Il cantiere delle Pensioni è sempre più in fermento. Ma la riforma pensionistica non può prescindere dal destino della Manovra Economica del Governo a trazione M5S - Lega. Questo soprattutto per quanto riguarda la famosa quota 100 la cui futura approvazione è legata al reperimento di circa 8 miliardi di euro di risorse. Nel frattempo c'è anche da sciogliere il rebus di Quota 41, quella relativa all'uscita dal lavoro dei cosiddetti lavoratori precoci.

La questione dei lavoratori precoci da risolvere

Per capire a che punto sia il percorso di riforma della previdenza partiamo proprio dai lavoratori precoci.

Questi ultimi hanno bisogno che si trovi una soluzione di compromesso nel più breve tempo possibile. Non solo per una questione di salute fisica dei lavoratori stessi. Ma, soprattutto, per una questione di giustizia sociale. Infatti, se si dovesse costringere questa categoria di lavoratori ad attendere il conseguimento dei requisiti necessari per l'ottenimento di Quota 100 li si costringerebbe a lavorare per diversi anni ancora. Una possibile soluzione sarebbe già stata individuata da M5S - Lega. Si tratterebbe di una sorta di " proroga ", almeno nel breve periodo, dei requisiti legati all'aumento dell'aspettativa di vita. Questo permetterebbe di allungare l'età pensionabile di ulteriori 5 mesi, dando cosi ossigeno alle casse dello stato provate dall'ampliamento del deficit della prossima Manovra Economica al 2,4%, e sposterebbe la risoluzione del problema dei lavoratori precoci e di Quota 41 al prossimo anno.

Con un piccolo sacrificio per questa categoria di lavoratori. Infatti si passerebbe dalla attuale Quota 41 a quella che diventerebbe Quota 42.

Quota 100 senza penalizzazioni

Per quanto riguarda Quota 100 la buona notizia è che il Governo è fortemente determinato ad introdurla, nonostante le rimostranze che giungono da ogni parte compresa l'Europa, e soprattutto ad introdurla senza penalizzazioni.

Quello che è certo è che, a meno di cambiamenti dell'ultimo minuto sempre possibili, si partirà con un'età anagrafica di 62 anni e 38 mesi di contributi. D'altra parte se questo è il requisito minimo è scontato che chi, all'entrata in vigore della riforma previdenziale, dovesse avere solo 37 anni di contributi versati dovrà attendere un altro anno per poter tagliare il traguardo della pensione.

Dalle stime effettuate dal Governo e con il blocco per questa categoria di lavoratori dei requisti dell'aspettativa di vita nel 2019 dovrebbero andare in pensione dai 400 mila ai 600 mila lavoratori permettendo cosi anche un certo ricambio generazionale. Il costo preventivato dal Governo per il primo anno di applicazione della riforma dovrebbe variare tra gli 8 e gli 8,5 miliardi di euro più un miliardo all'anno una volta a regime. Infatti ogni altra possibilità costerebbe molto di più di quanto preventivato. Di conseguenza sarebbe stata scartata.