Il tema dell'accoglienza ai migranti continua ad essere al centro della cronaca in queste giornate finali d'agosto. Dopo lo sbarco e la sistemazione, almeno provvisoria, di tutti i passeggeri della nave Diciotti, resa possibile dal fondamentale intervento della Cei, le differenti sensibilità del governo e di parte del mondo cattolico restano palesi. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, dopo aver appreso che su di lui pendono, in relazione alla vicenda della nave Diciotti, due nuovi capi d'imputazione, dichiara di considerarli come medaglie.

Non solo: rimanda anche al mittente le parole di ieri di Macron, sostenendo che la Francia non può certo essere un esempio di 'Europa accogliente e solidale', avendo respinto dal 2017 più di 48mila persone ai confini con l'Italia. Infine, il ministro e vicepremier ha anche voluto specificare di esser stato lui a chiamare la Cei e a cercarla come interlocutrice sulla vicenda Diciotti.

Avvenire e Famiglia Cristiana testimoniano gli orrori dei lager libici

La stampa di area cattolica, in questi giorni, sembra più interessata a fornire vive testimonianze dell'orrore patito da tanti migranti in Libia, piuttosto che spendersi in polemiche. Dopo la pubblicazione su Avvenire delle tremende immagini dei lager libici, tratte da alcuni video che hanno profondamente impressionato Papa Francesco, mercoledì è stata Famiglia Cristiana (settimanale che non più di un mese fa aveva paragonato, in una discussa copertina, Salvini a Satana) a dedicare un articolo agli sconvolgenti abusi di cui sono vittime, sempre in Libia, donne e bambini.

Lo strazio di donne e bambini nei lager libici

Si fa quasi fatica a leggerli, i contenuti dell'articolo di Katia Fitermann per Famiglia Cristiana, tanto è l'orrore che evocano. Una delle testimoni sentite dalla giornalista, che resta anonima e viene chiamata Mariam, accusa coloro che 'decidono su di noi' di non conoscere assolutamente nulla di ciò che succede nei campi libici.

Etiope, strappata con l'inganno alla famiglia e venduta come schiava a 12 anni in Libia, la ragazza ora ventenne racconta di aver visto ogni genere di bruttura negli otto anni trascorsi nel Paese nordafricano. In particolare, ricorda come una donna sia stata uccisa in prigione mentre stava partorendo e come i carcerieri abbiano poi ordinato di far sparire i corpi di madre e bambino, raccomandandosi di pulire il sangue.

Numerosi sono anche i racconti di altre testimoni, il cui denominatore comune è sempre lo stupro ripetuto e feroce di donne e anche di bambine, col totale disprezzo della dignità e della vita umana.