I rapporti privilegiati tra la Chiesa e lo Stato italiano, soprattutto in fatto di imposte, sono sempre stati sotto l'attenta osservazione di chi ha una visione più laica della realtà.C'è chi ritiene che la principale istituzione religiosa in Italia abbia il dovere di essere un contribuente come tutti gli altri. La questione, per molti versi, risulta ancora irrisolta e controversa e a riportarla in auge ci ha pensato una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Sono stati, infatti, sconfessati quelli che erano stati i pronunciamenti della Commissione Europea del 2012 e il Tribunale Ue del 2016 che aveva legittimato la posizione dell'Italia rispetto all'impossibilità di riscuotere i 4-5 miliardi di euro da enti non commerciali come scuole, cliniche, alberghi e per l'appunto organizzazioni religiose.

.Una mancata riscossione che sarebbe stata giustificata da "difficoltà organizzative". A distanza di qualche settimana da quella decisione è arrivato, attraverso le colonne de Il Sole 24 ore, la replica del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Mons. Stefano Russo.

La Chiesa deve pagare l'Ici: un passo indietro sulla vicenda

A smuovere le acque era stato un ricorso della scuola Montessori di Roma, sostenuta dai Radicali. La corte di giustizia europea ha disposto che, data la contingenza tra l'istituto con enti ecclesiastici dotati didattiche, non era legittimo che due attività analoghe fossero in concorrenza con condizioni sfavorevoli. Occorre precisare che la decisione riguarda solo l'Ici non pagata dalla Chiesa, mentre il ricorso è stato respinto riguardo all'Imu: nuova imposta sugli immobili introdotta dal Governo Monti nel 2012.

Se l'Italia non dovesse attivarsi per recuperare i crediti, secondo quanto rivelato dall'avvocato Edoardo Gambaro all'Ansa con il collega Francesco Mazzocchi, rischierebbe di subire una procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea ed eventuali sanzioni.

Monsignor Russo ha sottolineato che ancora non ci sono stati dei contatti con il Governo

Il segretario generale della Cei, Mons. Stefano Russo, interpellato da Il Sole 24 Ore, parlando di "cifra irrealistica", ha evidenziato come non si senta di avallare una cifra di quel tipo. Tra l'altro ha avuto modo di sottolineare come le attività coinvolte alla sentenza della Corte di Giustizia Europea riguardino oltre alla Chiesa anche scuole, istituti sanitari o enti che si occupano di cultura e assistenza.

Mons. Russo ha evidenziato che, al momento, non ci sono stati ancora contatti con il governo. "Credo - ha detto - che quello che si legge su possibili ripercussioni sono solo delle ipotesi. Credo che su questo siamo davvero in una fase prematura”, Tra l'altro Russo ha sottolineato come, soprattutto dopo l'entrata in vigore dell'Imu, le esenzioni per chi svolge attività non commerciali siano tutt'altro che un privilegio della Chiesa.