Sul decreto cosiddetto "dignità", non vi è convergenza né unanimità d'intenti anche all'interno dello stesso governo Lega Nord-M5s.

Il governatore del Veneto Zaia (Lega Nord) si schiera a favore dei suoi industriali e di quelli della Lombardia che chiedono a gran voce modifiche al decreto." Non può restare così com'è uscito dal consiglio dei ministri, deve cambiare", afferma precisando cosa dovrebbe cambiare.

Il governatore del Veneto Zaia a capo della rivolta degli industriali del nord, contro il dl "dignità"

Zaia, recependo le proteste e le difficoltà degli industriali del Veneto e della Lombardia, si schiera dalla loro parte facendo presente come il decreto "dignità" colpisca il tessuto imprenditoriale impedendo la crescita e lo sviluppo delle attività economiche territoriali.

Le proteste degli industriali, montano di giorno in giorno e si estendono a macchia di leopardo: dal Veneto alla Lombardia il "grido di dolore" è sempre lo stesso. La Politica del governo, le scelte sul lavoro volute dal ministro del lavoro Luigi Di Maio, anche vicepremier, non sono adeguate alle aspettative degli industriali, ma soprattutto non vanno nella direzione dell'occupazione e dello sviluppo. "I cinque stelle sono i materiali artefici di questa partita, adesso la palla passa a loro", tuona il governatore Zaia.

Solidarietà a Zaia anche dal capo degli industriali del Veneto, Matteo Zoppas

A tal proposito, non poteva mancare anche la voce e la solidarietà del capo della confindustria veneta Matteo Zoppas.

Questi interviene con un'intervista rilasciata al "Foglio" esprimendo le sue preoccupazioni e quelle degli industriali perché, a suo giudizio, il decreto "tende a colpire pesantemente le imprese" ed inoltre per ciò che riguarda l'occupazione, "non viene considerata come una conseguenza dall'agevolazione del fare impresa, ma anzi quest'ultima viene costretta" per meri calcoli politici.

Schermaglie politiche o contrasti di fondo tra Lega e M5s? La palla passa a Di Maio

Poiché il tessuto imprenditoriale della regione Veneto consta di 600 mila imprese ed incide sul Pil per ben 150 miliardi, si auspica che i parlamentari della Lega, pur sostenendo questo governo, facciano sentire la loro voce per le modifiche ad un decreto che rischia di collassare, più di quanto lo sia, l'imprenditoria italiana. " Deve esserci un mosaico, non una tessera del mosaico", sui temi economici e del lavoro nella fattispecie, conclude il governatore.

Di Maio è avvertito.