Non hanno ancora vinto le elezioni ma intanto i 5 Stelle si portano avanti. Dopo aver informalmente presieduto il suo governo in pectore, il candidato premier grillino Luigi Di Maio ha inviato al Colle una mail con la lista dei 17 ministri. «Un gesto di cortesia istituzionale», secondo il leader grillino, che tuttavia non ha precedenti nella storia e che, anche al Quirinale, ha destato una certa 'sorpresa' per l'irritualità.

«Per la prima volta – ha infatti attaccato il premier in carica Paolo gentiloni – c'è un 'governo ombra' che si presenta prima delle elezioni.

Di solito perdi le elezioni e presenti un governo ombra, qui invece lo fanno prima delle elezioni».Davanti ai sostenitori dem riuniti al Cinema Adriano di Roma per un evento che ha visto sul palco lo stesso Gentiloni con Matteo Renzi e il governatore del Lazio e candidato alla rielezione Nicola Zingaretti, il presidente del Consiglio ha derogato dal suo caratteristico aplomb e non ha risparmiato giudizi affilati.

«Siamo in questo festival surreale di proposte miracolose» ha attaccato Gentiloni. A fargli eco poco dopo anche il segretario Pd: «Avete notato? Ormai Di Maio parla solo di poltrone». E in serata, attraverso Facebook, si è fatto sentire anche lo stesso Beppe Grillo con un appello nemmeno troppo sibillino a non dimenticare mai «il sogno da cui è tutto partito».

Parole che sembrano confermare la distanza che ormai separa l'attuale dirigenza grillina dal fondatore che forse non ha mai davvero approvato la svolta para-istituzionale impressa da Di Maio al Movimento.

Il caso Fioramonti, candidato ministro che boicotta Israele

Intanto, giorno dopo giorno, al netto dei numerosi rifiuti ricevuti, prosegue il disvelamento dei nomi della squadra che oggi viene interamente presentata: dopo il generale Sergio Costa all'Ambiente e Lorenzo Fioramonti all'Economia, Di Maio ha svelato altri nomi: Pasquale Tridico al Lavoro, Alessandra Pesce all'Agricoltura e Giuseppe Conte alla Pubblica Amministrazione.Su Fioramonti si è subito scatenato il web.

Il docente che insegna in Sudafrica e che dovrebbe guidare l'economia italiana, è uno che strizza l'occhio alle cripto-valute, tanto da scrivere nel blog dei 5Stelle che «oggi le tecnologie consentono la creazione di valute locali, di cripto valute che diventano valute globali e sfidano le valute stampate dagli stati nazione» e pratica il boicottaggio contro Israele.

Anche Alessandro Litta Modignani, presidente dell’Unione della Associazioni pro Israele (UDAI), è intervenuto sulla candidatura di Lorenzo Fioramonti che, a suo dire, «conferma l’atteggiamento di forte pregiudizio nei confronti di Israele, l’unica democrazia liberale di tutto il Medio Oriente, da parte dei vertici del Movimento 5 Stelle, un’ostilità emersa a più riprese in passato dalle dichiarazioni di Beppe Grillo e di altri parlamentari di quel partito. Appena l’anno scorso – ricorda Litta – l’illustre cattedratico si è reso protagonista di un episodio ignobile: si è rifiutato di prendere parte a una conferenza sull’acqua, per il solo fatto che fosse presente nell’occasione l’ambasciatore di Israele.

Non risulta che prese di posizione analoghe siano mai state assunte, dallo stesso Fioramonti, nei confronti dell’Iran degli Ayatollah, della Turchia di Erdogan o di altri Stati totalitari, autoritari o illiberali».

Gentiloni contro Di Maio, gaffe istituzionale o gesto di cortesia?

A quanto si apprende Sergio Mattarella, pur ammettendo che lo faccia davvero, non aprirà la missiva almeno fin dopo le elezioni quando, eventualmente, il M5S avrà vinto le elezioni con la maggioranza assoluta. L'articolo 92 della Costituzione prevede, tra l'altro, che la nomina dei ministri spetti al presidente della Repubblica. Nessun partito può infatti “imporre” dei nomi al Capo dello Stato.

Il gesto di 'cortesia istituzionale' nei confronti di Mattarella non solo non ha alcun valore istituzionale, ma appare chiaramente come un'iniziativa esclusivamente politica che coinvolge, suo malgrado, lo stesso presidente della Repubblica.

Il quale, già alcuni giorni fa, era stato costretto a declinare la richiesta d'incontro avanzata da Di Maio che, alla fine, fu ricevuto dal segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti. Anche in quel caso il capo politico dei 5Stelle tentò una forzatura nei confronti del capo dello Stato che, di norma, prima delle elezioni non riceve i leader politici dei partiti in corsa.

In un'intervista al Corriere della Sera il costituzionalista Massimo Luciani è stato molto chiaro in proposito: «I giochi per il governo si aprono dopo le elezioni (…) Per arrivare alla nomina dei ministri bisogna passare da parecchie stazioni: il voto, le consultazioni, l'incarico, l'individuazione di una maggioranza, la proposta dei nomi dei ministri e l'interlocuzione con il il capo dello stato, che non è un semplice passa-carte».

Di Maio si difende assicurando di non aver mai voluto strumentalizzare Mattarella, ma di aver voluto operare con grande trasparenza, disponendo prima del voto le carte sul tavolo.