Dopo Russia, Panama e Repubblica Ceca anche il governo australiano riconosce Gerusalemme ovest come capitale dello stato di Israele. A dare l’annuncio è il primo ministro di Canberra Scott Morrison, il quale, però, precisa che l’ambasciata australiana non sarà trasferita dall’attuale sede di Tel Aviv, almeno finché non sarà siglato un accordo di pace tra israeliani e palestinesi. L'Australia ha così fortemente ribadito il proprio sostegno al riconoscimento dei due Stati, impegnandosi inoltre affinché Gerusalemme est venga proclamata capitale della Palestina.

Morrison ha fortemente criticato l'Organizzazione delle Nazioni Unite definendo atti di "bullismo" gli atteggiamenti ostili verso Israele. Ha invece sottolineato come sia nell'interesse dell'Australia appoggiare la "democrazia liberale" nei Paesi del Medio Oriente.

L'annuncio arriva dopo quello analogo della Repubblica Ceca, che la scorsa settimana aveva riconosciuto Gerusalemme ovest come capitale di Israele, pur esprimendo la volontà di non spostare per ora la sede attuale dell'ambasciata da Tel Aviv. Lo scorso anno anche Donald Trump aveva dichiarato l'intera città di Gerusalemme la legittima capitale di Israele, trasferendovi la sede dell'ambasciata americana.

Le reazioni all'annuncio

Una decisione "inaccettabile" e "sbagliata", secondo il governo palestinese.

La reazione dei leader palestinesi non si è fatta attendere. Il pressante appello ai Paesi arabi e musulmani è di boicottare le esportazioni dei prodotti australiani e richiamare gli ambasciatori da Canberra, se il governo australiano decidesse di spostare l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme.

La decisione è stata fortemente criticata anche dall'Australia Palestine Advocacy Network (Apan), l'associazione guidata dal vescovo George Browning che sostiene i diritti dei palestinesi.

Browning ha definito l'iniziativa "un atto di sabotaggio verso qualunque possibilità di un accordo futuro". La mossa del premier Morrison, già preannunciata lo scorso ottobre, potrebbe portare tensioni con Indonesia e Malaysia, Paesi a maggioranza musulmana vicini all'Australia, e mettere in discussione l'accordo di libero scambio con l'Indonesia la cui firma è stata già rinviata.

Il segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) Saeb Erekat definisce la decisione del governo di Canberra una "mossa irresponsabile", criticando aspramente anche l'annuncio di Morrison di aprirvi già da ora un ufficio per la difesa e il commercio. "Tutta Gerusalemme - ha sottolineato - resta oggetto di negoziati, mentre la parte est della città, appartiene per la legge internazionale, al territorio occupato dai palestinesi".

"Un passo nella giusta direzione", così il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha invece accolto l'annuncio.