Nella serata di questa domenica 23 settembre alla "Festa del Lavoro" organizzata da Articolo Uno-MDP a Roma, è intervenuto Massimo D'Alema all'interno di un dibattito sull'attualità del pensiero marxista, nel quale l'ex Presidente del Consiglio ha comunque parlato anche di temi politici di oggi. Vediamo le parti salienti di quello che ha detto.

D'Alema parla dell'attualità del odierna del pensiero marxista

D'Alema ha esordito dicendo: "Parlare di Marx a 200 anni dalla nascita non è una cosa stravagante, ma oggi c'è un ritorno significativo nel mondo intellettuale (e non solo) del suo pensiero.

Se ne parla in tutto il mondo, specie negli Stati Uniti. Non stiamo parlando quindi di un "cane morto" ma di un autore da cui possiamo apprendere molto anche per l'attualità: lui non era anticapitalista, fa anzi un elogio del capitalismo vedendone il complesso delle contraddizioni che esso portava con sé. Dalla crisi economica del 2008 il tutto è ancora più attuale. Il pensiero dominante a sinistra a partire da fine anni '80 è stato un approccio liberale temperato da valori solidaristici di matrice socialista e cattolica. Non si è trattato di un cedimento culturale ma di una sconfitta storica. Il socialismo sovietico aveva mostrato tutti i propri limiti. Se la sinistra è caduta sotto una visione liberale è perché il "capitalismo di stato" che si era creato nel paesi del socialismo reale aveva sostanzialmente fallito.

Il neoliberismo ha vinto perché il socialismo era crollato sotto il peso della trasformazione e la socialdemocrazia non ha saputo reggere il passo con la globalizzazione. La sinistra ne ha provato a dare una visione temperata ma con un approccio sostanzialmente liberale. Oggi invece c'è una crescente insostenibilità del modello liberale, una crisi evidente e certificata, ma a essa nessuno ha saputo opporre un'altra visione dello sviluppo e un'altra idea di società.

Questa crisi genera mostri: la chiusura nazionalistica, il protezionismo e il populismo sono tutte manifestazioni della crisi del neoliberismo. In questa fase c'è la necessità di un pensiero critico per provare a costruire delle risposte per il futuro. (...) Il capitalismo di oggi è totalmente diverso rispetto a pochi decenni fa, in quanto ora pur continuando a generare contraddizioni non crea anche la classe sociale che può contrastarlo.

Oggi il soggetto del cambiamento deve essere frutto quindi di una costruzione Politica. Noi siamo cresciuti in un'epoca in cui il soggetto di riferimento era la classe operaia, oggi non esiste un soggetto sociale del genere. La forza del capitalismo moderno sta nella possibilità di creare grandi disuguaglianze senza produrre il suo antagonista storico. Quindi il rapporto fra politica e società e ancora più complesso per la sinistra moderna".

'Abbiamo privatizzato ma salvaguardato asset fondamentali, non svenduto tutto ai privati'

D'Alema ha poi proseguito: "Nell'epoca del capitalismo finanziario globale si genera un conflitto fra lavoro produttivo e finanza speculativo. Marx stesso già accennava a questo, parlando di un periodo in cui la finanza si sarebbe contrapposta non solo agli operai ma anche ai dirigenti e agli imprenditori.

Infatti oggi la massa di capitale circolante non corrisponde all'aumento degli investimenti, ma è in gran parte è speculativo. Siamo in un mondo in cui pochissimi individui hanno la stessa ricchezza di metà dell'umanità. La disuguaglianza mina la democrazia. Senza un certo grado di inclusione sociale la democrazia si svuota dei suoi contenuti, pur restando formalmente rispettata. Si pensi oggi al tema dell'informazione. Noi viviamo in democrazie invertebrate, mentre in passato la democrazia era innervata in partiti e sindacati. La crisi di questo sistema rischia di trasformare la democrazia in una continua roulette elettorale. La forza di un paese come la Cina è anche nella stabilità della classe dirigente e di poter progettare nel lungo periodo: quel sistema a differenza di quelli in cui viviamo noi permette una selezione qualitativa della classe dirigente.

Se penso al livello intellettuale della classe dirigente occidentale invece sono preoccupato, c'è troppa ignoranza. La soluzione non è rinunciare alla democrazia ma ridarle un nerbo. Oggi assistiamo a dei fenomeni di rivolta popolare, come il populismo, contro i mercati, contro l'Europa e contro gli immigrati. Solo che contro i primi due non si vince, quindi gli unici bastonati sono immigrati. La sfida di oggi contro il dominio del capitalismo finanziario è complessa: i mercati fanno male alle persone normali. Se un Governo fa politiche che non piacciono ai mercati si alzano i tassi di interesse e lo Stato non ha più soldi per i servizi sociali e ci rimettono le persone comuni. In questi anni, come sinistra di Governo, abbiamo lavorato inevitabilmente su margini molto ristretti.

E' vero che noi abbiamo privatizzato, ma abbiamo difeso ad esempio la salute e l'istruzione, oltre ad alcuni asset fondamentali del paese se pensiamo a quella che oggi che è Leonardo, ex Finmeccanica, che è ancora pubblica. Non è vero che abbiamo svenduto tutto ai privati, abbiamo agito nei margini ristretti che ci erano dati. Se la sfida oggi sta sul piano nazionale non ci sono margini: occorre agire a livello ben più alto, serve una nuova iniziativa politica in grado di incidere sul capitalismo internazionale. Oggi il bisogno di recupero di sovranità politica è il motore che alimenta il sovranismo, ed è pure pericoloso, ma è comunque un'esigenza reale: quella del bisogno di padronanza sui processi economici e sociali.

Sappiamo che però il sovranismo nazionalista è fallimentare. Serve una risposta globale, coalizzando forze diverse sul piano internazionale".

D'Alema: 'La sinistra riparta con umiltà e lentamente, dopo l'attuale Governo potrebbe venirne uno peggio'

Massimo D'Alema ha poi parlato di temi politici attuali: "Non sarà il solo "fare opposizione" a dare forza alla sinistra: essa deve saper indicare una prospettiva e questo lo fai se capisci come mai gli altri hanno vinto. Questo è successo perché hanno dato delle risposte, magari sbagliate e regressive, ma a quelli che sono dei problemi reali: la sinistra deve ripartire dal dare risposte persuasive ed efficaci a tali problemi reali. (...) In paesi come il Portogallo e l'Inghilterra la sinistra ha capito al momento giusto che serviva più radicalità.

In Italia invece siamo arrivati al tardo blairismo quando nel resto del mondo questo era già superato. La storia dirà a cosa è stato utile il blairismo, ma è storicamente un'esperienza finita a fine anni Novanta, recuperarla in Italia con 20 anni di ritardo è stato un errore culturale e un fallimento elettorale. Il punto da cui ripartire è combattere le diseguaglianze da tutti i punti di vista e rimettere al centro il lavoro. Dobbiamo ripartire dal terreno su cui siamo stati battuti, con un lavoro umile ma necessario, da fare lentamente. La mia sensazione che è se l'attuale Governo dovesse cadere quello che verrà dopo sarà anche peggio: non vedo venire avanti grandiose alternative. Ma dobbiamo comunque provare a costruirle".

'Campo delle forze progressiste sono oggi impotenti, riscossa passa da riorganizzazione del centrosinistra'

D'Alema ha poi concluso: "Dopo la fine del socialismo reale abbiamo provato a salvare il salvabile della sinistra con gli elementi che erano in campo all'epoca. Tutto va contestualizzato. La crisi europea del movimento comunista si intersecò con la crisi tutta italiana dei primi anni '90 con l'impennata del debito e la svalutazione della lira. Forse si poteva fare altro, ma grandi alternative in campo non c'erano in quel momento per la mia generazione. Ma oggi la fase è totalmente diversa: mai come ora c'è un bisogno di guida politica dei processi economici, quindi teoricamente ci sarebbe un maggiore bisogno di sinistra, ma essa è impreparata a dare risposte.

Non sono pessimista circa un'opera di ricostruzione ma serve un'operazione di verità. Non mi ha colpito tanto la sconfitta alle elezioni politiche, ma mi ha impressionato quel che è successo dopo, ossia l'assenza nel Pd di una riflessione critica, un processo neanche avviato. C'è una generale incertezza in tutto il campo delle forze progressiste che sono quindi impotenti a cogliere le contraddizioni degli avversari. Anche la difficoltà di stare insieme di due diversi populismi di Governo, non c'è una forza in grado di cogliere tutto questo. E' un problema che LeU non può risolvere da solo, ma riguarda un campo di forze che si deve riorganizzare, questo oggi non c'è e mi preoccupa. Faccio un appello: è tempo di muoversi.

Io sono un militante di Articolo Uno e di LeU, ma al tempo stesso guardo all'insieme delle forze di centrosinistra perché è evidente che una possibile riscossa passa dalla riorganizzazione del centrosinistra e non può essere affidata a una forza minore. Il mio compito non è di stare in prima fila, ma dare un contributo di idee in seconda fila. E posso dire ai più giovani di avere coraggio, non c'è più niente da perdere".