Sabato 7 luglio si è tenuta l’Assemblea nazionale del Pd che si è conclusa con la conferma di Maurizio Martina come segretario reggente ma, soprattutto, con la certezza che Matteo Renzi non ha alcuna intenzione di farsi da parte, ma è pronto a riprendersi il partito in occasione del prossimo congresso. La riunione Dem, svoltasi all’Hotel Ergife di Roma, verrà però soprattutto ricordata per le 10 ragioni della sconfitta elencate dall’ex segretario. Motivazioni che hanno spaccato il popolo democratico. Tra i più convincenti detrattori del Renzi-pensiero si iscrive, a sorpresa, Nicholas Ferrante, un giovane studente universitario, nonché militante Pd, il quale, con una lettera aperta pubblicata dal Fatto Quotidiano, smonta pezzo per pezzo la teoria renziana sui motivi delle innumerevoli batoste elettorali subite dal partito negli ultimi anni.

Le 10 ragioni della sconfitta secondo Renzi

Dunque, Matteo Renzi, durante il suo accorato intervento all’Assemblea Pd di ieri, ha elencato, tra le altre cose, le 10 ragioni che, a suo modo di vedere, starebbero dietro alle recenti e cocenti sconfitte elettorali del partito. Per prima cosa, la classe dirigente Dem è stata vista come establishment (1) e, per questo, bocciata dagli elettori. Una percezione da parte dell’elettorato che si inserisce in quella che viene definita (2) una “ondata internazionale”. Anche le “divisioni interne” (3) in un partito ultra litigioso hanno avuto la loro parte. Fatale anche il mancato rinnovo della classe dirigente, soprattutto al Sud (4). La mancanza di una vera leadership (5) è un’altra causa della sconfitta, così come non essere riusciti a “dettare l’agenda” politica, ad esempio sullo ius soli (6).

Anche le incertezze su vitalizi e voucher (7) hanno avuto il loro peso. Sbagliate anche “l’algida sobrietà” (8) mostrata in campagna elettorale e l’insistenza nel dare vita ad una coalizione di centrosinistra (9) “che non interessava agli italiani”. L’ultimo errore (10) è stato quello di “rappresentare il futuro come una minaccia”.

La risposta del giovane militante Dem

Alle 10 motivazioni fornite da Renzi decide di rispondere, con una lettera aperta pubblicata sul Fatto Quotidiano, Nicholas Ferrante. “Caro Matteo Renzi”, questo l’incipit della missiva con cui il giovane militante Pd di origini irpine bacchetta l’ex segretario per il mancato riferimento al “problema delle disuguaglianze”, divenuto una “bomba sociale” in Italia, e per la altrettanto grave mancata ammissione di non aver compreso “le priorità del popolo democratico” che, infatti, o si è astenuto, oppure, fatto ancora più grave, ha votato Lega e M5S.

Insomma, secondo Ferrante, il popolo dimenticato prova solo rabbia nei confronti di coloro che vengono considerati membri di “élite e istituzioni”. Definisce il Pd il “mio partito” che, però, negli ultimi anni ha candidato una classe dirigente locale interessata esclusivamente a “difendere rendite di posizione”.

Una logica avallata dallo stesso Renzi durante la notte in cui sono state redatte le liste elettorali. Insomma, un partito plasmato ad immagine e somiglianza dell’ex premier “fatto di servi sciocchi ed intellettualismo servente”. Grave, secondo il giovane militante, anche il mancato dialogo con il M5S sulla formazione del governo, che ha permesso la nascita di un esecutivo giallo-verde.

Ora sarebbe necessario confrontarsi con i pentastellati su leggi ritenute “di sinistra” per portare a galla le contraddizioni esistenti con la destra rappresentata da Matteo Salvini. Ma niente di tutto questo viene fatto, per questo, conclude Matteo, “ho ascoltato e riletto i tuoi 10 motivi e farò l’esatto contrario”.