Ieri nella "Sala delle Colonne" di Cà Giustinian a Venezia si sono alternati i 12 team composti da un regista ed un produttore, autori dei progetti che hanno vinto il bando Biennale College Cinema dell'edizione 2018-2019. Tre ore, nel pomeriggio dalle 15 alle 18, per condividere gli esiti di un workshop che si è svolto dal 6 al 15 ottobre, discutendo di soggetti, temi, riprese, emozioni, difficoltà e successi che legano insieme la vicenda "umana troppo umana" della produzione di un film. Il settimo anno di Biennale College si è caratterizzato proprio per l'organizzazione del primo workshop di questo tipo, ideato per fondere le esperienze, amalgamare il fenomeno cinematografico in un solo humus culturale accomunato, per tutti, dalla porta d'ingresso nelle storie sul grande schermo che è il "ciack" dell'inizio.

Le provenienze dei lavori premiati, individuati fra le 190 domande pervenute, e realizzati con un micro budget insieme al supporto di tutor, sono varie: Italia, Europa, Usa, Sudamerica, Giappone, Israele, Turchia, Sudafrica. Il Presidente Paolo Baratta ha tenuto a sottolineare, però, che le iniziative di "Biennale College" integrano tutti i settori della Biennale di Venezia, non solo il Cinema ma anche Musica, Danza, Teatro, nelle varie declinazioni delle attività "educational".

Il racconto dei dodici giovani filmakers

I progetti italiani sono 3: Hominarius di Federico Lagna; Lessons of Love di Chiara Campara; The Properties of Metals di Antonio Bigini. Il primo narra di un "lupo mannaro" che vive con il custode che lo ha addomesticato ma la quiete apparente sarà presto scossa, il secondo di relazioni sentimentali e decisioni importanti da prendere, l'ultimo di un bambino con poteri paranormali, come la capacità di piegare il metallo.

Si potrebbe dire che lo sguardo sulla realtà incontri la visione nell'incognita di un intreccio tutto da decifrare. I film stranieri sembrano contenere lo stesso rapporto osmotico fra i lembi di un'ordinaria quotidianità e luci introspettive condotte, talvolta, fino all'enigma. In False Positive (Polonia, di Kasia Plazinska) una soddisfacente vita professionale è costellata da piccole e grandi apocalissi.

Marwell (Gran Bretagna, di Benjamin Bee) suggerisce che in mancanza di modelli positivi si deve cercare in se stessi il proprio modello. This is not a Burial, It's a Resurrection (Sudafrica, di Jeremiah Mosese) presenta la storia di una donna che crede di dover morire ma riesce a trovare nuove motivazioni per vivere divenendo una leggenda.

Vicende d'amore fra passato e presente e fra demoni da debellare, per l'ungherese Replaceable di Daniel Reich, mentre l'israeliano The End of Love affidato alla regia di Karen Ben Rafael guida i personaggi in un itinerario sentimentale singolare. Impronta misteriosa per il giapponese Where Were We? del regista Tetsuya Tomina con un sottotitolo sibillino: "Siamo visti o non visti da te?". The Naked Woman, film Usa di Allie Avital, inizia con un crimine molto inquietante e Perros, cileno, di Vinko Tomicic, mette in scena marginalità sociali ed il legame affettivo con un cane. Infine il turco Those Who Whistle After Dark di Pinar Yorgancioglu, snoda i lacci di una presa di coscienza del protagonista attraverso l'incontro con una scettica creatura soprannaturale.

Selezione di tre progetti per la realizzazione di lungometraggi

Dopo la presentazione del 15 ottobre, si dovranno scegliere solo 3 team che potranno partecipare a due ulteriori workshop a Venezia, dal 3 al 6 dicembre 2018 e dall'11 al 15 gennaio 2019. Si darà successivamente il via alla produzione di tre lungometraggi a "low budget" (150mila euro) dei quali uno italiano e che saranno presentati alla 76^ Mostra del Cinema di Venezia 2019. Gli altri 9 progetti non saranno accantonati ma anche per essi sono previste forme di incentivi ed aiuti. Biennale College-Cinema ha il sostegno del Mibact e si avvale della collaborazione accademica di IFP New York e Tornino Film Lab. Il Direttore è Alberto Barbera e Head of Programme Savina Neirotti.