A distanza di anni l'enigma sulla morte di Aldo Moro continua a suscitare polemiche. Beppe Fioroni, già allora Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta, si dice adesso convinto che Moro non morì per mano dei brigatisti rossi, o quantomeno non di quelli che sono stati indicati come i principali responsabili.

La nuova ipotesi va ad aggiungersi a un quadro già arricchito da molte ricerche negli ultimi anni, ricerche che sostengono soprattutto che le Brigate Rosse furono solo parte (più o meno inconsapevole) di un'azione molto più vasta.

Fioroni: 'Moro non morì per mano di quei brigatisti'

Al centro studi americano di Roma, durante la presentazione del libro "Moro, il caso non è chiuso" di Maria Antonietta Calabrò e di Beppe Fioroni, è stato lo stesso Fioroni a prendere la parola illustrando le proprie conclusioni, maturate a distanza di anni di indagini e riflessioni.

Secondo Fioroni, allora presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso, Moro non fu ucciso nel cofano della R4, ma mentre era in posizione eretta, sul portabagagli posteriore. Insomma, "chi lo ha ucciso lo guardava negli occhi, e gli sparò tre colpi a bruciapelo". Poi lo misero nell'auto e lo colpirono con altri proiettili.

Moro dunque morì dissanguato, con una lenta agonia che durò tra 15 e 40 minuti.

Chi agisce in un modo così violento, secondo Fioroni, lo ricorderebbe perfettamente, non quadra dunque il perchè Moretti dicesse una cosa, "Maccari un'altra, così anche la Braghetti". Per questi motivi lo scrittore sostiene che non è possibile affermare con certezza che siano stati proprio quei brigatisti ad ucciderlo.

Moro forse fu vittima di un piano a livello internazionale

Questa opinione va ad aggiungersi a quelle maturate in questi anni che vedono l'omicidio di Aldo Moro come frutto di un piano internazionale. Queste ipotesi sono state illustrate soprattutto da Giovanni Fasanella nel suo libro "Il puzzle Moro", dove tramite un serie di documenti desecretati l'autore dimostra che Londra, Washington, Parigi e Berlino temevano l'avvento definitivo in Italia del Partito Comunista.

La paura era anche che ci fosse un'apertura del governo italiano al mondo arabo, con Libia e Palestina in testa. Simili "pericoli" erano incarnati da Aldo Moro e dalle sue idee politiche di compromesso col versante orientale del mondo.

In una simile ottica le Brigate Rosse avrebbero giocato un ruolo decisamente minore di quel che si è sempre creduto. Se le cose andarono davvero così, i terroristi di sinistra furono soltanto la mano armata (forse persino inconsapevole) che agì guidata da poteri internazionali molto più grandi e influenti. A detta di alcuni, in sostanza, furono degli "utili idioti", necessari per schiacciare i grilletti.

Il parere di Fasanella è che la morte di Moro fu un vero atto di guerra nei confronti dell'Italia da parte di paesi in teoria "amici e alleati", un attacco alla sovranità e alla democrazia della nostra nazione.