Non mancano le discussioni nelle ultime settimane dentro le varie formazioni che si collocano a sinistra rispetto al PD. In particolare sia "Liberi e Uguali" che "Potere al Popolo" stanno curiosamente vivendo una specie di "destino comune" riguardo al dibattito interno a ciascuno dei due soggetti, in particolare riguardo alla forma organizzativa da darsi nel prossimo futuro. Entrambe le formazioni hanno tenuto le rispettive assemblee nazionali nell'ultimo weekend di maggio e da allora non sono mancate le prese di posizioni e le discussioni riguardo ai futuri assetti da parte dei vari esponenti politici, in particolare sui social network.

In mezzo a tutto questo si è collocato, il 10 giugno, il primo turno delle elezioni amministrative e anche tale banco di prova ha mostrato numerose divisioni in giro per l'Italia sia dentro a LeU che dentro a PaP. Vediamo meglio gli ultimi sviluppi delle due formazioni della sinistra.

Liberi e Uguali: la decisione di diventare partito e i primi smarcamenti

Partendo dalle elezioni amministrative, Liberi e Uguali in diverse realtà locali si è presentata agli elettori con il simbolo unitario già visto alle elezioni politiche, ma non sono mancati i casi in cui le varie formazioni (MDP, Sinistra Italiana e Possibile) si sono presentate in ordine sparso, in alcuni casi anche in coalizioni fra loro contrapposte.

Intanto il 13 giugno è arrivata la comunicazione da parte di Pietro Grasso della road map per la costruzione di un vero e proprio partito unitario. Una decisione che ha visto l'immediato annuncio da parte di Possibile (che da circa un mese è guidato da Beatrice Brignone, la quale ha preso il posto di Pippo Civati) di non aderire al percorso costituente del nuovo partito.

Anche se Possibile continuerà a far parte del gruppo parlamentare (dove è rappresentata dal deputato Luca Pastorino). Ma dentro il movimento "possibilista" c'è anche chi non concorda con tale scelta, ovvero la minoranza di "Reinventare la sinistra" che al congresso aveva candidato David Tozzo alla segreteria e i cui esponenti stanno manifestando in questi giorni sui social invece apprezzamento per la decisione di Grasso di dare una svolta unitaria a LeU.

Riguardo a Sinistra Italiana, nelle scorse ore il segretario Nicola Fratoianni ha detto a Fanpage: "Se Liberi e Uguali si infilerà in una discussione incentrata sulle alleanze col PD, allora non farà molta strada, se invece sceglie di aprirsi alle nuove forme della partecipazione ed a scelte e svolte radicali allora potremmo dare un contributo". Mentre il tesoriere nazionale Giovanni Paglia ha affermato su FB: "Io non sono interessato a LeU in quanto tale, ma ad allargare uno spazio per una sinistra che si ponga come alternativa al sistema (...) Non può esserci alcuna cambiale in bianco, nè disponibilità a soluzioni pasticciate: se qualcuno ha in mente fronti democratici, nuovi centrosinistra o un’opposizione fatta a braccetto con i responsabili della vittoria delle destre sarebbe utile lo dicesse con sincerità da subito.

Eviteremmo di perdere tempo alla ricerca di unità fondate sul nulla". Ancora più netto su questo Claudio Riccio, che con la sinistra del partito da tempo ha manifestato forti criticità, dimettendosi dalla segreteria nazionale di SI e disertando l'assemblea di LeU del 26 maggio, il quale ha scritto: "La lettera di Grasso non indica alcun obiettivo politico, non definisce basi programmatiche, direzione strategica; indica solo le modalità burocratiche verso un congresso fondativo a dicembre (...) Davanti al rischio di precipitazione elettorale a luglio LeU si era già spaccata, nel giro di poche ore il percorso costituente si era già concluso, da un lato chi era pronto a tornare nel PD, dall'altro chi rifiutava l'idea di fronte repubblicano e si preparava a riaprire il dialogo a sinistra", sottolineando l' "assenza di serietà, cura e chiarezza nelle proposte che si mettono in campo, la distanza tra quel che si dice e quel che si fa, i proclami di partecipazione puntualmente disattesi".

Chi invece aderirà senza particolari scossoni né strappi al nuovo partito di LeU è Articolo Uno-MDP, i cui esponenti in questi giorni stanno esprimendo, praticamente all'unanimità, soddisfazione riguardo alla decisione di dare vita a un nuovo soggetto politico. Nel movimento democratico-progressista la discussione è semmai su quale tipo di rapporto il nuovo partito dovrà avere con il PD sia sul piano locale che su quello nazionale: e proprio questo pare essere il nodo cruciale della questione in vista del processo costituente di LeU.

I vari soggetti di Potere al Popolo discutono sul futuro

Anche le formazioni che animano Potere al Popolo alle elezioni amministrative del 10 giugno hanno avuto atteggiamenti fra loro diversi a seconda delle varie città al voto.

Ci sono stati dei casi nei quali è stata presentata la lista unitaria di PaP già vista alle elezioni politiche. Altri nei quali gli aderenti a PaP hanno animato altre formazioni civiche, altri casi ancora in cui i partiti che fanno parte del percorso (in particolare Rifondazione Comunista e il PCI) hanno presentato liste autonome. Ci sono state anche situazioni come quella di Brescia in cui Potere al Popolo e il PCI hanno corso separate con distinti candidati a sindaco contrapposti.

L'ultima assemblea nazionale, svoltasi a Napoli a fine maggio, ha chiarito che "Potere al Popolo non è un partito ma vuole essere un movimento politico-sociale di alternativa" ma ha anche deciso di avviare una "campagna per le adesioni individuali".

Una scelta che da un lato ha generato entusiasmo in molti militanti "senza tessera" di partito e provenienti dai settori sociali e dall'attivismo di base. E che nei vari territori sta vedendo la creazione di vari coordinamenti locali. Ma che dall'altro ha generato malumori in chi ha già una tessera di partito. Da questo punto di vista, già da tempo Sinistra Anticapitalista aveva lasciato intendere la volontà di proseguire con PaP visto però come un fronte politico e sociale più ampio che punti ad allargarsi, e non invece a "chiudersi" in un soggetto politico unitario. Mentre il Partito Comunista Italiano (che terrà il proprio congresso nazionale a inizio luglio) non è affatto intenzionato a sciogliersi dentro a un soggetto con un proprio tesseramento autonomo, preferendo mantenere la propria autonomia organizzativa, valutando di volta in volta possibili alleanze e convergenze con PaP e le altre formazioni.

Più dialettica è la posizione dentro Rifondazione Comunista: una parte della minoranza ha da tempo forti criticità sul percorso intrapreso da PaP, vi è chi vorrebbe una maggiore autonomia come partito e chi viceversa preferirebbe guardare ad allargare ancora di più i rapporti a sinistra. Proprio nelle scorse ore intanto, Roberta Fantozzi della segreteria nazionale, vicinissima al segretario Maurizio Acerbo, ha scritto su FB un post dal titolo "La radicalità non è settarismo" che in modo molto eloquente afferma: "Non ci sto alle pretese totalitarie, non ci sto alla assenza di modalità laiche della discussione che non significano piangersi addosso ma che non significano neppure cancellare ogni critica e ogni possibile autocritica sotto l’obbligo dell’”entusiasmo”, non ci sto all’annullamento dei percorsi positivi, né alla delimitazione delle interlocuzioni quasi costruissimo una gabbia".

Un post a cui, fra gli altri, ha risposto anche Viola Carofalo, affermando fra le altre cose: "Spero che con la campagna di adesioni che si sta aprendo si superi il problema e la dimensione di "intergruppo " che non mi è mai piaciuta e che decidano finalmente gli unici che ne hanno diritto, gli aderenti al progetto a prescindere dalle appartenenze o non appartenenze a soggetti politici. Perché questo a mio avviso significa essere radicali ma non settari, non rincorrere sommatorie (che possono forse portare anche a piccole e temporanee crescite percentuali alle elezioni ma nulla più, come dimostra la storia della sinistra radicale degli ultimi anni) e far partecipare e coinvolgere direttamente la tanta gente che ci siamo persi".

A meno di un anno dalle elezioni europee la sinistra pare sempre più divisa

Insomma il quadro delle formazioni di sinistra è piuttosto complesso: sia "Liberi e Uguali" che "Potere al Popolo" sembrano in questa fase essere attraversate dal comune destino di rischiare nuove divisioni proprio nel momento in cui hanno deciso di darsi nuove forme organizzative "unitarie".

In tutto questo, con l'avvicinarsi delle elezioni europee della primavera 2019, si è affacciata da qualche tempo sulla scena anche la formazione Diem25 lanciata in tutta europa dall'ex ministro greco Yanis Voroufakis, che da qualche mese sta collaborando con la formazione De.Ma. del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Un soggetto che sicuramente andrà tenuto in considerazione in vista di un voto europeo che in Italia peraltro richiede il superamento dello sbarramento elettorale del 4% (e non del 3% come alle elezioni politiche) per le liste che vogliano accedere all'Europarlamento. Un'asticella piuttosto alta che le varie formazioni di sinistra, se si presentassero divise, difficilmente potrebbero riuscire a superare.