Le elezioni politiche del 4 marzo 2018 hanno sancito una vera e propria rivoluzione, stravolgendo il panorama politico e dando voce a milioni di italiani insoddisfatti della legislatura appena conclusasi. I due trionfatori sono senz'ombra di dubbio Luigi di Maio, ex vicepresidente della Camera dei deputati e candidato premier del movimento 5 stelle, e Matteo Salvini, europarlamentare nonchè candidato della Lega.

Il primo ha visto trionfare il Movimento 5 Stelle come primo partito d'Italia, con più del 32 per cento di preferenze. Un successo straordinario per il movimento fondato da Beppe Grillo ed il compianto Gianroberto Casaleggio, che in pochi anni è riuscito ad attestarsi come prima forza politica del Paese.

Allo stesso tempo non si può non sottolineare l'incredibile percentuale fatta registrare dalla Lega di Matteo Salvini. Il carroccio ha ottenuto il 17 per cento di preferenze, effettuando uno storico sorpasso su Forza Italia e issandosi a partito di riferimento nella coalizione di centrodestra.

Male Forza Italia, Tajani non è Berlusconi

Una delle probabili ragioni per la quale Forza Italia è stata superata dal partito capeggiato da Matteo Salvini, raccogliendo solo il 14 per cento dei voti e diventando così la seconda forza politica del centrodestra, va ricercata nell'incandidabilità di Silvio Berlusconi.

Avesse ipoteticamente trionfato Forza Italia, sarebbe infatti stato Antonio Tajani il deputato a ricoprire il ruolo di premier e a capeggiare a destra, riunendo sotto di sè Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Raffaele Fitto, presidente del quarto polo di "Noi con l'Italia".

E' chiaro come il presidente del Parlamento europeo Tajani non abbia, per gli elettori, lo stesso appeal di Silvio Berlusconi, che mai era stato superato nelle preferenze dagli alleati leghisti.

Crollo verticale del PD

Se Atene piange, Sparta di certo non ride. Anzi, si dispera.

Il vero sconfitto di queste elezioni politiche 2018 è senz'ombra di dubbio il Partito Democratico di Matteo Renzi, che esce dalle urne con le ossa rotte, capace di rosicchiare solo il 18 per cento delle preferenze.

La debacle non è giunta senza conseguenze. Matteo Renzi ha rassegnato le sue dimissioni da segretario del Partito Democratico, dimissioni che risulteranno effettive solo dopo la formazione del nuovo governo.

Ma a trionfare davvero è l'astensionismo

Oltre a Movimento 5 Stelle, centrodestra e Partito Democratico, c'è però una forza politica cui nessuno, in queste ore sta prestando attenzione: il 27 per cento degli aventi diritto al voto non si sono presentati alle urne, optando per l'astensione.

Non si tratta certo di un dato da sottovalutare, perché se è vero che M5S e Lega sono state in grado di raccogliere gran parte dello scontento degli elettori e ingrossare le loro fila di sostenitori, è altrettanto vero che permane una grossa fetta di disillusi che la prossima legislatura avrà il compito di convincere a tornare ad essere una forza politica attiva di questo Paese.