Il dialogo interreligioso non può prescindere da una certezza, peraltro largamente condivisa senza se né ma. "Non è consentito a nessuno di uccidere in nome di Dio". E' quanto ha tenuto a ribadire ieri il ministro Marco minniti, partecipando al convegno "Musulmani italiani, insieme per una società coesa", alla "Grande Moschea di Roma, il Centro islamico culturale d'Italia. L'occasione è arrivata anche dall'uscita del nuovo numero di "Limes", rivista italiana di geopolitica, sul quale campeggia il titolo "Musulmani ed europei". Il titolare del Viminale, durante il suo intervento, che è stato seguito con notevole attenzione, ha parlato pure del "Patto per l'Islam" sottoscritto con tutti i rappresentanti delle comunità islamiche del Paese.

Il ministro dell'Interno lo vede senza mezzi termini come un chiaro e forte punto di riferimento, perché se tale patto si potenzierà "con la crescita di un'identità di un Islam italiano", si può certamente affermare come "veicolo per un'intesa di carattere istituzionale", che poi "sarebbe il punto di approdo".

Il 'Patto per l'Islam'

Il "Patto per l'Islam" ha diversi punti cardine, due su tutti, dai sermoni in italiano alla lotta al fenomeno della diffusione incontrollata degli "Imam fai da te". Non c'è, secondo Minniti, "incompatibilità" tra Costituzione italiana e Islam. In tale contesto, la Grande Moschea romana può assumere un ruolo non secondario nell'evoluzione del dialogo e della cooperazione.

"Essere musulmani ed europei pone una sfida verso il futuro", si legge nella nota pubblicata on line sul sito ministeriale, relativamente alla giornata vissuta da Minniti al Centro islamico. Ma non pone soltanto una sfida, anche una riflessione approfondita sul passato, su quanto è accaduto ovunque negli ultimi anni, sulla storia.

Inoltre, il ministro ha evidenziato l'opera di Papa Francesco, sottolineando l'importanza del suo viaggio in Egitto e del discorso pronunciato alla Moschea di Al Azhar, "un punto fondamentale di approccio alla questione". La Grande Moschea di Roma è il principale luogo di culto della comunità musulmana in Italia, il più grande in Europa.

La costruzione è datata 1984. L'edificio si trova ai piedi dei monti Parioli, su 30 mila metri quadrati di terreno. Può ospitare fino a 12 mila fedeli, anche di più durante i giorni di principale festività.

Libertà di culto, valore inalienabile

La firma del "Patto nazionale per un Islam italiano" risale al febbraio dello scorso anno, al Viminale. Tra i punti cruciali il principio della libertà di culto come valore inalienabile, che dà a una democrazia il senso vero della democrazia, come ad una civiltà l'essenza della civiltà. In quella circostanza, il ministro si era soffermato sulla condizione indispensabile di un patto: nessuna supremazia di una parte sull'altra. Una sorta d'investimento "immateriale" per l'Italia, ritenendosi più sicura una società maggiormente integrata.

Dieci, complessivamente, le misure definite e concordate. Tra le principali, anche la formazione per gli Imam e la garanzia dell'accesso a "non musulmani" ai luoghi di preghiera, nel segno della più assoluta trasparenza. Un patto ispirato "al totale rifiuto di qualsiasi forma di violenza e terrorismo", che "intende ricercare un giusto equilibrio di diritti e doveri", per avviare "un progetto che mira a costruire un solido percorso d'integrazione", si legge nella prefazione del volume che contiene tutti i dettagli del "Patto", pubblicato dal ministero dell'Interno, scaricabile anche dal sito internet dello stesso dicastero.