Arriva in tribunale la querelle iniziata sui social network ormai due mesi fra tra Matteo Salvini, ministro dell'Interno e leader della Lega, e Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, piccola frazione alle porte di Pistoia.

Il botta e risposta fra i due a mezzo social era in realtà già iniziato oltre un anno fa, nell'agosto 2017, quando dopo una giornata in piscina con alcuni ragazzi migranti africani, Don Biancalani aveva pubblicato una foto sui social, la quale era stata spunto di polemica da parte di Matteo Salvini e aveva avuto una certa eco mediatica.

Poi nell'estate di quest'anno c'era stata una sorta di "recrudescenza" della polemica a distanza fra il parroco e Salvini, nel frattempo diventato ministro dell'Interno. E proprio un post su Twitter e su Facebook del leader del Carroccio del 28 agosto 2018 è diventato occasione di una querela giudiziaria vera e propria da parte del parroco pistoiese. Nel suo tweet di ormai due mesi fa Salvini aveva postato un articolo di Libero ritraente il prete abbracciato con un ragazzo migrante: nell'incipit del post Salvini affermava: "Tempi duri per il prete che ama circondarsi di clandestini africani, ancora un po' e la canonica scoppiava". Un post che aveva avuto centinaia di condivisioni e di commenti, alcuni (in particolare 22) sono stati ritenuti particolarmente offensivi da parte di Don Biancalani e della sua legale, al punto da estendere anche ad essi la denuncia penale.

Don Biancalani di Pistoia, querela Salvini per diffamazione

Nell'esposto presentato in Procura dal prete si dice che il post di Salvini avrebbe contenuto delle "affermazioni prive di verità e diffamatorie", in particolare a causa dell' "alta autorità da cui provengono". Nella querela il sacerdote ha infatti sottolineato che nella sua parrocchia i migranti non sono né "presunti profughi né clandestini".

Se accolta la richiesta del querelante, i reati previsti a carico del leader della Lega sarebbero quelli di diffamazione aggravata, calunnia e omissione di atti d'ufficio.

Don Biancalani aveva preannunciato subito la querela contro Salvini e i vari haters, ma essa è stata ufficialmente depositata alla Procura della Repubblica di Pistoia solo il 30 ottobre: nel frattempo infatti l'avvocata Elena Baldi, che cura la vicenda per conto del sacerdote, aveva voluto approfondire la vicenda per estendere la denuncia anche alle 22 persone che hanno commentato sui social in modo ritenuto particolarmente offensivo e ingiurioso.

I "nomi utente" di queste persone sono tutte presenti nel lungo esposto, di circa 25 pagine, che è stato depositato in Procura.

La stessa legale Baldi ci ha confermato telefonicamente che la querela è estesa: "Non solo al ministro Salvini ma anche alle varie persone che hanno commentato i suoi post in modo offensivo e diffamatorio contro Don Massimo. Tali persone le abbiamo identificate con tanto di indirizzo email e screenshot dei commenti calunniosi".

Un caso piuttosto raro quello della querela per diffamazione per dei commenti sui social network, che indipendentemente dal risvolto politico della faccenda, potrebbe anche fare scuola sul piano giurisprudenziale.