Boom di ascolti tv per i film La mossa del cavallo – C’era una volta Vigata, che ha conquistato 7.996.000 spettatori in prime time. Il lungometraggio è stato preceduto dall'introduzione dell'autore, Camilleri racconta, che ha comunque inchiodato al piccolo schermo ben 8.186.000 di spettatori, stravincendo su tutti gli approfondimenti elettorali in onda sulle altre reti, sia Rai che Mediaset.

Sinossi

Il romanzo di Camilleri è ambientato a Montelusa nel 1877. Il quarantenne ispettore Giovanni Bovara, interpretato da Michele Riondino, già visto nei panni di un giovane Montalbano, viene inviato a Montelusa come nuovo ispettore capo ai mulini.

Bovara è nato a Vigata, non lontano da Montelusa, ma è ormai ligure di adozione, poiché vive e lavora a Genova da anni. Viene rispedito in Sicilia per far rispettare l’invisa tassa sul macinato, ma per investigare non riceve aiuti. Subito Bovara comprende che non è gradito ai suoi colleghi per il modo in cui parla, come un uomo del nord-Italia, così come per la sua intransigenza morale. Riesce a farsi presto dei nemici, fuori e dentro il commissariato.

Bovara si mette a lavoro, fra cugini inaspettati e minacce velate. In seguito, l'ispettore scopre il sistema "mafioso" per cui i mugnai riescono a non pagare la tassa sul macinato, credendo poi di aver visto un mulino clandestino, nascosto in un terreno, che però è dell'uomo più potente della città.

L'omertà imperante tenta di far credere a Bovara di essersi sbagliato, quasi fino a farlo impazzire. Quando poi si trova a cavalcare per caso sul luogo dell'omicidio del parroco di Montelusa, che non era esattamente un santo, ecco che Bovara si ritrova incastrato in un complicato sistema di giochi di potere. Il poverino finisce per essere arrestato come sospetto assassino del parroco.

La mossa del cavallo è la trasposizione televisiva del romanzo omonimo di Andrea Camilleri, edito da Sellerio Editore. Come ha spiegato lo stesso Camilleri prima della messa in onda dello sceneggiato, questo è stato il primo romanzo storico che lui avesse scritto, ispirandosi ad un fatto realmente accaduto, che subito aveva catturato la sua immaginazione.

Così il protagonista della penna di Camilleri trova una perfetta incarnazione dal bravissimo Michele Riondino, che aveva già recitato copioni scritti da Camilleri. Elemento apprezzabile del protagonista è sicuramente la sua repentina trasformazione di accento: il passaggio dal dialetto ligure (che suscita inizialmente stupore e sdegno nei colleghi di Montelusa) a quello siciliano, testimoniante la ritrovata familiarità con la sua terra d'origine.