Per capire cosa pensa veramente chi vive oltre la riva del Tevere, sul colle vaticano, i segni giungono prima delle parole, talvolta anche il non detto delle righe bianche che si alternano tra le parole scritte.

Nella discussione in corso sui destini dell'Unione Europea - sulla quale la Brexit ha segnato un'accelerazione - non sfugge il rilievo che nel numero di oggi l'Osservatore Romano dedica - al centro in seconda pagina - al documento presentato da otto paesi dell'Unione. Anche il titolo appare significativo: "L’Aja guida il fronte dei ribelli anti-Bruxelles".

La "fronda anti-europea"

La fronda anti-europea capeggiata dall'Olanda è un chiaro segnale nei confronti di Francia e Germania, e indica, al tempo stesso, un'idea molto diversa da una 'integrazione comunitaria' sottoposta all'impronta claustrofobica franco-tedesca. Gli otto paesi firmatari sono: Olanda, Svezia, Finlandia, Danimarca, Irlanda e i tre paesi baltici. Nelle righe bianche si legge un'assenza e, forse, anche una contraddizione: l'assenza è quella dell'Italia e la contraddizione è tra il livello alto di discussione sull'euro e l'Europa - spesso esagitata ed esagerata - presente in Italia e l'assenza di sintonia con gli altri partner europei sensibili agli equilibri futuri dell'Unione come gli otto paesi "ribelli".

Un autentico manifesto anti-Macron

La "fronda anti-Bruxelles" dice no all’Unione dei trasferimenti, al bilancio comune dell’eurozona, a un ministro delle finanze unico, all'inflessibile sistema del fiscal compact, a nessun nuovo trasferimento di sovranità e competenze a Bruxelles; considera tra le cose possibili l’unione bancaria e la riorganizzazione del meccanismo europeo di stabilità in un Fondo monetario europeo, ma...

(e questo "ma" pesa come un macigno sui numerosi europeisti italiani ideologici)... dicono gli otto: con 'poteri decisionali saldamente nelle mani degli stati nazionali'.

La visione europeistica nord-europea suona come una replica all'asse Parigi-Berlino. E con una tempistica ineccepibile, mentre si è andato risolvendo il nuovo governo della signora Merkel.

Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea riunita in questi giorni a Bruxelles in sede plenaria, ha rivendicato un ruolo importante della Chiesa come costruttrice di ponti. Un compito delicato nel travaglio dell'Europa contemporanea al quale viene chiamata tutta la comunità cristiana, nel quale la Chiesa universale non vede contraddizioni tra l'attaccamento alle proprie culture e nazioni e la testimonianza comune oltre il pensiero in base a categorie nazionali.