Si è conclusa con la condanna alla pena (sospesa, quindi senza reclusione in carcere) di un anno e al risarcimento di 11.550 euro alla controparte la vicenda giudiziaria di Andrea Contin, ex parroco di San Lazzaro denunciato per minacce, lesioni e ricatti a sfondo hard da alcune donne che hanno raccontato agli inquirenti di essere state amanti del prelato della diocesi di Padova. Con l'accoglimento della richiesta di patteggiamento il gup Cristina Cavaggion ha avallato l'orientamento favorevole del pubblico ministero sulla chiusura del rito alternativo nei termini proposti dalla difesa dell'imputato ai sensi delle norme del codice di procedura penale vigenti.

Decisivi, ai fini della conferma delle accuse mosse al religioso dalle diverse parti intervenute nel processo, si sono rivelati i riscontri dei magistrati sulle prove che hanno presto “inchiodato” il protagonista degli scandali sessuali nella canonica padovana alle sue responsabilità.

Ex parroco condannato per scandali in canonica

La prima accusatrice del “don” della chiesa di San Lazzaro era stata una fedele che, secondo quanto riferito dalla stessa al pm e poi acclarato dall'autorità giudiziaria in sede di inchiesta, aveva subito violenze ad opera dell'allora parroco Contin, chiamato in un secondo momento in causa da altre persone informate dei fatti. In totale, nel corso delle indagini durante un anno, si è arrivati a registrare le dichiarazioni di ben 20 presunte amanti del prete veneto, impegnato fino al 2016 fa nell'organizzazione di orge all'ultimo piano del luogo di culto dove ogni domenica si celebrava la Santa Messa.

Ad aggravare la posizione del prelato si sono aggiunte le accuse di molestie, minacce, lesioni e favoreggiamento della prostituzione emerse nel processo in base ai racconti delle persone sentite dai giudici in qualità di testimoni.

Orge in canonica, ex parroco Contin condannato

I rapporti oggetto dei ricatti di “don Andrea” venivano filmati per costringere i partecipanti ai festini hard (spesso con protagonisti trans e uomini di colore) ad obbedire alle proposte indecenti del sacerdote.

Uno scandalo a luci rosse, quello raccontato sia dagli atti della magistratura che dalle cronache locali, pagato a caro prezzo dalla Chiesa in termini di danno d'immagine e costato al diretto interessato la sospensione dall'attività religiosa con successiva dismissione dallo stato clericale.