All'indomani delle Elezioni politiche del 4 marzo scorso, Luigi Di Maio annunciò che l'Italia era entrata nella sua terza Repubblica. L'estrema frammentarietà politica, però, unità alla mancanza di un unico vincitore, ha dato vita ad una situazione ben diversa. Una situazione che ricorda più la cosiddetta "prima Repubblica", con partiti e leader che devono fare i salti mortali per poter formare un governo. Ormai è noto: i voti della coalizione di centrodestra non bastano, quelli dei grillini neppure, e il Partito Democratico - al momento - sta a guardare.

In questo caos, tra pochi giorni inizieranno le consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, suo malgrado, dovrà districare la matassa

Salvini, Di Maio o un altro premier?

Entrambi si considerano vincitori, entrambi in un certo senso lo sono. Salvini e Di Maio si aspettano giustamente di ricevere un mandato esplorativo dal presidente, ed entrambi ragionano sul da farsi, anche perché, al momento, l'ipotesi di governo più probabile sembra proprio quella targata Lega-movimento 5 stelle, con o senza il centrodestra al seguito. Anche se, naturalmente, Matteo Salvini deve anche ragionare su un eventuale esecutivo di centrodestra, che dovrebbe comunque racimolare un discreto numero di voti che al momento mancano.

Lo stesso leader della Lega, tuttavia, ha più volte dichiarato di non dover per forza diventare premier. Il suo interesse è che venga fatto ciò che è previsto dal suo programma: "A me interessa che l'Italia cambi, non è o Salvini o la morte".

Di Maio, dal canto suo, secondo quanto riportato da "La Stampa" e da altri quotidiani, vorrebbe invece andare a tutti i costi a Palazzo Chigi, offrendo alla Lega i ministeri più importanti.

Tutto ciò, potrebbe dunque portare all'individuazione di un soggetto terzo, che possa soddisfare le condizioni di entrambi gli schieramenti principali ed eventuali alleati al seguito. Una sorta di Mister X, come soprannominato da autorevoli testate.

Chi sarebbe Mister X?

Questo fantomatico "John Doe" avrebbe già un nome, e sarebbe quello di Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review che ha dalla sua due elementi di non poco conto, ovvero: piacere trasversalmente, ed essere l'uomo giusto per effettuare quei tagli che stanno tanto a cuore ai pentastellati.

Cottarelli, dal canto suo, ha già bollato come fantapolitica l'idea di fare il premier, pur non bocciando a priori la prospettiva di un governo "Legastellato", e aprendo ad una possibile carica da ministro.

A smuovere un po' le acque, in maniera sorniona, ci ha pensato anche Gianfranco Rotondi, che ha fatto il nome del non più giovanissimo Vincenzo Scotti. Perché proprio lui? Perché l'ex ministro è fondatore e presidente di Link Campus University, da dove provengono ben tre dei nomi che Di Maio, a suo tempo, inserì nella famosa lista dei ministri che inviò al Quirinale.