La riforma fornero è stata una delle riforme pensionistiche più drammatiche della storia repubblicana, introdotta con il decreto "Salva Italia". Il contenuto principale della legge ha previsto l'aumento dell'età per il pensionamento per vecchiaia che per anzianità, l'allungamento dai 60 ai 65 anni d'età per andare in pensione a tutte le donne impiegate pubbliche e la creazione di una finestra mobile di più di un anno in cui non si riceve nessun trattamento pensionistico.

La riforma Fornero

Questa riforma, nata durante il governo Monti, è stata un salasso per milioni di cittadini.

In maniera trasversale, destra e sinistra, hanno poi cercato di abrogarla: nel 2013 ci hanno provato i Comunisti Italiani e Rifondazione, nel 2015 la Lega Nord. In entrambi i casi la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo. Con le ultime elezioni, che hanno sancito un risultato straordinario per la Lega, Salvini ha pensato di portare l'abrogazione di questa legge direttamente tramite un decreto. Ora però il problema è un stop, se non addirittura un divieto, da parte dell'Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Sono arrivate in questi giorni sollecitazioni al nuovo governo che andrà a formarsi di non toccare le riforme pensionistiche, ovvero proprio la legge Fornero.

La tempistica con cui è arrivata la comunicazione è un chiaro segnale ai 5 Stelle e alla Lega in particolare, che in questi giorni sono impegnati nel trovare una quadra per formare il nuovo governo. L'Europa in realtà si è spinta oltre, sta spingendo affinché l'età pensionabile venga aumentata ancora e la comunicazione ufficiale probabilmente arriverà insieme all'imminente rapporto della Commissione sull'invecchiamento della popolazione.

Lo spettro dello spread

Secondo le previsioni il picco della spesa previdenziale sortirà un effetto devastante sui conti pubblici, nonostante le riforme che sono state attuate finora. Il peggio per l'Italia arriverà prima del 2040, fatto che renderà indispensabile intervenire su politiche ancora più restrittive. Ciò che spaventa la Bce, l'Fmi e l'Ocse è che il prossimo governo non tenga conto di queste previsioni e allenti la spesa pubblica.

La vera paura per il prossimo premier sarà comunque lo spread, ovvero la reazione dei mercati ad una probabile abrogazione delle leggi già in essere. L'unica soluzione, a quel punto, sarebbe l'aumento delle tasse.