Aveva chiesto asilo politico, ma la pratica per la concessione era ancora in corso di valutazione da parte delle autorità italiane. Alagie Touray, un immigrato nato in Gambia 21 anni fa, è stato fermato all'uscita della moschea di Licola, località sul litorale flegreo in provincia di Napoli, nel corso di un'operazione antiterrorismo condotta dalla Digos e dai Carabinieri dei Ros.

Secondo gli elementi raccolti durante le indagini coordinate dalla Procura di Napoli guidata da Giovanni Melillo, l'uomo stava preparando un attentato proprio nel nostro paese.

Con una prassi già tristemente consolidata, avrebbe dovuto lanciarsi con un'automobile contro la folla. Un "modus operandi" introdotto per la prima volta a Nizza nell'estate del 2016 e poi, purtroppo, sperimentato con macabro successo in altre città europee. Una circostanza, questa, smentita dal giovane durante l'interrogatorio per la convalida del fermo, nel corso del quale avrebbe detto di non aver mai avuto la vera intenzione di colpire in questo modo.

Bloccato prima che potesse agire

Gli inquirenti, invece, sono certi che il 21enne stesse proprio preparando un attentato di questo genere. Questa convinzione è stata avvalorata da un video in cui Alagie Touray giurava fedeltà all'Isis e ad Abu Bakr Al Baghdadi, da lui definito "Califfo dei musulmani".

Inoltre, sulla piattaforma Telegram aveva scritto di essere in missione, chiedendo di pregare per lui.

Secondo quanto riferito dal capo della Procura di Napoli, il gambiano avrebbe ammesso di aver personalmente curato e realizzato il filmato del giuramento. Il video sarebbe stato girato in pochi secondi con il cellulare, probabilmente il 10 aprile scorso, nella sala mensa della struttura d'accoglienza per richiedenti asilo politico di Licola, in cui soggiornava.

Inoltre, sempre tramite l'applicazione di messaggistica istantanea, avrebbe ricevuto anche l'ordine di effettuare un attentato in Italia, utilizzando un'automobile o qualsiasi altro mezzo di trasporto per investire il maggior numero possibile di persone.

Alagie Touray era in possesso di un permesso di soggiorno provvisorio, in attesa che venisse presa in esame la sua richiesta di asilo politico ferma da mesi presso le autorità competenti.

Circa un anno fa era partito dalla Libia, imbarcatosi su un mezzo di fortuna per tentare la traversata. Era stato soccorso in mare e portato sulle nostre coste, presso il porto di Messina, insieme ad altri 638 migranti, 209 dei quali venivano dal Gambia come lui.