Una delle caratteristiche proprie della sinistra italiana, negli anni seguiti alla svolta della Bolognina, era stata la capacità di riciclarsi e resistere al cambio della mappatura Politica del Paese. Partiti e movimenti progressisti avevano rinunciato a dire 'le cose di sinistra', ma l'ideologia era comunque sopravvissuta grazie ad alcune 'sacche rosse' che avevano persino ottenuto un discreto bacino elettorale, sostenendo di fatto i governi di centrosinistra che si erano dati il cambio con il centrodestra a trazione berlusconiana alla guida del Paese.

Se le Politiche dello scorso 4 marzo hanno certificato la sconfitta del Pd sotto i colpi di movimenti e partiti populisti, ciò che è accaduto nei mesi successivi ha aggravato il flop elettorale che, oggi, dopo l'ultimo turno di elezioni amministrative, ha preso i contorni di una vera e propria Caporetto. In questa calda estate del 2018, non crediamo di esagerare quando affermiamo che la sinistra italiana rischia l'estinzione. Negli ultimi anni, la crescita esponenziale del M5S veniva considerato il maggior pericolo in grado di attaccare i fortini elettorali del centrosinistra, oggi l'uomo che più di tutti sta sradicando la stessa idea di sinistra dalla mente degli italiani risponde al nome di Matteo Salvini.

La costruzione di un'idea

Due anni fa di questi tempi, quando l'estrema destra era in ascesa in tutta Europa, l'Italia era vista quasi al sicuro dalla marea nera. Nel Belpaese, era il parere concorde della maggior parte degli analisti politici, non c'è un partito che possa riprendere in qualche modo ideologie e temi della destra storica, a differenza di Francia, Olanda, Austria o Germania.

La Lega di Matteo Salvini, nata come partito secessionista, non aveva possibilità di crescere nei consensi in quel Mezzogiorno d'Italia che, per anni, è stato attaccato, bistrattato e visto come una sorta di 'peso morto' per l'economia del Paese dai poco politicamente corretti mantra leghisti. Invece, con ricette semplici, ma talmente semplici da essere giudicate assolutamente impensabili fino ad un anno addietro, Salvini sta riuscendo a conquistare gli italiani, da Nord a Sud.

Perché, a differenza della sinistra, il segretario del Carroccio sta ponendo alla base della sua politica un'idea di società che sempre più persone, indebolite da una crisi economica che ha diverse motivazioni, percepiscono non tanto come 'giusta', piuttosto come 'necessaria in tempi come questi'. Dunque, tanto per citare un esempio, la crisi migratoria giustifica rinnovati sentimenti xenofobi: la maggior parte delle persone dichiara di non essere 'razzista', ma solo di stare difendendo il proprio da una presunta invasione. Dunque il neo-ministro dell'Interno cavalca quest'onda ed in un colpo solo punta dritto ai due 'grandi mali' dell'Italia indicati in più riprese ai propri elettori: i migranti e l'Unione Europea.

Non si limita ad evocare spettri, ma gli dà contorni ben definiti. La truppa dei nemici da abbattere diventa ogni giorno sempre più folta: dagli stranieri che in Italia 'hanno fatto la pacchia', ai rom che vanno censiti, dalle Ong alla Francia, alla Tunisia, a Malta, fino ad arrivare ad una vera e propria campagna intimidatoria nei confronti di chi lo critica, come nel caso di Saviano. E sempre più italiani, stando non solo ai sondaggi, ma soprattutto agli ultimi risultati elettorali dopo le Politiche del 4 marzo, gli vanno dietro, cementificando il castello della paura che giustifica anche il restringimento dei diritti. Perché è necessario, perché oggi l'italiano medio si sente esposto, chiede protezione e si sente protetto da Matteo Salvini, ancor più che dal M5S la cui capacità di portare in piazza la voce degli italiani 'indignati' si affievolisce.

Centrosinistra: la disfatta certificata

Un tempo la sinistra avrebbe saputo reagire dinanzi ad un nemico di questa portata. L'involuzione del PD, il partito che più di ogni altro ha cercato 'nuove parole' da comunicare ai suoi potenziali elettori, è causata da quelle stesse parole che gli italiani non sono più in grado di comprendere. Al contrario del Partito Comunista degli anni '70, la voce della massa operaia ed il difensore dei 'diritti del popolo', oggi il PD viene visto come il partito che cammina a braccetto con le banche, il fondo monetario internazionale, l'Unione Europea. Da quest'ultima, a differenza di quanto sta facendo Salvini nell'immaginario dell'italiano medio, Renzi e compagni si sarebbero lasciati imporre politiche economiche e sociali che avrebbero danneggiato il Paese.

In tanti, tra gli elettori delusi dal centrosinistra, hanno preferito disertare le urne o rifugiarsi tra i Cinque Stelle. Se oggi, addirittura, preferiscono una sorta di ultradestra riciclata in salsa leghista, percependola come 'protettiva', l'esistenza stessa di ciò che ha rappresentato l'ideologia di sinistra nell'Italia del dopoguerra è seriamente a rischio. E non si tratta di un monito per il futuro, ma sta già accadendo. Gli ultimi risultati elettorali lo certificano: su dieci capoluoghi di provincia in Toscana, storica roccaforte rossa, il centrodestra ormai salviniano ne ha conquistati sei ed in Umbria li ha presi entrambi. Al Nord Ovest il centrosinistra ormai amministra sei città su quindici tra quelle che hanno rinnovato il proprio governo, al Nord Est questa percentuale è di una su sei.

L'autolesionismo, una delle cause della crisi

Se nella maggior parte dei Paesi dell'UE l'assalto della destra ha segnato una crescita che, in gran parte, è stata respinta alle urne, in Italia l'ultradestra xenofoba e sovranista è stata in grado di raggiungere le stanze del governo. Al di là della capacità di quest'ultima di parlare allo 'stomaco', prima che al cuore della gente, non si può non evidenziare l'incapacità del centrosinistra di elaborare una vera risposta. A prima vista, il PD è stato fagocitato dalle lotte intestine ed è andato incontro all'ennesimo frazionamento: per la sinistra italiana le divisioni non sono una novità, ma praticamente una caratteristica storica. Oggi però quella base elettorale sempre più malconcia e divisa che si guarda in cagnesco e che si considera 'nemica', non può essere la risposta a questo assalto massiccio della destra populista che viene percepita come 'amica' da un numero crescente di italiani.

La vocazione della sinistra italiana all'autolesionismo ha creato il suo capolavoro in negativo e sta raggiungendo il suo fine ultimo, quello di avviarsi ad una clamorosa sparizione dalla mappatura politica del Paese. Quanto sta accadendo in Italia, non va spiegato solo nei meriti di Matteo Salvini di saper cavalcare la rabbia e le paure della gente, quanto nell'incapacità della sinistra di raccogliersi sotto il medesimo vessillo. I lunghi coltelli, alla fine, hanno lasciato solo vittime sul campo ed il leader leghista può gonfiare il petto perché quanto sta mettendo in atto non era riuscito nemmeno al 'moderato' Silvio Berlusconi nel suo famoso 'patto con gli italiani'. Salvini è abile nel tenere il piede in due scarpe (governo con il M5S ed alleanza con il centrodestra) e sta sottraendo voti a ciascuno dei suoi partner oltre che ai sempre più rabberciati rivali politici.

Contrariamente a ciò che pensavano di lui, oggi gli riconosciamo acume e lungimiranza, anche se nelle nostre analisi politiche condotte nell'ultimo biennio credevamo quantomeno, forse un po' troppo ingenuamente, che in Italia esistesse ancora una sinistra.