L'ex ministra dell'integrazione Cécile Kyenge, nonché attualmente eurodeputata al Parlamento europeo, del Partito Democratico è a processo per il capo d'imputazione di diffamazione.

Caso Kyenge-Lega: i fatti

Il processo si è aperto con prima udienza a Piacenza: l'europarlamentare avrebbe accusato la Lega di essere "razzista", durante una festa dell'Unità a Parma. Il segretario leghista, nonché ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha presentato una querela contro l'ex ministra.

L'affermazione della donna nasceva dalla presenza di una polemica per una foto pubblicata su Facebook da Fabio Rainieri, all'epoca segretario della Lega Nord dell'Emilia: nell'immagine incriminata l'eurodeputata veniva paragonata ad un orango.

Il post venne cancellato dopo poco tempo, ma comunque il tempo brevissimo di pubblicazione non lo fece rendere inosservato. Il politico leghista era già stato condannato dal tribunale di Roma ad un anno e tre mesi, nonché al pagamento di una somma a titolo di risarcimento del danno pari a 150mila euro, con grandissima soddisfazione di Kyenge, affermando che aveva vinto la giustizia in quell'occasione (ma non solo). Al tempo la Kyenge aveva condannato anche l'allora Lega Nord di non aver preso le distanze dalle dichiarazioni di Rainieri, rendendosi complice in un certo senso.

Migranti: Salvini difende Orban

Se, in sede interna, Salvini vede a processo una delle imputate contro cui ha presentato una querela, in sede europea rinnova il sostegno al premier ungherese Viktor Orban: secondo il ministro dell'Interno, infatti, le sanzioni sono un atto puramente politico, «una follia di quell'Europa di sinistra che non si rassegna al cambiamento», annunciando quelle che possono essere parole di sfida, ossia che ben presto potrebbe ritrovarsi a governare le istituzioni europee proprio insieme all'ungherese.

Anche Orban sembra sulla stessa linea, dicendo che è entusiasta dall'idea di escludere i socialisti, facendo ritornare al centro del dibattito politico temi importanti e delicati quali il diritto alla vita, al lavoro, alla famiglia ed alla sicurezza.

Il ministro dell'Interno parla poi dell'accordo con la Germania sui profughi, affermando di non aver firmato alcun documento vincolante e, comunque, sarà disposto a firmarlo solo in cambio di un aiuto concreto per la revisione delle regole della missione Sophia.