Nikki Haley, vulcanica ambasciatrice USA alle Nazioni Unite, si è dimessa dalla carica. Il presidente Donald Trump ha accettato le sue dimissioni. L'ex governatrice della South Carolina ha reso nota la sua decisione al presidente USA nel corso di un incontro che si è tenuto all'interno dello Studio Ovale della Casa Bianca. Era stata nominata ambasciatrice di Washington presso il Palazzo di Vetro a gennaio dello scorso anno. Trump perde uno dei pezzi forti del suo staff, megafono ma anche ispiratrice di alcune sue prese di posizione sulla politica estera.

Disposizioni e dichiarazioni del principale inquilino della Casa Bianca che hanno fatto parecchio discutere, soprattutto quella in cui Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale dello Stato d'Israele. Nella circostanza, la decisione statunitense venne bocciata a larga maggioranza dall'ONU: poco prima della votazione, Nikki Haley aveva dichiarato con tono di sfida che si sarebbe 'segnata i voti di chi andava contro Washington'. Ad ogni modo le dimissioni non nascono da contrasti con il presidente, cosa che si potrebbe pensare alla luce del modo in cui Trump cambia 'pezzi' del suo staff praticamente da un giorno all'altro. In realtà la decisione l'avrebbe presa la stessa Haley e sarebbe motivata da un'inchiesta di natura etica a suo carico.

Nel mirino 'viaggi di lusso su jet privati'

L'indagine a carico della Haley è stata avviata da Crew, un ente che ha il compito di vigilare sulle responsabilità etiche dei politici di Washington. La rappresentante diplomatica avrebbe accettato sette viaggi di lusso su jet privati e su alcuni sarebbe stato presente anche il marito.

Secondo Crew, "l'ambasciatrice Nikki Haley doveva essere consapevole che nell'accettare questi benefit avrebbe destato preoccupazioni di tipo etico", citando inoltre in maniera generica altri politici "ripresi per aver addebitato ai contribuenti voli personali". La Haley, però, come chiarisce lo stesso ente, non è accusata di quest'ultima questione.

La carriera politica della nuova 'Iron Lady'

Nimrata Nikki Randhawa, questo il suo nome da nubile, è nata a Bamberg (South Carolina) il 20 gennaio 1972. Figlia di immigrati indiani di religione sikh, Nikki ha iniziato ad occuparsi di politica qualche anno dopo la laurea alla Clemson University, periodo in cui aderisce ai Repubblicani. Nel 1996 ha sposato Michael Haley, impiegato presso il Dipartimento dell'esercito, e ne ha assunto il cognome. Nel 2004 la sua prima elezione presso la legislatura statale della South Carolina, sei anni dopo la decisione di candidarsi alla carica di governatore, ruolo ottenuto sconfiggendo il democratico Vincent Sheheen. Donald Trump l'ha designata nel ruolo di ambasciatrice alle Nazioni Unite pochi giorni dopo la sua elezione alla presidenza ed è entrata ufficialmente in carica a gennaio del 2017.

Veemente ed appassionato il mondo in cui ha sostenuto tutte le iniziative di Trump al Palazzo di Vetro ed estremamente metodico il suo impegno nel preparare ogni intervento ufficiale del suo presidente dinanzi l'assemblea ONU. Una vera 'Iron Lady' nel mondo in cui ha portato avanti alcune ferme strategie in politica estera della Casa Bianca, come nella circostanza dei due raid missilistici in Siria o nel braccio di ferro contro la Corea del Nord o, ancora, quando Washington ha 'stracciato' in maniera unilaterale gli accordi sul clima di Parigi e quelli sul nucleare con l'Iran. Nikki Haley però, pur abbandonando il suo ruolo alle Nazioni Unite, continuerà a supportare Donald Trump e, stando alle indiscrezioni, potrebbe essere tra gli organizzatori della prossima campagna elettorale del miliardario diventato presidente in occasione delle elezioni del 2020.