Una tragedia e insieme uno scandalo perché quella sciagura si sarebbe potuta evitare. Per pianificazioni sbagliate, ma anche bisogno di fare cassa, sistemare conti dissestati e paura di multe milionarie da parte di una compagnia aerea, il 18 novembre 2016 morirono 71 persone su un totale di 77 tra passeggeri, giocatori, tecnici, dirigenti, staff della Chapecoense, giornalisti al seguito, e membri dell'equipaggio. Erano a bordo di un aereo della compagnia di aviazione civile 'LaMia' ora interdetta al volo. La squadra di calcio brasiliana sarebbe dovuta arrivare a Medellin per disputare la finale della Coppa sudamericana con l'Atletico Nacional.

I risultati dell'inchiesta durata un anno e mezzo che ha coinvolto cinque Paesi, Colombia, Bolivia, Brasile, Stati Uniti e Inghilterra, svelano la verità: l'aereo partito dalla Bolivia e diretto in Colombia, si schiantò sulle montagne intorno a Medellin per mancanza di carburante. L'allarme si attivò 40 minuti prima del disastro, ma non fu praticata alcuna possibile soluzione per evitare la strage.

Scelta criminale e suicida

"Esaurimento del carburante in seguito a un'inadeguata gestione del rischio da parte della compagnia aerea LaMia". L'aeronautica civile colombiana, per voce del colonnello Miguel Camacho a capo della commissione d'inchiesta sull'incidente, ha reso noti in una conferenza stampa i risultati dell'inchiesta sul disastro Aereo di Medellin.

Le conversazioni intercorse durante il volo tra la cabina di pilotaggio e la torre di controllo dello scalo di Medellin, registrate dalla scatola nera, non lasciano più adito a dubbi e svelano l'atroce verità di questa tragedia. Il velivolo che ha volato da Santa Cruz, in Bolivia, a Rionegro, in Colombia, è partito con carburante al minimo: a 40 minuti dall'atterraggio a Medellin, i serbatoi erano già vuoti.

Mancavano 2mila chili di benzina. In barba ai parametri di sicurezza internazionali che prevedono che un aereo abbia a bordo alla partenza il carburante per raggiungere lo scalo di destinazione, oltre a una riserva che consenta di raggiungere un aeroporto alternativo in caso di emergenze e volare altri 30 minuti. Invece così non è stato.

E malgrado l'allarme con spia e segnali acustici sia scattato almeno 40 minuti prima della sciagura, sia la società che l'equipaggio, ben consapevoli del problema, non hanno fatto niente per evitare il disastro. Avrebbero potuto fare scalo in un altro aeroporto per rifornirsi della quantità minima di carburante e completare il viaggio in sicurezza. Invece è stato escluso un atterraggio a Bogotà, o altrove. Una scelta criminale e suicida insieme.

Il precedente, la tragedia di Superga

Dopo la sciagura che ha sterminato la squadra calcistica di Chapecoense e stroncato una favola sportiva cominciata in una cittadina di uno stato del sud, in Brasile ci sono stati tre giorni di lutto nazionale. Un'unica onda emotiva ha avvolto i tifosi di calcio di tutto il mondo e la memoria di tanti è andata alla strage di Superga, ancora nel cuore non solo dei tifosi del Torino.

Il 4 maggio del 1949, a bordo del trimotore Fiat G 212 dell'Avio Linee Italiane c'era l'intera squadra granata reduce da Lisbona dove aveva disputato un incontro amichevole con il Benfica. Il velivolo precipitò e prese fuoco mentre era diretto a Mirafiori schiantandosi contro il muraglione della basilica di Superga avvolta da una fitta nebbia. Mori l'intera squadra, con i dirigenti, gli allenatori, tre giornalisti al seguito. Un gravissimo lutto nella storia calcistica italiana del dopoguerra. Ma in quel caso si trattò di una sciagura provocata dal maltempo o forse da un guasto all'altimetro.