Mentre cresce l’attesa per il piano di riforma delle Pensioni del governo gialloverde che dovrebbe vedere la luce con la legge di Bilancio 2019 che sarà discussa nella prossime settimane, sembra aprirsi uno scontro interno alla maggioranza sul taglio degli assegni d’oro su cui insiste ormai da tempo, in particolare, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Di Maio. Il vicepremier pentastellato fa sentire la sua voce rispetto al possibile cambio di posizione della Lega su proposta di Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali, vicinissimo a Matteo Salvini, che in uno studio, pubblicato oggi in parte dal quotidiano La Repubblica, ipotizza un contributo di solidarietà per tre anni da chiedere ai pensionati italiani piuttosto che il taglio alle pensioni superiori a 4.000 euro al mese nella parte non coperta da contributi previdenziali, come prevede di fatto il ddl M5s-Lega già presentato ma su cui già nei giorni scorsi si sono registrate posizioni diverse tra i due partiti.

Pensioni, il vicepremier M5s: ‘Chi non vuole rispettare il contratto lo dica’

"Abbiamo scritto – ha ribadito oggi il ministro del Lavoro - che vogliamo tagliare le pensioni d'oro”. Di Maio sembra intenzionato ad andare avanti con determinazione nella direzione indicata avvertendo gli alleati leghisti: “Se qualcuno vuol dire che il contratto non si deve attuare – ha sottolineato il vicepremier pentastellato - lo dica chiaramente, altrimenti – ha aggiunto - si va avanti". Quindi un discorso più generale sul rispetto del contratto di governo, non solo in materia di tagli agli assegni d’oro. Anche se ancora non sono stati illustrati i dettagli, come si ricorderà, il piano di riforma pensioni messo nero su bianco nel contratto di governo, prevede il superamento della tanto contestata legge Fornero, la quota 100 data dalla somma tra età anagrafica e contributiva, la proroga del regime sperimentale di Opzione donna, la quota 41 per i lavoratori precoci a prescindere dall’età.

Sul taglio delle pensioni d’oro Luigi Di Maio non sembra per niente intenzionato a fare dei passi indietro rispetto a quanto già promesso e ha ribadito oggi che intende agire comunque su pensionati che percepiscono dai 4.000 euro netti mensili in su e che non hanno nel tempo versato i relativi contributi previdenziali, quindi si prevede un ricalcolo con il sistema contributivo.