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Cardinal Eijk: «farsi vaccinare contro il Covid-19 è un obbligo morale, non giuridico»

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Vincenzo PINTO / AFP

Lucandrea Massaro - pubblicato il 26/10/21

In un incontro a Roma organizzato da Voice of the family, il cardinale Willem Jacobus Eijk, vescovo di Utrecht e medico, ha detto parole chiare sul vaccino e il Bene comune.

In un incontro all’Hotel Massimo D’Azeglio di Roma per parlare di “Salute dei malati e salvezza delle anime” con il teologo don Serafino Lanzetta (diocesi di Portsmouth, Inghilterra), lo storico Roberto de Mattei e John Smeaton di Voice of the family Regno Unito, il cardinale Eijk, da esperto di bioetica e in quanto medico, che non esiste alcuna “teoria pandemica”, che non siamo di fronte ad una “influenza grave” e che sebbene le persone più a rischio siano gli anziani anche per i giovani esiste il tema del cosiddetto “long Covid” i cui strascichi pregiudicano la salute per lungo tempo.

Per il vescovo di Utrecht (Olanda) chiarisce «La principale responsabilità del bene comune spetta al governo. Esso può dunque imporre misure ai membri della società, specialmente quando è coinvolta la vita delle persone vulnerabili: lockdown, disinfezione regolare delle mani e mantenimento di una certa distanza l’uno dall’altro» ma che purtroppo «è di difficile comprensione per la cultura iper-individualista contemporanea, che lo percepisce come una violazione della libertà dell’individuo umano. Tuttavia, l’autonomia non è un principio assoluto» [grassetto nostro, NdR].

Attingendo alle sue competenze di medico il cardinale ha ribadito durante il convegno come:

Studi alla mano, e senza nascondere che circa la durata dell’efficacia dei vaccini regna ancora incertezza, Eijk afferma che «essere vaccinati è indubbiamente un grande contributo al Bene Comune poiché si tutelano la salute e la vita degli altri esseri umani. E sebbene le persone vaccinate possano incorrere in un’infezione da varianti del virus, come la variante delta, nella maggior parte dei casi si ammalano meno e la possibilità di trasmettere il virus ad altri è minore. A questo proposito, potremmo concludere che essere vaccinati sia un atto morale buono forse anche moralmente obbligatorio – sia dal punto di vista del Bene Comune che da quello del nostro obbligo personale di proteggere la propria vita».

(Il Timone)

Ne deriva che anche i possibili effetti collaterali, che sono pochi e rarissimi, siano un rischio accettabile di fronte al beneficio per l’intera società, specialmente i fragili, e tenendo conto degli effetti sanitari ed economici che la pandemia ha inflitto ai paesi coinvolti. Quanto alla questione – essenziale per i cattolici – della provenienza di alcuni vaccini dalla replicazione di materiale genetico prelevato da aborti avvenuti quarant’anni fa, il cardinal Eijk spiega che:

dal punto di vista morale è chiaro che per un fedele l’aborto è un «atto intrinsecamente malvagio». Tuttavia, applicando il principio morale della cosiddetta cooperazione al male, Eijk ricorda appunto che «la pandemia da coronavirus può causare malattie molto gravi, ha tassi di mortalità relativamente alti, può sconvolgere totalmente la vita sociale ed economica in tutto il mondo e i vaccini sono l’unico mezzo per fermare la pandemia. Può quindi essere giustificata una cooperazione materiale, indiretta e remota nell’aborto sviluppando e producendo vaccini mediante linee cellulari derivate da feti abortiti e utilizzando questi vaccini».

(Il Timone)

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