Le perplessità e le critiche delle scorse settimane non hanno stoppato l’iter del ddl presentato dalla Lega e dal Movimento 5 stelle sui tagli alle Pensioni considerate d’oro. Il ricalcolo degli assegni previdenziali più alti viaggia a parte rispetto alle altre misure previste nella riforma pensioni gialloverde, che dovrebbero invece trovare spazio nella legge di Bilancio 2019, a partire dalla quota 100 (rivolta a chi ha raggiunto i 62 anni di età) ma anche quota 41, per i lavoratori precoci che hanno iniziato la carriera lavorativa in giovanissima età (come ha confermato il vicepremier leghista Matteo Salvini) e probabilmente la proroga del regime sperimentale di Opzione donna per la pensione anticipata delle lavoratrici, così come scritto nel contratto di programma del cosiddetto “governo del cambiamento”.

Pensioni d’oro, depositato ddl Lega-M5s in commissione Lavoro alla Camera

Sono i capigruppo alla Camera dei Deputati del Movimento 5 stelle Francesco D’Uva e della Lega Riccardo Molinari i primi firmatari del disegno di legge che ieri è stato ufficialmente presentato in commissione Lavoro pubblico e privato a Montecitorio presieduta da Andrea Giacone. Nel testo c’è qualche cambiamento rispetto alla bozza fatta circolare tra luglio e agosto e che aveva fatto nascere dei dubbi anche all’interno della stessa maggioranza. Non più tagli alle pensioni superiori a 4.000 euro al mese netti (che sarebbero 80.000 euro lordi annui) com’era stato previsto in precedenza.

Novità rispetto alla bozza, saranno ridotte le pensioni che superano 4.500 euro

Nel nuovo testo, infatti, come riporta Il Sole 24 Ore, è prevista la diminuzione delle quote retributive degli assegni pensionistici e dei vitalizi che superano 4.500 euro mensili netti (che sarebbero 90.000 euro lordi annui). Queste le principali novità del ddl sul taglio delle pensioni d’oro, ampiamente annunciato dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Di Maio.

L’impianto del testo comunque rimane immutato. Il disegno di legge, nonostante sia stato presentato dai capigruppo di Lega e Movimento 5 stelle, è stato stigmatizzato dall’economista esperto di pensioni Alberto Brambilla, tra i consulenti di Salvini in materia previdenziale. Con le risorse che saranno recuperate dal taglio degli assegni privilegiati, il Governo Conte intende aumentare le pensioni minime, portandole a 780 euro al mese.