La ricerca, che ha rivelato, in modo definitivo, l’inutilità dello “Ius soli”, è quella del gruppo Eurostat che ha evidenziato come un milione di immigrati hanno ottenuto, nel 2016, la cittadinanza di un paese membro dell’Unione Europea.

Le nazionalità più rappresentate da questi nuovi cittadini sono quella marocchina, quella albanese e quella indiana. Se la Croazia ha incrementato in modo più elevato la propria popolazione con l’immissione di immigrati (+232%), è invece l’Italia la nazione che ha concesso la cittadinanza al maggior numero di richiedenti: 201.591.

Nel 2016, sempre per lo stesso studio, sono state 995 mila le persone che hanno acquisito la cittadinanza di uno Stato europeo. Soltanto il 12% di questi, invece, hanno cambiato la loro nazionalità internamente all’Ue: i restanti invece erano, precedentemente, extra-comunitari.

Come detto in precedenza, i marocchini costituiscono la percentuale più rilevante (101.300): l’89% ha acquisito la nazionalità spagnola. Seguono poi gli albanesi (97% con cittadinanza italiana o greca), successivamente si piazzano gli indiani, perlopiù divenuti britannici (60%). Infine seguono, in quest’ordine, turchi, romeni ed ucraini.

Lo Ius soli e l’applicazione “italiana”

Ius soli è un’espressione giuridica secondo la quale, se si è nati su un determinato territorio, si ha il diritto di acquisirne la nazionalità, indipendentemente dall’origine dei genitori.

A questo è contrapposto lo “ius sanguinis” secondo il quale, invece, il nascituro acquisisce la cittadinanza dei genitori e non del paese sul qual suolo è nato.

Negli USA, per esempio, lo “ius soli” è applicato in modo automatico (nella quasi totalità degli stati). Al contrario, nell’Ue, questo diritto è concesso ma in modo condizionato.

E’ il caso di Francia, Germania e Regno Unito.

Il caso italiano è invece di più complicata analisi. L’Italia, infatti, per evitare il caso dell’apolidia non concede in tutti i casi ed a tutti questo diritto. Tre sono le condizioni, straordinarie, per le quali questo può essere applicato: la nascita sul suolo italiano da genitori ignoti, da genitori apolidi e da genitori impossibilitati a passare la propria cittadinanza.

Al contrario, la richiesta può essere effettuata al raggiungimento della maggiore età, se il richiedente ha vissuto tutta la sua infanzia sul territorio italiano. Se la domanda non è effettuata entro un anno, invece, si dovranno seguire le normali procedure. Se dunque gli estremi per assegnare il passaporto italiano ci sono, le condizioni, logicamente, sono limitate.

In nazioni come Russia e Inghilterra, per esempio, per diventare a tutti gli effetti cittadini comunitari è obbligatorio seguire degli obblighi legali (residenza, occupazione) ed, anche, sostenere un esame per dimostrare di conoscere in modo completo e totale la lingua, la cultura e le tradizioni del paese.

Come poter biasimare una tale condotta?

Se la voglia e l’intento, nel richiedente, sono così saldi, non dovrebbe essere un problema sostenere un esame che certifichi la totale appartenenza, in tutte le sfaccettature, ad un determinato gruppo nazionale.E’ giusto, infine, che si debbano conoscere anche le peculiarità più intime del proprio paese per creare un forte spirito unitario che dimostri la voglia di essere veramente cittadini di quella nazione.