcanici. sta bene. M e. non si dimentichi che vi sono anche gli albanesi e i turchi. t ve ro che contro i turchi si possono portare le colpe delle barba.rie militari; ma allora c'è anche una barbarie russa e lo sanno gli ebrei <li K ief e di Riscin ; e anche per n oi c'è stata una barbarie cristiana, più feroce dì quella turca, [come J testimoniano, sinistramente, Je giornate di Sciara-Sciat. (O lldzione l unghinima).

Ricordatevi che fin dal dicembre del 1911 il congresso dei socialisti serbi tenutosi a Belgrado chiariva, in fatti, che la soluzione del problema non poteva, fatalmente, essere affidata aJle monarchie, ma. doveva essere una confederazione repubblicana di tutti i popoli, nessuno escluso.

L'Albania non può essere saèri.ficata. E si sappia che la sconfitta de ll'esercito turco non vuol dire l'estermin io del popolo turco.

Con ciò non s'intenda che noi siamo favotevoli al passo dell'Italia con l'Austria contro i Balcani, a in diretto favo te della Turchia Anzi, o ra che è stata rinnovata di fatto le. T riplice, mentre dichiariamo di non <onfonde re nelle. nostra. avversione i popoli austriaci e tedeschi, affermiamo più che mai il nostro dissenso dalla politica di corte. N oi non vogliamo servire agli interessi di un imp ero, ancora oggi f eudale-clericale.

M a ritorniamo alla guerra: Gue rra di popoli ? M a no; i popoli la subiscono. Nessuno è autorizzato a dire che i popoli applaudano alJ'occhiuta _rapina dei governi, Quando mai essi furono interpellati sulla volontà loro di andare ad occid.ere o a morire? Ci ·sono milioni e milioni di uomini che vivono di una vita puramente economica: mangiano, bevono, si riproducono; ma tutto ciò che è vita civile, politica, cuhurale ,è a loro completamente ignoto. N on hanno neppure in embrione un principio di autonomia. mortle: è questo il gregge che subisce la guerra e va al macello senza chiedersi nemmeno perchc!.

I borghesi invece quando inneggiano -alla guerra sono al -posto loro. La guerra per la guerra, essi vogliono. E questa l'arriire pensée di lor

signori. la guerra che li libe ri dal socialismo, intanto che esso è virgulto facile ad esse re stroncato.

I n fatti il V aterfand, l' o rgano clericale austriaco che ha voluto i ntitolarsi Patrùt, ha chiaramente scritto che una guerra europea « ci libererebbe per 30 anni dal socialismo». M a precisiamo: noi non siamo contrari alla guerra per viltà, Se fossimo dei pusillanimi non saremmo a questo posto. E poi non crediamo che il coraggio vero sia quello del soldato che ubbriaw di acquavite co rre il macello di sé e d'altrui. E un coraggio di un genere inf eriore, basso, primordiale; è un co raggio in cosciente. Di più: il socialismo è anche miglior avversario della g u er ra, di quanto non lo sia il pacifismo borghese e democratico. N o i s iarilo cont rari ad e ssa perché rappresenta il mass imo di sfruttamento de l lavoratore. Il p r oletario, con la g uerra , è cioè ch iamato a ve rsare il proprio sang u e, dopo aver dato, nelle officin e , tu t to il p roprio sudore

E fosse vero, a lmeno, che la guerra precede, prep ara la rivo l uzione B una illusione, un sofisma. Leggiamo nella sto r ia , La relazion e fra la g u erra di SC'Cessionc d eg li Stat i Un iti e la R ivoluzione fra ncese è lont ana. Del resto L. Lafayette ch e v i partecipò, tenne agh inizi de lla Rivoluzione un contegno a mbiguo ed ince rto. Fu il popolo di P arig i che demoli la Bastiglia, fu il p opolo che in t re giorni e in tre nottl fabbricò 50 mila picche e incitato d a Camillo Desmoulins si gettò sulla fort ezza che rappresentaova e s imboleggi.av a l'ancien régi me. Le giornate sanguinose del ' 48 a Parigi sono forse in relazione con qualche gue r ra ?

1\h ! la Comune! :E n ata d a una guerra s fortunata, ed è questo v izio d "orig ine che l'ha u ccisa.

Veniamo alle gue rre più v icine. Q uella del 97 fra Grecia e Turch ia, quella del '98 fra la Spag na e g li Stati U n it i n on h anno s uscitato movimenti rivoluzion ari. Pareva ch e la guerra russo-giappon ese d ovesse al iment a re l' in cend io r ivol uzionario russo, ma invcx:e dopo la sangu inosissima domenica rossa, è la r eazion e più feroce ch e trio nfa e la Russia ufficiale - colla protez ion e manifesta d egli slavi de ll a Q u adrup lice - rip rende nel c.oncert o delle P otenze europee quell' ascendente che aveva perduto nei piani d i Manciuria sotto ai colpi micidial i d ei piccoli uomin i del Giappone. P er contro l'ultime rivoluzioni politiche di qualche importa nza nel Portogallo e in C ina n on sono in relazione con nessuna guerra. Per fare la rivol uzione occorron o dei cittadini, cioè dei soldati ch e rimangano cittadini, dei fucili intellig enti, ma la guerra imbarbarisce, imbestia1 abbrutisce gli uomini .

Difatti i più fe roci massacratori dei Comunardi furono i soldati che avevano fatto le guerre coloniali i n Algeria e si erano abituati ad ogn i g enere di atrocità. I soldati italiani n on sono forse tornati d alla g loriosa g est a lib ica colle oreochie .dei beduini t agliate e consew ate come reliquie

234 OPERA OM NI A DI JHlNITO M U SSOLINI
L'« Av.anti! » del ;o novembre 1912

DALLA RIPRESA DELL' ATTIVJTÀ, ECC ·

preziose? 'La guerra. non crea il sentimento rivoluzionario li dove non esiste; anzi lo deprime e quando è debole lo atterra Noi siamo mino• ranza, ! vero, ma che importa? Questo ci impone di continuare la nostra battaglia. Si tratta di creare l'autonomia morale della classe operaia che è stata sin qui strumento passivo nelle mani di tutte le gerarchie borghesi. Il pericolo di conflagrazioni europee tornerà. Ma allora speriamo di essere pronti. Delle due l'una.. Sì tratta di creare l'autonomia mor:ale del proletariato per impedire la guerra. E se la borghesia vorrà comunque tentare il gioco supremo, il proletariato saprà approfittarne per le sue specifiche rivendicazioni e allora il domin io borghese - già corroso, minato e logorato - andrà in frantumi. Quel giorno la questione del genere wnano sarà finita. Comincerà la n uova storia. (lA /01/.:1 imm em.:1 grid.:t per mille bocche il 1110 en1111iasm o e Muuo/ini d eve ringraziare " lungo prim.:t che l'ovazione Ji plachi) .

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--,._
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H · I V.

IL CONGRESSO DI MODENA

led ·si è inaugurato a Modena senza essere annunciato dai grandi giornali quotidiani che servono un pubblico assorto completamente nelle vicende bellicose e tempestose dell'Oriente Europeo -:-- il congresso nazionale dell'Azione diretta. Azione diretta.... Perché? Dove? Quando ? Come? Che cosa significano in teoria queste due parole? Quando mai hanno avuto una qualsiasi applicazione pratica e conseguente? Buttiamo le carte in tavola, parliamoci chiaramente e si vedrà che i nostri interrogativi sono legittimi. Che cosa è, o, meglio, che cosa dovreb~ essere l'Azione diretta ? Ecco, uno di fronte all'altro armati , due eserciti o due reparti d'esercito: il capitalistico e il proletario.

C'è fra di essi una specie di s/11tu quo, temporaneo e frangibile ad ogni momento. Il conflitto si inizia coll'invio dei desiderata proletari . Si chiede una risposta precisa, categorica, perentoria entro brevissimo t empo. Se questa risposta non viene o non è quale si desiderava, l'esercito proletari.o esce dalle sue trincee e dichiara la guerra. t lo sciopero. Pro· le tari e borghesi cercano a vicenda di danneggiarsi materialmente e moralmente. Ogni offerta di mediazione o di conciliazione .attraverso un com· promesso che equilibri gli interessi opposti - parta <JUesta offerta dagli · enti ,pubblici o da organismi 1?0litid od oconomici estranei - viene docisa· mente respinta dai ·proletari clte accettano .il metodo dell' azione diretta e vogliono 'Vincere dettando j p atti .deJla .resa col coltello alla gola <lei vinti.

Un magnifico esempio di azione diretta - da nemico a nemicoc i v iene dato dalla guerra della Q uadruplice che ha speziato lo slaJ TJ q110 de lle diplomazie e procede diretta al suo scopo respingendo ogni intervento straniero. Ma pur troppo, nella storia recente e remota del movimento proletario italiano, non c'è nulla che ci ricordi - sia pur da lontano - l'atteggiamento s.inora inflessibile della Quadruplice. A meno che non si vogliano citaie come episodi ,di a:iione diretta i moti insurrezionali abortiti dalla prima Internazionale di gloriosa memoria, o le rivolte dei Fasci Siciliani o - riferendoci a tempi più vicini - la sommossa dell"Oltre Torrente che Arturo labriola ha definito - forse ingiustamente - una parodia della rivoluzione.

E la storia degli ultimi scioperi convalida il nostro asserto. Ricor· diamo quello dei gasisti milanesi conchiusosi - dopo un infin ito scen·

dere e salire di scale prefettizie - con un compromesso-capestro; quello - eroico! - di P iombino durante il q uale si accettò l'intervento del prefetto di Pisa che tentò invano dj trovare la formula dell'accordo; quello recentissimo e darnoroso delle masse agricole ferraresi legate per altri sei anni al carro dei padroni con un concordato elargito in nome di sua maestà il re. In tutti questi movimenti, inspirati o guidati dal s indacalismo, è difficile trovare anche l'ombra sola di quella che dov rebbe essere la vera azione diretta. I capi del movimento se ne sono acco'!i e come i sindacalisti di Francia per bocca di ] vetot - che ha dichiarato di essere riformista sempre e rivoluziona.rio qualche volta - hanno nel loro ultimissimo congresso di Le H avre sepolto il sindacalismo vieux st)'le divenuto ormai 1a masch era irriconoscibile di se stesso, cosl il Comitato dell'Azione diretta sta p reparando, ha già preparato, anzi, un discreto funerale per la medesima Aiione diretta che dovrà cedere il posto alla da tempo vagheggiata Unione sindacale italiana, Occupiamoci di questo ongan.ismo in .gestazione ed esaminiamo freddamente, senza. prevenzioni, le sue probabilità di vita e di sviluppo. Cominciamo dalle cifre. Non siamo noi certo i fet icisti del nlWlero. Senza accettare il p aradosso ibseniano che le maggiorai:ize hanno sempre torto, conosciamo il compito e apprezziamo l'importama delle minoranze auda~i e delle élites precorritrici nel campo della storia. Ma ncll'organizza:l!onc economica il numero ha un suo grande v alore. L'o!"ganizzaz.ione econo· mica tende infatti al grande numero, alla massa, all'irreggimentazione completa di tutto il ,proletariato. Non si spiegherebbe altrimenti i boicottaggi contro gli operai disorganizzati o refrattari . Senza soldati -è chiaro sino ad essere lapalissiano - non c'è l'esercito; senza cellule, non c'è organismo. Or fa. un anno il Comitato dell ' Azione diretta vantava 200 mila aderent~ Si trattava di un p iccolo bluff. Lo rileviamo non per fame un capo di accusa speciale. :E!: una malattia genera le. Od bluff si servono i governi quando con falsi o tendenziosi comunicati raggirano o ingannano il popolo, del bluff si servono egregiamente e troppo spesso i sovversivi. Ecco perché i comizi riescono imponenti anche quando i saloni, i cortili, le piazze sono vuoti come il deserto del Sahara; ea:o perché tutti i discorsi degli oratori di parte non si possono riassu· mere, anche quando per riassumerli basterebbe la cifra che nelle matematiche segna la negazione .dell'unità, cioè zero; ecco perché taluni volgarissimi ciurmadori e demagoghi, sol perché sanno urlare dalle b igonce mitingaie, si acquistano subito fama e aweola di ~rtiri, di santi e di profeti. li bluff è un ,ml co,tume polit ico che deve cessare.

I sovversivi devono dire 1a verità anche quando è amara, devono essere sinceri anche quando la sincerità co~ta o nuoce. E pare che il Comitato dell'Azione diretta voglia incamminarsi sulla strada della sin-

ceritl per<:hé si presenta a l congresso di Modena non più coi 200 mila aderenti.... sulla carta, ma con 85 o 90 mila soci aderenti e, quel ch e monta, in regola colle quote. Forze effettive dunque, non fittizie. Bastano per assicurare la vita alla progettata Unione sindacale· italiana?

Vediamo. Tra le organizzazioni aderenti figura un Comitato siciliano dì resistenza con 10 mila soci, Si tratta di un'adesione globale che non ci traoqnillizza e attorno alla quale vorremo qualche altro più preciso Jettaglio. Un'altra adesione globale: quella dei ferrovieri. Sono 25 mila. Adesione condizionata, però. T ogliete da ciò che rimane il fascio delle organizzazioni parmensi che contano 20 mila inscritti circa e ditemi se con 40 o 50 mila proletari disseminati un po' in tutta Italia si può creare un organismo nazionale che meriti e non truffi questo nome. Comunque, la. Unione nazionale sindacale non potrà fiaccare la Confederazione generale del lavoro, né ergersi contro di essa come organismo conco rrente e temibile. O ra noi crediamo che le conclusioni Bitelli siano qudle che meglio s'inspirano alle supreme necessità del movimento operaio. Se i social isti rivoluzionari avessero dopo jJ congresso di Milano abbandonato il P artito, oggi non lo avrebbero purificato e conquistato. Noi vagheggiamo, <lentro alla Confederazione g enerale <lel lavoro, una minoranza ~igile, audace, combattiva ( e ha i sindacalisti italiani ci sono dègli spiriti alacri e delle anime fervide) che ecciti, rianimi, spoltrisca quell'organi· smo; e questa minoranza dovrebbe essere costituita appunto dagli aderenti all'ormai defunto Comitato dell'Azione diretta e alla non ancora ufficialmente nata Unione sindacale nazionale.

Con questo non intendiamo di esercitare pressione di sorta. No 11 nostro è un semplice augurio. Perché se j sindacalisti rivendicano l' autonc,mia dei sindacati d.ai partiti, noi rivendichiamo quella del Partito dalle organizzazioni economiche che. gli hanno inoculato il mal sottiJe del riformismo. Ora noi diciamo: Se oggi o domani i cong ressisti di Modena - con un gesto generoso e di buona fede - accettassero le conclusioni de lla relatrice Bitelli, auspicante l'unità delle masse oper aie it aliane, non siate voi dirigent i riformisti della C. g. d el 1. a ostacolarla coli'inteopretazione cavillosa, bizantina <legli articoli delle 'Vostre sacre carte costituzionali. Se per realizzare l'unità sindacale occorre una più larga interpretazione degli statuti, fatelo. Siate meno burocratici dei ,.ond s de ruir che sbirciano con occhio diffide nte ogni novità; siate meno proceduriSti dei pubblici ministeri della borghesia e avrete onestamente hltelato gli interessi e le 1t'.ivendicazioni ideali del proletariato italiano che, specie in questo momento, ha assoluto bisogno della sua unità materiale e morale per esistere, resistere e avanzare.

I I 238
OPERA OMNI,\ DI BENITO MUSSOLINI
DalJ'A11.-ntil,
24
b. m.
N. 327,
novembre 1912, XVI.

CAMPANE A STORMO

Il dramma di Salem che tiene, d a due mesi ormai, sospesa ed angosciata - in una perenne oscillazione di oscuri timori e di trepide spe· ranze - l'anima di tutto il proletariato internazionale, volge al suo epilogo, precipita. Frà poche ore il telegrafo ci porterà l'ultima parola e sarà una ,parola di vita o una parola di morte. Ci par <li sognare. Ci p ar di vjvere in un altro mondo. Ci par di essere evidentemente proiettati non "Verso al ifuturo, com e in u n a <lelle fan t asma.gor.id1e anticipazioni wellsiane, ma verso il passato, verso un ·tenebroso passato che credevamo tramontato per sempre. Illusi? No ; credevamo che la persecuzione al pensiero, che la violenza consumata sulle idee, che la coartazione delle coscienze per mezzo del patibolo fossero retaggio esclusivo delle monarchie, ma Quinn - il Pubblico Ministero feroce [cheJ ha chiesto, impassibile , senza un tremito nella gola, la condanna a m orte di Ettor, Giovannitti, CaruSo - è il fratello spirituale di Maura, l'assassino di Ferrer, e la Repubblica della bandiera stellata scende al livello delle nazion i ,governate assolutisticamente da imperatori e da re. Ombre di Fran. klin e di Washington dove siete? Evocazione nostalgica. La Repubblica è divenuta un nome senza soggetto, una maschera, una ironia. Le idee di giustizia, di libertà, di disinteresse sono rimaste al quacquerismo impotente; d a una parte e dall'altra sono state r accolte, vivificate, infuturate dal proletariato rosso che ascende, ma è lontano ancora dalla meta. La classe dom inante, la borghes ia americana, la brutale gente del dollaro per cui è vera la massima heiniana che l'o ro è il dio dell' epoca nostra e Rothschild il vero massimo profeta, non è più inceppata dalle vec.chie romantiche fisime democratiche che incendiavano i cervelli prima della guerra .di secessione. Il periodo patriarcale della Repubblica è da lungo tempo sepolto. Oggi .domina la bancocrazia e la plutocrazia, Rockfeller e Morgan, e il capitalismo vorace che combatte· le sue grandi battaglie alla Borsa, affida. al randello dei policemen e agli amministratori della giustizia mercenaria il compito di reprime re, fiacca.re, respingere la classe operaia quando esce dagli immensi ergastoli industriali e g rida il suo diritto imprescrittibile e sacro a una v ita p iù umana. ln quest'ora tragica il cielo delle nostre speranze s' infosca. Noi ricordiamo un altro episodio della vendetta borgh ese. La memoria degli impiccati d i Chi-

cago - innocenti come i processati di Salem - e Ja loro innocenz~ fu più tardi - troppo tardi! - ufficialmente riconosciuta e proda· mata - la memoria dei martiri di Chicago ci respinge in fondo all'ahima ogni soverchia illusione, ci pone dinanzi al prCS3.gio funesto di oggi, alla eventuale e terribile realtà di domani.

O lavoratori d'Italia, lavoratori di tlltte le fedi, che vi siete pe1 mesi e mesi agitati onde strappare alle insidie legali del capitalismo nord.americano le vite dei nostri eroici compagni, lascerete ora che l'or• rendo misfatto si compia? ToUererete voi che Quion e i dodici g iurati consegn ino alla sedia. elettrica tre uomini mondi d'ogni colpa e d'ogni delitto e rei solo di aver combattuto per la causa degli oppressi? Ah, no. Voi compirete l'ultimo sforzo. Incrocerete le braccia. Diserte1ete le offi~ cine rombanti e vi rovescerete nelle città dalle campagne. Le locomotive dei treni spegneranno i fuochi, t utta la complessa, enorme ·atti\"ità deUa nazione subirà un arresto, una pausa, una sosta. E agli indifle1enti, agli ignari, ai nemici che domanderanno· il perché dello sciopero generale, voi risponderete : si tratta di salvare tre vite in pericolo; si tratta di riaffermare - con tutti i mezzi - la solidarietà fremente della classe proletaria unita in un blocco granitico contro la classe Qorghese; si tratta di sospingere il governo italiano - sempre ta1digrado quando non siano in gioco gli interessi clericali del Banco di Roma - a un'azione di doverosa protezione e difesa di tre connazionali.

Gli imputati di Salem sono g ià nella zona purissima dei cavalieri dell'ideale. I giurati tremeranno nell'enunciare una sentenza di mo1te, non essi - gli accusati - vacilleranno nell'ascoltarla. Sono forti , sono decisi, hanno la sicura coscienza dei martiri. N on una parola è mai uscita dalle loro labbra - né durante l'istruttoria, né durante il pro· cesso - che li abbia diminuiti o abbia diminuito la causa per cui combatterono, p er rui hanno sofferto e ,per cui ora son pronti ad andare alla morte come alle braccia d'arridente sposa.

Ah, gli scettici che andavano ghignando da qualche tempo che i caratteri indomabili, le anime nobilissime che non si smentiscono, gli e roi insorruna capaci di combattere e di sacrificarsi per una idea erano travolti e sommersi dall'ondata dell'utilitarismo piatto e filisteo, oggi, dinanzi al processo di Salem, resteranno dubitanti e pensosi. Ettor, Giovann itti e Caruso sono i nuovj eroi della nuova generazione. Sono i precursori, i predestinati, i soldati che muoiono perché altrj viva, i lavoratori ohe semina:no perché altri raccolga. Non sono i primi., non saranno .gli ultimi. Le classi che muovono alla conquista del niondo hanno ognuna il Joro sanguinante rna·rtirologio. 'S fa. tale. Ma noi non possiamo accettare questa fatalitl. Non ci sottomet· tiamo al destino. Vogliamo romperlo, .superarlo colla nostra volontà

, ,· ,... .;, ~. . ,' ': ... 240 OPER.A OM.NI
A DI BENITO MUSSOLINI

DALLA RIPRES A DELL'ATTIVITÀ, ECC 241

Ettor, Giovannitti e Caruso non devono cadere nell'agguato della leglllità borghese.

Mentre scriviamo, abbiamo dinanzi una lettera di Arturo Giovannitti scritta alla famiglia nel settembre, .d.allc carceri di Lawrence. t un dorumento memorabile. Vi ricorda, p er il senso caldo di tenerezza da rui è pervasa, la lettera testamento di Ciro Menotti; e per la tranquilla fiducia nel trionfo della propria ~noocenza l'auto-difesa di Socrate. Se non esiste il cuore impietrato, vi sentirete commossi fino alle lacrime. Una classe che esprime dalle sue viscere uomini di quest'altezza morale non può fallire al suo compito storico. E questi uomini devono vivere! E per strapparli al carnefice noi - alla vigi lia del verdetto - suoniamo disperata.mente le campane a stormo.

Socialisti, lavoratori d·Italia, raccogliete il nostro appello, preparatevi a compiere intero il vostro dovere, fianch eggiate l'azione del proletariato amexicano deciso a r icorrere a qualsia.si mezzo ,pur di salvare i nostri intrepidi compag ni e vincerete e vinceremo Comunque avremo la coscienza priva di rimorsi. Se la. borghesia nord-americana oserà - condannando tre innocenti - sfidare la collera di tutto il proletariato, essa pe1derà il diritto d'invocare la pietà d ei r ibelli quando nel giorno della vittoria . - memori del passato - applicheranno, senza esitazione, la inesorabile legge del deserto.

b. m .

DalrAvanti!, N. 328, 2' novembre 1912, XVI.

DA GIOLITTI AD... OTTOLENGHJ

C'è -e sarebbe dar prova di dubbia sincerità dissimularseloc'è nell'attuale, en~rgico, vibrante, confortevole molo di protesta dei socialisti italiani contro Giolitti per gli 9fratti bestiali di Hervé e Nacht (anche questo disgraziato ed innocuo ingegnere polacco va ricordato) un certo senso di sorpresa. Molti sovversivi hanno infatti l'aria di risvegliarsi ora dal lungo sonno che li aveva intorpiditi e sgranando gli occhi accidiosi e smorfiando -di meraviglia. ipare chiedano : In quale ItaJìa viviamo? Come è stato possibile? Giolitti ilJiberale? Ci sono ancora nascosti nei r egolamenti polizieschi e nel Codice i paragrafi insiWosi e dimenticati che mandano in galera i galantuomini, sen:za che si possa g ridare all'arbitrio dei funzionari? C'è anche in Italia una /q de re;iden da come nella malfamata Repubblica dei gringos? C'è.... Adagio. Prima di rispondere a queste domande inquietanti, chiamiamo in causa un personaggio che nella sconcia decennale commedia giolittiana ha giocato il primo ruolo; parliamo del riformismo, il quale si adatta oggi - per fatalità di eventi - alla parte del generico accomodante e sornione colla secreta speranza - forse - di diffamarci e intiepidirci, nel quale caso fortemente s'inganna.

:e il riformismo che ha accred itato il liberalismo di Giolitti, è il r iformismo che ha fatto circolare in rotte le zone del popolo d 'Italia il dich é di un Giolitti più liber ale di Cavour.

Quando a ll'albeggiare di questo secolo Giolitti fu chiamato a regg ere H timone della monarchia - barcaccia che allora pericolava per molte falle - vi fu ch i valorizzò quel semplice passagsio di potere e di funzion e sino all'iperbole. Il fatto parve più importante di una rivoluzione nelle forme stesse di governo: e si alimentarono cosl le più g randi speranze nel cuore credulo delle moltitudini proletarie. Vero è - ricordiamolo ancora nna volta ai risvegliati, ai ricreduti dell'oggi, ricordiamolo, perché il socialismo italiano ha dimostrato di essere incline agli oblii condiscendenti - vero che , << consule Giolitti >>, si massacravano impunemente le folle; vero è che, « consule Giolitti l>, le più sfacciate camorre ebbero incontrastato dominio nella vita pubblica del Me220giomo; vero è che, « console Giolitti », la reazione stillicidio ha riempito le carceri, ma ciò ma1grado i riformisti sostenitori di Giol itti e del

,

DALLA RIPRESA OELL1 ATTIVITÀ, ECC. 243 suo ministero non si sono dati per vinti e l'altra sera hanno reso un altro servizio a1 loro padrone rifiutandosi di annunciare nel com.izfo di Roma l'arresto di H erv~. L'espulsione d amomsa di H erv~. preordinata, voluta e consumata da Giolitti, è il colpo di g razia che annienta la sua scroccatissima fama di ministro liberale. Siamo disgustati, adirati, esasperati Ma l'episodio non ci sorp('Cnde N on sorprende noi che abbiamo sempre diffidato dell'uomo e del suo governo. Ah c'è il «modo » . E neppur questo ci sorprende. Pure « offendendoci » Giolitti è .semp re l'ex-questore. Non perderà mai le st igmate del poliziotto. i'! capace di mettersi al livello di von Jagow, è cap ace d i qualsiasi brutalità. Ha coonestato col suo silenzio le ignominiose str rugi di Sciara-Sciat. Quando si discuterà alla Camera la pace di Ouch y e ritornerà sul tapp"1:o la gueu a libica, noi speriamo d 1e qualche deputato socialista chieda conto a G iolitti delle altre vittime politiche, d eJJe vittime di colore che fu rono massacrate a branchi dwante l'epurazione dell'oasi, e di quelle che fu . rono ~ assin ate c oi nodi scorsoi nella Piazza del Pane a T ripoli dopo una parod ia di pmcedimento legale.

E da G iolitti passiamo ad O ttolenghi. Se questo miserabile ha seviz iato H ervé, sottoponendolo p er 'foàa alle mortificanti misurazioni del servizio antropometrico, un po' di resp onsabilit à, se pur lontana, è anche nostra. La cosidetta polizia scientifica - che finora ha rivelato La sua impot enza - è nata per filiazion e d irt,t:ta dall'antropologia crimi nale e questa. è una delle tante piantk eUe cresciute nella sterpaia positivista. C'è stato un tempo - oh famose polemiche col Garofalo e non meno famosa trimurti (Darwin, Marx, Spencer) del socialismo debitamente positivista volgarizzato nelle terre mantovane d el più grande farceur dell'evo moderno - c'è stato·un tempo in cui posit ivismo e socialismo pa· revano due aspetti della stessa natu ra e si giurava nel verbo positivista coi suoi annessi e connessi di antropologia criminale e polizia scientifica. L'antropologia criminale ebbe, un momento di voga e d i pop:,larità : fu l a scienza alla moda. Grazie anche ai ~<soggetti» ddle pt'rizie psichiatriche E qual è il socialista cerebrale che non abbia b ruciato il suo g ranello d' incenso sul tri pode della scienza di Ferri?

Ebbene, Ottolenghi è il campione, lo specimen del progetto positivista Tutto per lui è miswabile: il ciottolo della strada e il cen:ello de ll'uomo. Davanti alla scienza degli O ttolenghi non ci rammarichiamo certo d i aver reagito con tutte le nostre fo rze al positivismo, dothi na d i classi itrrivate, non di classi che vogliono arrivare, dottrin:i che non ha dato nessuna certez:i:a al socialismo e lo ha invece ist er ilito nell'anima e ·nella .volontà. L'anima umana non si misura a m etri come il p ercalle. La scienza d egli O ttoienghi che p retende di porre sotto gli stess i strumenti Hervé e l'ultimo ladro dei sobborghi, p er il solo fatto che entrambi sono

in istato di arresto, e pretende inoltre di trovare fra l'uno e l'altro)dentità somatiche e psichiche, è una scienza degna della caricatura. è un insul~o atroce alJa dignità e a lla civiltà umana. Il positivismo delle cattedre è finito nelle questure. Ora noi socialisti italiani abbiamo avuto il torto - riconosciamolo! - di credere ne1 liberalismo di Giolitti e di favorire, invece di deprezzare, la scienza degli Ottolenghi. La realtl ci disinganna. D'ora innanzi sarebbe imbecillesco e colpevole ricadere nello stesso peccato. ·

Dall'Avanti!, N . 328, 2~ novembre 1912, XVI.

244 OPERA OMNIA 01 BENITO MUSSOLINl

M. FOVEL E LA CRISI DEI PARTITI

Ci giunge l'estratto dell'articolo pubblicato da Massimo Fovel nel nwnero d'ottobre della Rivista d' Italia con questo titolo: /nJorno a una democrazia radico-;ociale. 'B uno scritto che Viene in buon punto, perché dopo il congresso radicale di Roma, e prima del congresso riformista annunciato per 1a metà di dicembre, ha quasi a spettato una dichiarazione di principio intesa ad illuminare il g rosso pubblico sul contenuto e gli scopi deHa democrazia radico-sociale. L'opuscolo de l Fovcl, Mticipazione brillante e nutrita di un voltune di inuninente pubblicazione, colma, come si dice, la lacuna. L'abbiamo letto e - con fessiamolo!ci pare che fa. democrazia radico-sociale del Fovel sia ancora allo stato informe di nebulosa. C'è g ià nel titolo stesso una certa imprecisione. Il Fovel che è - non v'ha dubbio - uno degli intelletti più perspicaci e irrequieti, uno dei ivessillife.ri più in vista e 'Più quotati della nuova - ancora incerta - formazione ,politica non si propone di dire che cosa « sia » la democrazia cadico-socfale - fornendoci di essa le generalità e i connotati (le definizioni sono sempre ,pericolose e qualche volta com?romettenti) - ma si limita, quasi accademicamente, a ragionarvi «attorno>>. Perché quel binomio r.a<lico-sociale? Quanto c'è di radicalismo ? Quanto di sodalismo? :B una sonplice costruzione dottrinale o intende d i essere un nuovo partito? Non è possibile dirlo con sicu re2za. Forse che sì, forse che no. -Per offrire allo Stato che deve realizzare la più alta unità morale del popolo ( questa nozione e m isSione dello Stato è p rettamente lassalJiana), la libertà organizzata delle associazioni coscienti e non quella inorganica degli indi\•idui ignari, il radicalismo sociale - dichiara Fovel - dev'essere « un partito vero e proprio poggiato su gruppi abbastanza larghi e uniformi di bisogni e di volontà e alimentato ininterrottamente da propositi conformi ». Un partito, dunque, nel senso tradizionale della parola. Ma alla fine dell'opuscolo si rimane alquanto stupiti leggendo - a guisa di coRdusione - che « il radicalismo sociale pensa di non essere affatto nato per costituirsi in un vero e proprio partito indipendente, ma crede e deve assolvere il suo compito come una. forza di attrazione e concentrazfone fra i partiti della democrazia ».

Non più partito, allora, ma una specie di cuscinetto, una specie di

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punto franco per tutti. I.a contraddizione è palese. Comunque questo compito sii sarebbe reso particolarmente ingrato e difficile dal fatto che i partiti, oggi, tendono a differenziarsi sempre più, a scindere e precisare le rispettive responsabilità, a i ndividuarsi, insomma. C'è - nello scritto del Fovel - una parte che ci interessa nella nostra qualità di militanti in _ un Partito politico ed è la critìca ai partiti. Secondo il Fovel j partiti politici (egli non fa distinz.ione fra i vecchi e nuovi) sarebbero un « romantico incrocio superstite .di religione e di setta destinati a scomparire dinanzi ai problemi della realtà che da tutte le parti ne forza l'involucro :fittizio.... ». Non è originale del tutto questa definizione. Ma noi l'accettiamo.

Il Partito Socialista Tedesco, ad esempio, smentisce subito l'affermazione foveliana. Invece di scomparire, l~ democrazia sociale tedesca aumenta con una impressionante progressione quasi geometrica il numero dei suoi aderenti. E ormai, veramente, un grande Stato nello Stato. Solo le società primordiali non hanno partiti Ma 1a storia delle società politiche - .dalle antiche repubbliche greche ai tempi nostri - è tutta insanguinata dalle competizioni dei partiti. L' Inghilterra, che è la società politicamente più avanzata, ha dei partiti formidabili, Il cattolicismo stesso, minacciato nel suo spirito religio~o e nel suo avvenite profano, crea a propria difesa un ,partito. Il Fovcl parla di realtà e di .problem i della realtà. Ma i partiti sono dunq ue un'astrazione o non piuttosto unà realtà? Una realtà che agisce sopra una più vasta e complessa iealtà. La parte sul tutto. I partiti non iu-g.gono dinanzi ai ,problemi deUa realtà. Non lo possono. Il Partito Socialista Italiano ne ha affrontati centinaia - pratici, immediati - in tutti i campi, nei C9muni, nelle Provincie, nel Parlamento. L'attività rinnovat rice dei socialisti è stata fenomenale. L'Jtalia conlemporanea - ha detto Labriola - è figlia dell'opera espii · cata in venti anni dal Partito Socialista. t!: arbitraria dunque quest'antitesi fra la r ealtà. e i p artiti , per cui 1a ·realtà d iventerebbe un quid .impenetrabile che non potrebbe essere conquistata, violentata, f econdata dai partiti. I partiti non sono congreghe di mistici contemplanti la società futura o passata, ma, o si difendano per conservare o attacchino per demolire, si tratta di associazioni di uomini, di vere e proprie militie che lavorano con determinati mezzi pel raggiungimento di un determinato scopo. Non confondiamò i partiti colle chiese, e tanto meno i p rogrammi coi dogmi. Si capisce che ogni partito impone delle limitazioni. Sono le guarentigie che difendono l'organismo dagli elementi disgregatori. e. l'eterna 1tr11ggl~ f<>r /if e . Ma non è vero che il partito urnilii gli uomini. Li valorizza invece, utilizzandone Je energie assodate. Suo sistema di reclutamento è il VQlontariato. N essuno ha l'obbligo d'entrare, nessuno quello di rimanere. Non c'è quindi sacrificio o diminuzione delle

:; 11 1: 1' I li I ,. 246 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

$Ìogole -individualità, perché gli individui accettano il sacrificio - dalle sue forme più semplici alle p iù profonde e per icolose - spontaneamente, implicitamCate come uri dovere. Il contratto non è inscindibile. Il g re· gario p uò ad ogni momento ri vendicare non la sua libertà di pensiero, che quella g li è garant ita nell'organizzazione dì partito, ma la sua libertà d'azione, restituendo la tessera. Semplicemente, I partiti che si compongono di aggregati umani, hanno per ciò solo i loro g randi e piccol i difetti, ma non è certo apotei2.2:ando la « concretezza penosa» dei problemi ,pratici o l'amministraz ione in (( senso realistico» che si _porteranno al cimitero i partiti.

Gli stessi problemi della realtà, presentano molteplici soluzioni. E questa sola possibilità ritorna a .dividere in opposti camp i gli uomini, rifà i partiti. Il praticìsmo slegato, senza preoccupuìoni ideali, può anche essere un piéJinff' s11r piace, un Dùziplinsarheit. I partiti cacciati dalla p orta, rientrano automaticamente dalla .6nestra. Se ne uccide uno, ma per crearne un altro. Il caso Bissolati è tipico. Quando a:l congresso di Milano Leon ida Bissolati definiva il Partito Socialista un « ramo secco» che poteva essere impunemente distrutto, egli partiva dalle ident iche premesse critiche di Fovel: la manifesta superfluità dei partiti. Ma poi Bissolati h a smentito clamorosamente se stesso fondando un n uovo p artito , cioè un altro « ramo secco ». E non diversamente vi comporterete voi, o illustre Fovel, quando vor rete dare una consistenza più solida al vostro radicalismo democratico ,SOC jaJe. Se vorrete determinare delle for ti corren ti d'idee ad esso infonnate e infl.u.i re energicamente sulla vita pubblica, seguirete un procedimento analogo a quello dei partiti. Farete cioè della propaganda, del proselitismo, dei gruppi, dei giornali, d ei cong ressi, stabilirete delle quote, creerete un'organi zzazione di uomini che vi d iano i mezzi materiali e J a solidarietà morale per l a vostra bat· taglia, e u scirete dalla nebulosa, ma form erete , un partito

I partiti sovversivi - specie in Italia - h anno ancora molto lavoro da fare. Ecco perché io ho combattuto il riformismo e il sorelianismo, che entrambi conducevano alla eliminazione del Partito Socialista. Del resto, se i partiti devono essere combattuti e demoliti, come farà il vostro rad ical ismo sociale, o Fovel, ad assolvere il compito che gli affidate di contemperare. e compensare le esigenze .diverse ed opposte dei partiti stessi ? Come esercitercòoe la sua opra di mediazione, se :voi mi accoppate quelli che dovrebbero essere i contraenti ?

Da1l'.;fo.1nli!, N. 3H, 30 novembre 1912, XVI.
b. m.

CORRISPONDENZE DA FORU

PUBBLICATE SULI..' «AVANTI! »

IMPONENTE COMIZIO CONTRO LA GUERRA A FORLl

Ci t elefiJnano da Forlì, 31 : Nonostante gli stolti divieti della questura il comizio contro la guerra è riuscito imponente q uanto mai. Molti cittadini che non poterono t ro· vare posto nella p latea, neì palchi e nelle gallerie, si acca.kavano presso i diversi ingressi del teatro.

Parlò per primo Francesco Ciccotti che fece una chiara espa:sizione della guerr; libica, frustando a étovere il neo-nazionalismo.

Segul l'anarchico 2.avattero, a nome .degli anarchici. Entrambi gli oratori, che tennero incatenato il numeroso pubblico furono applauditissimi.

Benito Mussolini, benché insistentemente acclamato, data l'ora tarda ha preferito non parlare e rimandare la sua conferenza sulla Comune ad altra data. Per la cronaca registriamo l' inutile quanto ridicolo apparato di P S , che nd cortile della Prefettura, attigua al Teatro Comunale, aveva fatto venire un battaglione di fanteria in p ieno assetto di guerra.

L'importante comizio si è sciolto senza il minimo incidente e con g rida di abbasso la guerra !

N. 92, 1 aprile 19 12, XVI (a, :,90).

PER IL RITORNO DEI SOCIALISTI FORLIVESI NEL PARTITO

Ci Jelefonano da Farli, 5 n oi/e:

li Comitato delJa Federazione socialista ha oggi indirizzato a tutte le sezioni che la compongono una elaborata· circola~c, nella quale sono

esposte le ragioni per ctii si ritiene utile rientrare nel Partito. Condu· den<lo, afferma il q>mitato federale. in questo momento noi crediamo che sia necessaria una concentralione di tutte le forze socialiste in vista del raggiungimento di questi due scopi : ·

1. la res.istenza della coalizione forca.papista-nazionalistica che si accanisce contro ai socialisti e al socialismo;

2. la liberazione del Partito dag li elementi incerti e malati. Dopo aver detto che la notizia della nostra adesione al Partito ha prodotto la più favorevole impressione fra gli amici .di tutta ltalia, la circolare riproduce il brano di una lettera di Costantino La..z:zari, che, come non avrebbe mai voluto l'uscita dal Partito dei socialisti nel collegio di ForU, si dichiara contentissimo se rientreranno.

Il convegno è fissato per il 14 corr. e frattanto i compagni neUe singole sezioni potranno diSOJte re e decidere.

«LA LOTTA DI CLASSE» IN GRANDE FORMATO

Ci telefonano da Forlì, .5 notte:

LA Lotta di ckme, organo dei socialisti della Provincia di ForU, uscirà domani mattina in veste di grande formato. Questo ingrandimento del nostro periodico socialista, che ha raggiunto la tiratura di 2800 copie, riuscendo uno dei migliori e più diffusi giornali di ·Romagna, sarà accolto con piacere .~a tutti i compagni.

N 97, 6 aprii~ 19 12, XVI (•, 590)

LA COMUNE COMMEMORATA

DAL PROF. B. MUSSOLINI

Ci telefonano da FQrlì1 22:

Ieri al Politeama Novelli, gremito da un pubblico enorme, il prof. Benito Mussolini ha tenuto l'annunziata commemorazione della Comune, pa.rlando per circa due ore .vivamente applaudito dagli intervenuti. -

N. 113, 23 aprile 1912, XVI (.:s, 590).

CORRISPOND&N~ DA FORLÌ, ECC.
249

FINE DI UNA AGITAZIONE DI CONTADINI I IN ROMAGNA

Ci telefonano da Forlì, 24: lo sciopero di Saludecio è finito con la piena vittoria dei contadini dopo dnque giorni di ferma resistenza. La decisione che assirura la v ittoria è stata accolta con entusiasmo.

I contadini si riversarono per le vie del paese con Je loro do nne, improvvisando una grandiosa dimostrazione.

P arlò loro Francesco Ciccotti, che diresse con entusiasmo lo sciopero.

Questo successo dei c~ntadini di Saludecio apre la via alla rapida, sicura organizzazione dei contadini nella zona Riminese fin qui refrattaria.

N. 144, 2:5 maggio .1912, XVI ( a, :590).

IL CONGRESSO SOCIALISTA ROMAGNOLO

Ci tele fon4110 d4 Forlì, 16:

AFFETIUOSA DIMOSTRAZIONE A GAETANO ZIRARDINI

Alle 9,30 sono preseoti 170 delegati di sezione. Benito M ussolini inaugura il congresso dei socialisti romagnoli che - dice l'oratoredevono affiatarsi per affrontare Ja d iscussione passionale di Reggio Emilia. Propone quale presidente Zinrdini p er l'omaggio di conforto socialista che dobbiamo al valoroso ravennate, calunniato ed oltraggiato dai forcoag rari repubblicani. Tutti i congressisti si alzano in piedi come un sol uomo e applaudono al Zirardini, che però non è ancora presente.

Il congresso elegge quindi a v ice-presidente Rambelli Vittoria, a segretaria Lorenzina MazzL Quindi Mussolini conclude il proprio discor-;o ricordando che il socialismo, non ostante gli arrabbiati necrofori, ben vivo, perché noi lo sentiamo e lo vogliamo vivo.

Frattanto entra Zirardini cd il congresso ri.i,ete la calorosa dimostra.t.ione di affetto e di stima. 11 vecchio ed indomito Tanino, che rivediamo .fiero e batta.,gliero, ·assume l a p residenza e .ringrazia rorrunòsso. Il com·

2:W OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
I

pagno M ussolini prende di nuovo la paiola e svolge, acdamatiSSimo, due ordini del giorno, l"uno per protestare contro la reazione italiana , l'al tra cont ro la Repubbl ica N~rd Americana che minaccia di conJannare alla sed ia. e lettrica i compagni innocenti Ettor e Giovannitti.

LE FORZE SOCIALISTE IN ROMA\;N A

Su proposta Bianchi, il congresso m :111.da un saluto al dott. Armando Bussi, -trattenuto ad Alfonsine per partecipare ad un banchetto offerto in suo onore. Quindi Mussolini, Ciccotti, Mantdlini, Bianchi, Capri e lorenzini fanno la dettag liata relazione dei va.ri collegi, su dati concreti e circostanze d i indole p olitica ed economica. l e conclusioni so no queste : in Romagna i socialisti ad ulti hanno 20, sei;ion i, con 8 '.500 iscritti ; le sezioni giovani li sono 49 , con 1340 iscr itti: le sezioni fenuninili , , con 200 iscritte. Tota le: 10.04 0. Se si coii sid era che all'odierno congresso non partecipa la sezione di Rocca S. Casciano, che n on sì sa com e, non fu inv itata, e che mol te per sottrarsi al p agamento delle tessere hanno dato un numero inferiore a quello dei loro a.derenti, la regione roma. gnoJa ha senza dubbio circa 13 000 socialisti, oltre alla considerevole forza .dei lavoratori, specie lavo ranti che danno vita al movimento economico che ha per direttiva la lotta di classe

Il congresso si è poi occupato della riorganizzazione del movimento giovanile socialista, Alla discussione v ivacissima hanno partecipato molti compagni, fra cui Zirardini, Novaro, la Balabanoff, festeggiatissima, M ante llini, lorenzini ed altri. Fu . stabilito che si ricostihiisca b. Federazione p rovinciale e si dia impulso al movimento dei g iovanili, sotto la g u ida degli adulti.

PER NINO MA= Nl E PER L'«AVAN

TI!»

N ella stessa seduta venne letto in assemblea un ignobile atta.eco del r epubblicano Pensiero Ramag no/o contro l'A vanti !, in cui si leggono volgari espressio ni all'fodirizro di N ino M azzoni. Venne per acclamazione deliberato di inviare al Mazzoni il seguente teleg ramma:

Congresso romagnolo, presa cognizione ig nobile attacco giornale Pe111iero Romagncfo contro Nino Manoni, men.tre r ia.fi'enna lui i sellSi della più fraterna e consapevole solidarietà, manda ne l contempo all'Avanti! saluto augura le di perse•: enre nella nobile e strenua lotta causa socialista

Ullicio di presidenza: BAL.•\JMNOPF·RAMaELLI - G AJ!·

TANO Z llV. INI • prof B:!!NITO M U SSOLINI • MARIA i

MACINA - A NTONlO l.OllI!:NZJNI.

·:,,,,.,,.:,~
CORRISPONDENZE DJ\ F DRÙ, ECC. 25 1
:=i 17 • IV.

LA DISCUSSIONE DEL CONGRESSO NAZIONALE

Nella seduta pomeridiana si è iniziata un'ampia d iscussione sull'atteggiamento che i socialisti locali dovranno t enere nel congresso di Reggio Emilia. Giovanni Dacci parla lungamente, riaffermando l'intima natura rivoluzionaria del Partito Socialista, che dev'esser rivoluzionario nel contenuto e nel metodo. Dichiara che non riconosce distinzioni essenziaJ.i fra riformismo -di sinistra e riformismo di destra, Il d issidio è nel fatto contingente, ma non nelle conclusioni. Combatte vi vacemente i riformisti di destra, ricordando la viSita al Quirinale, Prende quindi la parola Graz.ìadei, che il congresso saluta al g rido di: «Viva· Costa ! ». Graziadei ricorda che Andrei. Costa fu uno d ei giganti del socialismo, sebbene guando andò alla Cadnera sia stato accusato di tradimento.

Quindi l'oratore prosegue difend endo i 1iformistl di destra pur n on convenendo in alcuni loro atteggiamenti.

Siamo d'accordo - egli . dice - che la parola rivoluzionario non va intesa nel senso catastrofico. Anche i dvoluzionari, del resto, nella pratica della vita, sono costretti a fare quello che fanno i riformisti. Lo s tesso Lerda non esclude la collaborazione di classe e l'appoggio da chiedere ad altre frazion i affini in ca!;O di ballottaggio Lo stesso congresso internazionale di Parigi ha ammesso l'andata di un socialista al potere essere questione di tattica. Credo non si possa rimanere in un Partito se non se ne accetta la d isciplina che va intesa con aperta sincerità. Conclude che se eg li al congresso avrà la rappresentanza d i una sezio ne voterà l'ordin e del g iorno Berenini. A una inte rruzione circa l'andata d i Bissolati al Quirinale risponde che questi ha commesso un errore politico.

Galli rileva che strano è il dibattito f ra Bacci e Grazia.dei, perché i rivol uzionari hanno eliminato la sinistra ed i destri hanno fatto altret· tanto Crede che neppure da Reggio Emilia il Partit~ uscirà con una via netta tracciata innanzi a sé. Polemizza poi con i rivoluzionari e p ro. dama che i socialisti di destra hanno adulterato il metodo socialista. A G raziadei rimprovera anche c he alla Camera non ha votato contro il giuramento.

Gra~iadei per fatto personale dichia.ra che egli al voto sul giuramento rimase seduto p er respingere l'accusa dell'on. Mira.belli, che classificò i socialisti fra i pregiudizialisti.

Gccotti polemi.zza con i p recedenti oratori spcuando una lancia a favore. dell'espulsione dal Partito dei socialisti di destra.

,.· 252 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

CORRISPONDENZ E DA FORLl, ECC. 2)3

Umberto lliandu parla in nome dei riformisti di sinistra. Anch"egli polemizza con gli oratori precedenti.

Bonavita sostiene ancora le ragioni degli intransigenti, pronuncWI· dosi .però contrario all"espulsione dei r iformisti dì destra.

Mussolini difende l'intransigenza assoluta, interessando il congresso, che spesso app laude, con un suo colto discorso. s ·i augura che il prossimo congresso sia quello della sincerità, che i destri siano espulsi e _ci si intenda poi con i sinistri. Il discorso di Mussolini è sal utato da un a lunga e calda ovazione. F rattanto il congresso .discute se si debba formulare o no un voto, come sostiene Ciccotti, in contrasto con Bianchi e con Galli, che domandano che il congresso si chiuda senza votazione e ciò in omaggio alla sincerità con cui fu convocato. Però, a quanto sembra, prevale il concetto di votare un o rdine d el 1giorno che avrà carattere consultivo e l'ordine del giorno che sta p resentando Ciccotti, favorevole alla fra zione intransigente, sembra che sarà votato a grandissima maggioranza.

L'ORDINE DEL GIORNO CICCOTII APPROVATO

I riformisti di sinistra affermano di essere venuti al congresso soltanto per uno scambio di idee. Ma fra le loro proteste, è messo ai voti l'ordine del gìorno Ciccotti, che afferma l'avversione all'impresa di Libia, l'assoluta opposizione ad ogni conquista coloniale, il richiamo del g ruppo parlamentare Socialista e della. Direzione del Partilo alla disciplina p iù rigida, l'espulsione dei massoni .

Galli protesta contro quest'ultima affermazione, che dice introdotta di soppiatto.

I rappr esentanti di Ra,venna ed I mola dichiarano di astenersi dalla votazione e si ritirano dall'assemblea.

E si approva a grande maggioranza l'ordine del g iorno Ciccotti.

N. 167, 17 g iugno 19 12, XVI (d, 590).

NESSUN DISSIDIO SOCIALISTA NEL FORLIVESE

Ci telefonano da Forlì, 20:

ll giornale nuionalista di Forti ha annunziato che una parte del socialismo l ocale formerà una sezione del Partito bissòlatiano. Nulla d i · più insensato si poteva stampare: A Forll, anzi in tutto il Forlivese, il J Partito Socialista non subirà crepa alcuna. I pochi .riformis"ti che es.i-

-· ··-~..

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

stono appartengono all'ala sinistra e nessuno pensa di creare delle secessioni.

Il cronista .della Dife1a può quindi stare sicuro che la sua infor. mazione non ha fondamento alcuno,

La massima e cordiale intesa regna fra i socialisti forlivesi, che proprio questa sera si adunano allo scopo di ammettere nuov i gregari nelle file e per stabilire un'azione attiva di propaganda.

N. 201, 21 luglio 1912, XVI (a, .590).

SECONDO CONGRESSO PROVINCIALE SOCIALISTA DELLA PROVINCIA DI FORLl

Ci tel ef onano da Fori), 30:

Domenica 6 ottobre, in Cesena, nei locali della sezione social ista (via Tiberti, palazzo Locatelli), avrà luogo il secondo congresso provinciale.

Siccome nella provincia di Forll ci sono un centinaio di sezioni che hanno avuto tempo e modo di discutere l'otdine del giorno, il congresso deve riuscire importante anche per il numero dei partecipanti

Gli oggetti che si d iscuteranno sono i seguenti:

Costituzione della Federazione provinciale, suo funzionamento politico e amministrativo. •

Relazione morale della Lotta di Classe.

N. 273, l ottobre 1912, XVI (.:r, 591)

LE SEZIONI SOCIALISTE E LA MASSONERIA

Ci telefo nano da Forl'i, 14 : La nwnerosa assemblea della sezione socialista, terminata ieri a tarda ora, ha discusso i quesiti ,della. Massoneria.

Naturalmente, in conformità al p recedente pmnundamento, la se2.ione di Forlì rispondeva con ottantase~e voti favorevoli alla ìncompatibilità e con altrettanti per respulsione dal Partito di coloro che permanessero nella Massone ria.

N. 287, 15 ottobre 1912, XIV (a, 591).

254
- '.J! ...C.!P,!ll;m: •
APPENDICE

Caro Berti, anche tu sei ossessionato da una idea fissa : anche tu hai la tua mania che non t i lascia aver pace. La Sezione !

Il .consisl~o della Sezione che non si agita, non vive, non funziona, non Sl erec1p1ta.. ·

Ma insomma.... la cosa è molto semplice. Il Comitato Federale che funzion~ ha assorbito l'altro. E tu vuoi guastarti il sangue ft ciò? Por-

8f~tite~

miglia o. che so io? Ti preio di non tediarmi più col Consiglio.... della Sezione. Sovversivi d a caffè.... P uò anche darsi. Ma ti ricordo egreg io amico che tutti i sovversivi maturarono le loro idee n ei caffè .

Non hai dunque letto i Miserabili di Hugo? Vedi in certi pomeriggi dalle due alle tre ci sono più idee nella terza saletta del caffè Aragno ch e in tutti i volumi dell'Enciclopedia F rancese , Dunque i compagni, g li amici, i parenti, i conoscenti, gli assenti, i vicini, i lontani, i morti, i v iventi si ocrupano di me e del mio caso.

Ebbene, ciò invece di inorgogl irmi mi spaventa : quale enorme debito di riconoscenza io contraggo con tutta q uesta moltitudine di benevoli persone E di re che io famo t anta fatica ad essere riconoscente! la ri• conoscenza: ecco un sentimento f iJiologicamtmte penosissimo per me! Ma basta di ciò.

Io sto bene. Mi convinco sempre più che la solitudine assoluta il regime che mi conviene Ma io vorrei anche essere dimenticato e che nessuno si preoccupasse più .di quella « cosa vivente» che si ch iama benitomussolini. E poi.... il processo. :B una commedia <li rui ognuno r ecita la sua parte. Nulla ·d'imprevisto.

Venti secoli di giurisprudenza. hanno esaurito tutte le possibili co ntraversie. Gli avvocati conoscono la tesi del P. M., questi conosce le tesi degli avvocati.. .. A propruito.... l'idea di una condanna ·non mi turba m inimamente, ma un'altra certezza mi atterra, mi , mi demolisce Ci saranno almeno dieci avv.cicati ed io·dovrò forse per un giorno intero subire la loro asfissiante oratoria.... Ah ! Se q uel giorno, per quel giorno solo io diventassi soYdo.

H o fatto in questi giorni delle escursioni sulle più alte dolomiti del

LETTERE
3 novembre 19 Ì l *
~:i ilh~il~Jt~l p~:re:i
1ta~t t~a~~::?i ~:biti~\f:V~~ ~~~ar:t.:
) ··:,

mondo. Quelle del Tirolo e del Cadore sono al paragone colline da Vigneto. ·

E queste dolomiti del pensiero si chiamano Stirher, Nietzsche, Goethe,

comunica che il mio processo andrà al 18 corr, Ancora quindici giorni d 'attesa. Ma si esaurirà in un giorno solo? Ne dubito. Non scrivermi più per esternarmi le tue manie.... consigl iati. Nichts mehr davon 11• Ricambia i saluti alla tua fidanzata e ricevi una stretta di mano dal tuo amico

B. MUSSOLINI

1 Un au1rn1i.o JtdeJro.

2 Più ,mila di hmo àò.

Pregiatissimo sig. Cancelliere del Tribunale di Forlì•, La prego vivissimamente di voler venire entro oggi, 28 ** alle Carceri , dir~~;

del Tribunale Oggi scade il termine fissato per la presentazione del ricorso e a tal uo~~rfa\~;:~~ecft\~~~rt,Btof~ag~~~r:d:i~~:d~tr:i~d~b.~:;o

B. MUSSOLIN I

• Da: YvoN De BcGN!t..C - Op. rii., voi. III, pag. 527-528.

0 28 dicembre 191 1.

6 gennaio _1 912 •

Presidente Eccellentissimo, mi pregio notificarLe che - allo scopo di anticipare 9uanto più sia possibile la ,discussione del mio p rocesso in Corte a·Appello - rinuncio ai termini di legge per la m.ia citazione. Mi creda con ogni ossequio

Prof, BENITO MUSSOLINI

• Da: YVON Os EBGNAC - Op. ,il., 11()/. lll, pag. !1~0.

258 OPERA OMN IA DI BENITO MUSSOLINI
~~;~::ta1:!Y,,n~;t7! ;:;;s~tf·1~\u~itoso;~;i~~atf ~7a:~~;df::i~
1~:\!~n1::i~~~:!~ {tfuP:!~oilc~~tr;nd!~te~entenza

Caro Torquato ",

l'ideale te lo sei già prospettato: sarebbe quello di fare l'avvocato en amaJ eur e il giornalista idem. Ogni professione è una diminuzione. Professionalizzarsi - tanto ne ll 'avvocatura quanto nel giornalismo -

nanzi al tuo 'fuvio: o giornalista o avvocato, io non so che dirti. E l'uno e l'altro se è possibile. Intanto continua a scrivere articoli. Saluti fraterni. MUSSOUNI

• l ettera a Torquato Nanni (II, 263) Fu scritta, con ogni probabilità, nel novembre del 191 2 (Da: TORQUATO NANNI - Bc/su11i1mr., , f,urùmr., al /um, dr/"' , ritira m a,rxilla. B e,;ito M1molini - Cappelli, Bologna, 1924 . p.ag. U 2).

APPENDICE: LEITERE
ts:~!c~o;:e co;n~:mJ~l~ì!tt:~~~I i~o~/aQ~:·n}! ~~f~:~io:Ìi~

V ARI A

INTERROGATORIO DI BENITO MUSSOLINI DEL 16 OTTOBRE 1911 *

L'ttm10 mi//e11ovecentoundici il g iorno sedici (1 6 ) del meJe di ottobre in Forlì, n elle Carceri.

Avant i di noi avv Bttrberis MaJJimo, Giudice IJtruttore di Forlì, asJistit i dal Cancelliere infrascrillo. 7t

::~eraliJà, -ecc, risponde:

Sono Mussolini Benito fu Alessandro e deJla fu Rosa Maltoni, nato a Predappio il 29 luglio 1883, residente di Forll - pubblicista - celibe - nullatenente - altre volte condannato.

Contestategli le imputazioni di crmro r so nei delitti di violenze privale commeJJe da più person e e col fine conseguito e di danneggiamenti ai mezzi di trasporto e comunicazioni, reati commeui in Forlì nei giorni 24 e 27 settembre ultimo, risponde:

pubblico (un centinaio forse di persone in prevalenza residenti in città) un discorso nel quale lumeggia i le ragioni politiche, economiche e morali che mi mettevano tra g li oppositori della ~mpresa tripolina. Fu un discorso tixnico più che altro a base di citazioni statistiche senza invocazioni alla rivolta, ma al solo sc{co di illuminare i convenuti sulla vessata duj,:~~e:t~~t:~~~!~iopnueò

studente in medicina, e da Francesco Camporesi, m edico dentist a, e da 5tru

Ricordo di non .aver neppure pconunciato l e parole che mi si addebitano, né fui io, né potevo esserlo, il presentatore dell'ordine del giorno pro-sciopero generale, in quanto che non ~vevo alcuna veste e aut orità di parlare in nome dell'organizzazione economica alla qua.le sono estraneo

Di conseg uenza n ego di avere o con l'opera o col consiglio parteci-

~:':J:7:i/!,:;1:t~"}uZ:11
d ai s~~1d~:~n~ d:T1~e!J~::I!r'M~e;1,: ~~?1h~~~o2~i~~~e~fr: ~r:;r:;t:;~
d:~=~~~: d:r!f~~o~i1ATj~ t~5:ilicci:
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~~~ i~:Ciat~i;:;~e~t~r~ ;:cJ::·re lo sciof:rJt!\it~l:, ~~~tj[Jtcten~s~~e
~~e~ifc~1
l~tta'.uakhe tempo
• D a: YvoN DB BEGNAC - o;,. ,;,,, wi. III, pagg. 50:i-:i09.

APPENDICE: VARIA

pato ad atti di violenza privata, ad atti di resistenza alla forza pubblica e a_danneggiamenti ai mezzi di trasporto e comunicazione in questa città commessi nei giorni successivi al predetto mio discorso.

E a comprovarlo giovi il diario dei giorni che seguirono : al lunedl mattina mi trattenni, come di consueto, dalle 8 a mezzogiorno cicca, nell'ufficio del giornale. Passai il pomeriggio in casa. Alle 7 mi recai alla Camera del lavoro ad attendere le notizie che il segretario Bianchi doveva portare da Bolo~a, dove aveva avuto luo,go la riun ione del gruppo parlamentare soc1afota e della Confederazione generale del Javoro. Partecipai, senza prendere affatto la parola, al Consiglio generale della Camera del lavoro. Oie io abbia assolutamente taciuto tutto il te mpo

f~~:dròFJ~IT~e;~I~ nri~~0

ofi~:i.r1~a~tfn~~ta~er~~~hli

entrambi vjcini a me, Sollecitato anzi a parlare, rifiutai, poiché assistevo a quel Consiglio generale non come- delegato di organizza:z:ioni, ma come giornalista e non avevo il diritto di parlare.

Termin ato il C.,onsiglio generale, un forte gruppo di operai, i più muniti di biciclette, si diressero verso Piazza senza avere in animo di inscenare dimost razioni.

All'altezza del Monte di Pietà mi accorsi che la cavalleria aveva carkato i dimostranti. Io e .il Bianchi avanzammo fino alla Piazza; la via era sgombra. Sul rialto perdetti di vista il Bianchi e io mi fermai, chiedendo alle guardie in borghese che sbarravano la strada di passare oltre

di cui non ricordo il nome, m i consigliò di non fermarmi, onde evitare assembramenti attorno la mia persona e quindi altre cariche della forza

rimasi circa un'ora. Verso le undici mi diressi rer via delle Torri alla Piazza che trovai ancora sbarrata da un reparto di fante ria. Ritornai sui miei passi e per v ia Masini venni in Piazza.

Al caff~ della Posta mi fermai per ch iedere notizie della dimostrazione e interro~ai il cameriere Scaioli che potrà sempre attestare la verità di quanto d1Co. Quindi rincasai.

Il ,martecU mattina mi recai alla Camera del lavoro. IL sabotaggio alla linea tramviaria Forlì-Meldola venne fatto senza fa mia iniziativa o il mio concorso. Non penetrai al zuccherilicio, non partecipai a lle dim~

un brevissimo discorso che fu interrotto da alcuni minuti di timor panico. Non ripresi la parola e tornai in città, dove passai tranquillamente il resto della giornata. I signori Utili Ernesto, tintore in via Giudei, A l· fredo Pendoli, sarto, via Arnaldo da Brescia, e Cagpani Adelmo, eba· nista, v ia Bruni, possono certificare che io alla sera del martedl rincasa i alle ore 9½ circa, più presto del consueto.

Il mercoledl mattina mi recai a prendere notizie alla Camera del lavoro e ritornai a casa per scrivere il giornale. Partecipai al comi:z:io in Piazza Garibaldi e vi pronunciai poche parole.

Passai la serata del mercoledl senza muove rmi dalla città e rincasai prestissimo.

P~ce;~rn:~
~e~~ér;~~~d~;u~Ym~r~u~ c:s~~r}!~!%.1a1~~~!Yn~o:n~:r~!i
~u!~}i~j~~~1°J!1 i~:~~ti:a~i~~~r~:1:: :it~~~{0af;1Jho t:titi
~i:t~~~~1;,v~~f:~~
x:u:i f~tf!~ ::~~:n,.:i~i11al ~\a:it:t:;~lblii~

Al giovedl m attina ri presi le mie occupazioni consuete.

Non è vero quind i che io abbia resistito alla forza pubblica con la quale non sono mai neppure una volta venuto a contatto. Non è vero che abbia co1rn11es.so o cooperato a commettere tutta la serie di violenze private e danneggiamenti che mi si addebitano. Non· è ve ro che coi miei discorsi io ab bia incitato la folla a commettere determinati reati contro le persone e le cose. Parla i d el sabotaggio teoricamente, come ho fatto più volte in art icoli di g iornale. Tale propaganda del resto è toUerata.

Già da almeno due settimane avevo avuto vaghe notizie relative a queste imputazioni. Ebbi alcune ore prima la notizia ~uasi certa dd m io arresto imminente, Rinunciai alla latitanza e p referii 1 arresto, nella fi ducia che l'accusa sfumerà al dibattimento o, prima, in camera di consiglio.

Al momento del mio a rresto mi furono sequestrate 180 lire con le quali dovevo fa r fronte ad a lcuni. improrogabili impeini e a l mante. n imento della famiglia. Ottenni di mandare a casa 10 lire, suffi.centi per due o tre ,g iorn i; ora chiedo che il resto in L. 170 sia restituito a Rachele Guidi, mia sposa da circa due anni e dalla quale ho avuto u na bambir.a, al più presto possibile, trattandosi di somma che rappresenta i frutti del mio lavoro e non di delittuose operazioni.

Letto, confermdfo e so ftoJCrillo

INTERROGATORIO DI BE:\!ITO MUSSOLINI

DEL 25 OTTOBRE 1911 *

L 'anno millen ovecentoundici, il giorno venticinque dei meu di oll(J• b re in Por/J, nelle Carceri. .

A vanti di noi avv Barberis Massimo, Gi11dice !Jtruttore al T ribunale Civile e Penale di ForlJ, asshtiti dal Cancelliere sottoscritto.

E comparso ... .

li q11tde inrerrogdJo sulle generalità, sul m otivo d el, ... ed invitato a dichiarat'e se e quali prove abbia a pro prio di.scarico, risponde:

Sono e mi chiamo Mussolini Benito fu Alessan dro, già in atti qualificato

D om ., risponde:

Il g iornale ebdomadario La Lolfll di Claue che s'imprime in Faenza e siJ1~b~!f:0 {f [ 0}~~J0 d~i '1~od~1o~~je d;~~~o

parte opera mia e normalmente solo le corrispondenze sono scritte da altri del P.utito.

262 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
BENITO MUSSO LINI
Ìae.massima
Da: YvoN DE BBGNAC - Op. àt., voi. Ili, pagg. 510-511

APPENDICE: VARIA 263

Fatt ogli vedere il N. 88 del corrente anno1 venuto· alla luce il JO sei~ temhre ora 1cor10, ad analoga domanda, r ù ponde : L'articolo che contiene tutta la prima pasina e l'articolo che occupa le tre prime colonne e mezza della seconda pagina lì ho scritti io, e duindì io sono l'autore anche della nota di reda.zione che si legge a piedi r:le ~r~f!!rf:~c~\~~~~0 c~~ fera::t::~,

Leuo, confermato e 1of/0Jerit10

BENITO MUSSOLINC

«'~!~l~t~:i~~:

ELENCO DELLE TRADUZIONI PUBBLICATE

ÙTTAVJO M IRBEAU - La lezione deJ gMilla - La Lolla d i Clasu, N. 73, 27 magg;o 1911, Il .

PETR KROPOTKIN - I.A g rande rivolu zion e - Ginevra, Gruppo Editoriale del Réveil , 1911.

ELENCO DELL'ATIIVITÀ ORATORIA DELLA QUALE NON RIMANE

IL TESTO

.AVVHRTENZA. - Il presente eleo co l compilato esclusivamente su dati giornali· stid (annunci, cenni di cron.ica, scheletrici riassunti) dei quali una scelta è r iportata nel documentario.

secondo circolo giovanile socialista.

4 f~fa7i~ia

2S ~~Y8:::::~1~?.R~!~oJ:J!?~:~~:·u~

del socialismo.

1 lugUo. RIMINI. - Nel teatro comunale tiene una conferenza sul tema: La lotta d i da.ue nella teoria e nella pratica.

15 luglio. SANTA SOflA. - Nel teatro comunale svolge una con ferenza sul tema : I/ IO (ialism o e le sue swole.

16 !re,Vi~a~A~!~~~~

21 luglio ~L), - Partecipa ad un comizio di protest a. contro la. detenzione arbitraria di Maria Rygier parlando in suo favore,

6 agosto. Foaù. - Alla mattina partecipa, negli uffici della federazion~. al terzo congresso della federazione collegiale socialista forlivese, presentando un rendiconto morale e finanziario de L4 Lolla ~di Classe, «Dichiara che senza la tipografia a Forlì Q.On assicura di . poter continuare ancora per molto tempo a dirigere il giornale. Quello tipografico è un problema che bisogna assolutamente .risolvere, La-

un chiaro cd esplicito ordine del giorno ».

6 agosto. ÙRPENA, - In occasione dell'inaug~uuione della casa dei socialisti pronuncia un discorso non occupandosi « dei problemi nazionali, ma dell'internazionalismo socialista e antim.ilitansta che batte in breccia il concetto di patria».

':àa8l~dc~;v~~~Ap~~~~~~A~r~MolnJ:i~to~n!t~r:ttof~:r;:r: Forll ». · 1 7 ;~7t~!;;~~:~~~iÌ ~~et,:;~:0~e~!~~o!o,;;:,i~~/~;;~e;~« u na
=~:/dj;;~~Ii deif.fn~~~~:zi~n~~jf~ib:fJ~~~n~~(
1911
21
Co: .?'~~~~;ae b~~~~:~fc11~z~~~o~eua sezione
fin~:!~nseuld~;a~o;t~~;~;;~
;;11:b;d~~~ d;u~( ::z1i;;
s:t1r:a.in oècasione
!'~~e~e~1ff:::C~f:!
d~1 ~~~C:1e;1~0 s~eir~;~:~bd!{

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

20 agosto. DovIA. - Pronuncia un discorso di propaganda in occasione dell'inaugurazion e de lla bandiera e della fanfara della sezione socialista.

3 settembre. (ARPINELLO. - T iene un breve discorso in occasione del-

10

-d~ al primo congresso dei circoli giovanili socialisti de lla provincia di ForB presentando una relazione morale e finan ziaria.

10 settembre. FORLIMPOPOLI. - In occasione dell'inaugurazione della casa dei socialisti porta alla moltitudine dei compagni intervenuti « il saluto e il ringraziamento dei socialisti di Forlimpopoli e di Forll » ; r ico rda « i grandi morti socialisti di Romagna e un grande vivente: ~/d?:c~ii~:n:~ie

15 sdtembre. FoRLt - Pronuncia un breve discorso durant~i fu necal i del compagno Clemente Amaducci.

24 settembre. FoKLÌ. - Nel cortile della vecchia. Camera del lavoro, « con un lucido e ~ocumcntato discorso durato oltre un'ora» , spieg a .« le rag ioni che m ilitano contro la nuova avventwa a fr icanista ».

26 settembre. FORLÌ. - Parteci~ , nei giardini pubb lici, ad un grande comizio contro l'impresa di Tripol i, a rringando la folla

27 :~:i~~r~o~:Lf;i~r!:rtJf

ilr;ipii 1t~f/~tari~i~i, p:~1~~ grande

8 otto bre. FORLÌ. - Partecipa al con vegno federale delle sezioni socialiste forlivesi, r iferendo sulla « progettata fusione del C11neo nella Lotta di C/aue, che, ingr andita, diverrebbe l'organo deUe quattro federazioni socialiste della provincia d i Forlì». S"ottoponc « a i ra ppresentanti il preventivo del giornale e le condizioni della fusione » .

11 ottobre. FORLÌ. - Partecipa all' assemblea della sezione socialist;1, intervenendo nella d iscussione sul « caso Bonavita », sorto in seguito alla pubblicazione di un a rticolo del medesimo contrastante con alcuni punt i basilari del prog ramma. socialista

19 12

13 marzo. FoRLl. - All' al bergo "Vittori a ", i n occasione del banchetto per la sua scarcerazjone, pronuncia u n breve d iscorso ( 289).

23 marzo. FoRd. - Pa rtecipa all'assemblea della sezione socialista forlivese interloquendo su vari argomenti all'ordine del g iorno.

14:rat~~~

Ad~.rione al partito (290).

21 •rrile. FoRLl. - Tiene una lunga commemorazione della Comune a politeama "Novelli " .

27 aprile. PJEVEQUINTA. - Pronuncia una conferenza sul tema : li m i• lrtariuno e Je .rue romeguenze.

t m aggio. PREDAPPIO. - Parla a i socialisti sul significato del primo maggio.

, m aggio CESENA - Partt."dka, nel teatro " Giardino", al congresso i~ti;~~ef~ali~gs~dlt~\1 dJorm°::,8~~·

~ s:~:~~~otr;i:i:

266
~~:~t~z}~:L:!1~~;~~
: aial~~~r;rdfj b~::~li~Ji1f·~~~!~:! le
~~~1~!~;,- !t:r:~ig~ :!t'~:!~~~
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ratura (2,00 copie), ma molti abbonati non hanno ancora fatto il proprio dovere e in talune sezioni non si sono fatti se non pochi abbonamenti. Egli prospetta al congresso una serie di provvedimenti indispensabili per assicurare al giornale una durevole es istenza, dichiarando che se essi non saranno realizzati, la L otta tornerà ad es-

discorso in occasione dell'inaugurazione della bandiera del circolo giovanile socialista.

16 maggio. VECCHIAZZANo. - Pronuncia un discorso di propaganda ,in occasione dell'inaugurazione della sede del circolo giovanile socialisb.

19 maggio. CUSERCOLI. - Nella sede deila sezione socialista parla sul tema : L'attuale momento politfro.

26 maggio. SAVJGNANO DI ROMAGNA. - ]n occasione dello scoprimento di una lapide in memoria di Andrea Costa, rkorda la figura dello scomparso.

3 fi~u~0 inf:rt~~;-d~a~~~~!i:

9 giugno. 0.RPI NELLO. -N ella sede della sezione socialista pronuncia un di scorso antimilitarista.

23 giugno. SAN VITTORE DI CESENA. - Parla sul tema : SociaJùmo e clericalismo.

30 giugno. RIMINI. - Pronuncia W1 discorso socialisteggiante in occasione ~ella inaugurazfone della bandie ra della sezione socialfata. ·

4-5 agosto. MILANO. - Partecipa alla r iunione della direzione del partito socialista italiano, interloquendo su varie ciuestioni aH'ordine del giorno.

18 agosto. VILLAFRANCA. - D urante una. manifestazione pro giornale Lotta di Classe pronuncia un discorso propagandistico.

7 settembre. SAVIGNANO DI ROMAGNA. - Durante un comizio di protesta pro Ettor e Giovannitti parla in loro favore.

8

p rovinciale giovanile~

24 settembre. ANDRIA. - Parla sul tema: L'atJHa/,e mome1Jlo po/i1;,o in I1al;a (297).

26 settembre. G10IA DEL C OLLE. - Parla sul tema: Le caJIJe d ella guerra (297).

29 settembre. FUSIGNANO - N ella sede della sezione socialista tiene una conferenza sul tema: L'aJJuale m omento p.olitfro.

13 ottobre. SANTA SoFIA. - Pronuncia un discorso in occasione del· l'inaugurazione del vessillo della lega braccianti.

15 ottobre. Ù VITF.J.LA. - Nel teatro "Goffarelli" parla sul tema: Il partito JocùJista e la guerra.

27 ottobre M ACERONE. - In occasione dell' inau~razione di un circolo giovanile socialista, pronuncia un discorso indicando ai giovani ciuali sono le vie che la loro attività. deve percorrere.

28 ottobre. RAVENNA. - Pronuncia una confe renza sul tema: L'ani.

10

~ he parole in occasionC dell'ina:u. gurazione della bandiera del circolo socialista.

APPENDICE: ELENCO DBLL1ATTJVJTÀ ORA'rORlA, ECC, 267
12 ::~;~g;: {!d~~~t~;~. c~e~~~u!~i;0 ~ >Ì;reve
1~~::tio~1r aa11~~di~e:1d~i
for-
d:1\~m;:,i~f:EJ:AFoill; ~1~0 ~:tf~io~;
:::e::::::.~:e;;:R,!':;an~abice
18. • IV.

ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ATTRIBUIBILE A BENITO MUSSOLINI

AVVERTENZA. li materiale giornalistico non seguito da nessuna indica zione tra parentesi tonda , è anonimo; il materiale giorna listico contrassegnato da (1) è di prima pagina; da ( 2) di seconda e così via.

DA « LA LOTTA DI CLASSE»

ANNO 1911-11

N. 71. 13 maggio. Le p'emioni operaie in Francia (1) f: /;:::.;;:t{;)·mazfone e/etio-raie 1ociali.ua

)) )} )) Confnsioni preziose (1)

» Il /ibe,licida (!)

)) Mo vimento socialista internazionale -(1)

)} Le ba/taglie del Idi/oro (2(

)} )} » L:t rivoluzi one messicana 3) n 20 )} li li b,rticida (!)

)} )} Le ballaKlie del !tnJoro (1)

» )} Il convegno di Faenza (1)

)} Rùposta chiara ( 1)

)} )} Malthu, (!)

·)} t1:/e

~Jviiionismo anarchico (2) » )}

)) » » » Per un'insinuazione (2)

)} » • )} I granchi del Municipio (3)

)} 7). 27 » Un fortilizio « rouo ». Carpine/lo (1)

» )} Repubblica borghese.... (Da Zurigo a Ravenna) (1)

» )} Panepinto (1)

» » I.A rivincita (2)

» .. )) La utlimana di sangue (2)

» )) » )) Sch,rmaglie (3)

» 74. 3 giugno. L'eqNivoco (1)

» » )) » Paga, Pantalone (1) » » » f /i:/Ji;:;s; ;f~!:1';v(2)(l) » )} »

» » » Movimento wcialùta intlirnazionaJ.e (2)

» » »

Repubblica agraria/ (2)

,,_._.,·,.· ....... >f
s:tf:::;:;.

APPENDICE : ELENCO DEL MAT-ERIALE GIORNALIS TICO, ECC 269

N . 74. 3 igiugno. PùloJo dniderio (2)

)) 75. 10 »

L'articolo 13 ( ! )

f{~f~:::n::7!!,~··( 1) 1) )) » »

)) » »

» )) » Stran o ;ilenzfo ( 1)

» »

» » » » )) » » /l cefa/1 ( 2) » »

» 76. 17 .

c;J:t;r~h:n;1g:;o(~'/e ( l )

Per il proni mo censimento. Rùpondete: A newma (2)

~ueJJione di «metodo» ( 1)

» » » » "/entium ( l )

)) » »

» )) ))

» >) )) »

» )) )) »

» ))

» )) ))

itn

{{)I/orale ( 1)

Le incognite ( 1)

Note e JetJure. L'/Jalid Clericale (1)

°JtPi~0 v);izi (2)

» » » I fttt ti di Voltana (2)

» » » » I «loro» sùtemi (2)

» 77. 24

La disfatta (!)

» )) » La rij,orma elettortde (1)

» » ))

)) » »

)) » ))

I n tema di monop oli.o ( 1)

li buon esempio (1)

Notizia curioitt (1)

» )) )) Per l',wassinio di Panepinto ( 1)

» )) ))

)) » ))

« La S0tfit1a» ( 1)

Ritorno al neo -m"altuJÙtnismo. Meno figli, meno JChidtJi ( 1)

» 78. 1 luglio. Puntttle... . (2)

» 79. 8 )) Al Mmoao ( 1) )) )) )) i 4so1:;~f~~i ~ 1 iisacane ( 1) )) » )) ))

» )) » Il nu ovo governo francese (1)

» )) )) »

» » )) ))

» » »

» » »

» » ))

» )) » »

» » » »

» 80. ll

i1;;l:7et;;ic1r? (l)

Pisacane e Mazzini (1)

Regime di libertà! ( 1)

Repubblù:a _clericale (1)

~;;o;:nf;~:u(1,tf.r1,u~~tct~i (2)

LJt trebbiatura nel Fo rlivese e nella RomA-

» • » » ft'hu~:s::!p~~) (l) .

» » » Il soldo del sol.dato (1)

» » » Contro u n 1ingi111tizia (1)

» » » » Il «loro» n11zionalismo (1 )

)) )) » »

Armi spun tate (1)

)) » » » Commento aUa lette'ra

(Jg~- R.f(;) lettera

n::,::::;f;!e
';J;;z:::::o
iu~~~sep~:;;

270 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

N. 80. l l luglio. Pacificazione? (2)

)) ))

)) » ))

» )) )) ))

» )) ))

• )) » )) .

A Nov,mb,e (2)

CapJ:llo all'articolo di Francesco Ciccotti : Nel a « Roua » Romagna Lt Casa dei Sociali,ii di F,wlimpopcl, (N. d. R.) (3)

A11cora sangue (3)

Divieto stupùJ.o (3)

Le Pensioni Operaie in Franda (3) 81. 22 ))

)) )) »

)) » )) ))

» )) )) ))

» )) » »

)) )) » ))

» ))

)) )) » »

» » » ))

)) 82. 29 ))

)) » )) »

)) )) » ))

» )) ))

L'illusione €he cade (1)

/J milione! (1)

L'ultimo .uandalo (1)

P11ntale.. .. (1)

Il processo d1 Andria (2)

Contro un'ingiustizia (2)

Poliziotti (2)

Note e LeJJure ( 2)

Una lieta notizia (2)

LA Rivoluzione M euicana (1)

Un uomo di fede 8)

UJrds e Comuni (1

Le lotte per la giornata di otlo ore (1)

)) )) il Giornale Confederale (2)

» )) )) »

Note e Letfltre (2)

ttt:;~;.r:~;:t:::i:~ l~ 12uovo pau o colo- » » » )) nico nel Cremonese (1)

)) 83. 5 agosto.

)) » )) ln repubblica (2)

)) )) » i l milione (2)

» )) » Eribizionismo (2)

» )) » » Oh, l '« illustre» (2)

)) 84. 12 )) L e p(Woltt di un tJeuhio (1)

» )) )) Le « l oro» beghe (1)

)) ))

:;;;~J::;e~;o~lh) )) »

» » » N c Je e ùtture. L'oratoria dei Jocialis# (1)

» )) » t :e1~1~':Jp(1;ti (2)

» 85. 7 sette mbre

» » )) » A M a.r.ra Carrara ( 2)

» )) » »

~o!e;J~i fo ffuffragio (3) )) » »

» » )) ))

» » )) »

» » » ))

» )) » ))

)) » )) ))

86. 16

» » ))

)) » )) »

» » » »

» » )) ))

L'auente ( 4)

La !Coperta ( 4)

A Lari (5)

D olci speranze (5)

Ribasso! (l)

Le Ire giornale.... di Ravenna (1)

Proprio casJ (1)

Il Congresso inlercollegiaJe di Rimini. 8 set-

l embre (1)

Una proposta.... (1)

Cappello all'articolo di Lima da Costa:

.. .. ~' ..,,,,.·-~ ·- "' ,-,.JA.4.fii ..$ .. s' - • ••=:.9J~t:':'*1ffe.¼''.4-.· ,
i
r
L
i
'

APPENDICE:

ELENCO DEL MATERIALE GrORNALISTICO, ECC. 271

Proll'tdrittfo e Repubblica in Porlogallo

(N. d. R.) (1)

N. 86. 16 settembre.

» » »

» 87. 23 )} >) » » >) )) » )) )) » » » » » » » »

» » » » » >) 88. 30 » . )) » }) » )) » )) » 89. 7 ottobre. » » )) » }) » » » » » )) }) » » » » » })

» » » • » » » }) » }) )) » » » » » » » )) » 90, 14 )) )) )) » » » » » ·)) »

li <drlJ viveri ( 2)

Ancora i fatti d, Me/dda (3)

f/t:::::,;;: rts;:;,J;~;i

Maria Sko/nik (1)

A chiarimento (1)

Tedesrhi (1)

Cappello all'articolo di Vittorio Méric:

Hervé (I)

C.emimenl o (2)

La sJampa 1ocùdista in Germania (2)

Nota-ben, (2)

Liherté (2)

Jt CongreJJo di Modena (3)

Il ce1to di fiati ( 3)

Un'int erpe/Janu.... buffa (1)

A nrhe la Mauoneria (1)

M entre 111ona il rannone Rico rda ndo (Il Vecchio) (1)

Viva Tripoli! (1)

Come 1i muore in Italia.... GJi urrisi di Lan(.hirano (1)

Var,azioni Tripo/in_e (Wyriles) {l)

Ste!Joncìni .... riformisti l2)

:o,};ìiJti. Ferdinando LaJ1alle (2)

Neme1; J (3)

Un fallo sintomatico (3)

Jnro,ronze (3)

Alle d onne del Popolo (3)

Cappello alla lettera di Carlo Malato : Nel

11 anniversario del marJirio di Fm" I pre<edenli (N. d . R.) (!)

Variazi<mi Tripolù1e (1)

L'« Avanli! » a Milano (2)

13 01toh,,e 1909 (2)

ConfeJJioni riformute (2)

ANNO 1912-111

» 11}. 23 marzo.

» 114. 30 » » » » » » » » » » » » ll~, 6 ~prile.

Lo sciopero nero (1)

L'«on esta » f rodi! (1)

Du e elezioni ( 1)

Cappello a:ll' articolo di L. L.: Antla# a

Tripoli (1)

Infamie rZ1UiJte (1)

Ai Ce>mpagni! (La Redllionc e l'Amministrazione) (1)

.·· · .. ;-
»
»
~l::ia!i!J;'r

272 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

N. 115. 6 aprile.

>> )) )) »

» 116. 13 » )) ·» )) » ))

» 117. 20 >> » » )} 118. 27 » )) » >> )) )) )) » »

» 119. 4 maggio. » )) )) )) » )) )) )) )) ))

» 120. 11 » )) » » » )) » )) » 121. 18 » » )) . » )) » » »

» 122. 25 )) » » » » »

» 12l. l giugno.

» » » »

» 124. 8 » )) )) )) )) » » » )) » » » » )) )) ))

)) 125. 15 ))

)) )) ))

)} )) • )}

)) 126. 22 ))

)) 1 27. 29 )) )) )) » » · )) »

Sta,i (1)

Con lro 1/ Soda/iJmo .... m onarchico (1)

Un colpo di J(ena? (1)

l 'amniJlia in Turchia (1)

A sterischi e postille (L'Arabo) (2)

1 ~e:!s:~h~:,f:;jf:nie1) (2)

I.A « Rttg io n e » e i.... qnaJlrini (L'Arat?J ~7/o che se ne va 1)

Asleriuhi e postille (C)audius) ( 1)

l'o riJ!.ine dei sindacaJi op erai (1)

Il corsivo che comincia : « èome ; comt:feni( :'").~té°'2) qu1esto numero del gio-r-

J~i o1111le (1)

Ritorno al Borbone (1)

Ne movimenl o gioMnile (1)

Barzilai e il... . barzilaiJmo (l'Arabo) (2)

Nota politica. i.A mucillagfoe legislaliva (1 )

Il monito di una sconfilla (1)

c:;10(1)

li Congrrmo d'Ancona (1)

Una propoSla ( 1)

L a f ollia velivolaru. L'Are.oplano dei M aeJlri (Dollp) (1)

inquisizio ne (1)

N otd polhica ( ! )

Camr,ane a morto.... pei << dt!Jlri >> (l)

Nel B elgio (1)

NoJa politica (l)

I.A proJei ta (1)

I progre.ui Jei S ocialismo . -'' mila Socialit~!~~~th:[t!rt~~~lodi Francesco Ciccotti:

Sven tiamo og ni equivoco (N. d. R.) (1)

Nota po/;tica ( 1)

~1:':0

a;;rfc~i~o d~}),t!quivoco (2)

Cappello all'articolo di T ullio Colucci : U na

"fòrmidabile requisitoria contro il ri(ormùmo

neJle t o/.onne della« Critica Sociale» (1)

La n o stra formula.· RiJpoJla al « M o-menl o »

d i Rimini (2)

li Turco e 14 « RiJcos,a » (L'fl!\\W) ( 2)

;• ·•.: .;~.. ' "- - ,. ' :·,,....
fi0~:t;,:~~:a
::~1
"e~h~: t:is::~; Ul
~arv;i;:,,:
r;;,t;''-}e5~:C"f/?1) (l)

APPENDICE : ELENCO DE L MATERIALE GIORNALISTICO, ECC, 273

N. 128. 6 luglio.

» )) » »

» 130. >) » )) » » » » » » 131.

20 » » 27

» )) » » » » }) » » )) )) » » )) » » B2 » » 3 agosto. » 133. )) » » » » 1 34. )) )) » »

fiP/;J5~0 ;J_:,;:s::1EJ!}~~}~erso lo Scio• pero Generale (2)

La StamfJa Rep_ubblirana RomagtUJia e il

LA« Ragione» (2)

Libertà repubblicana (2)

Comild!O nazionale pro vittime ruIJe (2)

L1 verità sul massacro di Lena (1)

Lo scisma è fallito (t)

Punte e puniate polemiche (1)

Reazione rep!!bhl,cam:t ( 2)

La Lotta di Ciane in dzione, Dalla « formula» al /dito (2)

~ommento alla lettera di Giuseppe Marcac· c,ni : La qw,tiotre Massonùa (N. d, R.) (2)

li blocco Jblouat o (2)

» 10 » » 17 » »

» » » )) » » )) » }) » » )) » ))

» 135. 24 » )) » » » )) » » )) » )) » }) )) )) » » )) » » » ,, » )) » »

» 136. 31 » » » )) » » » » » » )) »

» 137. 7 settembre. » » » ))

138. 14 »

» » »

» » »

Una nuova recluta (2)

La ,orsa folle. (2)

Cronaca del Socialfrmo

I piagnoni ( 1)

Cr(mache del So_cialùmo Internazionale. Stati Unili (1) '

VinciJori e vinti ( 1)

Cappello all'articolo dì Ettore Ciccotti: Una Cong,rega:llone unza tonaca (1)

L 'inteJa 1incera ( 1)

L'eccidio di ChiuJ1 (1)

I «loro» affa,i (1) .

Nelle t ombe dei 11ivi in Rnuia (1)

Molivi (1)

f;j;}/f:rf\{}opaganda. Organizzazio116 e So·

Mar/e ha fame (2)

Commento al bilancio (2)

~Ijllt) •m·rticolo di Mug, // p,,.,hl

Cronaca dt: l Socialis_mo. I progreni del Partito So<ialùta TedeJCo ( 1)

Un altro rinvio ( 1)

Le insidie (1)

Pagina di propaganda, Il materialismo sto· rico ( 1)

Couodrilli ( 1)

Religione e 1po,rizia ( 1)

Un 11/ffriale e la guerra (1)

La guerra di Tripoli (1)

Un tragico elenço (1)

~~;x;,is::. ti~f;!i;//)Il(i)duino) (1)
1/;;p;;,a~t:'~o.i;~nt) (2)
!nJernazionale (2)

N. 138. )) )) » • )) • ))

14 settembre. )) » )) )) » ))

Y> 1 39. 21 » » )) » )) » » )) )) » 140. 28 » » )) )) )) » )) 1 4 1. )) » )) )) )) )) » )) )) 142. )) )) )) )) » 143. » » )) » » » » 144. » » » » » 1 4). » )) » »

» )) » » 5 ottobre. » )) » )) » )) )) 12 )) )) » )) )) » 19 )) » » » 26 )) » )) » 2 novembre, » )) )) )) » )) » »

»

LA «loro» guerra ( 1)

Prr E/lor , Giovannitti (1)

Il J V Congres10 della gi01JentP 1odalista italiana ( 1)

I buoni consigli ( 1)

Pagina di propaganda L'origine del Socia/imu, ( 1)

Venli SeJtem bre C ome la M onarchia andd a R oma ( 1)

Cappello all' articolo d i G ustavo He.rvé: L'e1empio degli inglesi (N. d R.) (1)

1l corsivo che comincia : « Francesco Ciccotti hd /asciato la nostra Romrwnt:t ed è / or-

Per Eltor e GiovannitJi ( 1)

li Congre.uo di &fogna (1)

Cro11ache I nt ernazionali del Soàalismo. Ii Congresro di Chmmitz (I)

Schermagli e (2)

Veno la più grande luerra? ( 1)

Zanzur (1)

Spilloni ( 1)

Ammissioni ( 1)

Viva l' « A vantr! » (2)

Nei B dcani (1)

I Socidisti balcanici (1)

Pa:< giolit1ùu1tJ (1)

li Part ilo rinaJcr (1)

Dopo il Congreuo di Bologna dei gio vani Socialisti ( 1)

2:ii~:nfn ~;~ia... ( 1

·JJ Partilo e le espulsioni (1)

Spi lloni ( 1 )

Cappello afla lettera di Amilcare Cipriani : Per 11n'intertJisla (N. d. R.) (2)

La temp_esta Balcanica..La democrazia ita· liana e la guerra ( 1)

5Ji~'':,"j,,,~J2r woti (1)

Cappello all'articolo di Giovanni Jaurès: la tempesta Balcanica. G uerra e conlro..,i1,10luziom, (N. d. R) ( I)

Un cokusale comizio socialislà a Bulino ( 1)

li i ocialiimo nei Balcani ( t ) ·

I socialùti greci e la guerrd ( 1)

Boicotlatelol (l}

Spitkni ( 1)

L · L·, 274 OPERA OMNIA DI ·BENITO
MUSSOLINI
» »
»
'é~t;~:d~a,f~1:if?:Jt~!']'f,J~~{~~o(f;_ i~:,,!~o~:;s~J;p~Ì,·ne .... ( l )
J

APPENDICE : E LENCO DEL MATERIALE GIORNALISTI CO, ECC, 275

9 novembre. I de.1tri a congreuo ( 1)

Il « kJ,o » gioco ( ! ) ·

I l Partito Sociali;Ja in Francia ( 1)

~il~;~f J~] blouhi ( 2)

PoJIHle (I)

Spilloni 0)

Barbarie turca? ( 1)

LA pa,, (1 )

!.A rentrée ( 1)

La noJlra ma.nife1/t:tzione · (1)

Reazione ( 2)

Gli Arabi ( 1)

Gio/i11i (1)

Ellor, Giov,mnitti e CttruJo (1)

Ban:ilai ( 1)

Bt:ttlule.... repubblicane ( 2)

Una ;ignifùante baJtaglia elettorale (2)

D ALL' «AVANTI ! »

ANNO 1911.xv

I mazziniani di For/l rimangono nella vec· chia Cmnera deJ lavoro. [ Ci scrivono da Forll, 29] ( 2)

La Wtla agr(lf'ia in Romagna. Socialisli e repubblicttm e leghe autonome. L:t << Ragione »

1mentila anco ra una volta A propoJito d i '~1fe~e~~t:rt~~r:,: aJeJ>~~~;J

Forlì. l;i

1

:J;}j,~!!Jk

)i n R omagna. Fra roSJi e neri. Le trattati ve . lJ tru cco del/' Agraria. Un colpo di Jcena. La meravigliosa reJi.ttenza operaia. L' immancabile int eia. Dìmiuioni Ili tuJ/a la linea. [Ci scr ivono da D ovadola, 12] ( 1)

D opo il concordato di D011ado/a. [ Ci telefonano da Forll, 16 ] (2)

Forll, 4] (3)

LA quesli.one del/' elenco dei poveri nel Co· mune di FDf'lì. [Ci telegrafano da For· Jl, l ] (4)

Un conv,g no coller,ittle 1ocialista a FM/1 . } Ci telegrafano da Forll, l] (4) socialisti del Forlive1e a congreuo. L'inAN·

, .,,. ·
» » » » » » » » » 147. » » » 148. » » » » » » » 149. » » » » » » » >> N. 150. » 174. >> ·]76. » 194. » 197. » 216. » 217. » ·» » 218,
» » » » » 16 » » » 23 » » » » » » » 30 » » » » » • 1 giugno. 24 26 » 14 luglio. 17 » 5 agosto. » » »
N . 146.
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N. 218. 7 agosto

» 221. IO

» 226. " »

» » »

» 229. 19 ))

» 234. 24 ))

» 242. 1 settembre.

» 246 . »

» 250. 9 »

» 261. 20 »

» 2 69. 29 »

» 273. 3 ottobre.

» 279. »

» 281. 11 »

» 282. 12

N. 94. 3 aprile.

» 101. 11 »

» 102. 12

x11razione di una Ctl.!a del Po p ol o . [Ci tele. fon ano da Forll, 6J ( 2)

La kJJta a~a,ia nel Forlivese neJJa fa.1e acuta La 1110./enut criminosa di u n pr oprie /drio. [Ci telefonano da Forlì, 6) ( 3)

te;:zttf/::/0 {ti ;,:r:at:'&nFo!it'~· ·ci)

Alliv llà socialiJta nel collegio di Forlì. [Ci scrivono da Forll, 14] (2)

P olemiche romagnole. Tra iocialùti e re· pubblicani in Romagna. [Ci scrivono da Forll, I ~ (3) ft:l~:;ief~n~:1lanFo~i.

"i~] (;r'' g;a11o,

Una sentenza contro la nuova Camera del favore di FOt'lì. [Ci scrivono da For· Il, 22] ( 4)

l ç i ene monarchica nella Repu bblica fo r/,vue [Ci scrivono eia ForB, 31] (3)

False affermazioni 111i fa1ti di M eldola. [Ci telefonano da Forll, 8] ( 3)

Un vibrato o rdine d el giorno della Camera del lavoro di Forlì [Ci scrivono da For· li, 18] (1)

Due moviment4/e gùwnal e di tciopero 1,ener a!e a FOt"I). 40 feriti. [Ci scrivono da P orli, 27l ( ! )

Il pro elHiato e la guerra. A Forlì. [Ci scrivono da Forll, 1) (2)

politico di Ri-

II proceuo per diffamazione çonlro la Sezione Jocittlrsta di i?. frdo ne. [Ci telefonano da Forll, IO notte] ( 4)

Vn corJvegno a Fori} per la wh1Zione d ella qu est ione delle macchme. [Ci telefonano da Fed i, Il] (5)

ANNO

L 'orrendo d eliJJo d'un iuonalor e ambu lante. [G telefonano da Porli, 2. notte] (2)

L ' ann i ver!drio dell.a mDrte J; A. Saffi. (Ci telefonano da Forll, 10 seraj ( 2)

Una g e neroia offert a d el ce eb, e /en()f'e J'l.fa. sini alla ,iltà ài F<>rlJ. [q ~e:l~~l)%.tlO da forD, Il ma] (2)

. . ·. . ·., , . -"~ : . :m.. .,., t.. 276 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
{:ie[;~7n~ed~,,~!;n~i4jn(gan
capi1ano . [Ci
~;:)uf~~:{f,n: ::~a1of:fio
19 12-XVI
.,

APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO, ECC 277

N. 110. 20 aprile A proposito del mon11ménto ad A. S-2/fi d

Fori/. [Ci telefonano da Forll, 19] (2) . .

)) )) »

)) )) )) la telebrazione della Com11ne a . Forfl. [Ci telefonano da Forll, 19] (2)

)) 11 5. 25 )) L'on. Bentini per la famiglia di una villimtJ del lavoro. [Ci telefonano da Fori), 24 21 luglio. notte] (2)

)) 201. Ind1ntriali che calpestano il concordaJo stipulato cogli o pera1. [Ci telefonano da ForU, 20] ( 2)

)) 2)2. 2 1 agosto. Untl mont.:1t11ra p.blizieua. [Ci telefonano da Forll , 20] (2)

)) 272. 30 settembre. Il proceuo Gi11/ie11i fiudlo l" il giorno 8 0110bre. [Ci telefonano da orll, 29J (2)

)) )) Come ri /Mno i concorsi nei fe udi de a repubblica romagnola, [Gi telefonano da ForJJ, 29] (2)

)) )) Pio Schinelli commemorerà Giorgina S affi. 278. JCi telefonano da Forlì, 29} (2)

)) 6 ottobre. l Conf,reuo regionale deg; in(iermieri ro-

)) )) »

s::;odi J;J,r~~;:tbtic!a

/'on. Comandini. [Ci telefonano da Farli, 5] (2)

)) 279. )) Ant:ora carne gua.r/11 ai soldati. [Ci telefonano da Forll, 6] (2)

» 287. 1) » I 1ociali.rti fo rliveri per il deputalo bulg.wo Saz onoff. [Ci telefonano da Forll, 14] (2)

» ;oo. 28 JJ riordin ar"'e nlo delle orgctnizza2icni proletarie d el Forlivese. [Ci telefonano da ForIl , 27] (2) • 301. 29 » I bra ccia111 i forlivesi t la diroccupa2.ion e . {Ci te lefon ano da Forll, 28] ( 4)

-]
;:::::'/i~f tef:fon:~:
drto~r. :tfdJ;) 1"
F;;/,;Jd! 2Jel-

Nessun giornale, neppure il quotidiano di parte nostra, ha fatto

Sant' Arcangelo, Rimini . tno state prese deliberazioni assai im portanti. A nzitutto si è definitivamente costitmta la F e de razione intercollegiale con ·sede a Cesena e con segretario politico Francesco Cìccotti. .e stata VO· tata in massima la fusione del Cuneo nella Lotta di Classe che ampliata - diverrà prossimamente l'organo d elle Federazioni socialiste ddla Provincia d i Forlì.

Il congresso nominò all'uopo una commissione coU'incarico d i procedere alla realizzazione di questa delibera. t!. certo che Ja venuta di F ran-

p iamo in altra parte del giornale.

Il congresso, che fu presieduto dal Ceccarelli di Rimini, si sciolse con un augurio e una raccolta di dena ro pro-serrati di Piombino.

• Da La Lolla di Clastt, N. 86, 16 settembre HH l , Il

DUE COMIZ I IN DISPETTO AL PREFETTO •

FOB.Lt,

27

Il servizie> del tram è ripreso da Ravenna alle 12 e per Meli:l.ola alle 12,40, Prima di sera furono ricollocate ieri stesso le rotaie asportate.

Alle 10 è tornata la cavalleria., che rimane consegnata in attesa della pie'tac~i~z~:~:df~:e:~;~~~o e il Comune è chiusa e 8\lardata &gli agenti di P. S. e dalla t ruppa.

, pa L'A vvenire d'lltJi,i di Bolo,9la, N. 26, 29 settembre 1911, XVI

DOCUMENTARIO
CONGRESSO INTERCOLLEGIALE
IL
DI RIMI N I 8 SETTEMBRE•
!~rt~~~t~/tdcl;a~~:ssji~u:en1em::~~~5/d~i 'io1r:;sdialcZ~~:
p~:.Ct#r7:ntf~ !!t:a1~:JI~~vdet;i~:O rxr: ~ 11!::

Anche all'interno della Banca d'ltaJia sta in permanenza un prC$idio di carabinieri. ·

Corre per le bocche di tutti la fra se pronunziata ieri da M ussolini al comizio tragicomico che ebbe luogo al Giardino: « E domani non ve-nite1f°::ia~i/~~~i·CJkzo~~~i,D~:C:nd~;:~à:;a l'astensione

sueto.

dell~~i~';r~i~ l~e~~r~;a ideft~~r:;:irbx:~:~t stabilita la cessazione

Hanno parlato a 2000 convenuti Costantino Lazzari, Bianchi, Mw:U~it~il~a~J: 1ctt:Io~fc:ud!l

vemo; perché, contrariamente alle disposizioni emanate dal Prefetto, si sono tenuti due comizi, si è imposto il ritiro alla truppa. E in questo il 0

solamente a un falso allarme

tasi ieri al Giardino, ciuando rilevatosi l' errore, fra l'ilarità defli indiffe. renti e le imprecazioni dei socialisti, il comizio ha avuto termme. Anche per stasera rimarrà sospeso il servizio di illuminazione.

Lo sciopero è cessato a mezzanotte: all'una _ la città era d i nuovo illu. minata. Qualche teppista ha potuto imporre l'oscurità anche a lle case dei privati, che non avevano avuto la prudenza di chiudere le imposte. Ieri sera presso il ponte di Schiavonia si festeggiava .... Tripoli con un ballo popolare. La baldoria degli scioperanti buffoni ha fatto l'interesse di molte osterie, che a porte chiuse hanno fatto i loro affari fin dopo l'ora legale, La pubblica sicurezza tanto era in aspettativa, Stamattina la città ha ripreso il suo asr:tto normale. Stanno ad attestare l'avvenimento compiuto solamente I fanal i m.mdati in frantumi. Ma non sono un centina io.

l'arrivo della cavalleria, martedl al ~ardine, mercoledl in piazza Garibaldi; guella del Prefetto che dopo aver eçdtati i tumulti, ha soppresso il servi.zio di pubblica sicurezza e affidata la città a Nenni e Mussolini.

~ "'"' ••, .òi APPENDICE: · DOCUMENTARIO 279
d:'~~~ra;~féi, ro~c;;iè1t~/;:~i;:e~c~p1,:1e~o~u:tt1
da.I lavoro
!~~im~~:e;:~1~:e ~~rt'~:ii~~àid~t;~
N~r i s1 e!~tit~e~fic~~it:fd!~tjfti~~~ta;
rt~dir:uti',~:~~!~et ae ~~~!~ 0p:}1 : ip<!::~iia i~~~~erit~:
I'ORLl, 28
QueÌI~ d!;t~i;:ra~~t:~~ ::rt m~tid~:t: 1fe~1df:i s~ 0 ;1f!:~/~~~
~! !:a~r:~tcl'Ji:rr~d:~ail rial~o'd~ifag~.~~it'oi di cento paS1i fatta

UNA FOLLE VENTATA REAZIONARIA A FORLI

L'IMPROVVISO ARRESTO DEL NOSTRO DIRETTORE

E DEI REPUBBLICANI NENNI E LOLLI •

Se oltre che alle mani di Benito Mussolini 'luakunp crede d i aver messo i c~ppi al libero diffondersi della parola soC1a!ista, si sbaglia. 11 nostro foglio che gli operai pagano perché esprima. i loro sentimenti, q uesto giornale che nelle campagne del Forlivese è uno squillo sonoro di riscossa e di battaglia, non morrà C'è ch i si ritiene orgoglioso di rilevarlo dalla responsabilità. del combattente carcerato, per agitarne dovunque e squassarne molto 10 alto la fiaccola ideale! Che sia per poco :

Benito Mussolini. M a intanto· i socialisti non temano. Il Comitato fe. d erale ha provveduto E la Lolla batte rà forte il ch iodo deUa sua propaganda.

Sabato scorso, verso mezzogiorno, g li agenti di P. S. trassero in arresto Pietro Nenni, segretatil> defla nuova Feaerazione braccianti, e Aurelio Lolli, portiere della nuova Camera del lavoro. Poco dopo, nel Caffè Garibaldi i n piazza Garibaldi, arrestarono il prof. Benito Mussolin i, nostro Direttore e segretario della Federazione colle$iale sodalis~, mentre stava centellinando il suo caffè in compagnia d1 Umberto Bianchi. Gli a rrestati non mossero alcuna obiezione e seguirono tranquillamente gli agenti

Vennero condotti a ll'ufficio provinciale di P . S. dove li perciuisi rono e l i interrogarono.

N elle tasche del Nenni rinvenn ero - si dice - una ri voltella; in ciuelle di Mussolini. molta glo riosa miseria e niente altro! Quindi, dopo di averli bene ammanettati, i pericolosi delinquenti ven nero condotti in vettura al cellulare.

La notizia rapidamente sparsasi in c ittà produsse -manco a dirlodolorosa sorpresa e penosissima impressione. Fu subito un incrociarsi di domande e cl'invettive:

- Perché li hanno arrestat i ?

- Quanti sono, chi sono?

- t vero che sono in corso altri mandati di cattura?

-M a che cosa hanno corrunesso?

- Hanno arrestato Bianchi, Casa.lini, Valmaggi....

- La polizia è andata al Ronco. Ne debbono arrestare ventidue!

- Ma perché? Che cosa è successo?

• D a Lt Lolla di Citmc, supplemento al N. 90, 18 ottobre 1911, li

280 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
~ 0,~/ès~~~ !s:?ee b:ss;~~ 0ad:~J?Jef:e~~itàia~Pr~s~!l1~1~ni~~~"di

- Urta sconfitta a Tripoli? Si teme lo sciopero generale....

- :2. una mascalzonata della polizia. Si vogliono vendicare....

Vero è che fino dalla mattina era cOrsa la voce di arresti immine ntj ma si credeva ~eneralmente ad un carutrd frutto della fantasia popolare. A venti giorni di distanza dallo sciopero non sembravano piu probabili le repressioni. Tanto più che mente di grave era successo.

Le manifestazioni della prima giornata erano state represse.... a sciabolate e nessuno pensava che i dimostr.anti aivrebbero avuto - come dice il _proverbio tosca.no - il male, il malanno e l'wcio addosso! La po· lizta doveva esser paga delle sue imprese ed un senso elementare di opportunità, di pruaenza, di ~ggia politica consi.s:liava di lasciar correre

;:~~o~~c:er~u:!~s~~~!~o~ne~r e~~il:ec!~dt~i!~~~edr°:l;;~~o

trascorsa nella migliore tranquillità e la solenne protesta del proletariato forlivese si eca chiusa senz'alcun incidente.

Perciò, allorquando qu1lcuno disse a Mussolini: - Bada che i poliziotti ti cercano - egli rispose scrollando le spalle. E quando un amico lo avvertl che il pericolo e ra sicu ro ed imminente, esortandolo a rcnders~. $;':/ii

j~i0t5~ ~e;:!o;;s~;'::1Jt\noo : :ft!ic:u:lla coscienu, e non fuggo!

E quando lo arrestarono, esclamò:

- Ho capito! Ho capito! Vogliono farmi finire in carcere il mio lavoro su Giovanni Huss ! Loro non sanno che mi stanno facendo un piacere!

cent~1~l st~fe'Jn~~~ ~li0:r~Jti!~r:bbfr:~Jiti5~/~~a~~~~~o

coloro che avevano molto applaudito nei comizi o avevano preso delle

t~~,:~:rs~e~ 1~fu~1f~f ~beiàdi~e°in ~: B~~: tinoro. ·

IL. FERMENTO DEL PROLETARIATO

Intanto le coscienze si anda.vano riscaldando. Alle Camere del lavoro un via vai di persone durò per tutta la siornata e gran pa,te della ~O:\!ns:b::~;~~~~tt~~~:!a~°!n~stfo~~!a. d/P;;i:es~:1~::!Yrhe;oe9e;;: m ediate. Nel pomeriggio il segretario Bianchi si recò alla prefettura per chiedere il perché degli arresti e per sapere se altri ne sarebbero stati ?!:~,~~. f~ :~~~rato che nessun altro mandato di cattura era," per eve~~re:~~~:i~~~. s~t:1:;arc,e\ù~ti:e:i~~l:e s:t~~i:m~~~i: perché facesse partire un deputatò,

La sera di sabato, riunitesi le C. E. delle due Camere del lavoro, fu concordemente deciso di costituire un Comitato pro-vittime politiche il quale aVrebbe lanciato un manifesto alla cittadinanza e provveduto per raccogliere delle firme di solidarietà cogli arrestati.

la proposta dello sciopero generale venne messa da parte per non pregiudicare la sorte deg li imputati.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 281
. ·
e~l
d:eti:~~:
~~~1~t';

I CAPI D'ACCUSA

Al nostro Bianchi l'autorità di P. S. comunicò 1e imput azioni dichiaratep~!1

eccitamento a l'odio di classe, concorso· in danneggiamenti e resistenza alla forza pubblica. (Art, 63, ll4 , 190, 312, 313, 316 C. P.).

Per Pietro. Nenni: attentato alla l ibertà del lavoro e resistenza alla forza pubblica. (Art. 63, 154, 190 C. P.).

Per Aurelio Lo/li: idem.

Come si vede, per Mussolini c'è.... mezzo Codice Penale e due o tre secoli di reclusione! le cose si fanno o non si fanno. A noi resta nell'animo un dubbio: che abbiano scambiato M ussolini.. con Musol ino?

La libertà provvisoria non era da chiedere perché non è, in questi casi, contemplata da l Codice. Gl i avvocati Bonavita e Masotti che subito si interessarono per i detenuti non poterono ch e provvedere a che si concedesse loro una camera a pagamento ed il pranzo da casa.

Giacomo Ferri di portars i a ForH per un'inchiesta e per l'eventuale pa· trocinio di cui ci fosse bisogno.

zione che non si sarebbero praticati altri arresti, Alla Procura del Re, il comm. Baignoli dkhiarò che s'jmpegnava ?CC far discutere la causa ent ro il meu, Naturalmente l'autorità di P. S. dice ch e essa aveva il dovere di denunciare il reato salvo poi all"autorità giudiziaria di tenerne c0:nto o meno. L'autorità. g iudiziaria dice çhe, una volta ricevute le denunzie, essa non poteva non provvedere. I soliti palleggiamenti da Erode a Pilato. Nessuno dice che si poteva anch e non denunciare e non RTreJlare.' L'on. Ferri si mise, comunque, a disposizione dei compasni per Jualnnque occorren za. Vo_gliamo qui test imoniare a lui ed alla Di rezione , ~:e!~~o 1:s!~iJ:~:idJ::rat1:,tol:lecita adesione ;illa nostra ri·

I COMMENTI DELLA STAMPA

Quello della stampa nazionale e locale è W1 vero plebiscito di sim·

aknf~tr:r:tat1 C di depJorazione contro l'operato dell'autorità.

Il Fieramosca:

« .... tutto ciò im~rta una lx!n 1riste constatazione: che cioè non sempn le perturbazioni dell'ordine pubblico vengono d, i sovversivi; qualche volta la sle5.u autorità che turba, con inopportune misure, la quiete pubblica IP

282 OPERA OMNlA DI BENITO MUSSOLINI
;ai~f;a::O~
:::J,~a%:fs;Ìi~f
1 : d:f~~:t~~e,
1a
J{~et~:~~u3f~?~n~~tt~i afu:~i~òa~~~
L' INTERVENTO DELL'ON. FERRI
s~lu~~09:!~i~~c~~::rn~
~:~f~t~~~~i:::::i~e afj~:tdi/d~v~°:Zt:g~~c:~rc~~òdi~~f:.~
g iun~~~in
t~

Il Se,oUJ:

e El strano che J'autolità abbia aspettato 20 giornj prima di spiccare questa mandato di cattura e perciò la decisione ha prodotto un vero disgusto n e!J' inten cittadinanza it

L'A vant i.':

e Le feroci misure rea2ionarie hanoo· sollevato un 5t'n50 di dfagusto e ili. sdegno nclla cittadinanu che deplora l'opera di bassa vendetta compiuta <!alla polizia f)("f vendicarsi della forza ta inazione cui fu costretta, nella seconda giomaia dello sciopero generale, dal contegno a ltamente civile dei dimostranti ».

Ll R.agione, il G iornale del Mallino, il Lavoro di Genova, la Provincia di Manl<n,"a, la Giurtizùt di Reggio E. hanno p u re vivaci corrispon· denze di deploraz ione.

Il Secolo in una successiva corrisponden za attacca vivamente l'operato c.{ella Procura del Re

UN MANIFESTO DI PROTESTA

Un Comitato che s'intitola « Comitato cittadino pro vittime politich e » ha fatto affiggere un enorme manifesto del seguente tenor e :

« Ciuadini! La vo ratori!

« Alcuni onesti cittadini sono slati tratt i in carcere, colpcvo lj <li avere manifestato il loro libero pensiero contro la spedizione di T r ipoli. I l misoneismo novantottesco della nostra polizia m uove su piede <li g uerra ad un'altra conquista e ad un·a1tra occup.uione : a quella dei cervelli umani per co5trin gerli a pensale e<I operare alla stregua delfo rtodossia guerrafondaia.

· « D urante l' ultimo g randioso sciopei:o, non certo il P opo lo volle i disor· dini - non g ravi del resto e cori.seguentanei a<I ogni grande movimento di masse - ; e di ciò si ebbe e loquentissima prova nella seconda giornata, allorq uando - su proposta dei nostri amici - si dispose per il r itiro della lana pubblica Noi affer miamo che la sever ità e la. civi ltà della protesta non sareb~ stata lurbata nemmeno il primo giorno e noo si avrebbero oggi l e dolorose re· pre"ioni se i~ ritiro della forza fos.~ avvenu to pl"ima. Di ciò va rc:,a g iustiz..i.1 agli. arrestati· coll'unatiime consenso della cittadinanza offesa dalle inopportune, intempestive e ciech e misure che turbano la pace delle famiglie e la coscienu proletaria.

« Vorru mo i Magisuati convali<lare colla sacra sanzione della G iu5tbua un'opera di vendetta di classe? Vorranno imputare a. tre so le ~rsone - capri espiatori! --:-- le eventuali colpe d i tutta una massa? Vorranno colpire col marchio d i una condanna il sentimento d i tutta una popolazione ?

« Ciltadini! Lavoral,l)ri!

« Deprecando la punizione degli innocenti, no i attendiamo che l a bilancia. della G iustizia. si muova per inciderne l'oscilla.zione nel diaspm sensibile della coscieou pop olare!»

Seguooo centinaia e centinaia di firme di autorevoli cittadini e le. segnature delle principali A ssociazioni polit iche cd economiche di Forll e d intorni.

APPE NDIC E : DOCUMEl!fARI O 283
l SI. · IV.

UNA PER FINIRE

- Hanno arrestato il Direttore della Lolla di Cla.ue

:p~j~;~~h~bl~1~;r~gino con parecchi anni!...

- Cosl nel silenzio delJa cella potranno meditare....

L'edificante dialogo si è tenuto domenica scorsa verso le 12 à l

e1Ìlèa~~ti ~thi s~~r!c~a! ;~:~ itf!e~d s~itiio~n~i; non si fosse trattato di provocare un putiferio in un pubblico locale, chi scri~e avrebbe anche rimbeccato a dovere quei coraggiosi! Ma ci p iace di consera arli qui alla deplo razione del pubblico onesto ed im par-

E~om~~c: fe~~~hdi ~t~!l cèo~o~2o 0 n~ :s~rUu~s~~~t:V~lf~~rf?

No! Sanno che reati abbiano commessi? N o! H anno accertato de vùu le colpe? Nemmeno ! M a reclamano « parecchi anni ». Si tratta di sovversivi.. coniruez! Sono contro Tripol i à la lanterne! Muoiano t isici in carcere! Su lastrico le - fami$1ie !

Signori, siete dei malvagi e peggio!

E se vi ga rba venite a ripetere! PASSA IL CICLONE.... •

e ci trova in piedi O$Si, ci lascerà saldamente eretti domani. _ Perché

to~da°?n:~~i~i~t:;!e-~

bi?;ndf c~~~sc:~!tf! :t:fa~ha:

pHcare i loro rodici. Ma ciò che oggi ess i ·hanno condannato, domani avrà diritto di cittadinanza n ella vi ta sociale come è acca.duto di molte nostre altre ereJie di ieri, le quali poi si imposero ed o ra godono il loro « corso legale».

l magistrati che han condannato Mussolini , Nenni e Lolli sono abbastanza vecchi : chissà quante volte, nel passato, essi ebbe.ca occasione di condannare per quel reato di sciopero, che poi è diventato ed C stato proclamato 1m dìriJto anche dal banco del Governo? Signor p rocuratore del re, signori giudici del Tribunale, vedete bene perch~ noi non ·pren• diamo atto de lle vostre condanne di oggi e riprendiamo il lavoro e la. lotta, che le revocheranno e mostreranno vane ed inique domani.... Noi con• tinueremo così a t rarre allegra vendetta di queste vostre violen2e le~ali !

E qui rinunziamo a dimostrare come Mussolini, N enni e Lolli siano stat i condannati in base a referti apertamente bugiardi e contra dìttorii della polizia : come contro le asserzioni di un commissario Belli ( che

,,,.,.. ,....,_,-;·· ;.~~.- .-......,,...... · ...........,.. . .., 284 OPERA OM~IA DI BENITO MUSSOLINI
=
~~l~~~-c;~f:11t
i:ieir:tilla:1~:r:~;~~i~:1~ i v;~:t: ri~
0r: :,i/~~dl~~~: ;~~:~t~:e'7dr~;.
• D a
N
, 2
r... Lott" di Cltfue,
. %
~ novembre 1911, II.

lo stesso presidente del Tribunale sorprese in confusa e flagrante men·dacio in confronto al delegato Pisani) a nulla siano valse le testimonianze a discarico di persone, alla cui rettitudine tributò omaggio lo stesso P. M. E sareb~ vano arzi_gogolo cudale il dimostrare come siansi per· petrati anche dei grossolam spropositi giuridici, condannando per i reati elencati alla carlona nella. sentenza tanto i1 Mussolini, quanto il Nenni e il Lolli.

Tutto ~uesto può averci stomacati, ma non d ha sorpresi.

::11:1:n:~~as~n:0 : 1hrr: interesse a dimostrare in alto loco che il prefetto Crosara non aveva fatto.... il suo dovere nei due giorni dello sciopero.

La ~ntenza odiern~ non è l'epilogo dei fatti al~uanto deformati e verbal izzati con sintomatico ritardo dalla P. S., ma e soltanto l'epilogo di una coogiura di palazzo contro il Prefetto della 'Provincia di Forll.

la larga notorieta di questo retroscena sconciamente politico del pro-

n~i~~ci~e~~!~!~is~ :ch~e~t~ed!i~1 sf;~ ~a n:~\~tèz1 ~ questo l'ufficio della magistratura, nei periodi e nes ti amtienti polit icamente torbidi : render e, non g iustizia, ma. se rvizi a qualcuno ed a qualche cosa, consapevolmente o inconsapevolmente!

E sia: voi ci amtate, con questi processi e con queste sentenze, a : j:ac~frr1~!fiach~~~~:~s~ntr~~afi:i;~~t:~i:~i1f tanto un confine, sarà domani una sepoltura, La sepoltura di un regime, per conto e ~r difesa del Juale voi avete inflitto a voi stessi la mortifi-

rra;os~~~ ~us~~~!Y"c1 j~it~azi~;~] =\

e spirituale la sua gente, invece di violentare la patria altrui, per estendere anche a questa il suo proprio pauperismo».

« Oh, un'[talia concorde nel suo benessere e nella gioia della sua compiuta civilizuzione ! », invocava Giovanni Bovio.

Questa Italia noi andiamo evocando e preparando nella grande a nima proletaria italiana, d 'onde un giorno essa proromperà - fors'anche con impeti e ruggiti r ivoluz iona ri - perché non si vorrà che essa soppianti l'Ital"ia dei barattieri e delle sagrestie, la quale, signori giudici, lia deposto un po' del suo odio e delle sue paure nella vostra senten:za !

APPENDICE: DOCUMENTARIO 2Sj
ces: ~1:~1i~ar::~:: ::~;;!:to1i!:1;e:t
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f.
• Francesco Ciccotti.

CRONACA CIITADINA

IL PROCESSO NE IN APPELLO *

Domenica scorsa fummo in carcere a trovare il nostro Mussolini; che, per far piacere ai compagni, annunciamo di avere trovato in buone condizioni di salute. Egli che nel carcere passa le giornate raccolto nei suoi studi, ebbe il piacere di vederci e di ricevere le notizie dei comf,fe~~o:Lnome dei quali g li portammo i migliori auguri e i saluti più

Prima che il colloquio, durato mezz'ora - come prescrive il rego-

inviati in appello il 1' gennaio. ·

Speravamo che in questi giorni fosse venuta la libertà p rovvisoria, vir.:cversa il Consiglio della Corte di Bologna non ha voluto fin qui essere da meno de1 giudici di Forll , nonostante - si noti bene - n ei riguardi del nostro Mus5olinì l'accusa abbia in sede ·d'appello subito

concessa financo a dei ladri qualificati e che di recente è stata accordata ad un omicida, viene negata a chi ne ha il diritto. Ma, pazienza, sapevamo anche prima che la legge è uguale.... secondo i casi.

Frattanto, se si vorrà continuare nell'arbitrio di mantenere in carcere chi ha il diritto della libertà, attend iamo con ansia l'appello Vedremo se anche i giudici superiori di Bologna imiteranno i loro colleghi di Forll, o se invece in omaggio alla giustizia apriranno - come ·la cittadinanza reclama -Je porte del carcere a chi ne ha diritto.

• Da LA Lolla di Clam, N. 101, 30 dicembre 1911, li.

BENITO MUSSOL,INI •

lo detesto i vecchi ,proverbi. La loro Tiputazione è scroccata. Generalmente essi sono una ponderazione di venerande stupidità e di tabaccose raocri~ie..Ma bisogna. riconoscer~ che Benit~ Mussolini ~a ria~ilitato la 5 ~~1odde1f!~i::~~.10 proverbio, ·secondo 11 ciuale « glt occhi sono lo

Per moltissime persone gli occhi servono a simulare od a dissimulare un carattere, come la parola serve a _nascondere, ariziché ad espri-

• Da I.A Lotta d; Claru, N IO}, B gennaio 1912, III.

286 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
tt~s~:~t~
t:11~
~3i~7!e~h';s;;~~~
0 f ~*~bbE~a~~
TI!~~t0
una1:0
;r~:vf;~rf!~t~h~q:1~~:0 v~ft~nt~~;mmo

mere .il pensiero. Ma il nostro Mussolini la sua anima la riflette e la riversa tutta intera nei suoi occhi inquieti e profondi, mobili e saettanti. ~~;rs:0 ; i~~oFurio~~e di Socrate, e dentro c'è del cervello

Anche ne1 suo linguaggio egli si fotografa. 1: semplice ed incisivo. Con periodi brevi e nervosi egli arriva per vie dirette all'obiettivo del suo ragionamento. E non concede nulla , mai, a 9uella meretrice della logica pura, che si chiama signora Opportunità.

Perciò, quando scoppiò Ja guerra , e8 li disse, semplicemente, come Cristo : « Non uccidere! », senza riguardi per gli uccisori, che sono suoi compatrioti; pensò e disse che essendo la guerra provocata da oscuri

~:::rs~o~~~~~c~;ga~l:~rttr:\:~~~r~1 : 1! 1:~~h;efie;li~~h~:

tando essa una devastazione pe r tutti i campi della civiltà umana, il socialismo doveva considerarla come un infortunio.

I giudici del Tribunale di Fo rll, per tutto q uesto, v isti eben provati gli articoli d el Joro Codice Penale, sii a p piopparono un anno di $alera.

E lui, che aveva detto ai giudici: « Se mi assolvete m i fate piacere, se mi condannate mi fate onore», quando $li lessero l a condanna, d isse ai suoi compagn i: « Se mi comp iangete, v 1 dò un pug no nel muso !».

Prima. della sentenza, ad un avvocato che g li spiegava da. q uali cabalistiche interpretazioni del Codice Penale d ipendesse la condanna o l'asso-

11;siti:ei:n~~~:n~: d~l~:or~;pdio:a schifo!» e tempestò di A proposito: avete mai pensato perché Mussolini non ha mai compera~=ii:r~~{? ~~~0 la che cappelli assai flosci, per poter su di essi r:~ri~:k1

bisofinf5

uqnua~~noopi~i::i:àso~f:~:j !di lui, dei suoi scritti e dei StJOi discorsi i giudici d ella Corte d ' Appello di Bologna. Se essi lo

che rivendicò la paternità d i tutti i suo i scritti e i suoi ! scorsi, perché

reato !

Anche per Caifas e ra delitto proclamare la fratellanza di tutte le creature v iventi dinanzi a Dio. M a ora, quando si vuole dare un nome ad uno scellerato, gli si dice: Caif ,zs!

APPENDICE: DOCUMENTA.filo 28 7
~o~::~:·
~~:st~;c;~tich:1~:r1~r~a~~~!e0
~:z~~'tla
~t/~u::t·os:n::p~11~r~ldd~,:~~~i:r~~i:!1!!i"Jja~:J;
~:::.rv~~ir~~
d~1ti:~:~;.0 Àf~!n-;;
rt~~edili!9;:~
1i,i!i~:' i ~~:~:! ~~:~ \i;ii\~:M~irr:~~o~~~ic!!:;
/. (.

FORLIVESE (+)

IL FORZATO RINVIO DEL PROCESSONE IN APPE[,LO*

lolli e Pietro Nenni. 1f dibattiment o fu invece rimandato, perché per gli ultimi due mancavano i difensori.

Pe r il nostro Mussolin i, per il quale è stata presentata u na dotta

avv. Maino, erano presenti i nostri av.

Gl' irnputati erano g iustamente seccati pel rinvio, al quale si adatta• cono, pur non tenendo celata una certa indignazione verso coloro che lasct~~~:t!u

• Da La Lotta di Cla u~, N. 104, 20 gennaio 1912, III.

BENITO MUSSOLIN I • Bol!~~a:1~~àig~~~nj/Jaal;:;t::~~s~!i:!~tuj~j

dotto a cinque mesi la condanna ch e aveva colpito l'amico nostro per il discorso pronunciato nelJa dimostrazione antit ripolina dell 'ottobre scorso.

Benito Mu ssolini ritornerà. rosl, con fantica serenità e con rinnovato fe rvore, alle civili battaglie della sua Rom4gna rossa che tanto egli contr ibu isce ad animare con l'impeto della sua passionalità socialista t:be non conosce opportunismi ed adattamenti.

11 prof. Benito Mussolini è senza dubbio una delle più simpatiche

mune che egli non sfoggia come una vana insegna di bottega, ma che

questa v olta contano pure nei calcoli congressuaf e contano tanto più in quanto hanno a duce, amato e stimato, un uomo del carattere e dell'incorrompibilità di Benito Mus~olini.

• Da L, S 0Jfi1111, N . 24, 4 mano 1912, II.

, -. · ; r 288 OPERA OMNIA Dl BENITO MllSSOLINI
CRONACA
di
,:~ia~~!Irir :'?~=H~btfif~!: 1À~cl:~
tfo~~;,d~t;:~:~~e
~~;::t~~-d~~~li~r: f~U:~~~~/"·
; /r~~~~~lt;~g: ~~a ii";;~~~~-si:t .di breve durata.
:g~~d%~f~rttir~~ j~
::t~i~e a:t~u:a1t~:r:1:;~i~r~ f;:~:;oaJJ~/~df:ra~i1~r:0 ~~:~~~
è prE~o~dRe~~~rÈ~?1:eJe:~;t: ;i~jJ~;ir:,~~~sur~:~~~~:\ forlivesi
v.

Al compagno nostro poche parole di saluto che lo attenderanno sulla sog.lia del carcere, martedì, neffo ra da noi così sospirata della sua liberazione.

Noi siamo non solo esultanti, ma anche orgogliosi di riaverlo al· fi~e : sia J?er la prova ch'egli h a subita, sia per aver tenuto nelle varie vJCende di essa fieramente eretta nel saldo_ pugno la bandiera del socialismo.

Questo tutti sentiamo e per dirg li questo ci raccoglieremo a banch etto frate rno into rno a lui mercoledì prossimo I 3 corrente.

Al ~a~chetto pro Mussolini, che avrà l uogo mercoledl a sera 1 3 core., I~ ades,om~.acco~pa$nate dalla re~ativa q uota di L. 2.7', devono perven ire non pm tardi d1 lunedl prossimo a Cagnanì Adelmo, Forlì.

• D a I.a Lolla di Cla1u, N. 111, 9 mano 191 2, III.

MUSSOLINI RIMESSO IN LIBERTA *

Ci telefonano da Fo ril, 12, sera: . ·

Il compagno Mussolini è uscito staman i dal carcere piU social ista che mai. Lo abbiamo visto nella sua modesta abitazione fra la sua fa.

~g!iit'1: ~~ffeej~i, fi~f::~: n~.

s;:;Jat;r7;1a°~f/~(i'?~o~~n a~~:~a;ig~u:';. rosi telegranuni di congratulazione e di plauso da ogni parte d' Italia. Mi ha incaricato di ringraziare cordialmente la redazione dell ' Avanti! per ,gli auguri inviatigli, e si è interessato m olt issimo del nostro quotidiano informandosi sulla vendita, sulla diffusione, ecc. Si è anche compiaciuto per la Ii9uidazione che gli elettori cli Gonzaga hanno finalmente dato ad Enrico Ferri.

"' D all'A11..nfil, N. 73, 13 mano 19 12, XVI:

APPENDICE: DOCUMENTARIO 289 PER
MUSSOLINI*

LA MANIFESTAZIONE DI MERCOLEDI SERA•

Martedl mattina di buon'ora il compagno Mussolini fu dal carce re portato alla questur~, di dove, dopo un 'ora d'attesa, fu lasciato libero. 11 compagno nostro, che ha riacqUistato 1a :libertà dopo cinque mesi, è sanpre Io stesso: fiero e indomito per l'ideale socialista. E8li si mostrò entusiasta di riprendere il suo posto di battaglia che l'unanime consenso dei

i timidi, i dubbiosi e i perplessi.

Di una cosa sola il compagno Mussolini si dispiacque : del ban~ chetto che in suo onore i sociafìsti i li avevano preparato. Egli non lo volet:ra:a

Ja sua liberazione da l carcere, è riui

l ' on~1J:c~;i~i~0 d:pte;be:~~ròBii~~;J~

altri socialisti venuti da ogni ,parte di Roma,gna, scoppiò un . applauso lun~ocim;!~~1s~. assisero poi intorn o alle tavole, ove spiccavano mazzi di garofani rossi, nel P?Sto loro assegnato.

La cena ben servita, fu consumata con la massima cordialiti da tutti i presenti, fra i quali, oltre i sopra ricordat i, notammo l'avv. Francesco Bonavita, Anselmo Mara bini d'Imola, Francesco Ciccotti, Bubani e M antellini di Faenza, Albini di Salude-cio, Turci di Cesena, Fantini di Forlimpopoli, Fametti di Civitell a, Cappellini Secondo e tanti altri di cui ci s~,fefr~tt~0c~~inciarono i brindisi, ai quali diede 1o s punto il com-

cialista. Lesse poi le numerose adesioni, e dopo avere ringraziato gli jl. lustri avvocati che perorarono la causa di Benito Mussolini, chiuse il suo

uno dei suoi meravigliosi discorsi

socialisti, verso il compa,gno buono e valoroso, che il carcece non ha

r
QPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI CRONACA FORLIVESE
:?~~~v:sti~:i~~~~!~i.e~~~t::a~J~
!~~~:i~di0 :!~~e J~5:f~tf~;t:!i~~!e~~c1:ts~~mJt~~fidarietà col ~~';;P~ft~~~disr!~~n~~/esteggiare
ba~~r:~~tta1;~~/d~;~~~lig~ro~!~:~·~~t~n~:rrac~atiu~0 ~~;i~:: tutti
06Jl~di 1i~~r~~~~~gnd!0 t~~i
:fu~i :t:i~~a;~m~!~ffnt
1!::t::re~~~:ja~rra:~:~.j~~:ttd7~f11!oc~:~i1~1.~:.1~~~t:~t~nfi; ;!:f~a~ld~a~u~~e:!n~r~w~!:!~ia~~~~
inte;-;::!i{e~/:,~~!. ta~!°u. ~:ss;t~J~~1~i'?aff~foP~C:,11~~~lad!l
~':J}~vf!1fn;:es!
Da L, Lolla di Clasu, N, 112, 16 marzo 1912, m.

scosso fisicam ente, né moralmente. Benito Mussolini parlò ascoltatissimo sul socialismo, sull'attuale momento )?<>litico e sul dovere dei socialisti. si e~:cl e~r:n~foa~j ;~~::~.

~ s;~:de1:tì:v~~io1~frad;r~:~ nimi applausi ; poi, costrettovi, segui Cìccotti, che con la sua foga oratoria tenne ancora incatenato l'uditorio per un a ventina di minuti ; J)?i Umberto Bianchi, pure invitato, parlò con la consueta oratoria, portando applaudito il saluto dei socialisti e del proletariato di Ravenna. .

Cos1 ebbe termine la simpatica festa socialista, che per il nwnero

~=fl!~s:.~:~r;e;til~ ~~0~~~~~~ 1f:vf!~~:b~0 ;ar;~:e 1·i~!~~e:t/:i~t~~ la reazione e di avversione per la guerra.

Du rante il banchetto non fu dimenticata La Lotta di C!a.JJe, a fafi;:0:t>l~:c%J~~e~~~Pcinis~~~~fn~ 1t.1~~~ite parole del compagno Medri, .Acclamato dagli app1ausi fu inviato un saluto all'on. Elia Musatti e un augurio all"avv. Gino Giom.mi per la pronta guarig ione della sua compagna. ( +)

IL CONSIGLIO GENERALE DELLA FEDERAZIONE *

T enutosi domenica 14 aprile, nei locali della Federa2:ione, è riuscito imponente e importantissimo. Erano rappresentate quasi tutte · le sezioni. (+)

Sul secondo comma: Adesione d Partito, riferisce il Mussolini, il q_uale commenta e delucida la circolare informativa già spedita alle sez10ni per dirigere le loro discussioni su ll'araomento. Alla discussione intedoguiscono: Medri, Zacchini, Lan1oni, Vitali Olindo, Berti, tutti in senso favorevole all'adesione. Viene presentato ai voti !"ordine del g iorno votato all'unanimità meno uno dalla sezione di Forll nella sua assem· blea del 13 corrente, ordine del giorno che suona in questi. termini:

« I.e sezioni della Federazione socialista del collegio di Forll, in vista del congresso di Reggio Emilia e allo scopo di contribuire alla sollecita epurazione del Partito, letta la circolare della Federazione, approvano !"adesione al Partito Socialista Italiano».

vat/~ra~;~t~,;J;;,

i cui ra ppresentanti non avevano mandati dalle rispettive sezioni e si sono a.J/enu/J, Nessun contrario. ( +)

• Da Lt Lo11a· di ClaJSt, N. 118, 27 aprile 1912, JIJ.

APPENDJCE: DOCUMENTARIO 291
E:~~:C1!::o
_
:~ct:i~ee
;::i:iii~til1::a~aJ7~~~~;d:o~

( + ) L"ATTO D"ACCUSA DI MUSSOLINI*

• Dal Co,rit ,t dt/Jt1 Sera d i M il:tno, N. 189, 9 luglio 1912, 3r.

( + ) UNA V!VACE REQ UISITORIA •

• Da 11 Mtifaggero dì Roma, N. 190, 9 luglio 19 12, XXXIV.

( + ) GRAVI TUMULTI NELLA SEDUTA ODIERNA •

Ci telefonano da Reggio Emilia, 8 ; era: Alle ore 14,30 si inizia fa seduta pomeridiana

Presiede l'on. Agnini . la seduta comincia nel modo più burrascoso e violento.

Mussolin i, il focoso p rofessore romagnolo, sale alla t ribuna: è cosl irruento, cosl insolitamente intransigente che deve parlare fra continui rumori. (+)

MICHELE CAMPANI,

• Da Il N11ovr; Giornalr di Firenze, N. 186, 9 luglio 19 12, VII.

( +) NOTE ALLA SEDUTA•

Reggio Emilia, 8 notte

Largo dibattito di idee durante la peswte giornata che si è chiusa testé.

• Da Il S1rf1lo di Milano, N . 16606, 9 lu.glio 2912, XLVII.

292 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

I rivoluzionaci hanno avuto modo di presentarsi al .siudizio del con· gresso alquanto rammodernati col discorso del Mussohn i, un originale agitatore romagnolo, che non ri pesca le ragioni del proprio rivoluzionarismo nel vecchio arsenale dei suoi compagni di tendenza e che, come

Ì!v~~s~~ r~so::: ied~ ~Ì1!uffo:~d~ ~~:~n~ 05

att inge il calore della sua t::fe e del suo irriducibile istinto di rif:;llismo. Egli solo, dopo lazzari, che insiste troppo e da troppi anni sulla medesima nota perpetua, ha potuto ,;iustificare i suoi sdegni, e spiegare come la sua ,parte abbia ragione d 1 distinguersi nettamente. Tutti g li altri che hanno parlato, destti e sinistri, non sono riusciti che a questo : a mostrare c{le hanno, in fondo, un·anima sola. ( +)

( + ) MUSSOLINI ACCUSATORE*

( + ) Quando la sala è riuscita ad affollarsi discretamente, Agnioi, ch e presieèle, apre fa seduta e dà. la 1.'arola a Mussolini, uno dei ,più

0;:11;t::i ~~;;1ili~iri~~idi\~t~~·o:i: :r ;;;~i;1a~1f:;:

ftsoli n i, che lo seguono con molta calorosa simCINI

• Da La Stamp,1 di Torino, N. 189, 9·10 luglio 19 12, XLVI.

( + ) MUSSOLINI , NON MUSOLINO •

con 1:n 5d1;~rs~der~~~ari~~::ciu~~.e a~~ri~:;~~utcis:~~~fi·d:g1?i~:~ tra- intransigentissimi. :e costui certo Mussolini, il ciuale è nomato anche ~s; ~~o.a'\;;c~d!~e 5 ~ 1\~i=ss:f~~ ~ ;e;i~~~rad! if~!~~;r,o~..

conci lia le simpatie dei riformisti di sinistra, i quali, se non ci fosse ro i ddtri da acconciare per le feste, non esiterebbero a divorado crudo. ·Al suo prec.entarsi scoppia un applauso fragoroso. Mussolini sorride compiaciuto ed annunzia che · presenta questo riuscitissimo ordine del g iorno : ( + ).

ALGIA**

• Da LA Vita di Roma, giornale del mattino, N. 190, !il-10 luglio 19 12, VJIJ .

•• A lberto Giannini.

A.PPl:NDICJ;: OOCU Ml:NTARlO 29~
;!:~c~~ff~~
!o~~ ~~7;
s~;i
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:a~~.Ia;c;iftfi~od(
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c;I~

LA DISCUSSIONE AL CONGRESSO SOCIALISTA

SI ACCALORA ( +)

TRE TENDENZE FRA I RIVOLUZIONARI( +)*

Ci telefonano da Reggio Emilia, 8 notte: Se la libidine del potere e la sicurezza della vittoria ha potuto per un momento serrare in un mazzo quasi compatto tutti i rivoluzionari, è però risultato dal:le loro assemblee ,private che tre sono le tendenze che li dividono insanabilmente:

1•) Semi-intransigenza; ordine del giorno Lerda;

2-) Intransigenza assoluta; emandamento Ciccotti;

31') Abbandono di ogni lotta economica per .Jotte puramente politiche ; teoria del prof. Mussolin i d i ForU.

qui sta il bacillo della coler ina rivoluzionaria. Se appa rentemente or non e palese, lavora però negli intestini deJla fra2ione, e presto, ritor• nato dalle torbe acque del congresso, alla attuazione pratica dei p rincipi , il rivoluzionarismo sentirà i crampi e probabilmente il bacillo lo condurrà a dolorosa morte.

La semi-intransigenza del Lerda, del

del Musatti, del Fasulo è la più logica; ma non è confacente ad alcune regioni, come la Romagna, dove la intransigenza assoluta è una necessità.

La intransigenza assoluta è pericolosa nella pratica aUa salvezza dei clericali, specialmente nel Mezzogiorno e nel Veneto. .

La teoria del prof. Mussolini, già abbracciata dal Vella e da molti

satore, che ha voluto ad ogni modo trova re una via nuova ed incomincia ad imporla aprendola con ga rbo ed infiorandola con le doti del suo ingegno e de lla sua oratoria rude, che piace ai rudi romagnoli. La sua teoria è questa: il Partito Socialista non deve assolutamente occuparsi di questioni economiche e d amministrative Il cooperativismo si è cangiato in una specie di s fruttamento larvato Le questioni economiche

con un Governo completamente socialista. La conquista dei comuni è inutile: come minoranza i socialisti non esercitano che un controllo il più delle volte inutile; come maggioranza non possono contribui re allo

Dunque il socialismo levediven ire un Partito puramente politico, che miri al sovvertimento d-.:lle presenti istituzioni per attuare il maxim11m del l~::0~e la teoria è alquanto pazzesca rinnega i vantaggi che • Da li Nuovo Gi or1UJr di Fizeme, N. 187, 10

294 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
I.azzari,
rd:tri:i~~:~:c~~i:· t~:al\~~i~~kp~~:
~J~~ii~t~~~ 0 ;u~5~!::: ed~~: i~ 0m~~re!:8!~~:~~::t:bi~:1:t fa~:~~ri1~ti~
::~G~l:~a~~n:di~~!e;rc~:o~;5f~t~:~i~a~;di:/naniiari e
ft:n':/e
le leggi
luglio 191 2, VII.

dalla legisJaz.ione sociale le classi operaie e tutte le moltitudini in senere hanno RO<luto. M a pu re non fe mancheranno sesuaci.

Queste son1e tre tendenze. Gli effetti che da esse ne cleriveranno saranno: quello di. indebolire notevolmente la forza rivoluzionaria che a~rebbt>, per la natura stessa del suo principio fondamentale, necessità d1 una grande coesione; e quello di ricondurre iJ Partito al punto stesso t~~~i:ta~;gt~tÌ~~°:::sitntransigenti futuri, vedi i lerdiani. Oh allora?

Tutto ciò avviene perché ormai al socialismo manca un grande ideale che r iscaldi, agiti, spinga le folle; manca assolutamente lo spirito di sa-

proficuamente a llargarsi. Si capisce l'entusiasmo e la forza espansiva del socialismo prima del '98: si aveva bisogno di com,1uistare le pubbliche e personali libertà; ne<essitava t ra rre le moltitudim operaie da un ser· vilismo economico; era un ideale di redenzione e di innegabi le pro· gresso.

Ma ora le libertà pubbliche e private sono concesse nel modo più largo. Si avrà qualche caso sporadico di eccessivo zelo da parte di funzionari. Ma l'on. Giolitti ha condotto i poteri in una via cosl larga e °l?~:~~~~r~te1/~e::s~'

ignoranza e dalla mi~ria. Che resta a fare?

Capisco che il prog resso non ha limiti; ma il socialismo non è ormai più su di una via maestra, Basta venire ad uno di questi congressi per persuadersene. Si fanno dei nomi, si parla di questioni locali, si trattano d~~rl~a~·ses/e 'ì:rl~e:

ma non si accenna mai a ciò che

è un grande ideale, ma almeno si saprà che cosa vogliono e per che cosa combattono.

Ma i rivoluzionari che faranno? Che vorranno? La rivoluzione? E contro chi ? Contro che cosa? poli:icc~ato il tempo delle barricate e dd.Je asprissime lotte sociali e

La v ittoria del rivoluzionarismo rappresenta un anacronismo; il SO· cialismo è ritornato a prima del ' 98, con questa piccolissima differenza: che non ha più con sé le moltitudini, essendo - come in tutti gli anacronismi - fittizio il suo trionfo

APPENDICE: OOCUMENTAJlIO 295
~rc~;P!i2~iaJ/f{ s!t~li~:i
sich~n~~eg~aai1~~s\~~ :a~~p:efe:~nia,f~
s;; tlrto/t~_o;
dest~~; ri:m~~:n~~a~~
i~c~~1;r:ndd ~t~~~~ist:
~i~rtFt:t!casl

UOMJNI E COSE AL CONGRESSO DI REGGIO EMILIA

BENITO MUSSOLINI •

Uno dei più belli discorsi è stato p ronunziato da Benito Mussolini, il rivoluzionario romagnolo, direttore della Lolla di Classe. Una eloquenza personale, senta frasale, tagliente come una lama, aborrente da ogni volga rità. stato uno dei mass:ioti successi.

Nella sua parola, talvolta precipitosa, tal volta rallentata, era un fre-

n eccssa.ria, anche se gli costerà. un lembo dell'anima. E gli stessi avversa r i dovettero ascoltarlo, con rispetto.

Dalla tribuna, drappeggiata di rosso, la figura di questo giovane, pall ido, pensoso, con due occhi ardenti, con una fiamma di bontà sparsa sul viso, il guale accompagnava le parole col gesto n ervoso, concitato, ::er~:~i~~ ss~n~~ ~f1s~C:t\:i

se p er secondarli deve rita rdarsi il cammino del socialismo.

E quando scese dalla tribuna - t ra le acclamazioni superbe - i suoi occh i ardenti e sinceri non erano lieti.

Egli aveva soltanto compiuto un dovere, nell'interesse del Partito.

' Da L4 Propaganda di Napoli, giornale sindacalista, N. 9 84, 13-14 luglio 19 12, XIV PARTITO SOCIALISTA ITALll\,NO

(DIREZIONE - ROMA , VIA DEL SEMINARIO, 87) •

Compagni socialisti!

Il Xlii congresso nazionale tenutosi a Reggio Emilia nei giorni 7, 8, 9 e 10 corrente ci ha chiamati alla D irezione del Partito. cui :~~=i7;;;n:~~ ~;c~~~fi'di~~0nelbf~: ~e~:u:C~:Si~~~1:u: vostra unità, perché non ci vengano men o i mezzi materiali e morali coi

difficile ed aspro: le condizioni politiche del paese, trascinato e sacrificat~ in una guer ra

• Da ll'Av.mlil, N. 19 ~ , 13 luglio 19l 2, XVI

296 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
:!!fan~~ ~;;i~e:~t!~la~n~i; ~an:1• ~tn
~';~"~:1~1ti !~~~:~:;~c!i!
tl~!~~r~~ali~~mr;~::~ :t~::c:t~~·eriodo

scellerata di conquista. utile solo agli interessi privilegiati del dominante regime monarchico e capitalistico, segnano chiaramente la linea di con• dotta che il Partito Socialista deve seguire per rappresentare e difendere gli interessi e le aspirazioni della classe lavoratrice. Il congresso ha voluto che il socialismo italiano si ergesse di fronte allo Stato e alla Resgia come una forza ed una prntesta e noi intendiamo che i nostri diritti dt cittadini e i nostri doveri di socialisti debbano essere sempre più dedicati ad espri· mere in ogni momento e con tutti i mezzi h.le volontà.

vostre or,8anizzazioni abbiate a secondarci, mantenendo e sviluppando quella umN. di voleri che sola ci può dare la sicurezza del successo.

Compag ni!

La salda compagine del Partito, dando nuova prova della sua forza, ha saputo allontanare alcuni elementi ch e avevano ormai abbandonato la pratica delle internazionali dottrine del socialismo : essi tentavano ora di esercitare un' arione di disgregazione e di indeboli mento, ma invano!

Noi veglie remo percli:é l'applicazione di quel pro.gramma fondamentale, che dopo vent'anni d i vita, di agitazione e di propaganda è e rimane ancora la base indistrnttibil e della nostra ragione di essere, sia la norma comune di tutti gli orrcni del Partito; saremo costanti difen·

elettorale senta i~ tutto il P.a.ese :l'effetto dell'opera del nostro Partito; faremo ogni sforzo perché d nostro A vanti! sia la bandiera di lotta, di raccoglimento, di educazione che sventoli impavida contro le bufere e le insidie reazionarie della borghesia, convinti che vi occuperete tenacemente perché il nostro quotidiano resti avant i a noi, in mezzo a noi, il segno più visibil~ e la guida più sicura della v italità socialista

Con questi sentimenti, o compagni, ci proponiamo di dirigere le sorti del nostro Partito e siamo lieti di porgervi il saluto fraterno con quel arido che rappresenta e riassume la nostra fede e la nostra foua: Viva il Socialismo !

R eggio Emilia, 11 Juglio 1912.

AGN INI • BACCl • BALABANOFF - CA·

GNONI • DELI A SETA • F I OR ITTO • MA·

STRACCHI • MUSATTI • MUSSOLINI •

RATII • SMORTI • TREMATORE

ZERBINI

COSTANTINO LAZZARI Segret,

APPENDJCE: DOCUMENTARIO 297
vi:tr: a;:~~ord:~!w~
facct;:~r:pi~~~i::~rtuitii~~,1~é
:~;oditi;;::a
~~l·~~~::~i.ep~;~ta1~a~r~~~r;~61~~;
:z1i~e7i:~~i~

UNA CONFERENZA DI BENITO MUSSOLINI A GIOIA DEL COLLE *

Ci mandan o da And,-ia, 24: Benito Mussolini ha parlato oggi riportando un vero successo. Una folla enorme ha applaudito entusiasticamente la sua conferenza su L'al· tuale m om ento p olJtico in Italia. L'oratore ha con futato completamente le idee dei neo-nazionalisti. Parlando della guerra tripolina, per la precisione e per la poderosità dei suoi concetti, _ha suscitato ovazioni insistenti.

• D alrA11~11ti!, N. 268, 26 settembre 1912, XVI.

BENITO MUSSOLINI IN PUGLIA*

Ci t elegrafano da Gioùt del Colle ( Bdri) , 26 : pag!~d~1~a~;1Jtta

cause della guerra, mettendone in rilievo le conseguenze e le responsa.bilità.

dotto al silenzio dal Mussolini stesso Parlarono infine l efemine e Pig nate!Ii, t utti acclamatissimi

• D alrA"anti!, N. 269 , 2, sellembre 19 12, .XVI.

298 OPERA OMNIA DI BENITO .MUSSOLiNI
B;:}i~o~~~!~:i~n~~u;ii1:~:ui~~~s:i/elre
la 1!~~i,:r:~to~f;,m~:sa:~ta~~i~~te~~im~:~c?,:a:fe,2 ~?fr:t:Ota;i~ _

INDICE DEI NOMI A

Adc:erm-ann Konrad, 132

Agnini Gregorio, 111, 163, 223, 292, 293, 297

Alberi Charle!, 208.

Albertini, i fratdli, 183, Albini, 290.

Amaducci Clemente, 266

Ambrosini L~ 184.

Aristote le, 1)6.

/Jvan g,uirdù, S oàalisllf, 193.

tfranJi!, 2, 9, 18, 55, 80, 86, 89, 93, 109, 111, 1"12, 117, 119, 126, 127, 15 1, 153, 157, 167, 174, 182, 183, 190, 19 2, 193, 210, 211, 22 1, 223, 226, 231, 232, 238, 241, 244, 247, 248, 251 , 271, 274, 27'.i, 28 3, 289, 293, 296, 297, 298.

Avvmire ( L' ) d'Italia, 2, 17, 47, n, 86, 278

Azion4 So,ùzlfrtfl, 151, 153, 1n, 156, 169 B

Bacci G iovanni, 111, 146, 149, 151, 252, 297

Bagnoli Primo, 94, 103, 282.

Baku nin Miche!C', 173.

Balabanoff Angelica, 96, 111, 223, 251, '297.

Balducci Alessandro, 2, 14, 19, H , H, 10.

Barberis Massimo, 260, 262.

Barboni 'T ito, I 59

Bartoletti, 89, 93

Banilai Salvatore, 14, 4 1, 65, 272, 275.

Ban:ìni Luigi, 203, 204

Bastagj Machemet, i! visir, 22 5.

Bava-Becca.ris Fiorenzo, 63.

Belli, il commissario di pubblica .sicurezza, 284.

Bellini Giuseppe, 103.

lkltramelli Antonio, V.

Denti ni Genunzio, 96, 10 3, 277, 288, 290

Bcrenin.i Agostino, 96, 11 1, 152, 172, 2H.

Berlesi Alfrerlo, 158.

Berti Cesa.re Augusto, 257, 291.

Bettolini Pietro, 41.

Dertoni Luigi, 11 1, 195, 196.

Bevione G iuseppe, 203.

Bianched i Antonio, 258.

Bianchi Umberto, 67, 68, 69, 70, 8 1, 83, 84, 85, 86, 88, 92, 95, 99, 108, 13 3, 146, 251, 2S3, 279, 280, 281, 282, 290, 291.

Bianchini Umberto, 164.

Bisma rck, Ottone di, 199

.Bissolati Leonida; 110, 111, 11 3, 117, 11 9, 120, 143, 157, 158, 159, 165, 166, 167, 168, 169, 170, 172, 173, 210, 247, 252.

Bitelli Ines, 238.

Blanqui Augusto, 201.

Boattini Antonio, 57.

&attini Napoleone, 57, 58

Boccudi, il maestro, 25, 29.

Bogroff, · 118.

Bonaparte, la dinastia dei, 129, 199.

Bonavita Francesco, V, 20, 102, 103, 146, 253, 266, 282, 288, 290, 291

Sondi Onofrio, 103.

&nomi Ivanoe, 63, 110, 111, 113, 117, 141, 143, 157, 165, 170.

Borboni, la dinastia d ei, 48.

Bordani, 168.

BorelH Giovanni, 212

&nati, il macchinista, 102.

20.• rv.

300

INDICE DEI NOMI

Bovio Giovanni, 107, 150, 219, 2R}.

Brandes Giorgio, 188, 190.

Brasini, 68.

Brcsci Gae1ano, 165, 167, 195.

Brundli, 146.

Bubani, 290.

Burckhardt, il professore, 188.

Bussi Armando, 2:51.

Ciotti Pomp«>, 96, 126, 182.

Cipriani Amilcare, t 11, 207, 266, 274, 278.

Colaianni Napoleone, 110, 141, 143, 144, 145, 170

Colenis, 184.

Colucd Tullio, 212.

Comandini Ubaldo, 277.

Comerio Luca, 198, 201.

Corday Carlotta, 79.

Corradini Tullo, 14.

Ca.brini Angelo, 41, 63, 110, 111, 113, 117, 120, 143, D7, 1)8, 163, 164, 166, 168, 170.

W ero Carlo, 142, 182.

Cagnani Adelmo, 160, 26 1, 289.

Cagnoni Egisto, ll 1, 297.

Cllhfrrs (Lt!) d, la Q11inzain,, 184.

Caifas, 287

Campana Michele, 292, 295.

Camporesi Francesco, 260.

Caneva Carlo, 198, 203, 204.

Cappa Innocenzo, 6}.

Cappellini S«ondo, 290.

Capri, 146, 251.

Carboni Pietro, 103.

Carducci Giosue, 192.

Carlo VIII, 212.

Carrère Jnn, 204.

Caruso, 239, 240, 241, 275,

Ca.sadei Ferdinando, 68.

CasaJini Armando, 69, 70, 88, 90, 91, 280.

Casa.lini Giulio, 119.

Cassagnac, Paul de, 200.

Castagnoli Emidio, 68.

Cavour, Camillo Benso di, 242.

Ccccuelli Aristide, 278.

C«carelli Egisto, 71.

Cclesia di Vigliasco Giovanni, 4 L

Cervantes Migucl, 205, 229, 258.

Chambetlain Houston Stewatt, 172.

O,ambiges Martin, 188.

Chénier Andrea, 194.

Chiesa 'Pietro, 111.

Chi,uJ (UJ Sod.Ji11a, U9. 168.

Ciccotti Ettore, 273.

Cicotti

Corriere della Smi, l 16, 175, 191, 193, 201, 292.

CMriere (li) d'Italia, n.

Costa Andrea, 33, 34, 97, 157, 158, 159, 168, 252, 265, 267.

Crispi Francesco, 143, 180 .

Crilfra Sodale, 127, 272.

Croce Benedetto, 144, 14 5

Cro,urche ( I.,) LetJ,ri:rrie, 192.

Crosara, il prdctto, 28,.

C1111e<J (li), ;4, 266, 278.

Curti, 1'1U1ard1ico, l 16.

D'Alba Antonio, 110, 118, 120, 143, 147, 164.

Danilewsky, 225.

Danni, 159.

D arwin Charles Robert, 243.

Daudet Alphonse, 204.

De Andreis Luigi, 198.

De Begnac ' Yvon, V, 2,s, 260, 262.

De Bcllis Vito, 219

De Felice-Giuffrida G iuseppe, 65.

Deibler, il carndicc, 210. ·

Del Carretto, il sindaco, 20-1.

D e lla Seta Alceste, 111, 297.

D e Maria, 203.

D e Marinis Enrico, 119, 143, 147, 1S7, 158, 1S9, 167, 168

De Pietri-Tonelli Alfonso, 39, Desmoulin5 Camillo, 23-4.

Di Blasio, 164.

Di/t!d (U) , 27, 2S4.

Dini Antonio, I03.

Don Mar:Jo, 1,9.

Dugoni Enrico, 11.

e
Francesco, 2, 96, 111, 114, 120, U4, 146, 148, 149, 150, 151, 248, 250, 251, 252, 253, 270, 272, 274, 278, 285, 287, 290, 291 , 294
D

Elrna, la regina, I 17, 166.

Elisabctla, rimpt:ratrice, 165.

Eli!ICO Antonio, 107

Enea. 2 25.

Eogcls Federico, 136, 151, 153, 171.

Enotrio Romano, 75.

Enver-Bey, 201.

Erode, 282.

Euor Joseph J., 111, 146, 180, 18 1, 239, 240, 241, 251, 267, 273, 274, 2n.

Gambetta Uon, 20 1

Gardini Pellegriao, 2Q.

G'aribaldi G iweppe, 48, 229, 230, 231.

Garibaldi Ricciotti, 229.

G arofa lo, 173, 243

Gasp.tri Angelo, 71.

Gast Peter, 187, 188, 1R9.

Gatti Girolamo, 11.

Gaudenzi Giuseppe, 20, 38, 83, 279.

Gaudcnzi Quinto, 68.

Gt1z.zmino (Il) Ro.ra, 210.

Glus.leri Amin-'=elo, 67.

G iannini Alberto (Algia), 293

Gioda Mario, 96.

Fabbri Lionello, S6, 60

Fabbri Luigi, 35, 45.

Facchinetti Cipriano, 197.

Faggi Angelo, 158 .

Fantini, il maestro, 26, 29, 30

Fantini, il socialista, 290.

Farnetti Alessandro (Sandrino), 160, 290.

F.asulo Silnno, 111, 294.

Fera, 217.

Ferdinando, re di Bulgaria., 22t

Ferrari Ettore, 217.

Ferrer Francisco, 111, 2 2 2, 239, 27 1.

Ferrero G uglielmo, 192.

Ferri Enrico, 11, 141, 14), 172, 17' , 19 1, 192, 207, 24}, 289

Ferri Giacomo, 119, 28 2.

Fip,t1m~m, (Il) , 282.

Fiorentini Domenico, 82.

Fioritto Domenico, 11 1, 297.

Poli.- (la), V, 111, 183, 194, 196, 202, 205, 2 ll, 216, 222.

Fovel Massimo, 24 5, 246, 247.

Fra.oceschi, 71.

Francesco Giuseppe, 213, 232.

Franklin Benjunin, 239.

Fratti Antonio, 14. G

Gabetti Giweppe, . 198.

Galiatolo I , 160.

Galli Romeo, 146, 149, 2:;2, 253.

Giolitti Giovanni, 2, 18, 41, 42, 63 , 75, 77, 119, 12 3, 141, 142, 143, 15¼, 161, 164, 166, 197, 199, 220, 230, 2 42, 243, 244, 2i5, 295 .

Giommi Gino, 103, IOR , 206, 291.

G i ornalt ( li) de/ MaJtitJo, 89, 283.

Giornale (li) d'/Jalia, 191, 199, 20}, 210

Giorndt ( Il) Mililan, 197.

Giovi, 131.

Giovanniiti Arturo, 111, 146, 180, 181, 239, 240, 241 , 251, 267, 273, 274, 27S.

Giulianini Olindo, 71.

Gi1miz.it1 (lAJ, 283.

Gocloli, il maestro, 29

Goethe J.' Wolfang, 258.

Guffredo, il commissario di pubblica sicurezza., 233.

Gori Pietro, 79.

Graziadei Antonio, 146, 148, 149, 152, 163 , 2S2

G raziani G ildo, 57.

Guglielmo d' Hohenzollern, 196.

Guicda.rdi~ Francesco, 172.

HHalévy Oaniel, 111, 184, 187, Haywood William O., 16

Heine Enrico, ,o, 229

H ervé Gustavo, 232, 242, 243, 271 , 274.

H ohenzo lkrn, la dinastia d egli, S2, 196.

INDICE DEI NOUI 301 E
F

302

HOJdcrlin Friedrich, 185, 186.

INDICE DEI NOMI

Hqmme (L') q11.i chffrrh, (pseudònimo di Benito Mussolini), V, 183, 194. 202, 20:S, 211,2 16,222,

Honken Guglielmo, 199, 200, 20L

Hugo Victor, 201, 2~7.

/i111r1a11ité (L'), 53, 207.

Huss Giovanni, 281.

Idea (L') S0àalù1a, 20. lmbriani, 219. fo,lia, l71.

lvetot Giorg io, 52, 237

Lesseps, Ferdinando de, L88.

I.ima (La), 214.

lol!i Aurelio, 102, .,103, 105, 280, 282, 284, 285, 286, 288.

Lo Pino Anna, 111.

Lorenzini Antonio, 146, 251.

Loria Achille, 171.

Lolla ( !A), 19.

Lona (La) di C/41se, 2, 6, 7, 12, 13, 16, 17, 18, 20, 27, 32, 34, 36, 37,

}8, 40, 42, 44, 46, 47, 48, 51, 53,

H, ,s, ,6, 57, 58, )9, 6o, 72, 7},

Jagow, von, 243

Janni Ettore, 193

Jaures Jean, 122, 167, 274

Kaiser (vedi Guglielmo d' Hohenzollern}.

Kautsky K11rl, 154, 209.

Kronauer, il procuratore federale, 195, 196.

Kropo1kine Petr,

236, 246.

Lafayette L., 2,4.

Lang, il maggiore, 117.

Lantzemberg, 184.

Lanzoni, 291.

Lassalle Ferdinando, 220, 27 1.

lavoro ( Il), 5, 283.

I.azuri Costantino, 70, 111, i:n, 249, 279, 293, 294, 297.

Leboeuf Edmond, 200, 201.

Ldeminc Vito, 298.

Legieo, 52,

uone Enrico, 193.

lerda Giovanni, 22, 65, 151, 172, 2H, 294.

;4, 76, 79, 102, 103, 10'.I, 106, 107, 108, 110, 111, 11}, lU, 119, 120, 124, 128, 130, 133, 135, 137, 138, 139, 140, 145, 148, 150, 151, 152, 156, 160, 177, 178, 179, 181, 198, 202, 206, 207, 208, 214, 217, 228, 249, 254, 263, 265, 266, 267, 268, 278, 280, 284, 286, 288, 289, 290, 291, 296.

Luigi II di Baviera, 186.

LNpa (LtJ, 79, 192.

Luz:atti Lui.si, 10, 143, 149. M

Macaggi Giuseppe, 269, 27}.

Macina Maria, 251.

Macrelli Cino, 103.

Ma.i.no Luigi, 288.

Malato Carlo, 271.

Malon Benedetto, 200.

Malthus Thomas Robcrt, 268.

Mahoni Luigi, 82.

Maltoni Rosa, 260.

Mameli Goffredo, 119.

Manaresi Lucio, 103.

Mangelli, il conte, 92, 93, 95.

Mantellini Silvio, 146, 2n, 290.

Maometto 11, 226.

Marat,ioi .Ansdmo, 290.

Marangoni Guido, 164,

Maral Jean· Paul, 79,

Marsano, 1)8.

Mane Karl, 61, 75, 77, 142, 143, l'.13, U4, 155, 161, 173, 243.

Muini Ga[iano, 276.

Massari, il duca, 13.

M1.5otli, l'avvocato, 282.

K
195, 264, L
116, 142, 149, U2, 158, 159, 165, 168, 172, 193 , 2 16,
Labriola Arturo,

Mastracchi Enrim, l t l, 297.

MiJJ1i110 {li), 139, 140.

Maura, 180, 239,

Maury di Morancez Eugenio, 219.

Mazzi Lorenzina, 250.

Mazzini Giuseppe, 48, 173, 269.

Mazzonl Nino, 251.

McNamara John, 16.

Medici, i, 81.

MNri Giovanni, 291.

Mende!Ssohn-Bartholdy FeliX, 187.

Megaro Gaudens, V.

Meoott.i Ciro, 241.

Méric Vittorio, 271.

Merloni Giovanni, 182, 211 .

Mcschiari Gino, 65.

Atm:z&gn-o {Il) , 292.

Me tchnikoff, 169.

Metternich Clemente Vincenslao, 230

Meysemburg, 187.

Michels Roberto, 141.

Mingozzi luigi, 81.

Mirabelli Roberto, 252.

Mirbeau Ottavio, 264.

Mocchi Walter, 193.

Modigliani Giuseppe Emanuele, 111 , 125, 126, 172, 176.

Molinari, il maestro, 25.

Moltke, Carlo Bernardo de, 20l.

Momento (li}, 210, 272.

Monicelli Tomaso (L'Homm e qui 1ù), 65, li I, 142, 192, 19}, 194. .

Monuigne, Mirhel de, 2~8.

Momi Guglie lmo, 160.

Morello Vincenzo (Ra!li,:nac), 192.

Morg3n John Pierpont, 239.

Morgari Oddino, 111.

Morosini, il maestro, 25

Moyer Charle!, 16.

Mucci Leone Luigi, 158, 159.

Murari Rocco, 31, 32.

Musatti Elia, 111, 291, 294, 297.

Mu5olino, il brig.ante, 282, 293.

Mussolini Alesnndro, 260.

Mussolini Guidi Rachele, 262.

Muzio Scevola, 18 ,.

Nacht, l'ingegnere, 242.

N.ann.i Torquato, 259

Napoleone UI, 199,

Nenni Pietro, 2, 56, 60, 69, 10, 102, 10~. 105, 279, 280, 282, 284, 285 , 286, 288.

N e rbini, l'editore, 164.

N eNt (Die) RheiniJch, ZeiJung, 1,3, Nicola Il, 22:5.

Nicotera Gio..,.anni, 143.

Nietzsche Federico, 184, 18 :5, 186, 187, 188, 189, 190, 2,a.

Nitti Francesco Saverio, 4 1.

Novaro, 2H .

Nov11tore (Il), 19.

NNova Antologia, 143.

Nuovo (Il) Giornalt, 292, 294.

Oliva, l'.avvocato, 19 1.

Olivier, 129, 200, 201.

Omero, 19:5.

O r.ano P aolo, lll, 191, 192.

Orazio, 89

Origene, 12 5.

Ottolcngh.i Salvatore, 242, 243, 244 .

Pagine Libere, 40.

Panepinto, 211.

Pantano Edoardo, 143.

Paoloni Francesco, 1'9.

Parp.agnoli, 61.

Pascila UmbertD, 54, 60

Pavirani Egi sto, 110, 134, 138

Pecori-Gira ldi Guglielmo, 200.

Pedti Francesco, 7 l.

Péguy Charles, 2 19.

Pellegrini. Antonio, 14.

P~oli Alfredo, 262.

Penriero {li), 4 5.

PenJiero ([1) Rom,1gnolo, 56, 57, S8. 60, 89, 111, 178, 179, 2,1.

Peruveranza (Lz), 220.

Petrocchi Policarpo. 17 1.

Pettibone G~rge A., 16.

Piccoli Domenico, 158, 159.

Pietro il Grande, 225.

P ign.atelli, 298.

INDICE DEI NOMI 303
N
o
p

Pilato Ponzio, 12'.5, 282.

Pirolini G. B., 170.

Pisacane Carlo, 2, 48, 269.

Pi».ni, il delegato di pubblica sicurezza, 28'.5.

Podrecca Guido, 65, li 1, 16 ,, 193.

Pola, l'ingegnere, 284.

Pontremoli, 183.

Popolo (I/) Romano, IS9, 168.

Prado Mariano Jgnacio, 188.

Prampolini Camillo, 111, 175.

P rina, il commissario dì pubblica sicurf'Zza, 298.

Proletarfo ( Il) , 111.

Prometeo, 21 '.5.

Propaganda (La), 296.

Provinàa (LA) di M ,wlor•a, 283.

Rivista (La) d'llalù,, 245.

Rygicr Mari.a, 265.

Roberti, il maestro, 26.

Robespierre, 103.

Rockfeller, 239.

Roli Ermenegildo, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 37, 38.

R umag11a ( i.A) Socialista, 110, 131.

Romundth, 189.

Rossetti, 68.

RoiSi-Doria, 193.

Rothschild, 239.

Rouher Eugène, 199.

Rousseau J. J., 179. s

Saffi Aurelio, 276, 277.

Saffi Giorgina, 277 .

Saint-Simon Claude Henri, 143.

Quattrini, l'editore, 192.

Quinn, il giudice, 239, 240

Ragio ne (la) , 80, 81, 272, 27}, 27', 283.

Ra.icevkh Giovanni, 60.

Rambelli Vittoria, 145, 2'.50, 2H.

R.1tti Celestino, 111, 297.

Ravasio, il pretore, 200.

Rttlus Eliseo, 225, 227.

Rée Paolo, 289.

Reimer J. L., 172.

Reina Ettore, 111, 17 2, 176.

R e.rio (li) del Carlino, BO, 171.

R,éveil (Lt ), 19'.5~ 26 4

RheiniicheI (Di~) Museum, 186.

Rhocle Erwin, 189

Rico rdi, 158

Ricchie ri, 67.

Ricci, 1 58.

Ricci Carlo, 71.

Ricci Secondo, 71

Righi, il sindaco, 88.

Rigola Rinaldo, 66, 121, 153, 172

Rilrou11 (la), 272.

Rineglio (l/J, 19.

Rivi!la (Ltt) Europea, 189

Salomé Lo u, 189 .

Salvemini Gaetano, 67, 143. 219.

Sassembach, 52. ·

Savelli Renato, 39.

Savino, 219.

Savoia, la dinastia dei, 147.

SavOl"ani, 68.

Sazonoff, 277.

Scaioli, il cameriere, 261.

Scarfoglio Edo:udo, 213

Scheda Antonio, 7 t.

Schiavi Alessand ro, 168.

Schiller, J. C. F. von, 258.

Schinett.i Pio, 277.

Schmdtzer, l'ed itore, 189.

Schopenhauer Arturo, 185, 186, 188.

Schumann Robert, 186

SroptJ (La), 34. "

Sero/11 (Il), 49, 210, 283, 292.

Serrati Giacinto Menotti, I é4, 165.

Scr;;eto Michele, 195.

Sforza Ca.terina, 81.

Skolnik Maria, 271.

Simoni Renato, 6~, 164.

Smorti Filiberto, 111, 297 ,

Sodaliimo (Il), 192.

Socrate, 186, 241, 287.

Soffitta (ù), 22, 53, 144, 151, 268, 269, 271, 288.

Soglia, il professore, 139.

304
JNDlCE DEI NOMI
Q
R

Soiel Giorgio, 46, 61, i7, t 14, 147, 166, 171, 172, l H.

S<xicchio Tommaso, 40.

Spallicci Aldo, 260.

Spencer Erbcrto, 243.

Spinoza Benedetto, 184.

Squadrani Pio, 23, 24, 2), 26, 27, 28, 29, 30, 32, 37, 38, 43, 44.

Stampa ( La) , 66, 293

Stimer Max, 2'58.

Strindbel'g .August, 190.

Strumia Cesare, 260.

Swift Jonathan, 194

TT a ine Ippolito, 190.

T ancredi Libero (al s«olo Massimo R(>(ca), 3, 77, 78, 79

Tanin, 203.

Tarantini, 219.

Tassinari Duilio, 20.

T ell Guglielmo, 196.

Thiers Adolfo, 199.

Tibur:i.i, il brigante, 14~.

Timn, 2, 16.

T ina, 163

Trapanese Ernesto, 63.

T rapalli M~rio, 140.

Trematore Euclide, 11 1, 297.

T reves Claudio, 96, 103, 11 1. t n, IA3, 19 2, 293.

T ribuna (La), 1'59, 168, 210

Turati Filippo, 63, 96, 111, 127, 141, 142, 143, I S9, 163, 164, 168

T urd, 290.

Tiirck, 184.

Twain Mark, 205 u

Ulis~. 22S.

Umberto I, 116, 119, 1S7, 159, 167, 168.

Unità (L' ), 172.

Uno ,h, ii Jtrt!o (pseudonimo di Benito MU5solini), 196

U tili Ernesto, 160, 261.

VValera Paolo, V, 183.

Va llk Jules, SO.

Valmaggi Aurelio, 17, 20, 82, 83, 85, 280, 290.

V arrazzani SaYino, 176.

Vasumi .Armando, 71.

V aurland (Dit), 234.

Vella Arturo, 294.

Vendemini Gino, 14.

Vemocchi O lindo, 261, 290.

Ve rro Bernardino, 22, t S9.

Vùmdant, ( Il), 142, 193.

V iaui Antonio, 103.

Viuri Pio, 269

Vi rgilio, 11.

Viti (l...itJ, 293.

Vitali O lindo, 2 6 1, 29l.

Vittorio Emanuele III, 11 3, 11 6, 117, H9, 120, 143, 1:n, 16:,, 166.

Voce (Lt), lZO, 192.

wWagner Cosima, 188.

Wagner Richard, 186, 187, 189.

Washington Geoige, 239.

Whital,204.

Wothmann, 172. z

Za.cchini. 291.

Zambianchi Arturo, 20, .82, 1~8.

Zanchini Archimede. 140.

Zangheri, 68.

Za11otti ee~are, 68, 83, 85, 88.

Zavattero Domenico, 248.

Zerbini Adolfo, 111, 297.

Zibordi Giova.noi, 111, 172 .

Zirard i11i Gaetano (Ta~no), 145, 146, 149, 2SO, 2,1.

Zoli Corrado, 204.

INDICE DEI NOMI 305
Avvertenze N ola INDICE DAL PRIMO COMPLOITO CONTRO MUSSOLINI ALLA VIGILIA DEL SU O ARRESTO (7 maggio 1911 - 14 ottobre 19 11) «Tarascona» (13 maggio 19 t1) . Esame di coscienza (B maggio 1911) . I socialisti e la mezzadria (13 maggio 1911) . Alla vigilia del congresso di Padova (20 maggio 1911) . 10 Per il ventunesimo anniversario d_j un massacro (21 maggio 1911). 13 Nella repubblica dei dollari (27 maggio 1911) . 16 Rettifica (27 maggio 1911) 17 Liquidazione (3 giugno 1911) . 18 La frderazionc socialista del collegio d i Forlì. Dati e 'notizie . 19 Il dissidio tra i maestri forlivesi (17 giugno 1911) 23 II dissidio tra i maestri forlivesi (24 giugno 1911) . 28 Alessandro Balduccì (1 luglio 1911) . 33 Il cOnvegno anarchico di Faenza (l luglio 1911) 3' Per la verità (1 lu,glio 1911) , . 37 Note e letture (1 luglio 1911) 39 « Carnival-nation » (8 luglio 1911) 41 Personalia (8 luglio 1911) . 43 Note e letture (8 luglio 1911) . . . 45 Bava pretesca (15 luglio 1911) . 47 T enetevelo! (22 luglio 1911) 48 Il suicida per fame. Elogio funebre (22 luglio 1911) . 49 Messaggio di pace (5 agosto 1911) . 52 Speculatori! (7 settembre 1911) 54 A ognuno il suo (7 settembre 19ll} . .5.5 Rettifica (16 settembre 19 11) .56

lotta agraria in Romagna. L a mirabile resistc:nza dei lavoratori di Dovadola. 11 si lenzio eloquente della stampa repubblicana. Trebbiatura Lranquilla a Cil.Strocaro. Le scaramucce ne l Forlivese. Il krumiraggio della nuova camera del lavoro. L' azione del partito repubblicano. Un comì:lio a Forli mpopoli (15 luglio 1911) .

La sit uazione ag raria nel Forlivese. L'ep icentro della lotta spostato. Rossi, gialli, neri ed erma froditi. Il krumiraggio ravennate. L'odissea di una macchina mista. Dovadola rossa alla vittoria!

I.a _potenza della vecchia camera. L ieti presagi (19 luglio 19 11)

Le lotte di Romag na. Una camera del lavoro che organizza il krumiraggio Battaglia di manifesti , Nel regno della bugia. la grammatica di un napoleonide . Un comizio malgrado il divieto. Dimostrazioni e carich e sotto la canicola. Odor di polvere (20 luglio 191 1)

Le lotte di Romagna. L'apoteosi della bugia! Smentite allegre. Le chiacchiere affermano e i fatti negano. L'aritmetica dei JJialli è un'opinione Una strabocChevole maggioranza ideal e Macchine g ialle

83

308 INDICE ,,... Corrispondenza 57 Tripoli (23 settembre 1911) 59 PeBonalia ( 23 settembre 1911) . 60 Lo sciopero generale di protesta contro l'impresa di Tripoli (30 settembre 1911) 61 La guerra? (30 settembre 191 l} . 74 I « patriotti » (7 ottobre 1911) 75 Cronaca cittalina. Conferenza Tancredi (14 ottobre
. 77 CORA.ISPONDENZE DA FORL) PUBBLICATE SULL' « .li.VANTI! »: Una smentita alla «Ragione» (7 giugno 19
, 80
80
1911)
11).
La
86
e rosse. Episodio « unico» che si moltiplica pe r sei. Una camera del lavoro per combattere i lavo ratori. Repubblica conservatrice ( 22 luglio 19 11) . . . . 89 Un nobile« giallo!>> (22 luglio 19 11) . 92 Ing anni e m anovre repubblicane nel Forlivese ( 3 agosto 19 11) . 92 La reazione nel Forlivese. La fabbrica dell'odio dì classe (7 agosto 1911) . . . 94 Una energica azione di coloni rossi nel Forlivese (17 agosto 1~1) " L 'espansione soc ialista nel Forlivese Un comizio a Dovia (2 2 agosto 191 l) 9)
INDICE Una grande festa proletaria jn Romagna. L'inaugurazione deJla casa socialista di Forlimpopoli (8-9-10 settembre) (31 ago309 p,g. sto 19 11) . . . . . . 96 Una tumultuosa manifestazione repubblicana a Meldola di ForB. -Per una innocua castagnola. U n'ora di zuffa accanita. Molti feriti. Le responsabilità (5 settembre 191 1) . . . 97 Lo sciopero generale a Forll (26 settembre 1911) . 99 Sciopero, comizi e conflitti a Forlì Socialisti e repubblicani d'accordo (27 settembre 1911) 99 DALL'ARRESTO AL LA SCARCERAZIONE ( 14 ottobre 1911 - 15 marzo 19 12) N ola 102 « Se mi assolverete mi fa rete piacere, se mi condannerete mi fa rete onore» (18 novembre 1911 ) 104 DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ ALLA NOM INA A DIRETTORE OELL' (<AVANTI!» (16 marzo 19 12 - 30 novemb re 19 12) N otet 11 0 D eplorazione (16 marzo 1912) 11 3 A i lettori della« Lotta» (2 3 marzo 1912) . 114 Documenti per una nuova « Storia di dieci ann i» ( 23 marzo 19 12) ll6 Dopo !"attentato ( 23 ma rzo 19 12) . 120 La crisi dell"inazìone ( 6 ap rile 1912) . 1 21 Amori colfa sincerità (20 aprile 19 12) . 125 P rimo maggio (27 aprile 191 2} _. 1 29 Discussioni socialiste (11 maggio 1912) . 131 Dopo il congresso intercollegiale di Cesena (11 maggio 191 2) . 1 34 I socialisti.ungheresi sulle barricate {1 giugno 1912) 136 Ai Compagni di Cesena (l giugno 1912) . 13,8 Cronaca cittadina. Cose magistra]i (1 g iugno 1912) 139 Cronaca forlivese. Per l' esattezza (8 g iugno 19 12) 140 Il partito socialista in un libro di Colaianni ( 15 giugno 1912) . 14 1 Per il sociaJismo romagnolo (16 giugno 1912) 145 Postilla al congresso (22 giugno 191 2) . 14 9
310 INDICE N ell'imminenza del congresso nazionale del partito a Reggio Emilia. Le eresie che risorgono e le eresie che muoiono (29 pag. giugno 1912) . . . . . . . l51 Alla vigilia del tredicesimo congresso nazionale del partito. Il caso De Marinis al congresso di Roma nel 1900. Una frase di Andrea Costa. L'atto di B issolati giudicato e condannato da Bìssolati. Compère-Morel e la nostra eresia, La nostra preparazione numerica (6 luglio 1912) . 157 Sull'azione del gruppo parlamentare (8 luglio 1912) 161 Da Guicciardini a.... Sorel (18 luglio 1912) . 171 Dopo il congresso (20 luglio 1912) . 175 La bancarotta (20 luglio 191 2) 178 Personalia (20 luglio 1912). 179 Agitiamoci p er strappare Ettor e G iovannitti agli aguzzini della sed~ elettrica (3 agosto 1912) 180 Jndennità socialiste (11 agosto 1912) . 182 La vita di Federico Nietzsche (13 agosto 1912) 184 Nel mondo dei Rabagas (18 agosto 1912) . 191 Luigi Bertoni (25 agosto 1912) 195 Giovincelli, a voi! (31 agosto 1912) 197 La catastrofe del '70 (1 settembre 1912} . 199 La. guerra degli istrioni (1 settembre 1912) . 203 Per il socialismo romagnolo (1 settemb re 1912) . 206 Socialismo e sindacalismo (7 settembre 1912) . 207 Le indennità socialiste (8 sette mbre 19 12) . . . 209 Nel primo anniversario de lla guerra infame . Previsioni e realtà (14 settembre 1912) 2 12 I documenti Come si mette in burla la rivoluzione (15 settembre 1912) 21' Bega massonìca (28 settembre 1912) 217 N ella Puglia rossa (1 ottobre 1912) . 218 XIII ottobre (13 ottobre 1912) . . 222 La ques6one balcanica (9 novembre 1912) 223 Riscossa slava (9 novembre 1912) . . . 225 La fine di una tradizione (16 novembre 1912) . 229 Contro la guerra (17 novembre 191 2) . 232 li congresso di Modena (24 novembre 1912) . 236 Campane a stormo (25 novembre 19 12) 239 Da Giolitti ad .... Ottolenghi (25 novembre 1912) . 242 Massimo Fovel e la crisi dei partiti (30 novembre 1912) . 245

D0CUM1!.1'rl'ARIO :

Jl cong resso intercollegiale di Rimini. 8 settembre ( 16 settembre 1911) :

Due comizi in dispetto al prefetto ( 29 settembre 1911) .

Una folle ventata reazionaria. a Forll. L'improvviso arresto del nostro direttore

N

Lolli ( 18 ·ottobre 1911) . . . . . . .

Passa il ciclone.... (25 novembre 19 11) , . .

Cronaca cittadina. Il processane in .appello (30 dicembre 1911). .

Benito Mussolini ( 13 gennaio 1 9 12)

Cronaca forJivese. Il forzato .rinvio d

INDICE 311 COIJUS PONDENZI! DA PORLI P U!l!IUCAT E SULL'c AVANTI! ; pag Imponente comi:iio cont ro la guer~ a Forll (L aprile 19 12). 248 Pe r il ritorno dei socialisti forlivesi nel partito (6 aprile 1912) 248 « La Lotta di Oasse » in grande formato (6 aprile 1912) . , , 249 La Comune commemorata dal prof. B. Mussolini ( 23 aprile 1912) . 249 Fine di una agitazione di contadini in Romagna (25 maggio 1912) . 250 Il congresso socialista romagnolo (l7 g iugno 1912) . 250 Nessun dissidio socialista nd Forlivese (21 Juglio 1912) . 253 Secondo congr~so provinciale socialista d ella prov\ncia di Forll (1 ottobre 1912) 254 Le sezioni socialiste e la massoneria (15 ottobre 1912) . 254 APPENDICE LETTIUlB : Lettera a Cesare Bert i ( 3 novem bre 19 11) . 25 7 Lette ra al cancelliere del tribuna le di Forll (2 8 dicembre 1911) . 258 Lette ra al presidente del t ribunale d i Fo rll ( 6 gennaio 1912) 258 Lettera a Torquato Nanni (no vembre 19 12) . . . 259 Interrogatorio di Benito Mussolin i de l 16 ottobre 1911 260 Interrogatorio di Benito Mussolin i del 25 ottobre 1911 . 262 ELENQ) DELL! TR.ADUZJONI P U B&UCAT!: • 264 "ELl!NCO D8LL'A1TJVJT À OAATORJA DILLA QUALl3 NON RIMANE l l Tl!STO 265 ELENCO DEL MATIIR1AL8 G! ORNALISTICO ATilU&U! B!LE A &ENITO MUSSOLIN! 268
e dei repubblicani
enni e
. . . . . . • .
.
processone in appello (
gennaio 19 12) . • • Benito Mussolini ( 4 marzo 19 12) . , 278 278 280 284 286 286 288 2 88
el
20
312 INDICE pag Per Mussolini (9 marzo 1912) . 289 Mussolini rimesso in libertà (13 marzo 1912) . 289 Cronaca forlivese. La manifestazione di mercoledl sera ( 16 marzo 1912) 290 11 consiglio generale ddla federazione (27 aprile 1912) . 291 L'atto di accusa di Mussolini (9 luglio 1912) . 292 Una vivace requisitoria (9 luglio 19 12) 292 Gravi. tumulti nella seduta odierna (9 luglio 1912) . 292 Note alla seduta (9 luglio 1912) . 292 Mussolini a~cusatorc (9-10 luglio 1912) 293 Mussolini, non Musolino (9-10 luglio 1912) . 293 La discussione a l congresso · socialista si accalo ra. Tre tendenze fra i rivoluzionari (10 lug lio 19 12) 294 Uomini e cose al congresso di Reggio Emilia. Benito Mussolini (13-14 luglio 19 12) _ 296 Partito socialista i taliano (Direzione, Roma, via del Seminario, 8 7) (13 lug Eo 1912) _ 296 Una conferenza di Benito Mussolini a Gioia del Colle (26 settembre 1912) . 298 Benito Mussolini in Puglia (27 sette mbre 1912) . 298 Indice dei n omi . . . 299

Finù o di s11un pare il 10 L11g/io 19'2 nelle Offiàr.e Gra/frhe Fratelli SJùtnt i Sanrauiano V al di P,sa (Firenze)

Sono Jtate anche lirate 100 copie numerale in carta Jp u ia/4 /11ori ro mmerdo

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Articles inside

CRONACA CIITADINA

8min
pages 296-303

M. FOVEL E LA CRISI DEI PARTITI

22min
pages 255-264, 267-273

DALLA RIPRES A DELL'ATTIVITÀ, ECC 241

5min
pages 251-254

IL CONGRESSO DI MODENA

9min
pages 246-250

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 231

7min
pages 239-242, 245

RISCOSSA SLAVA

9min
pages 233-238

LA QUESTIONE BALCANICA*

1min
pages 231-232

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ, ECC. 221

1min
pages 229-230

.

5min
pages 226-228

I DOCUMENTI

3min
pages 223-226

N EL PRIMO ANNIVERSARIO D ELLA GUERRA INFAME

4min
pages 220-222

LE INDENNITA SOCIALISTE

5min
pages 217-219

LA GUERRA DEGLI ISTRIONI

7min
pages 211-216

DALLA RIPRESA DELL'ATTlVITÀ, ECC. 201

2min
pages 209-210

LUIGI BERTONI

8min
pages 203-208

LA VITA DI FEDERICO NIETZSCHE

17min
pages 190-192, 195-202

INDENN ITÀ SOCIALISTE

3min
pages 188-189

LA BANCAROTIA

3min
pages 184-187

DA GUICCJARDINI A.... SOREL

10min
pages 177-183

SULL'AZIONE DEL GRUPPO PARLAMENTARE•

18min
pages 167-176

NELL'IMMINENZA DEL CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO A REGGIO EMILIA

20min
pages 157-166

IL PARTITO SOCIALISTA IN UN LIBRO DI COLAIANNI

14min
pages 147-156

CRONACA FORLIVESE PER

1min
page 146

CRONACA CIITADJNA

1min
page 145

[AI COMPAGNI DI CESENA]*

1min
page 144

I SOCIALISTI UNGHERESI SULLE BARRICATE

1min
pages 142-143

[DOPO IL CONGRESSO INTERCOLLEGIALE DI CESENA]*

1min
page 140

DISCUSSIONI SOCIALISTE

3min
pages 137-139

AMORI COLLA SINCER!TA

8min
pages 131-136

LA CRISI DELL'INAZIONE

5min
pages 127-130

DOCUMENTI PER UNA NUOVA

8min
pages 122-126

DALLA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ ALLA NOMINA A DIRETTORE DELL' «AVANTI!»

7min
pages 115-121

DALL'ARRESTO ALLA SCARCERAZIONE

11min
pages 107-113

OPERA. OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

6min
pages 102-105

LA REAZIONE N EL FÒRLIVESF.

3min
pages 100-101

CRONACA CIITADINA CONFERENZA TANCREDI

27min
pages 83-99

LO SCIOPERO GENERALE DI PROTESTA CONTRO L'IMPRESA DI TRIPOLI CONSTATAZIONI

22min
pages 67-82

TRIPOLI

1min
pages 65-66

CORRISPONDENZA

1min
pages 63-64

RETTIFICA

1min
page 62

IL SUICIDA PER FAME

7min
pages 55-61

BAVA PRETESCA

1min
pages 53-54

« CARNIVAL-NATION »

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pages 47-52

NOTE E LETTURE

2min
pages 45-46

IL CONVEGNO ANARCHICO DI FAENZA

4min
pages 41-44

IL DISSIDIO TRA I MAESTRI FORLIVESI

11min
pages 34-40

IL DISSIDIO TRA I MAESTRI FORLIVESI

8min
pages 29-33

· LA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL COLLEGIO DI FORLI

5min
pages 25-28

LIQUIDAZIONE

1min
page 24

RETTIFICA

1min
page 23

NELLA REPUBBLICA DEI DOLLARI

1min
page 22

' PER IL VENTUNESIMO ANNIVERSARIO DI UN MASSACRO*

4min
pages 19-21

ALLA VIGILIA DEL CONGRESSO DI PADOVA

3min
pages 16-18

I SOCIALISTI È LA MEZZADRIA

1min
pages 14-15

DAL PRIMO COMPLOITO , CONTRO MUSSOLINI ALLA VIGILIA DEL SUO ARRESTO

6min
pages 7-9, 11-13

AV V ERTENZE

1min
page 5
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