Portata in commissariato e denunciata per non aver esibito il documento di identità dopo aver dato pubblicamente del “buffone” a Matteo Salvini. Il fatto, secondo la ricostruzione pubblicata dal quotidiano Repubblica, sarebbe accaduto questa mattina, 12 novembre, a Roma, all’esterno della aula congressi dell’Università Lumsa di via di Porta Castello, a due passi dal Vaticano. Il ministro dell’Interno si accingeva a fare il suo ingresso nella struttura, quando una donna di 59 anni, una casalinga residente della zona, passando di lì casualmente, lo ha visto, ha iniziato a fischiare sonoramente e lo ha apostrofato urlandogli contro “buffone, buffone”.

La scena non è sfuggita a quattro agenti di polizia in borghese che si trovavano sul posto. La donna, dopo aver rifiutato di fornire le proprie generalità tramite un documento, è stata portata in commissariato e denunciata proprio per questo motivo, non per gli insulti a Salvini.

Il racconto dei fatti

Anche se sembra proprio che in Italia la libertà di manifestare, anche in maniera dura, contro un leader politico sia per il momento garantita, quanto accaduto a Roma rischia di far discutere comunque. La donna che, secondo il racconto di Repubblica, avrebbe fischiato contro Matteo Salvini dandogli del “buffone”, non sarebbe stata denunciata per questo, ma per essersi rifiutata di esibire un documento di identità ai quattro agenti che l’avevano fermata.

Tutto, come detto, è accaduto in via di Porta Castello a Roma, sede dell’Università Lumsa, dove il ministro dell’Interno ha partecipato al convegno dal titolo ‘La trappola delle sette’ (dedicato al pericolo rappresentato da lle sette esoteriche e pseudo religiose).

La testimonianza della donna

La protagonista di questa vicenda si chiama Eleonora, risiede nel quartiere di Borgo Pio, ha 59 anni e di mestiere fa la casalinga.

La signora racconta di abitare da anni nella zona, di essere scesa di casa solo per fare la spesa e di essere stata all’oscuro della presenza di Matteo Salvini. Non appena accortasi dell’arrivo del ministro, racconta, “ho iniziato a fischiare forte con le dita, come fanno i pastori e gli ho anche gridato ‘buffone’” perché, ammette, “mi è venuto spontaneo”.

Anche se il destinatario della singolare contestazione sembra non essersi accorto di nulla, la scena non è sfuggita agli occhi e alle orecchie di quattro solerti agenti di polizia in borghese. Gli uomini le si sarebbero avvicinati precipitosamente intimandole di “smettere di fischiare”. Eleonora racconta poi che uno di loro le avrebbe addirittura afferrato un braccio per impedirle di fischiare Salvini. A quel punto, nel tentativo di divincolarsi dalla presa, la casalinga sarebbe caduta a terra. Ma gli agenti, per nulla impietositi, le hanno domandato i documenti di identità che lei si è rifiutata di esibire, convincendosi a farlo solo dopo essere stata caricata su una volante. Troppo tardi evidentemente perché, una volta giunta in commissariato, la donna è stata denunciata proprio per la mancata esibizione del documento.