Esattamente dieci anni fa, il 14 aprile 2008, Silvio Berlusconi vinceva le Elezioni politiche al termine dell'esperienza del Governo Prodi, durato poco meno di due anni. Fra i protagonisti di quella stagione politica vi fu Franco Turigliatto, senatore eletto nel 2006 in Rifondazione Comunista, che non condividendo la scelta del suo partito di stare in maggioranza con il resto del centrosinistra, si pose all'opposizione votando più volte in Parlamento contro ai provvedimenti del Governo. Nelle scorse ore Blasting News ha intervistato in esclusiva Turigliatto, oggi 71enne e fra i principali dirigenti di sinistra Anticapitalista, una delle formazioni che ha partecipato alla lista elettorale di Potere al Popolo.

Vediamo che cosa ci ha detto.

'Governo Prodi? Un fallimento già scritto che iniziò la frammentazione di classe lavoratrice e sinistra politica'

Turigliatto, esattamente dieci anni fa si concludeva l'esperienza del Governo Prodi: possiamo identificare in quel momento l'inizio della crisi della sinistra politica? E se tornasse indietro, lei rifarebbe tutto quello che ha fatto?

"Sicuramente rifarei tutto. Il Governo Prodi si era presentato come quello del risarcimento alle classi lavoratrici che avevano già subito duri colpi e Rifondazione Comunista si era presentata il garante di questo risarcimento. La scelta del Governo Prodi di mantenere invece la precarietà, anzi certe volte incrementandola, di fare regali alle imprese, di non rispettare le attese dei lavoratori e fare le guerre, determinò la sua crisi e il suo fallimento.

Io peraltro dissi personalmente a Romano Prodi che se avesse proseguito su quella strada avrebbe perso il sostegno delle classi sociali più basse. In realtà quel fallimento, dopo le attese iniziali, era già scritto perché l'egemonia ce l'avevano le forze moderate che in quel periodo dettero vita al PD e le forze collegate alla borghesia.

Rifondazione si assoggettò a quelle politiche, che poi sono ricadute su tutti, a partire dalla classe lavoratrice e ciò ha contribuito a frammentare anche la sinistra sul piano politico, specie dopo ulteriori Governi di centrosinistra".

Turigliatto: 'Contro tutte le guerre e gli imperialismi, ma anche contro Putin e Assad'

Uno dei punti su cui lei si smarcò in particolare dal Governo Prodi fu la politica estera, dall'Afghanistan alla base militare americana a Vicenza: proprio oggi siamo in una fase in cui alcuni paesi occidentali attaccano la Siria.

Cosa può fare oggi la sinistra a livello internazionale su questi temi?

"Io partirei dalla constatazione che la crisi del capitalismo è profondissima: esso si basa sulla concorrenza, sui mercati e anche sulle guerre, che sono diventate da qualche decennio un elemento permanente. Oggi occorre praticare l'internazionalismo, ed essere contro tutte le guerre, senza se e senza ma: contro tutti gli oppressori e le classi dominanti, partendo dalle condizioni di vita delle masse e delle popolazioni che soffrono le politiche di guerra. Ci sono ad esempio nello scacchiere Mediorientale tanti attori in conflitto fra loro con alleanze a geometrie variabili, ci sono gli imperialismi tradizionali, c'è la Russia di Putin e ci sono le potenze regionali.

Quando parliamo di questi soggetti ci riferiamo in sostanza alle classi dominanti. Le "primavere arabe" nel 2011 avevano provato a mettere in discussione gli assetti presenti, lottando per la democrazia e la libertà, ma sono state sconfitte sia dai regimi autoritari filo-imperialisti, sia dall'Isis, insomma dalle diverse barbarie presenti. Noi dobbiamo essere contro tutte le guerre e le ingiustizie, combattendo tutti i dittatori e gli assassini che ci sono in giro per il mondo: siamo contro l'imperialismo americano ma senza essere amici di Putin, che anzi va egualmente combattuto, dobbiamo essere a sostegno della causa palestinese oppressa da Israele, ma al tempo stesso denunciando i massacri che compie Assad in Siria".

Turigliatto: 'L'unità della sinistra ci sarà quando sapremo trovare forme di unità sociale per la classe lavoratrice'

Tornando all'Italia, non crede che se oggi la sinistra non riesce ad essere efficace è anche a causa delle troppe divisioni al suo interno? E' possibile in qualche modo arrivare a delle forme maggiori di unità fra le varie sigle?

"La sinistra è divisa, ma soprattutto oggi è divisa la classe lavoratrice. Io penso che la sinistra divisa debba saper trovare delle forme di unità che aiutino i lavoratori a saper riconoscersi fra di loro. Serve la capacità di ricostruire un'unità sindacale e sociale, nei luoghi di lavoro, ma anche nelle strade e nei quartieri. Questo è il compito della sinistra: non dobbiamo fare un'unità astratta, ma un'unità funzionale alla classe a cui si vuol far riferimento.

Se sapremo fare bene questo, allora creeremo le condizioni per più forte un soggetto unito della sinistra".

Alle ultime elezioni politiche lei e il suo movimento vi siete impegnati in Potere al Popolo. Che giudizio dà a quel percorso e al risultato ottenuto?

"Prima di tutto va detto che siamo partiti con un grande ritardo per la costruzione di una lista autenticamente di sinistra: c'era il rischio che si arrivasse alle elezioni con il solo PD e con una forma ultra-moderata di sinistra come Liberi e Uguali, subalterna al PD. Senza nessuna alternativa. Il fatto che si sia potuto costruire un movimento e una lista come Potere al Popolo, e quindi offrire una possibilità di alternativa agli elettori, è sicuramente positivo. Nel risultato hanno pesato i ritardi iniziali, le debolezze e alcune volte delle inadeguatezze. Il risultato è stato modesto e il lavoro da fare è enorme, ma occorre proseguire su questa strada".