Il mondo in ansia per le sorti della giovane Noura Hussein. La diciannovenne sudanese è stata condannata a morte per aver ucciso il marito che era stata costretta a sposare e che stava per stuprarla per la seconda volta.

La storia di Noura e il suo gesto di autodifesa

Noura Hussein all’età di soli tredici anni era stata costretta dalla sua famiglia a sposare un suo cugino di secondo grado di 26 anni. Il rito religioso per il matrimonio è avvenuto nel 2012, ma grazie ad una zia, alla quale la giovane si era rivolta chiedendo disperatamente aiuto, non venne “consumato”.

Oltre al rituale religioso nel 2014, quando era ritornata nella casa dei genitori, venne costretta a sposarsi anche legalmente e in seguito obbligata a trasferirsi nella casa di suo marito; l’uomo che diventerà il suo carnefice. La tragedia arriva quando Noura di soltanto 15 anni viene violentata da suo marito con la complicità dei suoi familiari che in questa raccapricciante vicenda avevano il compito di verificare che il matrimonio venisse di fatto “consumato”. Dopo questa violenza Noura decide di difendersi dal suo consorte e, quando il giorno successivo sta per ripetersi lo stesso calvario, la giovane lo uccide pugnalandolo.

L’appello internazionale per salvare Noura

Dopo l’uccisione del marito la giovane è stata consegnata alla polizia dai suoi stessi familiari e durante il processo nessuno dei suoi familiari si è presentato in tribunale.

Noura ora ha diciannove anni e tra 15 giorni sarà condannata a morte per impiccagione secondo la sentenza emanata dal tribunale di Omdurman. I due avvocati difensori della diciannovenne, Adil Mohamed Al-Imam e Mohaned Mustafa Alnour hanno già presentato ricorso per salvare Noura dalla pena capitale. Ora la giovane si trova nel carcere femminile di Omdurman in attesa di conoscere il suo destino.

Ma la mobilitazione per questo caso è internazionale: grazie a delle attiviste musulmane l’appello è giunto anche in Italia con Antonella Napoli, la giornalista e presidente dell’associazione Italians for Dafur, che ha raccontato tutta la storia di bambina costretta dalla famiglia a diventare sposa così precocemente e soprattutto contro la sua volontà.

Per salvare la vita di questa giovane donna l’appello si è diffuso anche su Twitter con l’hashtag #justiceforNoura. Anche Mara Carfagna, la vice presidente della Camera, si è mobilitata. Ha dichiarato tramite un comunicato: “Voglio unire la mia voce a quella di Italians for Darfour, di Amnesty International e di tutti coloro che in queste ore e in tutto il mondo si mobilitano sulle reti sociali con l’hashtag #justiceforNoura.“ Nello stesso comunicato, si è rivolta all'ambasciatore italiano a Karthum, Fabrizio Lobasso, e a Amira Gornass, l'ambasciatrice sudanese in Italia, affinché intervengano per salvare la vita di Noura Hussein, L’obiettivo della campagna è quello di raccogliere più firme possibili per chiedere la liberazione della ragazza. La petizione verrà poi inviata al presidente sudanese Omar Hasan Ahmad al-Bashir nella speranza che Noura venga graziata e immediatamente scarcerata.