Novità importanti arrivano da Potere al Popolo, che proprio poche ore dell'inizio della votazione interna fra i 9500 iscritti sullo Statuto del nuovo movimento, si spacca. Dopo la chiusura delle adesioni è infatti previsto che da oggi fino a martedì 9 ottobre gli aderenti a PaP potessero votare sull'ipotesi di Statuto interno.

Le opzioni in campo erano due, fra loro distinte prevalentemente sull'assetto organizzativo da dare al nuovo movimento. Fra chi (Statuto n.1) voleva un soggetto unitario a tutti gli effetti e la creazione di "un’organizzazione omogenea, aperta e comunicativa verso l’esterno, partecipata e non burocratica, che deve agire velocemente e non può essere limitata nella sua azione".

E chi invece (Statuto n.2) preferiva un movimento plurale con all’interno partiti, associazioni e realtà distinte. Due posizioni che si sarebbero dovute fronteggiare in una conta interna online, ma che ha invece avuto una precipitazione inattesa.

Potere al Popolo si divide sulla votazione dello Statuto: i membri di Rifondazione non ci stanno

Ma proprio ieri sera verso le 22, dopo settimane di polemiche interne, i firmatari dello Statuto numero 2, fra i quali i principali dirigenti nazionali di Rifondazione Comunista (il segretario nazionale Maurizio Acerbo, l'ex ministro ed ex segretario PRC Paolo Ferrero, l'ex direttore di Liberazione Dino Greco) e altri attivisti di primo piano come l'ex eurodeputato Roberto Musacchio e il giurista Enzo Di Salvatore hanno diffuso una dura nota.

Affermando fra le altre cose: "è stata rifiutata la pubblicazione sul sito del testo di presentazione allo “Statuto per tutte e tutti”, creando una evidente e inaccettabile condizione di disparità tra i due statuti di fronte alle/gli aderenti: il primo statuto aveva da tempo pubblicato, abusando ancora una volta del monopolio sulla gestione di sito e pagine social" (...) sul sito vi è, poi, una ricostruzione falsa del coordinamento di lunedì scorso, che attribuisce a noi – che abbiamo sempre chiesto di poter votare su un solo statuto emendabile – la responsabilità di andare al voto su due statuti contrapposti.

E’ davvero troppo. In qualità di firmatari/e del secondo statuto, pertanto, comunichiamo la nostra decisione di ritirarlo e di non partecipare a una consultazione on line per la quale mancano i requisiti minimi di agibilità democratica". Invitando in sostanza i militanti a loro vicini a non partecipare alla votazione interna a PaP.

Votazione che intanto è iniziata fra gli iscritti di PaP da stamani alle ore 10.

Naturalmente va capito quali saranno gli sviluppi nei prossimi giorni, ma se non è una scissione per Potere al Popolo poco ci manca. Si tratterebbe del sostanziale abbandono di Rifondazione Comunista al progetto nato nel novembre scorso della lista di PaP che avrebbe poi ottenuto l'1,1% alle elezioni politiche di marzo, ma che i più recenti sondaggi danno ormai sopra al 2% dei consensi. Va ricordato che nei mesi scorsi già altre realtà partitiche (il PCI di Mauro Alboresi e Sinistra Anticapitalista di Franco Turigliatto) erano uscite dal percorso di Potere al Popolo, proprio contestando l'idea che si potesse trasformare in un soggetto politico a tutti gli effetti.

Anche se indubbiamente, per la forza numerica che rappresenta sul piano degli iscritti, l'eventuale "uscita" di Rifondazione Comunista avrebbe un peso ancora più denso di significato, anche sul piano politico più complessivo.

La sinistra si interroga verso le elezioni europee

Tutto questo scenario potrebbe avere conseguenze sull'intera collocazione della sinistra Politica italiana verso le prossime elezioni europee di primavera 2019. Il sostanziale abbandono da parte di Rifondazione Comunista del percorso di Potere al Popolo apre le porte a uno scenario simile a quello dello scorso anno di questi tempi, quando era ancora aperto il percorso del "Brancaccio" e a sinistra si discuteva di una lista unitaria per le politiche.

Da questo punto di vista però, in vista delle europee, c'è già la disponibilità a scendere in campo da parte di un personaggio di peso come il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Una figura attorno al quale potrebbe sorgere a questo punto una lista che va da Rifondazione Comunista fino a Sinistra Italiana.

E proprio Sinistra Italiana potrebbe trovarsi ad essere l'ago della bilancia. Il partito di Nicola Fratoianni lunedì riunisce la propria direzione nazionale a Roma per discutere della fase politica. Sul tappeto c'è anche da sciogliere il rapporto con Articolo Uno-MDP di Roberto Speranza per comprendere cosa sarà di "Liberi e Uguali", dopo che lo stesso Pietro Grasso due settimane fa aveva detto che tale percorso è a un punto morto.

Il tutto mentre dentro Articolo Uno-MDP in molti guardano con interesse a cosa succede dentro al PD, sperando che un'eventuale vittoria di Zingaretti al Congresso dem possa aprire gli spazi per la presentazione di una lista progressista ampia alle elezioni europee. In questo quadro sono in diversi, dentro SI, che guardano con favore all'abbandono del percorso con MDP, per avvicinarsi definitivamente al progetto di De Magistris.

Quanto a Potere al Popolo, in previsione delle europee, resta intanto da capire se il movimento ha (o meno) la possibilità di presentarsi autonomamente anche sul piano simbolico, nonostante le uscite di alcuni "soci fondatori" originari, come appunto PCI, SA ed (eventualmente) Rifondazione Comunista.

Mentre sul piano più strettamente politico, i buoni rapporti che legano da molti anni Luigi De Magistris all'Ex Opg di Napoli, fanno dubitare molti sul fatto che alla fine il movimento di Viola Carofalo possa davvero presentarsi alle elezioni in modo autonomo, di fatto contro la lista del sindaco partenopeo. Specie in una contesa elettorale in cui arrivare al 4% dello sbarramento, a sinistra, non sarà facile per nessuno.