Sui vaccini e l'obbligo previsto dalla legge 119/2017 il M5S si divide, con base e portavoce in fermento per le scelte controverse (a giudizio di non pochi attivisti, eletti e simpatizzanti) di Giulia Grillo. Sembra infatti difficile, alla luce dei precisi impegni presi sia in campagna elettorale che dopo da Movimento 5 Stelle e Lega, “digerire” il dietrofront del governo gialloverde sul tema delle esclusioni da asili e materne dei bambini non in regola con la profilassi stabilita dalla normativa vigente. A soffiare sul fuoco delle polemiche, nelle ultime ore, sono rappresentanti locali e candidati “grillini” della provincia di Trento, determinati a chiedere le dimissioni dell'attuale ministro della Salute finita sotto accusa per la contestata conferma delle scelte di Beatrice Lorenzin sull'obbligo vaccinale.

Vaccini e obbligo, alta tensione nel M5S

Una richiesta, quella formalizzata per iscritto all'indirizzo della Grillo, che vede le firme di cinque portavoce trentini del M5S oltre che della più votata alle “regionarie” delle liste pentastellate: si tratta di Roberto Matteotti, Cinzia Lucin, Alvaro Tavernini, Renzo Colpo e Nicola Bertolini (i primi 3 di Dro, gli ultimi 2 di Mori), con la candidata alle elezioni provinciali Sara Magotti a rinforzare le fila dell'agguerrita pattuglia di ribelli. Il tutto mentre a livello di base cresce col passare dei giorni e non solo sul pur caldo tema dei vaccini un malcontento destinato ad interessare prima o poi le alte sfere del Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, mentre i nodi dell'intesa di governo con gli alleati leghisti iniziano a venire al pettine.

Obbligo vaccini, M5S si spacca su scelte Grillo

Se da un lato i sondaggi confermano il forte gradimento riscontrato dall'esecutivo Conte, attestato al 60% di consenso dai sondaggi dei principali istituti demoscopici, dall'altro proprio la componente “gialla” della maggioranza sembra soffrire oltremodo l'ingombrante presenza di Matteo Salvini, sulla carta azionista di minoranza del sodalizio di governo ma unico beneficiario almeno sul piano dei voti virtuali dell'esperimento politico avviato prima dell'estate da Lega e M5S.

Basterà varare entro i primi mesi del 2019, come promesso a più riprese e ribadito di recente dal vicepremier Luigi Di Maio in varie sedi, il reddito di cittadinanza (magari in versione ridotta) per placare i malumori che agitano base e dirigenza pentastellata?