Anche se siamo a luglio inoltrato, la Politica non va in vacanza e soprattutto a sinistra si continua a discutere sul futuro delle varie organizzazioni. Nel weekend fra il 6 e l'8 luglio, si sono svolte due distinte iniziative nazionali di due partiti che sono stati fra i protagonisti di due diverse esperienze elettorali.

A Reggio Emilia si è infatti svolto il "Politicamp" di Possibile, che alle elezioni di marzo aveva partecipato a "Liberi e Uguali"; mentre a Orvieto si è svolto il Congresso nazionale del Partito Comunista Italiano, il quale alle elezioni stava dentro a "Potere al Popolo".

Due formazioni politiche, il PCI e Possibile, che poco hanno in comune fra loro sul piano ideologico, ma che curiosamente sono state proprio le due soggettività che, per prime, si sono "sfilate" dai due rispettivi percorsi organizzativi unitari di LeU e PaP che hanno preso il via nelle ultime settimane. E in questi ultimi giorni, sia Possibile che PCI, hanno appunto ribadito il senso e le ragioni della propria esistenza autonoma.

Possibile per un fronte comune progressista ed ecologista

Dal 6 all'8 luglio Possibile ha riunito, come ormai da alcuni anni, il proprio "Politicamp" a Reggio Emilia. La formazione fondata da Pippo Civati, che si è dimesso dopo le elezioni politiche, nella sua tre giorni di dibattiti e riflessioni, si è concentrata molto su temi specifici di lavoro e azione politica da portare avanti, senza disdegnare però riflessioni più ampie sul quadro politico attuale a sinistra e non solo.

La segretaria nazionale Beatrice Brignone, nel suo intervento dal palco ha affermato: "Bisogna rifare tutto da zero. Ripartire da zero lo dicono tanti, tranne che poi chi lo dice spesso vuol farlo con Orlando, Minniti, Franceschini, Delrio e Gentiloni. Alcuni dicono che servono facce nuove per ripartire, ma lo dicono sempre le stesse facce, sulle stesse televisioni e sugli stessi giornali.

Insomma, ripartono da zero ma sempre dallo stesso punto. Noi invece vogliamo parlare di uguaglianza e non dell'eterno ritorno dell'uguale. Noi esistiamo per questo. I tavoli, i calcoli, le contrattazioni li abbiamo visti e provati: c'è chi lo sa fare meglio. Il nostro ruolo è un altro: andare fra le persone e cambiare questa società; dare una rappresentanza concreta a tutte quelle persone a cui dei tavoli non interessa niente e che alle riunioni sull'unità della sinistra non ci vengono.

Dobbiamo andare altrove e fare altro".

Nei primi due giorni sono stati affrontati diversi temi su cui Possibile è particolarmente attivo, dalla battaglia dei riders alla cooperazione, dalle donne al lavoro, dall'ambiente al tema dell'equità fiscale. Mentre la domenica mattina è stata dedicata a un dibattito sulle elezioni europee del 2019. Un'iniziativa a cui è intervenuta l'eurodeputata di Possibile Elly Schlein, ma anche esponenti di Diem, di DemA e dei verdi europei. Un confronto che può essere riassunto nello slogan "Un fronte comune progressista ed ecologista", come scritto sui social da Andrea Maestri, ex deputato e leader di Possibile in tandem con la Brignone.

PCI a Congresso, Alboresi: 'Obiettivo è ricostruire partito comunista e rompere la gabbia dell'UE'

Nelle stesse ore a Orvieto si è riunito il 1° Congresso nazionale del Partito Comunista Italiano, dal titolo "Ricostruire il PCI per cambiare l'Italia". Tre giorni di discussione che hanno fatto alle decine di assemblee che il partito aveva svolto nei vari territori.

Il segretario nazionale Mauro Alboresi, nella sua relazione conclusiva ha precisato: "L'obiettivo di tutte e tutti noi è la ricostruzione del Partito Comunista Italiano, non ce ne sono altri, siamo in campo per questo e non per altro". Ribadendo la "necessità di un nuovo Internazionalismo", ma anche quella "di rompere la gabbia dell'Unione Europea di cui l'Euro è il collante".

Alboresi poi, parlando della relazione fra il suo partito e Potere al Popolo, ha precisato: "Noi abbiamo scelto prima delle elezioni di essere dentro a una coalizione, a una lista comunista, anticapitalista e di sinistra alternativa. Ma parlando di una lista non abbiamo il problema di ragionare fino in fondo di ragionare sulla cultura politica di essa, poiché ve ne sono molte. Abbiamo semmai bisogno di capire se ci possiamo trovare dentro tale coalizione per gli obiettivi che essa dichiara. Il risultato di quell'esperienza è assolutamente negativa, così come negative sono state tutte le esperienze della sinistra in campo alle elezioni.Il risultato ottenuto è in linea con quanto accaduto in Italia negli ultimi anni, era sciocco pensare di poter avere risultati diversi.

Se non cambia la situazione generale il risultato sarà simile ancora a lungo. Riguardo a Potere al Popolo siamo indisponibili a partecipare a processi aggregativi a sinistra che prevedano la rinuncia all'autonomia politica e organizzativa delle sue componenti. Alcune componenti di PaP vanno in tale direzione e noi non siamo disponibili a stare in un'organizzazione che ci chiede di rinunciare la nostra identità di comunisti. E lo avremmo detto anche se PaP avesse preso il 3%. Ovviamente esso non è un avversario, ma un interlocutore con cui relazionarci a partire dalla nostra autonomia".