Tra forni chiusi e tentativi falliti, le strade che restano praticabili rimangono davvero poche. Le opzioni vanno esaurendosi e i partiti non sanno più che pesci prendere. Ora toccherà al capo dello Stato afferrare il timore del paese per condurlo verso una via d'uscita sicura, evitando che il sistema vada in tilt. Le soluzioni praticabili restano poche, sopratutto quelle di natura Politica. Un'ultima speranza si scorge nel forno Lega-5 Stelle, ma le possibilità di riuscita restano pochissime.

Votare subito non è possibile, forse in autunno

Dopo il fallimento del tentativo di corteggiamento portato avanti dal capo politico Di Maio con il Pd, il leader grillino si è precipitato a chiedere il voto subito per cercare di recuperare il ben volere di quell'area militante del M5S irritata dal suo modo precipitoso di lanciarsi verso palazzo Chigi.

Pur di arrivare al governo, Di Maio era pronto a scendere a patti con l'arci nemico Matteo Renzi, e questo a una grossissima fetta di ortodossi e militanti agguerriti non andava giù. Pur di non buttare all'aria il bottino ottenuto il 4 marzo, l'M5S è arrivato fino al punto limite, rischiando di mettere a rischio la natura stessa del movimento. Dei segnali ai pentastellati sono arrivati dal voto in Friuli Venezia Giulia, e sono allarmanti: il M5S è passato dal 24% delle politiche a un irrisorio 7% delle regionali; un campanello d'allarme che è arrivato forte e chiaro anche ai vertici della Casaleggio e del movimento. E allora eccoli tutti pronti a sostenere il capo politico nella sua richiesta "avventuriera" di un voto subito.

Una richiesta che il Quirinale non può accogliere: il capo dello Stato non manderà il paese a votare nel giro di qualche mese. L'opzione giugno evocata da Di Maio è già chiusa; il leader pentastellato dovrebbe sapere che la 'finestra' di giugno è di fatto serrata per effetto della legge sugli italiani all’estero in cui si indica un minimo di 60 giorni per avviare le procedure elettorali.

Prepotentemente spalancata rimane la finestra autunnale, molte volte evocata in queste settimane di crisi. I mesi identificati come "buoni" sono quelli di settembre e ottobre, quando gli italiani potranno essere richiamati ad esprimere il loro voto.

Il pre incarico a Salvini e il governo balneare

Nella giornata di ieri Matteo Salvini ha chiesto chiaramente - anche se in modo indiretto - un pre incarico al Quirinale.

Il leader leghista vuole provare direttamente a formare un governo a base centrodestra che poi vada in parlamento a cercarsi i voti uno a uno. Una soluzione il capo dello Stato vuole evitare: difficilmente accetterebbe un governo di minoranza o maggioranze risicate appese al voto di qualche parlamentare. Ecco perché la richiesta di Salvini difficilmente sta in piedi; e lo spettro del voto anticipato si ripercuote nei palazzi della politica. Prima di un eventuale ritorno al voto, bisognerà fare alcune cose indispensabili, così come una nuova legge elettorale. Spedire il paese al voto anticipato con il sistema attuale sarebbe troppo rischioso; Mattarella lo sa bene, così come ne sono consapevoli anche i leader dei diversi partiti.

Bisognerà necessariamente portare a termine una nuova riforma elettorale in senso maggioritario; un sistema che sia in grado di far emergere anche all'interno di un sistema tripolare come quello attuale una maggioranza in grado di sostenere un governo. Per fare questo il Quirinale è pronto ad avanzare una proposta che porti alla costituzione di un governo transitorio e promosso dal presidente. Un governo balneare sostenuto da tutte le forze politiche con il compito di fare la nuova legge elettorale e traghettare il paese al voto del prossimo autunno. Potrebbe essere questa la carta coperta del presidente Mattarella, carta che probabilmente esporrà venerdì. Un richiamo alla responsabilità collettiva.

Pd e Forza Italia hanno già risposto positivamente; la Lega, che con Salvini rigetta l'opzione, precedente - con Giorgetti - non ha escluso un suo eventuale appoggio; il M5S in quel caso non potrà chiamarsene fuori.